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1 Presentazione del corso
Prof. Romana Andò Prof. Giovanna
Gianturco Teoria e analisi delle audience
Laboratorio
2Il corso
- Obiettivo del corso è quello di ragionare sul
ruolo sociale, culturale ed economico delle
audience mediali oggi, alla luce delle
trasformazioni di scenario che ci hanno
introdotto nella cultura della convergenza. - chi sono oggi le audience? che rapporto hanno con
i media e come vivono il loro essere audience?
Quali competenze sono necessarie per vivere nella
cultura della convergenza? Quali sfide etiche
propone il contesto mediale attuale? Come educare
alla autoriflessività delle audience? - Questi sono solo alcuni interrogativi che il
corso proporrà con l'idea di leggere criticamente
i principali approcci allo studio delle audience,
in termini di adeguatezza e di influenza, dei
modelli teorici rispetto ai comportamenti di
fruizione e ricezione mediale attuali, che vedono
la loro massima espressione nelle forme più
avanzate di audience come blogger, gamers e fan.
3Il corso
- Il corso prevede 48 ore di lezione frontale più
36 di Laboratorio (ricerca sui media) - Il corso di Teoria e analisi delle audience (48
ore) sarà gestito contemporaneamente e in
perfetta sinergia con il Laboratorio (36 ore) in
accordo con il quale è gestito il calendario
didattico e prevederà momenti di approfondimento
tematici e momenti di confronto e di lavoro
d'aula. - Le lezioni si tengono il martedì e il mercoledì
dalle 9 alle 11 e il venerdì dalle 11 alle 14 in
A1 (Aula Oriana)
4Modalità di frequenza
- Sulla webcattedra oggi verrà pubblicato il
calendario delle lezioni comune al corso di
Teoria e al Laboratorio. - Per il corso, unitamente al Laboratorio abbinato,
la frequenza è fortemente raccomandata e sarà
rilevata, non a giorni fissi, attraverso foglio
firme
5Lesame
- la prova d'esame sarà orale e riguarderà sia il
corso di Teoria e analisi delle audience che il
Laboratorio abbinato. i frequentanti che
parteciperanno ai lavori del laboratorio potranno
discutere parte dell'esame direttamente alla fine
del corso.
6I testi desame
- Per il corso di Teoria e analisi delle audience
- R. Andò, Audience Reader. Saggi e riflessioni
sull'esperienza di essere audience, Guerini,
Milano 2008 - R. Andò, Lost. Analisi di un fenomeno (non solo)
televisivo, Bonanno 2011 - H. Jenkins, Culture partecipative e competenze
digitali, Guerini, Milano 2010 - 2 articoli in lingua inglese indicati sulla web
cattedra - Per il Laboratorio
- 1. S. Moores, Il consumo dei media. Un approccio
etnografico, Il Mulino 1998 - 2. G. Gianturco, L'intervista qualitativa,
Guerini 2005
7 Perché studiare le audience?
Prof. Romana Andò Teoria e analisi delle audience
8Perché studiare i media?
9Perché studiare i media?
