Algebra e Geometria tra Cinquecento e Seicento - PowerPoint PPT Presentation

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Algebra e Geometria tra Cinquecento e Seicento

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... b3 = q ... (x3 + px = q) uv = p/3 e u3 v3 = q Interpretazioni: x ab x3 ab3 = Cubo (r,k) 6x = 3 2x ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Algebra e Geometria tra Cinquecento e Seicento


1
Algebra e Geometriatra Cinquecento e Seicento
  • Paolo Freguglia
  • Dipartimento Ingegneria e Scienze
    dellInformazione e Matematica (DISIM)
  • Università di LAquila

2
  • I principali algebristi nel XVI e XVII secolo
  • - Luca Pacioli, Summa de arithmetica,
    geometria (1494)
  • - Scipione dal Ferro (1505 o 1515)
  • - Anton Maria Fiore
  • - Gerolamo Cardano, Ars Magna (1545)
  • - Lodovico Ferrari (1544, 1545)
  • - Niccolò Tartaglia, Quaesiti et inventioni
    diverse (1546)
  • - Rafael Bombelli, LAlgebra (1572)
  • - Simon Stevin, LArithmétique (1585)
  • François Viète, Isagoge in Artem analyticem, ecc.
    (1591, 1593)
  • Chr. Clavius, Algebra (1608)
  • Allievi di Viète (Vaulézard, Hume, Vasset, ecc.
    (1630))
  • René Descartes, La Géométrie (1637)

3
  • La nascita dellalgebra, avvenuta sostanzialmente
    nel Cinquecento, è caratterizzata da connessioni
    di tecniche algoritmo-abacistiche con questioni
    geometriche. La geometria con la quale ciò
    accadde fu proprio quella sintetica classica
    euclidea piana e solida delle superfici e dei
    volumi. Nelle opere di Cardano (1545), Ferrari,
    Tartaglia (1549), Bombelli (1572) e Stevin (1585)
    questi aspetti geometrico algebrici furono
    ampiamente sviluppati, anche se non mancarono
    riferimenti alla teoria delle proporzioni, in
    particolare alle proporzioni continue.
    Questultima teoria, che costituiva la parte più
    astratta della geometria, fu a sua volta la
    chiave per la geometrizzazione dellalgebra
    effettuata da Viète (1593).

4
  • Linguaggio (oggetto) algebrico nel XVI e XVII
    secolo
  • Ad esempio ciò che oggi scriviamo così x3 ax
    bx2 c
  • - con il linguaggio retorico si ha
  • Capitolo di Cubo e tanti eguali a Potenze e
    numero
  • - con il linguaggio sincopato si ha
  • 1.cubus p. 12.pos. aeq. 6.quad. p. 12
  • - con il linguaggio simbolico numerico
    (logistica numerosa, ad es. Bombelli e Stevin)
  • - con il linguaggio simbolico letterale
    (logistica speciosa, Viète)
  • A cubus B plano in A aequetur C latus in A
    quad D cubus
  • Descartes (altro esempio) y3 byy cy
    bc axy ? 0

5
  • Come esempio di trattazione prendiamo i primi tre
    libri de L'Algebra, opera di Rafael Bombelli da
    Bologna, diuisa in tre libri con la quale
    ciascuno da sé potrà venire in perfetta
    cognitione della teoria dell'Aritmetica", 1572.
  • - Primo libro si studiano i polinomi
    numerici (es. 3 - 2?5 3?2) e la relativa
    algebra.
  • - Secondo libro tratta delle equazioni
    algebriche
  • - Terzo libro tratta i problemi diofantei.

6
  • CONCENTREREMO LE NOTRE CONSIDERAZIONI SULLE
    EQUAZIONI ALGEBRICHE

7
  • LA SOLUZIONE DELLE EQUAZIONI ALGEBRICHE DI TERZO
    GRADO
  • La soluzione generale delle equazioni di terzo
    grado riveste una funzione determinante anche per
    la procedura risolutiva di quelle di quarto
    grado. E' quanto risulta leggendo l'Ars Magna
    (1545) di Gerolamo Cardano e l'Algebra di
    Rafael Bombelli del 1572 . Cardano nel
    Capitolo XXXIX, alla Quaestio IV e Reg.II, dell'
    Ars Magna, attribuendo il merito al suo allievo
    Ludovico Ferrari, propone la soluzione e poi la
    dimostrazione geometrica delle equazioni di
    quarto grado. Quanto diremo di seguito riguarda
    le sole radici reali positive.

