Title: Il nostro territorio
1Il nostro territorio
- La nostra scuola è situata nel paese di
Uliveto ed è frequentata non soltanto dai bambini
del luogo, ma anche da alunni residenti a
Caprona, Lugnano, Cucigliana e San Giovanni.
Questi paesi appartengono al Comune di
Vicopisano, nel territorio della Provincia di
Pisa.
2- Con la nostra ricerca, vorremmo indagare alcuni
aspetti dellambiente naturale che ci circonda e
riconoscere gli elementi antropici che fanno
parte del nostro territorio. Ci serviremo di
varie fonti dinformazione fonti scritte, orali,
visive, informatiche. -
3Uliveto
- Uliveto, anticamente detta Oliveto, è ubicata
lungo la Strada provinciale Vicarese pedemontana
(cioè situata ai piedi di un monte), che da
Vicopisano conduce a Calci sulla destra
dellArno, lungo le rupi calcaree e cavernose
che servono da mantello al Monte della Verruca.
Il suo nome, ovviamente, deriva dalla presenza di
ulivi, che ancora oggi occupano la fascia
pedemontana. Gli Ulivetesi
indicano ancora i vari rioni del paese
con quegli -
appellativi utilizzati dai loro - nonni,
e cioè Le Cave (per -
indicare larea in prossimità - delle
stesse e delle Terme)
S. Martino al Bagno Antico
Il Parco termale
4- LArancio (area della scuola) Il Trebbio
(la piazza principale, dove una volta si
trebbiava il grano) - IL Poggio (a Ovest del paese) La
Fornace (nucleo - abitato sulla strada del cimitero) Badia
(in direzione - del Poggio, però più a Nord, dove forse è
esistito un convento) Il Pozzino e, infine,
La Colmata (dove sono le case nuove). - Abbiamo ricercato altre informazioni
- COLMATA terreno con depositi alluvionali,
circon - dato da argini vi era una fattoria con
diversi conta - dini, con stalle piene di animali, come
mucche, maiali - e galline.
- POZZO ANTICO località dove sorgeva la
fabbrica - del dott. Martinetti, in cui si
producevano sapone e - candele steariche (fatte con il grasso
animale). Alla - fine dellOttocento, la fabbrica contava ben
45 operai.
5Osserviamo ora la planimetria di Uliveto
NORD
LEGENDA
Ulivi
Macchia
El. antropici
Fiume Arno
OVEST
EST
SUD
6- notiamo tante linee curve disegnate
sopra le Cave, a nord del paese, oltre la
Strada provinciale e piccoli numeri
tracciati sopra di esse sono curve di
livell0 altimetriche, cioè il luogo dei
punti aventi la stessa altezza sul livello
medio del mare e i numeri 20, 25, 50, 100, 150,
250, 275, 292 (La Focetta) indicano che sono
state tracciate ogni 5 metri. - Leggiamo nomi a noi noti
Noce, Torre di Caprona, Strada
provinciale Vicarese e, a Sud, sulla
riva destra dellArno, Lungarno G. Garibaldi. - Sempre osservando la cartina, proviamo a
localizzare e proviamo a localizzare le
principali frazioni del nostro cipali
frazioni del nostro Comune e, lungo la
Comune e, lungo la direttrice della
Provinciale, in della della Provinciale, in
direzione Est-Ovest, incontriamo Est-Est-Ovest,
incontriamo subito San Giovanni, poi San San San
Giovanni, poi Cucigliana, rana rana del del del
del Noce, Uliveto e Caprona. Dellana antropizzata
di colore zona antropizzata, di colore
gialloagiallo giallo gia giallo, fanno parte
anche i campi coltivati, tra la Strada
provinciale e il fiume Arno.
7- Vogliamo ora porre la nostra attenzione
sulle zone di coltivazione dellulivo, che sulla
cartina abbiamo evidenziato usando il colore
grigio. Osserviamo che esse occupano la fascia
pedemontana, si infittiscono nella zona
circostante La Verruca per poi interrompersi in
prossimità delle Cave, dove abbonda una roccia
grigia, calcarea e prospera soltanto la macchia
mediterranea. - Prendiamo ora in considerazione anche
le piante spontanee delle nostre zone e quella
che segue è una serie di splendide immagini delle
varietà più diffuse, la cui raccolta è ancora
praticata dalle persone del luogo, specie le più
anziane, per la preparazione di ricette o infusi. -
-
Spigo (Lavandula)
Cisto
Stipa etrusca
8 Ginestra
Erica
Corbezzolo
Timo
Finocchio selvatico
Alloro
Nepitella
Origano selvatico
Salvia selvatica
Asparago selvatico
Mirto
Olivastro (Oleastro)
9Ed ora alcuni piatti tipici!
- FRITTATA DI ASPARAGI SELVATICI
- Occorrente
- un mazzo di asparagi selvatici
- 4 uova
- sale
- pepe
Preparazione pulire gli asparagi
ed eliminare la parte più dura del gambo.
