Title: L
1Lassistenza infermieristica alla persona con
patologia oncologica
2Alcuni dati
- Globalmente l8 di tutte le cause di morte
dipende dal cancro. Nei paesi sviluppati,
comunque, la percentuale di morte dovuta a tumore
è più elevata in Europa è stimata intorno al
23. - In Italia dopo le malattie cardiovascolari i
tumori sono al secondo posto fra le grandi cause
di morte.
3Epidemiologia dei tumori in Italia
Mortalità Num. decessi Incidenza Num. Nuovi casi Prevalenza num. totale malati
1970 91.000 149.000 821.000
1990 132.000 213.000 1.158.000
2000 138.000 234.000 1.294.000
4- Si può quindi dire che i tumori sono stati
responsabili, in Italia, del 30 dei decessi. - Dai dati dellOrganizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) si comprendono rapidamente le
dimensioni del problema vengono diagnosticati
ogni anno 5.9 milioni di nuovi casi di cancro di
cui 4.3 milioni giungono a morte. Il rischio di
ammalarsi di tumore è in costante aumento nella
maggior parte dei paesi sia per laumento della
durata media della vita sia per laumento dei
fattori di rischio. - Tumore alla mammella prima causa di morte per le
donne fra i 35 e i 60 anni, in Italia ogni anno
33.000 morti.
5Per questo.
- Codice europeo contro il cancro in vigore dall1
gennaio 1995 (una serie di 10 raccomandazioni
riguardanti stili di vita e misure di
prevenzione) proposto da un gruppo di esperti
appartenenti a diversi paesi europei. - Allinizio dellanno 2000 più di 100
rappresentanti internazionali di governo, gruppi
di tutela dei diritti del paziente,
organizzazioni e società per la ricerca sul
cancro riuniti a Parigi hanno ratificato e
firmato la Carta di Parigi contro il cancro, in
occasione del primo Vertice mondiale contro il
Cancro.
6- Lobiettivo del vertice lapplicazione dei
principi contenuti nei 10 articoli (diritti dei
pazienti, progressi nella prevenzione, diagnosi e
cura e nelle strategie, qualità dellassistenza,
partecipazione del paziente e migliore qualità di
vita, impegno di collaborazione delle parti dalla
ricerca alla cura).
7European conference of oncology
- Copenaghen settembre 2003
- Nel corso degli anni 90 incidenza cresciuta del
19, ma le morti sono ridotte del 18.
8Sopravvivenza grazie ai trattamenti a 5 anni
dalla diagnosi
- Medie tra valori per maschi e femmine
- 87 testicolo
- 73 utero corpo
- 70 mammella
- 64 utero cervice
- 57 linfoma Hodgkin
- 52 leucemia infantile
- 39 colon
- 33 retto
- 26 ovaio
- 18 stomaco
- 14 encefalo
- 8 polmone
- 3 pancreas
9Criticità/complessità assistenziale
- Evento di instabilità vitale, dal verificarsi
dellevento scatenante, fino alla
stabilizzazione, al recupero, oppure alla morte. - Dalla criticità ? complessità
- Complessità mutamenti clinici, capacità
relazionali, precisione, decisione, efficacia,
strumenti e presidi idonei. - Associazione italiana infermieri in oncologia
- Associazione infermieri di assistenza oncologica
- European oncology nursing society con finalità di
elaborazione linee guida.
10Qualità di vita?quadro sintomatologico
- Criticità assistenziali
- Bisogno di informazioni
- Bisogno nutrizionale (cachessia, senso di
sazietà, inappetenza, alterazioni del gusto) - Sintomi gastrointestinali (esofagiti, stipsi,
diarrea, nausea e vomito) - Dolore
- Infezioni, mucositi, stomatiti
- Emorragie per trombocitopenia (piastrine tra
50.000 e 100.000 - Fatica per anemia, malnutrizione, stress, dolore
- Alterazione dellimmagine corporea (alopecia)
- Problemi psicologici
11Gestione dei bisogni e assistenza Gestione delle
informazioni
- Primo bisogno, informare per orientare le scelte
della persona con cancro. - Informare, educare e counselling come aspetti
fondamentali delle cure di supporto. - Linformazione si può definire come un dialogo
tra persone che permette di mantenere lautonomia
del malato.
12Dallinformazione alleducazione
- Malattia sintomo, prova e insegnamento
- Non una semplice trasmissione di informazione,
passiva incentrata su chi la fornisce, ma un
processo interattivo e complesso incentrato su
chi apprende. - La persona malata deve essere guidata alla
comprensione del problema, in quanto la
conoscenza della malattia e delle cure mediche
non deve rimanere proprietà esclusiva dei
professionisti sanitari.
13Lo stile educativo
- Non solo mettere dentro (da instruere,
riempire), ma anche sviluppare uninterazione,
nonché tirar fuori (da educare, condur fuori)
dallaltro le sue potenzialità e i suoi bisogni. - Servono tre elementi fondamentali
- uso del linguaggio appropriato (scelta dei
termini e costruzione della frase), - una serie di strategie educative (fare esempi,
uso di immagini e sintesi), - uso consapevole di tecniche di comunicazione come
riformulare.
14Quando e in che modo comunicare la diagnosi di
cancro?
- Nessuna informazione verrà data al malato in
merito alla diagnosi di cancro sino a che lesito
degli esami eseguiti non sia certezza. - Prima dimensione Attenzione al contenuto.
Messaggio chiaro, completo e comprensibile,
concentrato sul tema e non dispersivo, stile del
discorso non rigido ma interattivo, rispondere ad
ogni quesito, evitare malintesi, attenzione al
vissuto del malato, verificare la comprensione,
ascolto attivo, attenzione a non creare sensi di
colpa. Conversazione centrata sulla persona
malata.
15Seconda dimensione aspetti affettivi ed emotivi
- Non lasciarsi travolgere dai sentimenti e
deprimersi, - dimostrare rispetto per le reazioni della persona
malata - comportamento amichevole e premuroso per
incoraggiare - rimanere naturali non assumere atteggiamenti
artificiosi - comunicazione verbale coerente con quella non
verbale - accettare tutte le reazioni tra cui, per difesa,
anche la presa di distanza.
16Fasi del processo informativo accertamento dei
bisogni, pianificazione, valutazione.
- Counselling obiettivo è quello di dare
lopportunità alla persona di esplorare, scoprire
e chiarire la strada per raggiungere una forma di
vita che la soddisfi maggiormente. I consigli
diventano parte dellinformazione occorre
sostenere il malato nello scoprire le proprie
risorse individuali per intraprendere il percorso
nellaffrontare la malattia.
