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ENTI PUBBLICI NON ECONOMICI

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Title: ENTI PUBBLICI NON ECONOMICI


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ENTI PUBBLICI NON ECONOMICI
  • Prof. Andrea Mignone
  • (Università degli Studi di Genova)
  • Storia della Pubblica Amministrazione II
  • Anno Accademico 2008/2009

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1a. Introduzione
  • Insieme variegato di organizzazioni, strumentali
    rispetto alla burocrazia (ministeriale,
    regionale, locale), con modelli organizzativi più
    flessibili e competenze più specialistiche.
  • Nel tempo diverse configurazioni
  • aziende autonome (primo Novecento)
  • amministrazioni parallele (anni Trenta)
  • parastato (anni Sessanta-Settanta)
  • settore pubblico allargato (anni Novanta)

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1b. Introduzione
  • Questa varietà genera questioni sulla figura e
    sulle possibili classificazioni.
  • Alcuni punti fermi
  • Origine in un provvedimento legislativo che
    disciplini struttura e funzioni
  • Istituzione ad opera di un soggetto pubblico
  • Nomina degli organi direttivi, in tutto o in
    parte, di competenza dello Stato
  • Esistenza di controlli e finanziamenti pubblici
  • Conferimento di poteri autoritativi.

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1c. Introduzione
  • Enti pubblici non economici intesi come le
    strutture delegate dallo Stato a gestire
    specifici servizi oppure a tutelare interessi
    pubblici al di fuori di qualsiasi finalità di
    lucro.
  • Agiscono come strumenti di diritto pubblico, sono
    sottoposti al controllo del governo e della Corte
    dei Conti, sono regolati dal medesimo regime
    giuridico che disciplina lamministrazione dalla
    quale sono stati originati.
  • Rispondono a finalità di sottogoverno oppure di
    funzionalità della PA?

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2a. Origini e sviluppo
  • Gli enti furono inizialmente previsti nei settori
    delle opere pubbliche e dei trasporti ad alcuni
    furono riconosciute finalità di pubblico
    interesse (opere pie, camere di commercio, casse
    di risparmio) e definiti corpi morali legalmente
    riconosciuti.
  • Nel periodo giolittiano la prima azienda autonoma
    di stato (Ferrovie, 1905) ed il primo ente
    pubblico (INA, primo ente a struttura
    istituzionale 1912)

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2b. Origini e sviluppo
  • Fu soprattutto durante il fascismo che
    lamministrazione per enti ebbe un grande
    sviluppo, per la promozione di infrastrutture,
    per lintermediazione finanziaria, nei settori
    mutualistici 352 enti tra 1919 e 1943.
  • Consorzio credito opere pubbliche (1919)
  • Istituto credito imprese pubblica utilità (1924)
  • Istituto credito navale (1928)
  • IMI (1931)
  • IRI (1933)
  • Istituto nazionale fascista previdenza sociale
    (1933)
  • Ente risi (1931)
  • Ente nazionale moda (1935) ecc. ecc.

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2c. Origini e sviluppo
  • Nel secondo dopoguerra il fenomeno non si
    arresta vennero istituite 150 nuove strutture,
    tra cui la Cassa per il Mezzogiorno (1950) ed il
    Ministero Partecipazioni statali (1956).
    Soprattutto saranno costituite ENI (1953) ed ENEL
    (1962).
  • La prima legge di riforma del settore è del 1956,
    che però non sfoltì il numero degli enti.
  • Un parziale successo si ebbe con la riforma del
    parastato (1975).
  • La legge 142 del 1990 propose le società per
    azioni come modalità di gestione dei servizi
    pubblici locali.
  • Due anni dopo Iri, Eni, Enel, Ina furono
    convertiti in spa per essere poi privatizzati.
    Seguono numerose dismissioni.

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2d. Origini e sviluppo
  • Nel 1993 la legge 537 ha dato il via ad un
    secondo ciclo di dismissioni e la legge 474 del
    1994 ha disciplinato la vendita di altre
    organizzazioni pubbliche (IMI, Credito Italiano,
    Banca Commerciale Italiana, INA)
  • Poste e Telecom sono diventate SpA
  • Le privatizzazioni hanno però riguardato
    soprattutto gli enti pubblici economici oggi si
    contano ancora 160 enti pubblici non economici

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3a. La struttura organizzativa
  • Si possono raggruppare gli enti pubblici non
    economici in due categorie
  • Enti a struttura associativa
  • Enti a struttura istituzionale
  • Elementi discriminanti sono le modalità di
    promozione dellente (dal basso o dallalto) e la
    natura della nomina dei vertici (interna od
    esterna).

