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Due tipologie di incipit

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Due tipologie di incipit G rard Genette, Nuovo discorso del racconto (1983): Se opponiamo grossolanamente due tipi di incipit, il tipo A che suppone il ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Due tipologie di incipit


1
Due tipologie di incipit
Gérard Genette, Nuovo discorso del racconto
(1983) Se opponiamo grossolanamente due tipi
di incipit, il tipo A che suppone il personaggio
ignoto al lettore, lo considera in un primo
momento dallesterno assumendo in un certo senso
tale ignoranza, poi lo presenta formalmente
..., e il tipo B che lo suppone di primo
acchito già noto, designandolo immediatamente col
cognome, o col nome, o addirittura con un
semplice pronome personale o con larticolo
determinativo familiarizzante, possiamo
osservare nella storia del romanzo moderno
unevoluzione significativa, che consiste grosso
modo in un passaggio dal tipo A, dominante fino a
Zola escluso , al tipo B .... Luso del tipo
B è lampante del XX secolo nei romanzi come
Ulysses, il Processo o il Castello (57-58).
2
Il punto di vista
  • Si tratta della prospettiva da cui la storia
    viene osservata e comunicata al lettore
  • E uno strumento di regolazione
    dellinformazione narrativa, cioè seleziona le
    informazioni che il narratore decide di
    trasmetterci

3
Il punto di vista
  • Opzioni narrative fondamentali
  • Narrazione onnisciente (focalizzazione zero
    secondo Genette) il narratore dispone di un
    livello di sapere superiore ai personaggi (NgtP)
  • Prospettiva ristretta (focalizzazione interna)
    il narratore dispone di un livello di sapere
    uguale a quello del personaggio (NP)
  • (Focalizzazione esterna il narratore dispone di
    un livello di sapere inferiore ai personaggi NltP)

4
Un nuovo sistema di coordinate
  • Alcune rivoluzioni tra Otto e Novecento
  • Ambito politico-sociale
  • 1896-1908 Seconda rivoluzione industriale
  • 1914-18 Grande guerra
  • 1917 Rivoluzione dOttobre
  • Scienza e filosofia
  • 1899 Freud pubblica Linterpretazione dei sogni
  • 1905 Einstein formula la teoria della relatività
    ristretta (a cui seguirà, nel 1916, la teoria
    della relatività generale)
  • 1903-1911 Planck sviluppa la teoria dei quanti
  • 1900-01 Husserl pubblica le Ricerche logiche (e
    nel 1913 le Idee per una fenomenologia pura e per
    una filosofia fenomenologica)

5
Un nuovo sistema di coordinate
  • Campo della tecnica e delle invenzioni
    tecnologiche
  • Tra fine 800 e primi anni del 900, Marconi
    inventa la radio, e in generale si sviluppano le
    telecomunicazioni (telegrafo, telefono ecc.)
  • Negli stessi anni, i fratelli Lumière inventano
    il cinema
  • Grande sviluppo dei trasporti auto, aereo,
    grandi transatlantici ecc.

