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PERCORSO DIDATTICO CLIL

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PERCORSO DIDATTICO CLIL Content and language integrated learning RAGIONO DUNQUE SIAMO DISCIPLINE: FILOSOFIA, FRANCESE, INGLESE DOCENTI: PROFF. – PowerPoint PPT presentation

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Title: PERCORSO DIDATTICO CLIL


1
  • PERCORSO DIDATTICO CLIL
  • Content and language integrated learning
  • RAGIONO
  • DUNQUE
  • SIAMO
  • DISCIPLINE
  • FILOSOFIA, FRANCESE, INGLESE
  • DOCENTI
  • PROFF. BELLOMO, LINDO (filosofia), MONACO
  • ( francese), CARDINALI, STORELLI (inglese)

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  • TITOLO
  • RAGIONO
  • DUNQUE
  • SIAMO

Piet Mondrian, Tree,1912
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  • Trarre inferenze è il grande lavoro della vita
  • J. S. Mill, Sistema di logica

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  • OBIETTIVI
  • Sollecitare linteresse culturale attraverso le
    discipline filosofiche e linguistiche e
    lapprendimento integrato di lingua e contenuto
    (CLIL)
  • Rendere lapprendimento più efficace anche grazie
    alluso delle I.C.T (Information Communication
    Technology)
  • Comprendere concetti e metodo filosofico
    attraverso il testo in lingua 1 (italiano), 2
    (inglese), 3 (francese)
  • Analizzare e scomporre un testo filosofico
  • individuarne i nuclei semantici e i concetti
    chiave
  • riconoscere e apprendere a decodificare il
    lessico specifico del linguaggio filosofico
  • Cogliere la peculiarità del linguaggio filosofico
    nella sua valenza linguistica originaria
  • Favorire il ragionamento argomentativo, le
    operazioni analogiche e i processi metacognitivi
  • Educare a pensare per modelli diversi e a
    individuare alternative possibili anche in
    rapporto alla richiesta di flessibilità nel
    pensare, che nasce dalla rapidità delle attuali
    trasformazioni scientifiche e tecnologiche
  • Formare i docenti al lavoro di équipe
  • Ottimizzare la didattica disciplinare attraverso
    metodologie innovative.

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  • PIANO DI LAVORO
  • DESTINATARI alunni di quarta classe del liceo
    scientifico
  • TEMPI globale 10ore
  • Per disciplina inglese 6 ore, filosofia 10 ore,
    francese 6ore
  • LUOGHI classe, laboratorio informatico
  • SUSSIDI videoproiettore, pc portatile, e/o
    laboratorio multimediale, materiale cartaceo,
    manuali di filosofia e lingue straniere,
    internet, dizionari monolingue e tecnici, film in
    italiano con sottotitoli in lingua straniera
    (espansione)
  • DOCENTI insegnante di disciplina o di materia
    (storia e filosofia) insegnanti di lingua
    straniera (inglese e francese)
  • PREREQUISITI
  • Conoscenze generali sulle novità nel modo di
    pensare introdotte dallUmanesimo e dalla
    Rivoluzione scientifica.
  • Conoscenza di base della filosofia aristotelica,
    dei suoi principali orientamenti metafisici e
    logici, e del suo vocabolario essenziale.
  • Capacità di riflettere sulla scienza odierna e
    sulle sue caratteristiche metodologiche
    essenziali.
  • CONTENUTI (PERCORSO TEMATICO)
  • Filosofia discorsi sul metodo in Bacone e
    Cartesio
  • Inglese Instauratio Magna (Bacon), Novum Organum
    (Aforisma 95)
  • Francese Discours de la méthode, Méditations
    (Cartesio)
  • VERIFICA E VALUTAZIONE
  • test attitudinale, questionario di avvio, prove
    di verifica (attività di matching/association
    lexicale, mappe conceptuelle/lexical map, fill in
    the gaps, texte lacunaire, produzione libera)

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TEST ATTITUDINALE (Profili)CHE FILOSOFO SONO IO ?
  • POSSIAMO SAPERE LA VERITA?
  • Lo sappiamo, la ricerca della verità
    rappresenta fin dallinizio dei tempi una grande
    sfida per luomo.
  • Quando ci sembra di averla raggiunta,
    improvvisamente essa ci sfugge dalle mani
  • Ma la verità è per tutti la stessa cosa?
  • Nel corso della storia della filosofia essa ha
    assunto molti volti ed è stata identificata ora
    con la conoscenza della natura ora con quella di
    Dio, ora con lintero processo in cui si svolge
    la storia e la vita delluomo.
  • Rispondi alle domande di questo test e forse
    ti chiarirai un po le idee su che cosè per te
    la verità.

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  • I migliori strumenti per ricercare la verità
    secondo te sono
  • A. Un microscopio, un telescopio e un
    calcolatore molto potente
  • B. Una grande acutezza mentale, una grande
    conoscenza della storia universale e la capacità
    di avere una visione dinsieme
  • C. Unanima inquieta e aperta al confronto con
    la potenza assoluta di ciò che ci trascende, Dio.
  • Il luogo adatto alla ricerca e al reperimento
    della verità secondo te è
  • A. Il più aggiornato laboratorio di fisica
    applicata
  • B. La più grande biblioteca della tua città
  • C. La parte più intima dellanimo umano.
  • Quale , tra queste persone, secondo te, ha
    raggiunto la verità?
  • A. Einstein
  • B. Ogni uomo consapevole del proprio tempo

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  • La verità risiede nel
  • A. Giusto riconoscimento delloggetto di natura
    da parte dellintelletto umano che indaga
    attraverso i propri sensi e la propria
    razionalità
  • B. Processo dinamico e costante del farsi della
    realtà, sia storica sia spirituale, nella quale
    ogni singolo momento ha la propria necessità e la
    propria verità
  • C. Processo infinito e mai esauribile di
    accostamento dellanima umana a Dio, alterità
    assoluta.
  • Se, per magia, tu potessi fare un viaggio nel
    tempo prima della sua distruzione, verso quali
    antichi volumi ti volgeresti per trovare la
    verità?
  • A. Andresti subito a cercare i volumi contenenti
    gli studi astronomici degli antichi Babilonesi e
    i trattati di geometria di Euclide
  • B. Saresti attratto da tutti i volumi e
    cercheresti di leggerne uno relativo ad ogni
    disciplina per formarti un quadro completo del
    sapere di quei tempi, fondamento necessario degli
    sviluppi che hanno condotto al sapere dei nostri
    giorni
  • C. Andresti a cercare le testimonianze relative
    alla vita dei monaci che, nella solitudine dei
    deserti, cercarono di mettere la loro anima in
    contatto con Dio.

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  • Se un marziano ti chiedesse quali sono le più
    alte verità raggiunte dagli uomini sulla Terra,
    che cosa risponderesti?
  • A. Diresti che luomo è stato in grado di
    conoscere quasi completamente i misteri in cui è
    avvolto luniverso e che grazie alla scelta e
    alla tecnologia la sua vita sulla Terra è
    diventata sempre più lunga e sicura questo
    progresso, inoltre, non avrà mai fine perché
    luomo, finché vive, continua a ricercare sempre
    nuove verità attraverso luso della sua
    razionalità e dei suoi sensi
  • B. Risponderesti che luomo è giunto a
    comprendere che la verità risiede nellintero
    processo dinamico della realtà, di modo che ogni
    singolo momento e ogni singolo aspetto di ciò che
    accade sono dotati di un valore insostituibile
    per il cammino del tutto. Con il volgere delle
    epoche poi, la realtà va sempre più verso il
    proprio compimento razionale, lasciandosi alle
    spalle gli aspetti più rozzi e triviali tipici
    degli albori dello sviluppo umano
  • C. Risponderesti che la massima verità raggiunta
    dalluomo risiede nella consapevolezza della sua
    finitezza e nel riconoscere che la verità non è
    qualcosa di oggettivo e di universale che si dà
    una volta per tutte, uguale per tutti, ma che
    ognuno deve ricercare dentro di sé la propria
    verità.
  • Quando, secondo te, luomo raggiunge la verità?
  • A. Ogni volta che è in grado di acquisire una
    nuova conoscenza sperimentale fondata in
    relazione al mondo naturale che, per nostra
    fortuna in modo matematico
  • B. Quando è in grado di cogliere, anche aspetti
    apparentemente discordanti della realtà, la
    necessità del tutto e quando è in grado quindi di
    cogliere il reale come qualcosa di
    intrinsecamente razionale, riconoscendo a ogni
    piccola cosa il proprio posto
  • C. La verità è di per se stessa irraggiungibile
    perché non è una cosa, non risiede nelloggetto,
    ma piuttosto il movimento ma piuttosto il
    movimento dellanima di ogni singolo uomo che si
    apre verso il mistero della divinità vero è
    questo cammino dellanima, non il singolo uomo,
    né loggetto cercato.

