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Diapositiva 1

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ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE – PowerPoint PPT presentation

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Title: Diapositiva 1


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             ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE
STATALE "Enrico Fermi" via Capitano Di Castri -
72021 FRANCAVILLA FONTANA (BR) tel. 0831 - 852132
Progetto Classi IV A Meccanica e IV A
Elettronica Docenti Maria Crocetta
Franciosa Paola DAmbrosio  Anno Scolastico
2005/2006
LA LETTURA NON VA IN ESILIO
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Presentazione del progettoLa lettura non va in
esilio
  • Il progetto La lettura non va in esilio
    proposto dal Centro Astalli in collaborazione con
    il Ministero per i Beni e le Attività Culturali
    (Direzione generale per i Beni Librari servizio
    per la promozione del libro e della lettura)
    intende sensibilizzare gli studenti al tema
    dellasilo politico e approfondire la conoscenza
    delle problematiche dei richiedenti asilo e dei
    rifugiati. In particolare vuole favorire la
    riflessione sul tema dei profughi, attraverso la
    lettura di autori che hanno scritto sul tema
    dellesilio. Da sempre lesilio rappresenta uno
    degli eventi più drammatici nella vita delluomo.
    I rifugiati sono persone come noi, che, prima di
    essere costrette a fuggire avevano una famiglia,
    una casa, un lavoro. Leggere e conoscere le loro
    storie, tra cui quelle di personaggi celebri che
    durante la loro vita hanno cercato rifugio
    lontano dal paese dorigine, aiuta a comprendere
    parole capaci di valicare confini, abbattere
    muri, sorvolare la palude dellodio e della
    violenza. Parole che parlano di terre lontane, di
    paesaggi sconosciuti, di lacrime, di angoscia, di
    miseria, di sradicamento. Parole che ci invitano
    a riflettere per costruire una società
    tollerante.
  • Il progetto ha coinvolto due classi
    dellistituto la IV A Meccanica e la IV A
    Elettronica, che guidate dalle docenti di lettere
    hanno letto e schedato i libri messi a
    disposizione dal Centro Astalli.
  • Dopo questa prima fase, gli alunni della IV A
    Meccanica, durante una discussione in classe,
    hanno individuato le tematiche presenti in ogni
    testo ed enucleato quelle ricorrenti quali l
    emigrazione,
  • l accoglienza, l integrazione, i bambini
    soldato. Lattività di ricerca che è seguita ha
    dato un taglio sociale al lavoro svolto ed è nata
    la curiosità di conoscere la situazione dell
    immigrazione e dell accoglienza in Puglia, anche
    attraverso un percorso storico di confronto tra
    passato e presente.

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  • Gli studenti della IV A del corso di Elettronica
    si sono lasciati conquistare dalla lettura
    producendo commenti, recensioni, o, prendendo
    spunto dai testi, anche una poesia e un racconto.
  • In particolare, la dignità di chi parte viene
    evidenziata nel commento della poesia Due voci
    di Erri De Luca.
  • Le cause dellabbandono delle propria terra sono
    diverse tra le altre, la guerra civile in
    Colombia e in Serbia, lautoritarismo in una
    famiglia irachena , come nelle testimonianze
    tratte dalla raccolta di storie La notte della
    fuga, a cura del Centro Astalli. Tali
    testimonianze sono state analizzate nelle
    relative schede di lettura.
  • Una volta giunti nel paese ospitante ci sono i
    problemi di integrazione, il bisogno di aprirsi
    alla nuova realtà. Per superare il disagio si
    avverte lappartenenza solo a ciò che piace,
    come è per la cinese Jie, protagonista
    dellomonimo racconto in Una questione di
    pelle oppure si avverte il disagio della doppia
    appartenenza, come capita ai personaggi e alla
    stessa protagonista del romanzo Rhoda, di cui è
    stata scritta la recensione.
  • Ci può essere, però, una volta integrati, il
    bisogno di tornare alle proprie radici,
    soprattutto se un padre affabulatore lo ha
    tratteggiato con i colori del mito ad una bambina
    che ne ha conservato lincantesimo nel suo cuore,
    come avviene per lAfghanistan dellLalbero
    delle storie.
  • Ma non tutti fuggono dalla propria terra cè
    chi lotta per liberare il proprio paese dal
    regime coloniale, come si racconta nel romanzo
    La vera vita di Domingos Xavier, in cui il
    protagonista in Angola combatte contro il regime
    coloniale portoghese. Le vicende drammatiche
    hanno fornito lo spunto per una poesia, una
    specie di testamento spirituale di Domingos.
  • Partendo da unesperienza personale, nel breve
    racconto, Milo, mani di pietra, viene descritto
    un episodio di intolleranza che ha per
    protagonista un albanese reo di aver apprezzato,
    semplicemente guardandola, una giovanissima
    romana.
  • Il valore di tale progetto sta nellentusiasmo
    dimostrato dagli studenti e nella prontezza della
    risposta alle sollecitazioni. Per linsegnante,
    ancora una volta, è stata, da una parte,
    unoccasione di aggiornamento personale, entrando
    in contatto con una produzione letteraria a volte
    pregevole, ma sicuramente con il valore della
    testimonianza dallaltra, unoccasione in più
    per invogliare alla lettura e alla produzione,
    anche creativa, i propri studenti.

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Indice
  • IV A Meccanica
  • Schede di lettura
  • Immigrazione in Puglia
  • Accoglienza in Puglia ieri e oggi
  • Il problema dei bambini soldato
  • IV A Elettronica
  • Recensioni
  • Poesia
  • Commento
  • Racconto

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Schede Di Lettura
  • La Vera Vita Di Domingos Xavier
  • E Venne La Notte
  • Rhoda
  • Soldatini Di Piombo
  • Migramente
  • Solo Andata
  • Questione Di Pelle
  • La notte Della Fuga
  • Sognando Maldini
  • Allah non è mica obbligato
  • Congedi Balcanici

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Congedi Balcanici
  • Notizie sullautore
  • L autore del libro Congedi balcanici è Drazan
    Gunjaca un ex primo ufficiale della marina
    militare Jugoslavia a Spalato. Da una decina
    danni vive a Pola, dove esercita la professione
    di avvocato. Una ventina d anni fa scrisse in
    romanzoA metà strada del cieloche non ha mai
    pubblicato ha dato alle stampe invece il secondo
    romanzo Congedi balcanici, e in seguito Amore
    come pena(2002). Ha scritto tutti libri sulla
    guerra, scritti non per esporre le cause, ma per
    sperare che un conflitto come quello che ha
    vissuto nella sua terra non si ripeta più.
  • Notizie sul librocongedi balcanici
  • Congedi balcanici è uscito in Italia nel 2003
    presso Fara Editori tradotto da Sardja Orbanic e
    Danilo Skomercic, ha rappresentato per Gunjaka un
    ottimo esordio, infatti ha vinto il premio
    Satyagraha 2002 (Riccione) ed e stato pubblicato
    in Germania, Australia, USA, Bosnia Erzegovina,
    Iugoslavia. E un romanzo contro la guerra, in
    particolare contro tutte quelle difficoltà che la
    popolazione coinvolta deve affrontare, come,
    soprattutto, l impossibilità di mantenere i
    legami affettivi ben saldi con gli amici e con le
    ragazze. Si tratta quindi di problemi degli
    individui, presi singolarmente perchè più
    indifesi. Nella narrazione di Gunjaca non si
    parla di divise, perchè ognuno dei suoi
    personaggi intreccia le sue sfortune con quelle
    dei suoi nemici. Non ha importanza se il
    protagonista è serbo o croato, oppure se la sua
    donna è serba o croata, la sofferenza che mette
    in risalto lautore e al di sopra di queste
    distinzioni.
  • Ogni personaggio entra nel racconto in un momento
    preciso, mostra la sua storia, per non dire
    disgrazia, e poi spariscetutto nello stesso
    capitolo. Sembra che il ruolo del personaggio sia
    finito ma invece più avanti ritroviamo i
    personaggi (che sono Aca, Bonis, Mario) però
    cresciuti con la guerra e quindi cambiati. Per
    alcuni dei personaggi cè addirittura la morte.
    Il vero protagonista del brano è Rodi che
    racconta con la sua quotidianità che cosa è stata
    la guerra nei Balcani.