8
  • Schema risolutivo delle equazioni di terzo grado
    dato da Tartaglia nel nono libro dei suoi Quesiti
    et inventioni diverse, pubblicati nel 1546.
    Tramite i famosi versi
  • Quando che'l cubo con le cose appresso x3 px
    Se agguaglia à qualche numero discreto q
    Trovan dui altri differenti in esso. u v
    q
  • Da poi terrai questo per consueto
    Che'llor produtto sempre sia eguale uv
    Al terzo cubo delle cose neto, (p/3)3
  • El residuo poi suo generale Delli lor
    lati cubi ben sottratti 3?u - 3?v Varra la
    tua cosa principale. x

9
  • Lequazione generale di terzo grado si può
    ridurre alla
  • x3 px q
  • Infatti
  • x3 px q
  • Tartaglia afferma che la soluzione
    dell'equazione si ottiene cercando dapprima due
    numeri u e v tali che soddisfino il sistema
  • ? u v p3/27
  • ?
  • ? u - v q
  • e quindi la soluzione sarà data dalla
  • x
    3? u - 3? v

10
  • E quindi, facendo i conti
  • si ritrova la formula-precetto di Scipione dal
    Ferro. Nel caso (proposto da Bombelli)
  • x3 6x 20
  • Le soluzioni (nel campo complesso) sono
  • x1 2 x2 -1 3i x3 -1 3i

11
  • Nel precedente sistema risolutivo poniamo ora
  • 3? u a e 3? v b otteniamo il
    sistema
  • ? a3 - b3 q
  • ?
  • ? a ? b p/3
  • e quindi
  • x a b
  • scrittura che ci è più utile per quanto
    diremo di seguito per la relativa interpretazione
    geometrica.

12
  • EQUAZIONI ALGEBRICHE DI QUARTO GRADO
  • Lequazione generale di quarto grado è
  • y4 ay3 by2 cy d 0
  • nella quale posto
  • diventa
  • x4 ax2 b cx

13
  • Nel testo di Cardano troviamo l'equazione del
    tipo ora visto così scritta


  • 1.qd.quad.p.6.quad.p.36.ae
    qualia 60.pos.
  • cioè
  • x4 6x2 36 60x
  • Bombelli avrebbe scritto

14
  • EQUAZIONI ALGEBRICHE DI QUARTO GRADO
  • In sostanza il procedimento di Ferrari ha il
    seguente svolgimento. Data l'equazione
  • x4 ax2 b
    cx ,
  • nel caso più generale in cui il primo membro
    non sia un quadrato perfetto, si procede dapprima
    a quadrarlo, aggiungendo a primo e secondo membro
    il binomio
  • 2?b ? x2 - ax2
  • Avremo dunque
  • x4 ax2 b (2 ?b? x2 - ax2) cx (2
    ?b? x2 - ax2)
  • x4 2?b? x2 b cx (2?b
    - a)x2
  • e cioè
  • (x2 ?b)2 cx (2 ?b -
    a)x2

15
  • Ponendo nella (x2 ?b)2 cx (2 ?b - a)x2
  • ? b q e 2 ?b - a
    p
  • avremo
  • (x2 q)2 cx
    px2
  • il cui membro a destra non è un quadrato. Si
    aggiunge allora a destra e a sinistra il
    trinomio
  • 2tx2 t2 2tq
  • avremo allora
  • x4 2qx2 q2 (2tx2 t2 2tq) cx
    px2
  • (2tx2 t2 2tq)
  • che diventa
  • (x2 q t)2 (?(p 2t))2 x2 cx
    (?(t2 2tq))2

16
  • (x2 q t)2 (?(p 2t))2 x2 cx
    (?(t2 2tq))2
  • Il membro a destra di questa è un quadrato
    se si ha che
  • c 2 (?( p 2t)(?(t2
    2tq))
  • cioè se
  • 2t3 (p4q)t2 2pqt - c2/4
    0
  • detta risolvente cubica di Ferrari (con t
    come incognita). Una volta risolta la risolvente,
    si sostituisce un valore di t nella
  • x2 q t ?(p 2t) x ? (t2
    2tq)
  • che è di secondo grado.

