Premessa al Progetto - PowerPoint PPT Presentation

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Premessa al Progetto

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Title: Premessa al Progetto Diamo un futuro al nostro passato Author: utente Last modified by: utente Created Date: 1/3/2002 9:42:34 PM Document presentation format – PowerPoint PPT presentation

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Title: Premessa al Progetto


1
Premessa al Progetto Diamo un futuro al nostro
passato
2
Diamo un futuro al nostro passato
  • Insegnanti che hanno realizzato il progetto
  • Cavallo Bianca
  • Fuda Emanuela
  • Taverniti Rosalba
  • Veneto Caterina
  • Sidoti Adele
  • Ursino Caterina
  • Pugliese Maria rosa
  • Caruso Nicolina
  • Orobello Maria
  • Taliano Rosetta
  • Laganà Teresa
  • Tredici Maria teresa
  • Mosca Benedetta
  • Candido Giuseppina
  • Coluccio Marisa

3
La Calabria,una lunga lingua di terra
circondata dal Mareun mare pescoso,profondo che
è stato culla di civiltà. Una lingua di terra
ricoperta al centro di boschi selvaggi,di
località impervie e misteriose come la Sila ,le
Serre e lAspromonte.
  • La Calabria ,una lunga lingua di terra,circondata
    dal Mare,un mare