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  • Questo romanzo parla di un luogo dove le cose
    belle sono temporanee, mentre il male, purtroppo,
    non lo è qui può succedere qualunque cosa, dove
    un uomo non può meditare da sobrio nella sua
    vita, dove nessun ideale si può realizzare perchè
    come dice Robi nel libro Qui gli ideali durano
    solo dall oggi al domani. E un luogo in cui
    sono successe tante cose, tante battaglie ci sono
    stati tanti morti che hanno dato la loro vita per
    la patria, il protagonista passa dal dolore alla
    rabbia, pensando alle centinaia di persone che
    sono stati mandati a morire, e anche chi è
    sopravvissuto si è trovato con la vita distrutta
    per sempre, ma niente di ciò e successo ai capi
    che tornavano in patria solo per qualche festa,
    senza perdere la coscienza che in patria cera la
    guerra. Vittime assolute risultano solo i giovani
    volontari, pieni di forza, di speranza e di
    coraggio, persone contente finchè non è arrivata
    la guerra, con i suoi morti, i suoi feriti e con
    traumi psicologici. Vittime assolute sono anche i
    bambini,che si ritrovavano a dover colmare il
    vuoto lasciato dai loro padri. Comunque in tutto
    il romanzo ci sono delle storie a lieto fine, ma
    ci sono anche personaggi che crollano proprio
    quando sembra che abbiano raggiunto la loro
    gioia.

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Sognando Maldini
  • La scrittrice è una donna africana, che nel libro
    racconta la sua storia e quella di alcune persone
    di un piccolissimo villaggio di un'isola
    africana. Nel libro spiccano due personaggi,
    Salie e il suo fratellino Madickè.
  • Salie è una donna che emigrata in francia fa la
    scrittrice, Madikè uno dei tanti ragazzini che
    vedendo all'unica televisione del villaggio le
    partite, è un tifoso di Maldini e sogna di andare
    in Francia per diventare un calciatore ed
    incontrare il suo idolo, appunto Maldini. Tra una
    partita dell'Italia agli Europei del 2000 e
    l'altra, si svolge tutto il libro.
  • Salie, una figlia illegittima, viene trattata
    male dal marito della madre e viene cresciuta da
    sua nonna, una donna a cui deve la sua
    formazione. Inizia ad andare a scuola di
    nascosto, ed aiutata dal suo maestro, un politico
    francese mandato in Africa, in quanto scomodato,
    riesce a convincere sua nonna a proseguire gli
    studi.
  • Salie sogna di diventare una giornalista e vuole
    andare a vivere in Francia. Anche i ragazzini che
    guardano le partite, sognano di andare a giocare
    a calcio in una squadra francese, per diventare
    ricchi e andarsene dal villaggio che non offriva
    niente. Il desiderio di emigrare viene dai
    racconti della gente che era andata a lavorare in
    Francia ed era ritornata in patria ricca,
    raccontavano che in Francia c'era la vera vita,
    c'era tutto profumi, vestiti, televisioni.
  • In uno dei suoi ritorni in patria Salie, scopre
    che suo fratello ha un sogno, quello di emigrare.
  • Aiutata dal maestro, vuole convincere il fratello
    ed altri ragazzini che tutto ciò che gli altri
    dicevano della Francia, non era vero. Salie, gli
    raccontò la storia di un nonno che aiutato da un
    benefattore aveva raggiunto la Francia per
    giocare a calcio. Nessuna squadra fu interessata
    a lui, e il benefattore per recuperare i soldi
    spesi lo "vendette". Senza documenti, questo fu
    trovato dalla polizia e dopo alcuni giorni di
    carcere, fu rimandato in africa. Tornato in
    patria si vergognava perchè non era riuscito a
    guadagnare soldi per aiutare la sua famiglia
    povera e la vergogna lo portò al suicidio in mare.

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  • Ma i ragazzini non credevano o meglio pensavano
    che a loro non sarebbe andata così.
  • Salie, non voleva che il fratello andasse in
    Francia, sarebbe rimasto deluso, allora decise di
    mettere da parte un pò di soldi e mandarglieli
    per aprire un negozio nel villaggio. Alla fine ci
    riuscì Madikè è aprì il negozio e gli affari
    andavano bene.
  • Il sogno di raggiungere la Francia era stato
    messo da parte.
  • Il libro mette in risalto la situazione di molti
    popoli, che non avendo nulla nel loro paese, sono
    costretti ad emigrare, credendo che nella parte
    ricca del mondo, c'è la vera vita. Ma quando
    provano sulla loro pelle tale esperienze, si
    rendono conto che trovano solo un mondo che li
    sfrutta e mortifica la loro dignità umana.
  • Infatti da una realtà, quella dei piccoli
    villaggi africani, dove il senso di umanità è
    sentito, passano ad una realtà che non li
    considera affatto.
  • Il libro fa anche conoscere una realtà e cultura
    molto diversa dalla nostra.
  • Ancora ci si accorge di quanta parte del mondo è
    tanto povera da non poter mangiare, lavorare, e
    dove per avere qualcosa di migliore, si è
    costretti a lasciare la propria patria per
    andarsene in una terra sconosciuta lontana da
    tutti gli affetti.

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Allah non è mica obbligato
  • Allah non è mica obbligato ad essere giusto in
    tutte le cose di quaggiù, su questa frase gira
    tutto il libro, infatti la frase viene
    pronunciata dal protagonista, Birahima, durante
    il mostruoso viaggio effettuato da lui e dal suo
    compagno Macuba attraverso la Liberia e la Sierra
    Leone sconvolte dalle guerre tribali.
  • Orfano di padre e di una madre costretta da
    uninfezione a camminare sulle chiappe, il
    protagonista viene affidato ad una zia che vive
    in Liberia accompagnato da Yacumba, il quale era
    un uomo daffari e bandito capace di fare lo
    stregone e di costruire amuleti, nel loro viaggio
    i due compagni vengono rapiti da un gruppo di
    uomini armati, e il piccolo Birahima per non
    essere ucciso è costretto a diventare un bambino
    soldato dora in poi i due vengono sballottati
    da un luogo allaltro a secondo dellevoluzione
    degli eventi politici e militari, e hanno
    contatti con pericolosi individui, militari e
    banditi, ma tutti con un unico obbiettivo il
    denari e il potere questa gente senza scrupoli
    per raggiungere i suoi scopi utilizza i bambini
    soldato che vengono sfruttati e muoiono per una
    causa inesistente!