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3b. La struttura organizzativa
  • Il modello associativo, o paritario, prevede
    una assemblea che riunisce tutti i soggetti
    (pubblici e privati) rappresentati dallente,
    elegge il presidente (c.d. nomina-investitura)
    e parte del CdA, controlla lattività dellente
    stesso. Esempi ACI, CRI, CONI, SIAE
  • Il modello gerarchico-istituzionale prevede
    listituzione diretta da parte dello stato e la
    linea della rappresentanza scende dallalto verso
    il basso (nomina esterna, o c.d.
    nomina-scelta). Lesercizio di funzioni
    pubbliche risulta prevalente. Esempi enti
    previdenziali e di ricerca

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4a. Le funzioni
  • Sulla base delle attività effettivamente svolte
    si individuano tre gruppi di funzioni prevalenti
  • Erogazione di servizi (INPS e INAIL, tra gli
    altri)
  • Promozionali (attività di ricerca CNR, ISS,
    ENEA, INEA, ISTAT, ASI- o sportive CONI- o di
    sviluppo commerciale ICE-)
  • Regolative (ACI, SIAE)

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4b. Le funzioni
  • Secondo la legge 70/1975 ed il d. lgs. 165/2001
  • erano individuate 7 categorie di enti
  • Di forme obbligatorie di previdenza ed assistenza
  • Di assistenza generica
  • Di promozione economica
  • Preposti a settori di pubblico interesse
  • Preposti ad attività sportive, turistiche e del
    tempo libero
  • Scientifici, di ricerca e sperimentazione
  • Culturali e di promozione artistica

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5a. Il personale
  • Il personale a tempo indeterminato è di oltre
    60.000 unità (dati 2003)
  • Primo è lINPS con circa 32000 dipendenti,
    seguito dallINAIL con 11600.
  • Larga prevalenza di dipendenti a tempo pieno
    (95,4)
  • Amministrazioni in genere poco flessibili pochi
    contratti atipici (soprattutto riguardanti
    personale femminile)
  • Quasi il 72 dei dipendenti è collocato nellarea
    C (di questi il 55 sono donne)

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5b. Il personale
  • Le donne sono il 52,1 del totale dei dipendenti
  • Ma le donne dirigenti sono il 13,6 (I livello)
    ed il 25,1 (II livello)
  • Letà media è abbastanza alta, attorno ai 46/50
    anni.
  • I dipendenti provengono prevalentemente dalle
    regioni settentrionali (54)
  • Nel 65 degli enti al 2001 non era stato
    istituito alcun ufficio gestione risorse umane
  • Buon dinamismo nelle progressioni orizzontali,
    sia per riorganizzazione del lavoro (66,7) sia
    per riconoscimento nuovi ruoli professionali
    (58,3)
  • Nel 55,6 degli enti sono stati istituiti i
    nuclei di valutazione

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6a. I processi decisionali
  • Processi decisionali diversi a seconda degli enti
  • Case studies
  • Svolgimento controlli anti-doping da parte del
    CONI sequenze decisionali modellate da logica
    gerarchica-formale orientate al controllo ed alla
    sanzione
  • Erogazione pensioni da parte dellInps
    distribuzione di benefici e servizi ai cittadini
    ispirata a criteri di qualità del servizio e di
    soddisfazione di un diritto esercitato dallutente

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6a. I processi decisionali
  • Nel primo caso rimane un processo molto formale,
    gerarchico e legale-burocratico (talora con
    sovrapposizioni tra Coni e Ministero della
    salute)
  • Nel secondo caso dagli anni Novanta è stato
    adottato un modello di tipo divisionale
    organizzato per processi. I valori orientativi
    del processo nellambito del modello NPM
    erano quelli del riferimento al cliente,
    dellintegrazione di sistema, della
    responsabilità e della competenza. Tre percorsi
    decentramento, ristrutturazione della divisione
    del lavoro, attenzione alla qualità
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