Sociologia della malattia cap.1, parr. 3-4 - PowerPoint PPT Presentation

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Sociologia della malattia cap.1, parr. 3-4

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Sociologia della malattia cap.1, parr. 3-4 Antonio Maturo Malattia come metafora Vocabolo che, a modo suo, prende il posto di un altro lemma [ ] Stare al posto di ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Sociologia della malattia cap.1, parr. 3-4


1
Sociologia della malattiacap.1, parr. 3-4
  • Antonio Maturo

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Malattia come metafora
  • Vocabolo che, a modo suo, prende il posto di un
    altro lemma Stare al posto di unaltra cosa
    Spiegare ricorrendo ad immagini intermedie
    Dire a, onde chiarire b Cipolla 1997 1736.

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Malattia come metafora
  • Le metafore servono, eminentemente, per due cose
    come ornamento e come modalità attraverso cui
    conoscere meglio un fenomeno (sovente tali
    aspetti si presentano contemporaneamente).
  • Loggetto metaforizzato viene conosciuto meglio
    (o di più) perché viene letto attraverso un
    secondo codice.

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Malattia come metafora
  • Visto che le metafore sono in grado di assolvere
    ad una funzione cognitiva, esse sono spesso usate
    con scopi esplicativi.
  • Si pensi a quando il medico ci dice che il nostro
    organismo si ribella a un certo stile di vita
    oppure che la febbre indica la lotta che il
    nostro organismo ha intrapreso contro una
    malattia, o ancora lidea di essere invasi da
    agenti patogeni.

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Susan Sontag
  • Sontag ha scritto Malattia come metafora e LAids
    e le sue metafore
  • La mia tesi è che la malattia non è una
    metafora, che la maniera più corretta di
    considerarla e la maniera più sana di essere
    malati è quella più libera e aliena da pensieri
    metaforici.

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Susan Sontag
  • La tesi della Sontag, dunque, è che le metafore
    possono servire a conoscere, ma anche a
    misconoscere.
  • E per questo ella si prefigge lo scopo di
    sottrarre senso.

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Susan Sontag
  • Le metafore e i miti, ne ero convinta,
    uccidono (per esempio rendono i pazienti timorosi
    senza ragione contro misure efficaci come la
    chemioterapia e incoraggiano fiducia infondata
    verso cure del tutto inutili come le diete e la
    psicoterapia) Sontag 2002b 101.
  • Teorema di Thomas Se gli uomini definiscono
    reali certe situazioni, esse saranno reali nelle
    loro conseguenze.

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Susan Sontag
  • mi auguravo di indurli a considerare il cancro
    come se fosse solo una malattia, molto seria, ma
    pur sempre una malattia. Un fenomeno privo di
    significato. E non necessariamente una condanna
    a morte (una delle mistificazioni è cancro
    morte) Sontag 2002a 102.

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Susan Sontag
  • La tbc, nellottocento, veniva considerata come
    segno di raffinatezza e sensibilità, almeno nella
    letteratura. Ma, sostiene Sontag, a fine
    ottocento tale mentalità contagiò anche la moda e
    la rappresentazione del corpo giusto
  • A poco a poco, laspetto tubercolotico, che
    simboleggiava una seducente vulnerabilità, una
    sensualità superiore, divenne sempre più
    laspetto ideale della donna
  • Niente di nuovo, comunque, se pensiamo ad alcune
    indossatrici e modelle di oggi.

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Susan Sontag
  • il meccanismo perverso (patologico) che Sontag
    stigmatizza nella metaforizzazione della malattia
    è questo si attribuisce alla malattia x un
    significato z, per estensione si ascrive al
    malato k (della malattia x) il significato z.
  • La malattia così non denota più uno stato
    psico-fisico, ma è connotata da uno stato morale
    per lo più negativo.
  • Il passo successivo consiste nel trasferire la
    malattia e le sue connotazioni ad altri ambiti
    semantici.

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Gli appestati sono sempre gli altri
  • La malattia viene sempre da altrove Si pensi
    alla sifilide nel XVI secolo mal francese per
    gli italiani, mal napoletano per i fiorentini,
    mal spagnolo per francesi e italiani, mal
    cinese per i giapponesi.

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Dimensioni di disabilità
  • Una delle critiche ricorrenti allanalisi del
    rapporto medico-paziente che Parsons sviluppa nel
    decimo capitolo de Il sistema sociale, è quella
    indirizzata alla sua concezione del malato come
    acuto, un individuo quindi che riveste un ruolo
    temporaneo rispetto allesistenza normale,

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Tre approcci alla disabilità
  • La prima, di stampo parsonsiano, vede la
    disabilità come menomazione.
  • Il disabile è un cantastorie ferito, un
    narratore ferito
  • Modello che propongono gli attivisti politici
    concezione radicale

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Disabilità come menomazione.
  • La disabilità è leffetto di una malattia che ha
    conseguenze sociali. Ad esempio riduce le
    possibilità di azione economica (produttiva)
    dellattore sociale. Tale visione coincide con
    unosservazione bio-medica del fenomeno,

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Narrazioni del disabile
  • Dallaspetto pragmatico ci si volge allaspetto
    semantico. Ciò che interessa sono le narrazioni
    del disabile. Il modo attraverso cui il disabile
    fornisce senso alla sua condizione.
    Lautoriflessività del disabile può permettergli
    di scoprire dimensioni nascoste della sua
    personalità.

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Prospettiva critica
  • Esso emerge come critica radicale al modello
    parsonsiano e come allargamento, dal micro al
    macro, del modello ermeneutico-fenomenologico.
  • Essi criticano fortemente le definizioni
    istituzionali di disabilità
  • Tali concezioni di disabilità si dipanano lungo
    una catena causale che vede allorigine una
    menomazione fisica che sfocia, dopo una serie di
    passaggi, nel ruolo sociale del disabile (o
    dellhandicap), un ruolo caratterizzato da una
    mancanza la mancanza della normalità.

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Prospettiva critica
  • Gli attivisti politici sostengono che tale
    prospettiva, quella OMS-IOM, sia troppo centrata
    sugli aspetti medici e sia quindi molto sanitaria
    e poco sociale.
  • La disabilità per contro sarebbe una risultante
    di rappresentazioni sociali e conseguenti inique
    forme allocative di risorse economiche
    nellorganizzazione dei servizi.
  • In sintesi, i disabili sarebbero normali,
    essendo la loro disabilità una costruzione/imposiz
    ione della società. Ergo ad essere disabile è la
    società.
  • La disabilità non ha quindi a che fare con il
    corpo, ma con pratiche di discriminazione
    sociale.

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Critiche
  • Bury 2005 rivolge alle varie correnti di
    pensiero critiche plausibili
  • non vi è coincidenza tra malattia cronica e
    disabilità
  • spesso i disabili non hanno le capacità per
    vivere il loro stato come unoccasione per
    ristrutturare il proprio io in termini
    creativi
  • spesso i disabili non hanno la forza per proporsi
    come attivisti politici
  • giustissimo considerare i processi di costruzione
    sociale della realtà, tuttavia i corpi esistono
    e, soprattutto quando non funzionano, si fanno
    sentire.
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