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La notte della fuga
  • In questo libro il Centro Astalli vuole mettere
    in evidenza come la vita di un rifugiato o di un
    migrante sia totalmente diversa dalla nostra, e
    cosa dovrà affrontare uno di essi per avvalersi
    dei diritti umani ma la cosa ancor più
    preoccupante, è come noi siamo estranei a questi
    fatti, pur conoscendoli.
  • Si sa che nella vita quotidiana, di migranti e
    rifugiati si parla raramente, e quando se ne
    parla, essi sono identificati da un foglio di
    soggiorno, da una pratica o da un dossier come se
    fossero uomini e donne senza volto il
    principale scopo di questo libro è dare un nome e
    un volto a queste persone, e soprattutto a farci
    conoscere meglio il loro dramma, le loro
    sofferenze vissute, gli affetti familiari
    spezzati, lo strappo dalla propria terra, i sogni
    e le speranze di persone in fuga, ed anche per
    farci capire che essi sono persone umane come
    noi, e quindi come noi devono avere gli stessi
    diritti umani.
  • Questa è la storia di un uomo Sudanese, che per
    aver scritto quello che lui ed altri uomini
    pensavano sul loro governo, è stato costretto a
    quaranta giorni di prigionia senza cibo,
    costretto a bere acqua sporca, ed a dormire con
    gli scorpioni che camminavano sul viso.
  • Sin da bambino quando giocava con il suo fratello
    maggiore Tag, il suo sogno era diventare un
    giornalista, quando nel 1985 frequentando la
    facoltà di letteratura dell università di
    Khartoum vince una borsa di studio per
    frequentare la facoltà di giornalismo a Belgrado.
  • Sin da giovane, cominciò ad interessarsi di
    politica, entrando a fa parte del Fronte
    Nazionale Democratico, un organizzazione di
    sinistra composta da studenti, che si opponevano
    al governo. Il giorno prima di partire, andò a
    trovare il fratello Tag in ospedale, ricoverato
    in coma per una emorragia celebrale egli non
    sapeva che quella sarebbe stata lultima volta
    che l avrebbe visto, perché Tag morì qualche
    tempo dopo.
  • Egli frequentò l università di Belgrado dal 1985
    al 1993. Egli svolgeva una normale vita da
    studente, e scrivendo alla sua famiglia, scoprì
    che la loro vita era sempre più difficile, ma non
    erano in pericolo.

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  • Nel 1989 nel suo paese ci fu l ennesimo colpo di
    stato, e lui essendo presidente dell
    associazione degli studenti Sudanesi a Belgrado,
    decise insieme ad altri studenti di scrivere e
    divulgare un documento in cui dichiarava che l
    associazione non riconosceva più il governo
    Sudanese che si era instaurato con il colpo di
    stato, e quel documento portava la sua firma.
  • Qualche anno dopo scoppiata la guerra in
    Jugoslavia, fu costretto a tornare in Sudan, e lì
    fu accolto come un terrorista. Sceso dall aereo
    fu fatto salire in una macchina bendato, e
    portato in un posto sconosciuto, dove per
    quaranta giorni fu costretto a mangiare carne
    marcia ed a bere acqua sporca, ma soprattutto a
    dormire con gli scorpioni che gli camminavano sul
    viso. Dopo essere stato liberato tornò dalla sua
    famiglia, cosciente che nel Sudan non avrebbe più
    avuto nessuna prospettiva di lavoro, e così
    decise di scappare.
  • Così con laiuto di suo padre, e con laiuto del
    suo partito il Fronte di Liberazione Nazionale,
    riuscì ad ottenere un biglietto per una nave che
    salpava da Port Sudan diretto a Napoli. Arrivato
    in Italia trascorse i primi tempi con qualche
    lavoretto, e mangiando nelle mense pubbliche,
    fino a quando non conobbe il Centro Astalli che
    lo aiutò.
  • Così ora è sposato con una donna Sudanese, da cui
    alcuni anni fa ebbe una figlia di nome Fatima, e
    solamente può dichiararsi un uomo libero.
  • Concludo dicendo che un immigrato o un rifugiato
    non è soltanto una persona bisognosa di aiuto, ma
    è dotata di una straordinaria maturità umana,
    acquisita grazie sia alle sofferenze patite, sia
    all incontro con culture diverse.

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Campioni senza dimora
  • L AUTORE Filippo Podestà (1975) è fotografo. Si
    occupa di fotografia sociale e in particolare
    della questione dei migranti in Europa e nel
    mondo. Haiti, Repubblica Domenicana, Bosnia e
    Brasile sono alcuni dei Paesi di cui ha
    documentato situazioni di povertà e
    ricostruzione. Da anni denuncia col suo lavoro la
    condizione di chi vive nelle baraccopoli della
    periferia milanese.
  • CONTENUTO DEL LIBRO Il libro racconta una storia
    di una squadra di calcio che diventa campione del
    mondo. Bogdan e Barbara lasciano Katawice il 27
    agosto del 1993 per venire in Italia con 700
    euro. Prima si recano a Roma ma dopo un breve
    periodo decidono di andare a Milano perché Roma
    non faceva per loro. Non avendo i soldi veruna
    casa cercano di trovare rifugio tra i campi, qui
    fondano unassociazione che promuove la dignità
    degli ospiti del campo piccoli invisibili
    topolini metropolitani. Questa associazione, che
    ha Bogdan consigliere e Barbara come presidente,
    lavora con lassociazione 3Febbraio in
    collaborazione con i centri sociali Milanesi e
    MultiEtnica, lassociazione sportiva, punta a
    dare visibilità alle lotte.
  • Bogdan forma una squadra di calcio composta di
    rom e di immigrati da vari paesi. La squadra
    anche affrontando enormi difficoltà dei senza
    casa e dei senza lavoro e non avendo un campo di
    calcio in cui allenarsi migliorano di giorno in
    giorno. La prima partita viene disputata contro i
    consiglieri comunali di destra e della Lega, i
    tornei dei Csi, queste partite erano una gioia
    pei giocatori perché avevano la possibilità di
    farsi una doccia.
  • Sotto le bandiere della pace prosegue il viaggio
    fino al 2003 al primo mondiale di Street soccer
    duecento atleti, rifugiati, emarginati, uomini e
    donne di 18 nazioni e lItalia che porta a casa
    un quinto posto. Nel 2004 è prima, in un torneo a
    26 squadre, ma lItalia non si è accorta di
    niente mentre loro erano a giocarsi tutto.
  • CONSIDERAZIONI PERSONALI Io sono stato contento
    di aver letto questo libro campioni senza
    dimora perché mi è piaciuto quello che ha fatto
    Bogdan che pur di farsi ascoltare fa di tutto
    fino a creare una squadra di calcio multietnica
    e alla fine diventano anche campioni del mondo

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Questione Di Pelle
  • Giovanni Maggi vive a Voghera, ha lavorato a
    lungo nella redazione della Provincia Pavese e
    poi ha diretto la Sentinella del Canavese.
  • Con la giornalista Marta Rattinelli ha scritto
    Sfida al buio, il Fantastico Po Miti, fiabe
    e leggende, e Il Po racconta, scrivendo per
    ultimo nellanno 2005 Questioni di pelle.
  • Questione di pelle è un libro composto da
    undici racconti differenti e indipendenti tra
    loro, di undici ragazzi che hanno in comune il
    fatto di essere immigrati nel nostro paese, ed il
    libro tratta quindi da differenti punti di vista,
    quello che è il tema dellimpatto di ragazzi con
    una nuova società e tutti i problemi che esso
    comporta tra cui la differenza di pelle.
  • In alcuni racconti di Giovanni Maggi è anche
    trattato in secondo piano il tema dellamicizia e
    quanto sia importante avere vicino un amico in
    situazioni difficili.
  • Tra tutti gli undici racconti che ho letto,
    quello che mi ha maggiormente colpito è stato
    Omar.
  • È la storia di un ragazzo, Omar, che trasferitosi
    dal suo paese originario qui in Italia con la sua
    famiglia trova difficile ambientarsi nel nostro
    ed entrare in contatto con gli altri ragazzi suoi
    coetanei,ed il padre per proteggerlo gli
    impedisce di uscire fuori dalla loro abitazione.
    Ma ogni giorno Omar vede una cosa che gli è
    completamente sconosciuta, la neve, affacciatosi
    alla finestra Omar vede questa strana cosa bianca
    e vedendo gli altri ragazzi rotolarsi nella neve
    decide di uscire fuori e di imitarli per provare,
    almeno una volta, una sensazione simile a quella
    degli altri ragazzi e sentirsi finalmente uguale.
  • Ma rotolarsi nella neve Omar non si rende conto
    di essere finito in mezzo alla strada, dove passa
    una macchina ad alta velocità che lo investe e
    Omar perde la vita.
  • Questo racconto mi ha colpito perché pensando che
    questo ragazzo ha perso la vita, non perché non
    aveva mai visto la neve ma perché almeno una
    volta voleva sentirsi un ragazzo normale,
    provando le loro stesse sensazioni e questo credo
    che ci deve far riflettere e capire quanto le
    cose più semplici per un ragazzo che non possiede
    nulla possano rappresentare un vero tesoro.



