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MALFORMAZIONI GENITO-URINARIE

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Title: Diapositiva 1 Created Date: 11/12/2005 4:37:14 PM Document presentation format: Presentazione su schermo Company: Clinica urologica Other titles – PowerPoint PPT presentation

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Title: MALFORMAZIONI GENITO-URINARIE


1
MALFORMAZIONIGENITO-URINARIE
2
MALFORMAZIONI RENALI
  • DI NUMERO
  • Agenesia renale bilaterale assenza dei reni,
    associata solitamente ad altre anomalie quali
    lipoplasia polmonare, il criptorchidismo,
    lagenesia testicolare. Incompatibile con la
    vita. Incidenza 1 su 4800 nati.
  • Agenesia renale monolaterale assenza di un rene,
    asintomatica. Incidenza 1 su 1100 nati.
  • DI POSIZIONE
  • Ectopia renale posizione anomala di un rene,
    solitamente nella piccola pelvi, si può
    presentare in forma semplice (rene nello stesso
    lato) o crociata (rene nel lato opposto).
    Asintomatica. Incidenza 1 su 900 nati.

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ALTRE MALFORMAZIONI RENALI
  • Ipoplasia renale minore sviluppo dellorgano che
    appare morfologicamente e funzionalmente normale.
  • Rene a spugna midollare (Cacchi e Ricci)
  • Dilatazione dei tubuli collettori distali con
    associazione di cisti e diverticoli. Ectasia pre
    caliceale canalicolare caratterizzata da ectasia
    cistica dei dotti collettori papillari.
    Clinicamente asintomatica o caratterizzata da
    coliche renali, calcoli (ossalato di calcio o
    fosfato di calcio), infezioni delle vie urinarie.
  • Ipercalciuria.

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RENE MULTICISTICO
  • DEFINIZIONE
  • Si definisce rene multicistico o displasia renale
    multicistica unaffezione renale più
    frequentemente unilaterale, non ereditaria,
    caratterizzata dalla presenza di cisti multiple
    del parenchima renale e dallassenza o atresia
    delluretere.
  • Essa costituisce la causa più frequente di massa
    addominale nel neonato, predilige il lato
    sinistro e il sesso maschile, interessa circa uno
    su 2000 nati vivi.

5
RENE MULTICISTICO (RMc)
  • EZIOLOGIA
  • A tuttoggi leziologia non è ancora definita. La
    teoria più convincente è quella che indica il
    mancato incontro della gemma ureterale con il
    blastema metanefrico come causa primaria di RMc
    la teoria ostruttiva, che ha nella costante
    atresia delluretere il suo fondamento, è tuttora
    controversa.

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RENE MULTICISTICO (RMc)
  • FISIOLOGIA-ANATOMIA PATOLOGICA
  • Il RMc assume caratteristicamente laspetto di un
    grappolo duva a causa della presenza di
    numerose cisti di diversa grandezza, da pochi mm
    ad alcuni centimetri. Tali cisti, solitamente non
    comunicanti, sono separate tra loro da sottili
    tralci fibrosi e contengono liquido giallo
    citrino simile ad urina.
  • Le dimensioni del rene sono variabili e dipendono
    dalla grandezza delle cisti il peduncolo
    vascolare è solitamente poco sviluppato o
    addirittura assente.
  • Luretere è quasi sempre atresico.

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RENE MULTICISTICO (RMc)
  • SEGNI CLINICI
  • La diagnosi di RMc è una diagnosi pre-natale in
    un numero sempre più frequente di pazienti. In
    questottica la descrizione dei segni e dei
    sintomi clinici, scarsi di per se stessi, ha
    perso ulteriormente utilità pratica. Una massa
    addominale palpabile non dolente è il segno
    clinico più frequente di RMc infezioni urinarie
    ricorrenti, dolore ed ematuria sono sintomi rari
    e solitamente segnali di altre malformazioni
    concomitanti del rene controlaterale.
  • .

8
RENE MULTICISTICO (RMc)
  • DIAGNOSI
  • La diagnosi viene oggi solitamente formulata in
    utero grazie al largo impiego dellecografia
    prenatale, solitamente lRMc diviene visibile
    ecograficamente verso la 28a settimana.
    Occasionalmente vi possono essere difficoltà
    dignostiche nel caso di grosse cisti che simulino
    una pelvi renale dilatata da ostruzione del
    giunto pieloureterale. In tal caso lesecuzione
    di unurografia e.v. alla nascita può risolvere
    ogni dubbio infatti, allesame urografico si
    assisterà alla filtrazione di mezzo di contrasto
    nel parenchima renale e allaccumulo nella pelvi,
    evento che non si verifica in un RMc. Alcuni
    autori consigliano, a completamento delliter
    diagnostico, di eseguire in caso di RMc sia
    lurografia e.v. sia la cistografia minzionale
    per escludere malformazioni associate a carico
    dellapparato urinario inferiore.