6
Un nuovo sistema di coordinate
Stephen Kern, Il tempo e lo spazio La percezione
del mondo tra Otto e Novecento (The Culture of
Time and Space 1880-1918, 1983) Nel periodo
che va dal 1880 allo scoppio della prima guerra
mondiale una serie di radicali cambiamenti nella
tecnologia e nella cultura creò nuovi,
caratteristici modi di pensare e di esperire lo
spazio e il tempo. Innovazioni tecnologiche che
comprendono il telefono, la radiotelegrafia, i
raggi X, il cinema, la bicicletta, lautomobile e
laeroplano posero il fondamento materiale per
questo nuovo orientamento sviluppi culturali
indipendenti quali il romanzo del flusso di
coscienza, la psicoanalisi, il cubismo e la
teoria della relatività plasmarono direttamente
la coscienza il risultato fu una trasformazione
delle dimensioni della vita e del pensiero (p.
7).
7
Un nuovo sistema di coordinate
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
(1971) Le prime origini della pittura
cubista cadono suppergiù negli stessi anni, i
primi di questo secolo, in cui Planck formula la
teoria dei quanta, Einstein trasformando
lequazione di Michelson-Morley scrive le
equazioni della relatività e Freud porta la
psicologia del profondo a quella tappa decisiva
che è rappresentata dal libro sullinterpretazione
dei sogni. Sono altrettanti avvenimenti che
sfaccettano e significano, nei loro campi diversi
e rispettivi, quello che si può chiamare un
nuovo sistema di coordinate delluomo nel mondo,
una nuova percezione che luomo ha della
struttura e quindi un nuovo sentimento e giudizio
del mondo, e del proprio essere ed esserci nel
mondo. E senza dubbio, nella misura in cui si è
davvero stabilito un nuovo sistema di coordinate,
se ne debbono riscontrare gli effetti anche in
letteratura, e tanto più nel romanzo (pp. 3-4).
8
Un nuovo sistema di coordinate
Mario Lavagetto, Svevo e la crisi del romanzo
europeo (2000)Il secolo ... nasce in modo
fortemente traumatico, grazie a una cesura
radicale dopo la quale niente sarà più come
prima e i confini del possibile e
dellimpossibile risulteranno drasticamente
modificati. È come se lungo un arco molto ampio
che va dalla musica alla filosofia, dalla fisica
al romanzo fossero stati predisposti dei
detonatori che, in rapida sequenza, innescheranno
formidabili esplosioni destinate a rivoluzionare
i presupposti, i riferimenti e le condizioni
stesse di lavoro a trasformare il modo in cui i
singoli pensano se stessi e il mondo che li
circonda (251).
9
Un nuovo sistema di coordinate
Erich Auerbach, Mimesis (1946) I cambiamenti
veloci produssero una confusione tanto maggiore,
in quanto non era possibile abbracciarli nel loro
insieme essi si manifestarono contemporaneamente
in molte singole sfere della scienza, della
tecnica e delleconomia, cosicché nessuno,
neanche coloro che ne erano a capo, poterono
prevedere e giudicare le situazioni nuove che ne
risultarono. dappertutto nel mondo sorsero
crisi di adattamento, si accumularono e si fecero
minacciose, condussero a quegli sconvolgimenti
che non abbiamo ancora superato (II,334).
10
Un nuovo sistema di coordinate
Robert Musil, Luomo senza qualità
(1930-33) Dalla mentalità, liscia come un olio,
degli ultimi due decenni del diciannovesimo
secolo era insorta improvvisamente in tutta
lEuropa una febbre vivificante. Nessuno sapeva
bene cosa stesse nascendo nessuno avrebbe potuto
dire se sarebbe sorta una nuova arte, un uomo
nuovo, una nuova morale o magari un nuovo
ordinamento della società. Perciò ognuno ne
diceva quel che voleva. Ma dappertutto si
levavano uomini a combattere contro il passato.
Erano diversissimi fra loro, e il contrasto
fra i loro scopi non avrebbe potuto essere
maggiore. Si amava il superuomo, e si amava il
sottouomo si adorava il sole e la salute, e si
adorava la fragilità delle fanciulle malate di
consunzione si professava il culto delleroe e
il culto socialista dellumanità si era credenti
e scettici, naturisti e raffinati, robusti e
morbosi Chi avesse voluto scomporre e
anlizzare quel periodo avrebbe trovato un
nonsenso, qualcosa come un circolo quadrato fatto
di ferro ligneo, ma in realtà tutto si era
amalgamato e aveva un senso baluginante (61-62).
11
Un nuovo sistema di coordinate
Franz Marc, Vassily Kandinsky, Il cavaliere
azzurro (Der Blaue Reiter, 1912)Si apre, anzi
si è già aperta, una grande stagione il
risveglio spritituale Siamo sulla soglia di
una delle più grandi epoche che lumanità abbia
mai vissuto, lepoca della grande spiritualità.
Rispecchiare gli avvenimenti artistici
direttamente connessi a questa svolta e i fatti
necessari a illuminarli anche in altri campi
della vita spirituale, è il nostro primo e
massimo obiettivo (249). Noi ci avventuriamo
in nuove terre e viviamo una grande, sconvolgente
esperienza scopriamo che tutto è ancora intatto,
inespresso, vergine, inesplorato. Il mondo si
apre dinanzi a noi in tutta la sua purezza i
nostri passi tremano. Se vogliamo osare e
camminare, dobbiamo tagliare il cordone
ombelicale che ci unisce al passato materno.
Il mondo partorisce unetà nuova (259).
12
Un nuovo sistema di coordinate
Virginia Woolf, Bennett and Mrs Brown (1924)
individua una frattura generazionale tra i
romanzieri della sua generazione (georgiani) e
quelli della generazione precedente
(edoardiani) Nel o intorno al dicembre 1910
la natura umana è cambiata Tutte le relazioni
umane sono mutate quelle tra padroni e servi,
mariti e mogli, genitori e figli. E quando le
relazioni umane cambiano, cè un contemporaneo
cambiamento nella religione, nel comportamento,
nella politica, e nella letteratura. E così
si è iniziato a fracassare e a distruggere. È ciò
che sentiamo tutto intorno anoi, nelle poesie e
nei romanzi e nelle biografie, perfino negli
articoli di giornale e nei saggi, il rumore di
rottura e di crolli, di rovina e distruzione.
I segni di tutto questo sono evidenti ovunque. La
grammatica è violata la sintassi disintegrata
.
13
Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
I presupposti del realismo e del naturalismo
ottocentesco vengono contestati 1) Non esiste
una realtà oggettiva (soggettivismo e
relativismo)
14
Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi
e fenomeni insignificanti Giacomo Debenedetti,
Il romanzo del NovecentoLoggetto ..., per
il romanzo tradizionale, prenovecentesco, non
può, non deve mai essere insignificante se lo
assume e lo rappresenta è proprio perché è in
qualche modo significativo o utilmente
significativo porta il suo contributo
15
Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi
e fenomeni insignificanti Umberto Eco, Le
poetiche di Joyce Il principio dellessenziale
... fa sì che nel romanzo tradizionale non si
dica affatto che il protagonista si è soffiato il
naso, a meno che questo atto conti qualcosa al
fine dellazione. Se non conta è un atto
insignificante, romanzescamente stupido. Ora,
con Joyce sta parlando di Ulisse abbiamo
lassunzione di pieno diritto di tutti gli atti
stupidi della vita quotidiana quale materia
narrativa. ... ciò che prima era inessenziale
diventa centro dellazione, nel romanzo non
accadono più grandi cose importanti, ma accadono
tutte le piccole cose, senza mutuo legame, nel
flusso incoerente del loro sopravvenire, i
pensieri come i gesti, le associazioni di idee
come tutti gli automatismi del comportamento
(71-72)
16
Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi
e fenomeni insignificanti Erich Auerbach,
Mimesis Ai tempi nostri si è avuto uno
spostamento di accento molti scrittori
rappresentano i piccoli fatti insignificanti per
amore dei fatti stessi, o piuttosto quale fonte
di motivi, di penetrazione prospettica in un
ambiente, in una coscienza o nello sfondo del
tempo essi hanno rinunciato a rappresentare la
storia dei loro personaggi con la pretesa di una
compiutezza esteriore, conservando la successione
cronologica e concentrando tutta lattenzione
sulle importanti svolte esteriori del destino. Il
romanzo gigantesco di James Joyce, unopera
enciclopedica, specchio di Dublino, dellIrlanda,
specchio anche dellEuropa e dei suoi millenni,
ha per cornice la giornata esteriormente
insignificante dun professore di ginnasio e dun
agente di avvisi pubblicitari.
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Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi
e fenomeni insignificanti Esso comprende meno
di 24 ore della loro vita, simile al romanzo To
the Lighthouse di Virginia Woolf, che rappresenta
parti di due giorni molto distanti nel tempo
.... Proust rappresenta giornate e ore singole
di epoche diverse, però alle svolte esteriori del
destino, che frattanto hanno colpito i personaggi
del romanzo, si accenna soltanto occasionalmente
o retrospettivamente o con anticipazioni, senza
che in esse sia posta la mira del racconto
spesso devono essere completate dal lettore il
modo in cui nel testo citato si parla della morte
del padre, cioè occasionalmente, per accenni o
anticipazioni, ne è un buon esempio.
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Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi
e fenomeni insignificanti Questo spostamento
del centro di gravità esprime quasi uno
spostamento di fiducia si attribuisce meno
importanza alle grandi svolte esteriori e ai
colpi del destino, come se da essi non possa
scaturire nulla di decisivo per loggetto si ha
fiducia invece che un qualunque fatto della vita
scelto casualmente contenga in ogni momento e
possa rappresentare la somma dei destini si ha
fiducia maggiore nelle sintesi, ottenute con
lesaurire un fatto quotidiano, piuttosto che
nella trattazione completa in ordine cronologico
(II,331-32).
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Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Si cerca di rappresentare una seconda
realtà Cfr. Luigi Pirandello, Quaderni di
Serafino Gubbio operatore (1925). Una prima
versione esce nel 1916, con il titolo Si
gira. Cè un oltre in tutto
20
Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Si cerca di rappresentare una seconda
realtà Debenedetti, Il romanzo del Novecento
I Quaderni sono proprio il romanzo in cui la
liquidazione del naturalismo viene effettuata nel
modo più fermo. Si direbbe che la vicenda stessa,
che laffabulazione di quel romanzo, per una
specie di condensazione inconscia di motivi che
lautore viveva, ma forse non si proponeva di
esprimere in quella forma, delineino
simbolicamente il destino di morte del
naturalismo. Si ricorderà infatti che Serafino,
il protagonista, si ribella di continuo alla sua
sorte di operatore, di uomo che gira la manovella
della macchina da ripresa, cioè di strumento
passivo che fotografa la vita e i suoi drammi
come altrettanti dal vero quel dal vero,
appunto, che fu la prima ambizione del verismo, e
gli diede addirittura il nome italiano.
21
Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Si cerca di rappresentare una seconda
realtà E lepilogo del romanzo è che Serafino,
dopo avere eroicamente fotografato un
catastrofico dal vero, è colpito da un trauma che
gli toglie luso della parola. Nella sua carica
di simbolo e di allusione, la vicenda dei
Quaderni arriva dunque a dirci che il naturalismo
diventa muto, inservibile (451-52)
22
Contro il Naturalismo, per una poetica nuova
2) Si cerca di rappresentare una seconda
realtà Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Il compito è di vedere che cosa si nasconde
dietro le cose. Una seconda realtà, per dirla in
breve, più profonda e stabile e vera di quella
vistosamente e sensibilmente presentata dalla
loro apparenza (295).
23
Nuove strutture del romanzo
1) Tende a sparire la figura autorevole del
narratore onnisciente 2) Lintreccio
tradizionale viene destrutturato 3) Lorologio
del romanzo si rompe e subentra una temporalità
soggettiva e relativa, una durata interiore 4)
Lidentità del personaggio entra in crisi 5) Si
sperimentano nuove tecniche di rappresentazione
della vita interiore (monologo interiore, stream
of consciousness)
24
James Joyce
Nasce a Dublino il 3 feb. 1882, primo dei dieci
figli di John Stanislaus Joyce e di Mary Jane
Murray
25
James Joyce
  • La sua formazione scolastica avviene per lo più
    in ambienti religiosi
  • 1888-91 Frequenta il Clongowes Wood College, un
    prestigioso collegio di gesuiti nella contea di
    Kildare.
  • 1892-99 Si trasferisce in una scuola secondaria
    cattolica meno prestigiosa, retta sempre dai
    gesuiti, il Belvedere College di Dublino.
  • 1899-1902 Si iscrive allo University College,
    luniversità cattolica di Dublino. Impara diverse
    lingue, tra cui francese, tedesco, italiano.
    Legge di tutto, dai classici antichi ai moderni,
    e si distingue per una cultura enciclopedica. Si
    appassiona allopera di Ibsen (a Ibsen dedica uno
    dei suoi primi articoli, pubblicato su una
    rivista prestigiosa).

