Title: La Santa Regola di San Benedetto - I
1La Santa Regola di San Benedetto - I
- Stiamo dando inizio a una piccola serie di
incontri seminariali, dove si realizzerà un
confronto fra unantica dottrina e le sue
possibilità applicative nella contemporaneità
dellambiente dimpresa. - La metodologia sarà improntata alla proposizione
di una serie di concetti e riflessioni su cui
sarà essenziale il contributo di tutti i
partecipanti.
2La Santa Regola di San Benedetto - II
- Un Testo antico (VI secolo) di Sapienza
sullUomo - Per comprendere meglio lUomo.
- Per comprendere meglio il Gruppo.
- Per costruire un processo virtuoso nel Gruppo.
3La Sapienza
- È un qualcosa di sapido, di saporoso, di
interessante. - Permette di penetrare nei significati delle cose
e delle azioni umane. - Permette, in definitiva, di conoscere luomo in
tutte le sue manifestazioni evidenti come le
parole e le azioni, e nascoste, ma non del tutto
(cf. i segnali deboli).
4Le Virtù Benedettine
- Le virtù più evidenziate e apprezzate nella
lezione del Santo di Norcia, Subiaco e
Montecassino, in altre parole lumiltà,
lobbedienza (cf. La Santa Regola) e il silenzio,
possono essere considerate anche al giorno doggi
un riferimento eccellente per chi fa impresa, per
chi gestisce Risorse Umane, perché luomo come
struttura e fondamento non cambia, pur nel
mutamento dei tempi e dei sistemi collettivi
socio-politici ed economici.
5LUomo - I
- Lhomo è sempre essenzialmente quello della
pietra e della clava, è homini lupus (Hobbes) e
richiede un continuo ammaestramento. Il conflitto
fra ciò che la natura e gli istinti determinano e
il giudizio sullagire soggettivo libero delle
facoltà razionali è sempre presente.
6LUomo - II
- La scimmia nuda autocosciente, in altre parole
luomo stesso, ha bisogno di una diuturna
manutenzione morale, per non far prevalere gli
effetti (sulle sue azioni) che si possono
riferire al patrimonio genetico in comune con il
pur nobile silver back e altri cugini meno
affini. - In altre parole per rendere sempre più umani il
pensiero e lazione della persona.
7La Persona
- La persona è quasi un ossimoro antropologico, nel
frattempo assai prossimo, e pur tuttavia
lontanissimo dagli altri animali superiori. - Sappiamo che luomo ha bisogno di esercitarsi,
sia fisicamente sia psicologicamente per
migliorarsi. Se la ginnastica è lesercizio
fisico per eccellenza, la conoscenza e la pratica
delle virtù morali è lesercizio per il
miglioramento interiore.
8Le Virtù Morali - I
- Le virtù morali che reggono lintero impianto
della struttura psichico-spirituale della persona
sono la prudenza, la giustizia, la fortezza (o
coraggio) e la temperanza (o equilibrio).
9Le Virtù Morali - II
- Le Virtù Morali sono la struttura portante
dellEtica umana, fonte di ispirazione delle
azioni libere dellUomo e criterio di giudizio
sulla qualità delle azioni libere stesse. - Contrastano frontalmente i vizi, specialmente
quelli principali, come la superbia, linvidia e
la cupidigia.
10La Giustizia - I
- La Giustizia va coniugata nelle sue tre
dimensioni a) generale, o politico-sociale b)
di scambio, o contrattuale c) distributiva, o di
solidarietà (welfare). Aspetti particolari
possono essere considerati anche la magnificenza,
la munificenza e la longanimità.
11La Giustizia - II
- La virtù di giustizia deve essere però sempre
aiutata dalla virtù di epichèia, che è un sapere
particolare, legato alla virtù di prudenza (nelle
dimensioni potenziali della gnome e
delleubulia), atto ad assumere decisioni ad hoc.
Lepichèia è la virtù che permette di affrontare
le situazioni particolari, applicando il
principio di giustizia secondo esigenze
straordinarie.
12La Prudenza
- La Prudenza va scomposta nelle sue parti
costitutive a) parti soggettive memoria,
intelligenza, docilità, solerzia, razionalit,
provvidenza, circospezione, cautela, b) parti
integranti prudenza individuale, prudenza
politica, prudenza economica, prudenza sociale
c) parti potenziali eubulia, sinesi, gnome.
13La Fortezza
- La Fortezza può essere detta anche coraggio. Le
parti principali che la costituiscono sono la
pazienza, la tenacia o perseveranza e la
magnanimità. - Questa è una virtù tipica di chi è disposto a
rischiare, come limprenditore.
14La Temperanza
- La Temperanza è strutturata come segue, ovvero ne
fanno parte le seguenti virtù la verecondia,
lonestà, lastinenza, la sobrietà, la pudicizia,
la continenza, lumiltà, la mansuetudine, la
clemenza, la modestia.
15Le tre virtù principali - I
- le tre virtù principali per il processo di
miglioramento, che devono essere, prima
riconosciute, e poi esercitate, sono - LUmiltà, che è un sentirsi vicino alla terra
(humus), e dunque fallibili e fragili. - LObbedienza, che è un mettersi in ascolto
(ob-audire), in piedi, e pronti ad agire secondo
saggezza e conoscenza (competenze).
16Le tre virtù principali - II
- Il Silenzio, che non è un vuoto mentale o
lassenza di proposte, ma il momento e il modo
che le fa maturare. Collegate al silenzio e
funzionale ad esso sono la sobrietà e la
proprietà di linguaggio. - I tre concetti dovrebbero essere declinati alla
luce, però, di un quarto concetto unificante,
quello di Persona, come essere razionale
autocosciente libero.