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La Vera Vita Di Domingos Xavier
  • AutoreJosé Luandino Vieira
  • Scritto nel 1961 ma pubblicato soltanto nel 1974
    per motivi di censura, La vera vita di Domingos
    Xavier ha conosciuto una diffusione clandestina
    ed è diventato, come scrive Livia Apa nella
    prefazione al libro, il simbolo della vergognosa
    quanto ormai anacronistica crudeltà del potere
    coloniale e di una guerra coloniale spietata
    che mieterà migliaia di vittime anche tra gli
    stessi portoghesi. José Luandino Vieira, figlio
    di portoghesi poveri, è nato in Portogallo ma
    vive, dalletà di un anno, in Angola, dove ha
    conosciuto la povertà, la vita delle musseque, le
    bidonville che si arrampicano attorno alle città,
    alle ville dei coloni ricchi, fatte di baracche
    di alluminio, di cartone, di fango, ma anche la
    forza e la dignità di un popolo che ha lottato
    contro il dominio straniero, ha subito la
    prepotenza, la tortura, il razzismo, ha visto
    giovani morire nelle carceri e nei campi di
    concentramento per difendere lidea di libertà e
    di indipendenza.  Attraverso il protagonista del
    romanzo, Domingos Xavier, il giovane alto e
    magro, impegnato nel movimento clandestino
    anticolonialista e che preferirà morire piuttosto
    che denunciare i compagni di lotta, entriamo
    nella vita povera ma orgogliosa del popolo
    angolano, tra i giochi dei bambini e i profumi
    dei cibi cucinati dalle donne, tra le feste che
    diventano un momento di unione e di resistenza,
    con i canti di libertà, e i terribili temporali
    che in poche ore riescono a travolgere le povere
    case della periferia di Luanda. Attorno alla
    figura di Domingos Xavier e alla storia del suo
    arresto, Vieira racconta del vecchio Petelo, del
    piccolo Zitinho, del giocatore del Botafogo Xico,
    di Maria, la moglie di Domingos, e di quella rete
    di solidarietà, di affetto, di amicizia e di
    complicità che ha reso possibile la resistenza e
    ha portato a compimento la lotta per
    lindipendenza. Vieira fu arrestato nel 1961 dal
    regime di Salazar e, come ricorda lamico e
    critico letteraio Carlos Everdosa, con noi quel
    giorno rimasero oltre allangoscia e a un dolore
    immenso, Linda inconsolabile e Xexe
    nellinnocenza dei suoi tre mesi, estraneo al
    dramma che stava avendo luogo. Ma riuscimmo a
    salvare il manoscritto de La vita vera di
    Domingos Xavier, concluso pochi giorni prima.
    Vieira rimarrà in campo di concentramento fino al
    1972 e lì scriverà la maggior parte della sua
    opera. A trentanni dalla pubblicazione in
    portoghese, il libro di Vieira viene pubblicato
    anche in Italia, permettendoci di conoscere un
    testo importante della giovane e ancora poco
    conosciuta cultura angolana. 



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E Venne La Notte
  • AutoreVictor Majar
  • Notizie sullautorenasce in Libia nel 1957.Nel
    1988 e tra i fondatori del gruppo martivo
    buber-ebrei per la pace,e dal 1993 al 2001 è
    stato consigliere comunale di Roma. Attualmente
    dirige il Dipartimento relazioni internazionali
    dellassociazione nazionale dei comuni italiani.
  • Notizie sul libroE venne la notte è la storia di
    una presa di coscienza, cioè quella di un bambino
    ebreo in un paese arabo che,travolto da
    unimprovvisa guerra, riesce a comprendere il
    legame della propria esperienza è la memoria
    storica della sua famiglia.
  • Commento in questo libro il giovane Haym
    racconta di suo zio che guida da sempre il camion
    tra città e campagna, e quando insieme al padre
    decisero di vedere la casa dove erano
    nati.Durante questi viaggi lui non potè mai
    dimenticare la sua amata Esther, che andò via in
    Israele per costruirsi un futuro migliore, che
    nel suo paese sarebbe stato difficile da
    realizzare.Parla della sua scuola descrivendo
    come essa è fatta,i suoi amici, la sua maestra
    Giulia e di tutte le suore ma in particolare di
    suor Carmen che era tra le più cattive. Racconta
    del suo amore mai rilevato per la piccola greca
    Ivy,sbocciato fra i banchi di scuola. Riguardo
    alla guerra afferma che essa è una cosa terribile
    per tutti ma soprattutto per chi doveva
    combatterlaad essa non vi facevano parte solo i
    soldati ma anche i civili, infatti le autorità
    avevano organizzato diversi campi di
    concentramento per gli Ebrei che venivano
    considerati nemici.Il 7 luglio ci fu lo sbarco in
    Sicilia degli alleati e il 19 si accelerò la
    caduta del fascismo ma non la fine della
    guerra.Il clima che si creò tra Ebrei e Inglesi
    stava cambiando,per questo iniziavano degli
    scontri in stradaquesti furono molto violenti e
    provocarono molti morti.Racconta delle sue
    cavalcate sui blue belle, e di quando si spingeva
    fino alla proprietà di Abd Assan Ben Sayed, che
    era un notabile col quale parlava come un adulto
    sui perché e sui problemi della vita. Infine
    racconta che torna ancora sul porto del lungo
    mare e pensa a quando veniva qui con suo padre e
    sui perché della guerra.
  • Riflessioni Personaliil libro che ho letto è
    stato molto interessante e bello perché parla di
    un argomento molto importante che ancora oggi
    sussiste quali la guerra.



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Rhoda
  • Autore Igiaba Scego
  • Rhoda è il romanzo di esordio di Igiaba Scego,
    una giovane autrice italo-somala nata a Roma nel
    1974 da genitori somali fuggiti in Italia in
    seguito al golpe di Siad Barre. In Rhoda
    l'autrice racconta l'emigrazione dal punto di
    vista di quattro donne somale, appartenenti a
    due generazioni diverse. Nel romanzo si
    incrociano i punti di vista di Barni e Faduma,
    emigrate da tempo in Italia e ancora legati alle
    tradizioni e ai valori della Somalia e quelli di
    Rhoda e Aisha, le nipoti di Barni, che vivono
    lintegrazione in maniera differenti. È presente
    anche un punto di vista maschile e italiano,
    quello di Pino, un giovane volontario napoletano.
    La vicenda è raccontata su tre piani temporali
    diversi in un arco di tempo che va dal 2001 al
    2003 e si svolge tra Roma, Napoli e il cimitero
    di Mogadiscio dove il tempo non ha più
    importanza. Nell estate del 90, a Mogadiscio,
    durante la semifinale dei mondiali Italia
    Argentina Rhoda e Aisha scoprono che lasceranno
    il loro paese per raggiungere la zia a Roma.
    Rhoda tenta di integrarsi solo attraverso una
    relazione con Gianna, una donna italiana, ma
    fallisce miseramente. Prova sentimenti ambigui,
    che le fanno desiderare la compagnia di questa
    donna più grande di lei forse per una ricerca di
    una figura materna. Il rifiuto di Gianna viene
    vissuto da Rhoda come un rifiuto del suo corpo,
    della sua diversità non solo di colore, e decide
    di prostituirsi. La sua vita finisce
    tragicamente, malata di Aids, trova la forza di
    smettere di prostituirsi grazie a Pino, il
    giovane volontario che l'aiuta a riacquistare
    amore e fiducia in se stessa. Tornata in Somalia,
    Rhoda muore non della malattia letale, ma vittima
    della guerra civile che dilania il suo paese, è
    pugnalata da una banda di criminali e in seguito
    la sua tomba viene anche profanata. La zia Barni,
    sapeva bene l'italiano, avendolo imparato a
    Mogadiscio in una scuola italiana, anzi ha
    conosciuto prima la cultura italiana di quella
    del suo paese, ma in Italia, sentendosi sempre
    dire "Voi negri non sapete l'italiano", si è
    adeguata a questo stereotipo Barni alla fine
    accetta la sua vita nel paese dei gaal (gli
    europei), complice anche il fatto che può
    finalmente avere un'attività propria (un negozio
    etnico) insieme alla sua amica Faduma.La figura
    di Aisha è in opposizione a quella di Rhoda, a
    differenza dalla sorella la giovane riesce a fare
    da collegamento tra le due culture, a trovare
    aspetti positivi in entrambe e vuole combattere
    il razzismo con l'arma del dialogo. La vicenda si
    conclude con il matrimonio tra Pino e Aisha, che
    incontratisi per ricordare la loro amata Rhoda
    si scoprono innamorati.

