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Diapositiva 1

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VIE PER IL NORD La principale via di comunicazione tra le regioni costiere della Venetia et Histria era la Iulia Augusta. Essa partiva da Aquileia, ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Diapositiva 1


1
V gin. A
La classe
è orgogliosa di presentare il
suo nuovo lavoro multimediale
IN VIAGGIO CON GLI ANTICHI
UN VIAGGIO CON GLI ANTICHI
2
Ibam forte via ... Annia
3
I GRECI
  • in viaggio

4
I VIAGGIATORI
  • I mercanti greci commerciavano soprattutto
    via mare, percorrendo il Mediterraneo.
  • A seconda della brevità o meno dei trasporti
    vi erano diversi tipi di imbarcazione.
  • Se i viaggi erano di poca durata venivano
    usate navi più piccole e veloci,per quelli invece
    più lunghi vi erano navi più grandi, capaci e
    sicure.
  • In queste spedizioni, spesso
  • commerciali, vi era un seguito
  • di schiavi che dormiva sul ponte
  • mentre invece gli altri membri
  • dellequipaggio dormivano in
  • cabine, riparati dal freddo e
  • dalla pioggia .

5
LE VIE
  • I viaggi per terra erano invece faticosissimi.
  • La gente andava a piedi portando con sè uno o due
    schiavi se il tragitto era breve e animali da
    soma per trasportare i bagagli più pesanti.
  • I greci non usavano, al contrario dei romani,
    lettighe o portantine, in quanto pareva loro che
    fossero unostentazione e le ammettevano solo per
    i malati e le donne.
  • Dove le strade lo permettevano venivano usati dei
    mezzi di trasporto.
  • Per i trasporti leggeri vi erano carri trainati
    da una coppia di muli mentre per quelli pesanti
    vi erano carri a quattro ruote trainati da buoi
  • apene leggero calesse per passeggeri
  • hamaxacalesse pesante.
  • Si costruirono inoltrestrade a rotaia ovvero si
    scavavano un paio di rotaie, profonde otto-dieci
    centimetri distanti fra loro circa un metro e
    mezzo.

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I LUOGHI DI SOSTA
  • Durante i viaggi i luoghi di sosta potevano
    essere alloggi di nobili e ricchi che ospitavano
    i mercanti o famiglie unite da un legame di
    amicizia importante era infatti il principio di
    ospitalità e in ogni casa vi era una camera per
    gli ospiti (xenon).
  • Coloro che non potevano disporre di tali
    privilegi, ricorrevano a semplici locande di
    campagna (pandokeion luogo per ospitare tutti).
  • Qui lo spazio interno era suddiviso in piccole
    camere ciascuna delle quali si apriva su un
    cortile o su un porticato coperto che lo
    circondava e in ognuna di queste si trovava come
    letto un solo pagliericcio e come coperta doveva
    essere usato il mantello dello stesso ospite.
  • In tutte le città i visitatori potevano inoltre
    divertirsi nelle osterie dette capeleia o
    potisteria.

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GLI ABITI IN VIAGGIO
Chiton ampia tunica di lino o lana senza maniche
e lunga fino al ginocchio o al polpaccio,
trattenuta in vita da una cintura
(ZONE) Claynscorto mantello Petasos cappello
a larghe tese Imation o Claina grandi
rettangoli di lana usati come coperte.
8
I ROMANI
9
VIABILITA ROMANA
  • La rete stradale costituisce un elemento di
    primaria importanza nella storia romana di una
    regione. Nessuna regione italiana, escluso il
    Lazio, presenta un sistema stradale complesso
    quanto quello della decima regione augustea, la
    Venetia et Histria.

10
  • Una parte di questo sistema passava per il
    territorio di Concordia, collegato così da una
    parte con lItalia settentrionale e peninsulare e
    con le regioni occidentali dellImpero,
    dallaltra con la regione balcanico-danubiana e
    verso il nord con il Norico e lEuropa
    centro-settentrionale. Quindi uno dei motivi
    dellubicazione di Concordia fu lincontro di due
    grandi vie, la Postumia ed Annia.

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LA VIA POSTUMIA
  • La più antica delle vie consolari di questa
    zona, la Postumia, congiungeva il Tirreno con
    lAdriatico e Genova con Aquileia. Il suo
    percorso, documentato da alcune pietre miliari e
    dalla Tabula Peutingeriana, è il seguente
    partendo da Genova, per Dertona e Piacenza
    raggiungeva Cremona, dove attraversava il Po.

