Istituto Secondario di II Grado - PowerPoint PPT Presentation

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Istituto Secondario di II Grado

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Title: Istituto Secondario di II Grado


1
Istituto Secondario di II Grado V. Capialbi
Vibo ValentiaAnno Scolastico 2005-2006Programma
Socrates - Azione Comenius 1
UN PROGETTO DI DIMENSIONE EUROPEA
Dirigente Scolastico Prof. Michele
Piraino Coordinatrice del Progetto Prof.ssa Anna
Pia Perri Classe II B Indirizzo Linguistico
2
VIAGGIO NELLUNIVERSO DONNA
  • Siamo in viaggio e portiamo con noi la
    nostra storia, passata e presente, per viverla
    insieme nei modi più diversi, perché la cultura è
    il luogo degli scambi. Donne, uomini, bambini,
    anziani di tutto il mondo, ognuno è diverso e non
    solo per le tradizioni che porta in sé. Abbiamo
    in comune la disparità dei punti di vista e la
    necessità di farli incontrare, con rispetto e
    curiosità, con passione e intelligenza. Questo
    viaggio ci renderà più simili pur nelle nostre
    peculiarità e la grande Babele dei linguaggi e
    delle civiltà si trasformerà nel laboratorio
    collettivo di culture affermando il diritto di
    essere differenti, avendo tutti, però, uguali
    opportunità, sostenendo i valori della diversità
    contro l'ignoranza e la barbarie.

3
"Come premio di queste azioni virtuose, ti prego,
fammi rinascere uomo nella prossima vita".
  • Iscrizione votiva, del 400 d.C. circa,
    incisa da una donna in uno stupa buddista vicino
    Chahabil Kathmandu.

4
Italia i volti di una controversa condizione
femminile
  • Top model - Milano, collezione autunno-inverno
    2006 Rita Levi
    Montalcini,

    premio Nobel per la medicina 1986

5
SVEZIA PREMIO NOBEL
  • Sono solo 33 i premi attribuiti a donne su 758
    assegnati
  • Per i suoi ideali, la vivida immaginazione e la
    percezione
  • spirituale che caratterizza i suoi scritti.
  • Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf, premio Nobel per
    la letteratura
  • 1909 Stoccolma
  • "Per la sua lirica notevole e la scrittura
    drammatica, che
  • interpreta il destino di Israele con forza
    toccante.
  • Nelly Sachs, metà del premio Nobel per la
    letteratura
  • 1966 Stoccolma
  • Per aver contribuito, con la sua opera di
    ministro, alla politica del disarmo.
  • Alva Myrdal, metà del premio Nobel per la pace
  • 1982 Stoccolma

6
BULGARIA Il contributo di una donna di successo
alla causa femminile
  • Gli interessi scientifici di Julia Kristeva,
    nata nel 1941 a Silven, Bulgaria, vanno dalla
    linguistica alla semiologia, alla psicoanalisi,
    alla letteratura del XIX secolo.
  • Lei delinea tre fasi della battaglia delle
    donne per la loro emancipazione nei tempi
    moderni
  • la rivendicazione dei diritti politici con il
    suffragismo universale
  • l'affermarsi di una uguaglianza ontologica
  • la ricerca della differenza tra i due sessi,
    sulla scia del maggio '68 e della psicoanalisi.

7
BAHRAIN I PROGRESSI DELLA CONDIZIONE FEMMINILE
  • Questa immagine si riferisce alle elezioni
    in Bahrain, dove le donne hanno votato per la
    prima volta nell'ottobre del 2002.