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Soldatini Di Piombo
  • Padre Giulio Albanese, nato a Roma nel 1959,
    vissuto in Africa dove ha svolto la duplice
    attività di giornalista e di missionario,
    fondatore dellAgenzia di stampa dei missionari,
    la Misna, la Missionary Service News Agency, la
    più importante agenzia di informazione e
    controinformazione sulle aree più depresse del
    mondo. Collaboratore di varie testate
    giornalistiche tra cui Radio Vaticana,
    Avvenire, Espresso e Radio Rai. Nel 2003 il
    presidente C.A. Ciampi gli ha dato il titolo di
    Grande ufficiale della Repubblica italiana per
    meriti giornalistici nel sud del Mondo. Nel suo
    libro Soldatini di piombo pubblicato nel Maggio
    del 2005 Giulio Albanese ha affrontato la
    questione dei bambini soldato. Questo fenomeno è
    presente in tante zone del mondo, in Colombia, in
    Birmania, nei Balcani, e in tanti altri stati.
    Lui si è occupato specialmente dell Uganda e
    della Sierra Leone dove cè una
    particolarità gli eserciti ribelli che hanno
    arruolato o arruolano i bambini soldato sono tra
    i pochi ad essere, o essere stati,  quasi
    esclusivamente composti da bambini sia nel caso
    del Ruf della Sierra Leone, dove la guerra è
    finita e il Ruf è stato disciolto,  sia nel caso
    del Lords Resistance Army ugandese, che invece
    continua a combattere. I bambini vengono rapiti
    in età pre-adolescienziale, subiscono violenze
    psicologiche, sono costretti a combattere contro
    gli stessi villaggi dove sono cresciuti, a
    commettere delle atrocità. Vengono drogati con
    sostanze anfetaminiche e sottoposti agli
    allucinogeni per rimanere soldati. Una volta
    fuggiti dallesercito ribelle per i bambini
    soldato era difficile reinserirsi nella loro
    famiglia dorigine perché avevano ancora
    atteggiamenti violenti e a volte venivano
    rifiutati. Stando ai dati forniti dalla
    coalizione stop alluso dei bambini soldato, sono
    più di 300mila i minori di 18 anni attualmente
    impegnati in conflitti nel Mondo, ma ci sono
    reclute anche di dieci anni e la tendenza è verso
    un abbassamento delletà. Centinaia di migliaia
    hanno combattuto nellultimo decennio, alcuni
    negli eserciti governativi, altri nelle armate di
    opposizione.

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  • improvvisamente , uno dei miei compagni si
    presentò con un neonato che piangeva. Il nostro
    comandante afferrò il piccolo per una gamba, lo
    sbattè a terra con un pugnale sventrò il petto,
    tirando fuori tutto quello che cera dentro
    cuore, stomaco Il sangue scorreva a fiotti e fu
    raccolto in una latta e bevuto a piccoli sorsi
    dal capo come se fosse stata una pozione magica.
    Fu allora che decisi di fare bella figura di
    fronte agli altri gli chiesi di sorseggiare quel
    sangue
  • Ho deciso di riportare queste poche righe, tratte
    da una delle
  • tante storie vere di questo libro, quella di
    Johnny
  • un bambino sierraleonese, per sottolineare gli
    orrendi atti che
  • realizzano i piccoli soldatini di piombo a causa
  • delle pressioni che subiscono dai loro
    superiori.

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Migramente
  • AUTORE Sabatino Annecchiarico (Buenos Aires,
    1951) Figlio di emigranti italiani, dal 1985
    vive in Italia.Giornalista militante, esperto di
    geopolitica latino-americana e politiche
    migratorie, ha lavorato come fotografo,
    fotoreporter e giornalista per diversi enti di
    Buenos Aires.Ha collaborato con il progetto
    Sirams dell UNESCO e con lUniversità di
    Architettura di Buenos Aires per la preservazione
    del patrimonio naturale, artistico e culturale
    del Cono Sur.E stato docente della Direcciòn
    Nacional de Educaciòn para Adultos (DINEA),
    lavorando in programmi di alfabetizzazione nei
    quartieri poveri e nelle villas miserias di
    Buenois Aires.Collabora con numerosi settimanali,
    mensili e agenzie di stampa in Italia.Attualmente
    è socio fondatore e presidente dellAssociazione
    nazionale di mediatori interculturali
    StraniEri.
  • NOTIZIE SUL LIBRO LAgenzia Migra è nata nel
    2003 grazie a un finanziamento dellUnione
    europea con lobiettivo di dare la parola
    sullimmigrazione agli immigrati. In Italia
    vivono tantissimi bravi giornalisti stranieri che
    raramente hanno lopportunità di fare il loro
    lavoro. Migranews per due anni ha messo insieme
    menti italiane e straniere per fornire notizie,
    racconti, reportages sulluniverso
    dellimmigrazione italiana, spesso tirando fuori
    delle vere e proprie chicche.
  • Al momento lagenzia è congelata i fondi sono
    finiti.Per leditrice missionaria italiana (Emi)
    è però appena uscito un volume che raccoglie i
    testi più significativi di due anni di lavoro.Si
    chiama Migramente e verrà presentato a Roma il 16
    settembre alle ore 18, alla Feltrinelli di via
    Emanuele Orlando.
  • COMMENTO Questo libro espone le storie, i punti
    di vista di venticinque cittadini del mondo,
    donne e uomini che hanno vissuto in prima persona
    il fenomeno delle migrazioni e del razzismo.Come
    sappiamo lItalia, precisamente nel meridione, è
    teatro frequente degli sbarchi di migranti.Molti
    di questi riescono a sistemarsi, ma alcuni
    finiscono per essere reclutati dalla malavita
    locale, non a caso le donne e sfruttamento della
    prostituzione, sono fra le attività più abusate.
    Così da anni associazioni e organizzazioni di
    volontariato cercano di aiutare queste donne a
    uscire dalla condizione di schiavitù per
    introdurle a una vita libera, offrendo
    innanzitutto un rifugio sicuro. Alcune ci sono
    riuscite, altre però hanno paura, le ritorsioni
    arrivano anche ai parenti nel Paese dorigine.

