Ho trovato ci - PowerPoint PPT Presentation

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Ho trovato ci

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Per il tuo cuore basta il mio petto, per la mia libert bastano le mie ali. Dalla mia bocca arriver fino al cielo, ci che era addormentato sulla tua anima. – PowerPoint PPT presentation

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Title: Ho trovato ci


1
???? te d??te ???? ????, ?a? µa???µa? ???
µa???µa?. Amo e non amo, sono pazzo e non sono
pazzo.
Anacreonte
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notteIl
primo per vederti tutto il visoIl secondo per
vederti gli occhiL'ultimo per vedere la tua
boccaE tutto il buio per ricordarmi queste
coseMentre ti stringo fra le braccia.
Jacques Prevèrt
Per il tuo cuore basta il mio petto, per la mia
libertà bastano le mie ali. Dalla mia bocca
arriverà fino al cielo, ciò che era addormentato
sulla tua anima. Pablo Neruda
L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno
esigerlo. L'amore deve avere la forza di
attingere la certezza in se stesso. Allora non
sarà trascinato, ma trascinerà.
Herman
Hesse - Demian
LIBRI
Ho trovato ciò che cercavo


cercavo il sole


e l'ho
trovato nel cielo che splendeva,



cercavo le stelle


e di notte giungevano a
colorare il firmamento

e illuminare il
buio,


cercavo te


e ora so che sei
sempre qui,


pronta ad accendere in me il fuoco eterno


in cui arde solo


chi sa di
amare.
A.L.
POESIE
LICEO CLASSICO GIULIO CESARE (ROMA) V H A.S.
2009/10
La poesia si scrive con la penna del cuore,con
linchiostro dei sentimenti,con la razionalità
del poeta irrazionale,ma il suo seme in me è
nato,cresciuto grazie a te e per te continuerà.
PAGINE DAMORE
PRESENTA
PAGINE DAMORE
FILM
SPETTACOLI
Anonimo
T'amai dunque, t'amai e t'amo ancora di un amore
che non si può concepire che da me solo.
Foscolo (dalle
Ultime lettere di Jacopo Ortis)
Tu dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene
altri mille, e quindi cento, quindi mille
continui, e quindi cento. E quando poi saranno
mille e mille nasconderemo il loro vero
numero, che non getti il malocchio
linvidioso per un numero di baci così
alto. Catullo
Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi
e poi tornano.
Antonello Venditti
Lamore non ha luogo, non ha tempo, ma,
soprattutto, non ha età. Anonimo
2
LO SPAZIO BIANCO
THE READER
FILM
INVICTUS
THE ROAD LA STRADA
3
Tito Maccio Plauto Truculentus
Medea
SPETTACOLI TEATRALI
Positiva
Odissea
Menandro Larbitrato
Negativa
4
SCHEDA DI LETTURA
LIBRI
Bernard Schlink THE READER
Tito Maccio Plauto TRUCULENTUS
Terenzio HEAUTONTIMORUMENOS
Pietro Abelardo LETTERE DI ABELARDO ED ELOISA
Hermann Hesse SIDDHARTA
Cormac Mc Carthy LA STRADA
Eva Cantarella LAMORE E UN DIO
Eva Cantarella DAMMI MILLE BACI
5
POESIE
Dante Tanto gentile e tanto onesta pare
Emily Dickinson - Amore tu sei alto
Petrarca - Erano i capei doro a laura sparsi
Saffo - Frammenti
Gabriele Dannunzio La pioggia nel pineto
6
TRUCULENTUSTITO MACCIO PLAUTO
Losteria invece non viene intesa solo
come il luogo in cui si beve, né ha unaccezione
del tutto negativa come in Manzoni che la
presenta un posto di intrighi e inganni, ma
diventa per antonomasia l ambiente dove si
confidano i timori, le perplessità e i segreti
agli amici e spesso non si perde loccasione di
fare anche qualche pettegolezzo. Una diatriba
volta a comprendere il vero padre di un bambino è
argomento portante dello sviluppo della vicenda,
che, però, nella rivisitazione teatrale del
regista, non ha un lieto fine ma riesce ad
offrire un prezioso spunto di riflessione Il
regista è stato in grado di arricchire il testo
plautino facendo gioco anche delle diversità
dialettali nella nostra penisola. Ambientata
circa negli anni Trenta, in una paesino del
Mezzogiorno che non vale la pena di
specificare, la commedia incarna i suoi
protagonisti in attori che volutamente accentuano
le peculiarità della parlate del Sud il tutto
risulta già di per sé assai comico alle nostre
orecchie. È riconoscibile invece il tipico
accento romagnolo in Anastasia un omaggio della
compagnia a Federico Fellini, al quale, in un
dibattito post spettacolo ammette di essersi
ispirata. Nonostante infatti la ricostruzione
scenica, come accennato, sia in età moderna, il
regista si era anche prefisso lo scopo di
proiettare il pubblico in una dimensione affine a
quella della Roma Antica. Mette in scena unopera
che richiama molto il mélange di culture, costumi
e tecniche di lavorazione che caratterizzava la
Roma Antica quando, nel Terzo Secolo A. C., aveva
conquistato popoli tanto lontani quanto diversi
fra loro, sapendo fare tesoro della loro cultura.
Si gustano quindi i veri sapori della commedia
plautina, o almeno si cerca di farla suonare oggi
come essa, prendendo spunto sia dalla farsa
atellana che dalla commedia greca, doveva
risuonare alle orecchie di un romanzo di terzo
secolo. aUn altro
accenno importante meritano i costumi, senza
dubbio ben scelti ed idonei. Questi infatti in
parte hanno saputo rispecchiare ed incarnare le
figure stereotipate che sono i cardini della
commedia plautina, come il giovane innamorato, il
vecchio misantropo, il soldato millantatore (per
esempio nel Miles Gloriosus), il lenone avido,
luomo assetato di potere. Il Truculentus
rappresentato dalla compagnia CASTALIA è uno
spettacolo che ho apprezzato molto, che ha
saputo, specialmente per la sua ironia briosa ma
non contaminata eccessivamente da turpiloqui o
volgarità, coinvolgermi profondamente, con il
resto del pubblico.




Eugenio Santacroce V H
  • Lavventata scelta di ambientare in età
    moderna una commedia di stampo classico, come
    il Truculentus di Plauto , è risultata un gran
    successo. A conferma gli spontanei e i lunghi
    applausi al termine di ogni atto e il profondo
    coinvolgimento emotivo da parte del pubblico che
    ha saputo apprezzare e cogliere gli
    innumerevoli spunti di ironia durante tutto lo
    spettacolo. Sicuramente la rappresentazione è
    riuscita nellintento del regista, che ci ha
    voluto mostrare come si possa magnificamente e
    brillantemente attualizzare una commedia
    scritta anche centinaia e centinaia di anni
    fa, senza farla perdere di valore. Forse, se si
    possiede unampia conoscenza del testo
    originale plautino, si può rimanere in parte
    delusi dalla rappresentazione. La seconda parte
    della commedia e in particolare il finale
    appaiono non del tutto fedeli allopera
    originale di Plauto. La commedia, a differenza di
    tante altre dello stesso autore, è stata portata
    in scena poche volte nei secoli scorsi. Di per sé
    infatti il testo non ha quella travolgente vis
    comica tipica di altre opere quali Menecmi e
    Miles Gloriosus, che anche ad una semplice
    lettura farebbe strappare almeno un timido
    sorriso anche al critico più pessimista. La buona
    riuscita della rappresentazione è quindi legata,
    non esclusivamente ma quasi, alla sensibilità del
    regista, alla capacità di eloquio degli attori ed
    al saper cogliere e sfruttare al meglio
    situazioni che potenzialmente offrono molti
    spunti di ilarità. Il testo è stato scritto dal
    commediografo in età avanzata e, stando a quanto
    ci tramandò Cicerone, Plauto si compiacque molto
    del suo lavoro. Largomento trattato nella
    vicenda di per sé non è certamente dei più
    eleganti. Nel palco infatti si contrappongono due
    ambienti unosteria e una casa dei piaceri,
    almeno così veniva chiamato il lupanare da
    Capatosta, dove i bisogni di uomini venivano
    soddisfatti da meretrici, delle quali ci si
    poteva anche perdutamente innamorare. La più
    bella fra tutte le donne era Frenesia che, con il
    suo irresistibile fascino, seduceva chiunque
    avesse avuto il piacere di incontrarla.

