Title: PERCORSO DIDATTICO CLIL
1- PERCORSO DIDATTICO CLIL
- Content and language integrated learning
- RAGIONO
- DUNQUE
- SIAMO
- DISCIPLINE
- FILOSOFIA, FRANCESE, INGLESE
- DOCENTI
- PROFF. BELLOMO, LINDO (filosofia), MONACO
- ( francese), CARDINALI, STORELLI (inglese)
2- TITOLO
- RAGIONO
- DUNQUE
- SIAMO
Piet Mondrian, Tree,1912
3- Trarre inferenze è il grande lavoro della vita
- J. S. Mill, Sistema di logica
4- OBIETTIVI
- Sollecitare linteresse culturale attraverso le
discipline filosofiche e linguistiche e
lapprendimento integrato di lingua e contenuto
(CLIL) - Rendere lapprendimento più efficace anche grazie
alluso delle I.C.T (Information Communication
Technology) - Comprendere concetti e metodo filosofico
attraverso il testo in lingua 1 (italiano), 2
(inglese), 3 (francese) - Analizzare e scomporre un testo filosofico
- individuarne i nuclei semantici e i concetti
chiave - riconoscere e apprendere a decodificare il
lessico specifico del linguaggio filosofico - Cogliere la peculiarità del linguaggio filosofico
nella sua valenza linguistica originaria - Favorire il ragionamento argomentativo, le
operazioni analogiche e i processi metacognitivi - Educare a pensare per modelli diversi e a
individuare alternative possibili anche in
rapporto alla richiesta di flessibilità nel
pensare, che nasce dalla rapidità delle attuali
trasformazioni scientifiche e tecnologiche - Formare i docenti al lavoro di équipe
- Ottimizzare la didattica disciplinare attraverso
metodologie innovative.
5- PIANO DI LAVORO
- DESTINATARI alunni di quarta classe del liceo
scientifico - TEMPI globale 10ore
- Per disciplina inglese 6 ore, filosofia 10 ore,
francese 6ore - LUOGHI classe, laboratorio informatico
- SUSSIDI videoproiettore, pc portatile, e/o
laboratorio multimediale, materiale cartaceo,
manuali di filosofia e lingue straniere,
internet, dizionari monolingue e tecnici, film in
italiano con sottotitoli in lingua straniera
(espansione) - DOCENTI insegnante di disciplina o di materia
(storia e filosofia) insegnanti di lingua
straniera (inglese e francese) - PREREQUISITI
- Conoscenze generali sulle novità nel modo di
pensare introdotte dallUmanesimo e dalla
Rivoluzione scientifica. - Conoscenza di base della filosofia aristotelica,
dei suoi principali orientamenti metafisici e
logici, e del suo vocabolario essenziale. - Capacità di riflettere sulla scienza odierna e
sulle sue caratteristiche metodologiche
essenziali. - CONTENUTI (PERCORSO TEMATICO)
- Filosofia discorsi sul metodo in Bacone e
Cartesio - Inglese Instauratio Magna (Bacon), Novum Organum
(Aforisma 95) - Francese Discours de la méthode, Méditations
(Cartesio) - VERIFICA E VALUTAZIONE
- test attitudinale, questionario di avvio, prove
di verifica (attività di matching/association
lexicale, mappe conceptuelle/lexical map, fill in
the gaps, texte lacunaire, produzione libera)
6TEST ATTITUDINALE (Profili)CHE FILOSOFO SONO IO ?
- POSSIAMO SAPERE LA VERITA?
- Lo sappiamo, la ricerca della veritÃ
rappresenta fin dallinizio dei tempi una grande
sfida per luomo. - Quando ci sembra di averla raggiunta,
improvvisamente essa ci sfugge dalle mani - Ma la verità è per tutti la stessa cosa?
- Nel corso della storia della filosofia essa ha
assunto molti volti ed è stata identificata ora
con la conoscenza della natura ora con quella di
Dio, ora con lintero processo in cui si svolge
la storia e la vita delluomo. - Rispondi alle domande di questo test e forse
ti chiarirai un po le idee su che cosè per te
la verità .
7- I migliori strumenti per ricercare la veritÃ
secondo te sono - A. Un microscopio, un telescopio e un
calcolatore molto potente - B. Una grande acutezza mentale, una grande
conoscenza della storia universale e la capacitÃ
di avere una visione dinsieme - C. Unanima inquieta e aperta al confronto con
la potenza assoluta di ciò che ci trascende, Dio. - Il luogo adatto alla ricerca e al reperimento
della verità secondo te è - A. Il più aggiornato laboratorio di fisica
applicata - B. La più grande biblioteca della tua cittÃ
- C. La parte più intima dellanimo umano.
- Quale , tra queste persone, secondo te, ha
raggiunto la verità ? - A. Einstein
- B. Ogni uomo consapevole del proprio tempo
8- La verità risiede nel
- A. Giusto riconoscimento delloggetto di natura
da parte dellintelletto umano che indaga
attraverso i propri sensi e la propria
razionalità - B. Processo dinamico e costante del farsi della
realtà , sia storica sia spirituale, nella quale
ogni singolo momento ha la propria necessità e la
propria verità - C. Processo infinito e mai esauribile di
accostamento dellanima umana a Dio, alteritÃ
assoluta. - Se, per magia, tu potessi fare un viaggio nel
tempo prima della sua distruzione, verso quali
antichi volumi ti volgeresti per trovare la
verità ? - A. Andresti subito a cercare i volumi contenenti
gli studi astronomici degli antichi Babilonesi e
i trattati di geometria di Euclide - B. Saresti attratto da tutti i volumi e
cercheresti di leggerne uno relativo ad ogni
disciplina per formarti un quadro completo del
sapere di quei tempi, fondamento necessario degli
sviluppi che hanno condotto al sapere dei nostri
giorni - C. Andresti a cercare le testimonianze relative
alla vita dei monaci che, nella solitudine dei
deserti, cercarono di mettere la loro anima in
contatto con Dio.
9- Se un marziano ti chiedesse quali sono le più
alte verità raggiunte dagli uomini sulla Terra,
che cosa risponderesti? - A. Diresti che luomo è stato in grado di
conoscere quasi completamente i misteri in cui è
avvolto luniverso e che grazie alla scelta e
alla tecnologia la sua vita sulla Terra è
diventata sempre più lunga e sicura questo
progresso, inoltre, non avrà mai fine perché
luomo, finché vive, continua a ricercare sempre
nuove verità attraverso luso della sua
razionalità e dei suoi sensi - B. Risponderesti che luomo è giunto a
comprendere che la verità risiede nellintero
processo dinamico della realtà , di modo che ogni
singolo momento e ogni singolo aspetto di ciò che
accade sono dotati di un valore insostituibile
per il cammino del tutto. Con il volgere delle
epoche poi, la realtà va sempre più verso il
proprio compimento razionale, lasciandosi alle
spalle gli aspetti più rozzi e triviali tipici
degli albori dello sviluppo umano - C. Risponderesti che la massima verità raggiunta
dalluomo risiede nella consapevolezza della sua
finitezza e nel riconoscere che la verità non è
qualcosa di oggettivo e di universale che si dÃ
una volta per tutte, uguale per tutti, ma che
ognuno deve ricercare dentro di sé la propria
verità . - Quando, secondo te, luomo raggiunge la verità ?
