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Michel FOUCAULT

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... (Tristan et Iseut -ed Bossuat- , p. 220 in M ... p. 81). www.arete-consulenzafilosofica.it * ANTIPSICHIATRIA (da http://isole.ecn.org/antipsichiatria ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Michel FOUCAULT


1
Michel FOUCAULT
  • Liberare la libertà

2
Il fondamento del sapere
  • La domanda che anima la filosofia foucaultiana è
    quella relativa al fondamento del nostro sapere.
    Quali sono le basi sulle quali si è costruita la
    cultura, la nostra nozione di verità, il nostro
    modo di pensare e vedere le cose, i nostri
    rapporti umani?
  • Per rispondere a tali non nuove domande egli si
    avvale di una metodologia originale che
    complessivamente possiamo indicare come metodo
    archeologico-genealogico.

3
Larcheologia (Larcheologia del sapere 1969)
  • Lindagine archeologica va alla ricerca di quelle
    nozioni implicite e scontate che fanno apparire
    naturale una certa concezione che è invece
    espressione di una certa struttura culturale
    (Massarenti, 401).
  • In ogni tempo esistono condizioni implicite,
    ossia certi assunti metodologici, certi
    atteggiamenti verso il mondo, certi modi di
    pensare e di agire inscritti nel dna degli
    uomini di una data epoca che accompagnano la
    nascita di una certa visione del mondo e delle
    cose, e di un certo sapere in un determinato
    campo, e anzi determinano a volte la nascita di
    certe discipline culturali.

4
A priori storici
  • Queste condizioni sono gli a priori storici di
    quelle discipline, i quali vanno ritrovati con
    una ricerca minuziosa sul campo, cioè sui
    documenti di una determinata epoca, e ricostruiti
    allo stesso modo di come un archeologo
    ricostruisce un ambiente antico grazie ai reperti
    ritrovati.
  • Gli a priori storici hanno un po la stessa
    funzione di quelli kantiani (ai quali F. si
    ispira) essere le condizioni di possibilità date
    in ogni sapere. Solo che gli a priori kantiani
    sono strutture della soggettività trascendentale,
    cioè costituzioni del soggetto conoscente che è
    sempre quello e non muta, mentre gli a priori di
    F. si costituiscono in un dato momento storico e
    cambiano da epoca a epoca.

5
Foucault sullarcheologia
  • Con archeologia vorrei designare non esattamente
    una disciplina ma un campo di ricerca, che
    sarebbe il seguente. In una società le
    conoscenze, le idee filosofiche, le opinioni di
    tutti i giorni, ma anche le istituzioni, le
    pratiche commerciali e poliziesche, i costumi,
    tutto rimanda a un certo sapere implicito proprio
    di queste società. Questo sapere è profondamente
    diverso da quello che si può trovare nei libri
    scientifici, nelle teorie filosofiche, nelle
    giustificazioni religiose, ma è esso a rendere
    possibile in un dato momento la comparsa di una
    teoria, di unopinione, di una pratica
  • (M. Foucault, Le parole e le cose, intervista con
    R. Bellour, in Idem, Antologia. Limpazienza
    della libertà, tr. it. di G. Costa, Feltrinelli,
    Milano, 2006, p. 29).

6
La genealogia
  • La dimensione genealogica del metodo foucaultiano
    attinge a Nietzsche. Il filosofo di Röcken aveva
    concepito la genealogia quale ricerca che,
    tornando indietro verso la dimensione originaria
    di un dato fenomeno culturale, ne coglie la
    natura profonda in quellimpulso
    allautoaffermazione nei confronti del mondo e
    degli altri uomini che egli chiama volontà di
    potenza.
  • Ebbene se volontà di potenza è affermazione di
    un potere, Foucault, ritiene che sempre nelle
    questioni culturali siano in gioco relazioni di
    potere. Un dato sapere emerge sempre come effetto
    di alcuni rapporti di forza, emerge perché riceve
    la sua forza da una data situazione in cui vi è
    qualcuno che spinge e vince le resistenze, in una
    dinamica inesausta di confronto fra spinte
    contrastanti.
  • La genealogia ricostruisce queste spinte per
    cogliere limpulso che contraddistingue una data
    forma di sapere e linteresse che essa promuove.

7
Strutture epistemiche o epistemi(Le parole e le
cose 1966 Larcheologia del sapere - 1969)
  • La ricerca archeologica e genealogica ci consente
    di cogliere quegli a priori storici, quei modi di
    porre i problemi e di pensarli che costituiscono
    dei veri e propri regimi di razionalità o
    epistemi (dal greco epistéme sapere stabile).
  • Essi connotano le varie epoche della cultura e
    sono allorigine e al tempo stesso leffetto di
    tutte le produzioni culturali di un dato periodo.

8
Individuazione e utilizzo euristico dellepisteme
  • Dunque
  • 1) una volta che si siano indagate
    archeologicamente e genealogicamente le
    condizioni sociali, politiche, economiche e
    culturali di un dato periodo storico,
  • 2) si può stabilirne lepisteme cioè la tendenza
    fondamentale, il nucleo di idee-base che formano
    la griglia fondamentale di tutte le espressioni
    culturali di quel periodo.
  • 3) quando poi indagherò singole produzioni di
    quel periodo, conoscerne lepisteme mi sarà di
    grande aiuto per comprenderle.