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7
THE READER - A VOCE ALTA BERNARD SCHLINK
  • MESSAGGIO DELL'AUTORE The Reader A voce
    alta è un romanzo che invita a riflettere,
    nonostante ad alcuni possa sembrare allo stesso
    tempo banale, quasi scontato, ma terribilmente
    drammatico. aL'autore ha
    lasciato ai lettori ampio spazio per
    un'interpretazione soggettiva del libro, che
    inevitabilmente varia da persona a persona,
    essendo condizionata dal modus vivendi et
    cogitandi di ciascuno di noi.
    aL'autore vuole comunicare due messaggi.
    Il primo è quello di invogliare a parlare, a non
    nascondersi dietro le timidezze ed a saper
    affrontare, per una giusta causa, anche le più
    intime paure.
    aIl secondo, assai più significativo e
    simbolico. È quello di farci ragionare
    intimamente, spingendoci in una sorta di dilemma
    etico e conflitto morale sulle atrocità del
    passato ed in primis sull'Olocausto. Il romanzo
    infatti, pur presentando come tema portante una
    controversa storia d'amore, affronta in maniera
    molto sentita le controversie sul piano etico
    sorte nel Dopoguerra, ed offre lo spunto di una
    profonda riflessione sulle responsabilità degli
    atroci misfatti in epoca nazista.
    aSCELTE LINGUISTICHE Il
    romanzo predilige l'uso di strutture
    paratattiche, ed è inoltre abbastanza frequente
    l'uso del discorso diretto che alleggerisce il
    contenuto rendendolo più chiaro ed accessibile.
    Il lessico è pregnante, ben scelto e molto
    settoriale quando si descrivono i vari momenti
    del processo.
  • Eugenio Santacroce

IL CONTESTO STORICO L'autore omodiegetico narra
gli avvenimenti del romanzo ambientandoli in un
periodo da lui stesso vissuto. Il contesto
storico è facilmente desumibile si tratta del
Secondo Dopoguerra, degli anni Cinquanta e
Sessanta. In particolare il romanzo descrive, fra
l'altro, uno fra i numerosi processi tenuti in
quegli anni in Germania per condannare gli autori
delle atrocità e dei misfatti commessi in età
nazista. aVALORI
EMERGENTI Dalla lettura del libro emergono
diversi valori, ma il predominante è
l'amore.L'amore fra Hanna e Michel segna infatti
lo sviluppo della narrazione. L'amore che lega i
due personaggi principali del romanzo è però una
sorta di amore al contempo mistero e controverso
lei nasconde al suo amante le tristi verità del
suo passato e non ammetterà mai il sentimento che
prova nei suoi confronti. Altrettanto particolare
è anche il modo in cui questo amore nasce in una
maniera così casuale ed aleatoria che può
risultare anche una forzatura. Un altro valore
emergente può essere considerato l'amicizia, ma
che se viene analizzato solo in parte e
costituisce un contorno rispetto al valore
portante pocanzi descritto.
aLO SPAZIO E IL TEMPO Nel
romanzo prevalgo gli spazi chiusi. Si può
riportare la casa di Hanna, luogo dove i due si
incontravano ed avvenivano le letture dei vari
romanzi. Il tribunale, invece, luogo dove la
giustizia dovrebbe fare il suo corso, gli
assassini dovrebbero essere condannati e gli
innocenti assolti, non è visto molto
positivamente. In questo contesto è lop spazio
entro il quale vengono a galla le debolezze di
Hanna, la maliziosità ed il cinismo degli
avvocati e le bugie delle altre imputate,
disposte a mentire ed incolpare gli altri pur di
non assumersi le proprie responsabilità.

aTra gli spazi aperti riporto la
piscina il luogo dove Michel si incontrava con i
suoi amici, ma dove non si intratteneva mai a
lungo per la sua voglia di vedersi con Hanna.Il
romanzo racconta avvenimenti che si sviluppano in
un arco di tempo di circa trent'anni. L'autore
alterna in maniera ben studiata sequenze statiche
ad altre descrittive e dialogiche. L'uso di
espedienti letterali come l'ellissi accelerano il
ritmo della narrazione, non facendo pesare al
lettore la lunghezza del romanzo.
a
I PERSONAGGIIl protagonista indiscusso del
romanzo è Michel. Non viene descritto molto
fisicamente, e l'autore, scrivendo in prima
persona, si immedesima nel protagonista.Hanna
invece è una figura tanto indispensabile nel
romanzo, quanto misteriosa, sensuale ed
affascinante (almeno nel periodo precedente alla
prigionia). La famiglia di Michel non è mai molto
vicina al protagonista. Il padre è un docente di
filosofia, serio ed erudito, e dei suoi fratelli
e sorelle si parla poco.
aLa figura di antagonista
non è palesemente presente nel romanzo, ma può
essere incarnata nelle imputate che, pur di
discolparsi, accusano Hanna. Inoltre l'ignoranza
e, nello specifico l'analfabetismo, può essere
considerato l'antagonista astratto del romanzo,
che però ha esercitato la sua funzione di
antagonista in maniera assai concreta
aTEMI SIMBOLICI il tema della
crescita viene affrontato nella sue diverse
sfaccettature. Michel segue nel corso del romanzo
e con l'avanzare degli anni una crescita fisica e
psicologica che si riflette mano a mano nei suoi
modi di comportarsi. In Hanna invece il passare
degli anni degli anni in prigione porta
inevitabilmente allo sciuparsi del suo fascino, e
al deteriorarsi del suo profumo. Ora sa di
vecchia pensa Michel quando dopo anni ed anni la
va a ritrovare in prigione, e rimane deluso nelle
sue speranze e i suoi ricordi del fascino di
Hanna così sensuale sono diventati ormai un
lontano passato.

