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definizioni e scopi dell'epidemiologia.

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definizioni e scopi dell'epidemiologia. L'epidemiologia la scienza che ha per oggetto il fenomeno della insorgenza delle malattie nelle popolazioni di esseri umani ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: definizioni e scopi dell'epidemiologia.


1
definizioni e scopi dell'epidemiologia.
  • L'epidemiologia è la scienza che ha per oggetto
    il fenomeno della insorgenza delle malattie nelle
    popolazioni di esseri umani, con particolare
    riguardo allo studio delle condizioni e dei
    fattori che le determinano.

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definizioni e scopi dell'epidemiologia.
  • Intervento terapeutico
  • Conoscere
  • ?
  • PATOGENESI delle
  • Malattie
  • Intervento preventivo
  • Conoscere
  • ?
  • EZIOLOGIA delle
  • Malattie

Per PREVENIRE l'INSORGENZA delle MALATTIE Occorre
intervenire RIMUOVERE le CAUSE
3
livelli della ricerca epidemiologia.
  • Conoscitivo relativo alle generalizzazioni
    scientifiche circa la storia naturale delle
    malattie
  • Di intervento relativo alla messa a punto e alla
    valutazione di interventi pratici finalizzati
    alla difesa della salute delle popolazioni

4
L'epidemiologia si differenzia dalla clinica
medica per due aspetti
  • Gli epidemiologi studiano un gruppo di soggetti,
    non i singoli individui
  • Gli epidemiologi studiano una popolazione sana
    ed una malata e cercano di trovare le differenze
    cruciali tra i sani e i malati.

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L'EPIDEMIOLOGO.
  • Osserva il fenomeno oggetto di studio
  • Descrive il fenomeno oggetto di studio,
    ricorrendo ad appropriate misure di esposizione e
    di insorgenza di malattia
  • Studia la distribuzione nel tempo e nello spazio
    del fenomeno
  • Formula ipotesi circa le sue cause, sulla base
    delle caratteristiche osservate o sulla base di
    osservazioni cliniche e/o di laboratorio

6
L'EPIDEMIOLOGO.
  • Disegna e conduce studi appropriati a saggiare la
    bontà delle ipotesi formulate, preoccupandosi di
    valutare attenta-mente la qualità dei dati
    raccolti
  • Analizza i dati raccolti e interpreta i risultati
    ottenuti, considerando attentamente le possibili
    fonti di distorsione e concludendo circa la
    plausibilità o meno di una relazione causale
  • Stima l'impatto dell'utilizzazione, a fini
    preventivi, dei risultati
  • Valuta l'impatto reale, sulla popolazione, delle
    misure adottate.

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L'EPIDEMIOLOGO utilizza procedure valide e si
occupa del loro miglioramento
  • Quanto è valida la rilevazione della
    concentrazione urinaria di un definito metabolita
    come misura dell'esposizione lavorativa ad un
    certo solvente?
  • Quanto è valido il ricorso all'età anagrafica per
    caratterizzare il fenomeno dell'invecchiamento
    biologico di un individuo?
  • Quanto è valido considerare la mortalità per una
    causa definita quando è di interesse la
    valutazione del rischio di insorgenza della
    malattia?

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L'EPIDEMIOLOGO utilizza misure accurate e precise.
  • Definizione
  • La tecnica di misura ottenere valori che
    approssimano il valore vero (accuratezza)
  • La tecnica di misura deve fornire valori molto
    simili tra loro, se rilevati più volte
    (precisione)

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Definizione di accuratezza diagnostica.
  • Probabilità con cui un test diagnostico consente
    di identificare correttamente i soggetti
    "affetti" e "non affetti" dalla malattia in
    studio.
  • Accuratezza nella definizione del grado di
    esposizione a fattori di rischio.

(le stesse proprietà valgono per la precisione)
10
qualità totale della procedura.
  • La qualità delle conclusioni non può mai essere
    superiore a quella dei dati raccolti!...

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RELAZIONE CAUSA-EFFETTO.
  • In epidemiologia.