Oltrepassando quindi il Mincio presso Goito,
toccava Villafranca, Mantova, Verona, Vicenza e
si dirigeva verso il Piave, passando a nord di
Treviso.
12
  • Attraversato il Piave la Postumia continuava
    fino a Faè e proseguiva verso ovest, poco più a
    sud di Opitergium, centro paleoveneto e poi
    municipio romano. Dopo Oderzo la Postumia
    raggiungeva più a nord Fontanafredda e quindi
    Codroipo, poi Aquileia . Oderzo era collegato
    invece a Concordia da una via secondaria. Secondo
    unaltra ipotesi invece tale via era proprio la
    Postumia, che si congiungeva quindi presso
    Concordia con la via Annia.

13
LA VIA ANNIA
  • Laltra grande via consolare che interessava
    Concordia era la via Annia. Univa la colonia da
    un lato con Altino, dallaltro con Aquileia. E
    probabile che la via Annia si allacciasse con una
    Popilia la via, a partire da Altino, si dirigeva
    verso Portegrandi, costeggiava un tratto
    dellodierna provinciale e correva verso il Piave.

Attraversato il Piave poco più a sud di San Donà,
la via si dirigeva verso il piccolo fiume
Grassaga, dove sono stati rinvenuti i resti di un
ponte.
14
  • Un altro ponte fu rinvenuto sul Canalat, a
    partire dal quale la via puntava alla Livenza
    verso S.Anastasia. presso Ceggia, in località Prà
    di Levada, fu rinvenuto un miliario che attestava
    unindicazione di venti miglia, cioè la distanza
    di Altino. Oltre la Livenza la strada entrava
    nellagro concordiese. Per un certo tratto essa
    si confondeva con la via chiamata Comune,
    attraversava quindi alcuni piccoli fiumi e
    raggiungeva lodierna provinciale.

15
In località Paludetto la massicciata, a causa
delle depressioni del terreno, era visibile per
circa un chilometro. La via puntava quindi su
Concordia non passando per il centro, ma
tenendosi leggermente più a nord.
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VIE PER IL NORD
  • La principale via di comunicazione tra le
    regioni costiere della Venetia et Histria era la
    Iulia Augusta. Essa partiva da Aquileia, toccava
    Tricesimo e passava per Gemona, quindi arrivava
    fino a Iulium Carnicum, lodierna Zuglio e
    valicava al passo di Montecroce Carnico. A
    Stazione per la Carnia, la via si biforcava per
    raggiungere il Norico sulla valle del Fella.

Via Iulia Augusta
17
ALTRE VIE
  • Oltre alle strade principali nellagro di
    Concordia vi erano altre vie meno importanti. Ad
    una via accenna il toponimo di Settimo, circa a
    sette miglia da Concordia, e così pure quelli di
    Azzano e Cinto. In questo tracciato si ravvisa il
    cardo maximus dellagro concordiese, cardo che
    probabilmente serviva anche come via di
    comunicazione, oltrepassava a Fontanafredda la
    cosiddetta Postumia seconda e raggiungeva la
    pedemontana e le sorgenti della Livenza. La via
    pedemontana, che si disparte da Sacile e collega
    paesi come Aviano, Malnisio, Montereale Cellina,
    Maniago, Cavasso, Travesio e Pinzano,
    probabilmente esisteva anche in età romana.

18
  • Non si hanno notizie di strade che da
    Concordia portassero al mare, anche se si può
    pensare che vi fosse un percorso per congiungere
    la colonia con il Portus Reatinum di Plinio, che
    tuttavia sicuramente poteva essere raggiunto per
    via fluviale.
  • Vi era probabilmente un percorso che da
    Annone portava a Codroipo per Settimo, Sesto e
    Vissignano.