aMITI Indubbiamente la
trasgressione ed il voler a tutti i costi
soddisfare il bisogno sessuale sono i miti che
caratterizzano la prima parte del romanzo.
aTEMA DELLA
RICERCA ESISTENZIALE Nella prima parte del
romanzo si evidenzia il tema della ricerca del
piacere, dal quale deriva anche, in parte, uno
stato di felicità. Il rapporto che lega Michel ad
Hanna è costituito da una sorta di scambio tra i
due.
aMiche, infatti, soddisfa i suoi desideri
intrattenendo rapporti a livello sessuale con
Hanna lei invece viene ricambiata dal piacere
della gioia intellettuale dell'ascolto della ad
alta voce di Michel.CONCLUSIONE Il romanzo non
presenta un lieto fine. La morte inaspettata di
Hanna indelebilmente il libro, definendolo un
romanzo drammatico. Inoltre l'assenza di un
motivo chiaro sul suo suicidio contribuisce a
lasciare un so che di amaro in bocca al lettore.
ANALISI DEL TITOLO Il titolo non cela
significati simbolico metaforici. Particolare è
la presenza sia del titolo originale the Reader
che della traslitterazione in lingua italiana a
voce alta. Il titolo in inglese ritengo che sia
più significante che della traslitterazione, ma
questa completa il significato del titolo
originale rendendolo più efficace e colorandolo
di diverse sfumature.
aLA VICENDA Il romanzo
segue un iter cronologico tendenzialmente
sequenziale. Scritto in prima persone, viene
presentato dall'autore come una storia da lui
stesso vissuta, che ha voluto riportare per
iscritto anni ed anni dopo.

aMichel è un ragazzo di quindici anni che,
malato di itterizia, viene soccorso da
un'affascinante e sensuale donna sulla trentina,
di nome Hanna, che lo riporta a casa.
Diagnosticata la patologia, il giovane è
costretto a rimanere a casa per mesi, ma fra i
suoi ricordi ritorna sempre l'immagine di quella
donna che, forse un po' brutalmente, si era
occupata di lui. Decide di ricambiarle il favore
e, su consiglio della madre, le porta un mazzo di
fiori.
aMa fra i due inizia una relazione,
e Michel si innamora della donna, colpìtone dal
profondo e misterioso fascino. Nella loro storia,
fatta soprattutto di sesso, non vi era molto
spazio per il dialogo, ed Hanna, sprezzante,
evitava sempre di raccontare del suo passato. Ma
provava piacere a sentire il giovane Michel
leggere libri ad alta voce si dilettava a
sentire le peripezie dell'uomo dal multiforme
ingegno, Odisseo, oppure i romanzi di autori
tedeschi contemporanei.
aMa un giorno Hanna scompare,
e su di lei nessuno ha più notizie. Michel la
rivede per caso durante un processo nel quale lei
ed altre imputate erano accusate di aver lasciato
bruciare in una chiesa oltre cento donne durante
il nazismo.
aLe altre
imputate si discolpano abilmente e furbescamente,
negando il vero e dimostrando che non avevano
avuto la possibilità di salvarle. Lei, con un
comportamento apparentemente stolto, o forse
sincero e spontaneo, ammette le sue
responsabilità e si autoaccusa di aver scritto un
referto. In realtà lei era analfabeta e, pur di
non riconoscere il suo handicap, si fa condannare
all'ergastolo. La sua prigionia è lunga e, poco
prima della sua scarcerazione- merito della buona
condotta- decide di mettere una pietra sopra la
sua vita e si impicca.
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8
MEDEA
Nel mese di febbraio il Teatro delle Muse è stato
sede di uno spettacolo quale "Medea", messo in
scena dal gruppo teatrale "I Baraonda", i quali
sono soliti firmare i propri spettacoli cantando.
aMolto spesso infatti, la
recitazione è interrotta da intermezzi canori per
sottolineare l'atmosfera delle scene.Per quanto
riguarda la recitazione gli attori erano
perfettamente immedesimati nel loro personaggio
in particolare, la protagonista Medea riesce al
meglio a coinvolgere e a trasmettere il dolore
che prova. aIl dolore
di Medea è il tema principale dello spettacolo ed
è rappresentato anche da alcune figure simboliche
presenti nella scenografia.
aAd esempio
all'inizio dello spettacolo Medea recita
all'interno di una gabbia, segno di frustrazione,
rabbia ed insofferenza.Più avanti la gabbia
scompare a simboleggiare la voglia di riscatto e
la grinta ritrovata della protagonista. A questo
punto infatti inizia la sua vendetta, ricca di
misfatti e inganni.
aPer sottolineare la rinascita di Medea, la
protagonista inizia a recitare al centro del
palco sollevata su un piano rialzato.Tutta
questa vicenda è collocata nei primi del 900
come a paragonare Medea alle suffragette per
grinta ed innovatività infatti segni di questa
trasgressione sono l'accendersi una sigaretta
davanti al proprio marito Giasone e l'uso dei
pantaloni all'inizio della rappresentazione.