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RELAZIONE CAUSA-EFFETTO (1).
  • Il signor X si abbassa per sbloccare il sedile
    della sua auto che era stato spostato e bloccato
    da sua moglie, e si prende una lombaggine.
  • Il signor X non può più lavorare.
  • Si riempie di aspirina e nel giro di pochi giorni
    si ritrova con forti dolori di ulcera al duodeno.
  • Gli vengono prescritte delle radiografie (allo
    stomaco e al rachide lombare).

relazione causa-effetto _ 1
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RELAZIONE CAUSA-EFFETTO (2).
  • Il signor X è molto seccato poiché "non ama farsi
    curare".
  • La signora X mal sopporta le malattie del suo
    dolce sposo che sono l'occasione di una grave
    crisi coniugale amplificata dai bambini.
  • Le vacanze del signor X sono compromesse.
  • Il signor X sta sempre peggio.
  • Concudendo qual è la causa del suo male ?

relazione causa-effetto _ 2
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Relazione uni- o multi- fattoriale.
  • Per le malattie infettive si richiede che la
    causa (l'agente infettivo) sia sempre
    riscontrabile in associazione alla malattia e non
    si presenti mai in associazione con altre
    malattie (se non per sovrapposizione
    accidentale),
  • L'interpretazione del nesso tra causa ed effetto
    può essere di tipo univoco
  • Una causa ? un effetto,
  • Come si credeva che valesse per le malattie
    infettive, o di tipo multi-fattoriale come accade
    per le relazioni tra malattia e ambiente.
  • Molte cause ? un effetto.

relazione causa-effetto _ 3
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Osservazioni.
  • Al primo tipo di interpretazione si può applicare
    correttamente il termine di nesso causale, mentre
  • per il secondo sarebbe più corretto parlare di un
    nesso probabilistico tra una o più manifestazioni
    patologiche.
  • La causa, nell'interpretazione classica, veniva
    descritta come necessaria e sufficiente, mentre
    in una interpretazione probabilistica può avere
    nessuno di questi due attributi.

relazione causa-effetto _ 4
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Sintesi deiPostulati di Henle-Kock (Lagente di
una malattia infettiva)
Lo schema di Henle-Koch ha consentito - nel
passato - di associare numerosi microrganismi
alle rispettive malattie
  1. Deve essere presente in tutti i casi di quella
    malattia
  2. Non deve essere presente in caso di altre
    mamattie né in individui sani
  3. Non deve essere isolato dai tessuti in coltura
    pura
  4. Deve essere capace di riprodurre la malattia
    attraverso invezione sperimentale
  • I principi di Henle-Kock sono
  • Ogni malattia viene associata ad un singolo
    agente e viceversa
  • Non si tiene in conto di altri fattori in
    aggiunta al singolo agente (es. malattia ad
    eziologia multipla, fattori ambientali etc)

Oggi, tuttavia, la visione di Henle-Koch non è
più accettabile per la maggior parte delle
malattie
In effetti, oggi esistono molte malattie
infettive che non rispondono del tutto allo
schema rigido di Koch, che ignora i fattori
ambientali e associa una sola causa ad una
malattia e una sola malattia ad una causa. Il
principale limite dei postulati è proprio quello
di non considerare la possibilità di una
eziologia multipla (una malattia, molte cause - o
meglio determinanti) né l'eventualità che
una stessa causa possa indurre malattie
differenti.
relazione causa-effetto _ 5
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Per il tumore polmonare, i postulati di
Henle-Koch, derivati dalle malattie infettive non
sono applicabili.
  • In relazione, ad esempio, al fumo di sigaretta
  • Il carattere non necessario del nesso causale
    è indicato non solo dal fatto che il cancro può
    insorgere nei non-fumatori (sebbene con una
    frequenza molto più bassa che nei fumatori), ma
    dall'esistenza di numerose altre "cause"
  • Nel caso specifico dei tumori polmonari cause ben
    note, al di là di ogni ragionevole dubbio, sono
    l'asbesto, alcuni metalli pesanti, gli
    idrocarburi aromatici policiclici, le radiazioni
    ionizzanti e poche altre.
  • "In sintesi, i criteri per il riconoscimento
    della relazione causa-effetto in medicina si sono
    contemporaneamente complicati e indeboliti, e
    tale relazione ha assunto un carattere
    probabilistico".