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  • E il caso ad esempio di Mimì, una giovane
    nigeriana di venticinque anni che è riuscita a
    lasciare la strada e ora vive una vita diversa.
    Poi la mafia immaginaria. Nellestate del 2003
    Reggio Emilia viene scossa da un duplice delitto.
    Vengono uccisi due ragazzi cinesi e alcuni dei
    loro connazionali e coetanei vengono arrestati
    per gli omicidi. I mass media usano subito un
    automatismo usare la frase mafia cinese anche
    se nulla del genere emerge dalle indagini. Tra
    gli arrestati cè una ragazza minorenne di
    quindici anni, C.W.K. Il suo avvocato, colpito
    dagli indizi pesanti contro i ragazzi, dedicò
    molta parte del suo tempo lavorativo ad aiutarla.
    Arrivati al processo, egli è riuscito a salvare
    la ragazza e ora è in una comunità dove frequenta
    normalmente la scuola ed è stata brillantemente
    promossa.E stata dura afferma in una
    intervista perché le differenze sullidea di
    giustizia sono tante quanto le culture. Unaltra
    storia è quella di Yohan Cazacun, un ingegnere
    rumeno che lavorava da operaio piastrellista
    nella località di Gallarate, in provincia di
    Varese aveva preteso dal suo datore di lavoro
    Cosimo Iannese, un trattamento dignitoso pari a
    quelli dei lavoratori italiani. Fu bagnato dalla
    benzina e bruciato vivo, dopo mesi di atroci
    sofferenze dovute alle bruciature che coprivano
    quasi il 90 del suo corpo, morì all ospedale di
    Genova. A tre anni dalla sentenza che aveva
    condannato Iannece a trent anni sia in primo che
    in secondo grado (con il rito abbreviato per
    evitare lergastolo), la Cassazione annullò la
    condanna per carente motivazione da parte dei
    giudici sulla volontà duccidere
    dellimputato.E stato bruciato per la seconda
    volta, risponde la figlia maggiore di Yohan
    Cazacu, anche la giustizia è stata ingiusta nei
    confronti del padre. Ci sono molte vicende che
    colpiscono in questo libro, quello di Papa un
    nero vittima di razzismo e sfruttamento, delle
    sorelle C con Radio Padania e la vicenda di Porta
    palazzo.
  • RIFLESSIONIQuesto libro mi ha colpito
    tantissimo. Mi hanno colpito le storie, i
    problemi, le3 ingiustizie di tante persone che
    soffrono. Limmigrazione non deve essere vista
    come un fenomeno dai connotati negativi, ma come
    un fenomeno comprensivo per tanti motivi si
    emigra per disperazione, per motivi politici, per
    studio, per amore, si parte per una vita
    migliore, libera, ripartendo da zero. Avevo molte
    idee circa le sventure degli immigrati, ma grazie
    a questo libro mi sono accorto che nessuna era
    paragonabile a quelle. La vita umana non ha
    prezzo, non ha colore e soprattutto non ha
    distinzione fra le culture.



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Solo Andata
  • AUTORE ERRI DE LUCA
  • Forse vi chiederete se questo è il solito e
    banale libro che parla sterilmente e
    staccatamente della vita dei profughi che fuggono
    dal loro paese in cerca di una vita migliore..
    invece no, tratta principalmente dei sentimenti
    di questa gente.
  • La sua caratteristica è che è formato solo e
    soltanto da poesie e che oltre a presentare le
    sensazioni dellautore descrive le aspettative, i
    dubbi, le incertezze e le preoccupazioni di gente
    che si aspetta tanto dal futuro. Le prime poesie
    sono dedicate alla descrizione di situazioni
    riprovevoli avvenute nelle zone colpite dalla
    guerra e perciò allanalisi attenta degli stati
    danimo dei personaggi. Masse di gente che si
    spostano quasi fossero una mandria di montoni.
    Una delle poesie che mi ha colpito di più è
    intitolata H2O2. Questa poesia parla di una
    madre che per non far entrare sua figlia nei
    campi di concentramento le tinge i capelli con
    lacqua ossigenata. All età di otto anni la
    portò da un chirurgo perché le rifacessero il
    naso, e sugli album fotografici colorava i suoi
    occhi di azzurro. La madre fece tutto ciò per
    paura che i tedeschi le portassero via la cosa
    più preziosa che avesse, sua figlia. Per farla
    apparire di razza ariana, la sottopose ad ogni
    genere di intervento chirurgico. Dopo tanti anni
    la bambina diventò una donna e ripensando a quei
    giorni capì quanto lacqua ossigenata le avesse
    salvato la vita. Ciò sta a dimostrare due cose.
    Una è la malvagità tedesca che faceva apparire
    bella agli occhi di tutti la propria popolazione
    non dando importanza ai sentimenti di quella
    gente che veniva torturata e uccisa crudelmente.
    La seconda è lamore sconfinato di una madre nei
    confronti della propria figlia.
  • Le altre poesie sono altrettanto emozionanti e
    intense poiché rispecchiano realmente gli stati
    danimo di gente che vive in paesi purtroppo
    afflitti ancora da guerre.
  • Lattività svolta è stata molto interessante,
    perché oltre a permettermi di conoscere gli stati
    danimo, speranze e aspettative di persone in
    condizioni di vita particolari, mi ha fatto
    capire che la poesia è un ottimo mezzo per
    esprimere le proprie emozioni.





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Recensioni
  • AA.VV., La notte della fuga
  • Giovanni Maggi, Questione di pelle
  • Igiaba Scego, Rhoda
  • Saira Shah, L albero delle storie
  • Josè Luandino Vieira, La vera vita di Domingos
    Xavier

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AA.VV., La notte della fuga
  • Il titolo del libro è La notte della fuga.
    Scritto da più autori, racconta fatti realmente
    accaduti di gente che è dovuta scappare dal
    proprio paese a causa prevalentemente della
    guerra. Le vicende narrate si sviluppano per lo
    più di notte trattandosi di fughe solo alcuni di
    loro hanno potuto lasciare la loro terra alla
    luce del sole. Il libro è una denuncia per tutta
    quella gente che a causa della guerra è costretta
    a scappare in posti sconosciuti senza sapere cosa
    fare e dove andare.
  • Le vicende sono narrate in prima persona, perché
    sono testimonianze scritte di proprio pugno
    spesso per esprimere il dolore provato,
    riuscendo così a trovare il coraggio e la forza
    per andare avanti. Proprio per questo motivo il
    linguaggio è crudo, perché si vuole trasmettere
    la verità che spesso è stata così crudele. Non
    mancano riferimenti a minacce e tante volte anche
    violenza. Lo stile è essenziale perché si deve
    colpire il lettore ricordandogli che ciò che sta
    leggendo è tutto vero.
  • Tra le undici storie raccontate però due mi hanno
    colpito in particolare le storie di vittime
    della guerra civile in Colombia e nella ex
    Jugoslavia.
  • La vittima della guerra civile in Colombia ha
    perso il padre in giovane età, ucciso dai
    guerriglieri (almeno questo è quanto affermò la
    polizia del luogo).Da quel giorno Isabel (così si
    chiamava la donna)dovette crescere in fretta
    perché la guerra prima o poi avrebbe colpito
    anche lei. Molti anni dopo laccaduto Isabel ebbe
    una figlia che chiamò Marianna,cresciuta senza il
    padre, costretto ad allontanarsi per non mettere
    in pericoloné Isabel né Marianna.
  • Una sera mentre la donna cercava di far
    addormentare la piccola, ebbe una visita
    indesiderata da parte di un uomo con il volto
    coperto che le
  • ordinò minacciosamente di abbandonare la
    Colombia, probabilmente perché aveva assistito
    allomicidio di un suo collega nellufficio dove
  • lavorava. Fu costretta ad eseguire lordine,
    anche se quel viaggio lavrebbe portata lontana
    da sua figlia che avendo solo due anni
  • non avrebbe potuto sopportare le condizioni di
    vita precaria che si prospettavano per lei. Era
    costretta a perdere per la terza volta una
    persona a lei tanto cara dopo il padre e il
    marito,ora anche la figlia, affidata alle cure di
    sua madre.