4
Un grande museo allaperto,i cui
affioramenti vanno dal buio della più antica
preistoria , al neolitico,alla civiltà dei
metalli,di cui perfino Omero ricorda i viaggi a
Temesa per bronzo,dei prodi guerrieri Micenei,
Megale Hellas per i greci di occidente.
5
Una terra dove è nato il nome Italia ma
che della cultura greca,anche dopo la parentesi
romana,continuò a nutrirsi durante il periodo
bizantino. Una Calabria da popoli antichi
,colonizzata da Greci e Romani,conquistata da
Barbari,Arabi e Normanni.
6
È come se in un grande crogiuolo si fossero
mescolate tutte questa culture,senza contare
quelle delle età successive che,comunque ,forse
non lasciarono tracce così importanti e profonde
come le prime.
7
O,forse,perché le prime hanno lasciato dietro di
sé lalone del mitoun mito che veste le
pietreun mito che dà corpo anche ai castelli
vuoti,alle città distrutte,ai templi nudi ma
solenni,anche quando di essi non ci sono più le
colonne, che sono servite per costruire nuovi
templi di nuove religioni.
8
Nellottavo secolo a.C. rotte del
Mediterraneo vengono percorse in un solo
sensodalla Grecia,travagliata da crisi
sociali,verso occidente.Le navi trasportavano
gruppi di coloni che speravano di rifarsi una
vita su una terra cheloracolo di Delfi
dimostrava di conoscere bene ed indirizzava
sapientemente le spedizioni delle varie città
mettendo a capo un ecista,una guida ,un
capo,perché su quelle navi simbarcavano greci
che conoscevano già la scrittura ed erano
portatori di conoscenze che le popolazioni della
penisola ancora non possedevano.
9
Oggi quelle colonie fondate sulla soglia del
VII secolo a.C. rappresentano un prezioso
patrimonio che la società calabrese,ancora, non
ha imparato ad utilizzare in modo intelligente.
Parliamo di
Sibari,Laos,Crotone,Paulonia,Locri,Medma,Metauros,
Rhegion. Sono le Metropoli della Magna Greciadi
molte di esse non restano che un pugno di monete
e le tombe delle loro necropoli,o le basi e
qualche colonna di templi che,in antico,godettero
di grande fama.
10
Di molte di esse non si conosce neanche
leffettiva localizzazione ma sopravvive ancor
oggi il mistero della loro grandezza. Ma basta un
reperto per caratterizzarle,come le statuette di
terracotta delle dee medmee con le pose
ieratiche,la Persefone che da Locri è finita a
Berlino,le tavolette bronzee dellarchivio del
tempio di Marasà dalla caratteristica colonna
spezzata,le mura di Reggio.
11
Si tratta di elementi sparsi
in uno scenario che ancora oggi appare dai
contorni sfocati avvolti nel misteroun mistero
che solo a sprazzi,a squarci improvvisi,mostra
nuove visionila teca del tempio di Zeus di Locri
affiorata nellaia di un contadino,in contrada
Pirrettina,di cui non si è mai stabilito lesatto
contenuto e soprattutto le due meravigliose
statue dei bronzi di Riace,
12
fatte emergere dalla curiosità di un sub e che
oggi da sole rappresentano tutto il mito della
Megale Hellas,la Magna Grecia. Ma un mistero
sono anche le antiche città,spesso, coperte dai
moderni abitati,come Crotone,Rhegion,Hipponion o
le colonne che adornavano la cattedrale di Mileto
relitti dellantica Hipponiumo quelle degli
edifici sacri di Locri,che hanno contribuito a
creare un altro mito,quello della cattedrale di
Gerace.
13
Ora la Calabria,grazie anche al lavoro della
Soprintendenza archeologica che da anni si
batte per la tutela e la valorizzazione di
questo immenso patrimonio,è pronta a mostrare al
mondo questi tesori.
14
Oggi,infatti,la Calabria può contare su
una fitta rete di musei e di importanti parchi
che costituiscono da soli un suggestivo
itinerario archeologico. Questi musei,veri luoghi
della memoria,con i loro reperti unici e
irripetibili,testimoniano lincontro antico di
popolazioni diverse che hanno lasciato alle
civiltà successive un tesoro inestimabile,in cui
si ritrovano cristallizzati antichi saperi e
antiche storie avvolte in un guscio invisibile
che ha la suggestione del mito.
15
Con il progetto Diamo un futuro al
nostro passato,noi docenti ci siamo posti come
obiettivi per gli alunni, proprio quello di
favorire lo sviluppo di un interesse nei
confronti del vasto patrimonio storico ed
artistico,cogliendo i rapporti tra cultura
attuale e quella del nostro passato e di
sviluppare la cultura della difesa e della tutela
del nostro patrimonio artistico, perché
come diceva S.DostoevskijUn popolo che non ha
lorgoglio del proprio passato non ha futuro.
16
Marina di Gioiosa Ionica
  • La Storia e i monumenti
  • Secondo gli studiosi nellattuale sito del centro
    civico di Marina di Gioiosa Ionica e nelle
    immediate vicinanze,sorgeva anticamente un
    abitato latino la cui vita ebbe inizio nel I-II
    secolo d.C. e si spense nel x secolo d.C per poi
    tornare allantico splendore in età
    rinascimentale.
  • denominato Costa dei Gelsomini. Oltre la metà
    dei suoi abitanti sono sparsi per le campagne in
    piccoli agglomerati agricolo,che si susseguono a
    brevi intervalli,collegati da una fitta rete di
    viottoli. Il nucleo principale della popolazione
    ha costruito le sue case sulla via litoranea
    della via Appia-Traianea Regium_Tarentum
    (Reggio-Taranto) e sulla antica vestigia
    Greco-Romana,lungo la strada consolare interna,a
    circa 1 km dalla spiaggia che un tempo collegava
    i paesi della LocrideSiderno,Grotteria,Roccella
    e Caulonia. I monti di Marina di Gioiosa Ionica
    sono pochissimi,visto che il territorio è quasi
    completamente pianeggiante.A Nord ci sono le
    montagne appenniniche che formano la catena delle
    Serre ed il Monte della Limina,alle spalle di
    Ligonia cè un monte detto Monte SantAndrea,esso
    sorge su una collinetta a circa 250 m.di altezza
    dal mare,da cui si può ammirare tutta la pianura
    gioiosana.
  • Su altre collinette sparse sorgono le frazioni
    diJunchi,SantAnna,Leggio,Camocelli,Drusù,Timpero
    sse,Pantalogna,Galea,Possessione,Giardini,Scinuso,
    Spilinga,Carri,Romanò,Cattolica.
  • Marina di Gioiosa Ionica,diversamente dalle
    località costiere vicine,ha avuto le prerogative
    ad accogliere a ridosso dei secoli XV e XVI esuli
    dalmati che hanno costituito il primo agglomerato
    autonomo moderno della cittadina e che ancora
    oggi offrono attraverso la perpetuazione dei
    cognomi la prova della continuità di quel nucleo.
  • Bisognerà attendere il 1948 perché quel nucleo di
    gente di origine dalmata ormai ingrandito dalle
    migrazioni dai paesi dellentroterra(Martone,Mammo
    la,Grotteria,Gioiosa Ionica,San Giovanni di
    Gerace)avesse autonomia amministrativa e si
    proponesse quale Marina di Gioiosa oggi è centro
    di culture diverse che nella tolleranza ha
    fondato la sua storia.