8
Principessa saudita protesta uguali diritti per
le donne
  • Riyadh (AsiaNews / Agenzie) - La
    principessa Sarah, della casa regnante saudita,
    ha dichiarato che il governo e la casa regnante
    devono confrontarsi in merito alla condizione
    femminile nel regno saudita. Il governo deve
    aprire gli occhi sulla nostra situazione ha
    detto Sarah, figlia del principe Talal bin Abdul
    Aziz, fratellastro di re Fahd. Deve riconoscere
    che le donne sono la metà della popolazione e che
    hanno dei diritti.
  • Per la principessa, uomini e donne devono
    avere uguali diritti in materia legale, casi di
    divorzi, commercio e scolarizzazione. Anche il
    riconoscimento politico è importante, secondo
    Sarah. Allo stato attuale, le donne saudite che
    vogliono viaggiare devono chiedere il permesso
    scritto del maschio alle quali fanno riferimento.
  • Anche per i documenti vi sono problemi.
    Infatti, nonostante abbiano ottenuto 2 anni fa la
    possibilità di possedere una carta di identità,
    le donne saudite hanno tuttora bisogno di un uomo
    che la richieda per loro.
  • Suzanne al-Ghanem, direttrice di
    unorganizzazione non governativa per i diritti
    delle donne di Riyadh, afferma che il problema
    della condizione femminile nel regno è alla base.
    Ho sempre dovuto seguire un uomo, qualunque
    fosse la mia età. Ora voglio esistere come essere
    umano.
  • LArabia Saudita applica una forma molto
    rigida di Islam sunnita, conosciuta come
    wahabismo, dal nome dello studioso del Corano
    Mohammad bin Abdul Wahhab, che nel XVIII secolo
    ha redatto una interpretazione del Corano che non
    prevede il riconoscimento dei diritti per le
    donne.
  • Tuttavia, forse, qualcosa sta cambiando
    nel regno dei Saud. Per la prima volta alle donne
    verranno assegnati posti di lavoro governativi
    allinterno del ministero degli Esteri, lo ha
    dichiarato il ministro, principe Saud al-Faisal,
    che in unintervista ha rivelato di voler dare
    incarichi di prestigio a 36 donne allinterno
    del ministero.

9
L'IRAN ACCELERA I TEMPI PER LA FUSTIGAZIONE DELLE
DONNE "MAL VELATE" 
  • Teheran, Iran, 6 Settembre 2005. -
    L'ufficio del procuratore dello Stato dell'Iran
    ha annunciato che le donne che violino il
    rigoroso codice islamico sull'abbigliamento
    saranno frustate immediatamente.
  • Violando il codice sull' abbigliamento, le
    donne compariranno davanti ad un giudice islamico
    subito dopo l'arresto per ricevere la condanna,
    normalmente 100 frustate in pubblico.
  • Ogni individuo il cui abbigliamento ed il
    trucco sia contro le leggi religiose sarà
    perseguito e sarà condannato alla fustigazione
  • "I fazzoletti (foulards o sciarpe) che non
    coprono i capelli ed il colloi soprabiti o i
    cappotti stretti e quelli corti sopra il
    ginocchio e di cui le maniche non coprano il
    polso, i pantaloni stretti che non coprano le
    caviglie "il trucco delle donne" sono tutti
    proibiti, e chi non obbedisce al codice sull'
    abbigliamento, sarà trattato di conseguenza. 

10
Meena leader fondatrice del RAWA (Revolutionary
Association of the Women of Afghanistan)
  • "Sono la donna che si è svegliata. Mi sono
    alzata e sono diventata tempesta fra le ceneri
    dei miei figli bruciati. I miei villaggi in
    rovina e in cenere mi riempiono di rabbia contro
    il nemico. O compatriota, non mi guardare più
    debole e incapace, la mia voce si mescola con
    migliaia di donne in piedi per rompere tutte
    insieme queste sofferenze e queste catene. Sono
    la donna che si è svegliata, ho trovato la mia
    strada e non tornerò mai indietro". 
  • La grande anima che scrisse questa poesia
    pagò con la vita il suo sogno di libertà, ma la
    sua lotta continua ed è sempre più viva. 
  • Il suo grido, ora lanciato nel mondo
    attraverso la grande rete di Internet, si levò
    nel lontano 1977 per dar vita ad
    un'organizzazione per i diritti umani e per la
    giustizia sociale in Afghanistan. Meena fu
    assassinata a Quetta, in Pakistan, nel 1987.