17
  • Teoria geometrico sintetica delle equazioni
    algebriche (Dimostrationi)
  • Costruzione di un modello geometrico euclideo
    delluguagianza che alla base dellequazione
    medesima (possibile dal 1 al 4 grado)
  • Interpretazione geometrica della procedura
    risolutiva (possibile dal 1 al 3 grado)
  • Determinazione con riga e compasso delle
    soluzioni (possibile solo per il 1 e 2 grado)
    se vale il principio di omogeneità dimensionale,
    altrimenti anche per il 3 grado (vedi
    succesivamente)

18
  • R.Bombelli (LAlgebra, 1572), Libro II
  • Dimostratione del Capitolo di Tanti eguale
    a numero
  • E benchè questa scientia sia Aritmetica (come
    la chiamano Diofante Autore Greco e li Indiani)
    però non resta che il tutto non si possi provare
    per figure Geometriche (come fa Euclide
    applicazione delle aree nel secondo, sesto,
    decimo). Però volendo che il Lettore resti in
    tutto soddisfatto mi sono risoluto porre tutte le
    dimostrazioni dello agguagliare, cioè Capitolo
    per Capitolo, tanto in linea senza numero quanto
    in linea composto di numero e questa parte non è
    men bella che dilettevole però senza altra
    circolutione di parole verrò alla dimostratione
    di questo primo Capitolo di tanti uguale a
    numero.
  • Questa dimostratione può essere in due modi, o in
    linea overo in superficie, e prima sia in
    superficie.

19
  • R.Bombelli (1572) Dimostratione del Capitolo di
    Tanti eguale a numero modello geometrico
    delluguaglianza alla base dellequazione
  • ax b caso 3x 24
  • Th. Rect (pfbe) Rect (ehgd)
  • Cioè pf ? fe ed ? eh
  • Interpretazioni
  • x ? fi eh
  • 1? fp eb
  • 24 ? fe ih
  • 3 ? ed hg
  • Il teorema interpreta
  • la seguente espressione 3?x 1?24

20
  • R.Bombelli 1572 Interpretazione della procedura
    risolutiva ax b, caso 3x 24
  • Th. Triang(eda) è
  • simile al Triang(efi)
  • cioè fi ad fe ed
  • Interpretando
  • x 1 24 3
  • cioè
  • x 8

21
  • R.Bombelli (1572) Determinazione con riga e
    compasso della soluzione dellequazione ax b
    (case 3x 24)
  • 1. Tracciamo fe 24
  • 2. Prolunghiamo fe con ed 3
  • 3. Tracciamo eb fp ad 1
  • perpendicolari a fed
  • 4. Prolunghiamo ae e fp
  • 5. Determiniamo il punto i
  • 6. Affermiamo che fi x

22
  • R. Bombelli (1572) Dimonstratione di capitolo di
    Potenze e Tanti uguale a numero
  • x2 bx c (caso x2 6x 16)
  • Th Gnomon (DCLHGF)
  • Quad(LEGH) Quad(FQRS)
  • Quad (ETUQ)
  • Interpretazioni
  • x2 bx ? Gnom (DCLHGF)
  • b2/4 ? Quad (LEGH)
  • Quad (ETUQ)
  • c ? Quad (FQRS)
  • Il teorema interpreta
  • la seguente
  • x2 bx b2/4 c b2/4

23
  • G.Cardano (1545), R.Bombelli (1572)
  • Th. Cubo(r,k) 3Parall.(m,i)
  • Cubo(c,k) Cubo (b,s)
  • Gnomonide (r, k)
  • Caso x3 6x 20 (x3 px q)
  • uv p/3 e u3 v3 q
  • Interpretazioni x ? ab
  • ? x3 ? ab3 Cubo (r,k)
  • ? 6x 3?2x 3uvx ? 3ac?bc?ab
  • 3 Parall(m, i)
  • 20 u3 v3 q ? ac3 bc3
  • Gnom(r, k)

24
  • R.Bombelli (1572) applicazione del cd. 1 teor.
    di Euclide
  • Caso x3 6x 20
  • Th. hi2 mh?he
  • bc?(hc ce)
  • Interpretazioni
  • mh hn bc
  • hi2 ? 20
  • hc nb ? 6
  • dc ? 1
  • bc ? x (graficamente
  • determinabile) 2
  • Geometricamente
  • cd bc bc ce ? 1 x x ce ? ce ? x2