- A. Ogni volta che è in grado di acquisire una
nuova conoscenza sperimentale fondata in
relazione al mondo naturale che, per nostra
fortuna in modo matematico - B. Quando è in grado di cogliere, anche aspetti
apparentemente discordanti della realtà , la
necessità del tutto e quando è in grado quindi di
cogliere il reale come qualcosa di
intrinsecamente razionale, riconoscendo a ogni
piccola cosa il proprio posto - C. La verità è di per se stessa irraggiungibile
perché non è una cosa, non risiede nelloggetto,
ma piuttosto il movimento ma piuttosto il
movimento dellanima di ogni singolo uomo che si
apre verso il mistero della divinità vero è
questo cammino dellanima, non il singolo uomo,
né loggetto cercato.
10SOLUZIONI
- La verità è la conoscenza appropriata
delloggetto - (prevalenza di A)
- Se hai risposto utilizzando la lettera A, la tua
concezione della verità è quella legata alla
nascita del pensiero scientifico e si identifica
con la ricerca di una conoscenza adeguata
delloggetto. Questa concezione, che affonda le
sue radici nella formula medievale adaequatio rei
et intellectus, cioè corrispondenza tra la mente
che ricerca e loggetto indagato, fu portata al
suo grado di maggior compiutezza dal filosofo e
fisico italiano Galileo Galilei, che vide nel
mondo naturale un grande libro scritto a
caratteri matematici. Secondo questa concezione
esiste quindi unomogeneità tra mente e oggetto,
tra strumenti conoscitivi e realtà da conoscere
secondo Galileo infatti luomo, attraverso luso
dei propri sensi, guidati attraverso severi
esperimenti e coerenti teorie matematiche, arriva
a cogliere la verità del mondo naturale. Non ci
sono quindi veli da squarciare, né ostacoli
insormontabili lungo il cammino delluomo alla
conquista della verità . - La verità è la totalità di ciò che è reale
- (prevalenza di B)
- Se hai risposto utilizzando
prevalentemente la lettera B, la tua concezione
della verità è molto articolata. La veritÃ
infatti, secondo te, non risiede né nel soggetto
indagatore né nelloggetto indagato, ma risiede
piuttosto nel processo di continuo superamento e
mediazione che avviene tra i vari poli della
realtà . Questa affascinante e un po strana
concezione è stata introdotta nel pensiero
occidentale dal filosofo tedesco G.W.F.Hegel, che
considerava la realtà , nel suo insieme, come la
manifestazione dello Spirito e della RazionalitÃ
nella Storia. Secondo questa
11- Visione ogni momento dello svolgimento del
cammino storico e spirituale delluomo, anche
quei momenti che appaiono inutili o addirittura
negativi, trovano una propria ragion dessere
nello svolgimento del tutto. - La verità infatti, non risiede in qualcosa di
statico e dato una volta per tutte, ma ha bisogno
di ostacoli, superamenti e mediazioni per darsi
al soggetto. Anche la stessa vita della
coscienza, se non dovesse superare traversie e
lotte, non arriverebbe mai a cogliere la veritÃ
delle cose, che è appunto complessa e dinamica e
coincide con il loro processo. - La verità è soggettività assoluta
- (prevalenza di C)
- Se hai risposo utilizzando prevalentemente la
lettera C, non pensi che la verità si trovi negli
oggetti che fanno parte del mondo della natura,
né tanto meno nel continuo scambio e superamento
tra soggetto e oggetto tipico della concezione di
Hegel. Secondo te la verità non è un oggetto, non
si trova cioè ferma di fronte alluomo, come
entità uguale per tutti e carpibile, afferrabile
con diversi strumenti. Secondo te, che condividi
con il filosofo Kierkegaard una concezione
estrema e radicale della verità ogni singolo uomo
deve imparare a capire che la ricerca della
verità è una ricerca in solitudine, che ognuno
deve fare per sé senza nessuna certezza e
garanzia. - La ricerca ha inizio a partire dalla propria
anima e consiste nella ricerca del rapporto con
Dio, lassoluta trascendenza, ciò che per luomo
è maggiormente incomprensibile e irraggiungibile
ma pur tuttavia necessario. Secondo questa
visione limportanza della ricerca della veritÃ
non sta tanto nel trovarla, in quanto è
impossibile, essendo Dio totalmente altro
dalluomo, ma nellavvicinarsi il più possibile.
Esistono cioè dei singoli momenti nei quali si
raggiunge il grado massimo di vicinanza con Dio.
Luomo dunque è costantemente impegnato in un
difficile cammino nel quale è necessario
utilizzare non tanto la ragione, che si può
informare solo riguardo a ciò che è uguale per
tutti, ma la fede, cioè un salto nel buio con il
quale ci apriamo al rapporto infinito con Dio.
12FILOSOFIANOTA BIBLIOGRAFICA
- AAVV., Enciclopedia Garzanti di filosofia,
Garzanti, Milano, 1981 - BACONE F., Opere filosofiche, 2 voll., a cura di
Enrico De Mas, Laterza,Bari, 1965 - BARBERO, T., CLEGG, J., Programmare percorsi
CLIL, Carocci, Roma,2005 - CARTESIO, Meditazioni metafisiche, Rusconi
- DESCARTES, Discorso sul metodo, Laterza, Bari
1998 - MASSARO D., La Comunicazione filosofica, il
laboratorio, vol. 2, Paravia, Torino, 2003 - ROSSI, P., Francesco Bacone. Dalla magia alla
scienza, Einaudi, Torino,1974. - RUFFALDI E., Insegnare filosofia, La Nuova
Italia, Firenze - SCRIBANO,E., Guida alla lettura delle Meditazioni
metafisiche diDescartes, Latrerza, Bari 1997,
2000² - UBALDO N., Antologia di Filosofia, atlante
illustrato di filosofia, Demetra - Dizionario bilingue Italiano-Inglese, Mc
Graw-Hill ZanichelliDizionario bilingue
Italiano-Inglese, Tecnico-scientifico
Italiano-Inglese Zanichelli - Dizionario bilingue français-anglais, Le Robert
Collins, 2005
13Questionnaire
- Pour aborder le sujet du parcours en question
(limportance dune méthode, la raison ou la
logique) on peut déclancher la discussion Ã
travers des questions ouvertes (que pourraient
poser le Prof de philo en italien). On ladresse
oralement à tous et on accepte les réponses qui
arrivent,  argumentées , si possible. - Les réponses significatives pourraient être
notées par le prof ou regroupées sous forme de
mappe conceptuelle, cela pour mieux discipliner
la réflexion ou être reprises pour un bilan final - 1) Quale materia vi interessa di più filosofia,
inglese o francese ? Perché? - 2) Come discernete il vero dal falso?
- 3) Buon senso e ragione sono la stessa cosa
per voi? - 4) Siete soliti utilizzare un metodo nella vostra
vita, nello studio per esempio? - 5) In genere rispettate le regole? Se no, perché?
- 6) Cosa è per voi la logica?
- 7) Di solito nel ragionamento, procedete per
gradi dal semplice al complesso? - 8) Sapete cosè uninferenza? E un sillogismo?
- 9) Che tipo di approccio avete nella conoscenza?
(Deduzione, induzione, ipotesi, intuizione,
percezione) - 10) Di solito, nel ragionamento, procedete per
gradi dal semplice al complesso? - 11) Pensate che gli esempi siano importanti per
sostenere le idee o il ragionamento? - 12) Siete prevenuti nel giudizio?