Via Annia e Postumia
19
I romans a tôr pal Friûl
20
Epoca 180 a.C. 476 d.C. La presenza romana in
Friuli è testimoniata dallesistenza di alcuni
paesi di fondazione risalente proprio a questo
periodo storico, quali Muzzana, Precenicco,
Rivignano e Titiano, che prendono il loro nome
dai legionari Muzio, Precinio, Rivinio e Tito, i
quali possedevano appunto queste terre possiamo
elencare poi Codroipo, chiamata allora
Quadruvium, forse per la sua posizione nei pressi
di un incrocio di due importanti vie, o per il
nome degli Dei protettori di questo (Quadruviae),
e Palazzolo (Palatiolum), allora centuria romana,
il cui porto, importante per i traffici diretti a
Roma e oltralpe, è stato citato anche da Plinio
(I sec a.C.). Qui, rinveniamo anche le rovine del
ponte di epoca Cesariana, ormai sommerse dal
fiume Stella (Anaxum), e parte della via Annia.
21
Il Friuli era attraversato da diverse vie romane
tra cui La già citata Via Annia (156-153 a.C.),
per opera di T. Annius Luscus, sulla cui stazione
di partenza troviamo tuttora dei diverbi (non si
è certi se sia Cremona o Forum Augusti) si è
però certi che passasse per Iulia Concordia e
attraversasse il Tagliamento allaltezza di
Latisanotta (ad Paciliam), e che la sua
destinazione fosse Aquileia. Lungo il suo
tracciato sono state rinvenute molte epigrafi,
tra cui ricordiamo quella di Latisanotta,
riconducibile a Servilio Al.
Schizzo del ponte rinvenuto sotto le acque del
fiume Anaxum.
22
Attuale veduta del ponte romano sulla via Annia
Ponte romano
23
Percorso Veneto/Friulano della Via Annia
Via Annia allaltezza di Palazzolo
Via Annia a Muzzana
24
La Via Postumia diretta appunto nellattuale
Istria (Sulla tavola peutingeriana è tracciato il
percorso da Genova ad Aquileia) sul percorso di
questa strada sono state sviluppate due diverse
ipotesi secondo la prima, la strada, seguendo
una deviazione, scendeva per Iulia Concordia,
mentre la seconda ipotizzava che attraversasse il
Tagliamento allaltezza di Codroipo La Via Julia
Augusta che parte da Aquileia e arriva fino al
Norico Una via priva di nome che unisce
Concordia e Artegna, passando per Codroipo
Antico percorso della Via Postumia
25
ISCRIZIONE SULLE SPALLETTE DEL PONTE ROMANO A
CONCORDIA SAGITTARIA Incise sulle spallette di
un ponte, venuto alla luce nel 1977 nel fondo
Borriero (a ovest di Concordia Sagittaria), ci
sono due iscrizioni di identico testo entrambe a
forma di rombo. La prima formata da cinque lastre
di calcare, la seconda da sei. M(anius)
Acilius M(ani) l(ibertus) Eudamus (sex)vir
testamento fieri iussit
26
Le lettere, alte 14,5 cm, sono incise con una
solcatura piuttosto profonda e, specialmente la
D, la M e la V, tendono a iscriversi in un
quadrato. Liscrizione si può attribuire al I
secolo d.C. come testimonia la formula
testamento fieri iussit scritta senza
abbreviazioni.
27
Per comprendere meglio il periodo di appartenenza
delliscrizione, bisogna sottolineare che Manlio
Acilio risultava far parte della gens Acilia
(ricca famiglia romana di antiche origini) tra la
fine della repubblica e gli inizi dellimpero
nell Italia settentrionale (testimoniato da 27
presenze), lepitaffio di conseguenza viene
collocato in questo periodo.
28
In relazione a questa incisione sono sorte
opinioni divergenti la più diffusa sostiene che
il ponte con relative spallette sia oggetto della
disposizione testamentaria del liberto. Daltra
parte è però poco credibile lipotesi che un
iniziativa di tale importanza fosse affidata alla
responsabilità di un privato.
29
...Migrantes...
Sono di seguito riportate due epigrafi
risalenti al I sec. a.C. provenienti da
Concordia Sagittaria sono riconducibili a due
medici provenienti da Ariminum ( Rimini
), giunti probabilmente a Concordia attraverso la
via Popillia, che si congiungeva ad Altino con
la via Annia.
30
  • Coperchio di urna cineraria di marmo grigio
    azzurro, costituito da una base quadrangolare e
    da una pigna squamata sovrastante.
  • Nella nicchia ricavata nella parte anteriore
    accoglie il ritratto del defunto.
  • Proviene da Concordia, attuale collocazione
    Mus. Naz. Concordiese di Portogruaro.

31
D . SEMPRONIO HILARO PATRONO MEDICO
1. D(ecimo)
Sempronio Hilaro,
2. patrono, medico.
Misure 60/38/31 cm Altezza delle lettere
3,6-3,22 cm
32
  • Questa epigrafe risale al I sec. d.C. tale
    datazione è possibile per gli aspetti
    paleografici dell iscrizione. Questa non è
    probabilmente completa, ma doveva continuare
    sulla fronte dell urna perduta, col nome del
    dedicante al nominativo e una formula
    dedicatoria, costituita anche da un semplice
    dedit. Tale monumento rappresenta lunione di più
    elementi, alcuni della zona tra Altino e Treviso
    e altri della zona di Concordia Sagittaria. Il
    cognome gracanico Hilarius attesta la condizione
    libertina di D.Sempronio Hilarius