17
  • Sono oggi testimonianze di ciò le zone
    archeologiche che comprendono i ruderi del Teatro
    Romano,i resti del portus (venuti alla luce tra
    i Torrenti Romanò e Lordo nel 1971 in seguito ad
    una mareggiata,ma poi riseppelliti),le torri.
  • Il paese si estende dolcemente su unarea di 15
    kmq che va dalle colline appenniniche sino alle
    sponde luminose del mar Ionio,abbracciando le
    verdi vallate dei torrenti Torbido e Romanòed
    è situata quasi al centro del litorale
    denominato Costa dei Gelsomini .

18
Oltre la metà dei suoi abitanti sono sparsi per
le campagne in piccoli agglomerati agricolo,che
si susseguono a brevi intervalli,collegati da una
fitta rete di viottoli. Il nucleo principale
della popolazione ha costruito le sue case sulla
via litoranea della via Appia-Traianea
Regium_Tarentum (Reggio-Taranto) e sulla antica
vestigia Greco-Romana,lungo la strada consolare
interna,a circa 1 km dalla spiaggia che un tempo
collegava i paesi della LocrideSiderno,Grotteria,
Roccella e Caulonia. I monti di Marina di Gioiosa
Ionica sono pochissimi,visto che il territorio è
quasi completamente pianeggiante .
19
A Nord ci sono le montagne appenniniche che
formano la catena delle Serre ed il Monte della
Limina,alle spalle di Ligonia cè un monte detto
Monte SantAndrea,esso sorge su una collinetta a
circa 250 m.di altezza dal mare,da cui si può
ammirare tutta la pianura gioiosana. Su altre
collinette sparse sorgono le frazioni
diJunchi,SantAnna,Leggio,Camocelli,Drusù,Timpe R
osse,Pantalogna,Galea,Possessione,Giardini,Scinuso
, Spilinga,Carri,Romanò,Cattolica.
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Marina di Gioiosa Ionica,diversamente dalle
località costiere vicine,ha avuto le prerogative
ad accogliere a ridosso dei secoli XV e XVI esuli
dalmati che hanno costituito il primo agglomerato
autonomo moderno della cittadina e che ancora
oggi offrono attraverso la perpetuazione dei
cognomi la prova della continuità di quel nucleo.
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  • Bisognerà attendere il 1948 perché quel nucleo di
    gente di origine dalmata ormai ingrandito dalle
    migrazioni dai paesi dellentroterra(Martone,Mammo
    la,Grotteria,Gioiosa Ionica,San Giovanni di
    Gerace)avesse autonomia amministrativa e si
    proponesse quale Marina di Gioiosa oggi è centro
    di culture diverse che nella tolleranza ha
    fondato la sua storia.

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Il teatro
  • Il teatro di Marina di Gioiosa Jonica costituisce
    un esempio intermedio del passaggio dal teatro
    greco a quello romano,i cui estremi evolutivi
    sono costituiti ,secondo la catalogazione
    classica,dal teatro greco addossato e dal teatro
    romano costruito. Il pendio rinforzato presente a
    Gioiosa Marina costituisce dunque una tipologia
    intermedia, il teatro di Pompeo,il cui anno di
    costruzione,il 55 a.C., può essere
    considerato,con quello di Marina di Gioiosa
    Jonica,lo spartiacque tra il tipo greco e quello
    romano.

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  • Diviso in 5 settori,4 scale,doveva avere 20 file
    di posti. Delle 20 file se ne sono conservate
    solo 10.È stata calcolata così una capienza di
    ca. 1200 persone. Nella prima fase la cavea era
    perfettamente semicircolare,come gli edifici
    teatrali di Metapontion e di Rhegion.
  • Il teatro fu scoperto nellagosto del 1883
    dallarcheologo Canonico Antonio Maria De

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  • Lorenzo e la sua data di costruzione risale al
    II-III secolo d.C.
  • I lavori per lesumazione sono stati lunghi e
    svolti ad intervalli. Iniziarono nel 1906-1907
    per opera del barone Fortunato Lupis
    Crisafi,ispettore onorario alle antichità e
    ripresero per opera di Silvio Ferri nel
    1925-1926.Il De Francis poi,nel 1959-1960 fece
    apportare alcuni restauri.