La proprietà centrale di ogni processo
probabilistico è l'impossibilità di predire la
sorte individuale. NB non è possibile predire
chi, tra gli esposti a un certo agente nocivo,
svilupperà la malattia, ma è possibile predire
quanti la svilupperanno.
relazione causa-effetto _ 6
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Criteri di Causalità Interna.
  1. Antecedenza temporale della causa rispetto
    all'effetto. L'esposizione all'ipotetico agente
    causale precede l'evento di interesse.
  2. Completezza. Devono essere indagati tutti i
    gruppi possibili, e non solo quei gruppi il cui
    studio reca sostegno all'ipotesi in discussione.
  3. Coerenza interna dei risultati richiede
    lesistenza di un legame causa-effetto univoco A
    fronte di risultati di studi condotti con
    tecniche, tempi e luoghi diversi.
  4. Specificità dell'associazione se un tipo di
    esposizione si associa a una sola patologia, pur
    essendo state indagate più esposizioni e
    patologie, allora la relazione causale della
    relazione risulta più plausibile.

(B.Hill, 1971)
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Criteri di Causalità Interna.
  • Relazione dose-effetto l'associazione tra un
    fattore causale sospetto e una malattia risulta
    più plausibile se vale non solo nel senso "tutto
    o nulla" ma anche in senso quantitativo.
  • A incidenze diverse o a gravità diverse della
    malattia corrispondono gradi diversi della
    intensità desposizione all'agente causale
    sospetto.
  • NB non è possibile predire chi, tra gli esposti
    a un certo agente nocivo, svilupperà la malattia,
    ma è possibile predire quanti la svilupperanno.
  • Ad esempio, l'incidenza del cancro polmonare non
    solo è maggiore tra i fumatori, ma tra i fumatori
    va crescendo con l'aumentare della quantità di
    fumo consumata. Si dovrebbe cioè poter
    evidenziare una relazione del tipo di quella
    intercorrente, in un esperimento, tra la dose di
    una sostanza somministrata e l'entità
    dell'effetto biologico.

(B.Hill, 1971)
20
Osservazioni.
  • Unicità dell'associazione.
  • Il sospetto fattore di rischio è associato
    esclusivamente con la malattia in esame (la
    presenza di unicità aggiunge peso all'evidenza,
    ma la sua assenza ha poca importanza).

relazione causa-effetto _ 9
21
CRITERI ESTERNI.
  • 1) Coerenza con i risultati di altri studi per
    giungere a conclusioni affidabili è essenziale
    vagliare attentamente i risultati di molti studi
    e presentare globalmente le conclusioni sotto
    forma di una revisione critica.
  • Infatti, anche nella più completa buona fede, si
    tende a privilegiare i risultati favorevoli
    all'ipotesi che è coerente con l'esperienza
    personale.

relazione causa-effetto _ 10
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CRITERI ESTERNI.
  • 2) plausibilità biologica i nessi causali devono
    essere coerenti con processi biologici noti.
  • Un divertente aneddoto, riferito da Wallis e
    Roberts, riguarda la correlazione positiva, nel
    tempo, tra il numero dei nidi di cicogna e il
    numero di nascite nell'Europa nord-occidentale.
    Poiché l'interpretazione romantica è poco
    plausibile, gli autori ipotizzano che l'aumento
    del numero delle abitazioni causato dall'aumento
    della popolazione dia più opportunità alla
    nidificazione delle cicogne.

relazione causa-effetto _ 11
23
CRITERI ESTERNI.
  • 3) effetto della rimozione della sospetta causa.
  • Lo studio dei gruppi in cui l'esposizione ad un
    sospetto agente di malattia è durata per qualche
    tempo venendo poi a cessare fornisce ulteriori
    elementi di chiarificazione. È necessaria una
    sperimentazione controllata "di rimozione" della
    causa che dimostri la prevenzione dalla malattia.
  • Ad esempio,
  • Un'ulteriore prova dell'associazione esistente
    tra fumo di sigaretta e tumore del polmone è data
    dalla diminuzione relativa del rischio di cancro
    negli ex-fumatori rispetto a coloro che
    continuano a fumare. .