11
LA LOTTA DELLE DONNE AFGHANE DEL RAWA
  • RAWA (Revolutionary Association of the
    Women of Afghanistan) è un'organizzazione
    indipendente delle donne afghane che lottano per
    i diritti umani e per la giustizia sociale in
    Afghanistan.
  • Oggi le donne dell'organizzazione,
    rifugiate in Pakistan, combattono i crimini più
    atroci e più violenti che i fondamentalisti
    islamici perpetrano ogni giorno sotto gli occhi
    di tutti. Combattono le assurde regole, le
    discriminazioni e i soprusi che il loro popolo è
    costretto a subire. Combattono i Talebani
    fondamentalisti e il baratro degli orrori in cui
    sono finite le donne afghane. Il lavoro delle
    donne del RAWA è una lotta senza sosta.
    Nonostante le innumerevoli difficoltà,
    l'organizzazione ha contatti con le donne di
    diversi campi in Pakistan.

12
PROFUGHE SENZA RITORNO STORIE DAI CAMPI
PALESTINESI DEL LIBANO
  • La maggior parte delle donne palestinesi si
    dedica alla cura dei figli e delle misere
    abitazioni. Parlando con alcune di loro, ci si
    rende conto della grande forza e determinazione
    che traspaiono dalle loro parole. Giovani ed
    anziane sono duramente provate da anni lunghi e
    difficili tuttavia, con energia portano avanti i
    propri progetti pur sapendo che devono affrontare
    quotidianamente grosse difficoltà e continui
    problemi.
  • Le donne palestinesi sono molto attive
    nell'educazione e nella manodopera e spesso sono
    l'unica fonte di reddito per le loro famiglie a
    causa dei tantissimi uomini palestinesi uccisi,
    resi inabili o imprigionati dalle forze
    d'occupazione israeliane.

13
DONNE PALESTINESI LESPERIENZA DEL WEP
  • Il WEP, "Women's Empowerment Project",
    nasce dall'esperienza del Centro di Salute
    Mentale Comunitaria di Gaza. Questo centro si
    occupa in particolare degli effetti
    psico-patologici generati dalla impossibilità di
    difendersi dalla violenza e dalla negazione
    quotidiana di diritti umani fondamentali. Le
    donne e i bambini sono il bersaglio più fragile
    della violenza e dell'oppressione, in un tessuto
    sociale ormai allo stremo. 
  • Il WEP si fonda sull'idea che la terapia medica
    debba scorrere insieme alla riappropriazione, da
    parte delle donne, di spazi, tempi, istruzione e
    formazione, con il loro inserimento in un
    contesto sociale ed economico più solido di
    quello che ha dato origine ai loro problemi e con
    tutta una serie di strategie di approccio alle
    fonti inconsapevoli di quei problemi la
    famiglia, la comunità, la scuolaLe donne che si
    rivolgono al Programma provengono dai campi
    profughi di Gaza, Khan Yunis e Rafah. Molte di
    loro sono reduci da matrimoni precoci e
    maltrattamenti familiari alcune sono state
    detenute - o sono madri, mogli, sorelle, figlie
    di detenuti - nelle prigioni israeliane.
  • Il WEP inserisce le giovani donne in
    contesti formativi e didattici per restituire
    loro il percorso educativo a volte mai iniziato,
    a volte bruscamente interrotto per ragioni
    diverse, quali il matrimonio in età scolare o la
    chiusura continuata delle scuole negli anni dell
    Intifada.

14
TURCHIA E KURDISTAN LOTTA POLITICA
  • Il partito curdo DEHAP affida il 40 dei
    ruoli di direzione alle proprie donne. Sono donne
    i sindaci di questo partito a Dogubeyazit,
    Kisiltepe e Derig.
  • L'obiettivo della liberazione della donna
    curda dai vincoli patriarcali e tribali è al
    primo posto nel programma del partito.
  • A loro volta le associazioni turche per i
    diritti umani - una delle componenti più attive e
    più influenti della lotta per la
    democratizzazione della Turchia - sono dirette da
    donne di grandi capacità e di grande coraggio ad
    Istanbul da Lerzan Tascier, ad Ankara da Feray
    Salman, ancora ad Istanbul da Sefika Gulmuz, che
    è a capo dell'organizzazione dei curdi fuggiti
    dai loro villaggi incendiati, e da Sehnaz Turan,
    avvocatessa che proviene da Diyarbakir, dove
    dirigeva l'Associazione per i Diritti Umani.