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SOLUZIONI
  • La verità è la conoscenza appropriata
    delloggetto
  • (prevalenza di A)
  • Se hai risposto utilizzando la lettera A, la tua
    concezione della verità è quella legata alla
    nascita del pensiero scientifico e si identifica
    con la ricerca di una conoscenza adeguata
    delloggetto. Questa concezione, che affonda le
    sue radici nella formula medievale adaequatio rei
    et intellectus, cioè corrispondenza tra la mente
    che ricerca e loggetto indagato, fu portata al
    suo grado di maggior compiutezza dal filosofo e
    fisico italiano Galileo Galilei, che vide nel
    mondo naturale un grande libro scritto a
    caratteri matematici. Secondo questa concezione
    esiste quindi unomogeneità tra mente e oggetto,
    tra strumenti conoscitivi e realtà da conoscere
    secondo Galileo infatti luomo, attraverso luso
    dei propri sensi, guidati attraverso severi
    esperimenti e coerenti teorie matematiche, arriva
    a cogliere la verità del mondo naturale. Non ci
    sono quindi veli da squarciare, né ostacoli
    insormontabili lungo il cammino delluomo alla
    conquista della verità.
  • La verità è la totalità di ciò che è reale
  • (prevalenza di B)
  • Se hai risposto utilizzando
    prevalentemente la lettera B, la tua concezione
    della verità è molto articolata. La verità
    infatti, secondo te, non risiede né nel soggetto
    indagatore né nelloggetto indagato, ma risiede
    piuttosto nel processo di continuo superamento e
    mediazione che avviene tra i vari poli della
    realtà. Questa affascinante e un po strana
    concezione è stata introdotta nel pensiero
    occidentale dal filosofo tedesco G.W.F.Hegel, che
    considerava la realtà, nel suo insieme, come la
    manifestazione dello Spirito e della Razionalità
    nella Storia. Secondo questa

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  • Visione ogni momento dello svolgimento del
    cammino storico e spirituale delluomo, anche
    quei momenti che appaiono inutili o addirittura
    negativi, trovano una propria ragion dessere
    nello svolgimento del tutto.
  • La verità infatti, non risiede in qualcosa di
    statico e dato una volta per tutte, ma ha bisogno
    di ostacoli, superamenti e mediazioni per darsi
    al soggetto. Anche la stessa vita della
    coscienza, se non dovesse superare traversie e
    lotte, non arriverebbe mai a cogliere la verità
    delle cose, che è appunto complessa e dinamica e
    coincide con il loro processo.
  • La verità è soggettività assoluta
  • (prevalenza di C)
  • Se hai risposo utilizzando prevalentemente la
    lettera C, non pensi che la verità si trovi negli
    oggetti che fanno parte del mondo della natura,
    né tanto meno nel continuo scambio e superamento
    tra soggetto e oggetto tipico della concezione di
    Hegel. Secondo te la verità non è un oggetto, non
    si trova cioè ferma di fronte alluomo, come
    entità uguale per tutti e carpibile, afferrabile
    con diversi strumenti. Secondo te, che condividi
    con il filosofo Kierkegaard una concezione
    estrema e radicale della verità ogni singolo uomo
    deve imparare a capire che la ricerca della
    verità è una ricerca in solitudine, che ognuno
    deve fare per sé senza nessuna certezza e
    garanzia.
  • La ricerca ha inizio a partire dalla propria
    anima e consiste nella ricerca del rapporto con
    Dio, lassoluta trascendenza, ciò che per luomo
    è maggiormente incomprensibile e irraggiungibile
    ma pur tuttavia necessario. Secondo questa
    visione limportanza della ricerca della verità
    non sta tanto nel trovarla, in quanto è
    impossibile, essendo Dio totalmente altro
    dalluomo, ma nellavvicinarsi il più possibile.
    Esistono cioè dei singoli momenti nei quali si
    raggiunge il grado massimo di vicinanza con Dio.
    Luomo dunque è costantemente impegnato in un
    difficile cammino nel quale è necessario
    utilizzare non tanto la ragione, che si può
    informare solo riguardo a ciò che è uguale per
    tutti, ma la fede, cioè un salto nel buio con il
    quale ci apriamo al rapporto infinito con Dio.

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FILOSOFIANOTA BIBLIOGRAFICA
  • AAVV., Enciclopedia Garzanti di filosofia,
    Garzanti, Milano, 1981
  • BACONE F., Opere filosofiche, 2 voll., a cura di
    Enrico De Mas, Laterza,Bari, 1965
  • BARBERO, T., CLEGG, J., Programmare percorsi
    CLIL, Carocci, Roma,2005
  • CARTESIO, Meditazioni metafisiche, Rusconi
  • DESCARTES, Discorso sul metodo, Laterza, Bari
    1998
  • MASSARO D., La Comunicazione filosofica, il
    laboratorio, vol. 2, Paravia, Torino, 2003
  • ROSSI, P., Francesco Bacone. Dalla magia alla
    scienza, Einaudi, Torino,1974.
  • RUFFALDI E., Insegnare filosofia, La Nuova
    Italia, Firenze
  • SCRIBANO,E., Guida alla lettura delle Meditazioni
    metafisiche diDescartes, Latrerza, Bari 1997,
    2000²
  • UBALDO N., Antologia di Filosofia, atlante
    illustrato di filosofia, Demetra
  • Dizionario bilingue Italiano-Inglese, Mc
    Graw-Hill ZanichelliDizionario bilingue
    Italiano-Inglese, Tecnico-scientifico
    Italiano-Inglese Zanichelli
  • Dizionario bilingue français-anglais, Le Robert
    Collins, 2005

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Questionnaire
  • Pour aborder le sujet du parcours en question
    (limportance dune méthode, la raison ou la
    logique) on peut déclancher la discussion à
    travers des questions ouvertes (que pourraient
    poser le Prof de philo en italien). On ladresse
    oralement à tous et on accepte les réponses qui
    arrivent,  argumentées , si possible.
  • Les réponses significatives pourraient être
    notées par le prof ou regroupées sous forme de
    mappe conceptuelle, cela pour mieux discipliner
    la réflexion ou être reprises pour un bilan final
  • 1) Quale materia vi interessa di più  filosofia,
    inglese o francese ? Perché?
  • 2) Come discernete il vero dal falso?
  • 3) Buon senso e ragione sono la stessa cosa
    per voi?
  • 4) Siete soliti utilizzare un metodo nella vostra
    vita, nello studio per esempio?
  • 5) In genere rispettate le regole? Se no, perché?
  • 6) Cosa è per voi la logica?
  • 7) Di solito nel ragionamento, procedete per
    gradi dal semplice al complesso?
  • 8) Sapete cosè uninferenza? E un sillogismo?
  • 9) Che tipo di approccio avete nella conoscenza?
    (Deduzione, induzione, ipotesi, intuizione,
    percezione)
  • 10) Di solito, nel ragionamento, procedete per
    gradi dal semplice al complesso?
  • 11) Pensate che gli esempi siano importanti per
    sostenere le idee o il ragionamento?
  • 12) Siete prevenuti nel giudizio?
  • 13) Credete che il pensiero si possa educare?