relazione causa-effetto _ 12
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Una causa e
Una causa è un atto o evento o uno stato di
natura che inizia o permette, da solo o in unione
con altre cause, una sequenza di eventi che
evolvono in un effetto.
  • Dai postulati di Henle-Koch si è così giunti a
    criteri più complessi e certamente meno
    inattaccabili da un punto di vista logico-formale.

Evans ha descritto le analogie con il
procedimento istruttorio in sede giuridica non
si tratta solamente di un parallelo
esemplificativo, ma vi è una più profonda
relazione legata al carattere indiziario e non
sperimentale di entrambe le procedure.
Una causa che inevitabilmente produce un effetto
è detta sufficiente.
relazione causa-effetto _ 13
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UN FATTORE di RISCHIO e
  • Un fattore di rischio è un evento al quale è
    associata una probabilità di sviluppare una
    malattia in un determinato periodo di tempo.
  • In questo ambito, è importante definire il
    rischio degli individui esposti a particolari
    fattori eziologici. Si può cominciare col
    distinguere semplicemente gli individui in
    esposti e non esposti, per cercare poi di
    quantificare il rischio in rapporto al livello di
    esposizione.

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Tipi di studi
  • In epidemiologia.

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Due tipi di studi
  • Studi sperimentali
  • di difficile applicazione nello studio
    delleziologia della malattia
  • ? analisi del beneficio prodotto dalla rimozione
    di un agente nocivo
  • ? effetti collaterali di un farmaco di cui si sta
    valutando lefficacia
  • Studi osservazionali
  • studi trasversali o di prevalenza
  • studi di coorte
  • studi caso-controllo

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STUDI TRASVERSALI o di prevalenza.
  • Rilevazione istantanea da una popolazione
    definita dei dati su i fattori di rischio, gli
    atteggiamenti dei soggetti, le loro malattie, i
    loro disturbi.
  • Obiettivi principali
  • Descrivere il carico di malattie in una
    comunità, a scopo di pianificazione sanitaria
  • Ottenere informazioni sugli atteggiamenti della
    popolazione nei confronti dei servizi sanitari,
    sui bisogni di assistenza percepiti,
    sull'utilizzo dei servizi sanitari stessi
  • Descrivere la distribuzione di una variabile
    fisiologica in una comunità
  • Analizzare l'associazione di un fattore con una
    malattia (spesso primo stadio di uno studio
    longitudinale che prosegue sui non malati)

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STUDI TRASVERSALI o di prevalenza.
  • Vantaggi
  • ? Il ricercatore è completamente padrone della
    scelta sia della popolazione, sia dei metodi di
    rilevazione (ad es. Questionario e/o accertamenti
    clinici), sia dei criteri diagnostici
  • ?Relativamente poco costoso e di breve durata se
    eseguito su un campione e/o in due fasi (ad es.
    Questionario compilato con visita solo dei
    soggetti che danno particolari risposte)
  • ?Se il campionamento è corretto, i risultati sono
    generalizzabili a tutta la popolazione.

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STUDI TRASVERSALI o di prevalenza.
  • Svantaggi
  • ? Non adatto per condizioni molto rare o di corta
    durata
  • ? Proporzione di non partecipazione talora
    elevata
  • ? Se i usa la sola intervista i dati sulle
    diagnosi possono essere poco attendibili
  • ?Non fornisce indicazioni sull'incidenza ma solo
    sulla prevalenza.

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STUDI TRASVERSALI o di prevalenza.
  • Con riferimento all'ultimo punto, può succedere
    che, negli studi eziologici
  • A) se la malattia è di breve durata o porta
    all'allontanamen-to del gruppo esaminato o ha un
    lungo periodo di latenza, può dar luogo a
    conclusioni negative erronee
  • B) solo se si può assumere che la durata media
    della ma-lattia sia la stessa nei gruppi che si
    vogliono confrontare si può stimare il rischio
    relativo
  • C) è possibile interpretare come causa della
    malattia un suo effetto o un fattore legato
    piuttosto alla sopravviven-za.