15
MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI UNA PRATICA DA
SCONFIGGERE
  • Le mutilazioni genitali femminili sono
    quelle pratiche tradizionali, un tempo simbolo di
    valori sacri ed inviolabili, che comportano
    l'esportazione parziale o totale degli organi
    genitali esterni della donna, accompagnata
    dall'obliterazione quasi completa della vulva.
    Vanno dalla meno cruenta la circoncisione, a
    quelle più dannose l'escissione e
    l'infibulazione. 
  • Sono effettuate, a seconda dell'etnia di
    appartenenza, in età e per ragioni diverse,
    sempre prima dell'adolescenza in oltre 25 Paesi
    africani, soprattutto nella fascia sub-Sahariana,
    e ancora in Arabia Saudita, Bahrain, Emirati
    Arabi, Oman, Yemen del Sud e tra i gruppi
    musulmani in India, Indonesia, Malesia e
    Pakistan.
  • Ad Alessandria ed a Il Cairo si pratica la
    circoncisione, mentre in zone più depresse si usa
    l'infibulazione. Questultima nasce dall'idea che
    l'uomo deve essere l'unico a gioire nei rapporti
    sessuali. I diritti della donna vengono
    completamente negati, non solo i sessuali, ma
    anche quelli del benessere fisico, costringendola
    a molte sofferenze durante tutta la vita.

16
LE PAKISTANE VITTIME DEL DELITTO DONORE
  • Lo status delle donne in Pakistan è
    stato definito come un gioco di codici tribali,
    leggi islamiche, tradizioni giudiziarie
    indo-britanniche che hanno creato un'atmosfera di
    oppressione. 
  • In un clima di violenza generalizzata
    contro le donne, la giustificazione degli abusi
    si basa su fattori sociali,
  • infatti la donna è considerata come
    "merce e come una proprietà degli uomini della
    famiglia di cui incarna l'onore, e su alcune
    leggi dello Stato che risultano discriminatorie. 
  • I maltrattamenti subiti, sia nella sfera
    privata sia in quella pubblica (diffusissimi sono
    gli stupri durante la detenzione da parte degli
    agenti di polizia), spesso sfociano nella morte,
    ma l'effettiva possibilità di difendersi è quasi
    nulla pochissimi sono i crimini denunciati,
    ancor meno i colpevoli puniti. 
  • Chi maltratta o addirittura uccide una
    donna in Pakistan riesce facilmente a rimanere
    impunito. Le donne vengono sfigurate con l'acido
    (come nel vicino Bangladesh) e si registrano
    moltissimi casi di "rogo delle mogli", compiuti
    simulando incidenti domestici.
  • Più del 90 della popolazione femminile
    è vittima di qualche forma di violenza da parte
    dei familiari. Circa tre donne vengono uccise
    ogni giorno per motivi legati all'onore i dati
    contenuti nel rapporto 2000 della Commissione sui
    Diritti Umani del Pakistan parlano di 1000
    omicidi d'onore denunciati nel 1999, il che fa
    supporre che il numero effettivo sia molto più
    alto, poiché moltissimi crimini non vengono
    denunciati. 
  • Questa pratica tradizionale continua a
    mietere vittime. Le modalità variano parzialmente
    da zona a zona (nel Sindh si procede a colpi
    d'ascia, altrove si preferisce uccidere a colpi
    d'arma da fuoco), ma, in ogni caso, la pratica è
    estremamente diffusa in tutto il Paese. 
  • Il comportamento femminile considerato
    come disonorevole comprende relazioni
    extraconiugali, presunte o reali, la scelta di un
    marito contro il volere dei genitori, la
    richiesta di divorzio. 

17
INDIA STORIA DI ORDINARIA VIOLENZA
  • Il 10 luglio 2004 Thangiam Manorama,
    accusata dalla polizia di collusioni con i
    separatisti ribelli, era stata prelevata a forza
    da uomini dei corpi paramilitari dalla propria
    abitazione. Solo qualche ora più tardi il suo
    corpo è stato ritrovato privo di vita a quattro
    chilometri di distanza, con numerosi colpi di
    pistola e segni evidenti di violenza sessuale e
    di tortura.
  • L'episodio ha spinto numerosi gruppi di
    donne, che nel paese lavorano per la salvaguardia
    dei propri diritti, a dichiarare uno sciopero
    generale di 48 ore a cui le autorità hanno
    risposto imponendo il coprifuoco a tempo
    indeterminato. Coprifuoco che le donne hanno
    ignorato, continuando a manifestare nelle strade
    fino a suscitare la repressione violenta in cui
    complessivamente almeno un centinaio di donne
    sono state ferite dalle forze di polizia.