26
James Joyce
  • Fine del 1902 Dopo la laurea, si trasferisce a
    Parigi con il pretesto di studiare medicina.
  • Alcuni mesi dopo viene richiamato a Dublino per
    una grave malattia della madre, che dopo una
    lunga agonia muore il 14 agosto 1903.
  • A Dublino ritrova i vecchi compagni
    delluniversità, con cui stringe forti amicizie
    che dureranno tutta la vita.
  • Conosce Nora Barnacle,
  • con la quale ha il primo appuntamento
  • il 16 giugno 1904 (cfr. Ulysses).

27
James Joyce
  • Incomincia a inserirsi nellambiente letterario
    dublinese, e scrive i suoi primi lavori
  • Prime novelle dei futuri Dubliners
  • Un breve testo via di mezzo tra un saggio e un
    racconto steso di getto nella notte del 7
    gennaio 1904 A Portrait of the Artist.

28
James Joyce
  • 8 ottobre 1904 Fugge con Nora diretto a Zurigo,
    dove ha trovato un impiego come insegnante di
    inglese. Ma il posto in realtà non cè, e
    iniziano vari trasferimenti
  • Fine ottobre 1904 Si stabilisce a Pola, dove
    insegna per alcuni mesi
  • Marzo 1905 Si stabilisce a Trieste, dove
    resterà circa dieci anni (a parte brevi soggiorni
    a Roma e Dublino) vi rimarrà fino allo scoppio
    della guerra qui nasceranno i suoi due figli
    conoscerà Svevo.

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La genesi del Portrait
  • Dal Portrait of the Artist allo Stephen Hero
  • 7 gennaio 1904 Saggio-racconto, A Portrait of
    the Artist.
  • Inizio febbraio 1904 Decide di sviluppare
    alcuni nuclei del saggio e di scrivere un romanzo
    autobiografico
  • Diario di Stanislaus Joyce Ha deciso di
    trasformare il suo saggio in un romanzo. ... Io
    ho suggerito come titolo quello stesso del
    saggio, Ritratto dellartista, e questa sera,
    seduto in cucina, Jim mi ha detto la sua idea del
    romanzo. Deve essere quasi autobiografico, e
    naturalmente, venendo da Jim, satirico. Ci mette
    dentro moltissimi suoi conoscenti e i gesuiti con
    cui è stato in contatto. Non credo che farà loro
    piacere. Non ha deciso il titolo, e ancora una
    volta sono stato io a suggerirne la maggior
    parte. Finalmente ha accettato un mio titolo
    Stephen Hero, dal nome di Jim nel libro
    Stephen Daedalus. Il titolo, al pari del libro, è
    satirico. Il titolo ricalca una ballata
    settecentesca inglese, Turpin Hero, che celebra
    in chiave eroicomica le gesta di un famoso
    fuorilegge, Dick Turpin.

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La genesi del Portrait
  • Stephen Hero
  • 1904 Inizia a scrivere il libro a Dublino e
    continua la stesura durante le tappe dei suoi
    spostamenti, tra Zurigo, Pola e Trieste
  • Lavora fino al giugno 1905, quindi interrompe la
    stesura e lo lascia incompiuto
  • Il romanzo aveva assunto enormi proporzioni
    (circa 1000 pagine), ma è in gran parte perduto,
    probabilmente distrutto dallo stesso Joyce
    sopravvivono solo alcuni frammenti e i capp.
    16-26
  • La prima edizione postuma esce nel 1946.

31
La genesi del Portrait
  • Dallo Stephen Hero al Portrait
  • Dopo avere interrotto la stesura del romanzo, si
    dedica ai racconti dei Dubliners (1905-07), che
    incomincia a pensare di raccogliere in un volume
    organico (uscirà nel 1914)
  • Settembre 1907 Dopo avere scritto lultimo
    racconto dei Dubliners, decide di riscrivere il
    romanzo autobiografico, con il titolo A Portrait
    of the Artist as a Young Man
  • 1907-1912 scrive i primi tre capitoli
    1912-1915 gli altri due
  • 1911 In una crisi di sconforto, getta nella
    stufa il manoscritto, e solo lintervento dei
    familiari salva i fogli dalle fiamme

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La genesi del Portrait
  • Dallo Stephen Hero al Portrait
  • 1914-1915 Grazie allinteressamento di Pound,
    il romanzo viene pubblicato a puntate sulla
    rivista londinese The Egoist (2 feb. 191410
    set. 1915)
  • Fine 1916 Il romanzo viene
  • ripubblicato in volume
  • (Huebsch, New York).