17La Leadership - I
- Innanzi tutto osserviamo le figure che San
Benedetto esamina nella sua regola. - 1. Labate è la figura trattata che pone, in
primis, con grande evidenza, la questione della
leadership. San Benedetto insegna che lautorità
non deve essere assoluta, perché anche labate
deve rispondere a qualcuno, che è il Signore.
18La Leadership - II
- Potremmo affermare che il leader aziendale, come
labate, deve analogamente rispondere
allazionista, così come a lui rispondono i
manager, che il Santo chiama decani, tra i quali
vi è il priore, una sorta di primus inter pares,
o di amministratore delegato.
19La Leadership - III
- 2. Il cellerario, che si occupa delleconomia del
monastero, è assimilabile al direttore
amministrativo e finanziario dellazienda
moderna. Egli, come il priore deve essere
prudente, non smodato nel bere nel mangiare,
oculato nellamministrare. - Il testo della Santa regola giunto fino a noi è
ricco di dettagli, perché la cura del dettaglio e
dei segnali deboli provenienti dallorganizzazione
sono fondamentali per la sua gestione.
20La Leadership - IV
- 3. Vi è poi il guardiano, che si occupa degli
approvvigionamenti e della vendita dei prodotti,
senzaltro assimilabile a chi in azienda si
occupa degli aspetti logistici, commerciali e del
marketing. - San Benedetto raccomanda anche la consultazione
dei monaci, che noi possiamo tradurre anche con
comunicazione strategica.
21Lavoro e Riflessione
- Tutti devono sempre sapere dove si sta andando e
tutti devono sentirsi coinvolti. San Gregorio
Magno, che fu il biografo di Benedetto,
sottolineò soprattutto la compenetrazione
profonda fra lavoro e preghiera. La preghiera,
nellazienda moderna, potrebbe essere comparata
con la riflessione, sia analitica sia sintetica. -
22Il Know how sullUomo
- I monaci benedettini con il loro motto Ora et
Labora possiedono dunque da un millennio e
mezzo, si può dire, il know how intellettuale e
morale di unorganizzazione intrinsecamente sana,
perché provvista di una profondissima e
attualissima cultura sapienziale sulluomo, che
non può diventare obsoleta, poiché si richiama a
ciò che delluomo non muta, la sua struttura
esistenziale profonda.
23La Persona e lUmiltà - I
- Luomo è autonomo e libero, 1 ma deve fare i
conti con la propria finitezza naturale, con la
parabola della propria crescita, sviluppo e
declino fisico (e talora mentale). - Occorre sempre ricordarsi (vale a dire
richiamare al cuore, e non solo tramite il
processo mentale della memoria) ciò che si è e
ciò che ci può riguardare debolezza e coraggio,
salute e malattia sono possibilità esistenziali
sempre presenti. - 1 Cfr. Il sillogismo dimostrativo 1) luomo è
un essere razionale, 2) lessere razionale è
libero, 3) luomo è libero.
24La Persona e lUmiltà - II
- Il potere e le disponibilità economiche presenti
a livello soggettivo, non impediscono che ogni
essere umano rimanga irrimediabilmente e
necessariamente prigioniero della propria
creaturalità e del proprio limite. - Occorre anche mettere in subordine la propria
volontà (e il proprio orgoglio) quando questa è
contraria al conseguimento, con gli altri, del
bene comune (il risultato aziendale).
25La Persona e lUmiltà - III
- Lumiltà1 è anche fomite e origine della
sobrietà, poiché non vi può essere umiltà se non
nella consapevolezza che i mezzi materiali sono
da considerare sempre tali, e mai un fine o un
modo di autoaffermazione individuale.2 - Lumiltà è parola fuori moda, desueta, e può dare
anche fastidio, ma la sua essenza avvicina lhomo
allhumus dellinizio della vita, allorigine del
Tutto. 1 Cfr. Il Tao Te Ching di Lao Tzu
lumiltà vince perché accoglie dal basso, o come
la Madre terra. - 2 Vedi gli status symbol.
26La Persona e lUmiltà - IV
- Esercitando la virtù di umiltà, vi deve essere
laccettazione dei ruoli diversi, nellambito di
una gerarchia razionale, non confondendo la
nozione della pari dignità tra gli umani1 con
la nozione dellirriducibile differenziazione
intersoggettiva.2 - 1 La Struttura di Persona che dà una risposta
alla pari dignità tra tutti gli umani. - 2 La Struttura di Personalità che indica la
specifica differenziazione e il principio
dindividuazione tra gli umani.
27Le Opzioni dellUmiltà
- Che cosa scegliere?
- Voglio oppure mi piacerebbe?
- Io oppure noi?
- Non hai capito oppure forse non mi sono
spiegato bene? - Io non avrei fatto così oppure non so cosa
avrei fatto al posto suo? - Bisogna fare così oppure si potrebbe fare
così? - A me non la si fa oppure di solito mi
accorgo)
28 I Dodici Gradi dellUmiltà - I
- 1. Fuggire la leggerezza e la dissipazione.
- 2. Non seguire immediatamente i propri
desideri. - 3. Sottomettersi al superiore in obbedienza.
- 4. Accettare la sofferenza in silenzio.
- 5. Ammettere i cattivi pensieri e le colpe.
- 6. Accontentarsi di quello che si ha senza
pretese.