18
NELLO STATO INDIANO DI TAMILNADU LE DONNE
COSTRUISCONO LA LORO MOSCHEA
  • Parambu è un villaggio rurale dell'India
    del sud, nello stato del Tamilnadu. Nel dicembre
    2003, rifiutando di continuare a tollerare il
    trattamento scorretto riservato loro dai
    rispettivi mariti, alcune donne musulmane di
    questo villaggio si sono riunite in un gruppo che
    hanno chiamato "Chaaya" (ombra). Stanche di
    quelle che hanno definito "decisioni
    discriminanti", prese sistematicamente dalle
    autorità maschili, queste donne hanno acquistato
    un appezzamento di terreno sul quale hanno deciso
    di costruire la propria moschea.
  • Contrariamente a quanto avviene di norma
    nei paesi arabi, in cui alle donne è consentito
    l'ingresso in aree prestabilite della moschea,
    nel subcontinente indiano, invece, normalmente le
    donne musulmane pregano in edifici adiacenti alla
    moschea e solo in alcune delle moschee più grandi
    ci sono luoghi chiusi e separati in cui esse
    possono accedere per pregare.

19
NEPAL LA CONDIZIONE FEMMINILE NEL PIU' PICCOLO
REGNO INDU' AL MONDO.
  • Esiste un piccolo Regno indù (l'unico al
    mondo), il Nepal, assopito tra le montagne più
    alte della Terra, fra l'India e la Cina. È un
    Paese complesso, in cui convivono, più o meno
    pacificamente, molte etnie e credi religiosi e
    che solo da poco sembra essere uscito da un sonno
    secolare. Nel 1990 il regno è diventato una
    monarchia costituzionale.
  • La donna in Nepal si trova costretta nello
    spazio delimitato dal padre, dal fratello ed
    infine dal marito. Non importa quanto incida il
    lavoro delle donne nella società (circa il 50,
    mentre gli uomini incidono per il 44 e i bambini
    per il 6), non importa neppure quanto sia
    fondamentale il ruolo femminile nelle famiglie,
    come in molti altri paesi del mondo, la donna
    sembra non avere diritti. Così, se la
    Costituzione del 1990 stabilisce che non ci siano
    discriminazioni di genere, pure nella
    consuetudine, si trovano comportamenti
    discriminatori e la popolazione femminile
    nepalese subisce le conseguenze dei matrimoni
    precoci, dell'alta fertilità, dell'alta
    percentuale di mortalità, della bassa aspettativa
    di vita, dell'analfabetismo, della
    discriminazione economica.

20
IL RUOLO DELLA DONNA NELLA CULTURA TIBETANA
  • Si parla di culture di tradizione tibetana,
    quindi di popolazioni che vivono sia a nord sia a
    sud della catena himalayana, vale a dire
    rispettivamente di tibetani veri e propri e di
    Sherpa.
  • In queste società la donna ha un ruolo
    importante, sicuramente superiore a quello che
    occupa nella famiglia indù, per non parlare delle
    popolazioni di religione musulmana.
  • Tuttavia ci sono profonde differenze
    all'interno della famiglia. La padrona di casa,
    la drongpa ama delle valli himalayane, ricorda
    la figura della matriarca delle famiglie delle
    nostre Alpi è quella che tiene la cassa, che
    distribuisce i ruoli e i compiti. La nuora (le
    figlie in genere vanno spose altrove), invece, è
    la serva per tutti, ma diventerà a sua volta
    padrona.

21
LA VITA DELLE DONNE IN MYANMAR E L'AZIONE DEL
SOCIAL ACTION FOR WOMEN
  • In tutta la storia del Myanmar (ex
    Birmania) le donne e, in particolare, quelle
    appartenenti alle popolazioni tribali Karen, Shan
    e Hmong, subiscono da sempre la discriminazione
    da parte di una società che tende a denigrare la
    donna e considerarne inferiore il ruolo.
  • La discriminazione di genere ha dirette
    influenze sul diritto delle donne ad esprimere i
    propri legittimi interessi in questioni di
    carattere politico-sociale infatti, nonostante
    la popolazione femminile occupi il 40 dei posti
    di lavoro, solo a pochissime donne è concesso
    ricoprire incarichi di potere nel governo.