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IN FILOSOFIA
Problema possiamo sapere la verità? quale metodo
deve seguire la scienza? é possibile evitare gli
errori del ragionamento?
  • Quello del metodo (dal greco mèthodos, composto
    di metà, che indica il seguire qualcosa e hodos,
    via, strada) è il problema attorno a cui si
    svolse la riflessione di tutti i filosofi
    impegnati nella rivoluzione scientifica del XVI e
    XVII secolo.
  • La questione nasceva da una considerazione
    storica se anche personalità dotate di enorme
    intelligenza come Aristotele avevano compiuto
    errori, a volte persino grossolani, come nel caso
    dellastronomia e della medicina, è evidente che
    lo scienziato non può semplicemente fidarsi delle
    proprie capacità intellettive.
  • Deve possedere un metodo che garantisca la
    validità dei risultati.
  • Il pensiero scientifico deve quindi strutturarsi
    secondo procedure sue proprie diverse da quelle
    usuali nella vita quotidiana.

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La tesi di Bacone
  • Contro la filosofia delle parole, che
    costituisce lintera tradizione di pensiero,
    propone una nuova filosofia delle opere.
  • Mentre nel passato si considerava sapiente chi
    riusciva, con armi puramente retoriche, a
    superare dialetticamente un avversario, ora il
    confronto deve essere posto con la natura.
  • Ha diritto al nome di filosofo colui che riesce
    sulla base della sua dottrina a trasformare il
    mondo in modo utile e socialmente positivo.
  • Alla nuova funzione del sapere corrisponde il
    rifiuto del metodo deduttivo, che considera la
    verità una conseguenza di affermazioni
    precedenti, e lassunzione del metodo induttivo,
    lunico veramente scientifico perché basato su
    statistiche osservative.
  • Ma la fallacia dellintelletto dipende spesso
    dalla presenza in esso di inconsapevoli credenze,
    pregiudizi, e preconcetti, che condizionano
    lacquisizione del nuovo sapere.
  • Il primo passo per eliminarle consiste nella
    loro individuazione.

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La tesi di Cartesio
  • Diversa dalla proposta da Bacone, e ben lontana
    dalla comune opinione, è lidea di Cartesio che
    la ricerca scientifica debba essere assolutamente
    disinteressata, ossia indifferente a qualsivoglia
    utilità o interesse sociale.
  • Ma quando unaffermazione può dirsi vera?
  • Quando si presenta alla nostra intuizione come
    idea che ha tutti i caratteri dellevidenza, e,
    pertanto è da assumersi come postulato di un
    ragionamento deduttivo.
  • Cogito, ergo sum, penso (dubito), dunque sono
    semplice e apparentemente banale, è il punto di
    partenza della conoscenza certa che, procedendo
    per inferenze corrette, dimostra la realtà del
    mondo dello spirito e della materia.

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FRANCIS BACON
Francis BACON
The need for an inductive system
Lawrence Dewan, On the Shoulders of the Giants,
2003
THE ADVANCEMENT OF LEARNING
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A SPIDER

produces its own substance
stands still
weaves webs
alone
observes
19
AN ANT
heaps up
collects
uses
at random
experiments
20
A BEE
transforms
gathers pollen of flowers
alters
digests
cleverly
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Aphorism 95 from Bacon's 1620 work The New
Organon, or True Directions Concerning the
Interpretation of Nature
  • Those who have handled sciences have been either
    men of experiment or men of dogmas. The men of
    experiment are like the ant, they only collect
    and use the reasoners resemble spiders, who make
    cobwebs out of their own substance. But the bee
    takes a middle course it gathers its material
    from the flowers of the garden and of the field,
    but transforms and digests it by a power of its
    own. Not unlike this is the true business of
    philosophy for it neither relies solely or
    chiefly on the powers of the mind, nor does it
    take the matter which it gathers from natural
    history and mechanical experiments and lay it up
    in the memory whole, as it finds it, but lays it
    up in the understanding altered and digested.
    Therefore from a closer and purer league between
    these two faculties, the experimental and the
    rational (such as has never yet been made), much
    may be hoped.

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MATCH WORDS WITH DEFINITIONS
  • INDUCTIVE METHOD
  • DEDUCTIVE METHOD
  • SYLLOGISM
  • REACHING A CONCLUSION FROM TWO STATEMENTS
  • REACHING A CONCLUSION BY REASONING FROM GENERAL
    LAWS TO A PARTICULAR CASE
  • OBTAINING OR DISCOVERING GENERAL LAWS FROM
    PARTICULAR FACTS OR EXAMPLES

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Bacon's idea is made metaphorically in his
aphorism of the ant, the spider and the bee. Can
you match the animal and the theory?
  • THE ANT
  • THE SPIDER
  • THE BEE
  • INDUCTIVE METHOD
  • SYLLOGISM
  • DEDUCTIVE METHOD

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NOW FILL IN THE GAPS USING THESE WORDSnature,
symbols, facts, inductive, pollen, webs,
contrast, bee, aphorism, ant, human, spider,
method
  • Bacon lays the grounds of . understanding in
    observation and experience, in sharp . to the
    popular Aristotelian a priori, deductive Bacon
    proposes an a posteriori, approach. Bacon's
    idea of such an approach is made metaphorically
    in his of the ant, the spider and the bee.
    Commonly used for understanding nature, the
    experiments by collecting and using. This method
    was considered to symbolize the human tendency to
    use without clearly understanding them. The
    , on the other hand, does not experiment but
    produces from its own substance, symbolizing
    the tendency to formulate ideas and facts by
    thought alone. The method most significant for
    understanding is that of the bee which gathers
    of the flower, transforms it through its own
    efforts, allowing the to make a different use
    of it. Bacon believed we must observe and collect
    experiences, analyze exactly what we know, and
    then act on the most reliable facts.

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NOW CHECK
  • Bacon lays the grounds of human understanding in
    observation and experience, in sharp contrast to
    the popular Aristotelian a priori, deductive
    method. Bacon proposes an a posteriori, inductive
    approach. Bacon's idea of such an approach is
    made metaphorically in his aphorism of the ant,
    the spider and the bee. Commonly used symbols for
    understanding nature, the ant experiments by
    collecting and using. This method was considered
    to symbolize the human tendency to use facts
    without clearly understanding them. The spider,
    on the other hand, does not experiment but
    produces webs from its own substance, symbolizing
    the tendency to formulate ideas and facts by
    thought alone. The method most significant for
    understanding nature is that of the bee which
    gathers pollen of the flower, transforms it
    through its own efforts, allowing the bee to make
    a different use of it. Bacon believed we must
    observe and collect experiences, analyze exactly
    what we know, and then act on the most reliable
    facts.