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STUDI LONGITUDINALI di coorte (prospettivi).
  • Rilevazione dei possibili fattori di rischio in
    una popolazione e suo follow-up.
  • Obiettivi principali
  • Descrivere il cambiamento nel tempo di variabili
    quantitative in rapporto alla intensità di
    esposizione a possibili fattori di rischio
  • Analizzare l'associazione di un possibile
    fattore di rischio con l'incidenza futura della
    malattia
  • Indagare il destino a distanza di tempo di
    pazienti trattati da differen-ti istituzioni
    sanitarie.
  • SORGENTI di DISTORSIONE
  • Perdite al follow-up (sforzarsi di ottenere una
    proporzione di follow- up di almeno il 90)
  • La conoscenza dell'esposizione o meno ai
    fattori di rischio può influenzare l'accertamento
    della malattia.

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STUDI LONGITUDINALI di coorte (prospettivi).
  • Vantaggi
  • Da un punto di vista metodologico, è il metodo
    di gran lunga migliore per le indagini
    eziologiche Infatti
  • Tutti i casi di malattia o di complicazioni che
    si verificano in un periodo di tempo definito
    possono essere accertati,
  • Si possono calcolare direttamente i tassi di
    incidenza nei gruppi esposti in modo differente
    ai fattori di rischio in esame
  • La rilevazione dei fattori di rischio non può
    essere distorta dalla presenza della malattia e
    le loro modificazioni possono essere misurate.
  • Svantaggi
  • Di lunga durata, difficile e costoso. È
    difficile mantenere costanti nel tempo le
    modalità di rilevazione
  • Non può saggiare ipotesi suggerite recentemente
  • Non adatto per malattie rare nella coorte in
    esame.

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STUDI CASO-CONTROLLO o retrospettivi .
  • Rilevazione "retrospettiva" di dati da due
    gruppi paragonabili, di cui uno con una specifica
    malattia o esito ed uno senza.
  • OBIETTIVI PRINCIPALI
  • ? Iniziale esplorazione del ruolo di possibili
    fattori di rischio, particolarmente per le
    condizioni patologiche rare.
  • SORGENTI di DISTORSIONE
  • ? Scelta errata dei casi e soprattutto dei
    controlli (la scelta dei controlli e dei criteri
    di appaiamento ai casi è la chiave di volta dello
    studio)
  • ? atteggiamenti psicologici e ricordi diversi
    nei casi e nei controlli mancano quasi sempre
    dati "obiettivi" sull'esposizione,
  • ? atteggiamento diverso dell'intervistatore

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STUDI CASO-CONTROLLO o retrospettivi .
  • Vantaggi
  • ? Organizzativamente semplice, rapido e poco
    costoso,
  • ? Permette di indagare facilmente su molti
    possibili fattori
  • ? Permette si saggiare ipotesi attuali suggerite
    recentemente
  • ? Può essere usato per malattie molto rare
  • ? Poiché dura poco, è facile mantenere costante
    nel tempo le modalità di rilevazione.
  • Svantaggi
  • ? Non permette di calcolare rischi assoluti, ma
    solo rischi relativi
  • ? Grande facilità di distorsione
  • ? Non adatto se il rischio attribuibile
    percentuale nella popolazione non è elevato.

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relazione causa effetto in studi epidemiologici.
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Principi di classificazione nosologica.
  • In epidemiologia.