- è mia intenzione sostenere che i media vanno
studiati perché sono centrali per la nostra vita
quotidiana, in quanto dimensioni sociali,
culturali, politiche ed economiche del mondo
contemporaneo e in quanto elementi che
contribuiscono alla nostra capacità variabile di
dar senso al mondo, di costruire e condividere i
suoi significati (R. Silverstone 2002, pag.19)
10I media parte del tessuto generale
dellesperienza
- i nostri media sono ubiqui, costituiscono la
quotidianità, sono una dimensione essenziale
dellesperienza contemporanea. - siamo diventati dipendenti dai mezzi di
comunicazione, sia quelli a stampa sia quelli
elettronici, per svago e per informazione, per
conforto e per sicurezza, per un certo senso
della continuità dellesperienza e di quando in
quando anche per i momenti più intensi
dellesperienza (Silverstone, 2002, pag. 18)
11I media partecipano alla vita sociale e culturale
- Si tratta dunque di esaminare i media come
processo, come agenti e come oggetti dati, a
tutti i livelli, ovunque gli esseri umani si
aggreghino in uno spazio reale o virtuale,
comunichino, tentino di persuadere, informare,
divertire, educare ovunque tentino, in una
molteplicità di modi e con diversi gradi di
successo, di connettersi luno allaltro
(Silverstone 2002, pag. 21)
12Lo studio dei media partire dallesperienza e
dalla sua normalità
- Il punto di partenza per uno studio sui media è
lesperienza e la sua normalità. - i media sono in primo luogo normali, sono una
presenza costante nella nostra vita quotidiana - Lazione dei media si svolge nel mondo ordinario
essi sono parte di una realtà alla quale
partecipiamo, che condividiamo e che manteniamo,
giorno per giorno, attraverso i nostri discorsi e
le nostre interazioni quotidiane (Silverstone
2002, pag. 24-25)
13(No Transcript)
14(No Transcript)
15(No Transcript)
16Noi e i media
- Possiamo pensare a noi stessi nella nostra
quotidianità e nella nostra vita con i media,
come a nomadi, girovaghi che si muovono da luogo
a luogo, da un ambiente mediale a un altro - Ci muoviamo fra spazi privati e pubblici, fra
spazi locali e globali, da spazi sacri a spazi
profani e da spazi reali a spazi di finzione e
virtuali e viceversa - I media costituiscono il quotidiano e allo
stesso tempo forniscono alternative ad esso
(Silverstone 2002, pag. 27)
17I nostri media, le nostre storie, le nostre
relazioni
- le nostre storie, le nostre conversazioni sono
presenti sia nelle narrazioni formalizzate dei
media, nei resoconti fattuali e nelle
rappresentazioni di finzione sia nelle storie
quotidiane pettegolezzi, dicerie e interazioni
causali in cui troviamo dei modi per fissarci
nello spazio e nel tempo, e soprattutto per
fissarci nelle nostre relazioni reciproche,
connettendoci e separandoci, condividendo e
rifiutando, individualmente e collettivamente, in
amicizia e in ostilità, in pace e in guerra
(Silverstone 2002, pag. 32)
18Media e senso comune
- Il senso comune va inteso come espressione e
allo stesso tempo precondizione dellesperienza,
come condiviso o per lo meno condivisibile, come
misura delle cose spesso invisibile. - I media dipendono dal senso comune, lo
riproducono, vi fanno riferimento così come lo
sfruttano e lo fraintendono (Silverstone 2002,
pag. 25)
19Media come filatoi del mondo moderno
- Se luomo è sospeso su una rete di significati
che lui stesso ha tessuto (Geertz) - allora i media sono i i filatoi del mondo
moderno, e utilizzandoli, gli esseri umani
tessono reti di significato per loro stessi
(Thompson1998, 22).
20Media, risorse simboliche e vita sociale
- Lo sviluppo dei media va letto come una
rielaborazione del carattere simbolico della vita
sociale, una riorganizzazione dei modi in cui le
informazioni e i contenuti simbolici sono
prodotti e scambiati nel mondo sociale, e una
ristrutturazione dei modi in cui gli individui si
rapportano luno allaltro e a se stessi
(Thompson 1998, 22).
21Media e contesti sociali
- Quando studiamo i media non dobbiamo correre il
rischio di concentrarci solo su - i testi, analizzandoli in sé e per sé, senza
relazioni né con gli obiettivi e le risorse di
chi li ha prodotti, né con i modi in cui chi li
riceve li utilizza e comprende - i pubblici, analizzandone la composizione e la
quantità, gli effetti subiti, i bisogni alla base
del consumo etc.
22Media e contesti sociali
- Quando studiamo i media dobbiamo partire dal
carattere terreno dellattività di ricezione. - La ricezione dei prodotti dei media è unattività
pratica e di routine che gli individui
intraprendono in quanto rappresenta un aspetto
costitutivo della loro vita quotidiana.