17- Il medico e loperatore sanitario devono cercare
di fare una sintesi fra la prospettiva biomedica,
scientifica con le sue leggi generali e la
narrazione del paziente.. - attraverso un ascolto attento e un dialogo in cui
vengono condivisi e negoziati i significati.
18- Il fine è non solo spiegare un evento patologico,
ma comprendere il significato che levento ha su
quella persona. - Occorre per loperatore dare spazio e ascolto a
parole, pensieri, rappresentazioni ed emozioni
che il paziente porta e insieme a lui costruire
la realtà della malattia attraverso un processo
di negoziazione dei significati. - Lobiettivo finale è costruire un progetto
assistenziale - condiviso e centrato sui reali bisogni del
paziente. - Costruire un progetto assieme al paziente
- significa ottenere una più efficace adesione
- al trattamento.
19Problemi legati allalimentazione
- Problemi comuni malnutrizione e perdita di peso.
- Lo sviluppo del supporto nutrizionale e il
miglioramento della nutrizione artificiale
(enterale e parenterale), introdotti nei
programmi di trattamento negli ultimi trentanni,
hanno contribuito significativamente al
miglioramento delle cure in oncologia.
20- La malnutrizione risultato dellinterazione di
molti fattori, propri del paziente e specifici
della malattia neoplastica. - Interferiscono inoltre sfavorevolmente sullo
stato nutrizionale anche i trattamenti
antitumorali, sia a causa di alterazioni
meccaniche o funzionali provocate dalla
chirurgia, sia per il danno cellulare indotto
dalla chemioterapia e dalla radioterapia.
Frequenti nausea, vomito, stomatiti, senso di
sazietà, cachessia, riduzione dellappetito,
alterazioni del gusto.
21Valutazione e piano nutrizionale
- Valutare allingresso peso, sintomi, eventuale
inabilità, anamnesi e abitudini alimentari,
variazioni di peso e appetito. - Durante la degenza valutazione bilancio idrico,
peso, alimentazione quali-quantitativa. - Pianificare intervento dietetico, posturale,
pasti piccoli e frequenti, idratazione. - Prima della dimissione, valutare lambiente
familiare, educazione al paziente e famiglia.
22Disgeusia
- Avversione per le carni rosse
- Avversione per il caffè
- Gusto dolce elevato
- Retrogusto metallico
- Intolleranza per cibi acidi
23Ruolo infermieristico
- Consigli per rendere cibi più appetibili, uso di
caramelle, sì pesce, pollo, formaggi - Cibi non troppo caldi, presentazione del piatto,
evitare stress - Coinvolgere la famiglia e la dietista
- Individuare le modificazioni giornaliere
dellappetito
24Dieta in terapia
- Fornire informazioni alimentari
- Per nausea e vomito, evitare cibi troppo dolci,
grassi, fritti, speziati, con odori forti,
alcool, meglio cibi solidi, asciutti, graditi e
freschi, con assaggi, pasti piccoli e frequenti,
introdurre modifiche se diarrea o stipsi.
Eventuale uso di integratori liquidi, nutrizione
parenterale o enterale.
25Alimentazione e cure palliative
- Più controverso e problematico il bisogno per i
malati in fase avanzata, occorre tenere presente
lobiettivo migliorare la Qualità della vita in
relazione alle scelte della persona assistita. - Il risultato di alcune ricerche ha portato alle
seguenti conclusioni liperalimentazione non
aumenta la sopravvivenza e non rallenta lo
sviluppo tumorale, anzi in alcuni casi lo
accelera. Il trattamento nutrizionale
artificiale può migliorare la qualità della vita,
se ben accettato, preferibile lalimentazione
naturale.
26Sindrome anoressia-cachessia
- Lanoressia, perdita di peso, malnutrizione
contribuiscono allo sviluppo della cachessia
(letteralm. cattiva condizione). - Presente nell80 dei pazienti in fase terminale,
allesordio della malattia, nell80 dei malati
con tumori del tratto gastro intestinale
superiore e nel 50 dei pazienti con ca.
polmonare. - Si considera cachessia la perdita di peso del 5
in sei mesi, severa quando raggiunge il 10 del
peso abituale, riguarda sia il grasso che la
massa magra (tessuto muscolare). - Anoressia mancanza/ perdita dellappetito, senso
di sazietà precoce.
27Eziopatogenesi
- Meccanismi causali
- Alterazioni metaboliche
- Alterazioni gastrointestinali
- Alterazioni comportamentali
281. Alterazioni metaboliche
- Ipermetabolismo nel paziente neoplastico cè una
? spesa energetica, sia a riposo che da sforzo. - Alterazioni del metabolismo dei carboidrati, dei
lipidi e delle proteine (a differenza del
dimagramento, consumo degli aminoacidi e perdita
massa muscolare, sia per ridotto apporto
alimentare, che per aumentato catabolismo.
292. Alterazioni gastrointestinali
- Disturbi motori (il tumore produce un fattore che
determina ritardato svuotamento gastrico). - Flogistici (mucositi ed enteriti da raggi,
chemioterapia, infezioni). - Disturbi ostruttivi (tumori ORL, esofagei,
gastrici, pancreatici, intestinali. - Malassorbimento (da gastroresezione, resezione
pancreatica, enterite).
303. Alterazioni comportamentali
- Perdita del gusto di alimentarsi
- Perdita del significato sociale del pranzo
31Terapia
- Corticosteroidi (riducono la nausea, maggior
senso di benessere e controllo del dolore,
riduzione astenia, nessun effetto sul peso
effetti collaterali debolezza muscolare, delirio,
iperglicemia, osteoporosi, immunosoppressione e
ulcera). - Progestinici (migliorano lappetito e lo stato
nutrizionale effetti collaterali fenomeni
tromboembolici, metrorragie, iperglicemia,
ipertensione e insufficienza surrenalica). - Antiserotoninergici, antidepressivi, acido
eicosapentanoico (acido presente nel pesce
azzurro, disponibile anche in capsule che
inibisce la lipolisi e la degradazione proteica
dei muscoli).
32Nutrizione artificiale
- Scopi prevenire e correggere i deficit
nutrizionali, preservare la massa magra, aiutare
a sopportare meglio le terapie, mantenere le
funzioni immunitarie. - Enterale, quando il tratto g.e. funziona
normalmente non possibile mangiare o bere per
oltre 5 gg. per disfagia, anoressia il paziente
è in grado di gestire e accetta il sondino o la
PEG. - Parenterale, se tratto g.e. non funzionante,
enterite da chemio-radioterapia, vomito
intrattabile.
