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Gli intellettuali nella societ

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Title: Gli intellettuali nella societ


1
Gli intellettuali nella società in Rete. Tra
lavoro cognitivo, molecolarizzazione e nuovi
ruoli pubblici (parte III)
  • A cura di
  • Francesco Antonelli

2
Obiettivi e contenuti della lezione
  1. Intellettuali e Società il primo dibattito
    sociologico sugli intellettuali (parte II).

3
Intellettuali e Società il primo dibattito
sociologico sugli intellettuali (parte II)
4
I temi
  • Nel primo dibattito sociologico, il rapporto
  • Intellettuali\Società è esplorato nelle seguenti
  • dimensioni
  • Rapporto con la Politica, la Sfera pubblica, lo
    statuto del sapere scientifico
  • Rapporto con le strutture organizzative
    (politiche, amministrative ed economiche)
  • Rapporto con le altre classi sociali e
    auto-coscienza di classe\ceto\gruppo.

5
Gli autori e larticolazione tematica
  • Dallintreccio di questi interessi si snoda il
    discorso e le analisi dei seguenti studiosi
    (sociologi o che sviluppano una sensibilità
    sociologica) nel primo 900
  • Weber specializzazione, professionalizzazione e
    questioni assiologiche nellattività
    intellettuale.
  • Mannheim, Benjamin, Benda disancoramento e
    reincorporazione sociale ed ideologica degli
    intellettuali.
  • Gramsci, Schumpeter intellettuali, classi,
    movimenti, consenso e conflitto.
  • NB tutti si trovano di fronte alla sfida della
    società di massa.

6
Karl Mannheim (1893 1947)
  • Principali opere da prendere in considerazione
  • - Ideologia e Utopia (1929)
  • - Luomo e la Società in unetà di ricostruzione
    (1935).

7
Karl Mannheim (1893 1947)
  • Punti nodali
  • Rapporto tra pensiero e condizionamenti
    sociopolitici
  • Il concetto di ideologia
  • La società di massa e le sue conseguenze.

8
Karl Mannheim (1893 1947)
  • Ideologia termine introdotto da Tracy verso la
    fine del XVIII secolo per indicare lanalisi
    concernente lorigine sociale delle idee.
  • Gli ideologi criticavano lastrattezza della
    metafisica tradizionale.
  • Napoleone utilizzerà in senso dispregiativo i
    termini ideologia\ideologi.
  • Karl Marx ne Lideologia tedesca (1846) parla
    dei compiti
  • disvelanti della scienza (che sono anche
    compiti
  • politici). Essi passano anche per la
    de-mistificazione delle forme del
  • pensiero e della cultura, in quanto prodotti
    parziali e giustificativi
  • del potere e degli interessi materiali (fonte di
    falsa coscienza)

9
Karl Mannheim (1893 1947)
  • Mannheim fonda la sociologia della conoscenza
    partendo da questo contributo di Marx e
    riconoscendo la relazionalità della verità,
    linfluenza delle classi e dei rapporti di potere
    nella società, sullorigine\circolazione delle
    culture politiche
  • Contrappone Ideologia e Utopia
  • Distingue tra
  • Ideologia parziale e totale (usata in senso
    particolare o generale).
  • Crede in un Politica scientifica gli
    intellettuali, anche grazie alla
  • sociologia della conoscenza e svincolati da
    condizionamenti di
  • classe\potere hanno la possibilità e il compito
    di sviluppare un
  • pensiero libero e oggettivo (intellettuali come
    liberi sorvolatori).

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Karl Mannheim (1893 1947)
  • Ne Luomo e la società in unetà di ricostruzione
    (1935) affronta, tra laltro, la questione degli
    intellettuali (in particolare delle élites) da
    unottica più complessiva e meno astratta.
  • Le tendenze fondamentali della società
    contemporanea sono
  • Democratizzazione massificazione (conflitti
    crescenti)
  • Interdipendenza delle attività sociali
    (centralizzazione)
  • Dunque, industrializzazione e massificazione
    spinte ad un punto di rottura.
  • Lurto tra queste due tendenze genera una
    situazione di instabilità e lotta tra élites
    (gruppi dirigenti) mentre il campo culturale e
    del consenso oscilla in modo via via più forte
    tra spinte iper-razionaliste e irrazionaliste.