23La ricezione mediale
- La ricezione dei media è unattività un tipo di
pratica nel corso della quale gli individui si
appropriano dei materiali simbolici che ricevono
e li elaborano. - La ricezione è unattività collocata in un
contesto i prodotti dei mezzi di comunicazione
sono ricevuti da individui invariabilmente
situati in contesti storico-sociali precisi (da
cui distaccarsi o in cui immergersi ancora di più)
24La ricezione mediale
- La ricezione dei media è unattività di routine,
ovvero una delle pratiche consuete della vita
quotidiana. - La ricezione dei media è unattività che dipende
da un ventaglio di capacità e competenze
acquisite (funzione esperta). - La ricezione dei media è unattività ermeneutica,
nel senso che gli individui si impegnano in
genere in un processo di interpretazione,
attraverso il quale attribuiscono significato. - Nellinterpretare le forme simboliche gli
individui le incorporano nella loro comprensione
di sé e degli altri. - Ne assimilano il messaggio e lo incorporano nella
propria vita, adattandolo alla propria esistenza
e contesto di vita. - Lappropriazione è, quindi, il processo di
comprensione e autocomprensione.
25Perché studiare le audience?
26Limportanza di essere audience
- Se i media sono il nostro tessuto
dellesperienza, essere audience mediali è sempre
più il tratto caratterizzante della nostra
esistenza, tanto più nellepoca della convergenza
culturale. - Studiare i media, quindi, oggi impone sempre più
di studiare le audience, - non solo e non tanto in termini di rapporto mezzo
di comunicazione/suo pubblico, quanto per le
implicazioni - Individuali (il sé riflessivo)
- sociali e culturali (cultura convergente)
- economiche (audience e produttori, audience
produttive) - che lessere audience produce.
27Il sé riflessivo e i media
- Nelle società moderne il processo di
autoformazione è sempre più riflessivo e aperto
per costruirsi unidentità coerente, gli
individui imparano a ricorrere in misura sempre
maggiore alle loro stesse risorse. - Ma anche alle risorse simboliche mediate, la cui
abbondanza estende le opportunità dellindividuo,
ma allenta il legame tra autoformazione e
ambiente condiviso gli individui accedono
infatti a informazioni provenienti da fonti
lontane e attraverso reti di comunicazione
mediate - ma lappropriazione di questa conoscenza non
locale avviene sempre in contesti locali.
28Il sé come progetto simbolico
- il sé è un progetto simbolico che
lindividuo costruisce attivamente sulla base dei
materiali simbolici a sua disposizione, materiali
che lindividuo ordina in un racconto coerente a
proposito di chi egli sia un racconto della sua
identità (Thompson, 293)
29Lappropriazione
- Thompson utilizza il termine di appropriazione
per riferirsi allestensione del processo di
ricezione oltre il momento della fruizione. - Appropriarsi significa far proprio qualcosa di
estraneo e sconosciuto e trovare un modo per
rapportarsi ad esso e incorporarlo nella propria
vita, attraverso il proprio bagaglio di
competenze, conoscenze, inclinazioni.
30Lappropriazione
- Perciò lappropriazione dei messaggi deve essere
intesa come un processo continuo e socialmente
diseguale che dipende dai contenuti dei messaggi
ricevuti, dallelaborazione discorsiva, e dagli
attributi sociali dei destinatari sia diretti sia
indiretti (Thompson, 159).
31Un progetto simbolico diseguale
- Il carattere attivo e creativo del sé non implica
che esso non subisca condizionamenti sociali.
Questi possono essere letti nel - modo diseguale in cui sono distribuiti i
materiali simbolici sulla base dei quali
costruiamo la nostra identità - modo/i diseguali con cui gli individui utilizzano
queste risorse per costruire il proprio sé.
