Title: Mod.1 - Il sistema dell'Energia: fonti rinnovabili, efficienza
1Mod.1 - Il sistema dell'Energia fonti
rinnovabili, efficienza
- 1.1 - Problematiche connesse al consumo
energetico - 1.1.3 Cambiamenti climatici
A cura di Gennaro Molino
2Il surriscaldamento climatico
- Secondo quanto riportato dall'Intergovernmental
Panel on Climate Change delle Nazioni Unite
(IPCC), la temperatura superficiale globale del
pianeta sarebbe aumentata di 0,74 0,18 C
durante gli ultimi 100 anni, fino al 2005. - L'IPCC ha inoltre concluso che la maggior parte
dell'incremento osservato delle temperature medie
globali a partire dalla metà del XX secolo è
molto probabilmente da attribuire all'incremento
osservato delle concentrazioni di gas serra
antropogenici attraverso un aumento dell'effetto
serra. - Viceversa i fenomeni naturali come le
fluttuazioni solari e l'attività vulcanica hanno
contribuito marginalmente al riscaldamento
nell'arco di tempo che intercorre tra il periodo
pre-industriale e il 1950 e hanno addirittura
causato un lieve effetto di raffreddamento nel
periodo dal 1950 all'ultima decade del XX secolo
3Il surriscaldamento climatico
4Il surriscaldamento climatico
- Per il futuro, le proiezioni del modello
climatico riassunte dall'IPCC indicano che la
temperatura media superficiale del pianeta si
dovrebbe innalzare probabilmente di circa 1,1 C
- 6,4 C durante il XXI secolo. - Questo intervallo di valori risulta dall'impiego
di vari scenari sulle emissioni future di gas
serra, assieme a diversi valori di sensibilità
climatica. - Il riscaldamento e l'innalzamento del livello dei
mari potrebbero continuare per più di un migliaio
di anni, anche se i livelli di gas serra verranno
stabilizzati di questo secolo.
5Leffetto serra naturale
6I gas serra
- Nell'attuale fase di riscaldamento del pianeta si
sta assistendo ad una variazione significativa di
un importante fattore che influenza la
temperatura terrestre, ovvero la concentrazione
atmosferica di anidride carbonica o biossido di
carbonio (CO2), uno dei gas serra. - Tale incremento di circa 2 ppm all'anno (in due
secoli il valore della concentrazione è passato
da 280 ppm a 380 ppm, il valore più alto da
650.000 anni a questa parte) non ha eguali nella
storia recente del pianeta ed è ritenuto legato
all'uso di combustibili fossili che durante il
periodo carbonifero (tra 345 e 280 milioni di
anni fa) sono stati "fissati" nel sottosuolo ad
opera della vegetazione e degli animali, passando
dalla forma gassosa di CO2 a quella solida o
liquida di petrolio, carbone o gas naturale
7I gas serra
- Negli ultimi 150-200 anni, a partire dalla
rivoluzione industriale, la combustione dei
giacimenti fossili ha invertito il processo
avvenuto durante il periodo carbonifero,
re-immettendo nell'atmosfera questo carbonio
sepolto da milioni di anni sotto forma di enormi
quantità di anidride carbonica (circa 27 miliardi
di tonnellate all'anno). - Inoltre, secondo le stime, il pianeta riuscirebbe
oggi a riassorbire, mediante la fotosintesi
clorofilliana e l'azione delle alghe degli
oceani, meno della metà delle emissioni, anche a
causa della deforestazione. - L'attività umana ha infatti ridotto la biomassa
vegetale in grado di assorbire la CO2 fin dalla
rivoluzione agricola neolitica, trasformando i
boschi in campi o città.
8I gas serra
- Variazione della temperatura globale (in
rosso) e dell'anidride carbonica presente
nell'atmosfera (in blu) negli ultimi 1000 anni.
La causalità non è da tutti ritenuta provata, ma
si notano delle somiglianze fra le due curve,
soprattutto nell'ultimo secolo.