11
Karl Mannheim (1893 1947)
  • La teoria delle élites di Mannheim
  • Le élites possono essere classificate in base
  • allattività (criterio classico) o alla
    funzione
  • In base alla funzione, le élites possono essere
  • Integrative (cioè organizzative, come politici e
    managers)
  • Sublimative (volte a reindirizzare le energie
    pulsionali delle masse, è il caso di leaders
    religiosi, morali, intellettuali).
  • Ogni campo sociale alle sue élites integrative e
    sublimative se prevale la componente
    organizzativa, prevale il primo tipo di élite se
    prevale la componente libero\creativa\spirituale,
    il secondo.

12
Karl Mannheim (1893 1947)
  • La teoria delle élites di Mannheim (segue)
  • Rispetto al processo di formazione delle élites,
    in particolare quelle intellettuali\sublimative,
    M. osserva, nella società di massa, il
    dispiegarsi di 4 processi chiave che determinano
    la crisi di questi gruppi
  • a) Aumento del numero di élites intellettuali,
    con diminuzione della loro influenza e
    lestendersi della proletarizzazione
  • b) Perdita della esclusività del ruolo, con il
    venir meno della funzione dirigente e di guida
  • c) Mutamento dei principi di selezione, che
    divengono misti (ereditarietà, censo, capacità
    che tende ad essere soffocato)
  • d) Mutamento nella composizione lintreccio tra
    elementi mobili (non radicati in una classe
    dominante\contesto locale) e elementi autoctoni
    (radicati nelle strutture di potere locali) viene
    meno. Separazione tra le due categorie con
    conseguente balcanizzazione ed auto-referenzialità
    .

13
Karl Mannheim (1893 1947)
  • Le conseguenze dei processi visti sin qui,
    comprese le nuove dinamiche di formazione delle
    élites intellettuali, determinano la crisi della
    società liberale ma degli ideali democratici
  • Per uscire dalla crisi è necessario passare alla
    pianificazione democratica
  • La pianificazione democratica avrà successo solo
    se crescerà la consapevolezza culturale delle
    masse, diffondendo la razionalità sostanziale.

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Walter Benjamin (1892 1940)
  • Opera che prenderemo in considerazione
  • - Lopera darte nellepoca della sua
    riproducibilità
  • tecnica (1936).

15
Walter Benjamin (1892 1940)
  • Egli è un anti-dialettico e anti-storicista
    (Storiadiscontinuità), profondamente influenzato
    e in rapporto, tormentato, con il pensiero
    messianico ebraico e con il marxismo
  • Ne Lopera darte sostiene che
  • Larte va studiata materialisticamente, sia
    sotto il profilo dei suoi modi di produzione sia
    da quello della sua percezione
  • La comparsa di mezzi che rendono possibile la
    copia e la mercificazione dellopera darte, gli
    strappano laura e lesclusività (prevale il
    valore espositivo)
  • Questo è ancora più forte e decisivo nel caso del
    Film e della fotografia, opere strutturalmente
    fondate sulleliminazione dellaura.

16
Walter Benjamin (1892 1940)
  • Tutto questo affonda le sue radici nella
    massificazione della società e nellesigenza di
    avvicinare masse ed arte
  • Proletarizzazione e massificazione dellarte sono
    le due facce di una stessa medaglia, espressa
    nellestetizzazione della politica, espressa dal
    fascismo
  • Così, Ne LOpera Benjamin è tra i primissimi a
    parlare dellindustria culturale e del suo
    rapporto con la società di massa e, dunque, della
    proletarizzazione degli intellettuali (al pari
    degli altri uomini).

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Julien Benda (1867 1956)
  • Opere che prenderemo in considerazione
  • - LOrdinazione (Romanzo del 1912)
  • - Il Tradimento dei Chierici (1927).

18
Julien Benda (1867 1956)
  • Le sue posizioni nel TradimentoSono vicine, in
    parte, a quelle di Benedetto Croce intendo
    etimologicamente il Tradimento, come trasmettere
    oltre
  • Nel Tradimento
  • Definisce gli intellettuali come una vera e
    propria classe sociale "le attività (degli
    intellettuali, N.d.A.) già dalla loro essenza non
    sono dirette a fini pratici persone, che cercano
    soddisfazione in arte, scienza o speculazione
    metafisica -, in breve, nel possesso di beni
    immateriali
  • Egli recupera il significato e luso del termine
    Chierico, come modello di uomo di lettere e di
    intelletto ideale, poiché
  • Tiene separata la Politica dalla sua attività
  • Persegue valori eterni
  • È una guida spirituale della Società.

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Julien Benda (1867 1956)
  • Il moderno intellettuale, al contrario, è
    asservito alla Politica e insegue passioni
    mondane
  • Egli celebra e coltiva (negli anni 20 e 30), la
    nuova mistica irrazionale della Nazione, della
    Razza e della Classe, miti unicamente centrati
    sulla vitalistica e materialistica esaltazione
    dellUomo
  • Occorre una metanoia dellintellettuale e una sua
    nuova e autentica spiritualità (erasmiana).