25
  • R. Bombelli (1572) Quarto grado
  • caso generale
  • x4 ax b
  • x4 (2yx2 y2)
  • ax b (2yx2 y2)
  • Risolvente di Ferrari
  • 2y3 2yb a2/4
  • Soluzioni
  • x2 y0 x?(2y0 ) ?(b y20)
  • Costruzione Quad.(ID) Quad.(GS) ID IC CD
    GS
  • GR RS NO OP
  • Interpretazioni x2 ? IC IB y0 ? CD ?(b
    y20) ? OP
  • x?(2y0 ) ? NO

26
  • Se ci soffermiamo sulle interpretazioni
    delle equazioni di primo, di secondo e di
    terzo grado (caso solido) si osserva che esse
    avvengono in conformità con un principio che
    associa ad ogni monomio dell'equazione una
    superficie, nel caso del primo e del secondo
    grado, un volume, nel caso del terzo grado. Per
    cui, come tradizionalmente si dice, questa
    interpretazione soddisfa al principio di
    omogeneità (dimensionale). Più
    precisamente, si tratta di interpretazioni che
    associano a x un lato, a x2 un quadrato, a x3 un
    cubo, ad un numero o una linea (segmento), o
    una figura piana, o una figura solida a seconda
    dei casi di omogeneità di cui si è detto
    pocanzi.

27
  • François Viète
  • Isagoge in Artem Analyticem Introduzione
    allArte Analitica (1591)
  • Capitolo I
  • Sulla definizione e ripartizione
    dellAnalisi e delle parti della Zetetica
  • Esiste una via per cercare la verità nelle
    matematiche, di cui si dice che Platone sia stato
    il primo inventore, chiamata da Teone Analisi e
    che questultimo definì così Metodo mediante il
    quale si prende come concesso ciò che si domanda,
    fino ad arrivare di conseguenza in conseguenza
    demonstratio quia ad una verità incontestabile
    . Nella Sintesi demonstratio propter quid al
    contrario, si prende ciò che è premesso come
    ipotesi per arrivare allobiettivo cioè alla
    tesi, e alla comprensione di ciò che si chiede.
    Mentre gli Antichi avevano stabilito due sole
    specie ossia fasi dellAnalisi, la Zetetica e
    la Poristica, alle quali si riferisce in
    particolare la definizione di Teone, è tuttavia
    conveniente stabilire una terza fase, che
    chiamerò Retica Esegetica. Così con il metodo
    della Zetetica si trova unuguaglianza o una
    proporzione fra le grandezze cercate e quelle
    date con il metodo della Poristica si esamina
    si stabilisce, per mezzo della uguaglianza o
    della proporzione stabilite nella fase della
    Zetetica la verità di un teorema enunciato.
    Mediante il metodo dellEsegetica, si ricava
    preceptum la grandezza cercata dalleguaglianza
    o dalla proporzione che la contiene.
    Conseguentemente lArte Analitica, che nel suo
    insieme abbraccia questi tre metodi, potrà essere
    definita a giusto titolo La scienza del ben
    trovare nelle matematiche.

28
  • Tutto ciò che riguarda la Zetetica viene
    stabilito dalla scienza logica per mezzo di
    sillogismi ed entimemi, mediante i quali si
    stabiliscono le uguaglianze e le proporzioni e
    che possono essere dedotte sia da semplici
    nozioni del senso comune, sia da teoremi
    dimostrati mediante lanalisi medesima. Ma la
    forma sotto la quale si deve affrontare la Zetesi
    esige le risorse di unarte speciale, che
    esercita il relativo ragionamento non su numeri,
    seguendo così lerrore degli antichi analisti, ma
    per mezzo di una Logistica nuova, molto più
    opportuna della Logistica numerosa, e che è più
    utile di questa a confrontare le grandezze tra
    loro, proponendo in primo luogo la legge delle
    grandezze omogenee e stabilendo successivamente,
    come si fa, la ben nota serie o scala delle
    grandezze che aumentano o diminuiscono da un
    genere allaltro proporzionalmente in base alla
    loro potenza, per mezzo della quale sono
    designati e distinti nel confrontarli i loro
    gradi e i loro generi.