Prima ed. inglese, 1917
Prima ed. americana, 1916
33
La struttura del Portrait
Nel processo di elaborazione, i capitoli
diventano cinque, ognuno dedicato a una fase ben
precisa della vita del protagonista 1)
Infanzia 2) Adolescenza e scoperta del sesso 3)
Crisi religiosa 4) Scoperta della vocazione
artistica 5) Università e sviluppo della
riflessione estetica
34
La struttura del Portrait
Albert Thibaudet, Lesthétique du roman Il
romanziere autentico crea i suoi personaggi con
le direzioni infinite della sua vita possibile,
il romanziere fasullo li crea con la linea unica
della sua vita reale. Il vero romanzo è come
unautobiografia del possibile. ... Se i
romanzieri prendono a soggetto della loro opera
lesperienza reale, essa si riduce in cenere,
diventa un fantasma sotto la mano che la tocca.
... Il genio del romanzo fa vivere il
possibile, non fa rivivere il reale (p. 12)
35
La struttura del Portrait
  • Nel romanzo si intrecciano due modelli narrativi
  • Il Romanzo di formazione, o Bildungsroman
    (domina nei primi capitoli)
  • Il Romanzo dellartista, o Kunstlerroman (domina
    negli ultimi capitoli)

36
Joyce, Portrait, cap. I (ed. Mondadori, p.
46) Stephen closed his eyes and held out in the
air his trembling HAND with the palm upwards. He
felt the prefect of studies touch it for a moment
at the fingers to straighten it and then the
swish of the sleeve of the soutane as the
pandybat was lifted to strike. A hot burning
stinging tingling blow like the loud crack of a
broken stick made his trembling HAND crumple
together like a leaf in the fire and at the
sound and the pain scalding tears were driven
into his eyes. His whole body was shaking with
fright, his arm was shaking and his crumpled
burning livid HAND shook like a loose leaf in the
air. A cry sprang to his lips, a prayer to be let
off. But though the tears scalded his eyes and
his limbs quivered with pain and fright he held
back the hot tears and the cry that scalded his
throat.
37
- Other HAND! shouted the prefect of
studies. Stephen drew back his maimed and
quivering right arm and held out his left HAND.
The soutane sleeve swished again as the pandybat
was lifted and a loud crashing sound and a fierce
maddening tingling burning pain made his HAND
shrink together with the palms and fingers in a
livid quivering mass. The scalding water burst
forth from his eyes and, burning with shame and
agony and fear, he drew back his shaking arm in
terror and burst out into a whine of pain. His
body shook with a palsy of fright and in shame
and rage he felt the scalding cry come from his
throat and the scalding tears falling out of his
eyes and down his flaming cheeks.
38
- Kneel down, cried the prefect of
studies. Stephen knelt down quickly pressing his
beaten HANDS to his sides. To think of them
beaten and swollen with pain all in a moment made
him feel so sorry for them as if they were not
his own but someone else's that he felt sorry
for. And as he knelt, calming the last sobs in
his throat and feeling the burning tingling pain
pressed into his sides, he thought of the HANDS
which he had held out in the air with the palms
up and of the firm touch of the prefect of
studies when he had steadied the shaking fingers
and of the beaten swollen reddened mass of palm
and fingers that shook helplessly in the air.
39
Valery Larbaud, conferenza su Joyce, 1921
Veniamo sempre più trasportati allinterno
del pensiero dei personaggi vediamo questi
pensieri che si formano, li seguiamo, assistiamo
allarrivo di sensazioni alla coscienza, ed è
attraverso ciò che pensa il personaggio che
impariamo chi è, ciò che fa, dove si trova e ciò
che accade intorno a lui.
40
Joyce, La dottrina dellepifania
  • Portrait, cap. 5 Durante una conversazione con
    un compagno duniversità, Lynch, Stephen espone
    una complessa teoria estetica, articolata in
    cinque argomenti principali
  • 1) Lautonomia dellarte
  • 2) La natura dellemozione estetica
  • 3) Loggettività e limpersonalità dellopera
    darte
  • 4 )La suddivisione delle forme artistiche nei tre
    generi, lirico, epico e drammatico
  • 5) Il problema della bellezza (dal quale si
    sviluppa la dottrina dellepifania)

41
Joyce, La dottrina dellepifania
Aquinas says AD PULCHRITUDINEM TRIA REQUIRUNTUR
INTEGRITAS, CONSONANTIA, CLARITAS. I translate it
so THREE THINGS ARE NEEDED FOR BEAUTY,
WHOLENESS, HARMONY, AND RADIANCE. Do these
correspond to the phases of apprehension? Are you
following?
42
Joyce, La dottrina dellepifania
1. Integritas What is audible is presented in
time, what is visible is presented in space. But,
temporal or spatial, the esthetic image is first
luminously apprehended as selfbounded and
selfcontained upon the immeasurable background of
space or time which is not it. You apprehended it
as ONE thing. You see it as one whole. You
apprehend its wholeness. That is INTEGRITAS.
43
Joyce, La dottrina dellepifania
2. Consonantia -Then, said Stephen, you pass
from point to point, led by its formal lines you
apprehend it as balanced part against part within
its limits you feel the rhythm of its
structure. Having first felt that it is ONE
thing you feel now that it is a THING. You
apprehend it as complex, multiple,
divisible, separable, made up of its parts, the
result of its parts and their sum, harmonious.
That is CONSONANTIA.
44
Joyce, La dottrina dellepifania
3. Claritas -The connotation of the word,
Stephen said, is rather vague. Aquinas uses a
term which seems to be inexact. It baffled me for
a long time. It would lead you to believe that he
had in mind symbolism or idealism, the supreme
quality of beauty being a light from some other
world, the idea of which the matter is but the
shadow, the reality of which it is but the
symbol. I thought he might mean that CLARITAS is
the artistic discovery and representation of the
divine purpose in anything or a force of
generalization which would make the esthetic
image a universal one, make it outshine its
proper conditions. But that is literary talk.
45
Joyce, La dottrina dellepifania
3. Claritas (Quidditas) I understand it so.
When you have apprehended that basket as one
thing and have then analysed it according to its
form and apprehended it as a thing you make the
only synthesis which is logically and
esthetically permissible. You see that it is that
thing which it is and no other thing. The
radiance of which he speaks in the scholastic
QUIDDITAS, the WHATNESS of a thing. This supreme
quality is felt by the artist when the esthetic
image is first conceived in his imagination. The
mind in that mysterious instant Shelley likened
beautifully to a fading coal. The instant wherein
that supreme quality of beauty, the clear
radiance of the esthetic image, is apprehended
luminously by the mind which has been arrested by
its wholeness and fascinated by its harmony is
the luminous silent stasis of esthetic pleasure.
46
Joyce, La dottrina dellepifania
James Joyce, Stephen Hero Ora veniamo alla
terza qualità. Per molto tempo non sono riuscito
a capire che cosa intendesse lAquinate. Si serve
di una parola figurativa (cosa molto insolita in
lui) ma io sono arrivato a comprenderla. Claritas
è quidditas. Dopo che con lanalisi sè scoperta
la seconda qualità, la mente compie la sola
sintesi logicamente possibile e scopre la terza
qualità. Questo è il momento chio chiamo
epifania. Dapprima noi riconosciamo che loggetto
è ununica cosa integrale, poi riconosciamo che è
una struttura organizzata e composita, una cosa
in fatto finalmente, quando la relazione tra le
parti è perfetta, riconosciamo che è quella cosa
che è. La sua anima, la sua identità, balzano
fuori a noi dai veli dellapparenza. Lanima
delloggetto più comune ci appare radiante.
Loggetto compie la sua epifania (211).
47
Joyce, La dottrina dellepifania
James Joyce, Stephen Hero Stephen passava una
sera nebbiosa per Eccles Street quando un
incidente insignificante lo spinse a comporre
alcuni ardenti versi che intitolò La Villanella
della Tentatrice. Una signorina stava ritta sui
gradini di una di quelle scuore case di mattoni
che sembrano lincarnazione della paralisi
irlandese. Un giovanotto sappoggiava alla
ringhiera arrugginita del recinto davanti alla
casa. Stephen passando udì un frammento di
colloquio da cui ricevette una impressione così
acura da colpirlo. La Signorina (modulando
discretamente) Oh sì sono stata in chie
sa. Il Giovane (sussurrando
impercettibilmente) Io (ancora più
impercettibilmente) io. La Signorina
(piano) Oh ma voi sie te mol to cattivo.