22
VIETNAM DONNE E SCRITTURA
  • Le donne scrittrici in Vietnam non
    piacciono ai leader di partito né agli uomini di
    lettere che le accusano di scrivere in modo
    sterile, distruttivo, provocatorio. Sono
    scontrose, dure, caparbie sino all'ossessione. Si
    definiscono voci fuori dal coro, negano
    l'esistenza di una "letteratura di genere" e non
    intendono essere assimilate al gruppo degli
    scrittori contemporanei. 
  •  
  • Non lottano per affermare i diritti delle
    donne ma per difendere la propria solitudine di
    scrittrici, donne, cittadine e, come nel caso di
    Duong Thu Huong, comuniste. Huong è diventata un
    personaggio a sé stante nel panorama della
    letteratura vietnamita contemporanea,
    innanzitutto per via della sua esperienza di
    combattente (nel pieno del conflitto
    anti-americano scelse deliberatamente di
    partecipare alla lotta nella zona del 17
    parallelo, teatro delle più cruente operazioni di
    guerra e di massicci bombardamenti) agli occhi
    dei burocrati, è un personaggio scomodo poiché
    denuncia senza mezzi termini il degrado morale
    all'interno della classe dirigente del Paese.

23
COOPERAZIONE ITALIA- ALBANIA PER LA
NASCITA DEL CENTRO DONNA PASSI LEGGERI
  • La fine del regime ha voluto dire anche
    la fine del lavoro per tutti, uomini e donne. Le
    donne però hanno pagato il prezzo più alto e oggi
    molte di loro sono disoccupate o sotto-occupate
    nelle tante fabbriche aperte da stranieri dove
    lavorano in assenza di diritti e tutela.
  • La cultura patriarcale, che a Scutari più che in
    altre parti dell'Albania domina sicura di sé e
    dei propri privilegi, alle donne non riconosce
    spazi, potere, voce ed invece riconosce agli
    uomini, che la detengono, il potere di esercitare
    su di loro violenza e dominio.
  • Ed è stata proprio l'assenza di spazi che ha
    spinto un gruppo di giovani donne, supportate da
    donne italiane, impegnate da anni nella difesa
    dei diritti delle donne in luoghi difficili, e da
    donne albanesi attive nel movimento femminile, a
    mettersi insieme e creare nell'aprile 2001 un
    Centro Donna nella città. Lo hanno voluto
    chiamare Centro Donna "Passi Leggeri". Un augurio
    per un futuro in cui le donne possano procedere
    nella loro vita a Scutari con meno fardelli, meno
    fatica e con passi leggeri.Il Centro Donna
    "Passi Leggeri" nasce come spazio per le donne in
    una città in cui le donne non hanno spazi, nasce
    come luogo di elaborazione e realizzazione di
    azioni di sviluppo e cambiamento per le donne e
    per le comunità di appartenenza, nasce con
    l'obiettivo di costruire nella città una presenza
    forte e organizzata delle donne che, rispetto al
    processo di democratizzazione in corso, possa
    esprimere la sua voce.

24
LA LOTTA DI HAWA ADEN MOHAMED PER L'EMANCIPAZIONE
E L'ISTRUZIONE DELLE DONNE IN SOMALIA
  • Hawa Aden nasce a Baidoa in Somalia e a 10
    anni non era mai stata tra i banchi di
    scuola perché i lavori domestici la impegnavano
    tutto il giorno e secondo la sua famiglia e la
    sua comunità l'educazione e l'istruzione per una
    bambina non erano considerate importanti.
  •  Hawa con l'aiuto economico di suo fratello
    riesce ad andare a scuola e intraprende gli studi
    fino alla laurea.Da quel momento Hawa si dedica
    all'insegnamento e a molto altro ancora in favore
    delle donne.Nell'agosto del 1999 fonda un
    Centro d'Istruzione Femminile per la Pace e lo
    Sviluppo (GECPD - Galkayo Educational Center for
    Peace and Development) a Galkayo nel Puntland in
    Somalia.
  • Esso ha come obiettivi fondamentali
    quelli di proteggere il benessere fisico,
    psichico e sociale delle donne, rafforzando la
    capacità di difendere e promuovere il loro
    accesso all'educazione di base e servizi
    sanitari, all aumento delle risorse
    economiche e alla partecipazione all'attività
    politica.