9
Foucult sullepisteme
  • Così Foucault può affermare Quando parlo di
    episteme intendo tutti i rapporti che sono
    esistiti in una certa epoca fra i vari campi
    della scienza Sono tutti questi fenomeni di
    rapporti fra le scienze o fra vari discorsi nei
    vari settori scientifici che costituiscono quella
    che io chiamo episteme di un epoca.

10
Importanza dellepisteme
  • Lepisteme di un determinato periodo delimita
    anche i campi di ciò che si può e non si può
    indagare, addirittura delimita e costituisce gli
    oggetti di indagine, dando luogo a nuove
    discipline e branche della scienza. Pensiamo per
    esempio alla nascita della nozione di inconscio
    come oggetto di studio. Esso è dato da un modo di
    pensare assolutamente tipico dei secc. XIX e XX,
    mentre prima tale oggetto non avrebbe neppure
    avuto la possibilità di essere pensato come
    oggetto di studio.

11
Strutture epistemiche medioevali (analogia e
identità)
  • Nella storia le strutture epistemiche si
    succedono senza un legame razionale e senza un
    senso. Esse quindi possono essere solo descritte,
    ma non giustificate.
  • Nel Medioevo-Rinascimento vi era un modo
    fondamentale di atteggiarsi di fronte alle cose
    che era fondato sullanalogia. Luso analogico
    della razionalità permetteva di istituire
    relazioni tra microcosmo macrocosmo e
    ordinamenti metafisici del mondo. Sotto il
    profilo linguistico si concepiva unidentità tra
    la parola e la cosa significata le parole
    avevano la stessa realtà delle cose che esse
    significavano (così accade nelle parole dei
    culti e del mondo sacro), come in un altro ambito
    della vita, il valore della moneta non era solo
    indicato ma era il valore del metallo della
    stessa moneta.

12
Strutture epistemiche moderne (classificazione e
rappresentazione)
  • Nei secc. XVII e XVIII la razionalità assume una
    forma classificatorio-ordinativa in cui ad ogni
    cosa si fa corrispondere il segno che la
    rappresenta. Vi è una sorta di pathos (passione)
    dellordinamento e del sistema che racchiude il
    vivente in categorie definite e immutabili per
    poi rappresentarlo con segni adeguati e privi di
    possibilità di equivoco.
  • Linguisticamente si introduce lidea di
    rappresentazione. Le parole non sono le cose ma
    le rappresentano, così come in campo economico la
    moneta vale non per il metallo di cui è fatta, ma
    per limmagine del principe che è stampata e che
    rappresenta la fonte e la garanzia del suo valore.

13
Strutture epistemiche del contemporaneo
  • Dopo la rivoluzione francese, al pathos della
    classificazione sincronica si sostituisce quello
    storicistico e genetico. Mi interessa non tanto e
    non solo una classificazione di fenomeni che li
    rappresenti tutti e li renda percepibili in un
    solo sguardo e in un medesimo tempo, ma la loro
    storia, la loro origine-genesi e il loro sviluppo
    diacronico, cioè attraverso diverse epoche.
  • Via via tale paradigma si arricchisce di una
    prospettiva che va alla ricerca delle strutture
    nascoste del visibile, cioè quelle impalcature
    non immediatamente percepibili che sostengono la
    realtà per esempio limpalcatura delle regole
    grammaticali e linguistiche che sostengono il
    nostro modo di parlare, limpalcatura delle
    regole economiche che sostengono il nostro vivere
    sociale, limpalcatura degli epistemi a sostenere
    la cultura ufficiale di un dato periodo
    esprimentesi in precise pratiche discorsive ossia
    le scienze, cioè quanto viene detto sulla realtà.

14
Strutturalismo
  • A tutto ciò si riferisce la corrente dello
    strutturalismo coeva alla riflessione di
    Foucault, secondo la quali, i fenomeni
    linguistici (De Sassure) e quelli sociali e
    culturali (Levi Strauss) sono governate da
    strutture anonime. La lingua per esempio come
    sistema di segni connesso secondo regole è la
    struttura di quanto noi concretamente diciamo
    parlando. In ambito antropologico i rapporti di
    parentela con certi assunti biologico morali
    nelle civiltà (es. il divieto di incesto), sono
    la struttura dello sviluppo di una data civiltà.

15
Applicazione del metodo
  • Una volta esplicitata la metodologia di ricerca
    di Fuocault si può passare ad uno sguardo sui
    risultati della sua ricerca, codificati nelle sue
    opere maggiori, a partire da quello che egli
    ritenne il suo primo libro vero e proprio, la
    Storia della follia (1961).

16
Lapplicazione del metodola storia della follia
  • Da dove proviene il modo in cui noi trattiamo i
    malati di mente? Qual è lorigine delle
    istituzioni che abbiamo adibito a tale compito?
    Qual è il senso che noi attribuiamo allo stesso
    concetto di follia e di malattia mentale?
  • Unindagine archeologica su tali argomenti può
    contribuire a comprendere la derivazione del
    fenomeno dallepisteme moderno e precisarne
    alcune conseguenze, focalizzando lattenzione su
    alcune strutture di pensiero ancora operanti
    nella nostra contemporaneità.

17
La storia della follia
  • La follia rappresenta tutto ciò che scienza,
    tecnica, razionalismo ed etica borghese hanno
    represso a partire dal secolo XVIII. Essa si
    configura come lepisodio di una storia della
    repressione di quel fondo dionisiaco della vita
    (Nietzsche) che viene conculcato attraverso una
    rigorosa definizione di ciò che è giusto, lecito,
    razionale, e funzionale allo sviluppo ordinato
    della società.