33Controindicazioni e complicanze della nutrizione
artificiale
- Enterale malassorbimento, occlusione, fistole,
diarrea o vomito severi, infezioni intestinali,
emorragie. Complicanze aspirazione di ingesti,
decubito e dislocazione del sondino o della PEG. - Parenterale intestino funzionante, supporto
nutrizionale per meno di 5 giorni, impossibile
trovare un accesso venoso, instabilità
emodinamica, insufficienza renale severa,
prognosi sfavorevole. Complicanze meccaniche
(pneumotorace, trombosi, malposizionamento),
settiche, metaboliche (iper-ipoglicemia,
ipokaliemia, alterazioni epatiche),
incompatibilità con i soluti.
34Misure comportamentali
- Creare unatmosfera per il momento del pasto
- Rendere attraente il cibo
- Favorire lalimentazione nel pasto preferito dal
paziente - Evitare pasti abbondanti, favorire gli spuntini
- I pazienti anoressici non accettano la carne,
somministrare cibi dolci, grassi e calorici,
ridurre la frutta e la verdura - In caso di mucosite usare cibi soffici, non
caldi, non salati, acidi, piccanti - In caso di nausea e vomito cibi salati, freddi e
secchi evitando dolci e grassi.
35Mucosite
- Stomatite, esofagite, cistite.
- Colpisce il 40 dei pazienti trattati con
chemioterapia, il 40 dei pazienti trattati con
terapie biologiche, l80 dei pazienti sottoposti
a trapianto di midollo, il 100 dei pazienti
radiotrattati per neoplasie di testa-collo. - Osservare eventuale presenza di eritema,
ulcerazione, edema sintomi quali dolore urente,
intolleranza ai cibi caldi, acidi piccanti,
disfagia. - Complicanze della mucosite infezioni sistemiche,
fenomeni emorragici, dolore.
36Obiettivi e interventi assistenziali
- Valutazione
- Educazione del paziente e famigliari
- Prevenzione, mantenere idratate le mucose, igiene
cavo orale - Nutrizione adeguata, terapia
- Con una scrupolosa igiene del cavo orale prima e
durante i trattamenti chemio-radioterapici e
aumentando la frequenza delle operazioni
quotidiane di pulizia del cavo orale è stata
verificata una diminuzione delle infezioni da
mucosite del 50. (Center for Disease Control)
37coffee break
38- Il trattamento del dolore
- oncologico
- E stato in passato spesso inadeguato o
inesistente per vari motivi quali - - lignoranza circa le cure capaci di sopprimere
il dolore - - la deformazione culturale del medico che, a
volte, considera il dolore come sintomo
ineluttabile - - i problemi legali che hanno intralciato luso
di analgesici oppioidi - - i problemi legati alla dipendenza dei farmaci
oppioidi.
39- Per questi ed altri motivi, nei primi anni 80,
lO.M.S. ha focalizzato lattenzione
sullargomento pubblicando le linee guida per il
controllo del dolore da cancro nel 1986 a
Ginevra. - Lobiettivo di queste linee guida è stato quello
di stabilire un metodo scientificamente valido
che potesse essere usato a livello comunitario
nei paesi sviluppati e in quelli in via di
sviluppo.
40DOLORE
- Esiste una circolarità fra
- - d. fisico risposta di recettori a
- modificazioni esterne/interne
- - d. psichico impatto di eventi
gravi - sulla mente
- Dolore esperienza delluomo che lo
- coinvolge nella sua globalità.
41Dimensioni del dolore
- Biologica/fisiologica meccanismo di
difesa/adattamento (le modalità di attivazione
sono il risultato di un percorso filogenetico,
livello stabile di attivazione della soglia). - Non fisiologica il suo inserimento in complessi
meccanismi culturali, sociali, linguistici e
quindi ontogenetici ( livello individuale di
attivazione della soglia).
42Variabili che influenzano la soglia individuale e
latteggiamento del paziente/operatore sanitario
verso il dolore
- Culturali educazione, aspettative, idee, punti
di vista - Sociologiche età, sesso, istruzione, lavoro
- Religiose
- Condizioni di vita, eventi vissuti, condizione
emotiva (ansia) - Carattere,sentimenti, volontà, concentrazione,
movimento (anestesia da combattimento, danze) - Abitudine al dolore/stress (morfina del povero),
abitudine allassunzione di antidolorifici.
43Quindi..
- Non generalizzazioni, immagini stereotipate,
- schemi, ma.
- esperienza unica e singolare,
- significato individuale da relazione fra
- esperienza, storia individuale e
- variabili culturali.
44Un tipo di dolore cronico
- Dolore oncologico o maligno, da neoplasia maligna
o AIDS, definito dolore totale (oltre al dolore
fisico sofferenza psico-affettiva. - E dolore-malattia (non eliminabile con la
rimozione di lesioni causali).
45Nella società contemporanea
- Rimozione del dolore con isolamento di chi soffre
o spettacolarizzazione. - Fede nella tecnica, presunzione di controllo
totale di un fenomeno incontrollabile, usando
solo, generalmente, la risposta terapeutica,
senza lo sforzo di comprendere il malato e il suo
vissuto. - Soglia più bassa per banalizzazione uso antalgici
e scomparsa valori di resistenza - Complessità legata alle multietnie.
46Fattori che influenzano la soglia
- Abbassamento
- disagio, isolamento
- insonnia
- fatica
- ansia
- paura
- rabbia
- tristezza,depressione
- noia, introversione.
- Innalzamento
- risoluzione dei sintomi
- sonno, riposo
- comprensione
- solidarietà
- attività diversiva
- riduzione ansia
- uso di farmaci (analgesici, ansiolitici,
antidepressivi).
47Occorre.
- Vedere il dolore non solo come un sintomo,
- oggettivo, sempre legato al corpo e da
- trattare con una proposta terapeutica uguale
- per tutti, ma
- come una esperienza soggettiva, da trattare
- considerando il discorso, le percezioni e il
- vissuto del paziente.
48Come?
- Il medico e loperatore sanitario devono
- cercare di fare una sintesi fra la prospettiva
- biomedica, scientifica con le sue leggi
- generali e la narrazione del paziente..
- attraverso un ascolto attento e un dialogo in
- cui vengono condivisi e negoziati i significati.
49Valutazione del dolore
- allinizio e ripetuta ad intervalli regolari per
verificare lefficacia dei trattamenti - occorre conoscere la storia clinica, anche
tramite un questionario, un esame diretto del
paziente attraverso un colloquio, per superare la
rigidità/difficoltà di compilazione del
questionario.
50Ricordarsi che il dolore.