25
MAROCCO TANTE LE DONNE IN MOVIMENTO
  • Nei comportamenti quotidiani e nei
    rapporti tra i sessi, le donne sono più avanti
    delle leggi che quei comportamenti e relazioni
    regolamentano. La legge principale che li
    regolamenta è una legge dello Stato e si chiama
    "Moudawana" o codice di famiglia. Questa legge,
    voluta dal re Mohamed V, è lo specchio fedele
    della visione maschile del ruolo della donna
    nella famiglia e nella società, una legge contro
    la quale le donne oggi si battono. Nelle
    principali città, a partire da Casablanca, vi
    sono molte organizzazioni femminili che agiscono
    attivamente per proporre e far approvare le
    riforme necessarie. 
  • Alcune organizzazioni sostengono che
    l'unica via praticabile per arrivare alle riforme
    è partire dalla religione e dalla tradizione per
    avviare un processo lento ma condiviso di
    trasformazioni, altre, invece, sostengono una
    visione laica della lotta e dello Stato e non
    giudicano necessario un confronto con l'aspetto
    religioso che viene quindi considerato una
    faccenda privata individuale. Ma tutte concordano
    sul fatto che la donna deve uscire dalla sua
    condizione attuale di eterna minorenne, alla
    quale bisogna accordare i diritti con il
    contagocce. Alcuni passi in avanti sono stati
    fatti, nel segno di un riconoscimento di dignità
    che prima era negato. Ad esempio non esiste più
    la necessità di chiedere il permesso del coniuge
    per avere un contratto di lavoro, oppure è stato
    imposto l'obbligo al marito di informare la
    moglie nel caso egli decida di prendere una
    seconda moglie. I fronti sui quali le donne
    devono combattere sono molti la lotta
    all'analfabetismo e il diritto alla salute
    trovano tutti d'accordo. In alcune zone rurali
    l'analfabetismo fra le donne tocca livelli
    altissimi (80) e solo a fatica i padri
    accettano di mandare a scuola le bambine. In quel
    territorio le donne, per imparare a leggere e
    scrivere, devono vincere una prima battaglia in
    famiglia la resistenza da parte dei padri,
    fratelli, mariti che non vedono la necessità
    della loro istruzione. 

26
ESSERE DONNA NELLA REALTA NICARAGUENSE
  • Poco si parla di questo Paese e quando
    se ne parla, si dice poco delle sue donne.
  • Donne poetesse, donne rivoluzionarie,
    donne che da decenni ormai si organizzano e
    riescono a creare reti di denuncia, di
    solidarietà, di costruzione di una società e di
    una cultura differenti.
  •  Seconda economia più povera dell'America
    Latina dopo Haiti, il Nicaragua non riesce a
    godere delle risorse e meraviglie naturali che
    possiede ma, se il contesto del Paese è fragile,
    la situazione delle donne nicaraguensi è ancor
    più fragile, a causa di una pratica e di una
    cultura di discriminazione e sfruttamento
    maschilista. 
  • Le entrate individuali delle donne
    raggiungono a malapena il 40 di quelle ottenute
    dagli uomini ed è limitata la possibilità di
    accesso agli incarichi direttivi, sia nel settore
    pubblico che in quello privato. La maggior parte
    delle donne trova impiego nel lavoro informale
    domestiche, venditrici ambulanti, cuoche senza
    nessuna sicurezza, nessun tipo di assicurazione,
    nessun riconoscimento per la maternità.