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RENE MULTICISTICO (RMc)
  • TERAPIA
  • Lindicazione alla rimozione chirurgica dellRMc
    è a tuttoggi dibattuta. Infatti, il rene
    multicistico non asportato nella maggioranza dei
    casi tende ad una naturale involuzione fino alla
    completa atresia e alla sua scomparsa. Sono state
    descritte alcune complicanze dovute alla non
    rimozione dellRMc, ma la loro incidenza non è
    nota. Infezioni, dolore, ipertensione e la
    possibilità di una degenerazione neoplastica,
    sono le più frequenti. Questultima, sebbene
    rara, costituisce per la maggioranza degli autori
    lunica ma sufficiente indicazione alla
    nefrectomia. Nefrectomia che può avvenire sia per
    via tradizionale laparotomica, per via
    laparoscopica e per via retroperitoneoscopica
    (extraperitoneale).

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ALTRE MALFORMAZIONI RENALI
  • Rene policistico infantile affezione bilaterale,
    presenza di numerose cisti a carico della
    midollare e della corticale. Autosomica
    recessiva. Esistono 4 forme perinatale,
    neonatale, infantile, giovanile, tutte
    caratterizzate dalla progressiva e irreversibile
    comparsa di insufficienza renale. Incidenza 1 su
    1000 nati.
  • Rene policistico delladulto affezione
    ereditaria trasmessa con modalità autosomica
    dominante (braccio corto cromosoma 16). Presenza
    di numerose cisti a carico della corticale e
    midollare. Incidenza 1 su 1000-3000 nati. Le
    cisti sono derivate dallostruzione dei tubuli da
    parte di matrice extracellulare prodotta in modo
    abnorme. La pre-urina non viene riversata nei
    dotti collettori, ma si accumula nei tubuli
    dilatandoli. Le cisti, ingrandendosi sempre più,
    vanno a comprimere il parenchima adiacente, con
    il risultato finale di uninsufficienza renale
    ingravescente. La sintomatologia compare dopo il
    secondo, terzo decennio di vita con presenza di
    dolore al fianco, ematuria, pielonefriti,
    ipertensione arteriosa. A 5-10 anni dalla
    diagnosi la stragrande maggioranza dei pazienti è
    in fase uremica e necessita di trattamento
    dialitico o trapianto di rene.
  • Fusione renale/rene a ferro di cavallo Fusione
    dei due reni uniti da un istmo a livello del polo
    inferiore. Incidenza 1 su 1000.

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MALFORMAZIONI DELLURETERE
  • Atresia ureterale anomalia molto rara, assenza
    dellabbozzo ureterale o presenza di un uretere
    rudimentale che termina a fondo cieco.
  • Duplicazione ureterale si può presentare in due
    forme incompleta completa, caratterizzata dalla
    presenza di due ureteri che sboccano in vescica
    con due meati ureterali il meato che drena il
    segmento renale superiore sbocca in vescica in
    sede inferiore e mediale rispetto allorifizio
    delluretere che drena il segmento inferiore
    (legge di Weigert-Meyer). Incidenza 0,9 su 100.
  • Ureterocele dilatazione cistica del tratto
    terminale delluretere (intravescicale,
    sottomucoso).

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MALFORMAZIONI DELLURETERE
  • Ectopia ureterale spesso associata
    allureterocele e alla duplicazione ureterale. È
    caratterizzata dalla posizione anomala dello
    sbocco ureterale. Nelluomo lectopia è sempre
    prossimale allo sfintere striato uretrale, quindi
    non si ha incontinenza. Nella donna lectopia si
    può localizzare in qualsiasi segmento
    delluretra, vagina o perineo.
  • Megauretere caratterizzato dalla presenza di un
    uretere notevolmente dilatato. Si distingue
    megauretere refluente, ostruttivo, non ostruttivo
    e non refluente.
  • Uretere retrocavale luretere è caratterizzato
    da un percorso anomalo. Esso incrocia la vena
    cava inferiore a livello della pelvi renale
    (primo tipo) o a livello di L3 (secondo tipo).