32Da dove vengono i materiali simbolici
- Prima dellavvento dei media, i materiali
simbolici utilizzati dai soggetti per la
costruzione della propria identità
(autoformazione) provenivano principalmente dalle
interazioni faccia a faccia (conoscenza locale). - Oggi gli orizzonti di comprensione degli
individui si allargano sono legati alla
espansione delle reti mediate che rendono i mezzi
di comunicazione moltiplicatori di mobilità
(Lerner) viaggi dellimmaginazione che aiutano
gli individui a prendere le distanze dagli
ambienti più immediati del loro vivere
quotidiano (Thompson, 295)
33Il sé come progetto riflessivo
- Materiali simbolici locali e mediati vengono
incorporati dal soggetto nel processo di
autoformazione. - il sé si trasforma dunque in un progetto
riflessivo nel corso del quale lindividuo
incorpora materiali mediati (tra le altre cose) e
li inserisce in un racconto autobiografico
coerente e continuamente rivisto (Thompson, 295) - Non solo i media, e la conseguente abbondanza di
materiale simbolico, potenziano la stessa forma
riflessiva del sé. - i materiali simbolici mediati offrono possibilità
nuove al processo di autoformazione e
sottopongono il sé a richieste senza precedenti.
34Media come provider e certificatori
- I mezzi di comunicazione forniscono continuamente
e in grande quantità materiali simbolici con cui
confrontarsi e cui riferirsi a livello di lettura
e pratiche della e nella realtà che ci circonda, - interpretando il doppio ruolo di provider di
modelli e di certificatori di qualità degli
stessi e intervenendo con decisione, dunque, nel
processo riflessivo di costruzione dellidentità.
35La dimensione relazionale del progetto riflessivo
del sé
- Lesercizio identitario si concretizza e si
esplicita a livello relazionale, non solo nel
rapporto con i media, ma in quello che si
costruisce con altri soggetti con i quali si
condivide o si condividerà il consumo mediale.
36Benvenuti nella cultura della convergenza
- dove vecchi e nuovi media si scontrano, dove
forme mediali generate dal basso e dallalto si
incrociano, dove il potere della produzione
mediale e quello del consumo interagiscono in
modi imprevedibili. - H. Jenkins (Cultura convergente)
-
37Cultura convergente
- La definizione di cultura convergente di Jenkins
(2007) rimanda ad uno scenario che deriva
dallinterazione tra
38Convergenza mediale
- per convergenza intendo il flusso dei
contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra
più settori dellindustria dei media e il migrare
del pubblico alla ricerca continua di nuove
esperienze di intrattenimento (Jenkins, 2007,
XXV) - voglio contestare lidea secondo la quale la
convergenza sarebbe essenzialmente un processo
tecnologico che unisce varie funzioni allinterno
dello stesso dispositivo. Piuttosto essa
rappresenta un cambiamenti culturale (ibid.)
39Cultura partecipativa
- Lidea di cultura partecipativa contrasta con
lidea di audience passiva, che si trascina fin
dalle prime elaborazione di modelli teorici della
comunicazione mediata, a favore di unaudience
partecipante e produttiva. - Produttori e consumatori interagiscono tra di
loro continuamente, secondo dinamiche di azione e
relazione mutevoli e innovative. - Nella cultura partecipativa non tutti devono
contribuire, ma tutti devono credere di essere
liberi di farlo, quando sono pronti - e devono credere che il loro contributo sarà
valutato in maniera appropriata.
40Definire la cultura partecipativa come
- 1. con barriere piuttosto basse nei confronti
dellespressione artistica e dellimpegno civico - 2. con grande supporto alla creazione e scambio
di opere gli uni con gli altri - 3. con qualche tipo di guida informale in base
alla quale ciò che è conosciuto dalla maggior
parte attraverso lesperienza viene passato ai
nuovi - 4. dove i membri credono che il loro contributo
conta - 5. dove i membri sentono qualche grado di
connessione sociale con gli altri (come minimo
sono attenti a ciò che gli altri pensano a
proposito delle loro creazioni).