aElemento particolare che tende ad esaltare
l'antichità della vicenda è l'uso delle maschere
e la presenza di canti e battute in lingua greca
che danno un che di "arcaico" allo spettacolo.
aIl gioco
delle luci è organizzato in modo tale da
accompagnare e rafforzare le affermazioni di
Medea.I costumi, come tutta la scenografia, sono
neri per evidenziare il sentimento cupo e di
morte imminente dei personaggi. Nel finale però
intravediamo una luce che taglia l'atmosfera
tetra solo alla fine infatti la protagonista
indossa un abito bianco simbolo di rinascita e di
soddisfazione per aver raggiunto il proprio
obbiettivo vendicarsi di Giasone.Carlotta
Costantini Irene Spina
Torna al menù
9
Il finale però, come nel libro, lascia lamaro in
bocca, perché non dà un the end definitivo, ma
lascia in sospeso la trama, innestando nello
spettatore molte domande alle quali, con ogni
probabilità, non avrà mai risposta. Purtroppo, a
mio avviso, questo non si può criticare né a Mc
Carthy, né a Penhall, né ad alcuno scrittore,
poiché non è facile, dopo un trama geniale e da
così tanti spunti brillanti come quella di The
Road, uscirne con un finale di quelli alla Agatha
Christie (anche perché un libro splatter è e
rimane un libro splatter). Infine vorrei
tornare, in seguito a tutte queste mie lodi per
interpreti, autori, produttori e tecnici, alle
scene tagliate da 2929, qui si apre infatti la
mia unica critica negativa non ho affatto
gradito la scelta di oscurare e censurare alcune
bloody-scenes. Io trovo assurdo ed immotivato
questo tagliare, spezzettare e censurare. Chi
vuole vedere un film, se rientra nella fascia di
età a cui la visione è permessa (in questo caso,
gli over 14), ha il diritto di godere di uno
spettacolo completo, proietta nella sua assoluta
integrità, perché solo così si può ottenere un
cinema di classe, che attrae gente, che ammalia
ed affascina gli spettatori. Da critico ed
appassionato di cinema non posso che dire di
aspettare con fervore ledizione DVD/Blu Ray e
godere delle cut-scenes. Perché un film come The
Road è un capolavoro, che va ad incrementare il
panorama cinematografico surreale e
post-apocalittico, spodestando dal trono il
successo mondiale The Day After Tomorrow,
introducendo lalternativa splatter ed horror che
dà quel tocco di spessore emotivo che manca negli
altri film del genere suddetto. The Road è
quindi un film innovativo, unesperienza del
tutto nuova, che va vissuta nella sua integrità,
unesperienza davvero unica. Andrea Lambertucci
In questo inizio struggente, tramite le parole
del narratore, spesso riprese anche dal libro,
viene presentato il mondo post-apocalittico nel
quale si ambienta la trama, i suoi caratteri,gli
individui che lo popolano, ma soprattutto il
figlio (interpretato dal prodigio australiano
Kodi Smit-Mc Phee) il co-protagonista del film,
e la madre (una Charlize Theron cinica e, forse,
perfetta nellinterpretazione della visione
egoistica di questo personaggio che, se ad una
prima e alquanto superficiale analisi potrebbe
apparire secondario, diviene invece protagonista,
in quanto figura che incarna il motivo del dolore
e della sofferenza che turba gli animi dei due
protagonisti). Il film riesce indubbiamente a
trasmettere quella suspence che già si può
incontrare nel libro, forse in maniera più
diretta, grazie agli straordinari effetti sonori
(made by Nick Cave e Warren Ellis) e ovunque si
può ritrovare anche quellaria pervasa di horror
e splatter delle scene più cruente. Le scelte
della fotografia e dei costumi sono ottime e
pregnanti, gli effetti speciali delle
bloody-scenes sono sicuramente allaltezza di
alcuni fra i più grandi cult della cinematografia
splatter, il cast, sicuramente non deccezione,
è di certo adeguato. Ottima la regia di Hillcoat
che dimostra la sua crescita cinematografica e
lindiscusso talento artistico ed
interpretativo. Mortensen, che in varie
interviste dimostra di aver amato questo film,
co-producendolo e sacrificandosi per la sua
distribuzione, porta nella sua stupenda
interpretazione tutto questo ardore e questa
passione. Il giovane Smit-Mc Phee si dimostra
allaltezza di una trama tanto complessa e
conferma di essere un vero enfaint prodige del
panorama cinematografico internazionale. Da
notare le significative partecipazioni di Michel
K. Williams, il ladro del carrello, Robert
Duvall, lanziano Ely che tanto ricorda il
simbolico personaggio biblico del profeta Elia e
Guy Pearce, che al termine del film prospetta un
florido to be continued.
THE ROAD JOHN HILLCOAT
Spesso non è facile riportare sugli schermi
cinematografici capolavori letterali,
best-sellers, cartoni animati, serie televisive o
videogiochi di successo e fama mondiali, spesso
si rischia di inciampare inevitabilmente nella
banalità, e non poche volte il mondo della
critica si è dovuto misurare con flop clamorosi
(solo per citarne alcuni Dragonball Evolution,
che ha causato una perdita di oltre 5 milioni di
dollari nelle casse della Fox, o il famoso caso
del pluricriticato e screditato Eragon) ma,
nonostante i precedenti e le molte difficoltà
nella trasposizione, il film The Road di John
Hillcoat (sottotitolo, La Strada, non
intitolato in questo modo in Italia da 2929 per
non confonderlo con il capolavoro di Fellini del
1954), che porta sul grande schermo il libro
omonimo del premio Pullitzer Cormac Mc Carthy, è
riuscito nellardua impresa. Si premette che non
è un film per tutti è vietato ai minori di 14
anni e, a mio personale giudizio, è vivamente
sconsigliato a tutti coloro che hanno un cuore
troppo debole. Innanzitutto, avendo letto il
libro (un vero capolavoro osannato dalla critica,
vincitore, come detto, del Pullitzer 2005), si
possono facilmente notare le differenze, spesso
dovute a necessità cinematografiche, approntate
dallo sceneggiatore Joe Penhall. La scena non si
apre infatti come nel libro. Mc Carthy ci
proietta nella scena apocalittica, solo in
seguito accenna a ciò che era successo in
precedenza, con un abile flash-back. Penhall, in
comune accordo con Hillcoat, ha invece optato per
un susseguirsi di flash-back e flash-forward che,
in modo assai efficace, riescono, anche con
laggiunta di una voce narrante, quella del
protagonista principale, il padre (nel film Viggo
Mortensen), a far entrare il lettore in quella
che è la vera storia, la vera trama.
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10
HEAUTONTIMORUMENOS
TERENZIO
Il punitore di se stesso è una commedia di
Terenzio rappresentata ai Ludi Megalenses del 163
a.C. in cui si contrappongono due padri, due
figli, due donne amate da due giovani, due servi
e due famiglie. Nel prologo l'autore non anticipa
ciò che accadrà e non parla in prima persona. La
storia tratta di un uomo che vuole punirsi, di
nome Menedemo, un vecchio dall'indole scontrosa e
chiusa, che decide di lavorare duramente la sua
terra per scontare l'errore di aver indotto il
figlio Clinia ad arruolarsi nell'esercito in
Asia, ostacolando le nozze con una giovane.
Dall'altra parte ci sono Cremete, il vicino, uomo
cordiale e disponibile e suo figlio, Clitifone,
depravato e instabile. Nel testo traspare
l'humanitas, una concezione etica basata
sull'ideale di un'umanità positiva. Ciò che conta
è che questo ideale sia valido per tutti gli
uomini. Terenzio scriverà appunto "Homo sum,
humani nihil a me alienum puto", ovvero "Sono un
uomo nulla di umano reputo da me estraneo". E
una commedia brillante, avvincente e coinvolgente
adatta al pubblico di ogni età. Beatrice Mericone
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11
THE READER
STEPHEN DOLDRY
Lo sceneggiatore di "The Reader" coinvolge ancore
una volta il pubblico. Michael, appena sedicenne,
deve affrontare un durissimo, forse il più duro
periodo della sua vita l'adolescenza.
aPurtroppo un forte malanno lo costringe
ad allontanarsi dalla scuola per mesi. Ma non
tutti i mali vengono per nuocere! Infatti
soccorso dall'affascinante Hanna, Michel trova
l'amore. Destinato a durare? La maestria e la
grande audacia di un cast guidato dal regista
Stephen Doldry, con la straordinaria
partecipazione di Ralph Fiennes e Kate Winslet,
hanno permesso la realizzazione di un film di
successo, sèguito dellomonimo capolavoro
letterario. Una storia carica di emozioni e
sentimenti, travolgente e coinvolgente. Per
scelta del regista il film non cela nulla, né
lascia grande spazio all'immaginazione, come
nelle scene un po' più spinte, girate fin nei
minimi dettagli visione consigliata ad un
pubblico pressoché adulto. Adele Guerra
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12
LO SPAZIO BIANCOFRANCESCA COMENCINI
  • La drammatica pellicola, tratta dal romanzo si
    Valeria Parrella, affronta il delicato tema della
    maternità, maternità sofferta perchè prematura e
    illeggittima (sono definiti proprio così i figli
    non riconosciuti dal padre).

    A Lo Spazio Bianco e
    un "limbo" in cui si trova Maria, l'attesa della
    seconda nascita di sua figlia (venuta al mondo
    solo dopo sei mesi e ora rinchiusa in
    un'incubatrice in attesa di capire se riuscirà a
    sopravvivere o no).
  • Lo Spazio Bianco, però, è anche la vita di Maria
    prima della nascita di Irene, costellata di
    impegni quotidiani il lavoro di insegnante, il
    trasferimento a Napoli, alcuni fugaci rapporti
    sentimentali e la forte passione per il cinema.
  • Bisogna specificare che la Napoli della
    Comencini è distante e silenziosa, quasi sembra
    di fotografare un'altra città,diversa da quella
    che conosciamo solo alcuni particolari
    richiamano il mondo della Napoli criminale (la
    scorta del magistrato che abita nel pianerottolo
    di Maria, accenni all'usura).
  • L'atmosfera rarefatta e sognante rappresenta
    benissimo il limbo in cui galleggia la
    protagonista,sospesa nell'attesa della vita o
    della morte.
  • Margherita Buy interpreta la protagonista Maria.
    aLa
    maternità è qualcosa in questo caso di non voluto
    o cercato, qualcosa che accade per caso inoltre,
    lo stile minimalista e l'energia impressa nella
    rappresentazione della protagonista, dimostrano
    la volontà del film di rivolgersi a un pubblico
    variegato.
  • Da segnalare infine l'ottima colonna sonora (che
    mescola i classici degli anni '80 a pezzi più
    melodici).
  • Carlotta Sechi