9I gas serra
10I gas serra
11I gas serra
- Va sottolineato che l'effetto serra è un fenomeno
naturale e necessario per permettere alla
superficie terrestre di avere temperature adatte
alla vita, in particolare quella umana ad
esempio la decomposizione di piante ed animali
morti o la normale attività geotermica dei
vulcani emettono enormi quantità di gas serra, ma
in questi casi si tratta di emissioni costanti o
in lentissima evoluzione (dell'ordine di migliaia
o milioni di anni) e per questo non ritenute
problematiche. - Anche in concomitanza di grandi eruzioni
catastrofiche si sono determinate evidenti
mutazioni del clima a livello globale (di solito
però abbassando le temperature a causa delle
eccezionali quantità di polveri emesse in
atmosfera, come nel caso delle eruzioni dei
vulcani Pinatubo o Krakatoa). - Tuttavia questo genere di fenomeni, in epoche
storiche, sono stati riassorbiti e non hanno
comportato mutamenti permanenti del clima. A
parte dunque tale effetto serra naturale, il
problema è l'eccesso di riscaldamento dovuto ad
un più marcato effetto serra, e dunque il
conseguente surriscaldamento.
12Il surriscaldamento degli oceani
- L'incremento della CO2 dovuto alle fonti fossili
è ulteriormente amplificato dal surriscaldamento
degli oceani. - Le acque marine contengono disciolta una grande
quantità di CO2 ed il riscaldamento dei mari ne
causa l'emissione in atmosfera. - Inoltre, il riscaldamento dovuto all'aumento
della temperatura produce una maggior
evaporazione dei mari liberando in atmosfera
ulteriori quantità di vapore acqueo, il
principale gas serra, accrescendo ulteriormente
la temperatura globale ed aumentando quantità e
violenza di piogge ed uragani, tropicalizzando il
clima. - Inoltre, la diminuzione del livello di salinità
degli oceani, dovuta sia allo scioglimento dei
ghiacciai che all'aumento delle precipitazioni,
potrebbe interrompere, rallentare o comunque
alterare le grandi correnti transoceaniche, con
disastrose conseguenze sul clima e
sull'agricoltura in Europa e con impatti su tutti
i mari e sulle temperature in tutto il mondo.
13Lo scioglimento delle banchise polari
- Nel 2005, il British Antartic Survey ha rilevato
che l'87 per cento dei ghiacciai della penisola
antartica si sono ritirati negli ultimi
cinquant'anni e negli ultimi cinque anni i
ghiacciai hanno perso in media 50 metri all'anno.
L'intera banchisa antartica contiene acqua a
sufficienza per innalzare il livello dei mari di
62 metri. Anche se il terzo rapporto dell'IPCC
considera assai improbabile questo scenario,
nuove ricerche indicano uno sgretolamento
massiccio della banchisa. - Anche i ghiacci del Polo Nord. che contengono più
del 6 per cento dell'acqua potabile del mondo, si
stanno sciogliendo ad un ritmo molto più elevato
di quanto non si pensasse. Lo scioglimento
dell'intera Groenlandia determinerebbe un
innalzamento dei mari di 6 metri, ma anche un
incremento di un solo metro significherebbe
l'inondazione di New York, Amsterdam, Venezia e
di tutto il Bangladesh.
14Innalzamento del livello del mare
- Nei prossimi cento anni si prevede un aumento del
livello medio del mare compreso tra i 9 e gli 88
centimetri, a causa delle immissioni in atmosfera
di gas serra. - Questo innalzamento dipenderà sia dal progressivo
scioglimento dei ghiacciai, sia dalla naturale
espansione degli oceani, dovuta al fatto che
l'acqua aumenta di volume quando aumenta di
temperatura. - Per quanto possa sembrare modesto, anche un
innalzamento di pochi centimetri provocherebbe il
caos inondazioni nelle zone costiere,
contaminazione delle falde acquifere potabili,
aumento del grado di salinità degli estuari sono
solo alcuni degli elementi di questo scenario
allarmante. - Molte delle città sulla costa avrebbero problemi.
Risorse strategiche per le popolazioni costiere,
come le spiagge, l'acqua potabile, la pesca, la
barriera corallina e gli atolli sarebbero a
rischio.
15Il protocollo di Kyoto
- Il protocollo di Kyoto è un trattato
internazionale in materia ambientale riguardante
il riscaldamento globale, sottoscritto l11
dicembre 1997 da più di 160 Paesi, in occasione
della Conferenza della Convenzione quadro delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
- Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio
2005, dopo la ratifica anche da parte della
Russia.
