Title: LEIBNIZ (monadologia)
1LEIBNIZ(monadologia)
- prof. Michele de Pasquale
2monadologia
centro immateriale di forza identificato con la
sostanza individuale
monade
creata da Dio
priva di estensione, di figura, indivisibile
ognuna è diversa dalle altre principio
dellidentità degli indiscernibili
3autosufficienza ed incomunicabilità delle monadi
le monadi non hanno porte e finestre pur non
potendo influenzarsi a vicenda, esse sono legate
tra loro
monade
monade
attività delle monadi (non nel senso di loro
relazioni con lesterno, ma della loro attività
interna)
ogni monade ha una rappresentazione più o meno
chiara di tutte le altre ognuna vede lintero
universo da diversi punti di vista (il diverso
grado di appercezione delle monadi spiega la
differenza tra le monadi)
percezione rappresentazione di ciò che è esterno
(presente anche in animali e piante) appetizione
passare da una percezione allaltra appercezione
consapevolezza della percezione (propria
dellanima umana) piccole percezioni percezioni
di cui non abbiamo consapevolezza (inconscio)
Dio è la monade col più alto grado di chiarezza
delle sue rappresentazioni
4- se le monadi sono mondi chiusi, come concepire il
rapporto tra la monade-anima e la monade-corpo?
armonia prestabilita laccordo tra le varie
monadi è stato predisposto da Dio sin dalla
eternità (le modificazioni interne di ogni monade
corrispondono perfettamente alle modificazioni
delle altre monadi)
le monadi non ricevendo nulla dallesterno,
debbono trarre da sé tutto ciò che posseggono
innatismo totale
5fine
6-
- La sostanza è un essere capace di
azione. Essa è semplice o composta. La sostanza
semplice è quella che non ha parti. La composta è
l'unione delle sostanze semplici o delle monadi.
Monás è un termine greco, che significa unità, o
ciò che è uno. I composti o i corpi sono
moltitudini le sostanze semplici, le vite, le
anime, gli spiriti sono unità. Ed è necessario
che ovunque vi siano sostanze semplici, perché
senza il semplice non vi sarebbe nulla di
composto. Di conseguenza tutta la natura è piena
di vita. - Le monadi, non avendo parti, non possono
essere formate né disfatte esse non possono
cominciare né finire secondo natura, perché
durano quanto l'Universo che potrà essere
modificato ma non distrutto. Esse non possono
avere figure, altrimenti avrebbero parti una
monade, perciò, non può in se stessa e nel
momento essere distinta da un'altra che per
qualità e azioni interne, le quali non possono
essere altro che le sue percezioni (cioè le
rappresentazioni, nel semplice, del composto o di
ciò che è esterno) e le sue appetizioni (cioè le
tendenze da una percezione all'altra), che
costituiscono i princípi del cambiamento. La
semplicità della sostanza, infatti, non esclude
la molteplicità delle modificazioni, che devono
trovarsi insieme nella stessa sostanza semplice e
che devono consistere nella varietà dei rapporti
con le cose che le sono esterne. é come un centro
o punto, nel quale, per quanto semplice, si
trovano una infinità di angoli, formati dalle
rette che vi concorrono. -
7- Nella natura tutto è pieno ovunque vi sono
sostanze semplici, effettivamente separate le une
dalle altre, in forza di azioni proprie che
cambiano continuamente i loro rapporti, e
ciascuna sostanza semplice o monade separata, che
costituisce il centro di una sostanza complessa
(come per esempio di un animale), ed il principio
della sua unicità, è circondata da una massa
composta di una infinità di altre monadi, che
costituiscono il suo corpo organico, proprio di
quella monade centrale, seguendo le cui
modificazioni quella monade si rappresenta, come
in una specie di centro, le cose che le sono
esterne. Questo corpo, poi, è organico, quando
costituisce una specie di automa o una macchina
della natura, macchina non solo nel tutto, ma
anche nelle parti piú piccole che è possibile
osservare. E poiché a causa della pienezza del
mondo tutto è connesso, e ciascun corpo agisce su
ciascun altro corpo, piú o meno a seconda della
distanza, e per reazione ne viene modificato ne
deriva di conseguenza che ogni monade è uno
specchio vivente, dotato di una attività interna,
che si rappresenta l'Universo secondo il proprio
punto di vista, ed è altrettanto regolata che
l'Universo stesso. Le percezioni poi all'interno
della monade nascono le une dalle altre in virtú
delle leggi dell'appetizione o delle cause finali
del bene e del male, che consistono nelle
percezioni osservabili, regolate o no cosí come
i mutamenti dei corpi e i fenomeni esterni