41Intelligenza collettiva
- Nella cultura convergente, il consumo diventa un
processo collettivo. - La convergenza non avviene tra le attrezzature
dei media, ma nei cervelli dei singoli
consumatori e nelle loro interazioni sociali, nel
loro parlare dei media, sui media e con i media. - Avviene nella gestione, implementazione e
condivisione della conoscenza mediata al punto
che nessuno di noi sa tutto ognuno di noi sa
qualcosa possiamo mettere insieme i pezzi se
uniamo le nostre conoscenze e capacità (Jenkins,
2007, XXVI)
42Non tecnologia interattiva, ma cultura
partecipativa
- linterattività (H. Jenkins, 2006a) è una
proprietà della tecnologia, mentre la
partecipazione e una proprietà della cultura. - La cultura partecipativa va emergendo nel momento
in cui la cultura assorbe e risponde alla
esplosione delle nuove tecnologie mediali, che
rendono possibile per i consumatori medi di
archiviare, prendere nota, appropriarsi, e far
circolare di nuovo i contenuti media in nuove
modalità ancora più potenti. - Concentrarci solo sullaccesso alle nuove
tecnologie ci porta lontano, se non incoraggiamo
allo stesso tempo le competenze e le conoscenze
culturali necessarie per sviluppare questi
strumenti per i nostri stessi obiettivi.
43Non tecnologie isolate ma sistema dei media
- Piuttosto che occuparci di ciascuna tecnologia
isolatamente, faremmo meglio ad assumere un
approccio ecologico, ragionando sulle
interrelazioni tra tutte queste differenti
tecnologie di comunicazione, sulle comunità
culturali che crescono intorno ad esse, e sulle
attività che supportano. - Il sistema dei media è composto di tecnologie
della comunicazione e di istituzioni, pratiche e
protocolli sociali, culturali, legali, politici
ed economici, che le modellano e circondano
(Gitelman, 1999).
44Cultura partecipativa e opportunità di civic
engagement
- La nuova cultura partecipativa offre molte
opportunità ai giovani per prendere parte al
dibattito pubblico, partecipare alla vita di
comunità, diventare leader politico, anche se
spesso solo attraverso le seconde vite offerte
dai giochi multiplayer o dalle comunità online di
fan. - La sfida è come collegare le decisioni nel
contesto della vita quotidiana con le decisioni
prese a livello locale, o nazionale.
45Cultura convergente e mercato
- le media companies sono obbligate a rivalutare
la natura dellimpegno degli utenti e il valore
della partecipazione dellaudience in risposta ad
un cambiamento dellambiente mediale
caratterizzato da una digitalizzazione e un
flusso mediale attraverso più piattaforme,
lulteriore frammentazione e diversificazione del
mercato mediale, e laumento della forza e della
capacità degli utenti di plasmare il flusso e la
ricezione dei contenuti mediali (H. Jenkins
2008).
46Come cambia il consumatore
- Mentre i vecchi consumatori erano visti come
passivi, i nuovi consumatori sono attivi. - Mentre i vecchi consumatori erano prevedibili e
stavano dove gli ordinavi, i nuovi consumatori si
spostano, mostrando una fedeltà in declino nei
confronti dei network o dei media. - Se i vecchi consumatori erano individui isolati,
i nuovi consumatori sono maggiormente connessi
tra loro. - Se il lavoro dei consumatori mediali un tempo era
silenzioso e invisibile, i nuovi utenti sono
rumorosi e pubblici (Jenkins 2006).
47I pubblici oggi
Dimensione dellesperienza Figura spettatoriale Focalizzazione delle pratiche
Identità Pubblici performer Sul soggetto individuale (social-oriented)
Appartenenza Pubblici fan Sul contenuto mediale (media-oriented)
Mobilità Pubblici multipiattaforma Su piattaforme-contenuti mediali (media-oriented)
Cittadinanza Pubblici partecipanti Sul soggetto collettivo (social-oriented)
48Il consumatore è sempre più un fan
- Il fandom è un fenomeno sociale dotato di
riconoscibilità e non più isolato (no
subcultura) - Il fandom è un comportamento diffuso, (almeno
nelle sue manifestazioni di base) e pervasivo - Il fandom si appoggia alle tecnologie e alle
logiche di partecipazione, condivisione,
creazione di contenuti (web 2.0) - Il fandom si basa sulla ridefinizione del
rapporto tra consumatore e prodotto consumato, in
termini di fedeltà e partecipazione basate
sulleconomia affettiva (Jenkins 2006).