16Il protocollo di Kyoto
- Il trattato prevede l'obbligo in capo ai paesi
industrializzati di operare una riduzione delle
emissioni dei seguenti elementi inquinanti - anidride carbonica (CO2),
- metano (CH4)
- protossido di azoto (N2O)
- idrofluorocarburi (HFC)
- perfluorocarburi (PFC)
- esafluoruro di zolfo (SF6)
- in una misura non inferiore al 5 rispetto alle
emissioni registrate nel 1990 considerato come
anno base nel periodo 2008-2012.
17Il protocollo di Kyoto
- La ratifica dellaccordo, in realtà, non è stato
così semplice. Perché il trattato potesse entrare
in vigore si richiedeva infatti che fosse
ratificato da non meno di 55 nazioni firmatarie e
che le nazioni che lo avessero ratificato
producessero almeno il 55 delle emissioni
inquinanti questultima condizione è stata
raggiunta solo nel novembre del 2004, quando
anche la Russia ha perfezionato la sua adesione.
18Il protocollo di Kyoto
- Latmosfera contiene 3 milioni di megatonnellate
(Mt) di CO2, mentre il mondo immette 6.000 Mt di
CO2, di cui 3.000 dai paesi industrializzati e
3.000 da quelli in via di sviluppo. Il numero di
megatonnellate dovrebbe scendere a 5.850 su un
totale di 3 milioni. - Ad oggi 174 Paesi e unorganizzazione di
integrazione economica regionale (EEC) hanno
ratificato il Protocollo o hanno avviato le
procedure per la ratifica. Questi paesi
contribuiscono per il 61,6 alle emissioni
globali di gas serra. - I Paesi in via di sviluppo, al fine di non
ostacolare la loro crescita economica
frapponendovi oneri per essi particolarmente
gravosi, non sono stati invitati a ridurre le
loro emissioni. - L Australia, che aveva firmato ma non ratificato
il protocollo, lo ha ratificato il 2 dicembre
2007.
19Il protocollo di Kyoto
- Perché questi numeri possano essere raggiunti, il
Protocollo sancisce che i Paesi aderenti possano
utilizzare alcuni meccanismi flessibili che
servono per acquisire crediti per le emissioni. - In sostanza se un Paese compie alcune azioni
utili a ridurre limpatto ambientale e
lemissione di CO2, acquisisce alcuni crediti che
gli permette di immettere in atmosfera più CO2
rispetto al parametro di Kyoto. - Sono quindi meccanismi compensatori, per i quali
esiste anche un mercato stile borsa.
20Il protocollo di Kyoto
- 1) Clean Development Mechanism (CDM) consente ai
Paesi industrializzati e ad economia in
transizione di realizzare progetti nei Paesi in
via di sviluppo, che producano benefici
ambientali in termini di riduzione delle
emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e
sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo
generino crediti di emissione (CER) per i Paesi
che promuovono gli interventi.
21Il protocollo di Kyoto
- 2) Joint Implementation (JI) consente ai Paesi
industrializzati e ad economia in transizione di
realizzare progetti per la riduzione delle
emissioni di gas-serra in un altro paese dello
stesso gruppo e di utilizzare i crediti
derivanti, congiuntamente con il Paese ospite.
22Il protocollo di Kyoto
- 3) Emissions Trading (ET) consente lo scambio di
crediti di emissione tra Paesi industrializzati e
ad economia in transizione un Paese che abbia
conseguito una diminuzione delle proprie
emissioni di gas serra superiore al proprio
obiettivo può così cedere (ricorrendo allET)
tali crediti a un paese che, al contrario, non
sia stato in grado di rispettare i propri impegni
di riduzione delle emissioni di gas-serra.
23Il protocollo di Kyoto
- Gli Stati Uniti dAmerica non hanno ratificato il
Protocollo anche se sono i responsabili del 36,2
del totale delle emissioni. In principio, il
presidente Bill Clinton aveva firmato il
Protocollo durante gli ultimi mesi del suo
mandato, ma George W. Bush, poco tempo dopo il
suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l
adesione inizialmente sottoscritta. - Altri due Paesi tenuti sotto controllo sono
lIndia e la Cina, che hanno ratificato il
protocollo, non sono tenute a ridurre le
emissioni di anidride carbonica nel quadro del
presente accordo, nonostante la loro popolazione
relativamente grande ed i loro elevati ritmi di
crescita industriale.