18
Il presupposto della libertà
  • Tale considerazione evidenzia ex contrario
    alcuni assunti diremmo etico-filosofici di
    Foucault, che connotano il suo atteggiamento di
    ricerca. Egli respira da un lato un clima
    esistenzialistico che esalta la dimensione della
    libertà, dallaltro egli intende la libertà
    stessa non come progetto politico-razionale, ma
    come rivolta anarchica totale, cioè come la
    ricerca utopica di una dimensione di originaria
    assenza di qualsivoglia costrizione, che
    attraversi anzitutto gli aspetti finiti della
    personalità umana, le dimensioni edoniche e
    pulsionali, il desiderio, listintuale,
    lorgiastico.
  • Lungi da affidarsi a progetti politici o a
    filosofie emancipative della storia, egli
    ritiene che la letteratura e larte siano gli
    strumenti più efficaci per oltrepassare i limiti
    del dato, della costrizione culturale, sociale,
    economica, etica e poliziesca, per attingere ad
    un universo di trasgressione anarchica e di
    libertà cosmica.

19
Archeologia di un silenzio
  • La ragione occidentale progressivamente riduce a
    silenzio il fondo dionisiaco dellumano.
    Foucault intende fare l archeologia di questo
    silenzio. (M. Foucault, Storia della follia,
    prefazione del 1961 in Idem, Antologia.
    Limpazienza della libertà, Feltrinelli, Milano,
    2006, p. 10), individuandone la nascita
    allinterno della cultura o meglio dellepisteme
    sei-settecentesca e il suo perdurare sino ad oggi
    nelle forme tipiche del contemporaneo.

20
La nascita del concetto dalle pratiche di
esclusione
  • Anzitutto bisogna sottolineare che lo stesso
    concetto di follia non riguarda fenomeno già
    dato, ma è studiato nel suo prendere vita a
    partire da concrete e storiche pratiche di
    esclusione alle quali, in un dato momento,
    alcuni uomini sono stati sottoposti nelle loro
    società.
  • Esse comportano la separazione del territorio
    della normalità, della socialità e della
    quotidianità accettata, da un ESTERNO in cui
    regnano la mancanza di senso e di ragione, la
    SRAGIONE, come la chiama F.
  • A partire da questo gesto si comincia a definire
    il concetto moderno di follia e il trattamento
    degli uomini segnalati con le stigmate del folle.

21
Il Medioevo
  • Vi sono tre fondamentali momenti dello sviluppo
    dellatteggiamento nei confronti della follia il
    cui esito è la sua manifesta repressione.
  • 1) Il Medioevo-Rinascimento, epoca in cui
    linsensato è escluso ma protetto perché incarna
    la critica alle pretese della ratio e la
    coscienza della tragicità dellesistenza umana.
    Il mondo umano con tutte le sue preoccupazioni è
    follia agli occhi di Dio, mentre reciprocamente,
    come accade in Niccolò Cusano, la saggezza di Dio
    non può che essere follia per gli uomini La
    saggezza di Dio, quando se ne può scorgere lo
    splendore, non è una ragione a lungo velata, ma
    una profondità smisurata. Il segreto conserva in
    essa tutte le dimensioni del segreto, la
    contraddizione non cessa di contraddirsi sempre,
    sotto il segno della contraddizione principale
    che esige che il centro stesso della saggezza sia
    la vertigine di ogni follia (M. Foucault, Storia
    della follia, tr. it. di F. Ferrucci, Rizzoli,
    Milano 1963, p. 38).

22
Poteri oscuri della miseria e rispetto medievale
del folle
  • Egli è inoltre depositario di una sacralità
    dovuta anzitutto al fatto che per la carità
    medievale, egli partecipava ai poteri oscuri
    della miseria. Egli la esaltava forse più di ogni
    altro. Non gli si faceva forse portare il simbolo
    della croce, ritagliato nei suoi capelli? Sotto
    questo simbolo Tristano si è presentato per
    lultima volta in Cornovaglia, ben sapendo di
    avere in tal modo diritto alla stessa ospitalità
    di tutti i miserabili e, pellegrino
    dellinsensato, col bastone appeso al collo e la
    croce ritagliata sul cranio, era sicuro di
    entrare nel castello del re Marco Nessuno osò
    impedirgli il passaggio alla porta, ed egli
    attraversò la corte imitando lo sciocco con
    grande gioia dei servitori (Tristan et Iseut
    -ed Bossuat- , p. 220 in M. Foucault, Storia
    cit., p. 67).

23
Epoca dellassolutismo (per Foucault, letà
classica)
  • 2) Età classica (epoca dellassolutismo, seconda
    metà del Seicento)
  • Lesclusione della follia viene elaborata in
    perfetta coerenza con la struttura epistemica
    dellepoca. Il pathos della schematizzazione
    razionalistica e della classificazione,
    costruisce la categoria di follia come lestraneo
    rispetto alla ragione. Anzitutto ciò avviene sul
    piano teoretico. Cartesio nelle Meditazioni
    metafisiche contrappone in modo assoluto i due
    ambiti contro lantica tradizione viva ancora in
    Erasmo e Montaigne secondo cui il folle è il
    toccato da Dio, persona sacra e portatore di
    saggezza profonda e incomprensibile La non
    ragione del XVI secolo formava una sorta di
    rischio aperto, le cui minacce potevano sempre,
    almeno di diritto, compromettere i rapporti della
    soggettività e della verità. Il procedere del
    dubbio cartesiano sembra testimoniare che nel
    XVII secolo il pericolo è scongiurato e che la
    follia viene posta fuori dal dominio di
    pertinenza nel quale il soggetto detiene i suoi
    diritti alla verità . Ora la follia è
    esiliata. (M. Foucault, Storia cit., p. 53).