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MALFORMAZIONI DELLA VESCICA
  • Estrofia vescicale difetto della parete
    anteriore addominale e del cingolo pelvico
    attraverso il quale si esteriorizza la vescica
    (priva della propria parete anteriore e in parte
    delle pareti laterali. Allinterno della placca
    estrofica vescicale si aprono i meati dai quali
    lurina giunge direttamente allesterno.
    Incidenza 1 su 100.000 nati.
  • Persistenza delluraco mancata obliterazione
    dellallantoide. Si crea un dotto tra vescica e
    ombelico con passaggio di urina.
  • Ano imperforato mancato o incompleto sviluppo
    del setto urorettale che separa la porzione
    urinaria della cloaca da quella intestinale.

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MALFORMAZIONI DEL PENE E DELLURETRA
  • Apenia assenza congenita del pene. Luretra
    sbocca nel perineo o nel lume rettale.
  • Micropenia presenza di pene morfologicamente
    normale ma la cui lunghezza risulti inferiore di
    2,5 deviazioni standard a quella di riferimento,
    associato alla presenza di borsa scrotale e dei
    testicoli.
  • Duplicazione uretrale presenza di doppia uretra.
    Può essere associata a doppia vescica
  • Megalouretra abnorme dilatazione delluretra. Si
    può presentare sia solo in fase minzionale sia in
    maniera permanente. Questultima anomalia più
    grave è associata ad agenesia dei corpi cavernosi
    e del corpo spongioso, e spesso è associata ad
    altre anomalie (malformazioni anorettale e
    Prune-Belly Syndrome).

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MALFORMAZIONI DEL PENE E DELLURETRA
  • Valvole uretrali posteriori presenza di pliche
    mucose a nido di rondine delluretra prostatica
    situate di norma distalmente al veru montanum e
    prossimamente allo sfintere uretrale esterno.
    Responsabili di ostruzione al flusso urinario di
    grado variabile.
  • Ipospadia sviluppo incompleto delluretra
    anteriore con presenza del meato uretrale
    ventralmente e prossimamente rispetto al glande.
    Si distinguono diverse forme ipospadia
    glandulare, coronale, peniena, peno-scrotale e
    perineale. Incidenza 1 su 3000.
  • Epispadia complessa malformazione delluretra e
    dei corpi cavernosi nel maschio, del clitoride
    nella femmina e del cingolo pelvico.
    Caratterizzata dalla posizione dorsale
    delluretra. Incidenza 1 su 120.000 maschi e 1 su
    500.000 femmine.