20
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Opere che prenderemo in considerazione
  • - I Quaderni del carcere (scritti dal 1929 al
    1935, non destinati alla pubblicazione editi tra
    il 1949 ed il 1951 per argomenti, a cura di
    Felice Platone. Nel 1975 Valentino Gerratana li
    ripubblica in ordine cronologico).

21
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Centralità della questione egemonica
  • Conquistare la maggioranza politica di un paese
    significa che le forze sociali che la esprimono
    dominano le altre forze sociali e dirigono la
    politica di quel paese
  • Una forza o un insieme di forze può continuare ad
    essere dominante senza essere più dirigente, cioè
    imporre la propria visione del mondo ed offrire
    soluzioni valide ai problemi della collettività
    (crisi egemonica)
  • A questo punto la Classe sociale subalterna può
    provare a costruire la propria egemonia,
    coinvolgendo anche altre forze sociali (creazione
    di un blocco sociale)
  • Il cambiamento di egemonia inizia al livello
    sovrastrutturale per poi trapassare al livello
    strutturale (la Rivoluzione investe il blocco
    totale).

22
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Per Gramsci
  • Analizzando la storia italiana e il Risorgimento
    in particolare, Gramsci rileva che l'azione della
    borghesia avrebbe potuto assumere un carattere
    rivoluzionario se avesse acquisito l'appoggio di
    vaste masse popolari, in particolare dei
    contadini (assenza dei Giacobini)
  • Prevalsero sulle spinte radicali (Mazzini,
    Garibaldi, il Partito dAzione) le forze moderate
    di Cavour, che avevano un rapporto organico con i
    loro intellettuali e riuscirono a realizzare un
    compromesso tra industriali del Nord e
    latifondisti del Sud
  • Il Risorgimento fu una rivoluzione passiva cioè
    guidata da uno Stato che si sostituisce ai gruppi
    sociali (i quali dovrebbero loro stessi essere
    dirigenti).

23
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Per Gramsci
  • Il blocco sociale dominante in Italia ha
    interessi divergenti e in perenne contrasto, ma
    vengono tenuti latenti e controllati, grazie ad
    unopportuna politica di compromesso e un
    esercizio opportuno dellegemonia
  • La chiesa cattolica ha un ruolo determinante non
    solo nel tenere unito questo blocco (senza però
    unificarlo) ma anche nel costruire lintegrazione
    tra classi dominanti e subalterne
  • La cultura laica non ha saputo sviluppare un
    pensiero e un egemonia alternativa a quella
    cattolica anzi se ne è servita (come nel caso
    dellidealismo) per riprodurre lintegrazione
    subordinata delle classi dominate e ribadire la
    separazione tra intellettuali e semplici
    (guidati da un senso comune eterodiretto dai
    sistemi egemonici dominanti).

24
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Per Gramsci
  • La filosofia della Prassi ha il compito di
    elevare i semplici dalla loro concezione del
    mondo pervasa dal senso comune (eterodiretto),
    sanando la frattura con gli intellettuali (la via
    che conduce allegemonia del proletariato passa
    per un rinnovamento della vita civile e morale
    dellItalia)
  • Il proletariato non è di per sé consapevole del
    suo ruolo e della sua funzione. Dunque occorre
    lopera di intellettuali e organizzazioni (il
    Partito moderno principe) per compiere il
    compito della filosofia della Prassi.

25
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Per Gramsci
  • Tutti gli uomini sono intellettuali ma non tutti
    svolgono funzione intellettuale
  • Gli intellettuali tradizionali erano retori e
    speculativi i nuovi intellettuali si formano
    con una base tecnica
  • Egli è un costruttore, un organizzatore, un
    persuasore che per diventare dirigente, ha
    bisogno della cultura storico-umanista (dallo
    specialista al dirigente)
  • Gli intellettuali sono una categoria che si forma
    in connessione con le classi sociali specie
    quelle dominanti -, assimila gli intellettuali
    tradizionali, è tanto più organica quanto in
    connessione con le varie classi sociali cui fa
    riferimento.

26
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Per Gramsci
  • Gli intellettuali operano tanto nella società
    civile (soggetti privati che dibattono e
    diffondono le ideologie) quanto nella società
    politica (soggetti pubblici che governano con la
    forza e con il governo giuridico)
  • Gli intellettuali organici alla classe dominante
    sono i commessi di questiultima, per lesercizio
    delle funzioni subalterne dellegemonia sociale e
    del governo politico, attraverso
  • Il consenso spontaneo (ma in realtà costruito)
    dato dalle grandi masse allindirizzo perseguito
    dalle classi dominanti
  • Lapparato di coercizione dello Stato che
    assicura legalmente la disciplina di quei gruppi
    che non consentono.