24
Età classica, linternamento
  • Ma tale forma di esclusione ed esilio avviene
    anche nella società e nelle sue strutture. Nel
    1657 Luigi XIV costruisce Ospedale generale,
    una struttura di internamento con la quale si
    intendeva impedire la mendicità e lozio come
    fonte di disordine (Foucault, Storia, cit., p.
    68) e in tal quadro affrontare il problema del
    vagabondaggio, dellaccattonaggio, della povertà
    estrema e dellemarginazione. Una sorta di patto
    implicito vuole che il vagabondo e lemarginato
    vedano riconosciuto il proprio diritto ad essere
    nutriti, se accettano di perdere la libertà ed
    essere rinchiusi nella struttura dove verranno
    rieducati al lavoro per poter godere,
    nellesclusione, di una sorta di tolleranza
    sociale. È così che inizia quello che F. chiama
    il Grande internamento i folli fino ad allora
    tollerati, sono rinchiusi assieme a libertini,
    prostitute, mendicanti, delinquenti, cioè tutti
    coloro che oggettivamente ostacolano laffermarsi
    delletica borghese della famiglia che avvia e
    introduce al lavoro produttivo.

25
Età classica, linternamento (2)
  • A partire dalla creazione dell Ospedale
    generale ce dallapertura delle prime case di
    correzione in Germania e in Inghilterra, e fino
    al termine del XVIII secolo, letà classica
    rinchiude. Rinchiude i dissoluti, i padri
    dissipatori, i figli prodighi, i bestemmiatori,
    gli uomini che tentano di sopprimersi, i
    libertini. E delinea lesperienza particolare
    che essa fa della sragione. Ma in ogni città si
    trova inoltre tutta una popolazione di folli.
    Circa la decima parte degli arresti operati a
    Parigi per lOspedale generale concerne individui
    insensati, uomini in demenza, persone dallo
    spirito alienato, o diventate del tutto folli
    Fra questi e gli altri nessun segno di
    differenza (p. 113).
  • Che i folli vadano assieme agli esclusi è sintomo
    inequivocabile dellesclusione della follia un
    gesto tipico che ha come conseguenza
    linternamento cioè la stretta delimitazione di
    confini insuperabili per i soggetti catalogati
    come fuori dalla ragione.

26
Il XIX secolo la medicalizzazione
  • 3) La terza fase è quella successiva alla
    Rivoluzione francese, cioè il XIX secolo. Tale
    periodo vede il sorgere dei primi veri e propri
    manicomi . Ciò comporta uno spostamento
    concettuale il folle da emarginato confinante
    con la delinquenza diviene malato di mente. Il
    folle viola letica borghese del lavoro, non può
    entrare neanche forzatamente nelle dinamiche
    produttive, è del tutto refrattario ad ogni
    normalizzazione sociale.
  • Da questa forzata separazione dal resto della
    società nasce lidea che la follia sia una
    forma di alienazione che richiede trattamenti
    particolari e addirittura una disciplina
    specifica che ne studi patogenesi e
    sintomatologia abbozzando le prime ipotesi
    eziologiche e terapeutiche. La follia viene
    medicalizzata, nasce la psichiatria come
    disciplina medico scientifica. Così la follia
    diventa la non verità che viene trattata dalla
    verità della scienza, la sola a poter stabilire
    discrimine tra normalità e anormalità.

27
Riconoscimento della specificità della follia
  • Ciò comporta un riconoscimento di specificità che
    implica la separazione dei folli dai delinquenti
    e dai reprobi, ma una nuova forma di internamento
    medicalizzato. Foucault ha riassunto tutto ciò in
    una tabella molto esplicativa (cfr. Foucault,
    Storia, cit., p. 391).

28
Forme di liberazione Strutture di protezione
Soppressione di un internamento che confondeva la follia con tutte le altre forme della sragione. Designazione di un internamento non più terra di esclusione ma luogo privilegiato in cui la follia deve raggiungere la propria verità.
Costituzione di un asilo che si propone un fine esclusivamente medico. Imprigionamento della follia in uno spazio invalicabile che sia luogo di manifestazione e contemporaneamente di guarigione.
Acquisizione da parte della follia del diritto ad esprimersi, di essere ascoltata, di parlare a proprio nome. Elaborazione intorno e al di sopra della follia di una specie di soggetto assoluto che è tutto sguardo e le conferisce uno statuto di puro oggetto.
Introduzione della follia nel soggetto psicologico come verità quotidiana della passione, della violenza e del delitto. Inserimento della follia allinterno di un mondo non coerente di valori e nei giochi della cattiva coscienza.
Riconoscimento della follia nel suo ruolo di verità psicologica, come determinismo irresponsabile. Separazione delle forme della follia secondo le esigenze dicotomiche di un giudizio morale.
29
Esiti della medicalizzazione
  • Dunque in sostanza, malgrado i riconoscimenti,
    la medicalizzazione non apporta significative
    novità nella condizione del folle come escluso,
    segregato e represso. Anzi si potrebbe dire che
    le forme di repressione e contenimento diventando
    più sottili, diventano anche più sistematiche.
  • ALLA FINE DELLOPERA F. indica alcune vie per
    ridare voce alla follia
  • Nellarte con Goya e Artaud, in filosofia con De
    Sade e Nietzsche la follia potrebbe essere
    ricompresa come espressione della percezione
    tragica dellesistenza umana, delle sue
    contraddizioni dalle forme mostruose e
    inquietanti perché irrisolvibili nella forma
    compiuta e serena della pura ragione e come
    distruzione dei valori del razionalismo borghese
    che tutto vorrebbe irrigimentare allinterno di
    un sistema sociale normalizzato e razionalizzato
    in funzione della massimizzazione dellutile.
  • La Storia della follia può essere considerata
    atto daccusa contro psichiatria tradizionale,
    contro la struttura del manicomio e il
    maltrattamento malati di mente cioè un testo che
    anticipa i temi dei movimenti antipsichiatrici.