nascono in virtú delle leggi delle cause
efficienti, cioè dei movimenti. Vi è cosí
un'armonia perfetta tra le percezioni della
monade e i movimenti dei corpi, un'armonia
prestabilita fin dal principio tra il sistema
delle cause efficienti e quello delle cause
finali ed è in essa che consistono l'accordo e
l'unione fisica dell'anima e del corpo, senza che
l'uno possa mutare le leggi dell'altra. - (Leibniz, Princípi della Natura e della Grazia
fondati sulla ragione)
8-
- È dunque infinitamente piú ragionevole e
piú degno di Dio supporre che egli abbia creato,
fin da principio, la macchina del mondo in modo
che, senza violare ad ogni momento le due grandi
leggi della natura, cioè quelle delle forze e
della direzione, e seguendole, anzi, in modo
perfetto (eccetto che nel caso dei miracoli),
accada esattamente che i muscoli del corpo siano
pronti a lavorare essi stessi come occorre, nel
momento in cui l'anima ha un pensiero o una
volizione conveniente, ch'essa ha avuto, del
resto, in conformità degli stati precedenti del
corpo, e che cosí l'unione dell'anima con la
macchina del corpo e con le sue parti e l'azione
dell'uno sull'altro consista solo in questa
concomitanza che rivela la saggezza ammirabile
del Creatore, molto meglio di ogni altra ipotesi.
Non si può negare che questa ipotesi sia per lo
meno possibile e che Dio sia un artefice cosí
abile per poterla attuare dopo, sarà facile
giudicare che questa ipotesi è la piú probabile,
perché è la piú semplice, la piú bella e la piú
intelligibile e perché taglia di un colpo tutte
le difficoltà senza dir nulla delle azioni
malvagie, per le quali sembra piú ragionevole non
fare concorrere Dio, se non per la conservazione
delle forze create. -
9- Per servirmi infine di un paragone dirò che,
rispetto alla concomitanza che io sostengo, essa
è simile a quella che ci sarebbe fra diverse
orchestre e cori, che eseguano separatamente le
loro parti e siano collocate in modo che non si
vedano e neppure si odano e che, nondimeno,
possano accordarsi seguendo le loro note,
ciascuna le proprie, di modo che chi le ascolta,
vi trovi un'armonia meravigliosa e molto piú
sorprendente che se vi fosse una connessione fra
loro. Potrebbe, anzi, accadere che uno, ponendosi
accanto ad uno dei due cori, giudicasse dall'uno
quello che l'altro esegue, e prendesse una tale
abitudine (specialmente se si suppone che possa
ascoltare il proprio, senza vederlo, e vedere
l'altro, senza ascoltarlo) che, con l'aiuto
dell'immaginazione, egli non pensi piú al coro in
cui si trova, ma all'altro, oppure che consideri
il proprio come un'eco dell'altro, non
attribuendo a quello in cui si trova che taluni
intermezzi nei quali non si manifestano talune
regole della sinfonia con le quali giudica
l'altro oppure attribuendo al proprio certi
movimenti, che fa eseguire dal suo lato, secondo
certi motivi che egli crede imitati dagli altri a
causa del rapporto con ciò che egli trova nello
sviluppo della melodia, non sapendo che coloro
che si trovano nell'altro coro svolgono in esso
qualcosa di corrispondente, secondo i propri
disegni. - (Leibniz, Lettera ad A. Arnauld 30 aprile 1687)
10-
-
- La monade, di cui qui parleremo, non è altro
che una sostanza semplice, la quale entra nei
composti semplice, cioè senza parti. - È necessario che ci siano sostanze semplici,
poiché ci sono dei composti. Il composto,
infatti, non è altro che un ammasso, o aggregato
di semplici. - Dove non ci sono parti non ci sono né estensione,
né figura, né divisibilità possibili. Queste
monadi sono perciò i veri atomi della natura e,
in una parola, gli elementi delle cose. - Nemmeno cè da temere una loro dissoluzione è
assolutamente impensabile che una sostanza
semplice possa perire in modo naturale. - Per la stessa ragione è impossibile che una
sostanza semplice inizi in modo naturale non può
formarsi per composizione. - Possiamo così asserire che le monadi non possono
iniziare o finire se non in un lampo, cioè non
possono iniziare se non attraverso creazione, né
finire se non attraverso annichilazione mentre
ciò che è composto inizia o finisce tramite le
parti. - Non cè modo di spiegare come una monade possa
venir alterata o mutata al suo interno da qualche
altra creatura, poiché non vi si può trasporre
nulla, né concepire in essa alcun movimento
interno che possa essere suscitato, diretto,
aumentato o diminuito, come invece è possibile
nei composti, nei quali hanno luogo mutamenti tra
le parti. Le monadi non hanno finestre attraverso
cui qualcosa possa entrare in o uscire da esse.