- non sempre ha una causa identificabile (causa
oscura o origine psicologica), - non sempre esistono segni prevedibili
(cambiamenti fisiologici o di espressione), - letà del paziente non influenza la soglia, ma
solo lespressione, - uguali stimoli dolorosi in pazienti differenti
non producono uguali quantità di dolore, - léquipe di cura non è lesperta del dolore,
- la persona che prova dolore è lunico esperto
di quel dolore, occorre farselo spiegare,
51Che misurazioni nel dolore cronico ?
- Fisiche (sede del dolore, estensione, sintomi).
- Funzionali(quantificazione verbale/strumentale
- delle oscillazioni del dolore nelle 24 ore, grado
di - Invalidità fisica, comunicativa e sociale).
- Aspetti comportamentali/cognitivi (quantità di
- farmaci assunti,numero visite, postura,andatura,
- atteggiamento, smorfie, sonno).
- Fattori emotivi (depressione e ansia). Come?
- Con autodescrizione e mappe,osservazione,
- test specifici per fattori emotivi.
52Trattamento del dolore
- E un diritto fondamentale del paziente ricevere
un trattamento che preveda la prevenzione e
sedazione del dolore. - Occorre predisporre unorganizzazione efficiente
che coinvolga tutte le figure professionali
interessate, un piano di formazione continua e
addestramento sulluso dei protocolli e metodi di
valutazione. - Oltre ai farmaci linformazione diventa il
principale intervento per il controllo del
dolore, come tutti i trattamenti anchessa va
dosata e personalizzata.
53Nel dolore cronico neoplastico
- Nel trattamento farmacologico viene seguito
lapproccio sequenziale indicato dallO.M.S. che
prevede prima luso dei FANS, poi associati a
oppiodi deboli, per ultimo a oppiodi forti, per
ogni livello è previsto luso di farmaci
adiuvanti (steroidi, anticonvulsivanti e
psicotropi). - Tecniche di controllo del dolore non
farmacologiche. - Tecniche complementari. Effetto placebo.
- Medicina alternativa.
54- La somministrazione deve essere effettuata a
ritmi prefissati e non al bisogno - La sequenza nellimpiego dei farmaci analgesici
di classi diverse deve essere sempre rispettata
55- Oltre al controllo del dolore è fondamentale
controllare anche gli altri sintomi, i problemi
psicologici, sociali e spirituali al fine di
garantire la migliore qualità di vita possibile
per malati e famiglie. Ricerche condotte
nellambito del touching nel 2001 hanno
dimostrato che anche toccare il paziente ha
effetti terapeutici. Lempatia verso chi soffre
consente, in un certo modo, di assorbire,
almeno parzialmente, il travaglio di chi soffre. - Le cure palliative mirano ad eliminare tutto ciò
che peggiora la malattia agendo sui fattori che
abbassano la soglia sofferenza fisica, effetti
iatrogeni delle cure, sconforto, abbandono.
56Cure palliative
- Palliativo non significa inutile, ma la sua
definizione esatta deriva dalla parola latina
pallium, che significa mantello, protezione. - Globalità dellintervento
- Valorizzazione delle risorse del paziente e della
sua famiglia, oltre che del tessuto sociale in
cui sono inseriti - Molteplicità delle figure coinvolte
- Rispetto dellautonomia e dei valori della
persona - Continuità, qualità, tempestività, efficacia e
adeguatezza della cura.
57- Secondo una ricerca americana condotta nel 1997
un malato oncologico su quattro non riceve alcun
analgesico o gli vengono somministrati farmaci
con lintento di alleviare il dolore piuttosto
che per evitarlo, anche se oggi.. - si sa che luso terapeutico della morfina non
presenta rischi e non comporta dipendenza - un corretto approccio farmacologico è ormai
considerato in grado di controllare il dolore in
più del 90 dei casi. - Dal 1984 al 1997 il consumo per uso terapeutico
in Italia è raddoppiato, ma per consumo di
oppiacei lItalia in Europa allultimo posto con
Portogallo, seguono Grecia, Spagna, Belgio,
Finlandia, Francia, Austria, Germania,
Inghilterra e Irlanda.
58L'infusione continua sottocutanea (ICSC) nelle
cure palliative
- Nel paziente neoplastico terminale parte degli
interventi propri delle Cure Palliative è volta
al controllo dei sintomi fisici del paziente ed
in particolare del dolore, presente nel 71 dei
casi. Esso è di solito ben controllato in fase
iniziale dallimpiego di un FANS, eventualmente
associato ad uno o più adiuvanti secondo le
indicazioni dellOMS. Raramente però è possibile
stazionare al primo gradino della scala
analgesica dellOMS per più di un mese prima o
poi nel 70 dei casi si impone luso della
morfina. In definitiva con la terapia orale si
arriva a controllare il sintomo per periodi
estremamente lunghi in una percentuale di
pazienti che va dal 70 all80 a seconda degli
autori.
59- Per diversi motivi pertanto, in una percentuale
di pazienti che va dal 20 al 30, non è, o non è
più possibile controllare il dolore con la
somministrazione orale di morfina e si impone un
tentativo con la via parenterale, prima di
passare a metodiche invasive. - ICSC è tecnicamente fattibile con luso di un
infusore, apparecchio più o meno sofisticato ma
semplice nelluso, che permette la
somministrazione di piccole dosi del farmaco nel
sottocute in modo continuo nel tempo, deve essere
piccolo, facile ad usarsi e poco costoso.
60Legislazione italiana
- Gennaio 2001, legge 12 con le norme sulla
liberalizzazione della terapia del dolore. - Consente ai malati terminali di ottenere più
facilmente dal medico antidolorifici a base di
morfina, la consegna di farmaci ai pazienti
affetti da patologie neoplastiche può essere
effettuata anche da personale non medico,
nellambito di assistenza domiciliare. - Autorizza i medici a tenere farmaci in
quantitativi adeguati alle esigenze per
interventi urgenti, vengono ridotti i vincoli
posti alla vendita in farmacia, con la
soppressione dellobbligo di accertarsi
dellidentità dellacquirente. - Decreto del ministero 4/4/2003 nuovi ricettari,
prescrizione semplificata.
61Piano Socio Sanitario Regionale Lombardo 2002/2004
- Tra gli interventi prioritari cure palliative e
terapia del dolore. - Interventi per un livello efficiente di controllo
del dolore integrandoli nel Progetto Regionale
Ospedale senza dolore. - Personalizzazione dellassistenza e sviluppo di
azioni di educazione sanitaria.