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  • Arrivata in Italia, decise di non arrendersi e di
    richiedere subito asilo politico per poi poter
    richiedere il ricongiungimento. Lattesa fu
    lunga, ma
  • dopo ventisette mesi poté riabbracciare la sua
    piccola.
  • Mi è piaciuta molto questa storia perché si
    sottolinea lenorme coraggio e la forza danimo
    di quella donna che fino alla fine ha combattuto
  • riuscendo a raggiungere i suoi obbiettivi.
  • La storia di Igor invece parla di una insegnante
    di italiano che si innamora di un serbo. Questo
    grande amore aiuterà moltissimo il giovane
  • profugo ad inserirsi nella società italiana.
  • In questa storia si può notare la rinascitache
    può scaturire da un amore, e soprattutto si
    conferma la teoria che un uomo dopo aver vissuto
  • tanti terribili momenti può riprendere da dove ha
    lasciato, reprimendo (ma non cancellando) quei
    ricordi dolorosi e riprendendo a vivere.
  • A mio parere la lettura delle storie di questo
    libro è molto istruttiva perché fa
  • vedere le vicende delle migrazioni da un altro
    lato, più sensibile,
  • più umano. Con questo voglio dire che i
    personaggi dei racconti è tutta gente come
  • noi nata in luoghi dove è difficile vivere, ma
    combattendo è
  • riuscita ad uscirne e a riprendere la propria
    vita. Ma in queste storie non cè solo la
  • voglia di ricominciare e lattesa di un futuro
    migliore, ma
  • anche il ricordo degli orrori e dei torti subiti.





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Giovanni Maggi, Questione di pelle
  • Questioni di pelle è una raccolta di undici
    racconti scritti da Giovanni Maggi, giornalista
    contemporaneo che vive a Voghera. Il problema
    dellintegrazione degli immigrati in Italia,
    affrontato in questo libro, è ben visibile anche
    grazie alla presenza di diverse realtà verosimili
    raccontate per lo più in prima persona che
    permettono di vedere come siano difficili e così
    tanto vicine queste problematiche.I personaggi
    raccontano il loro viaggio verso lItalia, visto
    come un viaggio di speranza che cambierà in
    meglio la loro vita anche a costo di abbandonare
    la propria terra. Il gioco vale la candela perché
    allinterno dei racconti i personaggi si
    espongono a innumerevoli difficoltà, ma grazie
    anche allaiuto di parenti o amici, anche
    italiani, riescono ad avere la meglio sulle
    avversità e sui problemi dovuti alla loro
    situazione. In aggiunta allimportante decisione
    del viaggio, forse il più importante che faranno
    nella loro vita, i protagonisti vivono un
    cambiamento della loro situazione. Questo
    cambiamento è accompagnato da una successiva
    trasformazione, ed è questa metamorfosi che ci
    porta a scoprire una nuova realtà in una realtà
    già nuova per quelle persone. Questo passaggio è
    considerevole perché ci permette di capire come
    sia possibile una loro presenza nella nostra
    società senza differenze e discriminazioni.
    Esempio di questa metamorfosi è quella vissuta
    nel quarto racconto Jie, dal nome della
    protagonista. È la storia di una ragazza cinese
    che, in seguito ad un incontro casuale con un
    gruppo di ragazzi italiani, prende coscienza di
    sé arrivando a ribellarsi a chi le dà lavoro.
    Questa conoscenza di se stessa la porta a
    rivalutarsi, rendendosi conto che si può uscire
    dalla situazione di sfruttamento in cui si
    trova. Deve vendere, per ora non cè altro da
    fare. Ma non lo avverte più come un obbligo, un
    dovere. Sfiora nella tasca il biglietto che le ha
    dato il giovane alto. E avverte confusamente che
    cè qualche cosa che sino ad oggi le è rimasto
    sconosciuto lappartenenza solo a quello che si
    desidera, che piace.Appunto questo è il pensiero
    chiave della trasformazione, in questo caso da
    uno stato di sottomissione ad uno di
    indipendenza. Lautore riporta fedelmente le
    sensazioni, i dubbi e le speranze dei personaggi
    dandoci limpressione di sentirli parlare mentre
    leggiamo. La presenza dei dialoghi favorisce una
    lettura più veloce, anche se a volte il
    linguaggio diventa crudo e volgare. Giovanni
    Maggi con questo libro ci propone di vedere in
    maniera diversa gli immigrati che incontriamo
    nellarco della nostra vita, ormai
    quotidianamente, perché la loro presenza non ci
    deve impaurire o farci vivere in uno stato di
    difesa, ma aprirci a nuove idee vivendo nel
    rispetto di chi lascia tutto senza nessuna
    certezza del futuro in un viaggio pieno di
    speranze e paure.

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Igiaba Scego, Rhoda
  • Notizie sullautore
  • Igiaba Scego è nata a Roma il 20 Marzo 1974, da
    genitori somali, rifugiatisi in Italia dopo il
    colpo di stato militare di Siad Barre (1969) che
    mise fine alla felice parentesi democratica del
    paese. È laureata in lingue e letterature
    straniere alluniversità La Sapienza di Roma.
  • Ha collaborato con alcune riviste che si occupano
    di immigrazione tra cui "Latinoamerica", "Carta"
    e "Migra". Nel 2003 ha vinto il premio letterario
    Ekstra per scrittori migranti. Di prossima
    pubblicazione un suo libro "La nomade che amava
    Alfred Hitchcock", Sinnos editore.
  • Il suo interesse per il mondo dellintercultura
    non è nato solo per le sue radici somale, ma
    anche grazie allincontro con persone illuminate
    (sia nel mondo accademico sia allesterno). Dopo
    gli studi infatti ha collaborato con alcune ONG
    (anche sul triste fenomeno delle mutilazioni dei
    genitali femminili) ed ha continuato il suo
    percorso di studi.
  • Nel 2002 ha conseguito un master in peacekeeping
    and security studies allUniversita Roma Tre e
    ora sta ultimando il corso di specializzazione in
    educazione interculturale nella stessa
    università.
  • Attualmente vive a Roma dove si divide tra la
    passione per la scrittura e il lavoro.
  • Genere Il genere del testo è un romanzo in
    quanto si tratta di una narrazione di vicende di
    più personaggi che implica una situazione
    iniziale di cui segue gli sviluppi fino alla
    conclusione.
  • Trama e personaggi La trama del testo si basa
    sui fatti verosimili, inspirati a situazioni
    reali ma sviluppati in modo fantastico. Lautrice
    racconta lemigrazione dal punto di vista di
    quattro donne somale Barni e Faduma, emigrate in
    Italia già da tempo, e Aisha e Rhoda, nipoti di
    Barni.La storia più travagliata è quella di
    Rhoda, a cui si ispira il titolo del libro.
  • Rhoda, viene presentata dapprima indirettamente
    fino a che la sua esperienza viene ripercorsa
    mediante un

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  • flashback ella, tornata in Somalia e ormai morta
    rievoca la sua sofferta esistenza da quando con
    la sorella Aisha ha dovuto lasciare Mogadiscio
    per raggiungere in Italia la zia. Unemigrazione
    vissuta come unimposizione, tanto che non ha mai
    voluto inserirsi (condizionata in questo anche
    dallatteggiamento della zia).Lunico tentativo
    di integrarsi con Gianna, una donna italiana,
    fallisce. Rhoda desidera questa donna più grande
    di lei la ammira, vuole la sua compagnia, ne è
    attratta, ricerca in lei una figura materna. Il
    rifiuto di Gianna viene interpretato da Rhoda
    come un rifiuto della sua diversità. Questa è la
    scintilla che la induce ad auto-emarginarsi con
    la prostituzione. Non è la necessità del denaro
    la causa della prostituzione, ma questa è un
    espediente per sentirsi desiderata dagli italiani
    che disprezza ma che invidia Io invidiavo
    quella gente. Sotto sotto avrei voluto essere
    come loro.
  • La vita di Rhoda finisce tragicamente malata di
    AIDS trova la forza di smettere di
    prostituirsi,torna in Somalia dove muore, non per
    la malattia, bensì per una banda di criminali che
    la pugnalano mentre è ancora in corso la guerra
    civile. Verrà profanata anche la sua tomba. La
    ritroviamo in un luogo in cui il tempo non ha
    importanza, nel cimitero di Mogadiscio. Mentre
    per tutti è ormai morta, lei riesce ancora a
    sentire gli odori, percepire presenze è questo
    il momento di chiedersi il senso della propria
    esistenza, di capire a pieno le ragioni del suo
    auto-distruggersi. Sulle stesse ragioni si
    interrogano anche gli altri personaggi, fra cui
    Aisha, primo personaggio del libro, presentata in
    una situazione spiazzante quel suo tagliarsi i
    capelli in maniera così netta sarà dettato dalla
    sua scarsa vanità o è un taglio che rappresenta
    un rimedio al dolore?
  • Aisha è una figura antitetica a quella di Rhoda.
    Lei riesce a rapportarsi sia alla cultura somala
    che a quella italiana, vuole dimostrare che
    attraverso il dialogo si può superare il razzismo
    e trova in entrambe le culture degli aspetti
    positivi. Aisha è triste e questa tristezza porta
    il nome di Rhoda. E presente anche il punto di
    vista di un italiano Pino, un giovane volontario
    napoletano che si lega a Rhoda e la aiuta a
    smettere di prostituirsi. Il duo Barni-Faduma è
    ossessionato dal ricordo di Rhoda. Si trovano di
    fronte a un dolore improvviso. La zia Barni in
    particolar modo, dopo la morte di Rhoda,
    comprende che il suo atteggiamento negativo verso
    lItalia e gli italiani le ha impedito di vivere
    veramente.Alla fine Barni riesce ad aprire un
    negozio etnico, attività che le permette di
    mediare la cultura somala e quella italiana e
    riesce così ad accettare di vivere nel Paese dei
    gaal.
  • La vicenda è ambientata nellItalia contemporanea
    fra Roma e Napoli, ma sono presenti alcune
    digressioni si sviluppa su piani temporali
    diversi.

