Title: Diapositiva 1
1Luomo come guscio vuoto La questione
antropologica alla luce della Caritas in Veritate.
2Questa presentazione trae spunto
dallinteressante riflessione fatta dal
professore Donati sotto la pineta di Calarossa
nel mese di agosto del 2009.
3- La carità come relazione
- La carità principio di organizzazione sociale
- Verso il binomio società civile famiglia
- Rapporto carità verità
4- La carità come relazione
5POPULORUM PROGRESSIO LO SVILUPPO DEI POPOLI 26
marzo 1967 PER UNO SVILUPPO INTEGRALE DELL'UOMO
VERSO LO SVILUPPO SOLIDALE DELL'UMANITÀ
6Lenciclica Caritas in Veritate propone un nuovo
modo di pensare in risposta a una richiesta che
era già stata fatta da Paolo VI nella Populorum
Progressio (1967), quando ha affermato che il
mondo ha bisogno di un pensiero nuovo.
7Il Papa nellenciclica ha presente coloro che
sostengono che si sta passando (e si dovrebbe
andare) verso il posthumanum, il transhumanum,
cioè coloro che propongono il superamento della
categoria dellumano, perché a loro dire
lumano è troppo debole e possiamo, con la
scienza e la tecnologia, attingere un livello
superiore di capacità e potenza.
8 È chiaro che lumano tende a superarsi, a
eccedersi lumano tende sempre al
sovraumano. Il problema è come ci tenta.
Oggi lumano tenta di attingere il sovraumano
non già attraverso lo spirito, cioè sviluppando
le proprie potenzialità spirituali, ma attraverso
la tecnologia, i consumi, lo sviluppo economico,
il benessere materiale, ecc. anziché cercarlo
nello spirituale, nel soprannaturale.
9Idea al centro della Populorum Progressio di
Paolo VI La carità è la principale forza che
muove il mondo, muove tutto, è la chiave dello
sviluppo della persona, è la chiave dello
sviluppo dei popoli, è la chiave dello sviluppo
dellintera umanità. E Il dato fondamentale
della Caritas in Veritate è lo stesso la carità
() è la principale forza propulsiva per il vero
sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera
(n. 1)
10Qual è la novità introdotta dallenciclica di
papa Benedetto XVI? Che la Carità, al di là di
una bella immagine più o meno sentimentale, non
è un mero sentimento, non è un atto individuale
di generosità, non è un fatto privato, non è
solo una virtù, ecc. ecc. La novità
dellenciclica stà nel vedere la Carità come una
relazione o come ciò che dà vera sostanza alle
relazioni.
11La rivelazione cristiana sull'unità del genere
umano presuppone un'interpretazione metafisica
dell'humanum in cui la relazionalità è
elemento essenziale (n. 55). E la qualità
delle relazioni che fa lumano. Lumano si
definisce attraverso la relazionalità. Se la
persona non si realizza nella relazionalità non
cè umanità. Lumano è lì, non nellindividuo
come individuo. La relazione è costitutiva della
persona.
12La creatura umana, in quanto di natura
spirituale, si realizza nelle relazioni
interpersonali. Più le vive in modo autentico,
più matura anche la propria identità personale.
Non è isolandosi che l'uomo valorizza se stesso,
ma ponendosi in relazione con gli altri e con
Dio. L'importanza di tali relazioni diventa
quindi fondamentale. Ciò vale anche per i popoli.
È, quindi, molto utile al loro sviluppo una
visione metafisica della relazione tra le
persone, n. 53) Queste espressioni non sono mai
state scritte in unenciclica.
13Uno sviluppo autenticamente umano deriva dalla
condivisione dei beni e delle risorse Come
assicurarlo?
14Come ottenere la condivisione dei beni e delle
risorse?
SCELTA A
Affidandolo soltanto al progresso tecnico e
alle relazioni di convenienza che creano di
fatto interdipendenze.
15Come ottenere la condivisione dei beni e delle
risorse?
SCELTA B
Cercandolo nel potenziale della Carità da cui
emerge un bene condiviso una nuova interazione
tra le coscienze e le intelligenze che apre
alla reciprocità (questo bene che emerge è la
Carità).
16Il rischio del nostro tempo è che
all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i
popoli non corrisponda l'interazione etica
delle coscienze e delle intelligenze, dalla
quale possa emergere come risultato uno sviluppo
veramente umano
172. La carità principio di organizzazione sociale
18Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti,
senza operatori economici e uomini politici che
vivano fortemente nelle loro coscienze l'appello
del bene comune. (n.71) La verità apre e unisce
le intelligenze (n.4) Sono necessarie sia la
preparazione professionale sia la coerenza
morale. Quando prevale l'assolutizzazione della
tecnica si realizza una confusione fra fini e
mezzi, l'imprenditore considererà come unico
criterio d'azione il massimo profitto della
produzione il politico, il consolidamento del
potere lo scienziato, il risultato delle sue
scoperte. (n.71)
19È solo così che la carità, può diventare un
principio di organizzazione sociale. In caso
contrario, lenciclica indicherebbe unassoluta e
pura utopia. Dire agli economisti, agli
imprenditori, ai banchieri, ai finanzieri, ai
petrolieri, che il mondo deve essere guidato
dalla carità, non avrebbe senso. Ma neanche
avrebbe senso rivolgersi ai politici, e in
generale a nessuno degli attori dello stato e del
mercato.