62I primi risultati in Italia
- 7 strutture su 10 hanno il servizio per il dolore
da cancro contro le 2 su 10 del 2001 - In crescita la prescrizione di farmaci per il
dolore, raggiunta la media europea (219 dal
2001 al 2003). A settembre 2003 36,9 rispetto
al 2002 - Rimane basso invece il consumo di oppiodi
- Aumentati i servizi di cure palliative
- Sperimentazione della Regione Lombardia anno
2005 analgesici, prima a totale carico
dellassistito, gratuiti per pazienti neoplastici
o affetti da malattia degenerativa. - Commissione Terapia del dolore istituita presso
la Direzione generale dei farmaci del ministero
Salute.
63Concludendo
- Dolore, racchiude la bidimensionalità
dellesistenza corpo e anima. - Per questo richiede una valutazione e un
trattamento attenti ad aspetti sia oggettivi che
soggettivi. - Un trattamento individualizzato, terapeutico o di
aiuto, attento sia alla prospettiva scientifica
sia a quella educativa, formale o informale. - Unesperienza complessa da cui tutti possono
imparare.
64Educativa.
- Leducazione deve essere organizzata e
pianificata con lo stesso rigore delle pratiche
diagnostiche o terapeutiche con scambio tra
competenze mediche, infermieristiche, pedagogiche
e psicologiche. - Non deve però essere solo un processo
standardizzato e la sua efficacia dipende dalla
sua adeguatezza in termini di bisogno del
paziente. - La relazione di cura è già in molti momenti un
luogo di insegnamento purché si tratti di un
sistema di comunicazione intersoggettivo
asimmetrizzato entro il quale le parti procedono
nel rendersi progressivamente disponibili ad uno
scambio fondato sullinsegnare/imparare.
65(No Transcript)
66Gestione infermieristica dellassistenza al
malato sottoposto a chemioterapia,
radioterapia, terapia antinfettiva e gestione
degli accessi venosi.
67Linee guida di intervento
- Pianificare linformazione al malato su
trattamento, effetti collaterali e azioni e
accorgimenti con cui può attenuarli limportanza
di segnalare tempestivamente sintomi indicativi
di stravaso o anafilassi. - Controllare i valori ematici, peso e
alimentazione - Somministrare secondo prescrizione rispettando
lappropriata preparazione, sequenza, tempi,
dosaggio. - Somministrare la terapia antiemetica prescritta,
prima e in seguito, controllando lefficacia.
68Preparazione e somministrazione dei farmaci
antiblastici
- Misure di protezione durante la diluizione
- Gestione dello stravaso
- Smaltimento escreti
69Misure di protezione per diluizione
- Centralizzazione delle attività,
- cappa a flusso verticale con filtro mai a flusso
orizzontale, - aree idonee con bagno, adeguato sistema di
ventilazione, accesso limitato - dispositivi di protezione individuale, camice
idrorepellente con polsini elastici, mascherine,
cuffia, sovrascarpe ,doppi guanti da sostituire
ogni 30 minuti di lavoro, - valutazione del carico di lavoro, registrazione
dellesposizione individuale, sorveglianza
sanitaria, formazione, kit di intervento,
protocollo e antidoti per spandimento accidentale
o contaminazione. - (D. Lgs. 626/94).
70Nella somministrazione
- Trasferendo chemioterapici in sacche, porre
attenzione a non bucarle, il farmaco deve uscire
dal locale di preparazione in vassoi chiusi o
buste di plastica sigillate con le indicazioni di
rischio, a loro volta riposte in contenitori a
tenuta. - Dispositivi di protezione individuale camice,
guanti, occhiali, cuffia, sovrascarpe. - Lavaggio delle mani prima e dopo ogni sommistr.
Evitare manovre a rischio espulsione dellaria
dalla siringa prima della somministrazione,
perdite di farmaco a livello dei raccordi
siringa-deflussore, valvola filtro dellaria. - Registrazione dosi somministrate, sorveglianza
sanitaria e formazione.
71Farmaci fotosensibili
- Alcuni farmaci (Carboplatino, Cisplatino,
Dacarbazina, Epirubicina e Metotrexate sono
sensibile alla luce, se in soluzione ricostituita
stabili a temperatura ambiente e al riparo dalla
luce per 20/24 ore, con flaconi e set schermati
con involucro protettivo in tessuto o alluminio
da mantenersi anche durante la somministrazione.
72Gestione dello stravaso
- Infiltrazione di un farmaco nei tessuti per
fuoriuscita dello stesso dal vaso sanguigno, - il grado del danno dipende dalle caratteristiche
del farmaco (vescicante o irritante), dalla
quantità del farmaco assorbita, durata
dellesposizione, sede dellinfiltrazione, - i farmaci irritanti hanno un effetto localizzato
sulla vena, con o senza reazioni cutanee,
normalmente non provocano danni ai tessuti, solo
bruciore e fastidio locale i vescicanti possono
provocare necrosi tessutale.
73Gestione dello stravaso
- Irritanti tra questi Carboplatino, Cisplatino,
F.U., antidoti sodio tiosolfato o sodio
bicarbonato, in rapporto al tipo di farmaco, in
acqua distillata sterile, somministrati
immediatamente praticando sottocutanee multiple
di 5 ml attorno alla sede dello stravaso. - Vescicanti tra questi Adriamicina, Mitomicina,
Vincristina, Taxolo, antidoti sodio tiosolfato,
acido ascorbico o desametasone in soluzione da 1
ml a 3 ml sottocute in rapporto al tipo di
farmaco. - Non irritanti tra questi MTX e Bleomicina
74- Nel sospetto di uno stravaso in una via
- daccesso periferica
- interrompere subito linfusione senza rimuovere
lago, - aspirare la maggior quantità possibile di farmaco
ed almeno 3 ml di sangue, poi rimuovere lago,
anestesia cutanea con cloruro di etile, - sollevare larto per favorire il deflusso venoso,
- in rapporto al farmaco, usare lantidoto, le
procedure (uso di idrocortisone), lidocaina
localmente impacchi caldi o freddi, - non comprimere o frizionare, proseguire la
chemioterapia nellaltro braccio, - tenere sotto osservazione la zona per 1-2
settimane.
75Smaltimento escreti
- Usare dispositivi di protezione individuale
camice, guanti, maschera, occhiali, cuffia e
sovrascarpe. - Gli escreti dei pazienti trattati vanno raccolti
in modo differenziato e decontaminati con
antidoti (alcool 70 o ipoclorito di sodio al
10), poi smaltiti. La raccolta delle urine va
fatta in recipienti chiusi con coperchio a vite.
Anche i servizi contaminati da feci, urine o
vomito vanno trattati con gli antidoti
(metaboliti di alcuni farmaci presenti fino a 48
ore dopo la somministrazione).