- 13) Credete che il pensiero si possa educare?
14IN FILOSOFIA
Problema possiamo sapere la verità ? quale metodo
deve seguire la scienza? é possibile evitare gli
errori del ragionamento?
-
- Quello del metodo (dal greco mèthodos, composto
di metà , che indica il seguire qualcosa e hodos,
via, strada) è il problema attorno a cui si
svolse la riflessione di tutti i filosofi
impegnati nella rivoluzione scientifica del XVI e
XVII secolo. - La questione nasceva da una considerazione
storica se anche personalità dotate di enorme
intelligenza come Aristotele avevano compiuto
errori, a volte persino grossolani, come nel caso
dellastronomia e della medicina, è evidente che
lo scienziato non può semplicemente fidarsi delle
proprie capacità intellettive. - Deve possedere un metodo che garantisca la
validità dei risultati. - Il pensiero scientifico deve quindi strutturarsi
secondo procedure sue proprie diverse da quelle
usuali nella vita quotidiana. -
15La tesi di Bacone
- Contro la filosofia delle parole, che
costituisce lintera tradizione di pensiero,
propone una nuova filosofia delle opere. - Mentre nel passato si considerava sapiente chi
riusciva, con armi puramente retoriche, a
superare dialetticamente un avversario, ora il
confronto deve essere posto con la natura. - Ha diritto al nome di filosofo colui che riesce
sulla base della sua dottrina a trasformare il
mondo in modo utile e socialmente positivo. - Alla nuova funzione del sapere corrisponde il
rifiuto del metodo deduttivo, che considera la
verità una conseguenza di affermazioni
precedenti, e lassunzione del metodo induttivo,
lunico veramente scientifico perché basato su
statistiche osservative. - Ma la fallacia dellintelletto dipende spesso
dalla presenza in esso di inconsapevoli credenze,
pregiudizi, e preconcetti, che condizionano
lacquisizione del nuovo sapere. - Il primo passo per eliminarle consiste nella
loro individuazione. -
-
16La tesi di Cartesio
- Diversa dalla proposta da Bacone, e ben lontana
dalla comune opinione, è lidea di Cartesio che
la ricerca scientifica debba essere assolutamente
disinteressata, ossia indifferente a qualsivoglia
utilità o interesse sociale. - Ma quando unaffermazione può dirsi vera?
- Quando si presenta alla nostra intuizione come
idea che ha tutti i caratteri dellevidenza, e,
pertanto è da assumersi come postulato di un
ragionamento deduttivo. - Cogito, ergo sum, penso (dubito), dunque sono
semplice e apparentemente banale, è il punto di
partenza della conoscenza certa che, procedendo
per inferenze corrette, dimostra la realtà del
mondo dello spirito e della materia.
17FRANCIS BACON
Francis BACON
The need for an inductive system
Lawrence Dewan, On the Shoulders of the Giants,
2003
THE ADVANCEMENT OF LEARNING
18A SPIDER
produces its own substance
stands still
weaves webs
alone
observes
19AN ANT
heaps up
collects
uses
at random
experiments
20A BEE
transforms
gathers pollen of flowers
alters
digests
cleverly
21Aphorism 95 from Bacon's 1620 work The New
Organon, or True Directions Concerning the
Interpretation of Nature
- Those who have handled sciences have been either
men of experiment or men of dogmas. The men of
experiment are like the ant, they only collect
and use the reasoners resemble spiders, who make
cobwebs out of their own substance. But the bee
takes a middle course it gathers its material
from the flowers of the garden and of the field,
but transforms and digests it by a power of its
own. Not unlike this is the true business of
philosophy for it neither relies solely or
chiefly on the powers of the mind, nor does it
take the matter which it gathers from natural
history and mechanical experiments and lay it up
in the memory whole, as it finds it, but lays it
up in the understanding altered and digested.
Therefore from a closer and purer league between
these two faculties, the experimental and the
rational (such as has never yet been made), much
may be hoped.
22MATCH WORDS WITH DEFINITIONS
- INDUCTIVE METHOD
- DEDUCTIVE METHOD
- SYLLOGISM
- REACHING A CONCLUSION FROM TWO STATEMENTS
- REACHING A CONCLUSION BY REASONING FROM GENERAL
LAWS TO A PARTICULAR CASE - OBTAINING OR DISCOVERING GENERAL LAWS FROM
PARTICULAR FACTS OR EXAMPLES
23Bacon's idea is made metaphorically in his
aphorism of the ant, the spider and the bee. Can
you match the animal and the theory?
- THE ANT
- THE SPIDER
- THE BEE
- INDUCTIVE METHOD
- SYLLOGISM
- DEDUCTIVE METHOD
24NOW FILL IN THE GAPS USING THESE WORDSnature,
symbols, facts, inductive, pollen, webs,
contrast, bee, aphorism, ant, human, spider,
method
- Bacon lays the grounds of . understanding in
observation and experience, in sharp . to the
popular Aristotelian a priori, deductive Bacon
proposes an a posteriori, approach. Bacon's
idea of such an approach is made metaphorically
in his of the ant, the spider and the bee.
Commonly used for understanding nature, the
experiments by collecting and using. This method
was considered to symbolize the human tendency to
use without clearly understanding them. The
, on the other hand, does not experiment but
produces from its own substance, symbolizing
the tendency to formulate ideas and facts by
thought alone. The method most significant for
understanding is that of the bee which gathers
of the flower, transforms it through its own
efforts, allowing the to make a different use
of it. Bacon believed we must observe and collect
experiences, analyze exactly what we know, and
then act on the most reliable facts.
25NOW CHECK
- Bacon lays the grounds of human understanding in
observation and experience, in sharp contrast to
the popular Aristotelian a priori, deductive
method. Bacon proposes an a posteriori, inductive
approach. Bacon's idea of such an approach is
made metaphorically in his aphorism of the ant,
the spider and the bee. Commonly used symbols for
understanding nature, the ant experiments by
collecting and using. This method was considered
to symbolize the human tendency to use facts
without clearly understanding them. The spider,
on the other hand, does not experiment but
produces webs from its own substance, symbolizing
the tendency to formulate ideas and facts by
thought alone. The method most significant for
understanding nature is that of the bee which
gathers pollen of the flower, transforms it
through its own efforts, allowing the bee to make
a different use of it. Bacon believed we must
observe and collect experiences, analyze exactly
what we know, and then act on the most reliable
facts.