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  • Il teatro di Marina di Gioiosa Ionica rappresenta
    una tappa fondamentale dellevoluzione del teatro
    da greco ,che generalmente è disposto su costa a
    pendio naturale, a quello romano con la
    caratteristica cavea in muratura.

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(No Transcript)
27
Torre Spina del Cavallaro
  • Nelle adiacenze del teatro si trova la Torre
    Borraca o Torre Spina,detta anche del
    Cavallaro.
  • Di forma cilindrica,con base a scarpata,coronament
    o merlato,monofora,oblunga con arco a tutto
    sesto, è stata costruita intorno alla metà del
    500 utilizzando le pietre del vicino teatro.
  • Veniva utilizzata come dispositivo di
    avvistamento,segnalazione e difesa contro le
    incursioni nemiche(saracene,turche,corsare,barbare
    ) che venivano dal mare.

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  • Da varie fonti si può desumere che accanto alla
    torre vi fosse un piccolo insediamento umano.
    Assieme a Torre Galea e ad altre torri (Torre
    Vecchia,Torre dei Giardini) di cui oggi non
    rimane traccia che nelle vie che portano ancora i
    loro nomi,Torre Spina rientra in un progetto
    unitario di un più complesso sistema di
    avvistamento.

29
(No Transcript)
30
Torre Galea
  • La bellissima Torre Galea che si trova in
    contrada Galea,a circa 2 km dal centro del
    paese,rappresenta una monumentale costruzione
    (maniero con trittico di torri) che, secondo gli
    studiosi,risale al periodo vicereale spagnolo
    (metà secolo XVI), ma le cui strutture
    architettoniche e la tipologia stilistica non
    lasciano dubbi sulla sua appartenenza allo stile
    aragonese. Doveva essere destinata alla difesa
    contro le incursioni nemiche,ma da varie fonti si
    desume che la sua funzione principale fu quella di

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  • residenza,sia pure secondaria e rurale,del
    signore del luogo. Alta ed elegante,la torre ha
    pianta quadrata ed è affiancata da due torrioni
    cilindrici angolari coronati da mensole litiche.
    È fornita di un cortile daccesso ed al suo
    interno vi sono stanze abitabili. Attorno alla
    torre vi sono ancora resti di case stalle e
    magazzini per il servizio della tenuta.

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(No Transcript)
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Geracela rupe dove si posò lo sparviero
  • Deriva dal greco jerax, "sparviero", in ricordo
    del rapace che, secondo la leggenda, avrebbe
    indicato agli abitanti di Locri il luogo in cui
    rifondare la città, al riparo dalle incursioni
    saracene.
  • Per altri il toponimo trova la sua spiegazione
    nell'antico nome bizantino Aghia (Santa) Ciriaca,
    o in jerà akis, "vetta sacra".

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  • La Storia
  • VIII-VII sec. a.C., s'ipotizza che i coloni
    greci provenienti dalla Locride, fondata sulla
    costa ionica la polis di Locri Epizephiri (che
    raggiungerà il suo massimo splendore nel V sec.
    a.C.), abbiano, con un piccolo insediamento,
    anche la rupe su cui in seguito sorgerà la città
    di Gerace.
  • VII-VIII sec. d.C., l'abbandono di Locri da
    parte dei suoi abitanti comporta la fondazione,
    da parte degli stessi, di un insediamento in un
    luogo più elevato e sicuro, chiamato dai
    Bizantini Santa Ciriaca. Il nome del kàstron
    compare per la prima volta nel 787.

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  • X sec., la fortezza bizantina resiste ai
    ripetuti assalti degli Arabi, nelle cui mani cade
    soltanto nel 986.
  • 1045, viene consacrata la Cattedrale di rito
    greco. Nel 1059, con la conquista di Roberto il
    Guiscardo, Gerace passa ai Normanni, sotto i
    quali conosce un periodo di grande prosperità.
    Nonostante la politica filo-latina dei Normanni,
    il rito greco sarà abolito soltanto nel 1480.
  • XII-XVII sec., dai Normanni la città passa agli
    Angioini e in seguito agli Aragonesi. Sede di una
    delle più antiche diocesi della Calabria, Gerace
    è in questo periodo un centro di forte
    spiritualità e cultura, ma sempre sottoposto a
    feudatari.