49 perché il fandom è
- Social interaction (Baym) interviene sulle
dimensioni individuali e sociali del soggetto
(costruzione identitaria e gestione delle
relazioni sociali) - Network culture (Jenkins) ridefinisce e
implementa il rapporto tra tecnologie, contenuti
e media literacy - Lovemarks (Robins) contraddistinto da impegno,
empatia e passione in grado di generare nelle
audience una lealtà al di là della ragione
50Chi ha paura dei fan?
- Cosa significa per aziende e creativi concedere
al pubblico un ruolo più attivo nella
progettazione, distribuzione e promozione dei
contenuti mediali?
Per i creativi il timore è la contaminazione
della propria integrità artistica, (preservazione
della reputazione allinterno della comunità
professionale, Deuze 2006).
Per i vertici aziendali la paura è connessa
allidea che i consumatori possano prendere ciò
che hanno fatto senza pagarli, in conformità con
le logiche del mercato.
51Come si comportano le media companies
Approccio collaborativo
Posizione proibizionista
- rafforzare il controllo sulla proprietà
intellettuale, provare a dominare il dirompente e
destabilizzante impatto dei cambiamenti
tecnologici -
-
- Fan pirati
- accogliere la partecipazione delle audience,
movimentare i fan come sostenitori dal basso,
guadagnare sui contenuti generati dagli utenti. -
- Fan alleati.
52Verso il lovemark
- Il successo di un contenuto mediale si basa
sempre di più sullintimità che è capace di
creare con le aspirazioni personali dei
consumatori, un senso di vicinanza affettiva
simile allinnamoramento. - Un prodotto in grado di costruire di sé un
profilo contraddistinto da impegno, da empatia e
passione - È in grado di generare nelle audience una lealtà
al di là della ragione(K. Roberts 2004). - Attraction Retention
53Il futuro dellintrattenimento
- Un programma con un alto livello di
coinvolgimento risulterebbe un investimento
migliore rispetto ad un programma con indici di
ascolto più alti ma con un interessamento
superficiale del pubblico (Jenkins 2008).
Il futuro dellintrattenimento ratings or
engagement?
54Educare le audience alla autoriflessività
55La sfida etica
- In un mondo in cui la linea tra consumatore e
produttore è sfumata, le audience si trovano in
situazioni che nessuno avrebbe potuto immaginare
e anticipare anche solo 10 anni fa. - La politica del laissez faire da per scontato che
le audince, e i minori in testa, da soli, possano
sviluppare le norme etiche necessarie a entrare
in relazione e gestire sempre più complessi e
diversi ambienti sociali on line.
56Limportanza di guidare
- La produzione creativa delle audience è, infatti,
molto più esposta, pubblica, del passato e può
raggiungere effetti sicuramente più pervasivi. - È spesso i giovani sono sufficientemente
innovativi da non essere compresi(o accettati)
dagli adulti, con il risultato che i giovanissimi
non ricevono un grande contributo in termini di
guida e in termini di supervisione dagli stessi
adulti. - E con il risultato che cercano (e trovano)
attenzione da persone che non conoscono.
57Etica come capacità riflessiva
- Uno dei principali obiettivi della media
education dovrebbe essere quello di incoraggiare
i ragazzi a diventare più riflessivi sulle scelte
etiche che si trovano a fare continuamente in
quanto consumatori e produttori e circa gli
effetti che hanno sugli altri. - Tenendo conto che le norme allinterno della
cultura convergente sono fluide e che siamo tutti
parte di un esperimento prolungato dal momento in
cui entriamo nel mediascape.