33
  • Frammento di stele calcarea a edicola, con i
    busti di due coniugi, notevolmente deteriorati
    conservato a suo tempo nel Municipio di
    Concordia.
  • Attuale collocazione Museo Nazionale
    Concordiese di Portogruaro
  • D . SEMPRONIVS
  • IVCVNDUS
  • MEDICVS
  • ARI NENSIS
  • D(ecimus) Sempronius
  • Iucndus
  • medicus
  • Ari(mi)nensis
  • Misure 72/48/32 cm
  • Altezza delle lettere 4,2-2,6 cm

34
  • L indicazione Ariminensis (di Rimini) sembra
    unaggiunta successiva.
  • I due Sempronii delle due epigrafi esercitano
    la stessa professione, portano lidentico
    prenome il cognomen del secondo (Iucundus) è la
    traduzione latina di quello grecanico della prima
    (Hilarius), di evidente impronta libertina. Si
    può allora presumere che i due medici, forse per
    legame di sangue, appartenessero alla stessa
    famiglia inoltre si può dedurre che il presente
    Sempronius Iucundus, che per la forma latina del
    cognomen sembra più giovane di Sempronius
    Hilarus, forse di una generazione, abbia da lui
    appreso la professione medica. Appare dunque
    verosimile che anche costui provenisse da
    Rimini.

35
  • Un altro emigrato proveniente da Forum Cornelii
    che dimostra la frequenza di contatti tra
    lEmilia e Concordia è

Armonius Astura
36
  • Liscrizione consiste in una tavola calcarea
    dai margini smussati, già nota nel secolo XVI,
    proveniente dalla raccolta Muschietti. Ora è
    consevata al
  • Museo nazionale Concordiese di Portogruaro.

37
  • M . ARMONIOM.L. ASTVRAEPATRONO SEXVIR
    FOROCORNELI ET SEXVIR IULIACONCORDIAM. ARMONO
    M.L. AVCTOOPPONIAI C.L. TERTIAIM. ARMONIVS M.L.
    SALVIVSSEXVIR IVLIA CONCORDIATESTAMENTO FIERI
    IVSSIT
  1. M(arco) Armonio
  2. M(arci) L(iberto) Asturae
  3. patrono, sexvir(o) Foro
  4. Corneli(i) et sexvir(o) Iulia
  5. Concordia
  6. M(arco) Armonltigto M(arci) l(iberto) Aucto
  7. Opponiai C(ai) l(ibertae) Tertiai
  8. M(arcus) Armonius M(arci) l(ibertus) Salvius
  9. sexvir Iulia Concordia
  10. testamento fieri iussit.

MISURE 118 X 50 X 18ALTEZZA DELLE LETTERE 
9,8-5,6 cm.
38
  • Gli arcaismi, laspetto paleografico e la formula
    testamento fieri iussit convergono verso una
    datazione alla prima metà del I sec. d.C.
    Lepigrafe conferma lesistenza di rapporti con
    Imola, lantica Forum Cornelii, da cui è stata
    rilevata la provenienza di uno dei dedicatari,
    M.Armonius Salvius, che dedica larea sepolcrale
    al patrono M.Armonius Astura, a un altro liberto
    della stessa famiglia e alla liberta Opponia
    Tertia. NellItalia settentrionale il gentilizio
    Opponius è attestato soltanto a Iulio Carnicum.

39
I VIAGGI NELLANTICA ROMA
  • I VIAGGIATORI E I RISCHI DEL VIAGGIO

I viaggi su strada erano in genere assai lenti. A
viaggiare erano di norma persone facoltose oppure
mercanti. Viaggiare era faticoso e talvolta molto
rischioso, specie di notte per la costante
minaccia dei briganti. I funzionari viaggiavano
sempre con una scorta fornita dalle autorità dei
centri attraversati, e venivano alloggiati da
privati a spese dellerario. Non altrettanto
protetto era il comune viaggiatore nella tabernae
e capuanae, sporche e squallide locande condotte
da osti rapaci, le risse erano allordine del
giorno e il viaggiatore rischiava di esser
derubate, se non addirittura sgozzate nel sonno.
Chi poteva, stava alla larga da simili posti,
ricorrendo allospitalità di qualche amico.
40
  • I MEZZI DI TRASPORTO
  • I mezzi di trasporto più economici erano, il
    cavallo e il mulo. Gli abitanti delle campagne
    usavano carri tirati da buoi e da muli, i cavalli
    erano impegnati quando la velocità era
    indispensabile. I poveri si limitavano a
    viaggiare a piedi.
  • I ricchi viaggiavano nei carpenta a due ruote e
    nei cisia trainati da muli per i ricchi in città
    e per percorsi più lunghi la carruola dormitiva,
    un carro coperto, comodo provvisto di tende. Il
    carro postale era trainato da cavalli veloci. I
    modesti mercati che portavano la merce sul dorso
    di qualche mulo preferivano però a qualche
    convoglio più importante scartato da una
    pattuglia di servi armati.