Sbattere le uova e aggiungere un pizzico di sale
e pepe. Mettere il tutto in una padella con un
filo dolio e cuocere lentamente.
10SALSA CON ALLORO E ORIGANO
- Occorrente
- foglie di alloro
- origano macinato
- olio
- sale
- pepe
- polpa di pomodoro
- panna da cucina
Preparazione in una padella
mettere le foglie delle piante aromatiche con un
po dolio e farle soffriggere. Aggiungere la
polpa di pomodoro e cuocere per mezzora. Scolare
la pasta, poi condirla con il sugo preparato e
una noce di panna da cucina.
11PIOPPINI in bianco
- Occorrente
- funghi pioppini
- olio
- cipolla
- nepitella
- sale
Preparazione mettere in un
pentolino olio e cipolla. Farli soffriggere e
aggiungere i funghi pioppini lavati e spezzati.
Salare e cuocere. A fine cottura, aggiungere la
nepitella. Il piatto è servito!
12Uno sguardo dinsieme
- Osserviamo la foto. In primo piano, si
- vede un enorme blocco di pietra con la
- cima rivolta verso la striscia lucente
- dellArno, in fuga verso lorizzonte
- nel centro, ulivi e antiche case
- delimitati da altri faraglioni, sorta di
- sentinelle a guardia del paese. In alto a
destra, - i rami di un pino si affacciano curiosi sul
paesaggio. - Anche noi siamo curiosi di saperne di più, di
conoscere la - vita che si dipanava in questo tratto di pianura,
una stretta - fascia compresa tra la riva destra dellArno
e le falde del - Monte Pisano.
- Il fiume una risorsa molto importante
- Comera in passato? Per quali attività legate
alleconomia - gli Ulivetesi se ne avvantaggiavano? Era
anche - unoccasione di svago?
13- Alle nostre domande ha risposto
- unanziana del luogo, quindi ora
- abbiamo tante informazioni che
- ci fanno capire come si svolgeva
- la vita delle persone che abitavano
- nella zona di Uliveto.
- In passato, gli Ulivetesi erano, in
- prevalenza, contadini, cavatori,
- barrocciai, navicellai o barcaioli.
- I barrocciai, con le carrette, andavano a
caricare il materiale - estratto dalle cave (pietra calcarea e ghiaia) e
lo trasportavano - fino allArno, percorrendo quelle vie tuttora
chiamate strettoie. - I navicelli erano grandi chiatte che venivano
ormeggiate dove - ora si trovano le scalette, poi trascinate,
cariche di merci, per - chilometri e chilometri da riva. Per far ciò, i
barcaioli entravano - nellacqua bassa, prendevano due funi e
tiravano tiravano, a - volte fino a Pisa.
14- Il lavoro dei navicellai era assai
faticoso. Si alzavano - molto presto per caricare le pietre e
raggiungere in tempo - le chiuse di Pisa, che funzionavano come
una specie di ascensore per le barche, ma
soltanto due volte al giorno. Il - viaggio fino a Livorno e ritorno durava due
giorni quindi, - i navicellai dovevano dormire sulla loro
barca al freddo e allumidità. Al ritorno,
dovendo viaggiare contro corrente, - se erano fortunati e avevano il vento a
favore, potevano - utilizzare la loro vela, altrimenti,
dovevano trainare - allarsaio , cioè a piedi, da riva.
- Larsaio fregava le loro spalle
- e li teneva avvinti alle barche. Era
- una fatica da forzati e la gente
- assisteva da riva, poiché, dal punto
- di vista spettacolare, il ritorno a
- vela era veramente bello a vedersi.
15- Le barche imbresciavano spumeggianti
contro corrente, - trasformando spesso il ritorno a casa in
gare di velocità. - Il vecchio soltanto guidava al timone
era dunque il - capitano a serbarsi lonore di riportare la
barca in paese. A caratterizzare questi
singolari personaggi contribuiva - anche il loro particolare linguaggio i
navicellai dicevano, - per esempio, panchina anziché banchina sosdegnao
anziché - sostegno corbiello anziché corbello. Era
una parlata - strascicata, una pronuncia che arricchiva di
una i certe - parole, dovuta probabilmente alla fatica che
li legava alla - barca, alla lentezza che il mestiere esigeva.
- Il linguaggio di questa gente
diventò, in breve, il - linguaggio paesano.
-
- Ma che fine hanno fatto le barche
dei navicellai e - questo straordinario mestiere?
16- Dopo la grande bufera
- che aveva sconvolto il
- mondo, il mestiere fu
- abbandonato e, con esso,
- molte delle consuetudini
- che caratterizzavano la
- vita di un tempo, come
- quella di frequentare le
- spiagge sullArno,
- bagnarsi nelle sue acque e
- organizzare merende nei
- giorni di festa. Il progresso
- avanzava e allettava gli
- uomini del fiume con altri
- redditizi mestieri.