26
FILL IN THE GRID
NOUNS VERBS
SPIDER
ANT
BEE
27
NOW CHECK
NOUNS VERBS
SPIDER REASONER COBWEB SUBSTANCE MAKE
ANT EXPERIMENT COLLECT USE
BEE FLOWER GARDEN FIELD POWER GATHER LAY UP TRANSFORM DIGEST
28
THE DOCTRINE OF IDOLS
  • The idols and false notions which are now in
    possession of the human understanding, and have
    taken deep root therein, not only so beset men's
    minds that truth can hardly find entrance, but
    even after entrance is obtained, they will again
    in the very instauration of the sciences meet and
    trouble us, unless men being forewarned of the
    danger fortify themselves as far as may be
    against their assaults.
  • XXXIX
  • There are four classes of Idols which beset men's
    minds. To these for distinction's sake I have
    assigned names, calling the first class Idols of
    the Tribe the second, Idols of the Cave the
    third, Idols of the Market Place the fourth,
    Idols of the Theater.
  • XLI
  • The Idols of the Tribe have their foundation in
    human nature itself, and in the tribe or race of
    men. For it is a false assertion that the sense
    of man is the measure of things. On the contrary,
    all perceptions as well of the sense as of the
    mind are according to the measure of the
    individual and not according to the measure of
    the universe. And the human understanding is like
    a false mirror, which, receiving rays
    irregularly, distorts and discolors the nature of
    things by mingling its own nature with it.
  • XLII
  • The Idols of the Cave are the idols of the
    individual man. For everyone (besides the errors
    common to human nature in general) has a cave or
    den of his own, which refracts and discolors the
    light of nature, owing either to his own proper
    and peculiar nature or to his education and
    conversation with others or to the reading of
    books, and the authority of those whom he esteems
    and admires or to the differences of
    impressions, accordingly as they take place in a
    mind preoccupied and predisposed or in a mind
    indifferent and settled or the like. So that the
    spirit of man (according as it is meted out to
    different individuals) is in fact a thing
    variable and full of perturbation, and governed
    as it were by chance. Whence it was well observed
    by Heraclitus that men look for sciences in their
    own lesser worlds, and not in the greater or
    common world.

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  • XLIII
  • There are also Idols formed by the intercourse
    and association of men with each other, which I
    call Idols of the Market Place, on account of the
    commerce and consort of men there. For it is by
    discourse that men associate, and words are
    imposed according to the apprehension of the
    vulgar. And therefore the ill and unfit choice of
    words wonderfully obstructs the understanding.
    Nor do the definitions or explanations wherewith
    in some things learned men are wont to guard and
    defend themselves, by any means set the matter
    right. But words plainly force and overrule the
    understanding, and throw all into confusion, and
    lead men away into numberless empty controversies
    and idle fancies.
  • XLIV
  • Lastly, there are Idols which have immigrated
    into men's minds from the various dogmas of
    philosophies, and also from wrong laws of
    demonstration. These I call Idols of the Theater,
    because in my judgment all the received systems
    are but so many stage plays, representing worlds
    of their own creation after an unreal and scenic
    fashion. Nor is it only of the systems now in
    vogue, or only of the ancient sects and
    philosophies, that I speak for many more plays
    of the same kind may yet be composed and in like
    artificial manner set forth seeing that errors
    the most widely different have nevertheless
    causes for the most part alike. Neither again do
    I mean this only of entire systems, but also of
    many principles and axioms in science, which by
    tradition, credulity, and negligence have come to
    be received.
  • But of these several kinds of Idols I must speak
    more largely and exactly, that the understanding
    may be duly cautioned.

30
(No Transcript)
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PROVA DI VERIFICAAlunno____________
  • Per eliminare ogni ostacolo alla conoscenza
    scientifica, luomo deve liberarsi dei suoi
    pregiudizi (idòla).
  • Leggi il brano sulla dottrina degli idòla (a
    partire dallottavo capoverso) e analizzalo nel
    modo seguente
  • secondo la loro origine Bacone così definisce gli
    idoli
  • - originati dalla stessa natura umana e
    appartenenti a tutti idoli
    ...........................................
  • - provenienti dalla stessa natura umana e
    appartenenti al singolo
    idoli.........................................
    ...
  • - radicati nel cattivo uso del linguaggio

    idoli..........................
  • - derivanti dalle filosofie

    idoli...................................
    .......................
  • In che senso luomo deforma in vario modo la
    conoscenza della realtà a causa dei diversi
    idoli?
  • Sintetizzalo sulla base degli argomenti di
    Bacone
  • - idoli della tribù______________________________
    ________________________________________________
  • _________________________________________________
    __________________________________________
  • - idoli della spelonca___________________________
    ________________________________________________
  • _________________________________________________
    __________________________________________
  • - idoli del foro_________________________________
    _______________________________________________

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  • Per garantire il progresso tecnico-scientifico,
    luomo deve essere ministro interprete della
    natura.
  • Leggi a riguardo il brano indicato (i primi sette
    capoversi), completo di note, analizzalo nel modo
    seguente
  • suddividi il brano nelle sequenze relative a
  • 1. lidea baconiana di conoscenza scientifica
    della realtà
  • 2. la critica alla logica tradizionale e lunico
    efficace metodo scientifico.
  • Analizza le singole sequenze
  • sequenza 1
  • - rifletti sul modello di interpretazione della
    natura proposto da Bacone per completare i
    seguenti ragionamenti
  • 1. luomo non deve sovrapporre la natura, le
    sue convinzioni, ma_______________________________
    ______________
  • _________________________________________________
    _________________________________________________
  • 2. come la mano per amplificare la sua potenza,
    così per conoscere le leggi naturali,
    lintelletto necessita di____________
  • _________________________________________________
    _________________________________________________
  • 3. per trasformare la sua conoscenza in potere
    sulla natura, luomo deve porsi verso di essa nel
    seguente atteggiamento

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  • CONTENUTI

DISCOURS DE LA MÉTHODE POUR BIEN CONDUIRE SA
RAISONET CHERCHER LA VÉRITÉDANS LES SCIENCES
René DESCARTES (1637)
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René DESCARTES
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CARTESIO (René des Cartes o Descartes) 1596-1650
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  • P r e m i è r e  M é d i t a t i o n
  • 1. Il y a déjà quelque temps que je me suis
    aperçu que, dès mes premières années, j'avais
    reçu quantité de fausses opinions pour
    véritables, et que ce que j'ai depuis fondé sur
    des principes si mal assurés, ne pouvait être que
    fort douteux et incertain de façon qu'il me
    fallait entreprendre sérieusement une fois en ma
    vie de me défaire de toutes les opinions que
    j'avais reçues jusques alors en ma créance, et
    commencer tout de nouveau dès les fondements, si
    je voulais établir quelque chose de ferme et de
    constant dans les sciences. Mais cette entreprise
    me semblant être fort grande, j'ai attendu que
    j'eusse atteint un âge qui fût si mûr, que je
    n'en pusse espérer d'autre après lui, auquel je
    fusse plus propre à l'exécuter ce qui m'a fait
    différer si longtemps, que désormais je croirais
    commettre une faute, si j'employais encore à
    délibérer le temps qu'il me reste pour agir.
    Maintenant donc que mon esprit est libre de tous
    soins, et que je me suis procuré un repos assuré
    dans une paisible solitude, je m'appliquerai
    sérieusement et avec liberté à détruire
    généralement toutes mes anciennes opinions.
  •  2. Or il ne sera pas nécessaire, pour
    arriver à ce dessein, de prouver qu'elles sont
    toutes fausses, de quoi peut-être je ne viendrais
    jamais à bout mais, d'autant que la raison me
    persuade déjà que je ne dois pas moins
    soigneusement m'empêcher de donner créance aux
    choses qui ne sont pas entièrement certaines et
    indubitables, qu'à celles qui nous paraissent
    manifestement être fausses, le moindre sujet de
    douter que j'y trouverai, suffira pour me les
    faire toutes rejeter. Et pour cela il n'est pas
    besoin que je les examine chacune en particulier,
    ce qui serait d'un travail infini mais, parce
    que la ruine des fondements entraîne
    nécessairement avec soi tout le reste de
    l'édifice, je m'attaquerai d'abord aux principes,
    sur lesquels toutes mes anciennes opinions
    étaient appuyées.          