24Il rapporto Stern
- Il rapporto (fine 2006) dell'economista inglese
Nicholas Stern, ex capo economista della Banca
Mondiale, su incarico del governo britannico,
valuta gli impatti economici dei mutamenti
climatici. - Stern mostra come i costi dei cambiamenti
climatici possano andare dal 5 al 20 del
prodotto mondiale lordo. - Al rapporto Stern è anche allegata una tabella
con le possibili conseguenze pratiche che ogni
grado di aumento medio della temperatura potrà
portare al Pianeta. - La forbice di incremento prevista dagli
scienziati per il 2100 oscilla tra i 2 e 4,5
gradi Celsius, con la possibilità più attendibile
fissata a quota 3 gradi.
25Il rapporto Stern
- 1 grado
- Con un solo grado di aumento (possibilità che
ormai i ricercatori ritengono molto remota a
causa del ritardo con cui si è corsi ai ripari)
lo scioglimento dei ghiacciai porterà serie
minacce agli approvvigionamenti idrici di circa
50 milioni di persone. - Il ritorno massiccio della malaria e di altre
malattie legate al riscaldamento globale,
associate alla malnutrizione, provocheranno circa
300 mila decessi ogni anno. - Una cifra solo in parte compensata da un calo
della mortalità dovuta al gelo nelle località più
fredde. - A soffrire molto sarà poi l'ecosistema marino,
con circa l'80 della barriera corallina uccisa
dal riscaldamento. - Unica nota positiva, il previsto aumento dei
raccolti agricoli nelle aree temperate.
26Il rapporto Stern
- 2 gradi
- La situazione in questo caso (che i pessimisti
ritengono anch'essa un'obiettivo di
"stabilizzazione" ormai fuori portata) inizia a
farsi più pesante. - I raccolti nell'Africa tropicale diminuiscono del
5-10 per cento. - Un'ulteriore popolazione compresa tra i 40 e i 60
milioni di persone sarà esposta in Africa al
rischio di malaria. - Fino a dieci milioni di persone saranno vittime
dell'innalzamento del livello del mare. - Grave anche l'impatto sugli ecosistemi, con una
stima che fissa tra il 15 e il 40 per cento la
quantità di specie a rischio di estinzione. - Tra gli animali più minacciati, quelli artici
come l'orso polare. - Inoltre, con una temperatura media di 2, il
manto ghiacciato della Groenlandia potrebbe
iniziare a sciogliersi in maniera irreversibile,
avviando un aumento del livello del mare di ben 7
metri.
27Il rapporto Stern
- 3 gradi
- Questo è ritenuto lo scenario di incremento più
attendibile, sempre che la comunità
internazionale inizi ad intraprendere le
necessarie misure di contrasto. - La prospettiva è comunque drammatica l'Europa
meridionale andrebbe incontro a pesanti siccità
con un ciclicità di circa 10 anni la scarsità
d'acqua colpirebbe una cifra compresa tra 1 e 4
miliardi di persone ai quali andrebbero aggiunte
150-550 milioni di persone a rischio di fame e
1-3 milioni di vittime della malnutrizione. - Alcuni modelli predicono poi l'inizio del
collasso della foresta Amazzonica, il rischio di
collasso della banchisa polare occidentale,
l'"impazzimento" delle correnti calde che
attraversano l'oceano Atlantico e bruschi
cambiamenti nei cicli monsonici.
28Il rapporto Stern
- 4 gradi
- La situazione si farebbe ancor più drammatica. I
raccolti agricoli in Africa crollerebbero di un
15-35 per cento. - Alle cifre fornite nei casi precedenti andrebbero
aggiunti altri 80 milioni di persone esposte ai
rischi di malaria, perdita di circa metà della
tundra artica. - 5 gradi
- E' un quadro catastrofico con la possibile
scomparsa dei ghiacciai himalayani e il
conseguente scarsità di acqua per circa un quarto
della popolazione cinese e una buona fetta di
indiani. - L'ulteriore aumento nell'acidità degli oceani
potrebbe stravolgere gli ecosistemi marini,
compresa la disponibiltà di pesce. - L'innalzamento del mare raggiungerebbe un livello
tale da minacciare molte isole minori e vaste
area costiere, comprese quelle della Florida e
grandi città come New york, Londra e Tokyo.
29Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
- Dopo il rapporto Stern lUnione Europea nel 2007
ha commissionato uno studio analogo, limitato ai
paesi europei. Il risultato è che anche con un
aumento della temperatura media globale compreso
fra 2,2 e 3C, quindi nientaffatto catastrofico,
i costi dei cambiamenti climatici potrebbero
giungere a livelli insopportabili per leconomia
europea. - Questi costi potrebbero, invece essere
sopportabili e non bloccare lo sviluppo solo
qualora laumento della temperatura media globale
fosse inferiore a 2C i paesi membri della UE
potrebbero affrontarli e gestibili a costi
accettabili con idonee strategie di adattamento. - Oltre questo limite, a parte il rischio di
conseguenze imprevedibili e di possibili
catastrofi, le economie nazionali non sarebbero
più in grado di correre ai ripari ed i danni
sarebbero irreparabili.
30Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
- Il rapporto UE prende in considerazione due
scenari climatici medi (contrassegnati con le
sigle A2 e B2 del terzo rapporto IPCC) che hanno
la più alta probabilità che possano
effettivamente verificarsi in futuro. In
particolare - con lo scenario B2 la temperatura media globale
crescerà al 2070 di 2,2 C (e tendenzialmente 3C
al 2100), - mentre con lo scenario A2 laumento sarà di 3C
(e tendenzialmente attorno ai 3,5C al 2100). - Gli impatti considerati non sono tutti ma quelli
principali riguardanti lagricoltura, la salute
umana, il turismo, le alluvioni ed inondazioni e
le aree marino costiere. - Le ipotesi prese in considerazione e che sono
alla base di questi due scenari sono lo sviluppo
demografico, lo sviluppo economico, luso delle
risorse energetiche, luso delle risorse
naturali, linnovazione tecnologica e luso di
nuove tecnologie.
31Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
- Conseguenze sullagricoltura.
- Nonostante gli scenari presi in considerazione
siano quelli medi, e non quelli massimi più
pessimistici e catastrofici, a causa del
riscaldamento climatico e della maggiore
disponibilità di acqua la produttività agricola
potrebbe crescere fino al 70 in più nel nord
Europa, ma, viceversa, a causa delleccesso di
caldo e della minore disponibilità dacqua
potrebbe diminuire del 22 in area mediterranea. - Siccome lagricoltura pesa mediamente attorno al
15 del prodotto nazionale lordo, i danni per i
paesi dellarea mediterranea sarebbero ingenti. - Viceversa altrettanto ingenti sarebbero i
benefici per i paesi del nord Europa.
32Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
- Conseguenze sanitarie
- Le ondate di caldo potrebbero aumentare i decessi
delle persone più a rischio (anziani e bambini)
di 36 mila persone in più lanno,con aumento di
temperatura media di 3 C (scenario A2) di 18
mila persone in più lanno, con aumento di
temperatura di 2,2 C (scenario B2). Questo si
ripercuote sui relativi servizi sanitari
nazionali ed in particolare su quelli dei paesi
del sud Europa dove le ondate di calore sarebbero
più rilevanti, come ha mostrato lesempio
dellestate 2003.
33Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
- Conseguenze sulle economie marittime e fluviali
- Complessivamente per le coste europee i danni per
erosione e inondazione costiera a causa
dellinnalzamento del livello del mare potrebbero
andare da 9 a oltre 42 miliardi di euro per anno
che, però, si potrebbero ridurre a valori
compresi fra 2 e 11 miliardi di euro per anno se
si procedesse già da subito a ridurne la
vulnerabilità. - Per quanto riguarda le alluvioni, i danni
maggiori li subirebbero i paesi attraversati da
grandi fiumi o da fiumi meno dotati di difese
adeguate contro le inondazioni. Per le piene dei
fiumi i costi potrebbero essere molto salati
anche in termini di perdita di vite umane, di
beni e di abitazioni. I danni maggiori potrebbero
venire dal Danubio e dalla Mosa ed interessare
quindi più direttamente i paesi del centro Europa.
34Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
- Conseguenze sul turismo
- Per quanto riguarda il turismo le regioni
mediterranee diventerebbero del tutto inospitali
sia per mancanza dacqua che per eccessivo
calore, mentre diventerebbero molto più
appetibili le aree del nord Europa. - In pratica, agli impatti negativi e le perdite
economiche dellindustria turistica dei paesi del
sud Europa e del Mediterraneo si tradurrebbero in
impatti positivi e crescita del prodotto
nazionale lordo dei paesi del nord Europa.
35Il rapporto UE sullimpatto dei cambiamenti
climatici in Europa
- Raccomandazioni del rapporto UE
- Per contenere il riscaldamento globale entro un
limite massimo di 2C è necessario fissare come
limite massimo delle concentrazioni atmosferiche
di anidride carbonica a 550 ppm (parti per
milione in volume), un valore questo che è circa
doppio di quello che cera due secoli fa e che è
circa il 45 superiore a quello attuale (380
ppm). - Per stabilizzare le concentrazioni atmosferiche
di anidride carbonica a 550 ppm è necessario
procedere ad una riduzione delle emissioni di gas
serra fino a circa il 60 rispetto al 1990, da
attuarsi entro e non oltre il 2050. - Come tappa intermedia si potrebbe fissare tra il
2020 ed il 2030, data per la quale la riduzione
dovrebbe essere intermedia e cioè attorno al 30. - Questa è la proposta della Unione Europea per la
quale la Commissione chiede non solo supporto, ma
anche forte determinazione affinché sia
realizzata pienamente a cominciare dal prima
possibile.
36Il rapporto ambiente Italia 2008 di Legambiente
- Si allontana il rispetto degli impegni di Kyoto,
peggiora l'efficienza energetica, aumentano i
consumi dei trasporti, diminuisce la tassazione
ambientale, le rinnovabili sono in crescita, ma
restano sotto la media europea. - Nelle politiche energetiche e nella lotta al
cambiamento climatico, insomma, l'Italia è
indietro. Ma ce la può fare. - Il rapporto Ambiente Italia 2008 di Legambiente,
Scenario 2020 le politiche energetiche
dell'Italia, dimostra che, cifre alla mano, anche
da noi è possibile realizzare gli obiettivi
fissati dalla Ue al 2020 per il potenziamento
dell'efficienza energetica, la diffusione delle
fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni
di gas serra.
37Il rapporto ambiente Italia 2008 di Legambiente
- Nello scorso decennio, in Italia, tutti gli
indicatori energetici e quelli relativi alle
emissioni climalteranti hanno mostrato un segno
contrario alle speranze di un'evoluzione verso
una economia più efficiente e rinnovabile. - Crescono le emissioni di gas serra, giunte nel
2005 a oltre 580 milioni di tonnellate di CO2
equivalente ( 0,3 sull'anno precedente), ma nei
due anni successivi si registra finalmente una
lieve inversione di tendenza - Siamo il terzo paese europeo per emissioni
(eravamo il quinto nel 1990 e il quarto nel
2000)
38Il rapporto ambiente Italia 2008 di Legambiente
- Mentre l'Unione Europea ha ridotto del 7,9 le
proprie emissioni rispetto al 1990 (nell'Europa a
15 sono scese del 3), l'Italia le ha viste
crescere del 12,1, soprattutto a causa
dell'aumento dei consumi per trasporti (27),
della produzione di energia elettrica (16) e
della produzione di riscaldamento per usi civili
(21) - Le nostre emissioni procapite di gas
climalteranti sono, sia pure di poco, superiori
alla media europea e circa il doppio della media
mondiale - L'intensità di emissioni di CO2 rispetto alla
ricchezza prodotta (misurata come Pil) è
aumentata in Italia del 2 tra il 2000 e il 2005
rispetto al 1990 per ogni milione di euro (a
valori costanti) le emissioni di CO2 sono
diminuite in Italia del 7, mentre in Germania e
negli Stati Uniti sono scese del 24, in Gran
Bretagna del 33 e in Cina del 44.