Gli accidenti non possono distaccarsi dalle
sostanze né uscirne come, un tempo, le specie
sensibili degli scolastici. Così, né sostanze né
accidenti possono entrare, dal di fuori, in una
monade.
11- È necessario, tuttavia, che le monadi abbiano
qualche qualità altrimenti non sarebbero nemmeno
degli esseri. E se le sostanze semplici non
differissero per nulla quanto alle loro qualità,
sarebbe impossibile scorgere un mutamento nelle
cose, poiché ciò che è nel composto non può
venire che da elementi semplici. Se le monadi
fossero senza qualità, sarebbero indistinguibili
luna dallaltra, poiché, parimenti, non
differiscono per quanto concerne la quantità. Di
conseguenza, supposto il pieno, nessun luogo in
moto perpetuo riceverebbe altro che lequivalente
di quanto posseduto precedentemente, e uno stato
di cose sarebbe indiscernibile dallaltro. - È necessario anche che qualsivoglia monade sia
differente da qualsiasi altra. Infatti non ci
sono mai in natura due esseri perfettamente
identici e nei quali non sia possibile trovare
una differenza interna o fondata su di una
denominazione intrinseca. - Considero inoltre concesso che ogni essere creato
sia soggetto al mutamento, e di conseguenza anche
la monade creata, e anche che tale mutamento sia
continuo in ognuna . - Da quanto detto segue che i cambiamenti naturali
delle monadi provengono da un principio interno,
poiché una causa esterna non può influire sul
loro interno. E in generale è lecito affermare
che la forza non è altro che il principio del
cambiamento. - (Leibniz, Monadologia)
12- Lo stato transitorio che implica e rappresenta
una moltitudine nellunità o nella sostanza
semplice non è altro che ciò che si chiama
percezione, che dobbiamo distinguere
dallappercezione o coscienza - Lazione del principio interno che opera il
mutamento o il passaggio da una percezione a
unaltra può essere denominato appetizione è
vero che lappetito non può mai raggiungere
interamente ogni percezione a cui tende, ma ne
ottiene sempre qualcosa, e giunge a nuove
percezioni. - Si potrebbero chiamare entelechie tutte le
sostanze semplici o monadi create. Esse, infatti,
portano in sé una certa perfezione, vi è in esse
unautosufficienza che le rende fonti quasi
automatiche delle loro azioni interne e, per così
dire, automi incorporei. - Se vogliamo chiamare anima tutto ciò che ha
percezioni e appetiti nel senso generale che
abbiamo appena esplicato, tutte le sostanze
semplici o monadi create si possono chiamare
anime. Ma, poiché lappercezione è qualcosa di
più di una qualsiasi semplice percezione,
consentiamo a che il nome generale di monadi ed
entelechie si attribuisca esclusivamente alle
sostanze semplici che godano di semplice
percezione, e che si chiamino anime solo quelle
la cui percezione è più distinta e unita a
memoria. - Esperiamo infatti in noi stessi uno stato nel
quale non ci ricordiamo di nulla e non abbiamo
alcuna percezione distinta, come quando perdiamo
i sensi o quando siamo colti da un sonno profondo
e senza sogni. In questo stato lanima non si
distingue sensibilmente da una semplice monade.
Siccome però questo stato non perdura (essa ne
esce) è necessario che lanima sia qualcosa di
più.