40
  •  3. Tout ce que j'ai reçu jusqu'à présent pour le
    plus vrai et assuré, je l'ai appris des sens, ou
    par les sens or j'ai quelquefois éprouvé que ces
    sens étaient trompeurs, et il est de la prudence
    de ne se fier jamais entièrement à ceux qui nous
    ont une fois trompés.
  •  4. Mais, encore que les sens nous trompent
    quelquefois, touchant les choses peu sensibles et
    fort éloignées, il s'en rencontre peut-être
    beaucoup d'autres, desquelles on ne peut pas
    raisonnablement douter, quoique nous les
    connaissions par leur moyen par exemple, que je
    sois ici, assis auprès du feu, vêtu d'une robe de
    chambre, ayant ce papier entre les mains, et
    autres choses de cette nature. Et comment est-ce
    que je pourrais nier que ces mains et ce corps-ci
    soient à moi? si ce n'es-t peut-être que je me
    compare à ces insensés, de qui le cerveau est
    tellement troublé et offusqué par les noires
    vapeurs de la bile, qu'ils assurent constamment
    qu'ils sont des rois, lorsqu'ils sont très
    pauvres qu'ils sont vêtus d'or et de pourpre,
    lorsqu'ils sont tout nus ou s'imaginent être des
    cruches, ou avoir un corps de verre. Mais quoi?
    ce sont des fous, et je ne serais pas moins
    extravagant, si je me réglais sur leurs exemples.

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  •  5. Toutefois j'ai ici à considérer que je suis
    homme, et par conséquent que j'ai coutume de
    dormir et de me représenter en mes songes les
    mêmes choses, ou quelquefois de moins
    vraisemblables, que ces insensés, lorsqu'ils
    veillent. Combien de fois m'est-il arrivé de
    songer, la nuit, que j'étais en ce lieu, que
    j'étais habillé, que j'étais auprès du feu,
    quoique je fusse tout nu dedans mon lit? Il me
    semble bien à présent que ce n'est point avec des
    yeux endormis que je regarde ce papier que cette
    tête que le remue n'est point assoupie que c'est
    avec dessein et de propos délibéré que j'étends
    cette main, et que je la sens ce qui arrive dans
    le sommeil ne semble point si clair ni si
    distinct que tout ceci. Mais, en y pensant
    soigneusement, je me ressouviens d'avoir été
    souvent trompé, lorsque je dormais, par de
    semblables illusions. Et m'arrêtant sur cette
    pensée, je vois si manifestement qu'il n'y a
    point d'indices concluants, ni de marques assez
    certaines par où l'on puisse distinguer nettement
    la veille d'avec le sommeil, que j'en suis tout
    étonné et mon étonnement est tel, qu'il est
    presque capable de me persuader que je dors.

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  •  6. Supposons donc maintenant que nous sommes
    endormis, et que toutes ces particularités-ci, à
    savoir, que nous ouvrons les yeux, que nous
    remuons la tête, que nous étendons les mains, et
    choses semblables, ne sont que de fausses
    illusions et pensons que peut-être nos mains, ni
    tout notre corps, ne sont pas tels que nous les
    voyons. Toutefois il faut au moins avouer que les
    choses qui nous sont représentées dans le
    sommeil, sont comme des tableaux et des
    peintures, qui ne peuvent être formées qu'à la
    ressemblance de quelque chose de réel et de
    véritable et qu'ainsi, pour le moins, ces choses
    générales, à savoir, des yeux, une tête, des
    mains, et tout le reste du corps, ne sont pas
    choses imaginaires, mais vraies et existantes.
    Car de vrai les peintres, lors même qu'ils
    s'étudient avec le plus d'artifice à représenter
    des sirènes et des satyres par des formes
    bizarres et extraordinaires, ne leur peuvent pas
    toutefois attribuer des formes et des natures
    entièrement nouvelles, mais font seulement un
    certain mélange et composition des membres de
    divers animaux ou bien, si peut-être leur
    imagination est assez extravagante pour inventer
    quelque chose de si nouveau, que jamais nous
    n'ayons rien vu de semblable, et qu'ainsi leur
    ouvrage nous représente une chose purement feinte
    et absolument fausse, certes à tout le moins les
    couleurs dont ils le composent doivent-elles être
    véritables. Et par la même raison, encore que ces
    choses générales, à savoir, des yeux, une tête,
    des mains, et autres semblables, pussent être
    imaginaires, il faut toutefois avouer qu'il y a
    des choses encore plus simples et plus
    universelles, qui sont vraies et existantes du
    mélange desquelles, ni plus ni moins que de celui
    de quelques véritables couleurs, toutes ces
    images des choses qui résident en notre pensée,
    soit vraies et réelles, soit feintes et
    fantastiques, sont formées.
  •   7. De ce genre de choses est la nature
    corporelle en général, et son étendue ensemble
    la figure des choses étendues, leur quantité ou
    grandeur, et leur nombre comme aussi le lieu où
    elles sont, le temps qui mesure leur durée, et
    autres semblables.    

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  • 8. C'est pourquoi peut-être que de là nous ne
    conclurons pas mal, si nous disons que la
    physique, l'astronomie, la médecine, et toutes
    les autres sciences qui dépendent de la
    considération des choses composées, sont fort
    douteuses et incertaines mais que
    l'arithmétique, la géométrie, et les autres
    sciences de cette nature, qui ne traitent que de
    choses fort simples et fort générales, sans se
    mettre beaucoup en peine si elles sont dans la
    nature, ou si elles n'y sont pas, contiennent
    quelque chose de certain et d'indubitable. Car,
    soit que je veille ou que je dorme, deux et trois
    joints ensemble formeront toujours le nombre de
    cinq, et le carré n'aura jamais plus de quatre
    côtés et il ne semble pas possible que des
    vérités si apparentes puissent être soupçonnées
    d'aucune fausseté ou d'incertitude.
  • 9. Toutefois il y a longtemps que j'ai dans mon
    esprit une certaine opinion, qu'il y a un Dieu
    qui peut tout, et par qui j'ai été créé et
    produit tel que je suis. Or qui me peut avoir
    assuré que ce Dieu n'ait point fait qu'il n'y ait
    aucune terre, aucun ciel, aucun corps étendu,
    aucune figure, aucune grandeur, aucun lieu, et
    que néanmoins j'aie les sentiments de toutes ces
    choses, et que tout cela ne me semble point
    exister autrement que je le vois ? Et même, comme
    je juge quelquefois que les autres se méprennent,
    même dans les choses qu'ils pensent savoir avec
    le plus de certitude, il se peut faire qu'il ait
    voulu que je me trompe toutes les fois que je
    fais l'addition de deux et de trois, ou que je
    nombre les côtés d'un carré, ou que je juge de
    quelque chose encore plus facile, si l'on se peut
    imaginer rien de plus facile que cela. Mais
    peut-être que Dieu n'a pas voulu que je fusse
    déçu de la sorte, car il est dit souverainement
    bon. Toutefois, si cela répugnait à sa bonté, de
    m'avoir fait tel que je me trompasse toujours,
    cela semblerait aussi lui être aucunement
    contraire, de permettre que je me trompe
    quelquefois, et néanmoins je ne puis douter qu'il
    ne le permette.