26FILL IN THE GRID
NOUNS VERBS
SPIDER
ANT
BEE
27NOW CHECK
NOUNS VERBS
SPIDER REASONER COBWEB SUBSTANCE MAKE
ANT EXPERIMENT COLLECT USE
BEE FLOWER GARDEN FIELD POWER GATHER LAY UP TRANSFORM DIGEST
28THE DOCTRINE OF IDOLS
- The idols and false notions which are now in
possession of the human understanding, and have
taken deep root therein, not only so beset men's
minds that truth can hardly find entrance, but
even after entrance is obtained, they will again
in the very instauration of the sciences meet and
trouble us, unless men being forewarned of the
danger fortify themselves as far as may be
against their assaults. - XXXIX
- There are four classes of Idols which beset men's
minds. To these for distinction's sake I have
assigned names, calling the first class Idols of
the Tribe the second, Idols of the Cave the
third, Idols of the Market Place the fourth,
Idols of the Theater. - XLI
- The Idols of the Tribe have their foundation in
human nature itself, and in the tribe or race of
men. For it is a false assertion that the sense
of man is the measure of things. On the contrary,
all perceptions as well of the sense as of the
mind are according to the measure of the
individual and not according to the measure of
the universe. And the human understanding is like
a false mirror, which, receiving rays
irregularly, distorts and discolors the nature of
things by mingling its own nature with it. - XLII
- The Idols of the Cave are the idols of the
individual man. For everyone (besides the errors
common to human nature in general) has a cave or
den of his own, which refracts and discolors the
light of nature, owing either to his own proper
and peculiar nature or to his education and
conversation with others or to the reading of
books, and the authority of those whom he esteems
and admires or to the differences of
impressions, accordingly as they take place in a
mind preoccupied and predisposed or in a mind
indifferent and settled or the like. So that the
spirit of man (according as it is meted out to
different individuals) is in fact a thing
variable and full of perturbation, and governed
as it were by chance. Whence it was well observed
by Heraclitus that men look for sciences in their
own lesser worlds, and not in the greater or
common world.
29- XLIII
- There are also Idols formed by the intercourse
and association of men with each other, which I
call Idols of the Market Place, on account of the
commerce and consort of men there. For it is by
discourse that men associate, and words are
imposed according to the apprehension of the
vulgar. And therefore the ill and unfit choice of
words wonderfully obstructs the understanding.
Nor do the definitions or explanations wherewith
in some things learned men are wont to guard and
defend themselves, by any means set the matter
right. But words plainly force and overrule the
understanding, and throw all into confusion, and
lead men away into numberless empty controversies
and idle fancies. - XLIV
- Lastly, there are Idols which have immigrated
into men's minds from the various dogmas of
philosophies, and also from wrong laws of
demonstration. These I call Idols of the Theater,
because in my judgment all the received systems
are but so many stage plays, representing worlds
of their own creation after an unreal and scenic
fashion. Nor is it only of the systems now in
vogue, or only of the ancient sects and
philosophies, that I speak for many more plays
of the same kind may yet be composed and in like
artificial manner set forth seeing that errors
the most widely different have nevertheless
causes for the most part alike. Neither again do
I mean this only of entire systems, but also of
many principles and axioms in science, which by
tradition, credulity, and negligence have come to
be received. - But of these several kinds of Idols I must speak
more largely and exactly, that the understanding
may be duly cautioned.
30(No Transcript)
31(No Transcript)
32(No Transcript)
33(No Transcript)
34PROVA DI VERIFICAAlunno____________
- Per eliminare ogni ostacolo alla conoscenza
scientifica, luomo deve liberarsi dei suoi
pregiudizi (idòla). - Leggi il brano sulla dottrina degli idòla (a
partire dallottavo capoverso) e analizzalo nel
modo seguente - secondo la loro origine Bacone così definisce gli
idoli - - originati dalla stessa natura umana e
appartenenti a tutti idoli
........................................... - - provenienti dalla stessa natura umana e
appartenenti al singolo
idoli.........................................
... - - radicati nel cattivo uso del linguaggio
idoli.......................... - - derivanti dalle filosofie
idoli...................................
....................... - In che senso luomo deforma in vario modo la
conoscenza della realtà a causa dei diversi
idoli? - Sintetizzalo sulla base degli argomenti di
Bacone -
- - idoli della tribù______________________________
________________________________________________ - _________________________________________________
__________________________________________ - - idoli della spelonca___________________________
________________________________________________ - _________________________________________________
__________________________________________ -
- - idoli del foro_________________________________
_______________________________________________
35- Per garantire il progresso tecnico-scientifico,
luomo deve essere ministro interprete della
natura. - Leggi a riguardo il brano indicato (i primi sette
capoversi), completo di note, analizzalo nel modo
seguente - suddividi il brano nelle sequenze relative a
- 1. lidea baconiana di conoscenza scientifica
della realtà - 2. la critica alla logica tradizionale e lunico
efficace metodo scientifico. - Analizza le singole sequenze
- sequenza 1
- - rifletti sul modello di interpretazione della
natura proposto da Bacone per completare i
seguenti ragionamenti -
- 1. luomo non deve sovrapporre la natura, le
sue convinzioni, ma_______________________________
______________ - _________________________________________________
_________________________________________________ - 2. come la mano per amplificare la sua potenza,
così per conoscere le leggi naturali,
lintelletto necessita di____________ - _________________________________________________
_________________________________________________ - 3. per trasformare la sua conoscenza in potere
sulla natura, luomo deve porsi verso di essa nel
seguente atteggiamento
36DISCOURS DE LA MÉTHODE POUR BIEN CONDUIRE SA
RAISONET CHERCHER LA VÉRITÉDANS LES SCIENCES
René DESCARTES (1637)
37René DESCARTES
38CARTESIO (René des Cartes o Descartes) 1596-1650
39- P r e m i è r e M é d i t a t i o n
- 1. Il y a déjà quelque temps que je me suis
aperçu que, dès mes premières années, j'avais
reçu quantité de fausses opinions pour
véritables, et que ce que j'ai depuis fondé sur
des principes si mal assurés, ne pouvait être que
fort douteux et incertain de façon qu'il me
fallait entreprendre sérieusement une fois en ma
vie de me défaire de toutes les opinions que
j'avais reçues jusques alors en ma créance, et
commencer tout de nouveau dès les fondements, si
je voulais établir quelque chose de ferme et de
constant dans les sciences. Mais cette entreprise
me semblant être fort grande, j'ai attendu que
j'eusse atteint un âge qui fût si mûr, que je
n'en pusse espérer d'autre après lui, auquel je
fusse plus propre à l'exécuter ce qui m'a fait
différer si longtemps, que désormais je croirais
commettre une faute, si j'employais encore Ã
délibérer le temps qu'il me reste pour agir.
Maintenant donc que mon esprit est libre de tous
soins, et que je me suis procuré un repos assuré
dans une paisible solitude, je m'appliquerai
sérieusement et avec liberté à détruire
généralement toutes mes anciennes opinions. -  2. Or il ne sera pas nécessaire, pour
arriver à ce dessein, de prouver qu'elles sont
toutes fausses, de quoi peut-être je ne viendrais
jamais à bout mais, d'autant que la raison me
persuade déjà que je ne dois pas moins
soigneusement m'empêcher de donner créance aux
choses qui ne sont pas entièrement certaines et
indubitables, qu'Ã celles qui nous paraissent
manifestement être fausses, le moindre sujet de
douter que j'y trouverai, suffira pour me les
faire toutes rejeter. Et pour cela il n'est pas
besoin que je les examine chacune en particulier,
ce qui serait d'un travail infini mais, parce
que la ruine des fondements entraîne
nécessairement avec soi tout le reste de
l'édifice, je m'attaquerai d'abord aux principes,
sur lesquels toutes mes anciennes opinions
étaient appuyées.         Â
40-  3. Tout ce que j'ai reçu jusqu'à présent pour le
plus vrai et assuré, je l'ai appris des sens, ou
par les sens or j'ai quelquefois éprouvé que ces
sens étaient trompeurs, et il est de la prudence
de ne se fier jamais entièrement à ceux qui nous
ont une fois trompés. -  4. Mais, encore que les sens nous trompent
quelquefois, touchant les choses peu sensibles et
fort éloignées, il s'en rencontre peut-être
beaucoup d'autres, desquelles on ne peut pas
raisonnablement douter, quoique nous les
connaissions par leur moyen par exemple, que je
sois ici, assis auprès du feu, vêtu d'une robe de
chambre, ayant ce papier entre les mains, et
autres choses de cette nature. Et comment est-ce
que je pourrais nier que ces mains et ce corps-ci
soient à moi? si ce n'es-t peut-être que je me
compare à ces insensés, de qui le cerveau est
tellement troublé et offusqué par les noires
vapeurs de la bile, qu'ils assurent constamment
qu'ils sont des rois, lorsqu'ils sont très
pauvres qu'ils sont vêtus d'or et de pourpre,
lorsqu'ils sont tout nus ou s'imaginent être des
cruches, ou avoir un corps de verre. Mais quoi?
ce sont des fous, et je ne serais pas moins
extravagant, si je me réglais sur leurs exemples.
