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COMUNICAZIONE NON VERBALE

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COMUNICAZIONE NON VERBALE Prof.ssa Nicla Rossini Introduzione Lo studio della Comunicazione non Verbale ha radici relativamente antiche: la prima monografia dedicata ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: COMUNICAZIONE NON VERBALE


1
COMUNICAZIONE NON VERBALE
  • Prof.ssa Nicla Rossini

2
Introduzione
  • Lo studio della Comunicazione non Verbale ha
    radici relativamente antiche la prima monografia
    dedicata allargomento risale al XVII sec.
  • Nel XVIII sec. Lo studio della Comunicazione non
    Verbale e in particolare del gesto era
    considerato un elemento determinante per la
    comprensione dellorigine del pensiero e del
    linguaggio.

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Introduzione
  • In particolare, Diderot (1751) e Condillac (1756)
    si sono occupati dellargomento.
  • Nel XIX sec. con Tylor (1878) e Wundt (1901)
    linteresse per la sfera non verbale era ancora
    legato alle teorie sulla transizione
    dallespressione individuale al linguaggio
    codificato.
  • La ricerca concernente la sfera non verbale era
    ancora asistematica. Suo unico scopo era quello
    di suffragare le innumerevoli teorie filosofiche
    sullorigine della società.

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Introduzione
  • I primi studi autonomi sulla CNV risalgono alla
    prima metà del 900 K. Lorenz (1939) e
    Eibl-Eibesfeldt (1949). Lapproccio è
    prevalentemente zoologico o biologico.
  • Limportanza di questo campo di studi è andata
    crescendo nella seconda metà del 900,
    coinvolgendo un numero considerevole di
    discipline.

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Introduzione
  • La linguistica si è dedicata tardi a questo tipo
    di studi, benché L. Bloomfield (1933), Bolinger
    (1975) e Pike (1946) abbiano mostrato interesse
    per la questione.
  • Bloomfield (193339) Il gesto accompagna il
    parlato ed è soggetto a convenzioni sociali.
    Tuttavia il suo meccanismo è ovvio.

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Introduzione
  • Bolinger (1946) il confine tra ciò che si
    definisce e ciò che non si definisce lingua
    dipende da classificazioni arbitrarie dovute alla
    misura in cui i fenomeni in questione possono
    essere ricondotti ad una analisi strutturale.
  • Pike (1967) approccio alla CNV dalla prospettiva
    della Teoria Unificata della Struttura del
    Comportamento Umano

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Introduzione
  • Secondo questa teoria, la lingua è solo una fase
    dellattività umana e non dovrebbe essere
    dissociata da altre fasi. Per provare la sua
    teoria, Pike citò un gioco in cui le parole di
    una frase erano progressivamente sostituite da
    gesti. Il gioco descritto dimostra che forme non
    verbali posso essere strutturalmente integrate
    con forme verbali.

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CNV come si definisce?
  • La definizione di CNV inizialmente comprendeva
    lintero insieme di tutto ciò che è non
    verbale.
  • Questo implicava che sotto letichetta di CNV si
    raccogliessero fenomeni disparati, quali
  • Gesti delle mani e della testa
  • Espressioni facciali
  • Gesti vocali
  • Abbigliamento (Argyle, 1982)

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CNV come si definisce?
  • Una definizione del genere è troppo vasta.
  • Una definizione possibile la trasmissione
    intenzionale di informazione da un emittente A a
    un ricevente B attraverso il canale visivo.

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Comportamento e Comunicazione
  • I termini Comportamento e Comunicazione sono
    stati a lungo usati indifferentemente in
    relazione allambito non verbale.
  • Una possibile differenziazione tra comportamento
    e comunicazione è il tratto intenzionale.
  • In questa sede, si assume come postulato
    lintenzionalità dei processi comunicativi.