13- Non ne segue affatto, allora, che la sostanza
semplice sia priva di percezione. Questo non è
possibile, anche per le ragioni suddette. Perché
essa non può morire, non può nemmeno sussistere
senza qualche affezione, che non è altro che la
sua percezione.. - Ma la conoscenza delle verità necessarie ed
eterne è ciò che ci distingue dai semplici
animali e ci porta in possesso della ragione e
delle scienze, mentre ci eleva alla conoscenza di
noi stessi e di Dio. E questo è ciò che in noi si
chiama anima razionale o spirito - ogni corpo è affetto da tutto ciò che accade
nelluniverso, a tal punto che colui, il quale
vede tutto, potrebbe leggere in ognuno, ovunque,
ciò che accade e anche ciò che è accaduto o
accadrà, osservando nel presente ciò che è
lontano tanto secondo il tempo quanto secondo lo
spazio Ma unanima non può leggere in sé stessa
altro da quello che vi è rappresentato
distintamente non può svolgere tutto dun tratto
le sue pieghe, perché esse tendono allinfinito. - Così, benché qualsivoglia monade creata
rappresenti tutto luniverso, essa rappresenta
più distintamente il corpo che le è assegnato in
modo peculiare e di cui costituisce lentelechia.
E come questo corpo esprime tutto luniverso
attraverso la connessione di tutta la materia nel
pieno, così anche lanima rappresenta tutto
luniverso rappresentandosi il corpo che le
appartiene in maniera peculiare. - (Leibniz, Monadologia)
14- lultima ragione delle cose deve essere in
una sostanza necessaria, nella quale il dettaglio
dei cambiamenti non sia se non in modo eminente,
come nella sua sorgente. Ed è questo ente che noi
chiamiamo dio. - Ora, essendo questa sostanza una ragione
sufficiente di tutto questo dettaglio, che è
tutto concatenato con tutto, non cè che un dio,
e questo dio è sufficiente - Da ciò segue anche che le creature hanno le loro
perfezioni dallinfluenza di dio, ma le
imperfezioni dalla loro propria natura, incapace
di essere senza limiti. In questo, infatti, si
distinguono da dio. - È anche vero che si trova in dio non solo la
fonte delle esistenze, ma anche quella delle
essenze, in quanto reali, ovvero di ciò che vi è
di reale nella possibilità è perché lintelletto
di dio è la ragione delle verità eterne o delle
idee da cui esse dipendono, e che senza di lui
non ci sarebbe nulla di reale nelle possibilità,
e non solo nulla di esistente, ma nemmeno
alcunché di possibile. - Perché occorre che, se cè una realtà nelle
essenze o possibilità, ovvero nelle verità
eterne, questa realtà sia fondata in qualcosa di
esistente e attuale, e di conseguenza
nellesistenza dellessere necessario, nel quale
lessenza include lesistenza o nel quale è
sufficiente essere possibile per essere attuale
15- Ma labbiamo appena provato anche a posteriori,
poiché esistono degli esseri contingenti che non
possono avere la loro ragione ultima o
sufficiente se non nellessere necessario, che ha
la ragione della sua esistenza in sé stesso. - Così, solo dio è lunità primitiva o la sostanza
semplice originaria, le cui produzioni sono tutte
monadi create o derivative, e nascono, per così
dire, attraverso delle continue folgorazioni
della divinità di momento in momento, limitate
dalla ricettività della creatura, cui è
essenziale essere limitata. - Cè in dio la potenza, che è la sorgente di
tutto, e poi la conoscenza, che contiene il
dettaglio delle idee, e infine la volontà, che
opera i mutamenti o le produzioni secondo il
principio del meglio. - E questo risponde a ciò che, nelle monadi create,
fa il soggetto o la base, la facoltà percettiva e
la facoltà appetitiva. Ma in dio questi attributi
sono assolutamente infiniti o perfetti, e nelle
monadi create o nelle entelechie non sono altro
che imitazioni, secondo il loro grado di
perfezione. - (Leibniz, Monadologia)
16-
- D'altronde vi sono mille segni che fanno
giudicare che vi sono a ogni momento una infinità
di percezioni in noi, ma senza appercezione e
senza riflessione, cioè cambiamenti nell'anima di
cui noi non ci accorgiamo perché le impressioni
sono o troppo piccole o troppo numerose o troppo
congiunte, sicché non si riesce a distinguerle se
non in parte ciò nonostante esse non cessano di