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13
DAMMI MILLE BACIEVA CANTARELLA
  • La terza e ultima parte di questa fonte di
    informazione chiude il libro narrando dieci
    storie damore più o meno conosciute, per citarne
    degli esempi Enea e Didone, il trio di Lavinia,
    Turno ed Enea, gli amori di Cesare Cleopatra e
    Servilia, Antonio e Cleopatra e altri sia divini
    sia terreni che concretizzano tutto ciò che è
    stato assimilato nelle pretendenti pagine.
    Sicuramente Eva Cantarella riesce a riportare in
    vita ciò che è ormai sepolto, anche paragonandolo
    con un pizzico di ironia alla nostra realtà, per
    renderci conto che in realtà in alcuni frangenti
    non siamo cresciuti come crediamo

Con estrema leggerezza e naturalezza Eva
Cantarella ci trasporta indietro nel tempo, a
incontrare i nostri antenati, coloro dai quali
dipende il nostro presente, e bisogna dire che
anche in ambito sessuale e nè da dire. Si parte
da un romantico e famoso verso del poeta latino
Catullo che in breve si trasforma in un Catullo
geloso, arrabbiato, insomma, diverso da quello
che abitualmente si legge sui banchi di scuola.
Con la poesia che scrive per Aurelio e Furio,
corteggiatori del suo amato Giuvenzio, la
scrittrice apre davanti ai nostri occhi il mondo
virile, virtuoso, potente, ingiusto e proibito
dei nostri avi. Il libro è diviso in tre parti
principali il primo capitolo offre una
panoramica di quelli che saranno gli argomenti
affrontati dettagliatamente in seguito baci,
stupri, matrimoni, dei, vanto, dèfaillance. Si
legge che per luomo romano, la non riuscita del
rapporto sessuale era una delle sconfitte più
grandi, ma poi ci si chiede perché oggi è
diverso questo aspetto? Mentre Ovidio,
tristemente, ammette la sua debolezza, e giace,
non potendo, pur desiderandolo, invece Marziale,
da vero macho, incolpa il partner Edilio, o
lamante, Lesbia. La seconda parte racconta dei
tre differenti tipi di amore che esistevano
secoli orsono ossia amori dovuti, amori
possibili e amori proibiti. Ovviamente non
stupisce la discriminazione sessuale riguardo a
questi, stupisce però uninaspettata naturalezza
di Eva Cantarella nel narrare fatti che il
lettore medio fatica a focalizzare in pieno. Era
davvero così naturale per gli antichi Romani
tutto ciò che leggiamo? A quanto pare sì. In
questa seconda parte supportata da ritrovamenti
archeologici, soprattutto pompeiani, come scritte
sui muri delle taverne o dei luoghi di
prostituzione, viene descritto lamore, o meglio
il sesso, della vita quotidiana degli antenati.
Ovviamente agli uomini era tutto dovuto, mentre
le donne, se non prostitute, dovevano attenersi
alla vita coniugale. Le prostitute infatti, cosa
che può risultare leggermente difficile da
apprendere, erano ben viste dalla società,
obbiettivamente contribuivano al benessere dello
Stato, e nessuno osava dir nulla. Per i
prostituti leggiamo che la storia era ben
diversa, infatti un elemento fondamentale della
mentalità romana era la virilità, un uomo non
doveva mai essere sottomesso, se non giovane,
straniero o schiavo. Si continua con gli amori
tra donne, quelli extraconiugali, la pericolosa
emancipazione femminile, laborto.
Tu dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene
altri mille, e quindi cento, quindi mille
continui, e quindi cento. E quando poi saranno
mille e mille nasconderemo il loro vero
numero, che non getti il malocchio
linvidioso per un numero di baci così alto.
Cecilia Gaeta
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14
LA STRADACORMAC MC CARTHY
La strada è la grande storia di un
incondizionato amore reciproco tra un padre e suo
figlio. La necessità di continue certezze, il
quotidiano rinnovamento della speranza, il dolore
causato dallabbandono di una delle due parti, un
atto tragico, indescrivibilmente toccante.
Talvolta allinterno della vicenda si è colpiti
da un barlume di speranza, derivata da
avvenimenti che fanno pensare a una risoluzione
della tragica situazione in cui i protagonisti si
trovano larrivo nel bunker pieno di cibo, gas,
coperte e indumenti trasmette una sensazione di
protezione destinata però a durare poco. Larrivo
al mare a la scoperta della barca a vela idem,
anche questo non porta che a una non-fine se
vogliamo. Dopo la preannunciata morte delluomo
il giovane è costretto a proseguire, a continuare
a portare il fuoco proprio come ha sempre
fatto, senza però quella guida fondamentale quale
era il padre. Il bambino si unirà nella
conclusione ad altri individui, sperando che
siano anchessi buoni come dicono di essere, e
che realmente anche loro non si nutrano di altri
esseri umani, lo spera anche il lettore, con
tutto il cuore. Contesto storico-sociale
Lintero romanzo è ambientato in un futuro
imprecisabile, presumibilmente non troppo
lontano. Tutta la vicenda circondata
dallatmosfera cupa della catastrofe, anchessa
inspiegata. Non esiste più alcuna forma di
comunità o vita sociale, le città sono scomparse,
la gente è morta, la legge del più forte governa
suprema. Sistema di valori emergenti Il valore
per eccellenza è lamore. Indiscusso e
inestimabile. Lamore di un padre per un figlio e
viceversa viene descritto attraverso piccoli o
grandi gesti, semplici dialoghi, che fanno
intendere il grande legame che può nascere tra
due individui. Il vivere reciprocamente per
laltro. Un altro valore può essere quello del
rispetto delluomo. Il cannibalismo è la totale
assenza di questo aspetto. Mangiare un altro
essere umano può essere considerata la forma più
antica e arcaica della mancanza della
fratellanza. Rapporto fra luoghi di ambientazione
e mondo esterno In questo romanzo non esiste un
luogo di ambientazione che non sia lo stesso
mondo esterno, se non in qualche rara occasione.
La natura, ormai grigia, cupa e spoglia, è la
nuova casa dei protagonisti. È una dolorosa
verità, luomo e il bambino sono costretti ogni
notte ad accamparsi allombra di qualche albero
secco, riscaldati talvolta da un instabile fuoco.
Una casa fredda, ostile e pericolosa.
Personaggi I due grandi protagonisti di questo
romanzo sono luomo e il bambino, se si vuole può
essere considerata una protagonista, o forse
unantagonista, la Strada.Luomo non ha un nome,
non ha unetà e ha un passato incerto. Lunica
cosa di cui si è certi è il suo incondizionato
amore per suo figlio, allinizio del suo viaggio,
ha promesso che non lo avrebbe mai abbandonato,
che non lo avrebbe lasciato nelloscurità da
solo, e infatti mantiene la sua promessa fino al
momento in cui è costretto ad andare lui stesso
nelloscurità, da solo. Più volte nel corso della
vicenda cerca di rendere tutto più facile per il
bambino, e più volte affronta per lui delle
grandi paure e imprese. Spinto dal desiderio di
poter far vedere un giorno al figlio un mondo
migliore da questo che non può essere considerato
tale. Disposto a fare del male a chi minaccia
lincolumità del figlio, si rivela in realtà una
persona molto umana, fragile e disponibile. Il
bambino, che viene definito solo con questo
sostantivo, non ha anchegli né un nome, né
unetà (intorno agli otto anni, forse), né un
passato. La sua salvezza è la presenza del padre,