76Assistenza durante la terapia
- I farmaci distruggono anche alcuni tipi di
cellule normali, le più vulnerabili che si
dividono e proliferano più rapidamente (del
midollo osseo i globuli bianchi, del bulbo
pilifero e della mucosa gastrica). - Il danno a queste cellule determina
mielodepressione, alopecia, mucositi, diarrea,
stipsi, nausea e vomito. - Per pianificare lassistenza occorre conoscere
il paziente, le sue aspettative, gli obiettivi
del trattamento, competenza e conoscenze sulla
chemioterapia, modalità, precauzioni, effetti
collaterali, eventi per controllo della
tossicità, protocolli.
77Il problema delle infezioni
- Le statistiche dimostrano che linfezione è la
principale causa di morbilità e mortalità nei
malati di cancro. - I pazienti neoplastici sono particolarmente
suscettibili alle infezioni. I meccanismi di
difesa immunitari vengono alterati dal processo
neoplastico e dai trattamenti. La chemioterapia e
la radioterapia deprimono il midollo osseo e
causano neutropenia, alterazioni nelle difese
anche per luso dei corticosteroidi. - I segni classici dellinfezione - edema, calore,
eritema e dolore - sono spesso assenti e rimane
solo la febbre come segno di infezione e di
emergenza potenzialmente molto pericolosa.
78- Lazione dei macrofagi viene indebolita nelle
neutropenie acute da chemioterapia, danneggiata
dalla radioterapia, compromessa dallinvasione
tumorale del midollo, i corticosteroidi
danneggiano la crescita dei neutrofili e
macrofagi. - La chemioterapia rende i malati più a rischio di
infezioni fungine e virali (herpes), oltre alle
batteriche. - I fattori che contribuiscono al rischio di
infezione difetti nellimmunità umorale,
cellulare, organi con forme ostruttive,
granulocitopenia, distruzione dei tegumenti e
mucose, uso di presidi a permanenza. - Ritardi nella diagnosi e mancanza di un
intervento tempestivo possono far evolvere
linfezione in sepsi, i tassi di mortalità per
sepsi e shock settico vanno dal 40 al 90 dei
casi.
79- In caso di febbre senza eziologia apparente
(farmaci, tumore, trasfusioni), devono essere
esaminati tutti i siti di potenziale ingresso di
germi (cute in zone di iniezioni, biopsie pliche
cutanee, cavità orale, zona perianale, occhi,
addome, valutare presenza di tosse, espettorato,
disuria, pollacchiuria, diarrea. - La terapia antibiotica va iniziata subito senza
attendere lesito degli esami colturali.
Documentato un tasso di mortalità del 70 entro
le prime 48 ore in pazienti neutropenici febbrili
che non hanno ricevuto trattamento antibiotico
immediato. - La terapia viene interrotta dopo 5/7 giorni se il
malato raggiunge o possiede un adeguato numero di
granulociti (oltre 500), non presenta episodi
febbrili ed è libero da infezioni.
80La prevenzione e terapia
- Preservare i meccanismi di difesa istruire il
paziente e la famiglia a riconoscere i segni e
sintomi (febbre sup. 38, malessere, cefalea).
Riposo adeguato alternato a movimento per evitare
i rischi dellimmobilità. - Linee guida respiratorie evitare fumo,
movimento, esercizi quali il tossire e respirare
profondamente ogni 4 ore. - Preservare lintegrità delle barriere meccaniche
curare ligiene orale, perianale e rettale
curare ligiene della cute e mucose con
detergenti non irritanti evitare lesioni,
attrito o compressione della cute sottoposta a
radioterapia limitare infusioni, iniezioni,
cateterismi.
81- Eliminazione delle fonti di infezione
dallambiente ospedaliero e dal personale, con
lavaggio frequente delle mani per personale e
visitatori, evitare fiori, umidificatori. - Controllo frequente temperatura, stato generale,
punti di inserzione dei cateteri, esami di
laboratorio (il livello ottimale dei globuli
bianchi da 4.000 a 10.000). - Isolamento per pazienti con grave neutropenia o
aplasia camera singola con servizi, flusso di
visitatori ridotto, ricambo giornaliero della
biancheria, usare cibi cotti, cambiare la sede
dei cateteri venosi periferici ogni 48 ore. - Terapia CSF fattori stimolanti la crescita,
ormoni che stimolano la produzione della
componente cellulata del sangue, associati alla
chemioterapia riducono la neutropenia, permettono
dosi maggiori.
82Stomatite
- Per azione della chemioterapia o della
radioterapia. - Igiene orale
- Esame della cavità orale
- Non usare soluzioni contenenti alcool, adatti
fisiologica con bicarbonato o sale, camomilla,
clorexidina per prevenire e ghiaccio in bocca per
ridurre la tossicità di alcuni farmaci.
Antifungini, antimicotici e antibatterici - Anestetici locali o analgesici per il dolore.
83Nausea e vomito
- Non in tutti i casi ma frequenti per ostruzione
meccanica, disturbi motori, radioterapia,
chemioterapia - 30, Emesi anticipata, prima di usare il farmaco,
alta componente emotiva - Emesi acuta, 2 o 3 ore dopo la chemioterapia,
maggiore e più frequente dei problemi - Emesi ritardata, oltre 16/24 ore dopo e può
perdurare, prevenire lacuta evita linsorgenza
della ritardata - Antiemetici e desametasone, educazione, comfort,
dieta, rilassamento.
84- Stipsi, disturbo non frequente e perlopiù di
modesta entità - Diarrea, più frequente, occorre tenere sotto
controllo gli effetti - Alopecia, presente nella maggior parte dei
trattamenti, leffetto è reversibile, la crescita
dopo 3/5 mesi dalla caduta, sempre al termine del
trattamento. Incidenza variabile, la ricrescita
può avere caratteristiche diverse.
85La radioterapia
- Lapproccio primario alla malattia con
radioterapia è sempre meno utilizzato, relegato a
forme neopastiche localizzate (esempio gli stadi
precoci del morbo di Hodgkin). La radioterapia
adiuvante alla chirurgia e/o chemioterapia è
attualmente lapplicazione più diffusa. - Cura della zona radiata per evitare lesioni
evitare indumenti aderenti, sconsigliati
deodoranti, usare lozioni emollienti, proteggere
la cute dal freddo e luce solare diretta. Non
depilare.
86Gli accessi venosi a lungo termine
-
- Negli anni 80 levoluzione delle metodologie di
cura - ha portato ad una grande diffusione del loro uso
clinico. - Ma prima del 1988 questi nuovi cateteri erano
presidi - complessi e poco conosciuti, associati a molte
- problematiche tecniche e cliniche che ciascun
- operatore risolveva in modo personale o da
- autodidatta, viste anche le scarse possibilità di
- confronto fra operatori e la poca bibliografia
disponibile in letteratura.