44
  •  
  • 10. Il y aura peut-être ici des personnes qui
    aimeront mieux nier l'existence d'un Dieu si
    puissant, que de croire que toutes les autres
    choses sont incertaines. Mais ne leur résistons
    pas pour le présent, et supposons, en leur
    faveur, que tout ce qui est dit ici d'un Dieu
    soit une fable. Toutefois, de quelque façon
    qu'ils supposent que je sois parvenu à l'état et
    à l'être que je possède, soit qu'ils l'attribuent
    à quelque destin ou fatalité, soit qu'ils le
    réfèrent au hasard, soit qu'ils veuillent que ce
    soit par une continuelle suite et liaison des
    choses, il est certain que, puisque faillir et se
    tromper est une espèce d'imperfection, d'autant
    moins puissant sera l'auteur qu'ils attribueront
    à mon origine, d'autant plus sera-t-il probable
    que je suis tellement imparfait que je me trompe
    toujours. Auxquelles raisons je n'ai certes rien
    à répondre, mais je suis contraint d'avouer que,
    de toutes les opinions que j'avais autrefois
    reçues en ma créance pour véritables, il n'y en a
    pas une de laquelle je ne puisse maintenant
    douter, non par aucune en considération ou
    légèreté, mais pour des raisons très fortes et
    mûrement considérées de sorte qu'il est
    nécessaire que j'arrête et suspende désormais mon
    jugement sur ces pensées, et que je ne leur donne
    pas plus de créance, que je ferais à des choses
    qui me paraîtraient évidemment fausses si je
    désire trouver quelque chose de constant et
    d'assuré dans les sciences.
  •   

45
  •  11. Mais il ne suffit pas d'avoir fait ces
    remarques, il faut encore que je prenne soin de
    m'en souvenir car ces anciennes et ordinaires
    opinions me reviennent encore souvent en la
    pensée, le long et familier usage qu'elles ont eu
    avec moi leur donnant droit d'occuper mon esprit
    contre mon gré, et de se rendre presque
    maîtresses de ma créance. Et je ne me
    désaccoutumerai jamais d'y acquiescer, et de
    prendre confiance en elles, tant que je les
    considérerai telles qu'elles sont en effet, c'est
    à savoir en quelque façon douteuses, comme je
    viens de montrer, et toutefois fort probables, en
    sorte que l'on a beaucoup plus de raison de les
    croire que de les nier. C'est pourquoi je pense
    que j'en userai plus prudemment, si, prenant un
    parti contraire, j'emploie tous mes soins à me
    tromper moi-même, feignant que toutes ces pensées
    sont fausses et imaginaires jusques à ce
    qu'ayant tellement balancé mes préjugés, qu'ils
    ne puissent faire pencher mon avis plus d'un côté
    que d'un autre, mon jugement ne soit plus
    désormais maîtrisé par de mauvais usages et
    détourné du droit chemin qui le peut conduire a
    la connaissance de la vérité. Car je suis assuré
    que cependant il ne peut y avoir de péril ni
    d'erreur en cette voie, et que je ne saurais
    aujourd'hui trop accorder à ma défiance,
    puisqu'il n'est pas maintenant question d'agir,
    mais seuIement de méditer et de connaître.

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  •  12. Je supposerai donc qu'il y a, non point un
    vrai Dieu, qui est la souveraine source de
    vérité, mais un certain mauvais génie, non moins
    rusé et trompeur que puissant qui a employé toute
    son industrie à me tromper. Je penserai que le
    ciel, l'air, la terre, les couleurs, les figures,
    les sons et toutes les choses extérieures que
    nous voyons, ne sont que des illusions et
    tromperies, dont il se sert pour surprendre ma
    crédulité. Je me considérerai moi-même comme
    n'ayant point de mains, point d'yeux, point de
    chair, point de sang, comme n'ayant aucuns sens,
    mais croyant faussement avoir toutes ces choses.
    Je demeurerai obstinément attaché à cette pensée
    et si, par ce moyen, il n'est pas en mon pouvoir
    de parvenir à la connaissance d'aucune vérité, à
    tout le moins il est en ma puissance de suspendre
    mon jugement. C'est pourquoi je prendrai garde
    soigneusement de ne point recevoir en ma croyance
    aucune fausseté, et préparerai si bien mon esprit
    à toutes les ruses de ce grand trompeur, que,
    pour puissant et rusé qu'il soit, il ne pourra
    jamais rien imposer. Mais ce dessein est pénible
    et laborieux, et une certaine paresse m'entraîne
    insensiblement dans le train de ma vie ordinaire.
    Et tout de même qu'un esclave qui jouissait dans
    le sommeil d'une liberté imaginaire, lorsqu'il
    commence à soupçonner que sa liberté n'est qu'un
    songe, craint d'être réveillé, et conspire avec
    ces illusions agréables pour en être plus
    longuement abusé, ainsi je retombe insensiblement
    de moi-même dans mes anciennes opinions, et
    j'appréhende de me réveiller de cet
    assoupissement, de peur que les veilles
    laborieuses qui succéderaient à la tranquillité
    de ce repos, au lieu de m'apporter quelque jour
    et quelque lumière dans la connaissance de la
    vérité, ne fussent pas suffisantes pour éclaircir
    les ténèbres des difficultés qui viennent d'être
    agitées.

47
Seconda meditazione
  • 1. Sono stato gettato in tanti dubbi dalla
    meditazione di ieri, da non potermi più
    dimenticare di essi, e non vedo tuttavia in che
    modo possano essere risolti. Come se fossi 24
    caduto all'improvviso in un profondo gorgo, sono
    così turbato da non poter posare il mio piede sul
    fondo, e da non potere nemmeno risalire a fior
    d'acqua. Tuttavia mi sforzerò e tenterò di nuovo
    la stessa via nella quale mi ero incamminato
    ieri, rimuovendo cioè tutto ciò che ammette un
    sia pur minimo dubbio, proprio come se avessi
    sicuramente compreso che tutto è falso.
    Continuerò poi fino a conoscere qualcosa di
    certo, o, quanto meno, fino a raggiungere questa
    sola certezza, che non vi è nulla di certo.
    Niente, se non un punto, che fosse saldo e
    immutabile, richiedeva Archimede per spostare
    dalla sua sede tutta la terra si possono dunque
    nutrire le più grandi speranze, se troverò anche
    la più piccola cosa che sia salda e inamovibile.
    2. Suppongo dunque che tutto quello che vedo sia
    falso credo che non sia mai esistita nulla di
    quelle cose che una fallace memoria mi ripropone
    non ho assolutamente nessuno dei sensi il corpo,
    la figura, l'estensione, il moto, il luogo, lo
    spazio sono delle pure chimere. Quale sarà dunque
    la verità? Forse questo solo, che non vi è nulla
    di certo. 3. Ma in base a quali considerazioni so
    che non vi è nulla di diverso dalle altre che ho
    passato in rassegna or ora, nulla su cui non ci
    sia il benché minimo motivo di dubitare? Forse vi
    è un qualche Dio, o con qualunque altro nome lo
    si voglia chiamare, che mi ispira proprio questi
    pensieri? Perché poi dovrei pensarla in questa
    maniera, quando ne potrei forse essere lautore
    io stesso? Forse dunque almeno io sono qualcosa?
    Ma già ho negato di avere dei sensi, un corpo.
    Tuttavia rimango invischiato in questi dubbi. Che
    deriva 25 infatti da ciò? Sono dunque così
    legato al corpo e ai sensi, da non poter esistere
    senza di essi? Ma mi sono convinto che non c'è
    assolutamente niente al mondo, che non c'è il
    cielo, che non c'è la terra, che non ci sono
    spiriti, che non ci sono corpi. Non è forse vero
    quindi che anche io non esisto? Eppure certamente
    io esistevo, se ho avuto qualche persuasione. Ma
    vi è un non so quale ingannatore, sommamente
    potente, sommamente astuto, che di proposito mi
    inganna sempre. Senza dubbio dunque anche io
    sono, se mi inganna e mi inganni pure quanto
    può, tuttavia non farà mai in modo che io sia
    nulla, mentre penso di essere qualcosa. Cosicché,
    dopo aver vagliato in maniera accuratissima tutti
    gli aspetti del problema, alla fine bisogna
    ritenere valido questo la proposizione "Io sono,
    io esisto", ogni qual volta viene da me espressa
    o anche solo concepita con la mente,
    necessariamente è vera. 4. Ma non capisco
    abbastanza bene questo, chi mai io sia, che già
    esisto necessariamente. Inoltre bisogna che io mi
    guardi dal prendere imprudentemente qualcosaltro
    al mio posto, e così erri anche in quella
    conoscenza che sostengo essere sommamente certa
    ed evidente. E perciò ora di nuovo mediterò su
    che cosa mai credessi di essere una volta, prima
    di cadere in tali pensieri e ne dedurrò tutto ciò
    che, i base ai ragionamenti fatti, poté essere
    anche minimamente dimostrato vano, in maniera
    tale che rimanga precisamente solo ciò che è
    certo e indiscutibile.