gli assicura cibo e riscaldamento, compagni e
sicurezza. Il giovane è un personaggio curioso,
dolce e sensibile. Non ha vissuto in altro mondo
se in quello colpito dalla catastrofe e non è
neanche in grado di sognare niente di più lontano
di un mare blu. Ogni qual volta si incontra un
personaggio positivo, vorrebbe portarlo con sé,
per non lasciarlo alla dura realtà della morte,
vorrebbe dividere il suo cibo con chi non ne ha,
ed è convinto che da qualche parte i buoni lo
stiano aspettando. Terrorizzato dalla sola idea
di cannibalismo, il bambino è legato al padre in
un modo che può legare solo un figlio ad un
genitore, ancora una volta amore incondizionato.
Si incontrano altri personaggi minori, il
vecchio Ely, ad esempio, un anziano signore che
si dirige inevitabilmente verso la morte i
cattivi, che cercano di catturare i protagonisti,
invano la presenza di cannibali che rinchiudono
uomini in delle cantine, mangiandone pezzo per
pezzo. Lantagonista principale può essere
considerata la condizione di catastrofe in cui si
trovano luomo e il bambino. Loscura natura
morta, fredda e ostile la fame che fa morire le
persone, contro la quale combattono fino alla
fine i protagonisti. Temi simbolici Il tema
principale del romanzo è sicuramente quello del
viaggio, come suggerisce lo stesso titolo. Un
viaggio materiale e simbolico, verso un nuovo
inizio, insieme con la persona più amata. Un
altro tema individuabile nella vicenda può essere
quello della crescita il giovane ragazzo lo si
incontra pauroso, timoroso di qualsiasi cosa, di
qualsiasi azione. Successivamente spinge quasi il
padre ad opere pericolose, ed è disposto a
collaborare con lui, per poi dover continuare il
viaggio senza la grande presenza al suo fianco.
Anche luomo si può dire che muti, e cresca nello
stesso tempo, dai dialoghi con il bambino, ogni
volta cè un po di fiducia in più, ogni tanto
apprende dal figlio qualcosa di nuovo e
sconosciuto. Miti Un mito può essere quello
dellinfanzia, incontriamo infatti un bambino,
che vive come quello che oggi sarebbe considerato
un barbone, o homeless, che dir si voglia. un
bambino costretto nelletà infantile a dover
affrontare problemi quali la fame, il freddo, la
sopravvivenza stessa, uninfanzia negata, si
potrebbe dire. Conclusione Che quella scritta
nelle ultime pagine si possa chiamare
conclusione, bè, non si può di certo dirlo. Non
si arriva infatti a un lieto fine o ad una
catastrofe totale. La situazione generale rimane
immutata, il grande avvenimento è la triste morte
delluomo, che lascia il bambino a continuare da
solo. Ma continuare, quindi un futuro per ora non
diverso dalle vicende descritte nelle prime
duecento pagine di romanzo. Messaggio
dellautore In un romanzo del genere trovare il
messaggio che McCarthy voleva trasmettere non è
di certo semplice. Senza dubbio lintero libro è
incentrato su questo sproporzionato amore e sulla
sua importanza, bisognerebbe cercarlo anche nella
nostra vita, senza dover per forza ricorrere alla
fine del mondo, probabilmente. Un altro punto
fondamentale è costituito dalla descrizione
minuziosa del doloro fisico e psichico che può
portare la fame, la disgrazia, il pericolo di
morte anche qui non bisogna andare più lontani
di una traversata in nave per vederlo anche
oggi. Scelte linguistiche Lautore utilizza un
lessico piuttosto ricercato, per inserirlo in
brevissimi periodi, che a volta non possono
neanche essere considerati tali, semplici parole
separate da un punto. Non si può dire che
rispecchi le regole grammaticali di
punteggiatura, ma può essere considerato
intrigante proprio per questo. Curiosi i
dialoghi, senza virgolette, senza punti
interrogativi, risulta difficile capire chi è che
parla. Cecilia Gaeta
  • Titolo Il titolo del romanzo è La Strada e gli
    può essere attribuito tanto un valore reale
    quanto simbolico. La strada infatti è quella che
    i due protagonisti seguono per riuscire ad
    arrivare al Sud, al mare. È una strada
    pericolosa, popolata anche dai cattivi,
    cannibali, assassini, ma purtroppo per riuscire
    ad arrivare allacqua non è possibile
    abbandonarla. La parola strada può essere anche
    identificata come il percorso del padre e del
    figlio verso la salvezza, verso lapice del loro
    amore e verso un inizio tanto atteso dopo anni di
    tragedie, che però non è intenzionato ad
    arrivare.
  • Trama La trama di questo romanzo è estremamente
    semplice e scarna. Strutturata come un intreccio,
    ci sono infatti flashback che interrompono la
    particolare narrazione, ricordi di una vita
    precedente, dellinizio della catastrofe. Aprendo
    il libro, siamo catapultati nelle prime pagine in
    un disastro mondiale, una catastrofe della quale
    non conosciamo cause né effetti. Lautore
    descrive unAmerica a noi sconosciuta, in un
    futuro non troppo lontano, grigia, polverosa,
    povera, senza sole e senza luna, senza popolo,
    senza amore e senza colori. Incontriamo subito
    due individui un uomo e il suo bambino, che
    tentano di sopravvivere una notte, come fanno da
    anni e come continuano a fare ogni notte. Non si
    sanno nomi, età, luoghi. I dolori pensieri e
    ricordi delluomo piano piano aiutano a
    rispolverare uno sconosciuto passato. La
    catastrofe non viene minimamente descritta, non è
    infatti importante come si sia verificata, se per
    colpa delluomo o della perfida Madre Natura,
    limportante è quello a cui ha portato miseria e
    fame. Il figlio delluomo è nato giusto
    allinizio del disastro, e si comprende che la
    madre, credendo di non poter vedere il mondo
    morire con le persone amate, decide di lasciarlo
    prematuramente, e convinta della sua idea, lascia
    al loro destino luomo e il bambino.I due
    protagonisti sono quotidianamente impegnati nella
    ricerca di cibo, coperte e qualsiasi tipo di
    materiale da poter trasportare con il carrello
    che li accompagna sino alla fine della loro
    avventura, se così si può dire, insieme. Di
    giorno camminano con la loro roba sulla strada
    principale, lunica, accompagnati da una vecchia
    cartina, per cercare di raggiungere il Sud, dove
    luomo spera di trovare una situazione migliore
    di quella settentrionale, se non altro il mare
    non può che portare bene, come è sempre stato.
    Durante la notte sono costretti ad allontanarsi
    dalla strada e dopo aver nascosto il carrello,
    trovare un posto accettabile per cercare di
    dormire, accompagnati dagli abituali incubi, dopo
    aver mangiato, non sempre, una scatoletta
    riscaldata sul fuoco, o una mela marcia, o anche
    la stessa aria. La strada di notte potrebbe
    diventare pericolosa (come in realtà anche di
    giorno), incontrare cannibali, o assassini, o
    rapinatori armati non sarebbe laspettativa
    migliore. In questo romanzo si può dire che non
    ci sia mai fine al peggio, si indaga lanimo
    umano, le reazioni violente che può avere di
    fronte alla fame, il cannibalismo. Il tutto
    commentato da I Buoni, da coloro che, come
    viene ripetuto più volte, portano il fuoco, un
    bambino e suo padre.