29I Dodici Gradi dellUmiltà - II
- 7. Qualificarsi come lultimo.
- 8. Osservare la Santa Regola senza deflettere.
- 9. Tacere osservando il silenzio e rispondere
se interrogato. - 10. Non ridere alzando la voce, perché è da
stolti. - 11. Esprimersi pacatamente e seriamente.
- 12. Essere, non solo apparire umili.
30La Persona e lObbedienza - I
- Lobbedienza è un grande bene perché muove
dallascolto attivo1 dellaltro. Ob-audire è un
mettersi in stazione dignitosamente eretta di
fronte allinterlocutore, apprezzando la sua
parola, e, se del caso, seguendone le
indicazioni. - Lobbedienza è laccettazione del limite e della
verità del proprio essere, ed è salutare come
prima manifestazione dellumiltà. - 1 Lascolto attivo è lespressione in grande
auge nella contemporaneità per significare
lobbedienza.
31La Persona e lObbedienza - II
- Lobbedienza è ancora una virtù, nonostante il
suo essere uscita di moda, così come lumiltà. - Bisogna distinguere tra obbedienza e
sottomissione, come negli esempi seguenti
soldato/superiore, bambino indifeso/padre
violento, vittima/aguzzino, - Lobbedienza autentica, invece, è un atto di
libertà. Vediamo in che senso nel senso di un
cedere libero e responsabile allautorevolezza
dellaltro.
32La Persona e lObbedienza - III
- È anche una sospensione di giudizio sullaltro al
quale si obbedisce, in vista e nellattesa di
conferme dellautorevolezza. - Chi rischia di più nella dinamica dellobbedienza
è chi la chiede, non chi la pratica. - Lesempio più alto e paradossalmente illuminante
è quello del richiesto sacrificio dIsacco ad
Abramo da parte di Dio.1 Abramo obbedisce senza
chiedersi il perché di tale intervento divino. E
viene fermato dalla mano dellAngelo sullorlo
1 Cfr. Gen 22, 1 - 19.
33La Persona e lObbedienza - IV
- Lobbedienza è dunque una virtù paradossale,
rispetto alla nozione corrente della crescita
personale e professionale individuale, oggi molto
connotata da esigenze urgenti di conseguimento
del successo, perché richiede come corollario
fondamentale la virtù di pazienza, 1 in altre
parole la capacità di attendere che maturi la
situazione per poter richiedere, a propria volta,
lobbedienza agli altri. - 1 Parte costitutiva della virtù di fortezza, o
coraggio. Essere pazienti significa essere
capaci di patire (dal verbo greco pàsko,p?s??, da
cui pàthos), cioè di sopportare, e ancora, di
supportare (dal verbo latino sub-fero).
34La Persona e lObbedienza - V
- Lobbedienza è la capacità di considerarsi con
realismo e onestà intellettuale, e di creare le
prospettive di unabitudine1 a richiederla,
dopo averla praticata. - 1 Abitudine nel senso classico di habitus,
cioè virtù, che un essere abituati a fare .
35La Persona e lObbedienza - VI
- Il segno più evidente dellumiltà è lobbedienza.
- Senza dilazionare bisogna agire obbedendo.
- Si tratta di rinunciare alla propria volontà
facendo quella del superiore (noi diciamo della
struttura gerarchica). - Lobbedienza deve fare mettere la sordina alla
proprie urgenze. - La perfetta esecuzione del lavoro è simbolo
dellaccettazione dellobbedienza. - Occorre abolire la mormorazione, sia della bocca
sia del cuore.
36La Persona e il Silenzio - I
- Il silenzio, si sa, può essere di molti tipi.
- Vi sono silenzi leggeri e silenzi pesanti,
gradevoli e sgradevoli vi è il silenzio di
assenso e il silenzio di dissenso. Il silenzio
alto della montagna ispira. Il silenzio rotto
dalla risacca marina fa compagnia. - Ma il silenzio non è un qualcosa che manca,
esso è piuttosto uno spazio/tempo di attesa e
maturazione, di ricerca, di apertura e
disponibilità al nuovo.
37La Persona e il Silenzio - II
- Pur essendo una dimensione di assenza il
silenzio è pieno e fecondo, se vissuto con
attenzione essere attenti è un
essere-presenti-senza-ansia e dissipazione
energetica. - Il silenzio che cinteressa è quello che
favorisce lintrospezione, la meditazione e la
riflessione. È la pace della vita interiore, il
riposo dei e nei valori più intimi. È presenza,
dedizione e premura a se stessi.
38La Persona e il Silenzio - III
- Il silenzio, perché sia utile, deve essere
ricercato liberando la psiche dai turbamenti.
Deve così diventare silenzio interiore, anche se
vigilante. - Esso deve liberare lanima dalla molteplicità
delle impressioni, delle emozioni e degli eventi,
che a volte sono inezie e disturbo,
riconducendola allunità di un sentire meditativo
e integrato.
39La Persona e il Silenzio - IV
- Il silenzio lavora in profondità, scendendo per
volute successive, dalla superficie
dellesistenza alla consapevolezza
dellesistere.1 - Il silenzio interiore va preparato con la
disposizione danimo allaccoglienza umile del
proprio limite.2 Esso rinvia alla condizione
primordiale di prima della parola. - 1 Cfr. La triade dulcius (più dolcemente),
profundius (più profondamente), suavius (più
delicatamente) e la triade altius (più in alto),
fortius (con più forza), citius (più
velocemente). La scelta deve essere ponderata
allinterno delle due triadi, ciascuna delle
quali, da sola, non basta. Ad esempio, talora, la
violenza e la superficialità espressiva possono
esser scambiate per forza, ma sono, in realtà,
sintomo di debolezza. - 2 Il che è anche un riconoscersi mortali
(Reik), poiché si fa silenzio anche quando si
prende contatto con la morte degli altri.