20Se io fossi un uomo politico o un attore
economico del mercato e del profitto, e leggessi
questa enciclica senza aver presente questo,
molto facilmente direi è bella come i fuochi
dartificio che si fanno in certe ricorrenze e
feste, o per divertirsi. Insomma, come può la
carità diventare un principio di organizzazione
sociale, e quindi economica, politica, ecc.?
21Il Papa parte dalla questione sociale per farla
diventare una questione antropologica chi è
luomo? chi è la persona? La soluzione di tale
questione va ricercata nella categoria della
relazione. Limportanza di tali relazioni
diventa quindi fondamentale. Ciò vale anche per i
popoli (n. 53). Questo è il leit motive di
tutta lenciclica.
22Il principio della relazionalità come fondamento
dello sviluppo della persona umana, viene
applicato, alleconomia, alla politica, alla
famiglia, alle tecnologie, allidea del
progresso, alle imprese di ogni tipo, ecc. ecc.
E quindi il problema è il passaggio da questa
visione teologica e anche, se vogliamo,
filosofica/ontologica/epistemologica, alla sua
concretizzazione operativa in tutte le dimensioni
della vita sociale.
23Prima di entrare in alcune manifestazioni
pratiche, ricordiamo che la Chiesa non ha
soluzioni tecniche da offrire e non pretende
minimamente d'intromettersi nella politica degli
Stati . Ha però una missione di verità da
compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una
società a misura dell'uomo, della sua dignità,
della sua vocazione. Senza verità si cade in una
visione empiristica e scettica della vita,
incapace di elevarsi sulla prassi, perché non
interessata a cogliere i valori talora nemmeno
i significati con cui giudicarla e orientarla.
(n.9)
24La fedeltà all'uomo esige la fedeltà alla verità
che, sola, è garanzia di libertà (cfr Gv 8,32)
e della possibilità di uno sviluppo umano
integrale. Per questo la Chiesa ricerca la
verità, l'annunzia instancabilmente e la
riconosce ovunque essa si palesi. Questa
missione di verità è per la Chiesa
irrinunciabile. (n.9)
25La sua dottrina sociale è momento singolare di
questo annuncio essa è servizio alla verità che
libera. Aperta alla verità, da qualsiasi sapere
provenga, la dottrina sociale della Chiesa
l'accoglie, compone in unità i frammenti in cui
spesso la ritrova, e la media nel vissuto sempre
nuovo della società degli uomini e dei popoli.
(n.9)
263. Verso il binomio società civile famiglia
27Il Papa nella Caritas in Veritate fa con grande
chiarezza un affermazione molto importante che il
binomio StatoMercato sta uccidendo la socialità,
quindi sta uccidendo la relazionalità fra le
persone.
28Cosè la società civile secondo lenciclica? Il
Papa richiama il pensiero della Centesimus annus
(1991), laddove Giovanni Paolo II dice bisogna
considerare tre attori, il mercato, lo stato e la
società civile.
29Tutto il processo della modernità è la
costruzione del mercato (lib) regolato dallo
stato (lab) il compromesso liblab. fra i
liberali e i socialisti. Noi siamo dentro
questo modello. La nostra società sviluppa il
mercato e poi ridistribuisce qualcosa sotto forma
di welfare ai poveri, fa uguaglianza sociale,
uguaglianza di opportunità di concorrere nel
mercato attraverso la regolazione dello stato.
30Tutta la nostra società sta andando avanti così.
Più mercato, più opportunità individuali, più
competizione, più produttività, più efficienza,
ecc. ecc. a patto che lo stato possa regolare
tutto questo e ridistribuire risorse assicurando,
fin dove può, luguaglianza di opportunità,
luguaglianza di partenza ecc. ecc.
31Se noi continuiamo per questa strada, dice
lenciclica, noi uccidiamo la società, perché
questo assetto uccide le relazioni
interpersonali, uccide le relazioni associative
nella società civile. Lidea di fondo è
che bisogna rovesciare il processo di sviluppo
della società.
32Detto molto in sintesi, lo sviluppo della società
moderna è guidato da stato e mercato. Il
problema quindi è compiere questo passaggio
passare dal primato del binomio stato/mercato al
primato del binomio famiglia/società civile.
Dove società civile è distinta dal mercato.
33La grande novità dellenciclica dovuta al
contributo di alcuni studiosi sta nel far
vedere che esiste tutta una tipologia di realtà
organizzative che stanno fra il mercato di
profitto e la società civile, le quali sono di
tipo solidaristico, non solo nel senso
mutualistico e caritativo nel senso tradizionale
del termine, ma nel senso che sono capaci di
imprenditorialità e di costruzione di nuovi
modelli di azione sociale per il bene comune, per
esempio le organizzazioni di privato sociale.