36
  • Nel 1348 diventa contea con gli Angioini (suo
    primo conte è Enrico Caracciolo), poi marchesato
    con gli Aragonesi (primo marchese è Tommaso
    Caracciolo nel 1502 passa a Consalvo de Aragona)
    e nel 1609 assurge al rango di Principato con
    Giovan Francesco Grimaldi.
  • 1806, con l'abolizione della feudalità da parte
    dei Francesi, Gerace diventa capoluogo di
    circondario e tale rimane con i Borboni.
  • 1847, sono eseguite le condanne a morte di
    cinque giovani capi carbonari che avevano
    cospirato contro il potere borbonico.

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GeraceIl castello
38
Cenni storici sulla Cattedrale
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Cenni storici sulla Cattedrale
  • La primitiva costruzione dell'edificio, tra i più
    antichi e imponenti della regione, risalirebbe
    alla fine dellXI secolo, aggiunte e
    ricostruzioni a seguito di vari terremoti si sono
    poi stratificate nel tempo, sino ai più recenti
    restauri avviati nel 1930. Costituita da una
    chiesa inferiore e cripta e dalla basilica
    superiore a tre navate con transetto, cupola alla
    crociera e absidi orientate secondo lo stile
    bizantino, la Cattedrale di epoca normanna
    presenta elementi costruttivi e decorativi di
    notevole interesse artistico.
  • All'interno l'altare maggiore settecentesco in
    marmi

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  • policromi, opera di maestranze siciliane
    (Palazzotto e Amato), voluto dal Vescovo Mons.
    Del Tufo nel 1731 e dotato dallo stesso di 12
    candelieri in bronzo fusi a Napoli. Notevole la
    Cappella quattrocentesca intitolata al S.S.
    Sacramento di patronato dei feudatari Caracciolo
    e per conto degli stessi realizzata e abbellita,
    nel corso del XVI sec,, con rivestimento a tarsie
    marmoree e arco trionfale. Stucchi tardo
    ottocenteschi sostituiscono gli affreschi
    originari. Nella stessa cappella è il dipinto,
    recentemente restaurato, raffigurante l'ultima
    Cena, di scuola settecentesca napoletana.

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(No Transcript)
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Portale gotico della chiesa diSan Francesco
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CHIESA DI S. FRANCESCO - Cenni storici
  • La bella chiesa di S. Francesco d'Assisi fu
    edificata a Gerace nel 1252 sui resti di un
    preesistente edificio romanico a navata unica.
    L'imponente struttura gotica era affiancata su un
    lato da un suggestivo chiostro e dall'omonimo
    convento, e sull'altro dalla cappella di Santa
    Maria de Jesu. La facciata9 sulla quale si apre
    un pregevole portale- gotico ad arco acuto, con
    triplice archivolto intagliato in stile
    arabo-normanno, è inoltre decorata da una
    modanatura, da diversi capitelli e da un'immagine
    raffigurante il sole. L'interno della chiesa,

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  • sobrio e disadorno. custodisce il magnifico
    altare maggiore del XVI secolo, e il bellissimo
    Arco trionfale, entrambi in stile barocco e
    decorati da intarsi in marmo policromo, e il
    sarcofago di Nicola Ruffo del XIV secolo.
    Dell'antica cappella annessa alla chiesa
    rimangono solo un sarcofago e frammenti di due
    colonne in stile gotico dopo il restauro è
    invece tornata alla luce un'ala del chiostro, e
    parti di quello che età il ricchissimo monastero
    dei padri Conventuali, adibito dal 1806 al 1897 a
    prigione. L'intero complesso architettonico,
    abbandonato e manomesso dalla fine del secolo
    scorso, è stato recuperato grazie a ripetuti
    interventi di restauro iniziati fin dal 195 1.

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Stilo Cenni storici
  • Stilo, il cui nome deriva dal greco
    Stylos,in latino Stilume significa colonna,
    sorge alle radici del monte Consolino.Le origini
    di questa cittadina risalgono probabilmente alla
    distruzione di Caulonia da parte di Dionigi di
    Siracusa ed al conseguente esodo dei suoi
    abitanti. Nel luglio del 962, sarebbe avvenuta la
    battaglia tra Ottone II di Baviera contro i
    Bizantini, affiancati dai Saraceni di Sicilia,
    timorosi dell'arrivo dei Germanici. Già nel X
    secolo, Stilo veniva considerato il più noto
    centro Bizantino della Calabria. Nel secolo XI fu
    dominio dei Normanni che eressero e rinforzarono
    il castello sulla vetta del monte Consolino ed in
    seguito con gli Angioini, Stilo divenne "città
    Regia", con privilegi. La cittadina conserva sia.
    nella conformazione urbana che nell'
    architettura, uno stampo medievale, ad eccezione
    del monumento bronzeo di Tommaso Campanella,
    (opera del nostro secolo) illustre filosofo ed
    autore de 'La città - del Sole".