30
Dallarcheologia alla genealogia (Lordine del
discorso 1970, Sorvegliare e punire 1975 La
volontà di sapere 1976)
  • Nella fase matura della riflessione focaultiana
    il nostro autore insiste più sulla dimensione
    genealogica della ricerca, la quale punta ad
    individuare la radice di potere di determinati
    discorsi (sistemi di sapere relativamente chiusi,
    autosufficienti e autoregolantisi, come la
    scienza psichiatrica,che danno luogo ai loro
    oggetti, come per es. la follia, ma anche
    determinano e dominano i modi di vita dei
    soggetti che li affermano). Dopo che dei discorsi
    ha individuato l archivio, cioè il complesso
    di regole anonime o a priori storici che ne
    regolano il dispiegarsi in dati periodi, ora
    lindagine punta a ricostruire le trame di forze
    che hanno accompagnato il loro affermarsi come
    verità (volontà di potenza e volontà di verità
    nietzschianamente coincidono).

31
Microfisica del potere
  • Già nella Storia della follia emerge il ruolo
    determinante del potere nel produrre i discorsi e
    le dinamiche di repressione. Successivamente F.
    affronta tali dinamiche in diversi ambiti come la
    politica, la sessualità, letica.
  • Qui emerge il rapporto fondativo che ha il potere
    rispetto al discorso ritenuto vero, alla
    disciplina scientifica. Si tratta tuttavia di
    un potere non da intendersi come un moloch fisso,
    statico e ben identificabile, ma qualcosa di
    fluido che si esprime in una catena di rapporti,
    una rete di relazioni che si ristrutturano
    continuamente e che attraversano ogni aspetto,
    anche il più insignificante, della vita umana.
    Perciò la disciplina che lo studierà sarà un
    microfisica del potere (cfr. lantologia omonima
    del 1977).

32
Definizione del potere (1)
  • Con potere non voglio dire il Potere, come
    insieme di istituzioni e di apparati che
    garantiscono la sottomissione dei cittadini in
    uno Stato determinato. Con potere non intendo
    nemmeno un tipo di assoggettamento, che in
    opposizione alla violenza avrebbe la forma della
    regola. Né intendo, infine, un sistema generale
    di dominio esercitato da un elemento o da un
    gruppo su un altro, ed i cui effetti, con
    derivazioni successive, percorrerebbero lintero
    corpo sociale. Lanalisi in termini di potere
    non deve postulare, come dati iniziali, la
    sovranità dello stato, la forma della legge o
    lunità globale di una dominazione, che ne sono
    solo le forme ultime

33
Definizione del potere (2)
  • Con il termine potere mi sembra che si debba
    intendere innanzitutto la molteplicità dei
    rapporti di forza immanenti al campo in cui si
    esercitano e costitutivi della loro
    organizzazione il gioco che attraverso lotte e
    scontri incessanti li trasforma, li rafforza, li
    inverte gli appoggi che questi rapporti di forza
    trovano gli uni negli altri, in modo da formare
    una catena o un sistema, o, al contrario, le
    differenze, le contraddizioni che li isolano gli
    uni dagli altri le strategie infine in cui
    realizzano i loro effetti, ed il cui disegno
    generale o la cui cristallizzazione istituzionale
    prendono corpo negli apparati statali, nella
    formazione della legge, nelle egemonie sociali
    (M. Foucault, La volontà di sapere, tr. it. di P.
    Pasquino e G. Procacci, Feltrinelli, milano,
    1978, p. 81).

34
Significato della definizione di potere
  • Il cuore della definizione è certamente la frase
    che parla della molteplicità di rapporti di
    forza immanenti al campo in cui si esercitano.
    Che cosa è tale molteplicità di rapporti di
    forza? Dobbiamo immaginare una data situazione
    umana, circoscritta come un ambiente (di
    qualsiasi tipo svago, lavoro, amore, gioco,
    politica, scienza, economia, territorio,
    istituzione, scuola, etc.). Foucault dice che in
    ogni situazione umana è presente una molteplicità
    di forze volontà di affermarsi, di fare, di
    disfare, di decidere, di esprimersi, di far
    tacere altri e così via. Tali forze, tali energie
    entrano in un variegato rapporto fra loro,
    proprio nel campo, cioè nella situazione umana,
    in cui esse si esercitano e prendono vita. Tale
    rapporto va via via organizzandosi, ma mai in
    modo definitivo. Lorganizzazione di tali forze,
    che vede il prevalere di qualcuno su qualcun
    altro in determinate occasioni è fluida e in
    continuo movimento, producendo di volta in volta
    i suoi effetti ultimi, cioè le diverse
    configurazioni istituzionali del Potere
    tradizionalmente inteso.