48
  • 5. Che cosa dunque prima ho pensato di essere?
    Evidentemente ho pensato di essere un uomo. Ma
    che cosa è un uomo? Dirò forse che è un animale
    dotato di ragione? No, perché poi ci si dovrebbe
    chiedere che cosa sia un "animale", che cosa "
    razionale " e così da un solo problema cadrei in
    problemi più numerosi e più difficili. Né ho
    tanto tempo liro da volerne abusare in mezzo a
    sottigliezze di tal genere. Piuttosto, mi fermerò
    a questa domanda che cosa spontaneamente 26 e
    con la guida della natura ricorreva prima al mio
    pensiero, ogni qual volta consideravo che cosa
    fossi? Certo mi veniva in mente in primo luogo di
    avere un volto, delle mani, delle braccia, e
    tutta questa macchina delle membra, quale si vede
    anche in un cadavere, e che chiamavo col nome di
    corpo. Mi veniva poi in mente che mi nutrivo,
    camminavo, sentivo, pensavo azioni che certo
    riferivo all'anima. Ma che cosa fosse poi
    quest'anima, o non lo avvertivo, o immaginavo un
    non so che di incorporeo come il vento, o il
    fuoco, o l'etere, che fosse congiunto
    strettamente con le mie parti più spesse.
    Riguardo al corpo, poi, non dubitavo neppure, ma
    ero convinto di conoscere chiaramente la sua
    natura. Se avessi tentato di descrivere come la
    concepivo con la mente, l'avrei spiegata così
    per corpo intendo tutto ciò che è adatto ad
    essere incluso in una certa figura, ad essere
    determinato da un luogo, e a riempire lo spazio
    in maniera tale da escludere da esso ogni altro
    corpo che può essere percepito dal tatto, dalla
    vista, dall'udito, dal gusto o dall'odorato, e
    che nello stesso tempo può essere mosso in molti
    modi, non tuttavia da se stesso, ma da qualche
    altra cosa da cui sia toccato. Infatti, quanto
    all'avere la forza di muoversi da sè, e nello
    stesso tempo di sentire e di pensare, in nessun
    modo lo giudicavo pertinente alla natura del
    corpo ed anzi piuttosto mi stupivo che tali
    facoltà si potessero trovare in alcuni corpi. 6.
    E che cosa devo pensare ora, quando suppongo che
    un potentissimo ingannatore - e, se è giusto
    dirlo, maligno - si adopera in ogni modo ad
    ingannarmi quanto può? Posso dunque affermare di
    possedere, anche se in minima parte, quelle
    facoltà caratteristiche che già ho detto
    riguardare la natura del corpo? 27 Mi
    concentro, penso, riesamino, non mi viene in
    mente niente invano mi sforzo di riesaminare
    sempre le stesse cose. E cosa poi delle facoltà
    che attribuivo all'anima? Nutrirsi o camminare?
    Dal momento che non ho un corpo, anche queste non
    sono che finzioni. Provare sensazioni? Eppure
    anche questo non avviene senza il corpo e mi è
    sembrato di provare molte sensazioni nel sonno,
    che poi mi sono accorto di non aver provato.
    Pensare? Ho trovato è il pensiero questa sola
    facoltà non può essere staccata da me. "Io sono,
    io esisto" è certo. Ma per quanto tempo?
    Evidentemente per tutto il tempo che penso
    infatti potrebbe anche accadere che, se cessassi
    da ogni pensiero, cessassi di essere tutto
    quanto. Fin qui non ammetto se non ciò che è
    necessariamente vero e dunque sono esattamente
    soltanto una cosa che pensa, cioè una mente, un
    animo, un intelletto o piuttosto una ragione,
    parole che prima erano, per me, prive di
    significato. Ma dunque sono una cosa, e che
    esiste realmente. Ma quale cosa? L'ho detto una
    cosa che pensa. 7. E che altro?

49
  • Cercherò di immaginarlo. Non sono quell'insieme
    di membra, che si chiama corpo umano non sono
    neanche un qualche tenue soffio infusa in queste
    membra, non vento, non fuoco, non vapore, non
    alito, nulla di tutto ciò che mi posso
    immaginare ho preso infatti come punto di
    partenza che tutto questo sia nulla. Ma rimane
    questo principio che tuttavia io sono qualcosa.
    Ma forse accade, che queste stesse cose, che
    suppongo non siano niente dal momento che mi sono
    ignote, tuttavia nella realtà non siano
    differenti da quell'io che conosco? Non so, non
    discuto su questo posso giungere ad un giudizio
    solo sul conto di ciò che mi è noto. Ho capito
    che esisto ma mi chiedo chi sia quell'io che ho
    conosciuto. È certissimo che la conoscenza di
    questa realtà così precisamente determinata non
    dipenda da quelle cose che 28 non so ancora se
    esistono e dunque da nessuna di quelle cose che
    mi rappresento con l'immaginazione. Ed anche
    questo verbo, immagino, mi ammonisce del mio
    errore. Infatti fingerei realmente, se
    immaginassi di essere qualcosa, poiché immaginare
    non è nient'altro che contemplare la figura o
    immagine di una realtà corporea. Già dunque sono
    sicuro di essere, e tuttavia può accadere che
    tutte quelle immagini, e generalmente tutto ciò
    che si può riferire alla natura del corpo non
    siano altro che sogni. Avendo ciò compreso, mi
    sembra di essere non meno in difficoltà quando
    dico "mi abbandonerò all'immaginazione per
    riconoscere più distintamente chi mai io sia" che
    se dicessi "sono sveglio, vedo qualcosa di vero,
    ma poiché non scorgo le cose con sufficiente
    evidenza, mi addormenterò a bella posta, perché i
    sogni mi rappresentino questa stessa realtà in
    maniera più concreta ed evidente". E perciò
    conosco che nulla di quelle cose che posso
    comprendere con l'aiuto dell'immaginazione sono
    pertinenti a quella conoscenza che ho di me
    stesso, e che la mente deve essere con somma
    diligenza tenuta lontana da tutto ciò, per
    ottenere che possa conoscere nella maniera più
    distinta la sua propria natura. 8. Ma che cosa
    sono dunque? Una cosa che pensa. E che cos'è
    essa? Certo una cosa che dubita, comprende,
    afferma, nega, vuole, disvuole, immagina anche e
    percepisce. 9. Tutto questo non è poco, se tutto
    questo mi riguarda. Ma perché non mi dovrebbe
    riguardare? Non sono proprio io che dubito quasi
    di tutto, ma che tuttavia comprendo qualcosa, che
    affermo solo questo come vero e nego tutte le
    altre cose, che desidero sapere di più, che non
    voglio essere ingannato, che mi creo tante
    immaginazioni pur non volendo, e avverto molte
    altre cose come se venissero dai sensi? Che cosa
    c'è tra queste cose 29 che non sia vero allo
    stesso modo che il fatto che io sono, sebbene
    dorma sempre, sebbene anche colui che mi ha
    creato, per quanto è in suo potere, mi inganni?
    Che cosa c'è che può essere diviso dal mio
    pensiero? Cosa c'è che si possa dire separato da
    me stesso? Infatti è tanto manifesto che sono io
    che dubito, che comprendo, che voglio, che non
    c'è bisogno di altro con cui ciò si possa
    spiegare più chiaramente. Ed anche sono io stesso
    che immagino. Infatti anche se, come ho supposto,
    nessuna cosa immaginata sia vera, tuttavia la
    forza stessa dell'immaginare esiste realmente, e
    fa parte del mio pensiero.