46
  • Nella zona più elevata si possono osservare
    diversi palazzi seicenteschi, con balconi in
    ferro che sembrano ricamati e portali con
    finiture sottili che confermano una grande
    tradizione artigianale, famosa dal tempo dei
    Normanni per la ricchezza delle miniere.
                                                      
                                         
  • Famose sono le "Laure", scavate nella montagna,
    rifugio di eremiti. A Stilo possiamo ammirare la
    Chiesa di San Biagio, la Chiesa dei Domenicani,la
    Porta Stefanina, San Giovanni fuori le mura, il
    castello Normanno sul monte Consolino,la chiesa
    di San Francesco. Il Duomo è una costruzione
    rifatta conserva ancora il portale Gotico di
    epoca Angioina e l'orientamento est-ovest di
    tipologia Normanna. Vicino al portale sono
    visibili due piedi che secondo alcune credenza
    dovrebbero simboleggiare la vittoria del
    Cristianesimo sul Paganesimo. All'interno si nota
    un tabernacolo in marmo, un interessante altare
    del 1700 e vari arredi sacri. Vi è anche
    custodita una pala d'altare del '600, il famoso
    Paradiso di G.B. Caracciolo, detto il
    Battistello. Ma Stilo è soprattutto importante 
    per la Cattolica e anche per le "Porte" e "La
    Cinta Muraria".

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Stiloveduta panoramica dalla Cattolica
48
Chiesa di San Francesco - Cenni storici
  • La Chiesa di Stilo consacrata a  San Francesco,
    con l'annesso Convento e la possente torre
    campanaria, fu edificata nel corso del XV secolo.
    La facciata, su cui si apre un elegante Portale,
    è stata ricostruita agli inizi del XVIII secolo e
    rappresenta uno dei più alti esempi di barocco
    calabrese del '700. L'edificio, sovrastato da una
    cupola, conserva al suo interno pregevoli opere,
    tra cui diversi affreschi del pittore stilese
    Francesco Cozza, un altare ligneo in stile
    barocco abilmente intagliato da artigiani locali,
    un coro anch'esso in legno e una bella statua
    marmorea dell'Immacolata risalente al XVIII
    secolo. Adiacente alla Chiesa è il convento dei
    Frati Minori, che conserva in parte il bel
    chiostro in stile toscano, con archi granitici
    realizzati da un abile scalpellino.

49
Fontana dei Delfini - Cenni storici
  • È comunemente chiamata "Fontana Gebbia" ma
    conosciuta anche come "Fontana dei Delfini". In
    tale esempio, si può storicamente affermare che
    Stilo subì anche l'influsso arabo nell'arte, per
    l'incursione dello stesso popolo, soprattutto
    durante la battaglia del 982 che vide sconfitto
    l'Imperatore Ottone II dai Bizantini alleati agli
    Arabi. Così, oltre al nome, che vuole indicare il
    luogo da dove sgorgava l'acqua, (il Consolino),
    anche il nucleo scultorio centrale in pietra, che
    rappresenta appunto due delfini attorcigliati,
    sono di puro stampo arabo. Invece tutto il
    complesso architettonico restante, costituito da
    tre archi coronati a loro volta da un cornicione
    ben sagomato, è del classico stile barocco
    proprio del '700. Narra la tradizione, che fino a
    qualche anno addietro esisteva, non molto lontano
    dalla ubicazione di tale fontana, un masso in
    granito locale, spianato e a foggia di sedile,
    che sarebbe servito come trono a qualche
    "Califfo" arabo di passaggio, nelle trattazioni
    con i suoi dipendenti. Era conosciuta appunto
    come "Pietra del Califfo" e di essa non rimane
    più nulla.