34Non si tratta di mettere in risalto la
possibilità di avere delle piccole realtà
caritative, ma di attingere una visione molto più
grande, che coinvolge lintera società. È da
questo punto di vista che si deve comprendere
laffermazione del Papa secondo cui il problema
decisivo è la complessiva tenuta morale della
società (n. 51). Quello che il Papa dice è che
la società (civile) non regge più. Non a caso il
Papa dice occorre che gli uomini tessano delle
reti di carità (n. 9).
35- Ecco allora un altro
- punto essenziale
- dellenciclica quando
- afferma che
- lagire umano
-
- non deve guardare solo alladempimento degli
obblighi comandati (dalla legge), - né avere solo il motivo del guadagno,
- ma deve e può adottare un altro principio-guida
quello della reciprocità.
36La città dell'uomo non è promossa solo da
rapporti di diritti e di doveri (cioè diritti e
doveri vuol dire come prescritto per legge dallo
stato e in base alle regole del mercato), ma
ancor prima e ancor più da relazioni di
gratuità, di misericordia e di comunione. La
carità manifesta sempre anche nelle relazioni
umane l'amore di Dio, essa dà valore teologale
e salvifico a ogni impegno di giustizia nel
mondo (n. 6).
37Si insiste molto sulla fraternità. Però qui
nellenciclica, il Papa quello che ci tiene a
dire è che il dono e la fraternità non devono
essere categorie marginali, cioè per gli
emarginati. Il dono, la fraternità, la gratuità,
la misericordia, ecc. non possono essere delle
realtà indirizzate solo o principalmente ai
poveri, ai tossici, agli emarginati, ai drop-out
di vario genere, ma devono essere anche un
principio di organizzazione delle imprese
economiche, dei sindacati, delle associazioni dei
consumatori, delle relazioni internazionali, ecc.
384. Rapporto carità verità
39La base di questa relazionalità è quello del
rapporto fra carità e verità. La carità diventa
un principio di organizzazione sociale, quindi
non privatistico o soggettivo, se e solo se è
strettamente connessa con la verità. È la verità
che fa passare la carità da fatto privato,
intimo, individuale a fatto sociale, a fatto di
organizzazione della società. Dice il Papa
Senza la verità, la carità viene relegata in un
ambito ristretto e privato di relazioni (n. 4).
40È proprio ciò che lenciclica vuole, non dico
combattere - il termine sarebbe troppo duro -,
ma certamente intende criticare e superare cioè
lidea che la carità sia una relazione per un
ambito ristretto e privato di rapporti umani. La
carità deve diventare un principio sociale, di
organizzazione sociale per ottenere questo, le
occorre la verità, perché senza la verità la
carità rimane unemozione. Solo se cè un
interscambio tra verità e carità, cioè se si
pensano relazionalmente, allora si ha un
cambiamento sociale.
41Il nuovo umanesimo è legato a questo nesso, a
questa connessione inscindibile, tra verità e
carità che è quella che caratterizza lumano. La
relazionalità di cui parla il Papa, quando
afferma che la metafisica dellhumanum ha nella
relazionalità un elemento essenziale (n. 55), è
quella relazionalità che ha come suo costitutivo
il nesso tra carità e verità.
42Il Papa insiste molto sullidea della
civilizzazione del mercato. Cosa vuol dire
civilizzare il mercato? Vuol dire
fondamentalmente che il profitto non può essere
il fine esclusivo dellattività economica. Di
qui lidea che il Papa esprime per cui le aziende
non dovrebbero rispondere solo agli azionisti.
Lenciclica su questo dice no! le imprese
economiche, dalle banche alle aziende, non
possono - non possono! - rispondere solo agli
azionisti, devono rispondere a tutti gli
stakeholders che, come sapete bene, sono tutti i
portatori di interessi.
43Gli operatori di mercato si dovrebbero
interrogare e regolarsi di conseguenza.
Attenzione non viene negato il valore del
profitto, perché anche le organizzazioni
non-di-profitto devono fare profitto se vogliono
andare avanti, nessuno va avanti se spende più di
ciò che ricava.
44(Esempio della bioetica per far cogliere lì
limportanza della relazionalità) Una conseguenza
dellapproccio relazionale sulla procreazione
artificiale è questa se è vero che ciò che
caratterizza lhumanum è la relazione, allora il
problema della procreazione umana sta nel fatto
che lidentità del bambino è umana nella misura
in cui ha una sua dignità la relazione che lo ha
generato. Per cui non si può dire che la
procreazione artificiale possa essere usata da un
individuo o da due individui a prescindere dalla
relazione che dà dignità al figlio. Questa è
soltanto una delle tante applicazioni che si
possono avere delle applicazioni del principio
relazionale.
45Senza verità, la carità scivola nel
sentimentalismo. L'amore diventa un guscio
vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale
rischio dell'amore in una cultura senza verità.
(n.3)