35
Normalizzazione e controllo
  • Il potere, complessivamente considerato in una
    data epoca e in un dato contesto di civiltà,
    nella sua tendenza dominante non si esprime
    sempre in modo costrittivo e autoritativo, ma
    anche e soprattutto in modo obliquo e strategico.
    Le sue sono strategie di convinzione, indirizzo,
    rinforzo attraverso premi o punizioni, influenza
    indiretta, controllo e contenimento dei
    comportamenti.
  • Ciò avviene tramite luso oculato di dispositivi
    finalizzati a questo. Che cosa è un dispositivo?
    Vediamo che cosa pensa a proposito il filosofo
    Giorgio Agamben che ha affrontato tale tema
    focaultiano in un suo recente testo (Che cosè un
    dispositivo, Nottetempo, Roma 2006).

36
Il dispositivo
  • Giorgio Agamben ricostruisce la logica di
    funzionamento del termine dispositivo nel
    discorso teorico di Foucault. E ipotizza che essa
    sia intrecciata con una certa eredità hegeliana
    che giunge a lui tramite linsegnamento di Jean
    Hyppolite, suo illustre predecessore alla
    cattedra del Collége de France. In un testo
    dedicato al pensiero di Hegel, Hyppolite
    sottolineò, con evidenza, il ruolo del termine
    positività nel giovane Hegel. Questo termine
    indicava come lelemento storico consiste in un
    carico di regole, riti, e istituzioni che vengono
    imposti agli individui da un potere esterno, ma
    che vengono, per così dire, interiorizzati nei
    sistemi delle credenze e dei sentimenti. Questa
    definizione è analoga a come, infatti, Foucault
    definisce il dispositivo.Foucault, quindi,
    sottolinea che il potere non è il luogo della
    violenza bruta, al contrario esso agisce tramite
    dispositivi che funzionano attraverso la
    produzione di un soggetto. In altri termini, se
    pensiamo a certi istituti come la confessione,
    Foucault ci mostra che in essi si determina
    innanzitutto una procedura volta ad oggettivare
    la condotta di un soggetto, il quale a sua volta
    è costretto a prendere posizione rispetto a se
    stesso. Lalibertà del soggetto e la sua
    assunzione di responsabilità di fronte a se
    stesso, cioè, sono elementi funzionali
    alloperatività di un dispositivo anzi, è il
    dispositivo stesso a produrre le condizioni di
    manifestazione del soggetto, a prevederne e
    invocarne levidenza storica.
  • Mentre le teorie classiche del potere ruotano
    intorno a una concezione della forza che tende a
    identificarsi, necessariamente e in ultima
    istanza, con la violenza e la repressione,
    Foucault ci mostra come le condizioni di
    esercizio effettivo del potere abbiano di mira la
    costituzione della libertà del soggetto. Igino
    Domanin in www.ariannaeditrice .it
  • In sostanza il dispositivo è un sistema di regole
    che passano per la coscienza del soggetto e
    premono perché essa venga fuori nella direzione
    voluta dal potere attraverso una serie di
    condizionamenti istituzionali, morali,
    psicologici, emotivi, culturali. Potremmo dire
    che il dispositivo è il potere in quanto
    condiziona dallinterno la libertà umana.

37
La società disciplinare
  • In Sorvegliare e punire (1975) tale prospettiva
    sul potere viene analizzata in vista della
    denuncia della nascita di una società
    disciplinare che, negli istituti detentivi, nati
    nella prima metà dellOttocento, sostituisce
    lintento di vendicare o retribuire i crimini,
    con quello di regolamentazione totale
    dellindividuo, sin negli aspetti più profondi
    della sua anima, resi oggetto del provvedimento
    di coercizione carceraria.. Lidea diventa pian
    piano quella della correzione dellanormale.

38
Il fine della penalità
  • La penalità nel XIX secolo ha come obiettivo, in
    maniera sempre più insistente, non tanto la
    difesa generale della società, quanto il
    controllo e la riforma morale degli individui
    . Tutta la penalità del XIX secolo diviene un
    controllo non tanto di quello che fanno gli
    individui è conforme o no alla legge? ma di
    quello che possono fare, di quello che sono
    capaci di fare, di quello che sono inclini a
    fare, di quello che sono in procinto di fare.
    Così la grande nozione della criminologia e della
    penalità, verso la fine del XIX secolo, è stata
    la scandalosa nozione, in termini di teoria
    penale, di pericolosità (M. Foucault, La verità
    e le forme giuridiche, in Idem, Antologia, cit.,
    p. 85).