27
LA LOTTA DELLE DONNE IN BRASILE
  • Le prime grandi battaglie delle donne
    brasiliane si sono svolte nel Novecento e sono
    state quelle per l'educazione e per il voto. Nei
    primi decenni del xx secolo le ragazze iniziano a
    ricevere un'istruzione e all'inizio svolgono i
    propri studi in casa nello stesso periodo
    cominciano a diffondersi pubblicazioni che hanno
    donne come autrici e destinatarie. Solo negli
    anni Settanta, però, le donne riescono ad
    accedere all'Università e oggi il loro numero è
    maggiore di quello dei maschi sia tra gli
    iscritti che tra i laureati. Nel 1932, le donne
    votano per la prima volta in Brasile questo
    avviene nello stato federale del Rio Grande do
    Norte, ma in poco tempo il diritto di voto sarà
    assicurato alle donne in tutto il paese.La
    possibilità di votare, di esprimersi
    politicamente e di influenzare le scelte di
    governo aiuta le donne ad organizzarsi. Tra il
    1950 e il 1960 compaiono le prime associazioni
    femminili e negli anni Settanta si comincia a
    parlare di femminismo. Il movimento prende mossa
    dall'azione delle mogli degli intellettuali
    perseguitati e obbligati all'esilio nel periodo
    della dittatura costrette a fuggire dal Brasile,
    vengono a contatto con le idee che si diffondono
    in Europa e nell'America del Nord. Il risultato
    della riflessione femminile nata da questo
    confronto è la constatazione che, nonostante
    tutto, la politica non si occupa delle donne e
    che anche la democrazia non è sufficiente a
    trasformarle in soggetti di primo piano, attivi e
    protagonisti. A partire da questa
    consapevolezza il movimento si sviluppa in una
    pluralità di direzioni ed affronta un insieme
    vasto di problemi, tanto che oggi, in Brasile, si
    parla di feminismos, al plurale ci sono tante
    organizzazioni che si occupano dei temi più
    sentiti nell'ambiente da cui provengono le donne
    alcuni gruppi lavorano in ambito strettamente
    politico, altri in quello sindacale, altri ancora
    si battono per i diritti delle donne di colore e
    per quelli delle donne omosessuali.

28
GIAPPONE IL TRONO HA UNEREDE, MA
  • In Giappone, il trono ha unerede, ma è
    una femmina! La legge ammette solo una linea di
    discendenza maschile.
  • In base alla legge salica, infatti, in
    vigore da quasi 150 anni, il secondo nella linea
    di successione rimane - dopo il principe
    ereditario Naruhito - il fratello minore principe
    Akishino, sposato dal 1990 con la principessa
    Kiko e padre anch'egli di due bambine.
  • Sembrava prendessero sempre più vigore le
    spinte verso una revisione della legge salica per
    consentire alle donne la successione al Trono,
    come già avvenuto otto volte negli oltre 1.500
    anni della dinastia imperiale storicamente
    accertati, quando è arrivata la notizia ...

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La principessa Kiko futura mamma di un agognato
maschietto?
  • Tokyo, 8 agosto 2006 - La principessa Kiko,
    incinta probabilmente di un agognato maschietto
    per il trono del Giappone, partorirà intorno al 6
    settembre. Lo ha riferito l'emittente pubblica
    'Nhk'. Per Kiko, 39 anni, consorte del principe
    Akishino, figlio minore dell'imperatore Akihito,
    è stato deciso un parto cesareo a seguito di
    complicazioni emerse durante la gravidanza. È
    dal 1965 che non nasce un maschio nella famiglia
    reale giapponese e la possibilità che la
    principessa Kiko partorisca un maschio ha sospeso
    il progetto di revisione della Costituzione del
    1947, che riconoscerebbe anche alle femmine il
    diritto alla successione al trono dato che
    Naruhito, il principe ereditario, ha avuto una
    figlia.

30
La principessa Kiko partorisce un maschio
  • 6 settembre 2006
  • Il Giappone in festa per l'erede imperiale.
  • La dinastia imperiale giapponese, il più antico
    casato regnante del mondo, è salva.

31
FINE DEL VIAGGIO
  • Al suo posto noi non lo faremmo, ma dopo aver
    compiuto questo viaggio ci rendiamo conto che
    la principessina giapponese Aiko potrebbe
    esclamare, un giorno, la stessa frase scritta
    dalla donna in uno stupa buddista nel lontano 400
    d.C., già ricordata
  • ti prego fammi rinascere uomo nella prossima
    vita.
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