87- Lesigenza in campo oncologico e nella nutrizione
parenterale era di avere a disposizione cateteri
che dessero la massima garanzia di - a) stabilità dellaccesso venoso,
- b) possibilità di uso discontinuo,
- c) durata illimitata,
- d) protezione da complicanze infettive
e trombotiche, - e) massima biocompatibilità.
88- Limportanza dei nuovi cateteri venosi, che più
- correttamente potremmo definire come sistemi di
- accesso venoso a medio e lungo termine rispetto
- ai cateteri venosi centrali utilizzati in ambito
- ospedaliero, sta soprattutto nella possibilità di
un - loro uso discontinuo, quindi anche a domicilio o
- ambulatorialmente.
89Sistemi venosi a lungo termine
- Possiamo classificarli in due grandi categorie
- 1. sistemi tunnellizzati esterni
- 2. sistemi totalmente impiantabili o port.
90- Sistemi tunnellizzati esterni
- I sistemi tunnellizati esterni possono essere
- a) a lume singolo o doppio,
- b) a punta aperta (es. Hickman) o chiusa (es.
Groshong). - Questi cateteri venosi centrali - generalmente in
silicone, ma talora anche in poliuretano vengono
tunnellizzati allesterno. La tunnellizzazione ha
un triplice scopo - a) stabilizzare il catetere,
- b) proteggere il catetere da infezioni che
potrebbero entrare dal foro di uscita, - c) far uscire il catetere in un punto comodo per
la gestione e la medicazione.
91- Tutti i cateteri tunnellizzati hanno una cuffia
(in Dacron) fissata al sistema nel tratto di
catetere destinato alla tunnellizzazione tale
cuffia è necessaria per creare aderenze tra il
catetere e il sottocute del paziente in modo da
stabilizzare il catetere stesso (3-5 settimane)
se viene utilizzato un sistema di fissaggio alla
cute, questo è sempre temporaneo, poiché la
stabilizzazione del catetere è legata alla
presenza della cuffia. - La maggior parte di questi sistemi venosi
utilizza come tecnica di impianto la venipuntura
percutanea, La vena prescelta è solitamente la v.
succlavia o giugulare con tunnellizzazione in
senso caudale e fuoriuscita del catetere in
regione sottoclaveare.
92- Sistemi totalmente impiantabili o port
- I sistemi totalmente impiantabili sono cateteri
venosi centrali connessi ad un reservoir
intascato sottocute. La camera-serbatoio
(reservoir) è costituita in titanio o
polisulfone, dotata di un setto perforabile e
connessa ad in catetere in silicone o
poliuretano. Laccesso al sistema avviene
mediante puntura transcutanea del setto del
reservoir utilizzando aghi speciali (aghi di
Huber) che non lesionano il setto (sono possibili
più di mille punture).
93La fase terminale della malattia
94Le fasi del morire
- Reazioni messe in atto al momento della
comunicazione di una prognosi infausta passaggi
che possono durare ore, giorni, o mesi a volte
si sovrappongono e si alternano, ogni morte è
unica quindi estrema diversità nel vissuto delle
fasi per differenze culturali, formazione o
coscienza del malato. - Rifiuto della diagnosi e prognosi
- Collera
- Compromesso
- Depressione
- Accettazione
95Atteggiamenti del personale
- In rapporto a come lindividuo si confronta con
la - propria morte diverse tipologie di comportamento.
96- Punizione, linfermiere considera la morte come
atto ostile nei suoi confronti (ritarda
lassistenza, rigido, si arrabbia se muore nel
suo turno) - Ira come risposta allimpotenza verso la morte e
per senso di colpa - Finzione e inesistenza del problema, evita di
parlarne con il paziente, si sente a disagio - Tecnicismo e rigidità (linguaggio che distanzia,
il paziente evita il confronto) - Efficientismo (tenersi occupati con attività
manuali) - Fuga, evita la stanza, attività ridotte al minimo
- Spersonalizzazione, assistenza fatta in modo
impersonale, le attività non riguardano i
soggetti coinvolti.
97- Parlare della morte crea ansia, ma possiamo
aiutare una persona ad affrontarla solo se noi ci
abbiamo pensato e abbiamo elaborato un
atteggiamento positivo verso di essa.
98- Relazione di aiuto non sostituibile che richiede
- Non forzare paziente e familiari ad attraversare
le fasi in successione - Ascolto attivo, creare un rapporto di fiducia.
Sostenerlo e cogliere i messaggi verbali e non
verbali - Linguaggio chiaro, semplice uguali versioni tra
operatori, non mostrarsi sbrigativi e
indifferenti, ma rassicuranti, rispettosi e
comprensivi, considerare le proprie reazioni - Offrire una speranza, accettando la morte,
consentirgli di vivere con dignità, permettergli
di esprimersi, trasmettere solidarietà (contatto,
vicinanza).
99ACCANIMENTO TERAPEUTICO,eutanasia o cure
palliative?
- La necessità è comunicare in modo chiaro e
preciso che gli ultimi passi possono essere
percorsi in vari modi. - Limportante è dire al malato e alla sua
famiglia la verità, comprendere la necessità di
saper riconoscere i propri limiti come curanti e
terapisti. - Le cure palliative, nate circa 30 anni fa in
Inghilterra, sono la cura globale e
multidisciplinare per i pazienti affetti da una
malattia che non risponde più a trattamenti
specifici e di cui la morte è la diretta
conseguenza.
100Eutanasia
- La parola eutanasia proviene dal gre-co eu
buono, thanatos morte. 'Buona morte', quindi,
termine che si è evoluto e adesso fa riferimento
all'atto di concludere la vita di un'altra
persona, dietro sua richiesta, allo scopo di
diminuirne le sofferenze. - Eutanasia passiva si riferisce alla morte
naturale, quando cioè viene sospeso l'uso degli
strumenti vitali o delle medicine in modo che si
verifichi una morte completamente naturale. - Eutanasia attiva termine che fa riferimento
alla morte procurata. - Suicidio assistito avviene quando qualcuno dà
delle informazioni e i mezzi necessari ad un
paziente affinché possa far finire la propria
vita.
101Testamento biologico
- Nel dicembre del 2003 il Comitato nazionale di
bioetica (Cnb) ha espresso il suo parere
favorevole alle direttive anticipate di
trattamento. Il documento, stilato dal Comitato,
dà la possibilità ad ogni individuo, nel pieno
delle sue capacità, di indicare quali cure vorrà
ricevere o interrompere quando non sarà più in
grado di esprimere direttamente i suoi desideri. - Le direttive anticipate, così come vengono
definite dal Comitato, sono scritte, mai orali,
su un foglio, senza moduli affidato a un
fiduciario e depositato in un luogo pubblico (Asl
o ospedale). Prevede che si possa chiedere la
sospensione di una terapia o di un intervento se
non più utili ad una vita dignitosa.