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Principi di classificazione nosologica.
classificazione di individui. (AFFETTI , NON
AFFETTI) Due criteri di classificazione
  • ? Fenomenologici.
  • Gli individui sono raggruppati per analogie di
    segni, sintomi e manifestazioni cliniche.
  • Diabete, schizofrenia, cancro della cervice
    uterina, ecc.
  • ?Eziologici
  • Gli individui sono raggruppati per analogie di
    esperienze ritenute causa della loro malattia.
  • silicosi, sifilide, saturnismo, trauma da parto,
    ecc

La classificazione eziologica è più utile alla
prevenzione che alla clinica infatti non esiste
La malattia del fumatore come esiste lasma,
la tubercolosi , ecc
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ESEMPI di malattia
VITTIME di INCIDENTI.
  • Criteri fenomenici
  • (Pronto soccorso)
  • ? Fratture,
  • ? Ferite,
  • ? Emorragie interne
  • Criteri eziologici
  • (Servizio di epidemiologia)
  • ? Incidenti stradali,
  • ? Incendi,
  • ? Violenze,
  • ? Infortuni sul lavoro

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MODELLI di MALATTIA
  • Occorre conoscere o ipotizzare
  • ? L'intervallo temporale tra esposizione e
    insorgenza della malattia
  • Durata della fase di induzione
  • ? L'intero intervallo temporale tra inizio del
    processo patologico e manifestazione clinica
  • Durata del periodo di latenza
  • ? La durata del decorso clinico acuto o cronico
  • Durata della fase clinica
  • ? L'eventuale evoluzione per studi caratterizzati
    da diverse probabilità di transizione e durate
  • ? La relazione tra intensità della esposizione ed
    entità del rischio
  • Relazione dose-risposta
  • ? La relazione fra cessazione dell'esposizione e
    rischio di insorgenza di malattia.

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Classificazione.
  • Nessuna tassonomia è definitiva, consideriamo ad
    esempio, l'epidemiologia descrittiva
  • ? Dei tumori vescicali.
  • Può essere svolta in modo soddisfacente
    ricorrendo a statistiche correnti di mortalità
  • ? Dei tumori epatici primitivi.
  • Richiede la conoscenza delle diagnosi poste in
    vita
  • ? Della sclerosi multipla.
  • Richiede non solo la conoscenza della diagnosi
    clinica ma anche un giudizio circa il suo grado
    di certezza.

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ESEMPIO.
  •  Rischio di infortunio
  • È legato alla persistenza dell'esposizione
  • Viene meno
  • Con il cessare di questa
  •  Rischio di Mesotelioma pleurico
  • L'insorgenza della malattia
  • Può verificarsi anche molti anni
  • Dalla cessata esposizione ad asbesto

43
EVOLUZIONE della MALATTIA
Tempo a b c d e inizio esposizione ini
zio processo patologico comparsa segni
precoci diagnosi precoce comparsa segni
sintomi diagnosi clinica instaurarsi
condizione finale esito Fase di
induzione Fase di latenza Fase clinica
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accertamento della condizione patologica.
  • ?In fase preclinica, con un test di screening
  • ?In fase clinica, con un test di diagnostico.
  • Nel secondo caso ciò può verificarsi
  • ?All'inizio del decorso clinico,
  • Prima diagnosi, caso incidente, transizione di
    stato.
  • ?In qualsiasi punto del decorso clinico,
  • Caso prevalente, stato di malattia.
  • ?Alla fine del decorso clinico,
  • Esito guarigione, invalidità, decesso.
  • Per approfondimento vai a (testdiagnostico.ppt).

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La popolazione viene studiate tramite
losservazione di sottogruppi
Dati epidemiologici sono le frequenze con cui gli
eventi morbosi si manifestano in seno a gruppi
definiti di individui, caratterizzati per una
qualche esposizione di interesse.
  • Coorti fisse
  • Popolazioni dinamiche

46
COORTI FISSE. Esempio
  • Un certo numero di soggetti, in un definito
    istante temporale, subisce un'esposizione a
    rischio.
  • La durata del periodo "a rischio" può essere
    ridotta o estesa tanto quanto la sopravvivenza
    individuale all'esposizione.
  • Il gruppo così definito resta chiuso nei
    confronti dell' esterno dopo il momento della sua
    costituzione. Non può cioè aversi ricambio dei
    membri via via che i soggetti esposti divengono
    malati (casi).