41-  5. Toutefois j'ai ici à considérer que je suis
homme, et par conséquent que j'ai coutume de
dormir et de me représenter en mes songes les
mêmes choses, ou quelquefois de moins
vraisemblables, que ces insensés, lorsqu'ils
veillent. Combien de fois m'est-il arrivé de
songer, la nuit, que j'étais en ce lieu, que
j'étais habillé, que j'étais auprès du feu,
quoique je fusse tout nu dedans mon lit? Il me
semble bien à présent que ce n'est point avec des
yeux endormis que je regarde ce papier que cette
tête que le remue n'est point assoupie que c'est
avec dessein et de propos délibéré que j'étends
cette main, et que je la sens ce qui arrive dans
le sommeil ne semble point si clair ni si
distinct que tout ceci. Mais, en y pensant
soigneusement, je me ressouviens d'avoir été
souvent trompé, lorsque je dormais, par de
semblables illusions. Et m'arrêtant sur cette
pensée, je vois si manifestement qu'il n'y a
point d'indices concluants, ni de marques assez
certaines par où l'on puisse distinguer nettement
la veille d'avec le sommeil, que j'en suis tout
étonné et mon étonnement est tel, qu'il est
presque capable de me persuader que je dors.
42- Â 6. Supposons donc maintenant que nous sommes
endormis, et que toutes ces particularités-ci, Ã
savoir, que nous ouvrons les yeux, que nous
remuons la tête, que nous étendons les mains, et
choses semblables, ne sont que de fausses
illusions et pensons que peut-être nos mains, ni
tout notre corps, ne sont pas tels que nous les
voyons. Toutefois il faut au moins avouer que les
choses qui nous sont représentées dans le
sommeil, sont comme des tableaux et des
peintures, qui ne peuvent être formées qu'à la
ressemblance de quelque chose de réel et de
véritable et qu'ainsi, pour le moins, ces choses
générales, à savoir, des yeux, une tête, des
mains, et tout le reste du corps, ne sont pas
choses imaginaires, mais vraies et existantes.
Car de vrai les peintres, lors même qu'ils
s'étudient avec le plus d'artifice à représenter
des sirènes et des satyres par des formes
bizarres et extraordinaires, ne leur peuvent pas
toutefois attribuer des formes et des natures
entièrement nouvelles, mais font seulement un
certain mélange et composition des membres de
divers animaux ou bien, si peut-être leur
imagination est assez extravagante pour inventer
quelque chose de si nouveau, que jamais nous
n'ayons rien vu de semblable, et qu'ainsi leur
ouvrage nous représente une chose purement feinte
et absolument fausse, certes à tout le moins les
couleurs dont ils le composent doivent-elles être
véritables. Et par la même raison, encore que ces
choses générales, à savoir, des yeux, une tête,
des mains, et autres semblables, pussent être
imaginaires, il faut toutefois avouer qu'il y a
des choses encore plus simples et plus
universelles, qui sont vraies et existantes du
mélange desquelles, ni plus ni moins que de celui
de quelques véritables couleurs, toutes ces
images des choses qui résident en notre pensée,
soit vraies et réelles, soit feintes et
fantastiques, sont formées. -   7. De ce genre de choses est la nature
corporelle en général, et son étendue ensemble
la figure des choses étendues, leur quantité ou
grandeur, et leur nombre comme aussi le lieu où
elles sont, le temps qui mesure leur durée, et
autres semblables.   Â
43- 8. C'est pourquoi peut-être que de là nous ne
conclurons pas mal, si nous disons que la
physique, l'astronomie, la médecine, et toutes
les autres sciences qui dépendent de la
considération des choses composées, sont fort
douteuses et incertaines mais que
l'arithmétique, la géométrie, et les autres
sciences de cette nature, qui ne traitent que de
choses fort simples et fort générales, sans se
mettre beaucoup en peine si elles sont dans la
nature, ou si elles n'y sont pas, contiennent
quelque chose de certain et d'indubitable. Car,
soit que je veille ou que je dorme, deux et trois
joints ensemble formeront toujours le nombre de
cinq, et le carré n'aura jamais plus de quatre
côtés et il ne semble pas possible que des
vérités si apparentes puissent être soupçonnées
d'aucune fausseté ou d'incertitude. - 9. Toutefois il y a longtemps que j'ai dans mon
esprit une certaine opinion, qu'il y a un Dieu
qui peut tout, et par qui j'ai été créé et
produit tel que je suis. Or qui me peut avoir
assuré que ce Dieu n'ait point fait qu'il n'y ait
aucune terre, aucun ciel, aucun corps étendu,
aucune figure, aucune grandeur, aucun lieu, et
que néanmoins j'aie les sentiments de toutes ces
choses, et que tout cela ne me semble point
exister autrement que je le vois ? Et même, comme
je juge quelquefois que les autres se méprennent,
même dans les choses qu'ils pensent savoir avec
le plus de certitude, il se peut faire qu'il ait
voulu que je me trompe toutes les fois que je
fais l'addition de deux et de trois, ou que je
nombre les côtés d'un carré, ou que je juge de
quelque chose encore plus facile, si l'on se peut
imaginer rien de plus facile que cela. Mais
peut-être que Dieu n'a pas voulu que je fusse
déçu de la sorte, car il est dit souverainement
bon. Toutefois, si cela répugnait à sa bonté, de
m'avoir fait tel que je me trompasse toujours,
cela semblerait aussi lui être aucunement
contraire, de permettre que je me trompe
quelquefois, et néanmoins je ne puis douter qu'il
ne le permette.