50
  • Infine sono io stesso che sento, oppure che
    avverto le realtà corporee come attraverso i
    sensi ad esempio vedo la luce, odo i rumori,
    avverto il calore. Ma queste apparenze sono
    false infatti dormo. Ma sicuramente mi sembra di
    vedere, di udire, di provare caldo. Questo non
    può essere falso questo è propriamente ciò che
    in me si chiama sentire e questo, così
    precisamente preso, non è null'altro che pensare.
    10. Da tutte queste considerazioni dunque
    comincio a capire alquanto meglio chi mai io sia.
    Ma tuttavia sembra ancora che le realtà corporee,
    le cui immagini si formano per mezzo del
    pensiero, e che gli stessi sensi esplorano,
    possano essere conosciute in maniera molto più
    distinta di quel nonsoché di me che non cade
    sotto la mia immaginazione - sebbene certamente
    sia strano che quelle cose che avverto come
    dubbie, ignote, diverse da me, vengano comprese
    da me in maniera più distinta di ciò che è vero,
    che è in ultima istanza conosciuto sul conto di
    me stesso. Ma vedo cosa accade la mia mente gode
    di smarrirsi e non sopporta di essere trattenuta
    dentro i confini della verità. Sia pure dunque
    così, e lasciamole ancora una volta le briglie il
    più lente possibile 30, perché, quando poco
    dopo tiriamo di nuovo le redini in maniera
    opportuna, sopporti più facilmente di essere
    guidata. 11. Consideriamo quelle cose che
    generalmente si ritiene vengano comprese nella
    maniera più distinta cioè i corpi che tocchiamo,
    che vediamo non certo i corpi comunemente intesi
    - infatti queste percezioni generali sogliono
    essere alquanto più confuse - ma uno in
    particolare. Prendiamo, ad esempio, questa cera
    da pochissimo è stata presa dai favi non ha
    ancora perso ogni traccia del sapore del miele
    conserva ancora un qualche profumo dei fiori dai
    quali è stata raccolta il suo colore, la sua
    figura, la sua grandezza sono manifeste è dura,
    è fredda, si tocca facilmente, e, se la tocchi
    con un dito, emetterà un suono sono presenti in
    essa tutte quelle qualità che ci sembra debbano
    esserci perché un corpo possa essere conosciuto
    nella maniera più distinta. Ma ecco, mentre
    parlo, viene avvicinata al fuoco vengono
    eliminati i resti del sapore, evapora l'odore,
    muta il colore, vengono eliminati i contorni,
    cresce la grandezza, diviene liquida, diviene
    calda, a stento si può toccare né, se la tocchi,
    emetterà un suono. È sempre la stessa cera?
    Bisogna dire di sì nessuno lo nega, nessuno
    crede diversamente. Che cosa era dunque in essa
    che si percepiva tanto distintamente? Certo
    nessuna di quelle cose che raggiungevo coi sensi,
    e infatti tutto ciò che veniva percepito dal
    gusto, dall'odorato, dalla vista, dal tatto o
    dall'udito è mutato rimane comunque cera. 12.
    Forse era quello che penso ora che la cera
    stessa cioè non fosse questa dolcezza del miele,
    né quella fragranza dei fiori, né il colore
    bianco, né la figura, né il suono, ma un corpo
    che poco fa mi appariva evidente in quei modi, ed
    ora in forme diverse. Cosa è dunque precisamente
    questo che immagino così? 31 Consideriamo
    attentamente e, eliminato tutto ciò che non
    riguarda la cera, vediamo quel che rimane certo
    null'altro che qualcosa di esteso, flessibile,
    mutevole. Che cosa è poi questo che è flessibile
    e mutevole? Forse quello che immagino, che questa
    cera si possa cambiare dalla figura rotonda in
    quadrata, o da questa si possa cambiare in
    triangolare?

51
  • Per nulla. Infatti comprendo che può essere
    capace di innumerevoli mutazioni di tale tipo, ma
    non posso tuttavia con l'immaginazione passare in
    rassegna tutti questi infiniti cambiamenti né
    dunque questo concetto può essere raggiunto
    mediante l'immaginazione. Che cosa è
    l'estensione? Forse non è la stessa estensione
    sconosciuta? Infatti nella cera che si sta
    liquefacendo è maggiore, maggiore quando ribolle,
    e più grande ancora se aumenta il calore né
    giudicherei bene che cosa è la cera, se non
    pensassi che essa può raggiungere anche varietà
    molto più numerose, riguardo all'estensione, di
    quanto possa mai concepire con la mia
    immaginazione. Rimane dunque che io ammetta che
    non posso nemmeno immaginare cosa sia questa
    cera, ma posso coglierlo soltanto con la mente, e
    dico di questa che ho qui in particolare della
    cera comunemente intesa, infatti, è più chiaro.
    Che cosa è dunque questa cera, che non si
    comprende se non con la mente? Certo la stessa
    che vedo, che tocco, che immagino, ed infine la
    stessa che pensavo essere all'inizio. Eppure,
    cosa che è da notare, la sua percezione non
    dipende dalla vista, non dal tatto, non dalla
    immaginazione, e non lo fu mai, sebbene prima
    sembrasse così, ma solo da una investigazione
    della mente, che può essere imperfetta e confusa,
    come era prima, o chiara e distinta, come è ora
    a seconda che più o meno mi avvicini con
    l'attenzione a quelle cose dalle quali è formata.
    13. Ma mi stupisco, frattanto, di quanto la mia
    mente possa cadere nell'errore. Infatti sebbene
    consideri tutto ciò in silenzio e senza 32
    esprimere alcun suono, tuttavia rimango attaccato
    alle stesse parole, e quasi sono ingannato dallo
    stesso uso della lingua. Diciamo infatti di
    vedere la cera stessa, se è qui presente, ma non
    di giudicare che essa esiste in relazione al
    colore e alla figura. In base a questo
    concluderei subito dunque la cera viene
    conosciuta attraverso la vista, e non dall'esame
    della mente se per caso non avessi già scorto da
    una finestra degli uomini che passano per la
    piazza e affermo di vedere proprio degli uomini
    in base alla consuetudine, allo stesso modo di
    ciò che affermo a proposito della cera. Ma che
    cos'altro vedo se non berretti e vesti, sotto i
    quali potrebbero nascondersi degli automi? Ma
    giudico che siano degli uomini. E quindi quello
    che pensavo di vedere con gli occhi in realtà lo
    comprendo con la sola facoltà di giudizio, che è
    nella mente. 14. Ma si vergogni piuttosto colui
    che, desiderando essere più sapiente del volgo,
    trova materia di dubbio dalle forme di parlare
    che il volgo usa. Proseguiamo dunque oltre e
    consideriamo forse io percepivo cosa fosse la
    cera in maniera più perfetta e più evidente, non
    appena l'ho vista, ed ho creduto di poterla
    conoscere proprio con i sensi esterni o almeno
    con quello che chiamano senso comune, cioè con la
    potenza dell'immaginazione? oppure la conosco
    meglio adesso, dopo aver investigato con maggior
    diligenza sia cosa essa sia, sia come viene
    conosciuta? Certo, sarebbe ridicolo dubitare di
    questo infatti cosa c'è stato di distinto in
    quella prima percezione? che cosa che non potesse
    essere colto da qualsiasi animale? Ma poi, quando
    distinguo la cera dalle sue forme esterne e la
    considero nuda, come se fosse spogliata dalle sue
    vesti, sebbene ancora ci possa essere un errore
    nel mio giudizio, tuttavia in realtà non lo posso
    cogliere senza l'attività della mente umana. 15.
    33

52
  • Che cosa dunque dovrei dire di questa stessa
    mente, o piuttosto di me stesso? Ed infatti fin
    qui non amm
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