29
  • Capitolo II
  • Sui
    simboli di uguaglianza e di proporzione
  • Il metodo analitico ammette come dimostrati i
    simboli cioè le leggi ben conosciute delle
    uguaglianze e delle proporzioni che si trovano
    negli elementi Elementi euclidei come i
    seguenti
  • 1. Il tutto è uguale alla somma delle sue
    parti Totum suis partibus aequati
  • 2. Quae eidem aequantur, inter se esse
    aequalia (Se A B e A C allora B C)
  • 3. Si aequalia aequalibus addantur, tota esse
    aequalia (Se A B e C D allora A C B
    D)
  • 4. Si aequalia aequalibus auferantur, residua
    esse aequalia (Se A B e C D allora A
    C B C )
  • 5. Si aequalia per aequalia multiplicentur,
    facta esse aequalia (Se A B e C D allora
    A ? C B ? C )
  • 6. Si aequalia per aequalia dividantur, orta
    esse aequalia (Se A B e C D allora
    A/C B/C)
  • 16. Si fuerint tres quatuorve magnitudines,
    sit ut prima ad secundam, ita secunda illa, vel
    tertia quaepiam ad aliam, erit quod fit sub
    extremis terminis aequale ei quod sit sub mediis
    (Se A B C D allora A ? D B ? C)
  • Si può dunque chiamare una proporzione
    istituzione di uneguaglianza e unuguaglianza
    risoluzione di una proporzione.

30
  • Capitolo III
  • Sulla legge delle grandezze omogenee dei gradi e
    dei generi delle grandezze confrontate
  • La legge fondamentale e immutabile delle
    uguaglianze o delle proporzioni, chiamata Legge
    degli omogenei, perché ella deriva dalla natura
    stessa delle grandezze omogenee, è la seguente
  • - Gli omogenei devono essere comparati a omogenei
    Homogenea homogeneis comparare Ciò sta a
    significare che possiamo stabilire uneguaglianza
    se e solo i monomi dei due membri
    delleguaglianza hanno tutti la stessa dimensione
    geometrica. In virtù di questa legge ogni
    uguaglianza algebrica viene considerata come una
    uguaglianza geometrica  
  • - Si magnitudo magnitudini additur, haec illi
    homogenea est e Si magnitudo magnitudini
    subducitur, haec illi homogenea est (La somma o
    la differenza di due grandezze può essere
    effettuata se sono tra loro omogenee)
  • - Si magnitudo in magnitudinem ducitur, quae
    fit, huic illi heterogenea est (Se si fa il
    prodotto tra due grandezze la grandezza risultato
    sarà eterogenea con ciascuna delle precedenti)
  • - Si magnitudo magnitudini adplicatur, haec
    illi heterogenea est  
  • Ed è per aver trascurato questi principi che gli
    analisti antichi sono andati ciecamente o
    nelloscurità.

31
  • Le grandezze che si elevano o si abbassano
    proporzionalmente mediante la loro propria
    potenza da un genere ad un altro sono chiamate
    Scalari. Delle grandezze scalari la prima è
  • 1. lato (latus or radix)
  • 2. quadrato (quadratum)
  • 3. cubo (cubus)
  • 4. quadrato-quadrato (Quadratum-quadratum)
  • 5. quadrato-cubo (Quadrato-cubus)
  • 6. cubo-cubo (cubo-cubus)
  • 7. quadrato-quadrato-cubo (Quadrato-quadrato-cubu
    s)
  • 8. quadrato-cubo-cubo (Qudrato-cubo-cubus)
  • 9. cubo-cubo-cubo (Cubo-cubo-cubus)
  • ecc.
  • .

32
  • I generi delle grandezze confrontate nellordine
    con il quale si enunciano le scalari, sono 
  • 1. lunghezza (Longitudo latitudove)
  • 2. piano (Planum)
  • 3. solido (Solidum)
  • 4. piano-piano (Plano-planum)
  • 5. piano-solido (Plano-solidum)
  • 6. solido-solido (Solido-solidum)
  • 7. piano-piano-solido (Plano-plano-solidum)
  • 8. piano-solido-solido (Solido-solido-solidum)
  • 9. solido-solido-solido (Solido-solido-solidum)
  • ecc.

33
  • François Viète (1540 1603)
  • Isagoge ad artem analyticem (1593)
  • Esplicitazione come legge (Assioma algebrico,
    nellambito della logistica speciosa) del
    principio di omogeneità
  • Homogenea ad homogeneis comparari
  • Es. A cubus B plano in A, aequetur C solido