(Carruola dormitiva)
41
  • Diffuso specialmente durante gli ultimi tempi
    dellimpero era il pilentum, che veniva trainato
    da scampanellanti pariglie di muli alla carruca
    che di tutti era il più veloce, lussuoso e comodo
    mezzo di locomozione perché permetteva ai
    viaggiatori di distendersi e di dormire durante i
    lunghi viaggi. Le caratteristiche più
    appariscenti di questo carro erano i molti
    ornamenti.
  • Particolarmente lenta era invece larcera, una
    via di mezzo tra il carro e la lettiga che, era
    ideale per i vecchi patrizi delle saluti delicati
    e per i malati facoltosi.
  • Il plaustrum era il tipico carro per il
    trasporto delle merci non troppo pesanti,
    specialmente per i prodotti che ogni giorno
    venivano trasportati dalle campagne vicine per
    sfamare la popolazione delle città. Era composto
    da massicci dischi di legno ed era trainato da
    buoi e da asini. Per i carichi più pesanti come
    le botti di vino e le belle piramidi di grano,
    veniva utilazzato il serracum dalle quattro ruote
    robuste.

(Plaustrum)
42
  • Cera chi andava a piedi, cera chi poteva usare
    carri e carretti di vario tipo. Nelle stagioni
    crude e nei viaggi lunghi in Spagna e Pannonia i
    quali si doveva superare ardui valichi quasi
    sempre flagellati dalle intemperie, i viaggiatori
    più ricchi usavano carri da viaggio, il più
    indicato dei quali per chi aveva fretta era
    (lessedum) a due ruote ossia più leggero, ed un
    carro da guerra (ciasium) sempre a due ruote.
  • Anche il carpentum era il carretto a due ruote
    ma per la sua eleganza veniva usato come la
    lettiga, quasi esclusivamente in città o nei
    brevi percorsi fino alle grandi ville patrizie
    dei dintorni. Inoltre, era privilegio delle
    matrone e delle fanciulle della famiglia
    imperiale usarlo anche in città, così come la
    lettiga portata a spalla da schiavi.
  • A seconda dei viaggi da compiere, vi erano
    varietà di veicoli a ruote per soddisfare tutte
    le esigenze. Ad esempio, un carro a due ruote era
    il cesum. A quattro ruote era la carruca
    dormitoria, il mezzo più lussuoso dellepoca.
    Cerano poi molti modelli da trasporto tra cui il
    carrum, il carretto a quattro ruote. Un altro
    modello a quattro ruote ed il più pesante era il
    plaustrum, usato dai contadini per portare i loro
    prodotti in città.

43
  • LE AREE DI SERVIZIO
  • I dignitari e i viaggiatori pernottavano nelle
    locande chiamate mansiones. Qui il viaggiatore
    per servizio trovava un'intera villa dedicata al
    suo riposo. Spesso attorno alle mansiones sorsero
    campi militari permanenti o addirittura delle
    città.
  • Anche i privati viaggiatori avevano bisogno di
    riposo, e in alcuni punti lungo la strada nacque
    un sistema privato di cauponae, una sorta di aree
    di servizio spesso vicine alle mansiones. La
    funzione era la stessa, ma la loro reputazione
    era inferiore, perché frequentate anche da ladri
    e prostitute.
  • I nobili avevano però bisogno di qualcosa di
    meglio per le loro soste. Nei tempi antichi le
    case vicine alla strada dovevano offrire
    ospitalità per legge, e questo probabilmente
    originò le tabernae, termine che non significava
    "taverne", ma piuttosto "ostelli".