44- Â
- 10. Il y aura peut-être ici des personnes qui
aimeront mieux nier l'existence d'un Dieu si
puissant, que de croire que toutes les autres
choses sont incertaines. Mais ne leur résistons
pas pour le présent, et supposons, en leur
faveur, que tout ce qui est dit ici d'un Dieu
soit une fable. Toutefois, de quelque façon
qu'ils supposent que je sois parvenu à l'état et
à l'être que je possède, soit qu'ils l'attribuent
à quelque destin ou fatalité, soit qu'ils le
réfèrent au hasard, soit qu'ils veuillent que ce
soit par une continuelle suite et liaison des
choses, il est certain que, puisque faillir et se
tromper est une espèce d'imperfection, d'autant
moins puissant sera l'auteur qu'ils attribueront
à mon origine, d'autant plus sera-t-il probable
que je suis tellement imparfait que je me trompe
toujours. Auxquelles raisons je n'ai certes rien
à répondre, mais je suis contraint d'avouer que,
de toutes les opinions que j'avais autrefois
reçues en ma créance pour véritables, il n'y en a
pas une de laquelle je ne puisse maintenant
douter, non par aucune en considération ou
légèreté, mais pour des raisons très fortes et
mûrement considérées de sorte qu'il est
nécessaire que j'arrête et suspende désormais mon
jugement sur ces pensées, et que je ne leur donne
pas plus de créance, que je ferais à des choses
qui me paraîtraient évidemment fausses si je
désire trouver quelque chose de constant et
d'assuré dans les sciences. -  Â
45- Â 11. Mais il ne suffit pas d'avoir fait ces
remarques, il faut encore que je prenne soin de
m'en souvenir car ces anciennes et ordinaires
opinions me reviennent encore souvent en la
pensée, le long et familier usage qu'elles ont eu
avec moi leur donnant droit d'occuper mon esprit
contre mon gré, et de se rendre presque
maîtresses de ma créance. Et je ne me
désaccoutumerai jamais d'y acquiescer, et de
prendre confiance en elles, tant que je les
considérerai telles qu'elles sont en effet, c'est
à savoir en quelque façon douteuses, comme je
viens de montrer, et toutefois fort probables, en
sorte que l'on a beaucoup plus de raison de les
croire que de les nier. C'est pourquoi je pense
que j'en userai plus prudemment, si, prenant un
parti contraire, j'emploie tous mes soins à me
tromper moi-même, feignant que toutes ces pensées
sont fausses et imaginaires jusques à ce
qu'ayant tellement balancé mes préjugés, qu'ils
ne puissent faire pencher mon avis plus d'un côté
que d'un autre, mon jugement ne soit plus
désormais maîtrisé par de mauvais usages et
détourné du droit chemin qui le peut conduire a
la connaissance de la vérité. Car je suis assuré
que cependant il ne peut y avoir de péril ni
d'erreur en cette voie, et que je ne saurais
aujourd'hui trop accorder à ma défiance,
puisqu'il n'est pas maintenant question d'agir,
mais seuIement de méditer et de connaître.
46- Â 12. Je supposerai donc qu'il y a, non point un
vrai Dieu, qui est la souveraine source de
vérité, mais un certain mauvais génie, non moins
rusé et trompeur que puissant qui a employé toute
son industrie à me tromper. Je penserai que le
ciel, l'air, la terre, les couleurs, les figures,
les sons et toutes les choses extérieures que
nous voyons, ne sont que des illusions et
tromperies, dont il se sert pour surprendre ma
crédulité. Je me considérerai moi-même comme
n'ayant point de mains, point d'yeux, point de
chair, point de sang, comme n'ayant aucuns sens,
mais croyant faussement avoir toutes ces choses.
Je demeurerai obstinément attaché à cette pensée
et si, par ce moyen, il n'est pas en mon pouvoir
de parvenir à la connaissance d'aucune vérité, Ã
tout le moins il est en ma puissance de suspendre
mon jugement. C'est pourquoi je prendrai garde
soigneusement de ne point recevoir en ma croyance
aucune fausseté, et préparerai si bien mon esprit
à toutes les ruses de ce grand trompeur, que,
pour puissant et rusé qu'il soit, il ne pourra
jamais rien imposer. Mais ce dessein est pénible
et laborieux, et une certaine paresse m'entraîne
insensiblement dans le train de ma vie ordinaire.
Et tout de même qu'un esclave qui jouissait dans
le sommeil d'une liberté imaginaire, lorsqu'il
commence à soupçonner que sa liberté n'est qu'un
songe, craint d'être réveillé, et conspire avec
ces illusions agréables pour en être plus
longuement abusé, ainsi je retombe insensiblement
de moi-même dans mes anciennes opinions, et
j'appréhende de me réveiller de cet
assoupissement, de peur que les veilles
laborieuses qui succéderaient à la tranquillité
de ce repos, au lieu de m'apporter quelque jour
et quelque lumière dans la connaissance de la
vérité, ne fussent pas suffisantes pour éclaircir
les ténèbres des difficultés qui viennent d'être
agitées.
47Seconda meditazione
- 1. Sono stato gettato in tanti dubbi dalla
meditazione di ieri, da non potermi più
dimenticare di essi, e non vedo tuttavia in che
modo possano essere risolti. Come se fossi 24
caduto all'improvviso in un profondo gorgo, sono
così turbato da non poter posare il mio piede sul
fondo, e da non potere nemmeno risalire a fior
d'acqua. Tuttavia mi sforzerò e tenterò di nuovo
la stessa via nella quale mi ero incamminato
ieri, rimuovendo cioè tutto ciò che ammette un
sia pur minimo dubbio, proprio come se avessi
sicuramente compreso che tutto è falso.
Continuerò poi fino a conoscere qualcosa di
certo, o, quanto meno, fino a raggiungere questa
sola certezza, che non vi è nulla di certo.
Niente, se non un punto, che fosse saldo e
immutabile, richiedeva Archimede per spostare
dalla sua sede tutta la terra si possono dunque
nutrire le più grandi speranze, se troverò anche
la più piccola cosa che sia salda e inamovibile.
2. Suppongo dunque che tutto quello che vedo sia
falso credo che non sia mai esistita nulla di
quelle cose che una fallace memoria mi ripropone
non ho assolutamente nessuno dei sensi il corpo,
la figura, l'estensione, il moto, il luogo, lo
spazio sono delle pure chimere. Quale sarà dunque
la verità ? Forse questo solo, che non vi è nulla
di certo. 3. Ma in base a quali considerazioni so
che non vi è nulla di diverso dalle altre che ho
passato in rassegna or ora, nulla su cui non ci
sia il benché minimo motivo di dubitare? Forse vi
è un qualche Dio, o con qualunque altro nome lo
si voglia chiamare, che mi ispira proprio questi
pensieri? Perché poi dovrei pensarla in questa
maniera, quando ne potrei forse essere lautore
io stesso? Forse dunque almeno io sono qualcosa?
Ma già ho negato di avere dei sensi, un corpo.
Tuttavia rimango invischiato in questi dubbi. Che
deriva 25 infatti da ciò? Sono dunque così
legato al corpo e ai sensi, da non poter esistere
senza di essi? Ma mi sono convinto che non c'è
assolutamente niente al mondo, che non c'è il
cielo, che non c'è la terra, che non ci sono
spiriti, che non ci sono corpi. Non è forse vero
quindi che anche io non esisto? Eppure certamente
io esistevo, se ho avuto qualche persuasione. Ma
vi è un non so quale ingannatore, sommamente
potente, sommamente astuto, che di proposito mi
inganna sempre. Senza dubbio dunque anche io
sono, se mi inganna e mi inganni pure quanto
può, tuttavia non farà mai in modo che io sia
nulla, mentre penso di essere qualcosa. Cosicché,
dopo aver vagliato in maniera accuratissima tutti
gli aspetti del problema, alla fine bisogna
ritenere valido questo la proposizione "Io sono,
io esisto", ogni qual volta viene da me espressa
o anche solo concepita con la mente,
necessariamente è vera. 4. Ma non capisco
abbastanza bene questo, chi mai io sia, che giÃ
esisto necessariamente. Inoltre bisogna che io mi
guardi dal prendere imprudentemente qualcosaltro
al mio posto, e così erri anche in quella
conoscenza che sostengo essere sommamente certa
ed evidente. E perciò ora di nuovo mediterò su
che cosa mai credessi di essere una volta, prima
di cadere in tali pensieri e ne dedurrò tutto ciò
che, i base ai ragionamenti fatti, poté essere
anche minimamente dimostrato vano, in maniera
tale che rimanga precisamente solo ciò che è
certo e indiscutibile.