39
La sorveglianza universale e lideologia del
panopticon
  • Nel 1791, l'utilitarista britannico Jeremy
    Bentham pubblicò un progetto di carcere modello,
    che battezzò col nome di Panopticon. Bentham
    immaginò un edificio semi-circolare, al cui
    centro era collocata la sede dei sorveglianti,
    mentre le celle si trovavano lungo la
    circonferenza e erano interamente esposte allo
    sguardo delle guardie dei muri isolavano i
    prigionieri l'uno dall'altro, così da render loro
    impossibile vedersi e comunicare reciprocamente.
    La torre di sorveglianza, con un sistema di
    imposte, permetteva di vedere senza essere visti.
    In questa maniera, ciascun prigioniero - non
    potendo mai avere la certezza di non essere
    sorvegliato - si sarebbe sempre comportato con
    disciplina. Come nota David Lyon, in questa
    parodia laica dell'onniscienza divina,
    l'invisibilità e la conoscenza - o lo sguardo -
    asimmetrici sono una garanzia di potere e di
    introiezione della sua volontà nei soggetti, che
    non possono mai sentirsi sicuri di essere soli,
    grazie all'ingegnosità strumentale del
    dispositivo di sorveglianza. (http//lgxserver.un
    iba.it/lei/personali/pievatolo/platone/panopt.htm)

40
Foucault sul panopticon
  • Leffetto principale del panopticon è indurre
    nel detenuto uno stato cosciente di visibilità,
    capace dassicurare quella che è la funzione
    automatica del potere far sì che la sensazione
    del controllo sia permanente anche laddove la sua
    attuazione è discontinua obbligare il detenuto
    alla sensazione di essere controllato ed
    osservato costantemente, pure se questa
    percezione non gli è possibile da verificare.
    Quindi fondamentale non è la presenza
    ininterrotta del sorvegliante, bensì che il
    detenuto ne abbia solamente la sensazione. Siamo
    così giunti allidea di unalterità fisicamente
    determinata. È lidea che Foucault chiamerà
    bio-politica, ovvero la presenza del potere fin
    nelle più piccole particelle del corpo della
    persona. Una presenza non necessariamente fisica,
    ma che è sufficiente sentire-percepire.
  • Grazie a questa inestinguibile sensazione, il
    detenuto avrà sempre davanti lalta torre
    centrale, ma non saprà mai se il sorvegliante è
    presente al suo interno. La torre infatti
    possiede delle persiane che coprono le finestre e
    non ne permettono la visione interna delle
    chicanes, al posto delle porte, per evitare ad
    ogni minimo riverbero di lasciar trasparire la
    presenza del guardiano.

41
Foucault sul panopticon (2)
  • Ecco perché il panopticon è una macchina per
    dissociare la coppia vedere-essere visti.
    Infatti, mentre nellanello periferico si è
    totalmente visti, senza mai vedere, viceversa
    nella torre centrale si vede sempre, senza mai
    essere visti.
  • Oltre a quanto riportato, il panopticon si basa
    altresì su una relazione fittizia non è
    necessario far ricorso alla forza per costringere
    il condannato alla buona condotta, il pazzo alla
    calma, lo scolaro alla buona educazione. Le
    istituzioni sulla base del panopticon non hanno
    inferriate o catene perché basta che le
    separazioni siano nette e le aperture ben
    disposte. Questa del panopticon è una geometria
    della certezza e non della fortezza, la forza
    costrittiva e il controllo della diversità passa
    attraverso una chiara superficie di applicazione.

42
Foucault sul panopticon (2)
  • Bentham non lo dice, Foucault però lo ricorda il
    panopticon si è principalmente ispirato al
    serraglio del re che larchitetto Le Vaux aveva
    costruito a Versailles (poi andato distrutto, ma
    di cui rimangono tuttora progetti e disegni).
    Esso fu importante perché rappresentò il primo
    serraglio in cui gli animali non erano
    disseminati in un parco. Differentemente, vi era
    un padiglione ottagonale che al primo piano
    comprendeva lunica stanza del re e i cui lati si
    aprivano con ampie finestre su sette gabbie
    lottavo lato era lingresso, dove erano
    rinchiuse varie specie di animali. Allepoca di
    Bentham questo serraglio era scomparso, ma nel
    programma del panopticon si trova unanaloga
    preoccupazione per losservazione
    individualizzante, per la caratterizzazione e la
    classificazione, per lorganizzazione analitica
    dello spazio. Il panopticon è un serraglio del
    re. Lanimale è sostituito dalluomo e questo
    dovrebbe farci riflettere circa il modo di
    rapportarsi allalterità rispetto allaltro si
    ha un atteggiamento naturalista e scientista e
    osservare laltro, senza avvicinarlo per paura
    del contagio, analizzarlo e catalogarlo, entro
    parametri determinati, è la modalità di
    rapportarsi alla diversità perseguita dalla
    modernità.
  • Dunque panopticon è per eccellenza luogo di
    sperimentazione, di analisi e di controllo.
    (http//www.silsismi.unimi.it/SILSISMI/Indirizzi/I
    ndirizzi_doc/scienze_educazione/foucault)

43
Sesso
  • La sessualità nellepoca contemporanea diventa
    anchessa oggetto dellattenzione del potere
    secondo una strategia estremamente raffinata. Non
    è tanto la tabuizzazione del sesso, bensì la
    fuoriuscita del sesso dallambito della prassi
    per divenire oggetto del discorso a normalizzare
    e contenere la dimensione libidica. E proprio
    laffiorare del sesso al livello del discorso
    veritativo, detenuto in modo privilegiato dalla
    scienza, a costituire lo strumento di controllo
    concettuale della sessualità. Attraverso il
    discorso emergono le strategie di contenimento
    promosse poi praticamente dalla società.