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COORTI FISSE (2).
  • In una coorte fissa i soggetti entrano nella
    coorte in un istante e ne escono soltanto come
    casi o per cessazione del rischio Per questo il
    gruppo si riduce di numerosità nel tempo e cambia
    di struttura di età, di suscettibilità alla
    malattia, ecc.
  •  Suscettibilità individuale alla malattia ? al
    passare del tempo,
  • Si selezionano fra i "sopravvissuti."
  • Soggetti sempre meno suscettibili.

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COORTI FISSE (3).
  • Esempi di coorti fisse
  • ? Gli abitanti di Hiroshima sopravvissuti
    all'esplosione atomica del 6 agosto 1946.
  • ? I residenti al 10 luglio 1976 nel comune di
    Seveso.
  • ? I residenti a Chernobyl al 26 aprile 1986.

49
POPOLAZIONI DINAMICHE.
  • Osserviamo, in un definito periodo di tempo,
  • Gli addetti ad una catena di montaggio.
  • Se il periodo è lungo e il turnover elevatoin
    ogni istanteil gruppo in osservazione sarà
    costituito da individui in tutto o in parte
    diversi.
  • Inizio dell'osservazione ? n definito di
    soggetti.
  • Durante il periodo di osservazione
  • Alcuni contraggono la malattia (escono?.
  • Altri escono sani dall'azienda (escono?.
  • Altri entrano a far parte dell'azienda
    (entrano? .

50
POPOLAZIONI DINAMICHE.
  • Esempi di popolazioni dinamiche
  • ? I dipendenti di una azienda nel periodo
    6.6.30-15.9.60.
  • ? I fumatori di sigarette nel periodo
    1.1.60-31.12.69.
  • ? I residenti a Roma fra il 1.1.71 e il 31.12.80.

51
COORTI FISSE E POPOLAZIONI DINAMICHE Ad ogni
istante la dimensione del gruppo può
  • ?
  •   variare
  •  e anche
  • la struttura per età, suscettibilità, ecc. può
  • ?
  •  variare
  •  ?
  •  popolazione dinamica
  • ?
  •  rimanere costante
  • ?
  •  coorte stabile
  •  e anche
  • la struttura per età, suscettibilità, ecc. può
  • ?
  •  rimanere costante
  •  ?
  •   coorte fissa

52
associazione tra rischio e malattia.
  •  Studio longitudinale.
  • Vi è un lasso di tempo tra il momento in cui si
    considera l'esposizione e quello in cui si rileva
    la condizione di malattia.
  • ? È reclutato un appropriato numero di soggetti
    (su base fissa o dinamica).
  • ? I soggetti reclutati sono seguiti per un
    prestabilito periodo di tempo.
  • ? Si conteggia il numero di casi insorti.
  • Casi incidenti.
  •  Studio trasversale.
  • Stato di malattia e condizione di esposizione
    sono rilevati nello stesso istante temporale.
  • ? La popolazione è osservata, idealmente, in un
    istante.
  • ? Si conteggiano i casi presenti in quel momento.
  • Casi prevalenti.

53
STIMA DEL RISCHIO E DELL'INCIDENZA.
  •  Il significato delle stime calcolate nei
    diversi tipi di studi epidemiologici varia a
    seconda della schema seguito nella selezione dei
    soggetti osservati.
  • Quando si stima il rischio o l'incidenza
  • ? i soggetti sono considerati fin tanto che sono
    suscettibili di ammalare (candidati a rischio)
  • ? individui immuni, privi dell'organo bersaglio
    (donne isterectomizzate, nel caso di studio dei
    tumori dell'utero) o affetti dalla malattia in
    studio (casi prevalenti) non sono da considerare
  • ð             la durata dell'osservazione
    (periodo di follow-up), per ogni individuo, va
    dal reclutamento
  • ? all'insorgenza della malattia,
  • ? alla morte per altra causa,
  • ? al momento in cui se ne perdono le tracce,
  • ? all'uscita dalla condizione di rischio,
  • ? alla conclusione dello studio stesso.

Vedi Misure di Odds, Tassi e Rischi (ciclo 1)
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