40La Persona e il Silenzio - V
- Il silenzio va considerato come la diastole del
cuore umano, così come la sistole è il rumore
operativo. Oppure come linspirazione e
lespirazione dellaria del sistema polmonare. - Entrambi vita, entrambi indispensabili.1
- È preferibile frenare la spinta naturale
alleloquio, analizzando bene ciò che si vuol
dire. - Le molte parole, infatti, fanno sbagliare.
- 1 Il silenzio è la precondizione della
comunicazione sana.
41Commentario tra i Vizi e le Virtù - I
- Caritas perfecta mittit timorem, cioè la carità
perfetta scaccia il timore.1 Che cosa
significa? - Si può intendere in questo modo se una persona
riesce a spogliarsi di tutti gli orpelli
dellegoismo e dellegocentrismo, concentrandosi
sulla propria finitezza e creaturalità, riesce a
liberarsi dallansia di dare immediate risposte a
tutto e a tutti, dalla smania di piacere a tutti
costi, e così facendo può liberarsi anche dalla
paura. - 1 Cf. Santa Regola, VII, 67.
42Commentario tra i Vizi e le Virtù - II
- La paura, come sappiamo, è una passione
dellanima che appartiene allumano, come
dimensione quotidiana, e come traiettoria, causa
ed effetto nel contempo, del sentimento di
provvisorietà esistenziale.
43Commentario tra i Vizi e le Virtù - III
- Coloro che sono inflati superbia,1 cioè
gonfiati di superbia, e soprattutto se sono dei
decani, (cioè dei responsabili aziendali) devono
essere ripresi per tre volte e poi rimossi
dallincarico. Così anche deve essere fatto per
il priore (paragonabile a un direttore generale).
Così suggeriva San Benedetto ai suoi abati. E noi
che facciamo? - 1 Cf. Ibidem, XXI, 5.
44Commentario tra i Vizi e le Virtù - IV
- Ricordiamoci che la superbia, la quale, collegata
alla vanagloria1 e allorgoglio malsano,2 è
il primo e più grave dei vizi capitali, anzi è
caput vitiorum, origine di tutti i vizi. Abbiamo
innumerevoli esempi di superbia, in ogni ambiente
umano e in ogni momento e luogo della storia.3 - 1 Si tratta di un vizio poco simpatico, perché
caratterizzato da un eccessivo autocompiacimento,
riferito anche a proprie capacità o doti o
talenti. - 2 Da distinguere rigorosamente rispetto
allorgoglio legittimo a tutela della dignità e
della crescita individuali. - 3 Anche lestremismo e la violenza nascono da
atti di superbia intellettuale, o da progressivo
raffreddamento della capacità di provare
sentimenti. Cf. i casi di Pietro Maso, di
Ferdinando Carretta, di Erika De Nardo.
45Commentario tra i Vizi e le Virtù - V
- I più grandi crimini nascono allombra della
superbia. In proporzione, si può dire che la
superbia crea le condizioni del crimine, o
perlomeno dellimbroglio e delloffesa agli altri
e ai loro beni. Il superbo, in definitiva, pensa
che a lui proprio sia tutto concesso, al di là
del bene e del male, che valgono normalmente come
parametri morali per tutti gli altri.
46Commentario tra i Vizi e le Virtù - VI
- Si quis frater frequenter correptus pro qualibet
culpa, si etiam excommunicatus non emendaverit,
acrior ei accedat correptio, id est ut verberum
vindicta in eum procedant,1 cioè Se un monaco,
già ripreso più volte per una qualsiasi colpa,
non si correggerà neppure dopo una scomunica, si
ricorra a una punizione ancora più severa e cioè
al castigo corporale. - 1 Cf. Santa Regola, XXVIII, 1.
47Commentario tra i Vizi e le Virtù - VII
- Quando una persona si ostina a sbagliare, insegna
la Regola, bisogna adottare un sistema che la
porti ad emendarsi, passando per varie fasi.
Analogamente, in azienda va ponderato con
equilibrio il rapporto che deve esserci fra
dimensione della relazione gestionale e
dimensione della relazione disciplinare. La prima
fase è rappresentata dalla correzione e dal
biasimo, mentre la seconda è regolamentata dalle
Leggi del lavoro (300/70) e dai Contratti
Collettivi. Fino al licenziamento disciplinare,
che deve essere attuato.
48Commentario tra i Vizi e le Virtù - VIII
- Omniaeque omnium sint communia, ut scriptum est,
ne quisquam suum aliquid dicat vel praesumat,1
cioè Tutto sia comune a tutti, come dice la
Scrittura, e nessuno dica o consideri propria
qualsiasi cosa. - 1 Ibidem, XXXIII, 6.
49Commentario tra i Vizi e le Virtù - IX
- Non si tratta certamente di una forma di
comunismo ideologico, che potrebbe essere
sfruttato per significare come si possa
immediatamente applicare un principio del genere
ovunque,1 ma di uno stimolo a non porre mai se
stessi al centro, come se si vivesse un delirio
di onnipotenza e di insostituibilità. Quello che
la Regola sottolinea è lattenzione e la cura del
necessario, lindividuazione del superfluo, il
rifiuto di ciò che risulterebbe dannoso per il
buon andamento dellorganizzazione. - 1 La storia del secolo scorso ne ha
abbondantemente dimostrato limpossibilità, sotto
un profilo etico e antropologico.