44
  • VESTI DA VIAGGIO

I romani avevano bisogno di vesti comode per
muoversi, tanto a piedi che a cavallo. La toga
con il solenne disegno di pieghe a piombo e la
ricchezza della stoffa impiegata, non era
lideale per cavalcare anche il più tranquillo
dei muli.
Una tunica corta fino al ginocchio lasciava
perciò ampia libertà ai viaggiatori romani. Per
riposarsi dalle piogge e dal freddo bastava un
mantello di lana munito di cappuccio. I bagagli,
una bisaccia di pelle e di stoffe, una rete a
secco, oppure per i viaggi lunghi trasferimenti
di lunga durata, qualche cassa o baule di legno.
(Tunica romana)
Ciascun viaggiatore aveva poi una borsa di pelle
(marsupium) che assicurata alla cintura custodiva
oltre al denaro le cose più preziose e più
personali.
45
La tabula Peutingeriana
46
  • La tabula Peutingeriana è una copia
    del XIII secolo di una antica carta romana che
    mostrava le vie militari dell impero. La tavola
    è composta da 11 pergamene riunite in una
    striscia di 680x33cm. Mostra duecentomila km di
    strade, ma anche la posizione di città, mari,
    fiumi, foreste e catene montuose. La tabula è
    probabilmente basate sulla carta del mondo
    preparata da Marco Vipsanio Agrippa, amico e
    genero dell imperatore Augusto, tra laltro il
    costruttore del primo Pantheon. Si pensa che la
    sua redazione fosse finalizzata ad illustrare il
    cursus publicus (la rete viaria pubblica sulla
    quale si svolgeva il traffico dell impero,
    dotata di stazioni di posta e servizi a distanze
    regolari). La tabula mostra i Balcani, la
    Iugoslavia, l Adriatico con lisola di
    Cefalonia, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e
    la costa libica di fronte, mostra inoltre tutto
    l impero romano. Il vicino oriente e l India,
    indicando il Gange e lo Sri-Lanka. Viene
    menzionata anche la Cina. La tabula Peutingeriana
    fa riferimento alla tipologia descrittiva di una
    carta itineraria picta, cioè con itinerari
    graficamente disegnati che rappresentavano il
    territorio.

47
Descrizione della carta
  • Il disegno cartografico della tabula, a
    causa del formato, procede da sinistra a destra e
    pone lest in alto, e rappresentando lecumene
    secondo un forte sviluppo longitudinale, che
    lascia poco spazio ai valori della latitudine. I
    singoli oggetti geografici perciò vi appaiono
    stranamente disposti lungo un asse idealmente
    orizzontale, causando inattesi effetti di
    collocazione e grave distorsione di molti dei
    luoghi rappresentati. La grande sproporzione fra
    la lunghezza e laltezza della tabula spiega la
    necessità di poterla raccogliere in un volumen
    per essere quindi facilmente trasportabileciò ha
    condizionato la stesura dellintero testo
    geografico.

48
Liconografia
  • Nella tabula molte località risultano
    indicate non solamente con il loro nome, ma anche
    con una vignetta, cioè una rappresentazione
    simbolica. Sulla tabula infatti 555 località sono
    messe in evidenza mediante particolari
    raffigurazioni, spesso differenti fra loro per
    forma e grandezza. Le città sono rappresentate da
    due case, le città più importanti come Roma,
    Bisanzio e Antiochia sono segnalate da un
    medaglione. Vi sono inoltre indicate le distanze
    con minor o maggior precisione.

Le strade sono tracciate in rosso, con segmenti
uniti tra loro da brevi angoli, vicino
ai quali compaiono i nomi delle località
toccateogni segmento indica perciò una frazione
dellintero percorso. Le distanze sono
espresse in miglia, con numeri romani.
49
Lo scopo della cartaun viaggio militare
  • Lo scopo di questa carta ci viene descritto
    da uno studioso dell epoca Strabone. E gli
    afferma che la geografia deve servire soprattutto
    agli interessi che sono per lo più di ordine
    militare. Per le operazioni militari risulta
    importantissimo possedere una buona conoscenza
    del territorio di operazione e perciò anche nelle
    carte più estese, deve essere dedicato alle
    regioni di più grande interesse, soprattutto
    militare, uno spazio maggiore e particolari più
    numerosi che a quelle meno importanti.

50
Romail centro del mondo (Roma Caput Mundi)
  • Roma è rappresentata con una figura
    incoronata, assisa in trono e recante il globo,
    la lancia e lo scudo. La immagine e la scritta in
    rossoRomasono racchiuse entro un doppio cerchio
    attraversato nella parte inferiore nel corso del
    fiume Tevere. Dal doppio cerchi si diramano 12
    percorsi stradali, 11dei quali riportano dei nomi
    delle grandi vie storiche(via Aurelia,via
    Flaminia,via Appia,via Latina).

51
Aquileia la grande metropoli del Friuli
  • La città di Aquileia viene rappresentata da
    una cerchia di mura con delle torri,che
    evidenziano la forte vocazione militare della
    città friulana. Dai numerosi particolari
    cartografici che descrivono questa città si
    deduce la sua importanza all interno dell
    impero romano e la grandezza della città stessa

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Altre citta di rilievo Ravenna,Nicea,Tessalonica,
Nicomedia
  • Per questi centri, il simbolo cartografico
    che li illustra si rifà direttamente agli aspetti
    più peculiari di un antica città,vista dall alto
    a volo duccello con una prospettiva che
    permette di vedere non soltanto la cinta muraria,
    ma anche le parti superiori di qualche edificio,
    che si riesce ad intravedere nellinterno. E
    questo un tipo di illustrazione che si ritrova
    frequentemente nell arte romana, soprattutto
    nelle raffigurazioni di città.