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MALFORMAZIONI TESTICOLARI
  • Ectopia testicolare presenza di un testicolo in
    posizione anomala, diversa dalla normale via
    seguita dalla gonade durante la sua discesa nel
    corso della sviluppo.
  • Criptorchidismo arresto della discesa del
    testicolo durante il suo sviluppo.
  • Poliorchidismo presenza di un testicolo
    soprannumerario.
  • Anorchidismo assenza di entrambi i testicoli.
  • Monorchidismo presenza di un solo testicolo.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE
  • Si definisce reflusso vescico-ureterale il
    passaggio retrogrado durina dalla vescica
    nelluretere fin verso le cavità renali.
  • Possiamo classificare lRVU in RVU primitivo e
    RVU secondario.
  • Nel primo caso il reflusso è conseguenza di una
    malformazione o di un ritardato sviluppo della
    giunzione ureterovescicale, nel secondo il
    difetto è secondario a fattori patologici
    acquisiti a carico della vescica, delluretere o
    della giunzione vescico-ureterale.
  • LRVU è luropatia più frequente in età
    pediatrica, colpisce maggiormente il sesso
    femminile (60 circa) e la razza bianca e ha
    tendenza alla bilateralità (53). Possibile la
    familiarità.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • EZIOLOGIA
  • Il reflusso primitivo deriva da unanomalia di
    sviluppo dellabbozzo ureterale, per cui si crea
    una giunzione vescico-ureterale incompetente che
    favorisce la risalita dellurina dalla vescica
    alluretere fin verso la pelvi.
  • Il reflusso secondario deriva nella maggior parte
    dei casi da un ostacolo, anatomico o funzionale,
    congenito o acquisito, allo svuotamento
    vescicale tra le cause più frequenti le valvole
    delluretra posteriore e lureterocele.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • FISIOLOGIA-ANATOMIA PATOLOGICA
  • Fisiologicamente il passaggio dellurina dalla
    vescica nelluretere è impedito dalla giunzione
    vescico-ureterale (GVU), complesso anatomico
    costituito dal tratto prevescicale, intramurale e
    sottomucoso delluretere terminale, dal trigono
    vescicale superficiale e profondo dalla guaina
    del Waldayer e dalla base vescicale. Lintegrità
    anatomica delle strutture di questo meccanismo è
    alla base della continenza della giunzione,
    meccanismo che è principalmente di tipo passivo.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • FISIOLOGIA-ANATOMIA PATOLOGICA
  • La pressione intravescicale infatti schiaccia il
    tratto sottomucoso delluretere, impedendo così
    la risalita dellurina una componente attiva è
    inoltre assicurata dalla contrazione delle fibre
    muscolari lisce del trigono superficiale, che
    determinano la chiusura del meato ureterale
    agendo sulle adiacenti fibre muscolari
    delluretere. Alla luce di queste precisazioni è
    facile intuire come qualsiasi malposizionamento
    o qualsiasi alterata morfologia di queste
    componenti possa rendere la giunzione
    incompetente.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • SEGNI CLINICI
  • Nella maggioranza dei casi il primo segno clinico
    di RVU è linfezione delle vie urinarie,
    caratterizzata da febbre preceduta da brividi.
    Negli RVU di grado elevato caratteristica è la
    minzione in due tempi durante la minzione parte
    dellurina presente in vescica refluisce
    nelluretere dilatato da qui, al termine
    dellaumento pressorio caratteristico della fase
    minzionale, refluirà nuovamente in vescica
    provocando così un nuovo stimolo urinario.
  • Se luretere non è dilatato il reflusso può
    distenderlo acutamente, provocando così segni e
    sintomi tipici della colica reno-ureterale.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • DIAGNOSI
  • La cisto-uretrografia minzionale è lesame di
    scelta nei casi si sospetti un RVU. Essa consente
    infatti di stabilire la presenza e il grado del
    reflusso ed eventualmente di escludere anomalie a
    carico della vescica e delluretere.
  • Lurografia e.v. consente una valutazione
    dellapparato urinario alto lecografia e la
    scintigrafia renale andrebbero utilizzati in casi
    selezionati.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • Classificazione del RVU
  • Sulla base dellesame cistografico classifichiamo
    il RVU in cinque gradi
  • I. grado, reflusso in uretere sottile e
    incompleto il mezzo di contrasto radiopaco
    refluisce dalla vescica alluretere, non
    raggiungendo la pelvi e i calici renali.
  • II. grado, reflusso completo con uretere e pelvi
    non dilatati.
  • III. grado, reflusso completo con modica
    dilatazione ureterale e pelvica.
  • IV. grado, reflusso completo con cospicua
    dilatazione.
  • V. grado, reflusso completo con massima
    dilatazione e tortuosità delluretere e
    importante idronefrosi.

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REFLUSSO VESCICO-URETERALE (RVU)
  • TERAPIA
  • È medica e chirurgica. Generalizzando possiamo
    affermare che un RVU primitivo di I e II grado
    senza danno renale dovrebbe essere trattato con
    terapia antibiotica per evitare il danno renale
    conseguente a infezioni ricorrenti. Nel caso di
    fallimento, di un aggravamento del danno e in
    tutti gli altri casi la terapia di scelta è
    quella chirurgica. Lintervento chirurgico
    consiste nel reimpianto del tratto terminale
    delluretere con tecniche antireflusso.
    Alternativa alla chirurgia è liniezione
    endoscopica endovescicale e sottoureterale di
    sostanze endogene che possano creare un supporto
    delluretere intravescicale, ottenendo cioè
    lallungamento del tratto intravescicale
    delluretere (la parte attiva del meccanismo
    antireflusso). Sono state utilizzate diverse
    sostanze quali il Teflon, il collagene bovino,
    ecc.

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MALATTIA DEL GIUNTO PIELO-URETERALE o IDRONEFROSI
PRIMITIVA
  • DEFINIZIONE
  • Per idronefrosi primitiva intendiamo ogni
    dilatazione della pelvi e dei calici renali
    causata da unanomalia congenita localizzata alla
    giunzione pielo-ureterale.
  • Essa è una delle anomalie congenite più
    frequenti. Lincidenza è di 1 su 1500 neonati.
  • Colpisce maggiormente il sesso maschile (rapporto
    maschi/femmine 2-3/1) e il lato sinistro.