50Commentario tra i Vizi e le Virtù - X
- Ancora () ubi qui minus indiget agat Deo
gratias et non contristetur,1 cioè () quindi
chi ha meno necessità, ringrazi Dio senza
amareggiarsi, e qui vero plus indiget
humilietur pro infirmitate, non extollatur pro
misericordia,2 cioè mentre chi ha maggiori
bisogni, si umili per la propria debolezza,
invece di montarsi la testa per le attenzioni di
cui è fatto oggetto. In questi casi si deve
anche evitare il grande male della mormorazione
1 Cf. Santa Regola, XXXIV, 3. - 2 Ibidem, 4.
51Commentario tra i Vizi e le Virtù - XII
- Parlando delluso del vino la Santa regola espone
unimportante principio che concerne la virtù di
sobrietà. - La misura proposta è di un quarto di litro al
giorno, ma le intenzioni di Benedetto legislatore
sono più profonde, e riguardano lesigenza di
sviluppare un autocontrollo su tutti i beni di
consumo, anche se rispondenti ai bisogni primari
(cf. Maslow), come il cibo, i vestiti e la casa.
Lautocontrollo che diventa habitus, cioè virtù,
porta la persona a farsi bastare ciò che è
necessario, e a non soffrire in assenza del
superfluo. Che lezione se ne può trarre?
52Commentario tra i Vizi e le Virtù - XIII
- Quod si quis in nocturnis vigiliis post gloriam
psalmi nonagesimi quarti, quem propter hoc omnino
subtrahendo et morose volumus dici, occurrerit,
non stet in ordine suo in coro,1 cioè Se
qualcuno arriva allUfficio notturno dopo il
Gloria del salmo 94, che proprio per questo
motivo vogliamo sia cantato lentamente e con
pause, non occupi il proprio posto nel coro. - 1 Ibidem, XLIII, 4.
53Commentario tra i Vizi e le Virtù - XIV
- Sappiamo che è invalso in alcuni il vezzo di
arrivare in ritardo non curandosi nemmeno di
avvertire. Ciò denota un atteggiamento quantomeno
di sufficienza nei confronti di chi aspetta. La
punizione prevista dalla santa regola è quella
del ludibrio uno che arriva in ritardo, perciò,
non dovrebbe trovare il suo solito posto, ma
dovrebbe essere collocato in fondo, fino alla
fine della riunione. (Sic!). Addirittura, la
Santa Regola, prevede, in caso di pervicace
ritardo, il toglimento del posto alla mensa
comune.
54Commentario tra i Vizi e le Virtù - XV
- Si animae vero peccati causa fuerit latens,
tantum abbati aut spiritalibus senioribus
patefaciat, qui sciat curare et sua et aliena
vulnera, non detegere et publicare, cioè Se,
mentre è impegnato in un qualsiasi lavoro in
cucina, in dispensa, nel proprio servizio, nel
forno, nellorto, in qualche attività o si trova
in un altro luogo qualunque, un monaco commette
uno sbaglio, rompe o perde un oggetto o incorre
comunque in una mancanza, e non si presenta
subito allabate e alla comunità per riparare
spontaneamente e confessare la propria colpa,
sarà sottoposto a una punizione più severa,
quando il fatto verrà reso noto da altri.
55Commentario tra i Vizi e le Virtù - XVI
- Ma se il movente segreto del peccato fosse
nascosto nellintimo della coscienza, lo
manifesti solo allabate o a qualche monaco
anziano, che sappia curare le miserie proprie e
altrui senza svelarle e renderle di pubblico
dominio. - È straordinario lequilibrio sotteso a questa
linea gestionale, perché insegna a valutare le
vere intenzioni dellagente e a proporzionare la
sanzione, avendo anche attenzione per i casi
particolari.
56Commentario tra i Vizi e le Virtù - XVII
- Il Rispetto è un comportamento virtuoso è da
intendersi bene. Non significa, infatti, una
specie di accondiscendenza succube, ma la
capacità e la disposizione a mettersi di fronte
allaltro nellatto di ascoltarlo, tenendo conto
del suo valore strutturale di persona. - Essa va applicata anche nei confronti dei Beni,
come unAzienda. - È una virtù spesso mal compresa, o disattesa, per
noncuranza, superficialità, sottovalutazione
delle situazioni, perdita di vista dei contenuti
costitutivi dei ruoli e delle posizioni
impersonati dai soggetti.
57Commentario tra i Vizi e le Virtù - XVIII
- Otiositas inimica est animae, et ideo certis
temporibus occupari debent fratres in labore
manuum, certis iterum horis in lectione
divina,1 cioè Lozio è nemico dellanima,
perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in
determinate ore e in altre, pure prestabilite,
allo studio della parola di Dio. - La lezione che si può trarre da questo versetto a
livello aziendale è la seguente occorre un
orario di lavoro, o comunque una progettualità
che comprenda termini, tempi e responsabilità di
un lavoro. - 1 Cf. Santa Regola, XLVII, 1.
58Commentario tra i Vizi e le Virtù - XIX
- La sapienza benedettina ci conferma come lumano
abbia bisogno di essere conforme a ciò che lo
forma. Il lavoro è una delle dimensioni più
performanti ed efficaci. - Lazienda è dunque un luogo dove si produce una
formidabile pedagogia della crescita e della
maturazione individuale.1
59Commentario tra i Vizi e le Virtù - XX
- Lo studio della parola di Dio può essere
metaforizzata, a livello aziendale, nella
formazione e nella riflessione organizzativa e
comportamentale la formazione, da intendersi
come percorso di crescita professionale e
personale, la riflessione da intendersi come
messa in questione critica dei propri
comportamenti. 1 Particolarmente importante,
di questi tempi, in presenza di una crisi
profonda della struttura familiare e del sistema
scolastico.
60Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXI
- Frater qui pro quovis responsa dirigitur et ea
die speratur reverti ad monasterium, non
praesumat foris manducare, etiam si omnino
rogetur a quovis, nisi forte ei abbate suo
praecipiatur,1 cioè Il monaco che viene
mandato fuori per qualche commissione e conta di
tornare in monastero nella stessa giornata, non
si permetta di mangiare fuori, anche se viene
pregato con insistenza da qualsiasi persona, a
meno che labate non gliene abbia dato il
permesso. - 1 Cf. Santa Regola, LI, 1 - 2.
61Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXII
- La conferma che si può trarre è evidente, anche
sul piano aziendale. Bisogna stabilire regole
certe per la logistica delle trasferte, così come
rimborsi spese proporzionati. - Non è corretto chiedere rimborsi per trasferte
brevi, che sono da considerare come facenti parte
della quotidianità, così come bisogna stabilire
con chiarezza ciò che si intenda per disagio da
trasferta.1
62Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXIII
- 1 Un professionista che si muove
necessariamente su un ampio territorio ha già
introiettato che il suo compenso omnicomprensivo
si riferisce anche al disagio. Diverso può essere
il discorso riferito a un addetto dipendente o a
un manager o dirigente. Si tratta di valutare
caso per caso le varie situazioni aziendali.
63Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXIV
- Su questo argomento la regola benedettina è
drastica Quod si aliter fecerit, excommunicetur,
cioè Se contravverrà a questa prescrizione, sarà
scomunicato. - In linguaggio giuridico-legale corrisponde al
licenziamento. - Drastico.
64Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXV
- () Ergo qui simile opus non facit, non
permittatur explicito Opere Dei remorari in
oratorio, sicut dictum est, ne alius impedimentum
patiatur,1 cioè Perciò (come abbiamo detto),
chi non intende dedicarsi allorazione (o a quel
dato lavoro), si guardi bene dal trattenersi in
chiesa dopo la celebrazione del divino Ufficio,
per evitare che altri siano disturbati dalla sua
presenza. - 1 Cf. Santa Regola, LII, 5.
65Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXVI
- Quale insegnamento! Basta solo che facciamo mente
locale su quante volte accade in azienda che vi
siano presenze o improprie (nel senso di non
adatte o conformi al tema trattato) o
insufficienti (nel senso di unassenza di persone
necessarie alla trattazione dei temi allordine
del giorno) per una determinata riunione.
66Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXVII
- Vi sono multinazionali che hanno redatto linee
guida, non solo su chi deve presenziare a quella
determinata riunione, ma anche come deve
configurarsi il suo abbigliamento, il quale deve
essere opportunamente adattato agli interlocutori
presenti, specialmente se si tratta di ospiti
esterni.1 - Cf. Gruppo Industriale R. Bosch, Stuttgart,
Deutschland.
67Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXVIII
- Nullatenus liceat monacho neque a parentibus suis
neque a quoquam hominum nec sibi invicem
litteras, eulogias vel quaelibet munuscula
accipere aut dare sine praecepto abbatis,1 cioè
Senza il consenso dellabate nessun monaco può
ricevere dai suoi parenti o da qualunque altra
persona lettere, oggetti di devozione o altri
piccoli regali e neanche farne a sua volta o
scambiarli con i confratelli. - 1 Cf. Santa Regola, LIV, 1.
68Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXIX
- Apparentemente si tratta di una fattispecie non
paragonabile alle situazioni odierne, ma non è
così. Linsegnamento che se ne trae concerne
lesigenza di avere molta cautela con regali e
prebende che potrebbero influire psicologicamente
sul comportamento gestionale dei responsabili,
fino a forme di corruzione.
69Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXX
- In fatti, in un versetto successivo San Benedetto
afferma () iam quod supra fuerit superfluum
est, amputari debet,1 cioè () il di più è
superfluo e deve essere eliminato. Si tratta di
una lezione improntata allesigenza di
considerare sempre come esercizio (ascesi) una
certa sobrietà nel possesso e nelluso dei beni. - 1 Ibidem, LIV, 11.
70Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXI
- () et si inventum fuerit quod ab abbate non
accepit, gravissimae disciplinae subiaceat, cioè
(..) e se si scoprisse qualcuno in possesso di
un oggetto che non ha ricevuto dallabate, sia
sottoposto a una gravissima punizione.
71Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXII
- Qual è la morale che se trae? Che la proprietà,
se non è collocata nel giusto scenario interiore,
può diventare una condizione pericolosa, sia per
chi gestisce, sia per chi opera. - Non si tratta dunque di una sorta di
criminalizzazione della proprietà, ma di una
messa in guardia circa ciò che vi è connesso,
in termini di egolatria e di possibile fomite di
arroganza contro gli altri.
72Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXIII
- La lezione di Benedetto lavora sempre su piani
psicologici molto sottili, mostrando i lati
oscuri dellumano. - Lati oscuri che spesso si nascondono dietro
patine di perbenismo e di correttezza o di
fidelizzazione solo apparenti.
73Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXIV
- Artifices si sunt in monasterio cum omni
humilitate faciant ipsas artes, si permiserit
abbas. - Quod is aliquis ex eis extollitur pro scientia
artis suae, eo quo videatur aliquid conferre
monasterio, - hic talis erigatur ab ipsa arte et denuo per eam
non transeat, nisi forte humiliato ei iterum
abbas iubeat,1 - 1 Ibidem, LVII, 1 - 3.
74Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXV
- cioè Se in monastero ci sono fratelli esperti
in unarte o in un mestiere, li esercitino con la
massima umiltà, purché labate lo permetta. Ma se
qualcuno di loro monta in superbia, perché gli
sembra di portare qualche utile al monastero, sia
tolto dal suo lavoro e non gli sia più concesso
di occuparsene, a meno che non rientri in se
stesso, umiliandosi, e labate non glielo
permetta di nuovo.
75Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXVI
- Questa è unindicazione importantissima, perché
spiega come i bravi, a volte, mentre si
mostrano tali, si gonfiano di superbia
ritenendosi indispensabili, e cominciano a
guardare dallalto in basso i colleghi, mentre
invece dovrebbero semplicemente mettere a
disposizione i loro saperi e competenze, in
quanto si trovano lì per quello. Un controllo
attento di questa deriva permette di far capire
che nessuno è assolutamente indispensabile.
76Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXVII
- Noviter veniens quis ad conversationem, non ei
facilis tribuatur ingressus (), cioè Quando
si presenta un aspirante alla vita monastica, non
bisogna accettarlo con troppa facilità. - Eccoci al grande insegnamento sulla selezione del
personale.
77Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXVIII
- Addirittura, la Santa Regola prevede che vi sia
un rigoroso percorso di inserimento, che
permette di valutare, non solo le doti
intellettuali e morali della persona, ma anche il
grado di umiltà che questa mostra, accettando di
stare in condizioni di relativa precarietà per
un certo periodo. - Si pone quindi il grande tema della
precarietas,1 che va intesa bene, come
situazione di insicurezza educante, e di
atteggiamento disponibile. - 1 È la posizione di chi è in preghiera.
78Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXIX
- Si quis monachus peregrinus de longiquis
provinciis supervenerit, si pro hospite voluerit
habitare in monasterio - Et contentus est consuetudinem loci quam
invenerit, et non forte superfluitate sua
perturbat monasterium, - sed simpliciter contentus est quod invenerit,
suscipiatur quanto tempore cupit,1 1 Cf
.Santa Regola, LXI, 1 - 3.
79Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXX
- cioè Se un monaco forestiero, giunto di
lontano, vuole abitare nel monastero in qualità
di ospite e si dimostra soddisfatto delle
consuetudini locali, accontentandosi con
semplicità di quello che trova, senza disturbare
la comunità con le sue pretese, sia accolto per
tutto il tempo che desidera.
80Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXI
- Si potrebbe dire che la comunità di accoglienza
(lAzienda) può misurare lospite sulla base di
questi criteri. Di che ospite può trattarsi? Ad
esempio di un consulente, di un trasfertista
della Casa madre, di un inviato dal cliente. - La qualità relazionale che questo ospite sarà
riuscito a stabilire suggerirà anche le decisioni
future in merito alla sua collaborazione.
81Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXII
- Ordines suos in monasterio ita conservent ut
conversationis tempus ut vitae meritum discernit
utque abbas constituerit,1 cioè Nella comunità
ognuno conservi il posto che gli spetta secondo
la data del suo ingresso o lesemplarità della
sua condotta o la volontà dellabate. - 1 Ibidem, LXIII, 1.
82Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXIII
- Si tratta di uno straordinario esempio di
sapienza gestionale sono previsti tutti e tre
gli elementi, anche se in ordine sparso, quello
dellanzianità di entrata, quello delle qualità
individuali e quello della volontà dellabate.
83Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXIV
- Anche in azienda non può che funzionare così
ogniqualvolta si deve decidere di un passo di
carriera di una persona, occorre fare un
benchmark interno sullanzianità, una riflessione
sul profilo professionale,e infine, a coronamento
di tutto, si deve verificare la volontà del
decisore, il quale deve, però, essere informato
di tutto, in modo corretto e completo.
84Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXV
- Successivamente, per chiarire il suo pensiero
Benedetto fa scrivere () et in omnino locis
aetas non discernat ordines nec praeiudicet,1
cioè () e in nessuna occasione letà
costituisca un criterio distintivo e
pregiudizievole per stabilire i posti. - Chiarissimo.
- 1 Ibidem, 5.
85Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXVI
- Che cosa impariamo da questa indicazione del
Santo? Qualcosa di molto semplice, ma di non
banale che bisogna anche avere cura delle forme
espressive dei rapporti interpersonali, sia tra
pari livello, sia tra persone di diverso livello.
86Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXVII
- Infatti, nella contemporaneità è invalso luso di
forme espressive (di saluto, di interlocuzione,
di dialogo), che non sempre riflettono il reale o
lopportuno grado di confidenza. - Qualcosa in merito bisognerebbe ripensare e
modificare.
87Commentario tra i Vizi e le Virtù - XXXXVIII
- Vitae autem merito et sapientiae doctrina
eligatur qui ordinandus est, etiam si ultimus
fuerit in ordine congregationis,1 cioè Il
futuro abate deve essere scelto in base alla vita
esemplare e alla scienza soprannaturale, anche se
fosse lultimo della comunità. - La lezione è forte, fortissima non devono,
dunque, in questi casi, pesare influenze e
raccomandazioni, ma solamente le qualità morali e
intellettuali del candidato. - 1 Ibidem, LXIV, 2.