48- 5. Che cosa dunque prima ho pensato di essere?
Evidentemente ho pensato di essere un uomo. Ma
che cosa è un uomo? Dirò forse che è un animale
dotato di ragione? No, perché poi ci si dovrebbe
chiedere che cosa sia un "animale", che cosa "
razionale " e così da un solo problema cadrei in
problemi più numerosi e più difficili. Né ho
tanto tempo liro da volerne abusare in mezzo a
sottigliezze di tal genere. Piuttosto, mi fermerò
a questa domanda che cosa spontaneamente 26 e
con la guida della natura ricorreva prima al mio
pensiero, ogni qual volta consideravo che cosa
fossi? Certo mi veniva in mente in primo luogo di
avere un volto, delle mani, delle braccia, e
tutta questa macchina delle membra, quale si vede
anche in un cadavere, e che chiamavo col nome di
corpo. Mi veniva poi in mente che mi nutrivo,
camminavo, sentivo, pensavo azioni che certo
riferivo all'anima. Ma che cosa fosse poi
quest'anima, o non lo avvertivo, o immaginavo un
non so che di incorporeo come il vento, o il
fuoco, o l'etere, che fosse congiunto
strettamente con le mie parti più spesse.
Riguardo al corpo, poi, non dubitavo neppure, ma
ero convinto di conoscere chiaramente la sua
natura. Se avessi tentato di descrivere come la
concepivo con la mente, l'avrei spiegata così
per corpo intendo tutto ciò che è adatto ad
essere incluso in una certa figura, ad essere
determinato da un luogo, e a riempire lo spazio
in maniera tale da escludere da esso ogni altro
corpo che può essere percepito dal tatto, dalla
vista, dall'udito, dal gusto o dall'odorato, e
che nello stesso tempo può essere mosso in molti
modi, non tuttavia da se stesso, ma da qualche
altra cosa da cui sia toccato. Infatti, quanto
all'avere la forza di muoversi da sè, e nello
stesso tempo di sentire e di pensare, in nessun
modo lo giudicavo pertinente alla natura del
corpo ed anzi piuttosto mi stupivo che tali
facoltà si potessero trovare in alcuni corpi. 6.
E che cosa devo pensare ora, quando suppongo che
un potentissimo ingannatore - e, se è giusto
dirlo, maligno - si adopera in ogni modo ad
ingannarmi quanto può? Posso dunque affermare di
possedere, anche se in minima parte, quelle
facoltà caratteristiche che già ho detto
riguardare la natura del corpo? 27 Mi
concentro, penso, riesamino, non mi viene in
mente niente invano mi sforzo di riesaminare
sempre le stesse cose. E cosa poi delle facoltÃ
che attribuivo all'anima? Nutrirsi o camminare?
Dal momento che non ho un corpo, anche queste non
sono che finzioni. Provare sensazioni? Eppure
anche questo non avviene senza il corpo e mi è
sembrato di provare molte sensazioni nel sonno,
che poi mi sono accorto di non aver provato.
Pensare? Ho trovato è il pensiero questa sola
facoltà non può essere staccata da me. "Io sono,
io esisto" è certo. Ma per quanto tempo?
Evidentemente per tutto il tempo che penso
infatti potrebbe anche accadere che, se cessassi
da ogni pensiero, cessassi di essere tutto
quanto. Fin qui non ammetto se non ciò che è
necessariamente vero e dunque sono esattamente
soltanto una cosa che pensa, cioè una mente, un
animo, un intelletto o piuttosto una ragione,
parole che prima erano, per me, prive di
significato. Ma dunque sono una cosa, e che
esiste realmente. Ma quale cosa? L'ho detto una
cosa che pensa. 7. E che altro?
49- Cercherò di immaginarlo. Non sono quell'insieme
di membra, che si chiama corpo umano non sono
neanche un qualche tenue soffio infusa in queste
membra, non vento, non fuoco, non vapore, non
alito, nulla di tutto ciò che mi posso
immaginare ho preso infatti come punto di
partenza che tutto questo sia nulla. Ma rimane
questo principio che tuttavia io sono qualcosa.
Ma forse accade, che queste stesse cose, che
suppongo non siano niente dal momento che mi sono
ignote, tuttavia nella realtà non siano
differenti da quell'io che conosco? Non so, non
discuto su questo posso giungere ad un giudizio
solo sul conto di ciò che mi è noto. Ho capito
che esisto ma mi chiedo chi sia quell'io che ho
conosciuto. È certissimo che la conoscenza di
questa realtà così precisamente determinata non
dipenda da quelle cose che 28 non so ancora se
esistono e dunque da nessuna di quelle cose che
mi rappresento con l'immaginazione. Ed anche
questo verbo, immagino, mi ammonisce del mio
errore. Infatti fingerei realmente, se
immaginassi di essere qualcosa, poiché immaginare
non è nient'altro che contemplare la figura o
immagine di una realtà corporea. Già dunque sono
sicuro di essere, e tuttavia può accadere che
tutte quelle immagini, e generalmente tutto ciò
che si può riferire alla natura del corpo non
siano altro che sogni. Avendo ciò compreso, mi
sembra di essere non meno in difficoltà quando
dico "mi abbandonerò all'immaginazione per
riconoscere più distintamente chi mai io sia" che
se dicessi "sono sveglio, vedo qualcosa di vero,
ma poiché non scorgo le cose con sufficiente
evidenza, mi addormenterò a bella posta, perché i
sogni mi rappresentino questa stessa realtà in
maniera più concreta ed evidente". E perciò
conosco che nulla di quelle cose che posso
comprendere con l'aiuto dell'immaginazione sono
pertinenti a quella conoscenza che ho di me
stesso, e che la mente deve essere con somma
diligenza tenuta lontana da tutto ciò, per
ottenere che possa conoscere nella maniera più
distinta la sua propria natura. 8. Ma che cosa
sono dunque? Una cosa che pensa. E che cos'è
essa? Certo una cosa che dubita, comprende,
afferma, nega, vuole, disvuole, immagina anche e
percepisce. 9. Tutto questo non è poco, se tutto
questo mi riguarda. Ma perché non mi dovrebbe
riguardare? Non sono proprio io che dubito quasi
di tutto, ma che tuttavia comprendo qualcosa, che
affermo solo questo come vero e nego tutte le
altre cose, che desidero sapere di più, che non
voglio essere ingannato, che mi creo tante
immaginazioni pur non volendo, e avverto molte
altre cose come se venissero dai sensi? Che cosa
c'è tra queste cose 29 che non sia vero allo
stesso modo che il fatto che io sono, sebbene
dorma sempre, sebbene anche colui che mi ha
creato, per quanto è in suo potere, mi inganni?
Che cosa c'è che può essere diviso dal mio
pensiero? Cosa c'è che si possa dire separato da
me stesso? Infatti è tanto manifesto che sono io
che dubito, che comprendo, che voglio, che non
c'è bisogno di altro con cui ciò si possa
spiegare più chiaramente. Ed anche sono io stesso
che immagino. Infatti anche se, come ho supposto,
nessuna cosa immaginata sia vera, tuttavia la
forza stessa dell'immaginare esiste realmente, e
fa parte del mio pensiero.