far sentire i loro effetti e di farsi sentire
almeno confusamente nel loro insieme. ... Così
vi sarebbero in noi percezioni delle quali non ci
accorgiamo subito, non derivando l'appercezione
che dall'avvertimento dopo un qualche intervallo,
per piccolo che sia. E per meglio giudicare delle
piccole percezioni che non sapremmo distinguere
in una folla di percezioni sono solito servirmi
dell'esempio del muggito o rumore del mare dal
quale si è colpiti quando si è sulla riva. Per
intendere questo rumore bisogna che se ne
percepiscano le parti che lo costituiscono, cioè
il rumore di ogni singola onda, benché ciascuno
di questi brusii non si faccia conoscere che
nell'insieme confuso di tutte le altre onde, cioè
dentro questo muggito stesso, e non potrebbe
essere notato, se questa onda che lo produce
fosse sola. Perciò bisogna che si sia turbati,
almeno un poco, dal movimento di ogni singola
onda e che si abbia una qualche percezione di
ciascuno di questi rumori, per quanto lievi
siano, o altrimenti non vi sarebbe neppure quello
di centomila onde, perché centomila niente non
possono fare qualche cosa. ... -
17- Quanto piú, infatti, si è attenti a non
trascurare nulla di ciò che possiamo determinare,
tanto piú la pratica risponde alla teoria ma
soltanto la Suprema Ragione, a cui non sfugge
nulla, è in grado di comprendere distintamente
tutto l'infinito, tutte le ragioni e tutte le
conseguenze. Il nostro potere sull'infinito si
limita a conoscerlo confusamente, e a sapere
quanto meno, distintamente, che c'è. Diversamente
noi giudicheremmo malissimo della bellezza e
della grandezza dell'Universo, né potremmo
disporre di una fisica efficace, che spieghi la
natura delle cose in generale, e ancor meno di
una buona pneumatica, che abbracci la conoscenza
di Dio, delle anime e delle sostanze semplici in
genere. - Tale conoscenza delle percezioni
insensibili serve anche a spiegare perché e come
due anime umane, o, in generale, di una stessa
specie, non escano mai perfettamente simili dalle
mani del Creatore, e abbiano ciascuna un rapporto
originario con il particolare punto di vista da
cui guarderanno l'Universo. Del resto, questo è
una conseguenza di quanto ho già osservato degli
individui e, cioè, che la loro differenza non è
mai esclusivamente numerica. - (Leibniz, Nuovi saggi sull'intelletto umano)
18- Si dice che la creatura agisce al di fuori di
sé in quanto ha della perfezione, e patisce da
unaltra in quanto è imperfetta. Così attribuiamo
lazione alla monade in quanto essa ha delle
percezioni distinte, la passione in quanto ne ha
di confuse - Ma nelle sostanze semplici solo uninfluenza
ideale di una monade sullaltra può avere il suo
effetto unicamente attraverso lintervento
divino, in quanto nelle idee di dio una monade
chiede, con ragione, che dio, ordinando le altre
al principio delle cose, la consideri. Perché,
siccome una monade creata non può influenzare
fisicamente linterno dellaltra, è solo per quel
medio che luna può dipendere dallaltra. - Ed è per questo che le azioni e le passioni tra
le sostanze sono reciproche. Dio infatti,
mettendo a confronto due sostanze semplici, trova
in ciascuna dei motivi che lo obbligano ad
adeguarla allaltra. Di conseguenza ciò che è
attivo secondo un certo rispetto, è passivo
secondo un altro attivo in quanto ciò che in
esso si conosce distintamente serve a rendere
ragione di ciò che accade in un altro, e passivo
in quanto la ragione di ciò che accade in esso si
trova in ciò che, in un altro, è conosciuto
distintamente. - Ora, siccome nelle idee divine ci sono infiniti
universi possibili e di essi non ne può esistere
che uno, occorre che ci sia una ragione
sufficiente della scelta di Dio, la quale lo
determini verso luno piuttosto che verso
laltro. - E questa ragione non può che trovarsi nella
convenienza, nei gradi di perfezione che quei
mondi contengono, poiché ogni possibile ha il
diritto di pretendere allesistenza in ragione
della perfezione che implica. - E proprio questa è la causa dellesistenza del
migliore di essi, che dio conosce tramite la
saggezza, sceglie in virtù della bontà e produce
in forza della potenza.