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15
HEAUTONTIMORUMENOSTERENZIO
Temi simboliciTema simbolico è proprio quello
dellinganno, delle beffe. Questa è una commedia
interamente basata sul rapporto sbagliato tra
genitori e figli. E palese un problema di non
fiducia.Tema della ricerca esistenziale e modi
in cui è affrontatoCredo che in questa commedia
si nasconda proprio lamore verso una donna sia
il modo in cui amarla.Cè quindi soprattutto
ricerca di fiducia, ma, dal momento che questa è
assente, tutto viene risolto attraverso inganni
che non sono la soluzione.ConclusioneLa
conclusione per Menedemo, Antifila e Clinia è a
lieto fine, poiché Menedemo ha ritrovato il
figlio ed è disposto a servirlo in tutti i modi e
Clinia sposa la donna dei suoi sogni.Clitifone
invece, ha scelto il patrimonio del padre in
luogo dellamore di Bacchide e sarà costretto a
sposare la sua vicina di casa che a lui non piace
affatto.Messaggio dellautoreIl messaggio che
lautore vuole trasmetterci è che gli inganni non
servono, perché anche con essi tutto si risolve
come doveva risolversi dallinizio. Serve
fedeltà, fiducia e lealtà per avere qualcosa che
si ama e si desidera.Scelte inguisticheUn
linguaggio elegante e raffinato, scelto
perfettamente per una commedia che trae il suo
soggetto dallopera di Menandro, il grande
commediografo greco di età ellenistica.
Carlotta Costantini
Contesto storico sociale

A Questa commedia è stata
rappresentata per la prima volta nel 163 a.C

ASistema di valori emergenti

AUno dei più importanti valori emergenti
è sicuramente quello dellamore.
AIn entrambi i
casi un amore che non viene accettato e che deve
essere nascosto dando vita ad una serie di
intrighi ed inganni, che porteranno alla verità.

AImportante è anche il valore dellamicizia
tra Menedemo e Cremete che si aiutano
rispettivamente e si danno consigli.Altro valore
è quello della fedeltà. La fedeltà del servo Siro
verso Clitifone, che non tradirebbe mai, lo
assiste durante tutta la commedia.
AValore invece
portante della commedia è quello dell humanitas
terenziana, che non è semplicemente il
sentimento di reciproco aiuto e solidarietà che
unisce tutti gli uomini che si trovano a
condividere le difficoltà della vita, ma
significa essere consapevoli che le esperienze
umane sono varie.
ARapporto fra luogo di
ambientazione e mondo esterno
APer quanto riguarda i
luoghi, la commedia si svolge soprattutto nel
campo di Menedemo o a casa di Cremete, dove
avvengono la maggior parte degli inganni e
larrivo delle due donne.
A PersonaggiCremete Uomo
molto legato ai soldi, al patrimonio familiare e
ai propri discendenti maschi.
ATiene molto allamicizia e crede nel suo servo
Siro che si rivelerà poi molto più fedele al
padrone giovane, Clitifone, che a Cremete stesso.

A
Menedemo Uomo molto sensibile. Si vuole punire
a vita molto severamente per lo sbaglio che ha
commesso. Ama suo figlio ed ora che ha capito il
suo errore è disposto a far di tutto pur di farlo
tornare a casa.
ASiro Servo poco fedele e molto
astuto. Riesce a elaborare piani in breve tempo
per aiutare lunica persona a cui rimane davvero
fedele durante tutta la commedia, Clitifone.

AClitifone Figlio di Cremete, poco astuto
poiché si fa scoprire molto spesso amoreggiare
con quella che doveva essere lamante dellamico
nel piano.
AUomo disposto a lasciare
la donna che ama pur di non rinunciare a tutto il
suo patrimonio.
A
  • Analisi Del Titolo
    AIl titolo di
    questa commedia è reale, poiché il libro tratta
    proprio tutta una serie di intrighi e beffe che
    nascono dal discorso principale tra Cremete e
    Menedemo in cui questultimo narra di punirsi per
    aver negato al figlio di amare liberamente la
    donna di cui era innamorato. Il titolo in greco
    infatti Heautontimorumenos significa proprio
    punitore di sé stesso.

  • AVicenda nelle sue linee essenziali

    AIl vecchio Cremete rimprovera il suo vicino
    Menedemo perchè passa tutto il tempo al lavoro
    nonostante sia ancora giovane. Menedemo spiega
    che la ragione di tutto ciò è per punirsi di ciò
    che ha fatto al figlio Clinia, che innamoratosi
    di una donna di Corinto, Antifila, la quale si è
    trasferita ad Atene con la madre, si comportava
    come se fosse stata una vera moglie e ciò lo
    aveva scandalizzato. APadre
    e figlio avevano litigato e Clinia aveva deciso
    di lasciare la città ed era partito per tre
    mesi.Tornato a casa, Cremete viene a sapere dal
    figlio Clitifone che Clinia è tornato in città
    per incontrare Antifila, temendo di non esser più
    amato da questultima.
    ASiro, servo di Cremete annuncia larrivo di
    Bacchide e Antifila, le donne amate da Clitifone
    e Clinia. Il servo vuole portare le donne in
    casa, ma Clitifone lo ferma temendo il giudizio
    del padre, poiché Bacchide è una cortigiana. Siro
    allora propone che Antifila, fingerà di essere
    lamata di Clitifone, mentre invece Bacchide,
    verrà presentata a Cremete come la donna di
    Clinia. AQuando le due donne
    arrivano, Sostrata, moglie di Cremete, riconosce
    lanello che Antifila porta al dito. Lo stesso
    che lei aveva infilato al dito di una figlia che
    aveva affidato ad una vecchia di Corinto, perché
    il marito non voleva discendenti femmine. La
    donna capisce che Antifila è sua figlia e
    racconta tutto al marito.Menedemo nel frattempo
    è venuto a conoscenza della verità e sa che il
    figlio è innamorato della figlia ritrovata del
    vicino e la vuole sposare. Così Menedemo racconta
    tutto a Cremete il quale si dispera del fatto che
    la spendacciona e capricciosa Bacchide è in
    realtà lamante del proprio figlio.
    ltCremete teme che, se il figlio
    porterà in famiglia una cortigiana, finirà col
    consumare tutto il patrimonio per soddisfare i
    capricci della donna. In accordo con Menedemo
    finge di voler lasciare tutto il patrimonio in
    eredità alla figlia. Clitifone, consigliato dal
    servo Siro, si rivolge alla madre Sostrata
    credendo che il padre non vuole lasciargli il
    patrimonio poiché in realtà non è suo figlio.
    Infine padre e figlio si confrontano. Cremete
    promette di tornare sui suoi passi riguardo il
    patrimonio di famiglia a patto che Clitifone
    lasci Bacchide e si sposi con una donna per bene.
    Il figlio così accetta di sposare una ragazza del
    vicinato. A