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  • Struttura narrativaLautrice fa parlare Rhoda e
    gli altri personaggi in prima persona usando il
    monologo interiore per evocare ricordi, pensieri
    e situazioni.
  • Il discorso che prevale è quello indiretto.
  • La costruzione sintattica è varia mentre per ciò
    che riguarda le scelte lessicali,lautrice spazia
    nella scelta del lessico utilizzando termini
    somali, espressioni gergali e talvolta volgari,
    tipiche del linguaggio parlato. Lo stile è
    incisivo, ma talora ampio.
  • Tematica/problematica Lautrice affronta il tema
    della doppia identità e della emigrazione. Il suo
    punto di vista rispetto allargomento è
    significativo avendo vissuto egli stessa tali
    problematiche. Questo le permette di osservare la
    realtà con gli occhi di una somala e
    contemporaneamente con quelli di unitaliana.
    Sembra addirittura ritrovare unalter ego nella
    figura di Aisha che come lei, sa prendere il
    meglio dei due mondi, conscia del fatto che
    vivere in una società come quella attuale, che si
    sta appena aprendo al multiculturalismo, comporta
    delle difficoltà. E convinta daltra parte che
    per abbattere i pregiudizi, che talvolta si
    basano sullignoranza, è necessario far conoscere
    la propria cultura.
  • Valutazione critica questo libro a me è piaciuto
    in quanto si propone come denuncia di una triste
    realtà che purtroppo dilaga nel nostro Paese e ci
    permette di comprendere lisolamento di chi
    emigra e si trova a vivere ai margini della
    società ospitante. Latto di prostituirsi può
    essere inteso come metafora della situazione del
    migrante, unasituazione che porta Rhoda a essere
    vittima di una società che vede la donna
    straniere solo attraverso gli stereotipi della
    modella o della prostituta. E certamente duro
    vivere sapendo che in Italia una donna nera ha
    nellimmaginario comune spazio solo come femmina
    disposta a vendersi per pochi spiccioli.
  • Anche la zia Barni è vittima dei pregiudizi ella
    sapeva bene litaliano ma sentendosi sempre dire
    voi negri non sapete litaliano, si è adeguata
    a questo stereotipo.
  • Penso che limportanza di tale libro risieda
    nellevidenziare i problemi dei giovani che
    appartengono alla terza generazione dei migranti
    e nel comprender come sia difficile sviluppare
    una doppia appartenenza.

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Saira Shah, L albero delle storie
  • Lalbero delle storie è la storia della scoperta
    dellAfghanistan da parte di Saira Shah,
    giornalista di channel 4 , più volte inviata di
    guerra, che visita la terra dei suoi avi in più
    riprese tra gli anni 80 e il 2001. Il testo è
    una testimonianza sull Afghanistan infatti,
    Saira Shah, giornalista di guerra ed autrice del
    testo, ripercorre le fasi dei vari viaggi,
    alternando ai ricordi in presa diretta del primo
    contatto con la patria, a fianco dei mujahidin,
    alle immagini della guerra civile degli anni 90,
    a quella delluscita dei talebani, fino al
    reportage realizzato nel 2001, prima e dopo l11
    settembre. E un paese semidistrutto dai
    bombardamenti, quello di Saira Shah, dilaniato
    dalle rivalità fra etnie, con una popolazione
    decimata da ventanni di violenze, fame, un paese
    che nonostante la bellezza del suo aspetto sta
    andando in rovina. Le città-gioiello, i giardini,
    i palazzi blu sotto un cielo altrettanto blu sono
    spariti. Ma Saira Shah non rinuncia a cercarli è
    cresciuta in un verde villaggio inglese del Kent
    dove suo padre non hai smesso di raccontarle le
    storie della sua nobile famiglia e di quel
    paesaggio magico lamata Kabul. Nel 1982, Saira
    Shah, allora adolescente, si avvicina finalmente
    alla sua amata terra di origini, in occasione del
    matrimonio di un suo cugino, in Pakistan. Nella
    casa dello zio, nuove storie, innumerevoli
    episodi famigliari e vivaci storielle si
    aggiungono a quel patrimonio che fa di lei quella
    che è due persone in una, una ragazza di classe
    media e pacifista, cresciuta in Occidente, e un
    nobile combattente che non ha paura di nulla.
    Questultima parte emerge soprattutto nella sua
    lunga convivenza con i mujahidin, durante la
    guerra contro lUnione Sovietica. Durante questo
    periodo Saira si identifica con questi
    combattenti, i quali non hanno paura di perdere
    la loro vita per difendere la loro patria, la
    loro amata terra. Nel 1986 Saira Shah entra
    finalmente in Afghanistan, come giornalista. Si è
    preparata al viaggio con tutta la cura che impone
    lamore per il paese natale ne ha studiato le
    lingue, la storia, larcheologia e conosce bene
    il Corano tollerante dei suoi avi. Da allora ci è
    tornata molte altre volte. È a Kabul nel 1992,
    quando i mujahidin vincitori entrano nella
    capitale è tornata a Kabul nel 1996 per
    raccontare la presa del potere da parte del
    movimento talebano.
  • Saira in questo libro documenta la distruzione e
    lorrore, ma anche il prolungamento di una
    memoria passata. La nostra autrice scopre che la
    realtà è diversa dai suoi miti, e che la verità
    si trova in un territorio mitologico. Infatti
    scrive Il mio viaggio fin qui è durato
    ventanni. Mentre cercavo di raggiungerlo, il
    luogo che aveva ispirato il mito è stato
    distrutto. Ma solo grazie al mito ( la mappa
    delle storie che la mia famiglia ha disegnato

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  • per me in quegli anni ormai lontani) posso
    riconoscere la bellezza in questa rovina . Ed
    ancora, ricordando le parole del padre, Le
    storie sono come un albero che si staglia
    allorizzonte. Tu avanza verso lalbero, così
    manterrai il tuo cammino su una linea retta. Ma
    la tua meta non è lalbero in sé. Appena lavrai
    raggiunto ignoralo, e scegli un altro punto più
    lontano, lAutrice aggiunge Io non sono mai
    riuscita a trovare lAfghanistan mitico che ho
    passato tanti anni a cercare, ma il viaggio mi ha
    portato in luoghi di cui allinizio non avrei mai
    nemmeno immaginato lesistenza. E alla fine ho
    imparato il vero valore del lascito di mio padre.
    Porto queste storie nel mio cuore quando le
    ascolto, esse
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