44
Misure di normalizzazione
  • Pedagogizzazione del sesso per indirizzarlo su
    pratiche adulte considerate morali (divieto della
    masturbazione)
  • Listerizzazione del corpo della donna,
    considerato niente più che un utero per la
    riproduzione (donna madre o non-madre)
  • La psichiatrizzazione del piacere perverso con
    la ricerca di dimensioni patologiche che s
    classificano lintera personalità
  • La socializzazione delle condotte procreatrici
    affinché la condotta riproduttiva sia
    regolamentata e orientata a fini sociali
  • (cfr. S. Givone F. P. Firrao, Filosofia, vol.
    III a cura di F. Moriani, Bulgarini, Firenze,
    2012, p. 602).

45
Biopolitica
  • Ultima fase della riflessione di F. è incentrata
    sul tema della biopolitica, cioè del rapporto tra
    il potere e la vita. La biopolitica si avvale di
    un biopotere che si esercita sui corpi e sui loro
    processi biologici (nascita, morte, riproduzione,
    malattia) in termini di utilizzazione e
    controllo come mezzi di produzione (Givone,
    cit., p. 603). Ciò è visibile nelle politiche
    moderne di regolamentazione delle nascite e della
    popolazione. Il potere sulla vita sostituisce
    lantico potere sovrano di dare la morte. La vita
    come spazio vitale, salute, benessere,
    sostituisce nei progetti del potere il classico
    espansionismo politico - cfr il Lebensraum o
    spazio vitale nazista come oggetto di
    rivendicazione che conduce alla guerra cioè
    dunque all uccisione reciproca in nome della
    necessità di vivere (Foucault, La volontà di
    sapere, Feltrinelli, Milano, 1991 p. 39).

46
Biopotere e scienza medica
  • Il biopotere va naturalmente di pari passo con lo
    sviluppo della medicina per organizzare la
    società in base alla distinzione dicotomica tra
    sano e malato che implica quella morale-sociale
    tra ciò che è normale e ciò che è deviato
  • allinterno di tale progetto si collocano
    lesaltazione della salute e della forma
    corporea, delligienismo e della pulizia, della
    vita pienamente fiorita e sicura, anche sotto il
    profilo economico (assicurazioni sulla vita),
    fino a giungere alleugenetica, cioè alla
    selezione di individui aventi determinate
    caratteristiche considerate positive rispetto
    alleliminazione di coloro che tali caratteri non
    possiedono.

47
Processi di liberazione
  • Il secondo e il terzo volume della Storia della
    sessualità, intitolati rispettivamente Luso dei
    piaceri e La cura di sé (il primo era La volontà
    di sapere), cercano di analizzare la costituzione
    del soggetto etico a partire dalla concezione
    antica della cura di sé intesa come lavoro su
    se stessi per rendersi liberi, per realizzarsi
    eticamente come persone, per diventare padroni
    delle proprie espressioni corporee e mentali,
    contro la doxa (opinione) comune e le sue
    illusioni.

48
Cura di sé e soggettivizzazione
  • La cura di sé è una pratica di soggettivizzazione,
    cioè qualcosa che noi dovremmo mettere in atto
    per difenderci come soggetti autonomi contro il
    potere. È una tecnologia del sé cioè una serie
    di azioni pensate e metodologicamente
    sistematiche per agire e trasformare se stessi,
    sia sotto il profilo corporale sia sotto quello
    dellanima sempre in funzione di difesa contro il
    potere. Questultimo non è eliminabile, ma ad
    esso è opponibile la costruzione lenta e faticosa
    di una certa autonomia soggettiva. Questa viene
    chiamata da Foucault disassoggettamento ovvero
    processo che permette di emanciparsi da un
    assoggettamento da una schiavitù nei confronti
    di un potere.

49
La filosofia e il disassoggettamento
  • Tale è da sempre stato il compito critico della
    filosofia, la cui finalità è sempre stata quella
    di permettere al soggetto di darsi una morale,
    riducendo al minimo linfluenza dei giochi di
    potere (M. Foucault Letica della cura di sé
    come pratica di libertà, p. 305), e consentendo a
    ciascuno di fare della propria vita qualcosa di
    bello. Ciò consente anche di opporre una precisa
    entità soggettiva alle strutture anonime che
    vorrebbero governare lesistenza (secondo quanto
    aveva sottolineato lo strutturalismo, che in tale
    frangente esige di essere superato).

50
Il soggetto contro loggettività matematizzante
del sapere cartesiano
  • Così il soggetto, come persona nella sua
    pluralità di dimensioni razionali e affettive,
    con la sua struttura desiderante e progettante,
    con la complessità della sua vita
    biologico-mentale alla ricerca inesausta del suo
    centro, che noi indichiamo come io, si oppone
    anche a quella dimensione di evidenza oggettiva e
    assoluta indicata da Cartesio come criterio della
    verità. Ad esso viene sostituito, tramite la cura
    del sé, un soggetto ascetico che con lo sforzo
    di valorizzazione del sé attraverso la cura
    socratica del conosci te stesso - si fa
    portatore di unistanza soggettiva, vitale e
    vissuta di verità, a soppiantare limpersonalità
    anonima della scienza.
  • Ecco in ultimo lo scopo emancipativo di tutta la
    riflessione di Foucault un sapere costruito dal
    soggetto per il soggetto, contro saperi e poteri
    intersoggettivi e/o oggettivi e anonimi - che
    sovrastano e schiacciano con la loro forza
    macchinale e impersonale la vitalità espansiva
    dellio e la ricerca della sua realizzazione
    possibile.
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