48
Joyce, La dottrina dellepifania
James Joyce, Stephen Hero Questa banale
scenetta lo fece pensare alla possibilità di
raccogliere insieme molti di quei momenti in un
libro depifanie. Per epifania intendeva Stephen
unimprovvisa manifestazione spirituale, o in un
discorso o in un gesto o in un giro di pensieri,
degni di essere ricordati. Stimava cosa degna per
un uomo di lettere registrare queste epifanie con
estrema cura, considerando cherano attimi assai
delicati ed evanescenti.
49
Joyce, La dottrina dellepifania
James Joyce, Stephen Hero ... e disse a
Cranly che lorologio del Ballast Office era
capace di comunicare unepifania. Cranly
interrogò con lo sguardo linscrutabile quadrante
del Ballast Office con unaria non meno
inscrutabile. Sì disse Stephen. Io gli passo
davanti di tanto in tanto, me ne ricordo, mi
riferisco ad esso, gli do unocchiata è soltanto
un pezzo dellarredamento di una strada di
Dublino poi tutto a un tratto ecco chio lo
vedo, e lo ravviso per quello che è
unepifania. Che vuoi dire? Immagina
che gli sguardi che gli dò siano come il frugare
nel buio di un occhio spirituale il quale cerca
di mettere a fuoco la sua visione, e nel momento
che questo fuoco è raggiunto, ecco, loggetto è
epifanizzato. È appunto con lepifania che si
tocca il terzo, il supremo stadio della
bellezza.
50
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Notiamo fin d'ora che le epifanie, questo
sentimento di epifania, costituiscono il metodo
narrativo di Joyce. Noi che viviamo in un
paese dove questo evento della vita di Gesù è
molto familiare ed annualmente festeggiato non
abbiamo bisogno di arrivare alla didascalica
pedanteria di Tindall che ricorda come lEpifania
cada il sei gennaio e commemori larrivo dei tre
Re Magi ad una mangiatoia dove mentre videro
nientaltro che un bambino, videro qualcosa
daltro. Ci importa questo fenomeno di seconda
vista per cui la cosa, percepita nelloggettività
materiale, naturale del suo apparire, invita a
scorgere ed effettivamente fa scorgere qualche
cosa daltro (288).
51
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
A noi importa di mettere in luce un altro
aspetto di questa poetica delle epifanie e
proprio ai fini della grande svolta compiuta dal
romanzo nel Novecento, svolta constatabile nei
più autorevoli capostipiti del nuovo romanzo.
Fino agli albori del nostro secolo si erano visti
tanti tipi di romanzo, che prendono vari nomi
naturalista, psicologico, simbolisa, per esempio.
Ma tutti condividono un carattere comune il
romanzo è una verifica di una certa ipotesi o
idea del romanziere circa i decorsi e i
comportamenti della vita, verifica ottenuta
mediante gli sviluppi e lo scioglimento di una
vicenda, o mediante la registrazione di ciò che
uno o più personaggi sono costretti a fare o a
subire.
52
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Gli oggetti, fatti, eventi, apparizioni umane,
momenti e aspetti della natura, che si affollano
a dare consistenza alla stoffa del romanzo, non
contano per il significato specifico di ciascuno,
quanto per il contributo che essi portano alla
verifica insomma, per la loro funzionalità nella
vicenda o nella costruzione del personaggio.
53
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Invece lo Stefano di Joyce si sente
colpito da fatti per sé insignificanti, che, in
quanto non servono, e perciò si epifanizzano,
arrivano a un potere manifestante. Ma che
cosa viene manifestato? Stefano dice claritas è
quidditas. Quiddità è anchessa una parola della
scolastica (con cui Dante ci ha resi familiari) e
significa la qualità essenziale, il quid, per cui
una cosa è quella che è. La claritas sarebbe
dunque quel raggiungimento artistico, grazie al
quale la cosa rivela, attraverso la sua
rappresentazione, la propria qualità essenziale.
Ma lesempio dellepifania quello dei due
ragazzi che dialogano è dato con unapparizione
insignificante. Insignificante soprattutto perché
non entra nella storia di Stefano(291,293).
54
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Laltro esempio di epifania è quello
dellorologio della Dogana, che solitamente, cioè
quando non si epifanizza, appare a Stefano come
un pezzo dellammobiliamento di Dublino, di
questa città immersa nella paralisi irlandese
Anche in questo secondo esempio,
unapparizione insignificante, perché non entra
in rapporto con nulla o nessuno che le dia un
significato. E fuori di qualunque contesto
drammatico o narrativo (293-94).
55
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Attraverso quel momento labile, il narratore ha
toccato leterno, o almeno qualcosa che è al di
fuori della transitorietà. Nella scheggia di una
piccola storia umana, appena intravvista, ha
afferrato unessenza etxtratemporale. Ha
ghermito un aspetto del tempo eterno, irrelativo,
fuori di ogni misurazione, perché sempre uguale a
se stesso, e ha perduto il tempo della clessidra
e dellorologio, chera quello specifico della
narrativa tradizionale. Tutto questo dipende
dallaver sentito che le cose dicono
qualcosaltro da ciò che è scritto nella loro
immediata presenza e che quellaltro, quel
segreto, quella realtà seconda è la sola qualità
che le renda degne di essere raffigurate. Il
compito è di vedere che cosa si nasconde dietro
le cose. Una seconda realtà, per dirla in breve,
più profonda e stabile e vera di quella
vistosamente e sensibilmente presentata dalla
loro apparenza (294-95).
56
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Come recuperare e riscattare quel passato? Come
trovare il senso della propria vita? Qui Proust
fa la grande scoperta, ha la grande rivelazione
certi attimi, epifanizzandosi, epifanizzano il
passato. Abbandoniamo la parola di Joyce,
sostituiamola con quella trovata da Proust a
battezzare quegli attimi rivelatori, il fenomeno
grazie a cui si rivelano. Proust li chiama
intermittenze del cuore (297).
57
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Ecco dunque cosè unintermittenza del cuore
un risorgere del tempo perduto, di un tratto del
tempo perduto, grazie allopera meglio la si
chiamerebbe intercessione della memoria
involontaria stimolata da una sensazione, da un
oggetto, che talvolta con quelle immagini, con la
viva e folta anima di quelle immagini, ha poca
somiglianza, poche analogie, spesso puramente
casuali. Le intermittenze del cuore sono il
metodo narrativo di Proust in una maniera anche
più evidente di quanto le epifanie lo siano per
Joyce. A quella prima parte del romanzo, dedicata
per quasi una metà a evocare i giorni di Combray,
Proust voleva dare addirittura il titolo
Giardini in una tazza di tè, tanto quella
risurrezione gli pareva autrice e conduttrice di
tutto il racconto. Ma tutto intero il romanzo,
costellato di simili risurrezioni minori, si può
scandire in un succedersi di intermittenze del
cuore che ricuperano la materia narrativa (299).
58
Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento
Ne concludiamo che i due grandi romanzieri che
inaugurano il romanzo del Novecento e gli danno
l'impronta (fino a loro si erano vedute repliche
del romanzo precedente) perseguono, per vie
diverse, analoghi metodi di conoscenza della
realtà con cui tessono e costruiscono le loro
narrazioni. Lanalogia tra epifanie e
intermittenze del cuore mi pare, dopo quanto
abbiamo detto, innegabile. Le une e le altre
stabiliscono che la rappresentazione delle cose
ha valore, interesse poetico narrativo solo in
quanto quella rappresentazione riveli la quiddità
o l'anima infusa nelle cose, come avrebbe detto
Joyce, il segreto che costituisce la verità
permanente delle cose, come avrebbe detto ...
Marcel Proust (300).
59
Franco Moretti, Il romanzo di formazione
In un episodio di iniziazione e rinascita
lepifania redime linsensatezza del passato,
rivelando che la gioventù di Stephen aveva sempre
avuto uno scopo segreto la scoperta della sua
anima di artista e che lo ha finalmente
raggiunto. Davvero, non cè conclusione migliore
per lambizioso Künstlerroman del giovane Joyce.
/ Tranne che, come sappiamo, il Ritratto
continua, e il capitolo seguente, paragonato a
tutti quelli che lo precedono, è stranamente
piatto e privo di scopo. Né visioni né rinascite,
qui, ma chiacchiere oziose per passare il tempo
niente istituzioni traumatizzanti, ma una
quotidianità banale il veggente è diventato un
giovane pedante, che nellepifania vede solo un
gustoso indovinello filologico. Comunque lo si
guardi, questo quinto capitolo sembra avere la
funzione, meramente negativa, di invalidare ciò
che fino a quel punto era stato proposto come il
senso del romanzo (269-70).
60
Virginia Woolf
  • Nasce a Londra il 25 gennaio 1882
  • Padre Leslie Stephen, critico e storiografo,
    tra le altre cose fondatore del Dictionary of
    National Biography
  • Madre Julia Duckworth (nata Jackson) quando
    sposa Stephen nel 1878 è alla sua seconda
    esperienza di matrimonio vedova con tre figli
    dal secondo matrimonio avrà altri quattro figli
    Virginia sarà la terza.
  • Linfanzia è scandita da esperienze traumatiche
    e da una catena di lutti che la segneranno
    profondamente
  • 1895 Muore la madre, e in questa occasione ha
    la sua prima crisi nervosa
  • La sorellastra Stella prende il posto della
    madre, ma lei stessa muore due anni dopo
  • 1904 Muore il padre, dopo una lunga malattia.