27
Antonio Gramsci (1891 1937)
  • Come lo Stato, nella società politica, unifica
    intellettuali moderni e tradizionali e ne rende
    possibile lesercizio egemonico, lo stesso deve
    fare il Partito politico, nella società civile,
    favorendo lo sviluppo dei propri intellettuali
    organici (dunque, dirigenti, funzionari,
    costruttori ideologici ecc.)
  • In Italia non vi è stato lo sviluppo di una
    cultura nazional-popolare (i due elementi sono
    disgiunti, da noi) né del romanzo autenticamente
    popolare (se non, a tratti, reazionario, come
    quello di Bresciani) né della vera critica.
    Occorre ripartire da qui per costruire una nuova
    egemonia, prendendo le distanze e criticando a
    fondo anche lidealismo crociano.

28
Joseph A. Schumpeter (1883 1950)
  • Lopera che prenderemo in considerazione è
  • Capitalismo, socialismo, democrazia. Può il
  • capitalismo sopravvivere? (1942)

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Joseph A. Schumpeter (1883 1950)
  • Sosteneva laffinità tra scienze economiche e
    scienze naturali, dunque la separazione e
    lautonomia delle prime dalle scienze sociali
  • Il Sistema economico si adatta ai fattori
    esogeni ed endogeni, tendendo allequilibrio
  • Formula una teoria dinamica del sistema
    economico, ponendo laccento sullinnovazione e
    sulla funzione imprenditoriale
  • Adotta un punto di vista elitista e nelle sue
    analisi sociali si rifà a Pareto (élites, azioni
    non-logiche) e Weber, ma si confronta e tiene in
    grande considerazione (pur criticandolo) Marx.

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Joseph A. Schumpeter (1883 1950)
  • In Capitalismocostruisce unanalisi in cui il
    piano sociologico e quello economico si
    intrecciano strettamente, grazie allassunzione
    dellinterpretazione economica della storia
    (assunzione, confronto e critica di Marx)
  • Il Capitalismo sarà superato dal Socialismo
    secondo uno sviluppo graduale che renderà
    compatibile democrazia (definita in modo
    procedurale) e Socialismo stesso - non per il suo
    fallimento ma per il suo successo
  • Fattori economici
  • Tendenze monopolistiche
  • Sostituzione dellimprenditore individuale con il
    Manager e burocratizzazione crescente
  • Ruolo crescente e determinante della
    pianificazione e dello Stato.

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Joseph A. Schumpeter (1883 1950)
  • Fattori sociali
  • La classe borghese diventerà socialmente
    superflua, proprio per lascesa del capitalismo
    manageriale
  • Sgretolarsi del consenso e della legittimità del
    capitalismo per
  • La distruzione creatrice del Capitalismo,
    porterà alla dissoluzione dei valori e del
    principio di autorità dellAncien Regime,
    necessario supporto alla stabilità sociale
    (diffusione del pensiero critico e delle libertà
    negative)
  • Il meccanismo distributivo del Capitalismo, il
    suo sistema di stratificazione e i mutamenti
    sconvolgenti che porta, creano e rafforzano un
    crescente clima di ostilità nei suoi confronti.

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Joseph A. Schumpeter (1883 1950)
  • A questo punto entra in gioco il ruolo degli
    intellettuali (definiti come quella parte dei
    lavoratori non-manuali e istruiti che svolgono
    unattività professionale di critica e
    diffusione delle idee)
  • La crescita progressiva del livello distruzione,
    crea un numero sempre crescente di potenziali
    lavoratori intellettuali ed intellettuali veri e
    propri
  • Allo stesso tempo, crea una crescente
    disoccupazione intellettuale
  • Gli intellettuali rivaleggiano, nellacquisizione
    del potere e dellinfluenza sociale con i
    borghesi.

33
Joseph A. Schumpeter (1883 1950)
  • Gli intellettuali
  • Hanno la possibilità di condensare e rendere
    esplicito limplicito clima di ostilità al
    capitalismo
  • Si alleano e tendono a dirigere la Classe
    operaia, facendo tesoro dei suoi malcontenti e
    della sua posizione di subordinazione
  • Influenzano i politici ed il loro pensiero,
    condividono con i burocrati la stessa formazione
    e mentalità anti-capitalista (la burocrazia si è
    formata prima del capitalismo).
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