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Bivongi
  • Bivongi sorge in una vallata a 270 mt. s.l.m.,
    sulla sponda destra del fiume Stilaro, con un
    territorio di 25.3 kmq.,circondata dal monte
    Consolino e dai rilievi delle Serre Calabre. La
    sua storia ha inizio nellanno 1000 ed è legata
    al convento degli Apostoli, frangia del monastero
    greco dellArsafia (i ruderi sono visibili  e
    posizionati nell'odierno comune di Monasterace,
    sul fiume Assi) che Ruggero il Normanno concesse
    alla Certosa di Serra S. Bruno. I ruderi si
    possono scorgere ancora in alto, su di una
    collina oltre il fiume. Recenti lavori di
    restauro della chiesa matrice hanno riportato
    alla luce i resti di una primitiva chiesa con un
    altare del 1300. Di essa risulta che nel 1325 il
    cappellano pagasse alla Diocesi la decima di un
    tarì. La chiesa attuale del secolo XVII,
    completata dopo il terremoto del 1783, è
    intitolata a San Giovanni Decollato. Nel 1985 è
    stata elevata a Santuario di Maria SS. Mamma
    Nostra, Madonna alla quale si attribuiscono
    diversi miracoli, venerata da tutti i bivongesi,
    anche da quelli emigrati allestero. Rinomati
    sono i prodotti agricoli, ed il vino che possiede
    la Denominazione dorigine controllata, è
    commercializzato dalla Cantina Sociale di
    Bivongi.

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  • Illustre cittadino di Bivongi è stato
    Tommaso Martini, pittore del 700 discepolo del
    Solimena, le cui opere arricchiscono il
    patrimonio iconografico di varie chiese della
    Calabria e dellItalia centrale.  Nel territorio,
    a circa due km. dallabitato, sulla dorsale tra i
    fiumi Stilaro e Assi, si trova la Basilica
    bizantino-normanna di San Giovanni Théristis (XI
    sec.). Oggi, dopo novecento anni, il Monastero è
    ridivenuto sede di monaci greco-ortodossi
    esicasti del monte Athos, allontanatesi da questi
    luoghi a seguito dello scisma del 1054. In epoca
    basiliana il monastero è stato il più importante
    della Calabria meridionale, con una scuola di
    emanuensi ed una grande biblioteca che
    Chalckeopulos, nel 1551, censiva consistente in
    dieci casse contenenti 820 documenti. Possedeva
    inoltre molte rendite, giacché in Calabria non
    vigeva il diritto bizantino di divieto ai
    monasteri di possedere beni immobili. San
    Giovanni, vissuto nella prima metà dellXI
    secolo, fu detto Thèrestis (mietitore) per un
    miracolo riguardante la mietitura avvenuto in
    zona Marone di Monasterace, situata verso la
    marina. Il monastero può essere visitato con la
    guida dei religiosi che vi dimorano. Il corso
    medio-alto dello Stilaro offre uno scenario
    incomparabile in tutte le stagioni, dalla
    fioritura di ginestre in primavera ai contrasti
    di colore nellautunno. Molti laghetti naturali,
    contornati da bianchi e levigati scogli
    granitici, offrono nelle calde ore estive
    loccasione di un tuffo rinfrescante in acque
    limpide. Area picnic è il Parco Vignali,
    attraversato da un ruscello ed attrezzato per il
    gioco, lo sport e la cottura allaperto.
    Piacevole è la risalita del fiume fino alla
    cascata del Marmarico, alta 105 mt. raggiungibile
    a piedi attraverso un sentiero che si inoltra nel
    bosco.

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BivongiIl Monastero di San Giovanni Theristys
  • Il Cenobio, l'unico in Italia fondato dai monaci
    del monte Athos (in Grecia) e di cui rimangono
    soltanto i ruderi, si trova ai piedi del monte
    Consolino nelle Serre (tra le valli delle fiumare
    Assi e Stilaro) ed è dedicato a San Giovanni
    Theristys (il Mietitore).L'architettura normanna
    si nota all'interno nei pilastri angolari
    collegati dai quattro archi che sorreggono la
    cupola. Quelli della navata e del presbiterio
    sono a sesto acuto (stile gotico). La cupola
    poggia su una base cubica che, all'altezza delle
    quattro finestrelle, diventa ottagonale. Sulle
    pareti rimangono tracce di affreschi. Lo stile
    bizantino si nota, invece, nei muri perimetrali
    esterni costruiti con pietra concia e cotto. Le
    lesene (pilastro ornamentale lievemente sporgente
    da un muro) all'esterno dell'abside formano archi
    ogivali e rappresentano i più antichi elementi
    architettonici squisitamente arabi in chiese
    bizantine.
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