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MALATTIA DEL GIUNTO PIELO-URETERALE o IDRONEFROSI
PRIMITIVA
  • EZIOLOGIA
  • Leziologia dellIP non è chiara si suppongono
    errori durante lo sviluppo embriologico con
    conseguenti anomalie anatomiche e funzionali.
  • FISIOLOGIA-ANATOMIA PATOLOGICA
  • Distinguiamo forme di ostruzione meccanica e
    forme funzionali dellIP.
  • Ostruzioni meccaniche
  • Da anomalie intrinseche, vere e proprie stenosi
    dovute a difetti degli strati muscolari della
    giunzione.
  • Da anomalie estrinseche, nelle quali il giunto
    è compresso ab estrinseco da un peduncolo
    vascolare anomalo che proviene dal polo inferiore
    renale.
  • Ostruzioni funzionali.
  • Premessa fisiologica per la comprensione delle
    cause funzionali (le più frequenti) è che il GPU
    rappresenti il segmento di passaggio
    dellattività peristaltica pielica in attività
    peristaltica ureterale lalterazione della
    normale coordinazione motoria tra questi due
    segmenti creerebbe unostruzione, rendendo così
    difficoltoso il transito dellurina.

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MALATTIA DEL GIUNTO PIELO-URETERALE o IDRONEFROSI
PRIMITIVA
  • SEGNI CLINICI
  • Le infezioni delle vie urinarie sono i sintomi
    più frequenti nei neonati.
  • Nei bambini con più di un anno prevalgono i
    sintomi gastrointestinali (nausea, vomito,
    inappetenza e ritardo della crescita), mentre nel
    bambino più grande il sintomo desordio è spesso
    rappresentato da una colica renale con o senza
    ematuria.
  • In tutti i casi è possibile apprezzare alla
    palpazione una massa addominale.

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MALATTIA DEL GIUNTO PIELO-URETERALE o IDRONEFROSI
PRIMITIVA
  • DIAGNOSI
  • Ecografia, urografia e.v. e cistografia sono
    indagini fondamentali che devono rappresentare il
    normale iter diagnostico della malattia giuntale.
  • La scintigrafia renale (statica o dinamica con
    diuretico) consente di valutare leventuale
    compromissione della funzionalità renale.

29
MALATTIA DEL GIUNTO PIELO-URETERALE o IDRONEFROSI
PRIMITIVA
La variante anatomica più frequente è la
presenza di arterie renali sovrannumerarie (due
o più arterie per un solo rene ne sono
descritte fino ad un massimo di cinque). Le
vene renali sovrannumerarie sono molto più rare
specialmente le vene polari
  • Le arterie renali sovrannumerarie sono
    leggermente più frequenti a sinistra e
    raggiungono direttamente lilo renale o
    direttamente il parenchima di un polo, più
    frequentemente il superiore. Le arterie
    soprannumerarie del polo inferiore di entrambi i
    lati possono incrociare anteriormente la via
    urinaria causandone una ostruzione estrinseca

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MALATTIA DEL GIUNTO PIELO-URETERALE o IDRONEFROSI
PRIMITIVA
  • TERAPIA
  • È chirurgica esistono diverse tecniche che
    consistono nella rimozione del giunto
    pielo-ureterale e nella successiva anastomosi
    alluretere. Esistono anche tecniche endoscopiche
    che sono però gravate, in alcune casistiche, da
    un maggior tasso di recidiva.

31
CRIPTORCHIDISMO
  • DEFINIZIONE
  • Per criptorchidismo intendiamo larresto della
    discesa del testicolo e il suo posizionamento
    lungo la via che normalmente segue nella sua
    discesa durante lo sviluppo.
  • Il criptorchidismo è la più frequente anomalia
    dello sviluppo genitale maschile. Alla nascita
    circa il 3,4 dei bambini ha testicoli
    criptorchidi (30 in caso di nati prematuri), ma
    nella metà dei casi i testicoli discendono nello
    scroto durante il primo mese di vita. Si
    definisce portatore di criptorchidismo chi a 6-12
    mesi di vita ha ancora uno o entrambi i testicoli
    non discesi nel sacco scrotale (0,5-1).
  • Per ectopia testicolare intendiamo invece il
    posizionamento del testicolo in una sede
    anatomica diversa (inguinale superficiale,
    femorale, crurale, peniena, pelvica).