- Lentamente, cominciò a
- perdersi la tradizione del
- navicellaio, anche se il
Vorrei dire Cera una volta un fiume, pieno di
vita. Aveva i colori di uno scrigno. Cupidigia e
stupidità lhanno ucciso. Miei giovani compagni,
vorrei dire dei meriggi assolati, delle notti
sognanti di plenilunio su quelle rive amene. Miei
giovani compagni, vorrei dire lindignazione!
! Vorrei scagliare linvettiva, vorrei ! !
Ma il mio linguaggio è nullo.
Ilo Gherarducci Dal numero unico
del 1979 LA NONNA DORO
17Le Cave
- Uliveto Terme è situata tra il fiume e il
monte, distanti tra loro poche centinaia di
metri. IL fiume scorre placido in una golena,
mentre il monte si erge improvviso e
frastagliato, con fenomeni carsici ed erosivi
accentuati ancor più dallattività di
escavazione, che ha creato pareti ripide e a
picco sullabitato. - Da un documento antico, si rileva che la
maggior parte del terreno circostante è
costituito da detriti delle Cave e, soltanto in
un punto il Monte Pisano si spinge verso lArno e
quasi immerge le sue pendici nel fiume. - Uliveto nasce, acquisisce e perde
importanza a seconda delle ragioni economiche e
strategiche legate allutilizzazione del
territorio, un tempo parte dellentroterra del
porto fluviale di Pisa. Per secoli, sono state
sfruttate le potenzialità economiche e le risorse
dei due ambienti così se il fiume è stato un
mezzo di trasporto, un collegamento vitale con
Pisa, Livorno e Firenze, nonché fonte di reddito
per generazioni di navicellai e pescatori, del
monte si sono sfruttate le Cave per farne calcina.
18- Le Cave sono state chiuse la convivenza
tra Cave e Terme ha creato problemi non
indifferenti, costringendo gli abitanti del
paese a vivere in un ambiente degradato
(polvere e bòtti delle mine erano allordine
del giorno) È soltanto con gli anni 70 che la
parola ecologia determina la consapevolezza dei
gravi danni che lo sfruttamento
indiscriminato del territorio può procurare
allambiente e alla vita umana. - CUORE APERTO
- (Al mio paese)
- La rossa cava di pietra
trovo riposo - è un cuore aperto
tra gli oliveti - che vive di fatica
liquidi nel vento - e di speranza
e nella scarsa luna - vi riconosco voci eterne,
che viene - quando cerco il mio giorno.
breve processione - Alla sera,
di pini. - spento l0rgoglio
- nellimmenso,
-
Alberta Taccola -
-
19- Ma come sono nate le Terme?
- Prima che imponenti lavori di arginatura
avessero costruito una terra artificiale, sulla
quale oggi sorgono fabbricati ed un vasto
giardino, il fiume scorreva a ridosso del
monte, dando appena passaggio alla Strada
provinciale. Ed in tempi più antichi, il
passaggio era così angusto che i viaggiatori che
da Pisa si recavano a Vico scendevano di
vettura e facevano a piedi il punto più
scabroso. - La denominazione termale della
località è derivata dalla presenza, fin
dallantichità, di acque calde, nelle quali
venivano a bagnarsi con sollievo gli ammalati di
malattie epidermiche, soprattutto i rognosi.
(Giusti) - Uliveto era una stazione balneare
conosciuta con i nomi di Bagno Antico, Bagno
alla Vena e Balneum Carcaiole. Si trattava
di bagni per abluzioni con acqua calda, che
fuoriusciva naturalmente a circa 37 di
temperatura polle che esistono ancora, ma
ormai interrate, per dare maggior sfogo
alle sorgenti dellacqua minerale che
sgorga a 27 e che, freddata e
imbottigliata, continua a dare fama a
Uliveto. -
20-
-
- Vinossa De Regny (1940), alla luce dei
dati raccolti, concluse - che le acque di Uliveto fossero di origine
vulcanica - che non fossero inquinate, in quanto sboccavano
al di sopra del livello dellArno - che non si mescolassero con le
- acque meteoriche superficiali
- che venissero filtrate dallo
- spessore delle rocce.
21- E, per concludere, ancora due splendide poesie
della poetessa Alberta Taccola - Pino sullArno
- (Agosto 1944)
- Un pino, solo,
Oggi, domani - nella campagna.
ancora vive. - Lo squassano i fragori
Non ha voce di sfida, - che scendono in grovigli
ma su lui - gridando
stranamente - su spaurite agonie.
si aggrappa la speranza. - Sinclina verso il fiume
- soccorso da misterioso dono,
- resiste.
- Alla mia terra
- Se di un fiore
Fluisce - avrò dono,
lacqua di questo fiume - sarà per le radici
verso di te, - che tu nutri.
che generosa attendi - Se di un singhiozzo
per offrire