61
Virginia Woolf
  • Dopo la morte del padre, lavventura
    intellettuale di V. Woolf entra nel vivo
  • Già negli anni precedenti, grazie al fratello
    Thoby, era entrata in contatto con alcuni
    intellettuali di spicco della cultura inglese
  • 1904 Si trasferisce con i due fratelli Thoby
    e Adrian e con la sorella Vanessa nel quartiere
    di Bloomsbury, e dà vita a una sorta di cenacolo
    di artisti e di intellettuali conosciuto come
    gruppo di Bloomsbury
  • 1905 Nuovo lutto familiare muore anche il
    fratello Thoby, di tifo
  • 1912 Sposa uno dei membri del gruppo, Leonard
    Woolf, noto intellettuale, scienziato politico
    con lui darà vita (1917) a una casa editrice la
    Hogarth Press che pubblicherà, oltre agli
    stessi libri della Woolf, varie opere dei
    maggiori scrittori modernisti (T.S. Eliot,
    Forster, Mansfield ecc.)

62
Virginia Woolf
  • In questo periodo incomincia a dedicarsi alla
    narrativa
  • 1913 Esce il suo primo romanzo, The Voyage Out
  • 1920 Secondo romanzo, Night and Day
  • 1921 Raccolta di racconti, Monday or Tuesday
  • 1922 Altro romanzo, Jacobs Room, che era stato
    iniziato nel 1920
  • 1923 Inizia a lavorare a uno dei suoi
    capolavori, Mrs Dalloway, che uscirà nel 1925.

63
Virginia Woolf
  • La produzione narrativa è accompagnata anche da
    una consistente produzione critica
  • 1913 Inizia a tenere un diario in cui annota
    riflessioni sulla scrittura (pubblicato
    parzialmente nel 1953, con il titolo A Writers
    Diary, Diario di una scrittrice)
  • 1917 Inizia a collaborare con il Times
    Literary Supplement, per il quale scrive
    articoli e recensioni
  • 1918 Legge il manoscritto dellUlisse di Joyce
  • 1923 Pubblica Mr Bennett and Mrs Brown
  • 1925 Esce una raccolta di saggi, The Common
    Reader.