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16
ODISSEA
GIOVANNI NARDONI
  • La famosa Odissea di Giovanni Nardoni,
    rappresentata con successo per anni al Teatro dei
    Satiri, si ripropone in veste nuova al Teatro
    delle Muse. Nardoni non può fare più affidamento
    sui suoi storici pupilli e deve rimpiazzare la
    vecchia guardia con nuovi attori, scelta
    azzardata e riuscita solo in parte. Rispetto ai
    vari Ulisse che Nardoni aveva sperimentato negli
    anni il nuovo Odisseo, possente, barbuto e con
    voce baritonale, idealizza in modo al quanto
    realistico il ruolo che egli aveva di comandante
    e di assennato stratega.
  • Purtroppo per Nardoni il discorso non vale per i
    tre compagni di Ulisse uno sembra distaccato
    dalla scena al punto da sbagliare battuta, in
    modo che lintera scena in cui i tre aprono
    lanfora contenente i venti perda significato, un
    altro recita in modo pessimo e la sua voce, a
    tratti, sembra infrangersi contro limponente
    barriera della prima fila tra i tre si salva
    solamente, volendo essere buoni e comprensivi
    (sarebbe infatti un compito arduo per qualunque
    attore recitare in mezzo a due non attori come
    quelli) il braccio destro di Ulisse, il
    personaggio con cui il protagonista sembra avere
    maggiore sintonia.
  • Telemaco è interpretato da un ottimo ex-alunno
    del Giulio Cesare, un biondino acclamato dal
    pubblico femminile, bravo nellimmedesimazione di
    carattere psicologico del suo personaggio (da
    notare, infatti, con quale capacità
    interpretativa è riuscito a trasmettere il dramma
    interiore di un ragazzo che non ha conosciuto il
    padre e che lo vorrebbe finalmente al suo fianco
    in quella Itaca dilaniata dai Proci).
  • Nardoni, inoltre, riafferma la sua musa, Paola
    Scotto di Tella, nel ruolo di Penelope e ottiene
    da lei la solita, egregia, interpretazione.
  • Come ormai di norma il regista si immedesima nel
    ruolo di attore, interpretando Eufemio, questo
    cantore cieco che tanto ricorda Omero,
    personaggio dal nome parlante (probabile
    traduzione sarebbe colui che dice bene), un
    portatore di buone notizie è lui che fa da voce
    fuori campo, è lui che entra in scena dialogando
    con Telemaco e Penelope, è lui che annuncia il
    ritorno di Ulisse.
  • Oltre alle innovazioni in campo interpretativo e
    laggiunta di nuovi attori, Nardoni ripropone la
    formula ormai collaudata con scenografia e
    costumi da teatro di strada.Volendo muovere
    qualche critica riguardo proprio alla scenografia
    si potrebbe dire che un Polifemo rappresentato da
    un solo occhio mal dipinto su una tendaccia verde
    svilisce la scena e la ridicolizza banalmente.Le
    musiche sono quanto mai appropriate e si
    intravede lo stile classicheggiante del Nardoni
    formato da studi, appunto, classici.
  • Dopo successi teatrali indiscussi come l
    Iliade e i Promessi Sposi, e brevi parentesi
    sul piccolo e grande schermo, uno dei migliori
    registi in campo teatrale di opere classiche,
    ripropone, con scelte rivedibili in fatto di
    interpreti, in una straordinaria matinèe, uno dei
    suoi cavalli di battaglia, la sua solita,
    eccellente, Odissea.
  • Andrea Lambertucci

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17
ARBITRATO MENANDRO
Ed è forse per questa trama poco divertente e
questa assenza di comicità che gli attori, e
ancor più il regista hanno trovato opportuno,
per alleviare i turbati animi degli spettatori,
forzare qualche battuta, aggiungere qua e là
accenti regionali attuali, volgarità e sproloqui
fantasiosi, mimiche movenze ridicole. Ma se
con queste forzature sulla comicità la compagnia
pensava di rendere la pillola di una
sceneggiatura comica lontana dal nostro modo di
fare commedia e di fare teatro meno amara al
povero spettatore, viene da chiedersi perché
dargli il colpo di grazia con delle musiche ed
effetti sonori del genere Oh mio Dio, perché
mi hai abbandonato? Costumi e maschere
volutamente antichicizzati e per questo molto
interessanti per richiamare lo splendore delle
rappresentazioni classiche vanno a cozzare contro
questi attualismo inutili e gratuiti. E
lambiziosità e la pretenziosità di questa
rappresentazione sono riassunti nelle parole del
regista che dice di avere voluto fortemente
questa scena classicheggiante e di aver voluto
azzardare innovazioni e forzature
comiche-stilistiche. E la scenografia? Due
casette tipo quelle di un kinderhouse, quattro
scalini in croce sullo sfondo, mai visto nulla
di più scarno. Forzato nella sua comicità
ambizioso e pretenzioso per aver voluto mischiare
nuovo e classico in un mix borioso e
inconcludente. Tante ombre, poche lampadine che
tra laltro vanno ad intermittenza, uno
spettacolo insufficiente, inadatto e
assolutamente noioso dieci euro andati in
fumo. Andrea Lambertucci
  • Volendo scegliere degli aggettivi per descrivere
    lArbitrato di Menandro in scena al Teatro
    Greco di Roma dal 5 al 15 novembre 2009 e
    interpretato dalla compagnia teatrale Teatro
    Politecnico e diretto da Mario Prosperi, non si
    dovrebbero cercare vocaboli elevati o
    altisonanti, basterebbero anche i tre semplici
    forzato, ambizioso e pretenzioso.
  • Perché forzato? Innanzitutto va detto che
    Menandro nelle sue opere la vis comica plautina e
    quindi, arrivati alla mezzora dallinizio dello
    spettacolo lo spettatore può facilmente dubitare
    sul fatto che larbitrato sia una commedia.
  • Infatti la trama di questa commedia dalla
    comicità sottile parla di un parto considerato
    extraconiugale che poi non di rivelerà essere
    tale tramite una lunga sequenza di colpi di scene
    sbalorditivi sulla carta, assolutamente campati
    in aria nella rappresentazione.
  • Panfile partorisce, infatti, in assenza del
    marito un figlio che era stato concepito nel
    corso di una violenza subita durante le
    Tauropolie.
  • Dopo una piccola introduzione ci troviamo
    proiettati a quando il bambino viene conteso,
    insieme ai suoi gioielli, fra due signori di
    campagna che nella scena divengono burberi e
    bifolchi, parlando in dialetto ed è Smicrine che
    districa la matassa a favore del carbonaro, con
    tanto di lamentela da parte del capraio Davo. Da
    qui il titolo di arbitrato. Ed è bello notare
    come quella dellarbitrato sia
  • Lunica scena convincente dellintero spettacolo
    anche perché quella più importante della
    commedia bella, infatti, la scelta di mettere i
    due contendenti ai lati e il giudice, Smicrine,
    in mezzo.
  • Onesimo,però, scopre tramite un anello con cui
    il piccolo era stato abbandonato e che era stato
    affidato a Silisco, che quello è un gioiello del
    padrone Carisio e organizza, con Abrotono, un
    raggiro ai suoi danni da qui nascono una serie
    di equivoci e rivelazioni che, vedendo la scena,
    non sono poi così clamorosi quanto ci si
    aspetterebbe conoscendo la sceneggiatura
    menandrea. Questa trama con una comicità così
    lontana dalla nost
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