58Momenti di televisione nè testo nè audience
- John Fiske 1989
- In E. Seiter, H. Borchers, G. Kreutzner and E. M
Worth, Remote control television, audiences and
cultural power
59Laudience come moltitudine di differenze
- L audience televisiva non è una categoria
sociale come la classe, la razza o il genere
ognuno si muove dentro o fuori di essa in modo da
rendere senza senso qualunque definizione
categorica. - Peraltro, le persone si autodefiniscono membri
dellaudience ogni volta in modo diverso e per
prodotti diversi. - Le categorie si basano sulle similarità
laudience è più vicina ad una moltitudine di
differenze (Fiske 1989).
60Dal testo alla testualità
- Per riferirci al potenziale di costruzione di
significato della televisione è più opportuno
riferirsi al concetto di testualità che a quello
di testo. - La testualità segnala la potenzialità di
significati piuttosto che la loro concreta
esistenza. - La testualità del processo di produzione di senso
e di piacere si realizza quando la gente porta le
proprie differenti storie e soggettività nel
processo di visione della tv. - Non cè testo, non cè audience, cè solo il
guardare la tv .
61Leterogeneità sociale e la soggettività nomade
- Le società del tardo capitalismo sono
caratterizzate dalla eterogeneità una vasta
gamma mutevole di sottoculture e gruppi che sono
in definitiva strutturati dalle loro relazioni
con il sistema, che distribuisce il potere in
modo ineguale allinterno di esse (Fiske 1989). - Ogni persona, o spettatore televisivo, costruisce
una serie di alleanze mutevoli allinterno di
questa eterogeneità, entrando nel sistema sociale
attraverso formazioni sociali differentemente
costituite e mutevoli (la metafora della
soggettività nomade).
62Soggettività e testualità
- Guardare la tv è un processo di produzione di
significati (meanings) e piaceri (pleasures)
determinato da due insiemi di forze il sociale
che agisce sulla soggettività dello spettatore e
il testuale che opera sulla testualità della
televisione. - Ogni spettatore può essere in diversi momenti
soggetto di una differente visione, in quanto
costituito dal suo determinante sociale, così
come differenti alleanze possono essere
mobilitate per differenti momenti di visione
(Fiske 1989).
63The viewing subject
- lo spettatore/soggetto che guarda, costituito
socialmente, può occupare diversi spazi,
all'interno del territorio determinato, sulla
base delle alleanze sociali adatte allo specifico
momento di costruzione del significato e di
raggiungimento del piacere nell'esperienza
televisiva. - Hall si riferisce ad un simile processo in
termini di 'articolazione
64Larticolazione
- Hall usa il termine in entrambi i sensi,
- sia come discorso, cioè un sistema simbolico
usato per dare senso a sé stessi e
all'esperienza, - sia come connessione modulabile.
65Identità e articolazione
- Uso identità per riferirmi al punto di
incontro, al punto di sutura tra i discorsi e le
pratiche che cercano di interpellarci, parlarci
o richiamarci in un contesto come soggetti di un
particolare discorso da una parte, e, dallaltra,
i processi che producono soggettività che ci
costruiscono come soggetti di cui si può
parlare. - Le identità sono quindi punti di approdo
temporaneo per le posizioni del soggetto,
costruiti per noi dalle pratiche discorsive. - Sono il risultato di una ben riuscita
articolazione o concatenazione del soggetto nel
flusso del discorso (Hall 1996, tr. it. p.136)
66Linterpellazione
- Per illustrare come il potere dellideologia
formi i soggetti, Althusser si riferisce
allesempio della voce divina che dà il nome, e
nominando, porta i soggetti allesistenza.
Linterpellazione sociale può essere letta come
latto divino performativo. - lautorità della voce dellideologia, la
voce dellinterpellazione, è immaginata come
una voce che è quasi impossibile rifiutare
(Butler1997, tr. it. P105)
67Il piacere popolare
- Trarre senso dalla televisione popolare è allora
il processo di attivazione di significati a
partire da essa, e questa dinamica è controllata
dallo spettatore socialmente situato all'interno
di confini più o meno determinati. - Il testo sarà una fonte di piacere popolare,
quando questi significati diventeranno parte di
quel processo culturale più ampio attraverso il
quale il soggetto dà senso alla propria esistenza
materiale. - Dunque l'esperienza sociale è come un testo può
essere resa significativa solo quando un soggetto
sociale porta le proprie competenze discorsive a
relazionarsi con essa.