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. . . Le nostre letture . . .
  • Testi latini
  • Un viaggio movimentato ORAZIO (Sat. 1, 5, 1-23)
  • Dedalo e Icaro OVIDIO (Metamorfosi)
  • Una scampagnata fuori città OVIDIO (Fast. III,
    523-542)
  • La dolorosa partenza per lesilio OVIDIO
    (Trist. 1, 3, 1-26)

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  • Testi greci
  • Viaggiareche fatica SENOFONTE (Memorabili, 3,
    13, 5-6)
  • Medea decide di aiutare Giasone APOLLODORO (1,
    9, 23)
  • Odissea OMERO (libro V, 291-493)
  • Storie ERODOTO (IV, 147-148)
  • Prometeo incatenato ESCHILO (700-735)
  • Storie TUCIDIDE (I, 4-5)
  • Uccelli ARISTOFANE (1-48)

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Gli Argonauti furono un gruppo di 50 eroi che,
sotto la guida di Giasone, partirono per il
viaggio verso la Colchide, alla conquista del
vello doro.
Gli
eroi erano accorsi da tutta la Grecia per
organizzare la spedizione che Pelia, re di Iolco,
aveva richiesto a Giasone, figlio di suo fratello
Esone.IL VELLO DOROUn tempo, Atamante
lEolio, re di Beozia, era stato in procinto di
sacrificare Frisso, il figlio avuto da Nefele, ma
apparse Eracle a distoglierlo dal gesto,
convincendolo dell'avversione che suo padre Zeus
provava per i sacrifici umani. In seguito Ermes,
per ordine di Era o di Zeus, inviò dal cielo un
ariete alato dal vello interamente d'oro.
L'animale magico, venne cavalcato da Atamate
verso la Colchide dove, una volta giunto,
sacrificò l'animale. Il vello d'oro rimase
intatto e fu tenuto in conto come un grande
tesoro dagli abitanti del luogo.
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IL PRIMO ORACOLO Pelia una volta salito al
trono, fece uccidere tutti i possibili aspiranti
al regno.Giasone, figlio di Esone, riuscì al
salvarsi, infatti, la madre e le ancelle, mentre
il piccolo dormiva, piansero su di lui fingendo
che fosse morto e con il pretesto di portarlo
fuori per la sepoltura lo affidarono al centauro
Chironte.
GLI ORACOLI DI PELIA
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IL SECONDO ORACOLO Pelia sedeva
ormai stabilmente quando un oracolo lo mise in
guardiada un uomo che calzasse un solo sandalo.
Un giorno, mentre celebrava un sacrificio a
Poseidone il sovrano vide sulla spiaggia un
giovane, si trattava di Giasone, che aveva perso
un sandalo aiutandouna vecchina a guardare le
acque fangose del fiume Anauro. Sotto le vesti di
quella povera vecchia si nascondeva in realtà una
teofania di Era la moglie di Zeus, a lui sempre
avversa.(Alla vista di quel giovane, il re si
precipitò ad interrogarlo. Gli chiese quale fosse
il suo nome e chi fosse suo padre e il giovane
gli rispose con franchezza al che il sovrano gli
chiese come si sarebbe comportato se un oracolo
gli avesse predetto che qualcuno concittadino
stesse per ucciderlo. Giasone, ispirato da Era,
rispose che avrebbe inviato quell'uomo nella
Colchide, alla ricerca del vello doro. Ma quando
riconobbe nel suo interlocutore l'usurpatore,
Giasone gli chiese di restituirgli il trono il
re gli rispose ponendogli una condizione prima
avrebbe dovuto salvare il regno da una
maledizione.)
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LA PARTENZAA comando della spedizione fu
inizialmente proposto Eracle, ma rifiutò e
propose la candidatura di Giasone che, benché
giovane ed inesperto, aveva organizzato il
viaggio. Appena la nave ebbe preso il largo, gli
Argonauti sacrificarono due buoi ad Apollo, per
propiziarsi il viaggio. Mentre il fumo si alzava
nel cielo gli Argonauti fecero festa inebriati e
resi violenti dal vino, gli eroi avrebbero
sicuramente compromesso l'esito del viaggio, se
non fosse intervenuto Orfeo che placò gli animi
dei compagni con il dolce suono della sua lira.
LINCARICOPelia disse che, secondo un oracolo,
la loro terra sarebbe rimasta sempre povera fino
a quando non fosse stato riportato in patria il
vello d'oro, custode dell'anima di Frisso.
Promise a Giasone che, se questi lo avesse
riportato in patria, gli avrebbe restituito il
trono.