32
CRIPTORCHIDISMO
  • EZIOLOGIA
  • Il criptorchidismo ha uneziopatogenesi
    complessa, tanto che i molteplici meccanismi con
    cui il testicolo si forma e discende poi nello
    scroto non sono del tutto ben spiegati.
    Riconosciamo per semplicità tre fattori che
    ostacolano questa discesa ormonali, meccanici,
    genetici.
  • Fattori ormonali in pazienti criptorchidi sono
    state riscontrate alterate concentrazioni di
    testosterone, ormone fondamentale per la discesa
    del testicolo, oltre ad alterazioni dellFSH e
    dellLH.
  • Fattori meccanici interverrebbero in un 50 dei
    casi si tratta di ostacoli anatomici quali
    lincompleta persistenza del dotto peritoneo
    vaginale, il canale inguinale obliterato, la
    brevità degli elementi del funicolo spermatico.
  • Fattori genetici in alcuni casi il
    criptorchidismo si accompagna ad alterazioni
    cromosomiche, soprattutto nella sindrome di
    Klinefelter (47XXY) e nelle sindromi con corredo
    cromosomico 48 XXXY.

33
CRIPTORCHIDISMO
  • FISIOLOGIA-ANATOMIA PATOLOGICA
  • Nel 70 circa dei casi il testicolo non disceso è
    normale per forma, volume, trofismo, connessione
    didimo-epididimaria nel 26 circa sono presenti
    anomalie della via seminale e in un 4 è presente
    unagenesia.
  • Importanti sono le alterazioni istologiche che si
    riscontrano nel criptorchidismo esse sono
    correlate al tempo di permanenza del testicolo al
    di fuori del sacco scrotale. Nel primo anno si
    osservano solo modificazioni a carico delle
    cellule del Leydig, mentre a partire dal secondo
    compaiono anomalie strutturali dei tubuli
    seminiferi, del numero e del volume degli
    spermatozoi. Il danno istologico si aggrava così
    progressivamente, raggiungendo col tempo
    alterazioni irreversibili sia della funzione
    endocrina (produzione di ormoni) che di quella
    esocrina (spermatozoi).

34
CRIPTORCHIDISMO
  • CLASSIFICAZIONE E DIAGNOSI
  • Una prima distinzione clinica avviene tra il
    testicolo palpabile (92 dei casi) e testicolo
    non palpabile (8).
  • Nel primo caso si distinguerà tra un testicolo
    retrattile, ritenuto ed ectopico. Nel secondo
    caso tra testicolo agenesico o presente.
  • Il testicolo di tipo retrattile può essere
    facilmente portato nello scroto, nel quale
    permane per qualche tempo.
  • Il testicolo di tipo ritenuto è situato lungo la
    via normale di migrazione al di fuori dellanello
    inguinale interno, rendendo così possibile
    lesplorazione manuale.

35
CRIPTORCHIDISMO
  • CLASSIFICAZIONE E DIAGNOSI
  • Il testicolo palpabile di tipo ectopico è al di
    fuori della normale via di migrazione.
  • Esistono 5 ectopie topografiche più requenti
  • linguinale soprafasciale
  • la perineale
  • la pubo-peniena
  • la crurale (nel tiangolo dello Scarpa)
  • la crociata (ambedue i testicoli si trovano nello
    stesso emiscroto).
  • In queste situazioni la diagnosi di
    criptorchidismo è essenzialmente clinica e si
    fonda sullesame obiettivo.

36
CRIPTORCHIDISMO
  • Nel caso invece di testicolo non palpabile
    lecografia addomino-pelvica e la risonanza
    magnetica possono contribuire alla localizzazione
    del testicolo nei casi in cui queste due
    metodiche falliscano si deve ricorrere a tecniche
    cruente desplorazione (laparoscopia). Per un
    corretto inquadramento diagnostico e terapeutico,
    soprattutto nei casi di criptorchidismo
    bilaterale, sono sempre necessari
    lidentificazione del cariotipo e il dosaggio
    degli ormoni sessuali e delle gonadotropine.

37
CRIPTORCHIDISMO
  • TERAPIA
  • La terapia può essere sia medica (ormonale) che
    chirugica.
  • Terapia medica possiamo affermare che, tranne
    che in caso di pervietà del dotto peritoneo
    vaginale (DPV), la terapia ormonale debba essere
    sempre tentata. Si utilizzano di norma cicli di
    HCG e di LH-RH. Il razionale di tale terapia si
    fonda sul presupposto che questi due ormoni
    giochino un ruolo importante nel favorire la
    discesa del testicolo. Lindicazione a tale
    metodica è data soprattutto dal testicolo
    retrattile e dal testicolo ritenuto in posizione
    inguinale bassa.