102- Hanno carattere non vincolante per il medico che
però, soprattutto nel caso le contraddica, dovrà
giustificarsi per iscritto nella cartella
clinica. Tutela la libertà del paziente e
lautonomia del medico.
103Le cure palliative
- affermano la vita e considerano la morte come un
evento naturale - non accelerano né ritardano la morte
- provvedono al sollievo del dolore e degli altri
sintomi - integrano gli aspetti psicologici, sociali e
spirituali dellassistenza - offrono un sistema di supporto per aiutare la
famiglia durante la malattia del paziente e
durante il lutto. - Léquipe di cure palliative è costituita da un
medico, un infermiere, un assistente sociale, uno
psicologo, un volontario, opera in casa o in
hospice.
104- La peculiarità della medicina palliativa è il
nuovo approccio culturale al problema della
morte, considerata non più come lantagonista da
combattere ma accettata a priori come evento
inevitabile. Da questa premessa teorica nasce una
pratica clinica che pone al centro
dellattenzione non più la malattia, ma il malato
nella sua globalità. - La consapevolezza della morte induce
unattenzione più acuta alla qualità della vita
ed alla sofferenza di chi sta per morire. Come
riporta Spinsanti - "la medicina delle cure palliative è e rimane
un servizio alla salute. Non dunque una medicina
per morente e per aiutare a morire, ma una
medicina per luomo, che rimane un vivente fino
alla morte" (Spinsanti, 1988).
105- La prima iniziativa, strutturata per offrire una
risposta pratica e scientifica ai problemi del
malato morente, per istituire cioè un sistema di
cure palliative, è un fatto piuttosto recente e
si collega al movimento Hospice nato negli anni
Sessanta grazie a Cicely Saunders fondatrice del
St. Christophers Hospice di Londra. - LHospice fornisce supporto ed assistenza a chi
si trova nella fase terminale di una malattia
inguaribile, per consentirgli di vivere la vita
residua in pienezza e nel modo più confortevole
possibile. Da un punto di vista organizzativo
lHospice è una struttura intraospedaliera o
isolata nel territorio che ha in parte le
caratteristiche della casa, in parte quelle
dellospedale. - Lombardia 32 hospice e 414 posti letto.
106- La perdita del ruolo sociale e familiare e la
nascita di nuovi rapporti dipendenti dallo stato
di malattia vengono a pesare fortemente
sullemotività del paziente. Ladattamento alle
limitazioni fisiche imposte dal progredire della
malattia e la conservazione della propria dignità
spesso sono resi difficili dalla mancanza di
adeguate condizioni socio-ambientali. - I problemi più rilevanti sono quelli psicologici,
anche se la connessione con i problemi fisici è
in molti casi diretta. Perdita dellidentità che,
a seconda della diverse condizioni fisiche e
socio-economiche, si concretizza in differenti
significati
107- perdita del ruolo professionale ed economico
- perdita del ruolo nellambito familiare
- declino delle capacità intellettuali.
- Oltre alla sofferenza e alle conseguenze emotive
prodotte dalla malattia e dagli effetti
collaterali delle terapie, ritroviamo
nellammalato - la paura che il dolore possa divenire
incontrollabile - la paura di morire
- la paura di perdere lautocontrollo mentale e/o
fisico - la preoccupazione di perdere il proprio ruolo in
famiglia e sentirsi di peso.
108- Per i familiari la malattia inguaribile e mortale
costituisce una dura prova esistenziale al
dramma della sofferenza e della perdita di una
persona si aggiungono molteplici problemi che si
radicalizzano sovrapponendosi ed intrecciandosi
gli uni con gli altri e per lo più trovano i
familiari impreparati ad affrontarli. Le
questioni sono di tre ordini - problemi affettivi e personali
- problemi della comunicazione
- problemi organizzativi e di gestione.
109- La fase terminale, da qualsiasi evento possa
essere determinata, se deve essere contrastata
per renderla meno sofferta, deve ricercare per la
persona una qualità di vita dignitosa, motivata,
qualunque sia la speranza di quel momento.
Qualità della vita che ripropone come sempre la
necessità che anche luomo in questi momenti
abbia ancora il desiderio di vivere per il tempo
che gli resta nel modo meno sofferto possibile,
il desiderio di mantenere la propria dignità.
110Sentimento della perdita di senso
- Lindividuo sembra aver perso tutto, ogni rotta,
ogni direzione, ogni sentimento, anche perché la
sofferenza stessa avvolge il soggetto-persona
nella sua globalità. - In tal senso possiamo distinguere
- - un dolore psicologico, la sofferenza di
sentirsi profondamente mutati - - un dolore sociale, la percezione di un
cambiamento nei rapporti più significativi - - un dolore esistenziale, il bisogno di
trovare un significato in un cambiamento radicale
della propria vita.
111- Quando la vita sembra non avere più prospettive e
senso, la morte o la necessità di anticiparla
possono divenire ricorrenti. - E comunque sia bisogna rispettare ogni persona
che matura scelte come queste. - Ma anche nelle sofferenze cè un messaggio di
speranza, nel dolore cè una possibilità di
futuro, nel presente cè necessità di un domani. - La necessità di senso, e dellorientamento, della
direzione che la vita dovrebbe avere, nel compito
che si è chiamati ad assolvere e che permette di
indirizzare la propria esistenza verso un
traguardo, sapendo affrontare il dolore, dandosi
un compito e un senso - lamore che possiamo dare e ricevere.
112- Riconoscere i propri limiti e imparare a
ricaricarsi, non atteggiamento difensivo, più ci
si difende più ci si sente stanchi. - Chi si dà, sembra ricaricarsi simultaneamente.
-
- (La morte amica di Marie De Hennezel)
113- La traccia, il senso che dobbiamo tentare di
continuare a lasciare dietro di noi - costruendo il senso della nostra storia o
attraverso gli altri ricostruire il senso del
proprio vissuto. - Lasciare una traccia, una storia può essere un
grande dono sia per chi riceve che per chi dona.
114- Probabilmente il fascino esercitato dalle storie
autobiografiche, anche di personaggi che possono
esserci estranei, dipende proprio dalla loro
capacità di indurci a riflettere sulle
esperienze, ad andare oltre ai ricordi specifici,
alla registrazione dei fatti, per individuarvi
significati più generali.
115Grazie per l'attenzione