50- Infine sono io stesso che sento, oppure che
avverto le realtà corporee come attraverso i
sensi ad esempio vedo la luce, odo i rumori,
avverto il calore. Ma queste apparenze sono
false infatti dormo. Ma sicuramente mi sembra di
vedere, di udire, di provare caldo. Questo non
può essere falso questo è propriamente ciò che
in me si chiama sentire e questo, così
precisamente preso, non è null'altro che pensare.
10. Da tutte queste considerazioni dunque
comincio a capire alquanto meglio chi mai io sia.
Ma tuttavia sembra ancora che le realtà corporee,
le cui immagini si formano per mezzo del
pensiero, e che gli stessi sensi esplorano,
possano essere conosciute in maniera molto più
distinta di quel nonsoché di me che non cade
sotto la mia immaginazione - sebbene certamente
sia strano che quelle cose che avverto come
dubbie, ignote, diverse da me, vengano comprese
da me in maniera più distinta di ciò che è vero,
che è in ultima istanza conosciuto sul conto di
me stesso. Ma vedo cosa accade la mia mente gode
di smarrirsi e non sopporta di essere trattenuta
dentro i confini della verità . Sia pure dunque
così, e lasciamole ancora una volta le briglie il
più lente possibile 30, perché, quando poco
dopo tiriamo di nuovo le redini in maniera
opportuna, sopporti più facilmente di essere
guidata. 11. Consideriamo quelle cose che
generalmente si ritiene vengano comprese nella
maniera più distinta cioè i corpi che tocchiamo,
che vediamo non certo i corpi comunemente intesi
- infatti queste percezioni generali sogliono
essere alquanto più confuse - ma uno in
particolare. Prendiamo, ad esempio, questa cera
da pochissimo è stata presa dai favi non ha
ancora perso ogni traccia del sapore del miele
conserva ancora un qualche profumo dei fiori dai
quali è stata raccolta il suo colore, la sua
figura, la sua grandezza sono manifeste è dura,
è fredda, si tocca facilmente, e, se la tocchi
con un dito, emetterà un suono sono presenti in
essa tutte quelle qualità che ci sembra debbano
esserci perché un corpo possa essere conosciuto
nella maniera più distinta. Ma ecco, mentre
parlo, viene avvicinata al fuoco vengono
eliminati i resti del sapore, evapora l'odore,
muta il colore, vengono eliminati i contorni,
cresce la grandezza, diviene liquida, diviene
calda, a stento si può toccare né, se la tocchi,
emetterà un suono. È sempre la stessa cera?
Bisogna dire di sì nessuno lo nega, nessuno
crede diversamente. Che cosa era dunque in essa
che si percepiva tanto distintamente? Certo
nessuna di quelle cose che raggiungevo coi sensi,
e infatti tutto ciò che veniva percepito dal
gusto, dall'odorato, dalla vista, dal tatto o
dall'udito è mutato rimane comunque cera. 12.
Forse era quello che penso ora che la cera
stessa cioè non fosse questa dolcezza del miele,
né quella fragranza dei fiori, né il colore
bianco, né la figura, né il suono, ma un corpo
che poco fa mi appariva evidente in quei modi, ed
ora in forme diverse. Cosa è dunque precisamente
questo che immagino così? 31 Consideriamo
attentamente e, eliminato tutto ciò che non
riguarda la cera, vediamo quel che rimane certo
null'altro che qualcosa di esteso, flessibile,
mutevole. Che cosa è poi questo che è flessibile
e mutevole? Forse quello che immagino, che questa
cera si possa cambiare dalla figura rotonda in
quadrata, o da questa si possa cambiare in
triangolare?
51- Per nulla. Infatti comprendo che può essere
capace di innumerevoli mutazioni di tale tipo, ma
non posso tuttavia con l'immaginazione passare in
rassegna tutti questi infiniti cambiamenti né
dunque questo concetto può essere raggiunto
mediante l'immaginazione. Che cosa è
l'estensione? Forse non è la stessa estensione
sconosciuta? Infatti nella cera che si sta
liquefacendo è maggiore, maggiore quando ribolle,
e più grande ancora se aumenta il calore né
giudicherei bene che cosa è la cera, se non
pensassi che essa può raggiungere anche varietÃ
molto più numerose, riguardo all'estensione, di
quanto possa mai concepire con la mia
immaginazione. Rimane dunque che io ammetta che
non posso nemmeno immaginare cosa sia questa
cera, ma posso coglierlo soltanto con la mente, e
dico di questa che ho qui in particolare della
cera comunemente intesa, infatti, è più chiaro.
Che cosa è dunque questa cera, che non si
comprende se non con la mente? Certo la stessa
che vedo, che tocco, che immagino, ed infine la
stessa che pensavo essere all'inizio. Eppure,
cosa che è da notare, la sua percezione non
dipende dalla vista, non dal tatto, non dalla
immaginazione, e non lo fu mai, sebbene prima
sembrasse così, ma solo da una investigazione
della mente, che può essere imperfetta e confusa,
come era prima, o chiara e distinta, come è ora
a seconda che più o meno mi avvicini con
l'attenzione a quelle cose dalle quali è formata.
13. Ma mi stupisco, frattanto, di quanto la mia
mente possa cadere nell'errore. Infatti sebbene
consideri tutto ciò in silenzio e senza 32
esprimere alcun suono, tuttavia rimango attaccato
alle stesse parole, e quasi sono ingannato dallo
stesso uso della lingua. Diciamo infatti di
vedere la cera stessa, se è qui presente, ma non
di giudicare che essa esiste in relazione al
colore e alla figura. In base a questo
concluderei subito dunque la cera viene
conosciuta attraverso la vista, e non dall'esame
della mente se per caso non avessi già scorto da
una finestra degli uomini che passano per la
piazza e affermo di vedere proprio degli uomini
in base alla consuetudine, allo stesso modo di
ciò che affermo a proposito della cera. Ma che
cos'altro vedo se non berretti e vesti, sotto i
quali potrebbero nascondersi degli automi? Ma
giudico che siano degli uomini. E quindi quello
che pensavo di vedere con gli occhi in realtà lo
comprendo con la sola facoltà di giudizio, che è
nella mente. 14. Ma si vergogni piuttosto colui
che, desiderando essere più sapiente del volgo,
trova materia di dubbio dalle forme di parlare
che il volgo usa. Proseguiamo dunque oltre e
consideriamo forse io percepivo cosa fosse la
cera in maniera più perfetta e più evidente, non
appena l'ho vista, ed ho creduto di poterla
conoscere proprio con i sensi esterni o almeno
con quello che chiamano senso comune, cioè con la
potenza dell'immaginazione? oppure la conosco
meglio adesso, dopo aver investigato con maggior
diligenza sia cosa essa sia, sia come viene
conosciuta? Certo, sarebbe ridicolo dubitare di
questo infatti cosa c'è stato di distinto in
quella prima percezione? che cosa che non potesse
essere colto da qualsiasi animale? Ma poi, quando
distinguo la cera dalle sue forme esterne e la
considero nuda, come se fosse spogliata dalle sue
vesti, sebbene ancora ci possa essere un errore
nel mio giudizio, tuttavia in realtà non lo posso
cogliere senza l'attività della mente umana. 15.
33
52- Che cosa dunque dovrei dire di questa stessa
mente, o piuttosto di me stesso? Ed infatti fin
qui non amm