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CRIPTORCHIDISMO
  • TERAPIA
  • Terapia chirurgica va impiegata nei casi di
    fallimento della terapia medica e in tutti gli
    altri casi. Riguardo al tempo dellintervento
    chirurgico, attualmente tutti gli autori
    concordano nel non procrastinarlo oltre i 24 mesi
    detà.
  • Chirurgia del testicolo palpabile prevede una
    soluzione in tempo unico, con la classica tecnica
    dellorchidopessi.
  • Chirurgia del testicolo non palpabile secondo il
    trofismo della gonade e della posizione si aprono
    diverse possibilità terapeutiche
    dallorchidopessi con eventuale funicololisi
    (isolando e rettificando i vasi e il dotto
    deferente) fino a tecniche di microchirurgia (es.
    secondo Fowler e Stephens con anastomosi tra
    larteria spermatica interna e la deferenziale).

39
CRIPTORCHIDISMO
  • PROGNOSI
  • Vanno considerati lo sviluppo degli organi
    sessuali, la fertilità e la degenerazione
    neoplastica. Nel caso di criptorchidismo
    monolaterale nella maggioranza dei casi non vi
    sono alterazioni dello sviluppo sessuale, mentre
    nel caso di ipoplasia o agenesia bilaterale lo
    sviluppo e la funzione sessuale dovranno essere
    supportati da terapia ormonale.
  • Per quanto riguarda la fertilità le percentuali
    di sterilità in pazienti con criptorchidismo
    variano dal 30-50 nelle forme monolaterali e
    salgono fino oltre il 70 nelle bilaterali.
  • Il criptorchidismo ha un ruolo importante
    nelleziopatogenesi delle neoplasie testicolari,
    circa il 12 dei tumori testicolari riscontrati
    in età adulta sono correlati a degenerazione
    neoplastica di una gonade ritenuta o già
    sottoposta ad orchidopessi.

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URETEROCELE (UC)
  • DEFINIZIONE
  • Intendiamo per ureterocele (UC) la dilatazione
    cistica del tratto terminale, intravescicale,
    sottomucoso delluretere. Esso si riscontra più
    frequentemente nel sesso femminile (rapporto 7 a
    1) ed è bilaterale nel 10 dei casi.
  • Si definisce ortotopico se è regolarmente situato
    alla base della vescica, ectopico se localizzato
    sul collo vescicale o nelluretra.
  • Classifichiamo lUC di tipo adulto con sistema
    pieloureterale singolo o infantile con un sistema
    duplice. In tal caso va precisato che il
    distretto ureterale responsabile dellureterocele
    è tributario sempre del distretto renale
    superiore ed è sempre situato distalmente allo
    sbocco delluretere gemello omolaterale.

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URETEROCELE (UC)
  • EZIOLOGIA
  • A tuttoggi non è ancora definita leziologia
    dellureterocele. Lureterocele potrebbe essere
    secondario ad una stenosi del meato ureterale,
    oppure ad unanomalia di sviluppo del dotto di
    Wolff durante lembriogenesi.
  • SEGNI CLINICI
  • Nei casi dUC in sistema duplice il quadro
    clinico è caratterizzato da infezione delle vie
    urinarie, febbre e ritardo di accrescimento.
  • Nei casi di UC di piccole dimensioni i disturbi
    minzionali (disuria, pollachiuria) sono i sintomi
    più frequenti e possono manifestarsi anche
    durante la seconda o terza infanzia.

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URETEROCELE (UC)
  • DIAGNOSI
  • Lecografia è molto precisa nel definire la
    diagnosi e riconoscere un UC già in epoca
    prenatale.
  • Lurografia e.v. è fondamentale per il
    completamento della diagnosi, e consente inoltre
    di valutare anche lapparato urinario alto. La
    cisti ureterocelica appare come un minus di
    riempimento vescicale. Utile anche la cistografia
    minzionale che permette inoltre di evidenziare
    eventuali reflussi vescicoureterali associati.
  • La scintigrafia renale e la cistoureteroscopia, a
    completamento delle indagini sopra elencate
    consentono rispettivamente uno studio funzionale
    e morfologico più accurato.