64
To the Lighthouse Ideazione
(Citazioni tratte dal Diario di una
scrittrice) Giovedì 14 maggio 1925 Ora sono
tutta tesa verso il desiderio di abbandonare il
giornalismo e mettermi al lavoro su To the
Lighthouse. Sarà piuttosto corto vi sarà un
ritratto completo di papà e della mamma e poi
St. Ives e linfanzia e tutte le solite cose
che cerco di metterci dentro vita, morte, ecc.
Ma il centro è il personaggio di papà, seduto in
barca, che recita Noi perimmo, ciascuno era
solo, mentre schiaccia uno sgombro morente (p.
119).
65
To the Lighthouse Ideazione
Domenica 14 giugno 1925 Ho escogitato, forse
anche troppo chiaramente, tutto To the
Lighthouse (p. 121) Sabato 27 giugno 1925
Mentre cerco di scrivere, continuo a costruire
To the Lighthouse per tutto il libro si deve
sentire il mare. Ho lidea di inventare un nome
nuovo per i miei libri, che sostituisca
romanzo. Un nuovo di Virginia Woolf. Ma che
cosa? Elegia? (p. 123)
66
To the Lighthouse Ideazione
Lunedì 20 luglio 1925 ho un desiderio
superstizioso di cominciare To the Lighthouse il
primo giorno a Monks House. Credo che lo finirò
nei due mesi laggiù. La parola sentimentale mi
sta sullo stomaco Ma questo tema potrebbe
essere anche sentimentale padre madre bambina in
giardino la morte la gita in barca al faro.
Credo però che una volta cominciato lo arricchirò
di mille cose diverse lo addenserò gli darò
fronde e radici che ora non distinguo. Potrebbe
contenere tutti i personaggi riassunti e la
fanciullezza e poi questa cosa impersonale, che
gli amici mi sfidano a raggiungere, il
trascorrere del tempo e la conseguente soluzione
di continuità nel mio disegno. Quel passaggio
(immagino il libro in tre parti 1. alla finestra
del salotto 2. sette anni trascorsi 3. il
viaggio) minteressa moltissimo (p.
123-24) Giovedì 30 luglio 1925 Penso di poter
fare qualcosa, in To the Lighthouse, per
analizzare le emozioni con finezza ancora
maggiore. Penso di lavorare in quella direzione
(p. 125)
67
To the Lighthouse Stesura
Sabato 5 settembre 1925 Ho dato ugualmente un
avvio rapido e rigoglioso a To the Lighthouse
ventidue pagine di fila in meno di due settimane
(p. 125) Martedì 23 febbraio 1926 Sono
sbattuta come una vecchia bandiera dal mio
romanzo To the Lighthouse. adesso scrivo più
rapida di quanto ho scritto in tutta la mia vita
Credo sia la prova che mi trovo sulla strada
giusta Ci vivo dentro, e risalgo alla
superficie piuttosto confusamente, spesso
incapace a quel che devo dire È che sento di
poter buttare fuori tutto, ora e tutto è un
affollarsi, un peso, una confusione nella mente
(pp. 129-30)
68
To the Lighthouse Stesura
Venerdì 30 aprile 1926 Ieri ho terminato
lultima parte di To the Lighthouse, e oggi ho
cominciato la seconda. Non so come metterla
insieme, ecco il pezzo più difficile e astratto
devo rappresentare una casa vuota, nessun
personaggio umano, il passare del tempo, tutto
senzocchi e senza lineamenti, nessun punto
dappoggio Quando nel leggo un pezzetto mi
sembra baldanzoso va condensato, ma non molto di
più (pp. 133-34) Martedì 25 maggio 1926 Ho
finito buttato giù la seconda parte di To the
Lighthouse (p. 134) Venerdì 3 settembre 1926
Il romanzo è in vista della fine, ma questa,
misteriosamente, non savvicina. Scrivo di Lily
sul prato ma se si tratti della sua ultima
apparizione, questo non lo so. In questo
momento sono alla ricerca di un finale. Il
problema è come avvicinare Lily e il signor R. e
creare una comunanza di interessi alla fine. Mi
gingillo con varie idee (p. 146)
69
To the Lighthouse Revisione e pubblicazione
Lunedì 13 settembre 1926 Oh che sollievo
svegliarsi e pensare è fatta sollievo e
delusione, suppongo. Sto parlando di To the
Lighthouse (p. 148) Martedì 23 novembre 1926
Sto rifacendo sei pagine al giorno di To the
Lighthouse. La mia opinione attuale è che sia
di gran lunga il migliore dei miei libri (p.
150) Venerdì 14 gennaio 1927 Ho terminato in
questo momento la sfacchinata finale. Ora è
completo e pronto per la lettura di Leonard,
lunedì prossimo. Così lho scritto in un anno
meno qualche giorno e ringrazio il cielo di
esserne fuori di nuovo. Dal 25 ottobre non ho
fatto che rivederlo e ricopiarlo (certe parti
fino a tre volte) e senza dubbio dovrei lavorarci
ancora ma non ci riesco. Lo sento come un libro
duro e muscoloso (p. 151)
70
To the Lighthouse Revisione e pubblicazione
Domenica 23 gennaio 1927 Be, Leonard ha letto
To the Lighthouse e dice che è di gran lunga il
mio miglior libro e che è un capolavoro (p.
151) Domenica 1 maggio 1927 E poi ricordo che
il mio libro sta per uscire (p. 155) Giovedì 5
maggio 1927 Uscito il libro (p. 155)
71
To the Lighthouse Autobiografismo
28 novembre 1928 Compleanno di papà. Avrebbe
avuto 96 anni, sì, 96 anni oggi e avrebbe potuto
avere 96 anni come altre persone che abbiamo
conosciuto ma per fortuna non è stato così. La
sua vita avrebbe distrutto completamente la mia.
Che sarebbe avvenuto? Niente scrivere, niente
libri inconcepibile. Una volta pensavo ogni
giorno a lui e alla mamma ma scrivere To the
Lighthouse li ha placati nel mio spirito. Ed ora
egli torna, a volte, ma in un modo diverso.
(Credo che sia vero che io fossi morbosamente
ossessionata da entrambi, e che scrivere di loro
fosse un atto necessario). Ora ritorna piuttosto
come un contemporaneo (p. 188).
72
To the Lighthouse Autobiografismo
Lettera di Vanessa, 11 mag. 1927 A me sembra
che tu abbia tracciato un ritratto della mamma
che le somiglia più di quanto avrei creduto
possibile. È quasi doloroso vedersela risuscitare
davanti. Sei riuscita a far sentire la
straordinaria bellezza del suo carattere . È
stato come incontrarla di nuovo, ormai adulti e
su un piano di parità. Essere riuscita a vederla
in questo modo a me sembra unimpresa creativa
che ha del miracoloso . Limmagine che dai di
lei sta in piedi da sola e non solo perché evoca
ricordi. Mi sento eccitata e turbata e trascinata
in un altro mondo come lo si è solo da una grande
opera darte. Diario, Lunedì 16 maggio 1927
Nessa entusiasta uno spettacolo sublime, quasi
sconvolgente. Dice che è un sorprendente ritratto
della mamma io una suprema ritrattista ci ha
vissuto dentro la risurrezione dei morti le è
parsa quasi dolorosa (p. 156)
73
Auerbach, Mimesis (dallultimo cap. Il
calzerotto marrone)
Dalla nostra analisi del brano risultano alcune
caratteristiche di stile che vogliamo precisare.
Lautore, quale narratore di fatti obiettivi,
passa quasi completamente in secondo piano quasi
tutto ciò che è detto, è il riflesso nella
coscienza dei personaggi. Non veniamo neanche
a conoscere quello che la Woolf sa del carattere
della signora Ramsay, ma il riflesso di questo su
diversi personaggi sul signor Bankes, sulla
gente che fa congetture su di lei. Cosicché non
sembra esistere fuori dal romanzo stesso nessun
punto dal quale vengono osservati gli uomini e
gli avvenimenti e neanche una realtà obiettiva
diversa da quella soggettiva della coscienza dei
personaggi (317-18).
74
Auerbach, Mimesis (dallultimo cap. Il
calzerotto marrone)
Caratteristica fondamentale della maniera di
Virginia Woolf è che essa non tratta soltanto di
un solo oggetto e delle impressioni del mondo
esterno sulla coscienza di questo, ma di molti
soggetti, che cambiano spesso. In questo senso
appaiono nel nostro capoverso la signora Ramsay,
people, il signor Bankes, ogni tanto per pochi
attimi James, la domestica svizzera di riflesso e
i senza nome che fanno le loro supposizioni sulla
lacrima. Dalla molteplicità dei soggetti si
deduce che si tratta dellesplorazione di una
realtà obiettiva e precisamente qui della vera
signora Ramsay.
75
Auerbach, Mimesis (dallultimo cap. Il
calzerotto marrone)
Questa, a dir vero, è un mistero e lo resta per
principio, ma viene quasi accerchiata dalle varie
coscienze (compresa la sua) convergenti su di
lei si tenta di avvicinarla da molte parti
fino al limite concesso alle possibilità umane
della conoscenza e dellespressione. Lintento di
avvicinarsi a una vera realtà obiettiva con
laiuto di molte impressioni soggettive avute da
molte persone (e in momenti diversi), è una
caratteristica essenziale del procedimento
moderno qui trattato (319-20).
76
Auerbach, Mimesis (dallultimo cap. Il
calzerotto marrone)
In modo sorprendente, del tutto insolito in
epoche precedenti, il contrasto risalta così fra
la breve spanna di tempo dellazione esteriore e
la ricchezza dei fatti interiori comprendenti un
mondo intero. Le caratteristiche nuove del
procedimento sono queste un movente occasionale
che provoca i movimenti interiori unespressione
naturale dei medesimi nella loro libertà non
limitata da nessuna intenzione, senza un preciso
indirizzo del pensiero il dar spicco al
contrasto fra tempo esteriore e interiore.
77
Auerbach, Mimesis (dallultimo cap. Il
calzerotto marrone)
Tutte e tre queste caratteristiche hanno
qualche cosa in comune, in quanto tradiscono
latteggiamento dello scrittore questi si
abbandona a un caso qualunque della realtà in
misura molto maggiore di quanto fosse avvenuto
prima nelle opere realistiche, e anche se, come
naturale, egli ordina e stilizza il materiale che
la realtà gli offre, ciò non succede in modo
razionale e con lintenzione di portare a
compimento secondo un piano preordinato una
concatenazione di fatti esteriori (321-22).
78
Auerbach, Mimesis (dallultimo cap. Il
calzerotto marrone)
Ambedue le digressioni sono tentativi di
cogliere una realtà più vera, più reale mentre
il fatto che le provoca sembra del tutto
occasionale ed è povero di contenuto.
Comunque è di importanza decisiva che un fatto
esteriore insignificante provochi immagini o
serie di immagini che si allontanano da esso per
muoversi liberamente nella profondità del tempo.
La tecnica particolare di Virginia Woolf,
come risulta dal nostro testo, consiste in ciò,
che la realtà esteriore obiettiva, rappresentata
direttamente dallautore, e che appare come un
fatto sicuro, il misurare il calzerotto, non è
che un movente, anche se non del tutto
occasionale importante è solo quanto da esso è
provocato, che non è visto direttamente, ma di
riflesso, e che non è legato al filo dellazione
esteriore (324-25).
79
V. Woolf, Modern Fiction (1919)
  • In questo saggio, V. Woolf In cui critica la
    generazione dei romanzieri inglesi immediatamente
    precedenti (gli edoardiani), che definisce
    materialisti
  • Si riferisce in particolare a Bennett, Wells e
    Galsworthy
  • In generale, manifesta lesigenza di segnare una
    svolta, di rinnovare gli strumenti espressivi e
    di tendere verso nuovi obiettivi artistici (cfr.
    anche Bennett e Mrs Brown, 1923).