19- Ora, questo legame o questo adattamento di tutte
le cose create a ciascuna, e di ciascuna a tutte
le altre, fa sì che ogni sostanza semplice abbia
dei rapporti che esprimono tutte le altre e che,
di conseguenza, sia uno perpetuo specchio vivente
delluniverso. - E come una stessa città vista da luoghi
differenti sembra del tutto diversa ed è come
moltiplicata prospetticamente, così accade che, a
causa della moltitudine infinita delle sostanze
semplici, ci siano altrettanti differenti
universi che non sono perciò che le prospettive
di uno solo secondo i diversi punti di vista di
ogni monade. - E questo è il mezzo di ottenere la più grande
varietà possibile, ma con il più grande ordine
possibile è il mezzo di ottenere quanta più
perfezione possibile - Questi principi ci hanno dato modo di spiegare
naturalmente lunione ovvero la conformità
dellanima e del corpo organico. Lanima segue le
sue proprie leggi e il corpo le sue, e convengono
tra sé in virtù dellarmonia prestabilita tra
tutte le sostanze, poiché sono tutte delle
rappresentazioni di uno stesso universo. - Le anime agiscono secondo le leggi delle cause
finali attraverso appetizioni, fini e mezzi. I
corpi agiscono secondo le leggi delle cause
efficienti o dei moti. E due regni, quello delle
cause efficienti e quello delle cause finali,
sono tra loro armonici. - (Leibniz, Monadologia)
20-
- La nostra discordia verte su punti di
una certa importanza. Si tratta di sapere se
l'anima sia in se stessa del tutto vuota, a guisa
di una tavoletta su cui non si sia ancora scritto
nulla (tabula rasa), come vogliono Aristotele e
l'autore del Saggio J. Locke, e se tutto ciò
che vi è tracciato derivi unicamente dal senso e
dall'esperienza, o se, invece, l'anima contenga
originariamente i princípi di molte nozioni e
dottrine, che gli oggetti esterni non fanno altro
che svegliare, come occasioni come io credo con
Platone, e anche con gli Scolastici, e con tutti
coloro che danno questo significato al passo di
san Paolo (Epistola ai Romani, 2, 15) in cui egli
afferma che la legge di Dio è scritta nei
cuori. ... - Nasce, di qui, un altro problema e cioè
se tutte le verità dipendano dall'esperienza,
ossia dall'induzione e dai casi particolari, o se
ve ne siano alcune che hanno anche un altro
fondamento. Se, infatti, taluni eventi si
lasciano prevedere prima di averne fatto un
qualsiasi esperimento, è palese che noi vi
conferiamo qualcosa da parte nostra. Le
sensazioni sebbene necessarie per tutte le nostre
conoscenze in atto, non bastano punto a darci
tutte le nostre conoscenze in genere poiché esse
non offrono mai altro che casi singoli, vale a
dire verità particolari o individuali. Ma tutti
gli esempi che confermano una verità generale,
per quanto numerosi essi siano, non bastano a
stabilire la verità universale di tale
proposizione non ne deriva, infatti, che ciò che
è accaduto accadrà sempre allo stesso modo.
21- Per esempio, i Greci e i Romani e tutti gli altri
popoli della Terra conosciuta dagli antichi,
hanno sempre osservato che, prima del decorso di
24 ore, il giorno si cangia in notte e la notte
in giorno. Ma ci s'ingannerebbe se si credesse
che la medesima regola si osserva ovunque, dopo
che si è esperimentato che nella Nuova Zemplia
accade il contrario. E, ancora, si ingannerebbe
chi considerasse ciò una verità necessaria ed
eterna per lo meno nei nostri climi si deve
infatti considerare che neppure la Terra e il
Sole esistono necessariamente, e che vi sarà
forse un tempo in cui questo astro splendente non
sarà piú, almeno nella sua forma attuale, e, con
lui, tutto il suo sistema. Si scorge, di qui, che
le verità necessarie, quali si trovano nelle
matematiche pure, e particolarmente
nell'aritmetica e nella geometria, devono avere
princípi la cui prova non dipende punto dagli
esempi, né, di conseguenza, dall'attestazione dei
sensi, anche se, senza i sensi, non si avrebbe
mai l'occasione di pensarci. é questa una cosa
che occorre distinguere bene ed Euclide l'ha
cosí ben capita che egli dimostra con la ragione
anche ciò che si constata a sufficienza con
l'esperienza e con le immagini sensibili. Anche
la logica, con la metafisica e la morale - che
danno luogo, in un caso, alla filosofia naturale,
e nell'altro alla giurisprudenza naturale - sono
piene di verità siffatte. Di conseguenza la loro
prova non può derivare se non da princípi
interni, che si chiamano innati. - (Leibniz, Nuovi saggi sull'intelletto umano)