34
  • TEORIA DELLE EQUAZIONI ALGEBRCHE IN VIÈTE
  •  
  • Viète studia le equazioni algebriche nei seguenti
    lavori
  •  
  • Effectionum Geometricarum Canonica Recensio
    (1593) (interpretazioni geometriche)
  • De numrosa Potestatum ad Exegesin Resolutione
    (1600) (esempi di soluzioni di equazioni
    numeriche)
  • De aequationum Emendatione (1615) (trasformazioni
    di polinomi che riguardano equazioni)
  • De aequationum Recognitione (1615) Teoria delle
    equazioni algebriche secondo i loro rapporti con
    le proporzioni continue. Questa teoria è così
    suddivisa
  •  
  • - DE ZETETI, è quella parte della teoria in cui
    ad una equazione fino al terzo grado viene
    associato uno zetetico (problema), che a sua
    volta riguarda una proporzione continua.
  • - DE PLASMATE , dove è dato un metodo che
    consente di risolvere unequazione trasformandola
    in unaltra equazione di grado più basso o uguale
    e più semplice.
  • - DE SYNCRISI, Questa parte di teoria consiste
    nel considerare coppie di equazioni trinomie tra
    loro collegate con lo scopo di rappresentare
    adeguatamente le radici positive.

35
  • Consideriamo la Syncrisis . Essa è divisa in
    tre parti con lobiettivo di accoppiare equazioni
    nelle quali simmetricamente vengono scelte
    radici reali POSITIVE. Vediamo le prime due.
  •  
  • - "Aequationum ancipitum constitutiva". In questa
    (vedi sotto) si tratta solo di un cambio
    letterale del nome dellincognita e quindi di
    avere sostanzialmente due equazioni identiche,
    così per esempio, se A1 è una radice positiva di
    (?), allora A1 E1 è anche radice positiva di
    (?) (visto che a Viète interessano le radici
    positive).
  •  
  • (?) BA - A3 Z (?)
    BE - E3 Z
  •  

36
  • - "Aequalitatum contradicentium constitutiva".
    Consideriamo, per esempio, i seguenti due tipi di
    equazioni trinomie (in cui è importante osservare
    la forma)
  •  
  • (?) A4 BA Z (?)
    E4 - BE Z
  •  
  • se A1 è una radice negativa di (?) allora - A1
    E1 è radice positiva di (?).
  • Esempio numerico
  • (?) A4 5A 6 (?)
    E4 - 5E 6
  • Le soluzioni reali di (?) sono 1 e -2 e quelle di
    (?) rispettivamente -1 e 2.
  • Ciò vuol dire che ad (?), della quale si sceglie
    la radice 1 va associata la (?) della quale si
    sceglie la soluzione 2. Quindi, secondo questa
    impostazione, va considerata la coppia ((?),(?))

37
  • - "Aequalitatum inversarum constitutiva". Pure
    in questo caso va osservata lespressione delle
    equazioni accoppiate. Ecco lesempio
  •  
  • (?) BA - A5 Z (?) E5 - BE Z
  • Se A1 è radice negativa di (?) allora - A1 E1
    è radice positiva di (?).

38
  • Descartes nella Géométrie (1637) sembra avere
    come obiettivo, nel momento in cui associa ad un
    luogo geometrico unequazione, quello di
    algebrizzare la geometria. In questo contesto si
    ha il concetto di variabile.
  • Tuttavia nella Géométrie vengono trattate anche
    le equzioni algebriche.

39
  • Descartes non considera più in modo preminente il
    principio di omogeneità dimensionale.
  • Riguardo alle radici delle equazioni, Descartes
    ha mentalità analoga a quella di Viète. Anche se
    considera le soluzioni negative, tuttavia le
    ritiene pur sempre fausses
  • In qualche modo Descartes formula quello che
    verrà chiamato teorema fondamentale dellalgebra.

40
  • Descartes in Géométrie libro III afferma
  • sostanzialmente che un equazione a seconda
    del suo grado ha altrettante soluzioni, comprese
    quelle false fausses, cioè negative (non
    considerando in questo contesto il campo
    complesso). Così ad es. dice Descartes che
  • x3 9xx 26x 24 ? 0
  • ha tre soluzioni reali positive 2, 3 e 4.
    Mentre
  • x4 - 4x3 19xx 106x 120 ? 0
  • ha quattro soluzioni tre positive, 2, 3 e 4 e
    una negativa fausse, cioè - 5

41
  • QUALCHE CONCLUSIONE
  • - Nellarco di tempo considerato si assiste ad
    un cambiamento evolutivo del linguaggio oggetto,
    cioè del modo di scrivere lalgebra. La posizione
    di Viète in questo contesto è storicamente
    cruciale
  • - Il legame con la geometria euclidea diventa
    sempre meno essenziale. Il punto di vista
    cartesiano rivoluziona appunto questo rapporto.
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