88Commentario tra i Vizi e le Virtù - XIL
- I complotti e le macchinazioni che possono essere
orditi per impedire lelezione della persona più
meritevole, devono essere scoperti e scongiurati. - Il Capo, o, come dice la Regola, lAbate, non
deve spezzare la canna incrinata, ma rimuoverla
con carità e pazienza, cercando di essere più
amato che temuto.1 1 Ibidem, 15.
89Commentario tra i Vizi e le Virtù - L
- La lezione concerne i modi dellesercizio del
potere, che deve essere sempre finalizzato al
maggior bene comune, sapendo chi è a capo, di
essere anchegli fragile e cagionevole per la
comune condizione che lega tutti gli esseri
umani.
90Commentario tra i Vizi e le Virtù - LI
- Saepius quidem contigit ut per ordinationem
praepositi scandala gravia in monasteriis
oriantur, - dum sint aliqui malignu spiritu superbiae inflati
et aestimantes se secundos esse abbatesa,
assumentes sibi tyrannidem, scandala nutriunt et
dissensiones in congregationes faciunt, (),1 - 1 Ibidem, LXV, 1 - 2.
91Commentario tra i Vizi e le Virtù - LII
- cioè Accade spesso che la nomina del priore dia
origine a gravi scandali, perché alcuni, gonfiati
da un maligno spirito di superbia e convinti di
essere altrettanti abati, si attribuiscono
indebitamente un potere assoluto, fomentando
litigi, creando divisioni nelle comunità, ().
92Commentario tra i Vizi e le Virtù - LIII
- Questo passo sottolinea limportanza di definire
bene il ruolo dei dirigenti e dei vari
responsabili (quadri, capiufficio/reparto, etc.),
per evitare che vi siano invasioni di campo,
interpretazioni soggettive delle responsabilità e
dei poteri attribuiti, creando così anche gravi
danni allorganizzazione.
93Commentario tra i Vizi e le Virtù - LIV
- Nellazienda contemporanea, a volte, si
preferisce, anche giustamente, una certa
destrutturazione e informalità, ma ciò deve
essere sempre accompagnato da una vigilanza
assidua sui comportamenti di coloro che
assolvono, talora, a deleghe di carattere
superiore alla posizione puntualmente ricoperta.
94Commentario tra i Vizi e le Virtù - LV
- Più sotto la Regola afferma Hinc suscitantur
invidiae, rixae, detractiones, aemulationes,
dissensiones, exordinationes, (),1 cioè Di
qui nascono invidie, liti, maldicenze, rivalità,
divisioni e disordini di ogni genere. - 1 Ibidem, 7.
95Commentario tra i Vizi e le Virtù - LVI
- Si qui fratri aliqua forte gravia aut
impossibilia iniunguntur, suscipiat quidem
iubentis imperium cum omni mansuetudine et
oboedientia. - Quod si omnino virium suarum mensuram viderit
pondus oneris excedere, impossibilitatis suae
causa ei qui sibi praeest patienter et opportune
suggerat., - non superbiendo aut resistendo aut
contradicendo,1 - 1 Ibidem, LXVIII, 1 - 3.
96Commentario tra i Vizi e le Virtù - LVII
- cioè Anche se a un monaco viene imposta
unobbedienza molto gravosa, o addirittura
impossibile a eseguirsi, il comando del superiore
deve essere accolto da lui con assoluta
sottomissione e soprannaturale obbedienza. Ma se
proprio si accorgesse che si tratta di un carico,
il cui peso è decisamente superiore alle sue
forze, esponga al superiore i motivi della sua
impossibilità con molta calma e senso di
opportunità, senza assumere un atteggiamento
arrogante, riluttante o contestatore.
97Commentario tra i Vizi e le Virtù - LVIII
- Traendo spunto da questi versetti, si rileva
lesigenza di operare con pazienza nella
formazione dei collaboratori, puntando sulla
crescita primaria del sostrato morale e
personale.
98Commentario tra i Vizi e le Virtù - LIX
- La Santa Regola si conclude invitando ciascuno a
stare al proprio posto, evitando di assumersi
ruoli e responsabilità che non si hanno. - In particolare invita a non arrogarsi le difese
dei confratelli, né la riprensione dei
confratelli, perché questo è compito dellabate
o di chi questi deleghi a farlo, secondo la sua
saggezza.
99Commentario tra i Vizi e le Virtù - LX
- Lessenziale insegnamento che se ne trae è
significativo ancora oggi, poiché nulla è
cambiato (cf. Premessa) nellumano, dai tempi di
Benedetto. - Il suo valore è di recuperare le virtù
fondamentali che costituiscono il fondamento del
comportamento umano, cioè di ogni soggetto
razionale autocosciente, sia verso se stesso, sia
verso gli altri e lambiente in cui opera.
100Commentario tra i Vizi e le Virtù - LXI
- E, riassumendo, rimette al centro le virtù
cardinali (cioè che costituiscono un cardine),
corroborate dallUmiltà, dallObbedienza e dal
Silenzio, quasi che queste ultime tre
costituiscano una specie di ambientazione
positiva dellagire umano libero.
101Commentario tra i Vizi e le Virtù - LXII
- La lezione grandiosa del Santo di Norcia, Subiaco
e Cassino, e di migliaia di altri monasteri è
dunque ancora uno dei capisaldi del sapere umano
dellOccidente, e una continua fonte di gioiose
scoperte, conferme e incoraggiamenti ad agire
secondo il fine, che è lUomo stesso, nella sua
integrale grandezza.