Giasone inviò araldi in tutte le terre
dell'Ellade a chiedere aiuto.
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LISOLA DI LEMNOLa prima isola che gli
Argonauti incontrarono lungo il viaggio fu Lemno,
abitata da sole donne queste, abili guerriere,
erano state vittime di una maledizione di
Afrodite, che le aveva indotte a sterminare tutti
i loro uomini. Gli Argonauti furono quindi ben
accolti dalle donne, che vollero giacere con loro
per procreare una stirpe di eroi.
In quelle notti
furono concepiti molti figli,ma alla fine Eracle,
stanco di fare la guardia alla nave, richiamò
tutti gli Argonauti e li obbligò a riprendere il
viaggio. Gli eroi partirono alla volta della
Samotracia.

Proseguendo il viaggio raggiunsero l'isola di
Bebrico, dove regnava un re di nome Amico, figlio
di Poseidone, che si vantava di essere un buon
pugile. Egli volle mettere alla prova gli
Argonauti, sfidando Polluce. Fu il dioscuro ad
uscire vincitore, uccidendo l'avversario e
scatenando la furia del popolo. ne seguì il
saccheggio del palazzo reale e lofferta di venti
tori a Poseidone per propiziare la ripresa del
viaggio.
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LINCONTRO CON EETEArrivò quindi al palazzo di
Eete che lo sottopose a tre prove 1-aggiogare
allaratro due feroci tori dagli zoccoli di
bronzo e dalle narici fiammeggianti
2-seminare nel
terreno denti di drago3-sconfiggere i
guerrieri nati dalla semina dei dentiVenne in
aiuto di Giasone Medea che innamorata di lui
decise di dare alleroe una pozione che lavrebbe
protetto dal fuoco dei tori, in cambio però di
diventare sua sposa. Giasone riuscì così a domare
le bestie e soggiogarle. A notte iniziò a
seminare i denti del drago, da ciascuno dei quali
spuntò dalla terra un guerriero Medea lanciò un
altro incantesimo Giasone scagliò in mezzo a
loro un enorme masso, creando una nube di polvere
così i guerrieri iniziarono ad uccidersi fra loro.
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Anche se Giasone aveva superato queste prove
impossibili, il re Eete si rifiutò di donare il
vello doro, minacciando di dar fuoco alla nave
Argo. Giasone riuscì lo stesso a fuggire e grazie
allaiuto di Medea a conquistare il vello
doro.LA ROTTA DEL RITORNO Dopo la morte di
Apsirto,fratello di Medea, gli Argonauti furono
liberi di affrontare la rotta che li avrebbe
ricondotti a casa. La nave Argo, ritornò da dove
era venuta dal Bosforo superando lEllesponto.
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Il viaggio per antonomasia
  • Non è forse quello di Enea il viaggio più famoso
    di tutti i tempi?!?

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  • Un celebre viaggio, sospeso tra mito e realtà,
    è quello di Enea, eroe troiano, che fuggito dalla
    città in fiamme si vide costretto ad affrontare
    un lungo e difficoltoso percorso alla volta delle
    terre italiche.

Enea mentre fugge da troia in fiamme
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  • Enea,partito da Troia,dapprima approdò
    nellisola di Creta per poi dirigersi alla volta
    di Butroto da dove,attraversando
    lAdriatico,arrivò a Castro, la sua prima tappa
    italiana.

Carta geografica di Creta
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  • Da Castro salpò verso la sua meta definitiva,
    ma in seguito ad un naufragio giunse a Cartagine
    da dove, ripartito, fece scalo in Sicilia ed a
    Gaeta per poi stanziarsi definitivamente sulle
    coste del Lazio.

Ricostruzione di Cartagine
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  • Leroe troiano, come spesso accadeva
    nellantichità, nel percorrere il suo viaggio si
    trovò ad affrontare molteplici difficoltà. Tra
    queste ricordiamo i venti sfavorevoli liberati da
    Eolo su ordine di Giunone la mancanza di
    provviste a Creta e talvolta lassenza di venti
    favorevoli alla navigazione. Tutte queste ed
    altre difficoltà erano incontrate comunemente nei
    viaggi nellantichità.

Prua di una nave nel mare in tempesta
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