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Comportamento e Comunicazione
  • La classificazione più esaustiva del
    Comportamento non verbale è di Ekman e Friesen
    (1969), che classificano il comportamento non
    verbale umano secondo sei tratti
  • Condizioni esterne
  • Rapporto col comportamento verbale associato
  • Consapevolezza nellemissione
  • Intenzionalità dellemissione

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Comportamento e Comunicazione
  • Feedback dal ricevente
  • Tipo di informazione veicolata
  • Secondo i parametri appena elencati, Ekman e
    Friesen suddividono il comportamento non verbale
    in tre categorie
  • Atti informativi, se forniscono informazioni
    riguardo al parlante, ma non sono intenzionali

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Comportamento e Comunicazione
  • Atti Comunicativi, se sono chiaramente e
    intenzionalmente mirati a trasmettere un
    significato al ricevente
  • Atti Interattivi, se tendono a modificare o
    influenzare il comportamento interattivo del
    ricevente.
  • In questa sede, si riterranno esempi di
    Comunicazione non Verbale gli atti ai punti n. 2
    e 3.

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Comportamento e Comunicazione
  • Con questa definizione non si intende affermare
    che la gestualità non sia parte del Comportamento
    Non Verbale.

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Che cosè un gesto? Definizione
  • A. Kendon (1986 28-31) la parola gesto è
    utilizzata come etichetta per quellinsieme di
    azioni visibili che i riceventi percepiscono some
    governati da un intento comunicativo chiaro e
    riconosciuto. Tuttavia, se il termine gesto si
    riferisce a tutti i movimenti il cui intento
    comunicativo è chiamo e manifesto, la
    definizione risulta troppo vaga.

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Che cosè un gesto? Definizione
  • Kendon (1986) Gesticolazione linsieme dei gesti
    che co-occorrono col parlato e sembravo avere una
    stretta relazione con una frase o parte di essa.
  • Kendon (1990) gesto stretta di mano.
  • Può una stretta di mano essere considerata un
    gesto?
  • O è parte del comportamento sociale?

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Che cosè un gesto? Definizione
  • Rossini (in preparazione) gesto movimento
    intenzionale delle mani o della testa rilevabile
    allinterno di un atto comunicativo e provvisto
    di un accesso lessicale condiviso da parlante e
    ascoltatore. Questo implica che
  • Per il gesto, così come per il parlato, la
    condivisione del significato è determinante
    perché la comunicazione abbia successo.

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Che cosè un gesto? Definizione
  • I gesti veicolano significato, anche se in vari
    modi e con precisione non costante alcuni di
    essi veicolano concetti spaziali che sono
    ampiamente condivisi altri hanno un rapporto
    significante-significato più arbitrario e variano
    sensibilmente secondo lasse diatopico.

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Che cosè un gesto? Definizione
  • Seguendo questa definizione, possiamo affermare
    che una stretta di mano sia un gesto?
  • Movimenti della testa sono definibili come
    gesti?
  • Lopinione degli studiosi non è chiara
  • Cassell et al. (1994) definisce i movimenti della
    testa per sì e no movimenti facciali, anche
    se esprimono significati chiari e ampiamente
    condivisi.

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Che cosè un gesto? Definizione
  • Morris (1977) li definisce invece genericamente
    - segnali.
  • Secondo i principi della semiotica un segnale si
    può definire come un qualsiasi fenomeno che
    fornisca informazioni al ricevente (cfr. gli atti
    informativi di Ekman e Friesen), come, ad es., la
    spia del serbatoio di carburante di
    unautomobile.
  • Il termine segnale, quindi, non implica
    intenzionalità.

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Che cosè un gesto? Definizione
  • Ma i movimenti della testa che hanno un
    significato chiaro e condiviso, nonché arbitrario
    (ad es. i movimenti per sì e no e la forma di
    saluto) sono da considerarsi gesti a tutti gli
    effetti.

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Il gesto quadro delle classificazioni
  • Mostra lucido

23
Comunicazione solo umana?
  • Mostra luicido
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