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URETEROCELE (UC)
  • TERAPIA
  • Il trattamento è sempre chirurgico per via
    laparotomica o endoscopica.
  • Nel caso di UC in doppio distretto si rimuoverà
    la sacca ureterocelica, si ricostruirà il
    pavimento vescicale e, secondo la presenza o meno
    di un distretto renale funzionante, si procederà
    al reimpianto ureterale in vescica o
    allanastomosi fra i due distretti o
    allasportazione delluretere con eminefrectomia.
  • Unalternativa allintervento chirurgico
    tradizionale è quella del trattamento
    decompressivo endoscopico dellUC attraverso
    lincisione della cisti ureterocelica, nel caso
    di UC in distretto pielouretrale singolo.

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VALVOLE DELLURETRA POSTERIORE
  • DEFINIZIONE
  • Si definiscono valvole delluretra posteriore
    (VUP) formazioni delluretra posteriore maschile
    costituite da epitelio di transizione e da
    tessuto connettivo situate distalmente al veru
    montanum e prossimalmente allo sfintere uretrale
    esterno. Conformate a nido di rondine con la
    concavità rivolta verso la vescica esse
    ostacolano più o meno gravemente il flusso
    uretrale e di conseguenza lo svuotamento
    vescicale.
  • Costituiscono la forma più frequente di
    malformazione ostruttiva maschile, e
    rappresentano la causa più comune dinsufficienza
    renale in età pediatrica.
  • Colpiscono tra l1/8.000 e l1/25.000 dei nati
    vivi.

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VALVOLE DELLURETRA POSTERIORE
  • EZIOLOGIA
  • A tuttoggi sconosciuta la teoria più
    accreditata è quella che indica la presenza delle
    valvole secondaria ad unanomala inserzione del
    dotto mesonefrico nella cloaca, errore che si
    verificherebbe nelle primissime settimane di vita
    intrauterina.

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VALVOLE DELLURETRA POSTERIORE
  • CLASSIFICAZIONE-FISIOLOGIA-ANATOMIA PATOLOGICA
  • Le VUP sono classificate in tre tipi
  • Tipo I originano dal veru montanum e si
    sviluppano in basso e lateralmente, incontrandosi
    sulla parete anteriore delluretra e costituendo
    così un terzo lembo.
  • Tipo II originano dal veru montanum e si
    sviluppano verso lalto inserendosi sul collo
    vescicale.
  • Tipo III sono costituite da un diaframma
    completo forato al centro.
  • Levento patogenetico fondamentale è dato
    dallostruzione al deflusso durina durante la
    minzione. Per superare lostacolo il detrusore è
    costretto a compiere un superlavoro che comporta
    unipertrofia che è direttamente proporzionale al
    grado di ostruzione si creano nel tempo forti
    aumenti della pressione detrusoriale che si
    trasmette lungo lapparato urinario con
    idronefrosi e conseguente danno renale.

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VALVOLE DELLURETRA POSTERIORE
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VALVOLE DELLURETRA POSTERIORE
  • SEGNI CLINICI
  • Essi sono strettamente correlati al grado di
    ostruzione da una modesta disuria, fino
    allinsufficienza renale frequente anche il
    riscontro di cistiti, pielonefriti e setticemie.
  • DIAGNOSI
  • Megavescica, idroureteronefrosi e ipertrofia
    della parete vescicale sono i segni ecografici
    che fanno sospettare la presenza di VUP già in
    epoca pre-natale.
  • Altre indagini diagnostiche, naturalmente da
    eseguire in epoca post-natale sono la
    cistografia con fase minzionale e lurografia. La
    scintigrafia renale e la cistoureteroscopia
    completano le indagini sopra elencate,
    consentendo uno studio funzionale del parenchima
    renale e morfologico delle valvole e della
    vescica.

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VALVOLE DELLURETRA POSTERIORE
  • TERAPIA
  • La disostruzione per via endoscopica delluretra
    è il primo atto chirurgico per la cura delle VUP.
    Esso spesso rappresenta nella maggior parte dei
    casi il trattamento più efficace e risolutivo.
  • Nei casi di grave compromissione delle vie
    urinarie e della funzionalità renale, è opportuno
    procedere a derivazione urinaria tramite
    nefrostomia fino alla risoluzione
    dellidronefrosi e al ripristino della funzione
    renale. Infine in caso di persistenza del
    reflusso vescico-ureterale si procede al
    reimpianto degli ureteri.
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