80
V. Woolf, Modern Fiction (1919)
La vita sfugge Life escapes e senza la vita
nullaltro vale la pena. Servirci di questa
figura retorica equivale a una confessione
dinsicurezza ma la questione migliora di poco se
parliamo, come in genere fanno i critici, di
realtà. Pur riconoscendo lincertezza in cui si
dibatte la critica letteraria, vogliamo
arrischiarci a sostenere che il romanzo oggi più
in voga elude anziché cogliere la cosa che
cerchiamo the thing we seek. Vita o spirito,
verità o realtà life or spirit, truth or
reality, chiamiamola come si vuole, questa cosa,
che è essenziale this, the essential thing, si
è dissolta o è andata troppo oltre, e rifiuta di
lasciarsi ancora imbrigliare nella veste inadatta
che sola sappiamo fornirle.
81
V. Woolf, Modern Fiction (1919)
Gran parte dellenorme fatica compiuta per
dimostrare la solidità, la verosimiglianza del
racconto the solidity, the likeness to life è
non solo fatica sprecata, ma fatica inutile al
punto da oscurare e annullare la luminosità
dellidea originale. E come se lo scrittore
fosse costretto a provvedere allintreccio,
alla commedia, alla tragedia, alla storia damore
e a unatmosfera di probabilità capace di
imbalsamare linsieme in modo tanto perfetto che,
se tutti i personaggi dovessero acquistare vita,
si troverebbero vestiti fino allultimo dettaglio
secondo la moda del momento. Il tiranno è
ubbidito il romanzo scritto a regola darte. Ma
a volte, sempre più spesso col passar del tempo,
mentre le pagine si riempiono veloci nel solito
modo, intuiamo un dubbio fugace, uno spasimo di
ribellione. E così la vita? E così che devono
essere i romanzi?.
82
V. Woolf, Modern Fiction (1919)
Fermatevi a osservarla la vita è molto diversa
da così life, it seems, is very far from being
like this. Esaminate per un momento una mente
qualsiasi in un giorno qualsiasi. Riceve una
miriade di impressioni banali, fantastiche,
evanescenti o incise con lacutezza di una punta
dacciaio, che piovono da ogni parte, come un
diluvio incessante di atomi an incessant shower
of innumerable atoms e mentre cadono, mentre
assumono la forma di vita del lunedì o del
martedì, laccento si posa in modo sempre
differente il momento essenziale the moment of
importance non si è verificato qui, ma lì.
83
V. Woolf, Modern Fiction (1919)
Col risultato che se lo scrittore fosse un uomo
libero e non uno schiavo, se potesse scrivere
quel che vuole e non quel che deve, se potesse
basare la sua opera su quel che sente e non sulle
convenzioni, non ci sarebbe intreccio, non ci
sarebbe commedia, tragedia, storia damore o
catastrofe nel consueto stile La vita non è
una serie di lanterne disposte in modo
simmetrico la vita è un alone luminoso, un
involucro trasparente life is a luminous halo, a
semi-transparent envelope che ci avviluppa da
quando cominciamo ad aver coscienza fino alla
fine
84
V. Woolf, Modern Fiction (1919)
Ci sembra pressappoco questa la definizione
della qualità che distingue lopera di molti
giovani scrittori, tra i quali James Joyce è il
più bravo the most notable, da quella dei loro
predecessori. Costoro cercano di avvicinarsi di
più alla vita e di conservare con maggiore
sincerità e precisione ciò che li interessa e li
emoziona anche se, per farlo, debbono respingere
molte delle convenzioni comunemente accettate da
un romanziere. Registriamo quindi gli atomi
mentre cadono sulla mente nellordine in cui
cadono, tracciamo il disegno, per quanto
sconnesso e incoerente in apparenza, che ogni
visione, ogni avvenimento segna sulla coscienza.
Rifiutiamoci di dar per scontato che ci sia più
vita that life exists more fully in quanto è
generalmente ritenuto grandioso che in quanto è
generalmente ritenuto modesto.
85
V. Woolf, Modern Fiction (1919)
Per i moderni quello, il punto dinteresse
that, the point of interest, molto
probabilmente risiede nei meandri oscuri della
psicologia. Subito laccento cade in modo un po
diverso si pone lenf
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