68Lintertestualità
- L'esperienza sociale è come l'intertestualità.
- E' un considerevole potenziale di
interconnessioni tra elementi che possono essere
combinati in un' imprevedibile quantità di modi.
Ogni sistema sociale ha bisogno di un sistema di
significati sul quale sorreggersi, e tali
significati sono determinati solo in parte dal
sistema stesso. - Questa determinazione concede a differenti
soggetti uno spazio adeguato per creare
differenti significati, sebbene i soggetti stessi
possano usare, nel processo di costruzione del
senso, un repertorio discorsivo condiviso - Il soggetto non è completamente assoggettato - il
senso che traiamo dalle nostre relazioni sociali
è in parte sotto il nostro controllo- e trarre
senso dall'esperienza sociale necessariamente
implica il dare senso a noi stessi all'interno di
quella esperienza
69Guardare la tvunesperienza semiotica
- Dare senso allesperienza sociale è un processo
quasi identico al dare senso a un testo. - Quello che la televisione consegna non sono
programmi ma unesperienza semiotica. Questa
esperienza è caratterizzata dalla sua apertura e
polisemia. - La televisione non è affatto simile a un kit fai
da te di significati, né è una scatola di
significati pronti per la vendita. - Sebbene lavori sulle determinazioni culturali,
essa offre anche libertà e potere per evadere o
sfidare queste limitazioni e forme di controllo. - Tutti i testi sono polisemici, ma la polisemia è
assolutamente centrale per la testualità
televisiva.
70A cultural commodity
- La televisione è una merce/prodotto culturale che
opera allinterno di uneconomia capitalista
determinata. - È possibile distinguere tra una economia
finanziaria, allinterno della quale circolano le
risorse economiche e uneconomia culturale,
allinterno della quale circolano significati e
piaceri. - Nella economia finanziaria la televisione è
programmi e pubblicità, non testualità. - Un programma è una merce prodotta e poi venduta
ai distributori. Nella distribuzione il suo ruolo
cambia e diventa, non più quello di merce, ma di
produttore. - E ciò che produce è una nuova merce, laudience
che viene poi, a sua volta, venduta come merce ai
pubblicitari
71A cultural commodity
- Ma nell'economia culturale l'audience rifiuta il
suo ruolo di merce e diventa un produttore, un
produttore di significati e piaceri, - e in questo momento cessa di essere un'
'audience' e si trasforma nelle diverse
materializzazioni del processo che chiamiamo
'guardare la televisione'
72Il capitale culturale popolare
- La differenza fondamentale tra la merce
televisiva e e altri beni materiali che circolano
nel mercato è la considerevole libertà vinta
dallo spettatore nel passaggio da consumatore
nella economia finanziaria a produttore
nelleconomia culturale. - Significati e piaceri non possono essere
posseduti, comprati o venduti. - Rispetto allidea di Bourdieu di capitale
culturale nelle mani della borghesia (sia in
termini di economia finanziaria che culturale), è
necessario aggiungere quella di capitale
culturale popolare che tiene sotto pressione la
cultura borghese.
73Alcuni esempi di capitale culturale popolare
- Le donne che vedevano Crossroads, studiate dalla
Hobson, avevano fatto proprio il programma, e lo
avevano costituito come proprio capitale
culturale. - Solo ragionando sullabilità ad essere produttori
della propria cultura, dei propri significati e
piaceri è possibile comprendere la scelta degli
aborigeni australiani di vedere film western. - Allo stesso modo gli spettatori arabi di Dallas
riscrivono il testo nelle loro conversazioni
per adattarlo al proprio capitale culturale.
74I limiti interpretativi delleconomia politica
- Il modello delleconomia politica, che si basa
sulla separazione tra economia culturale e
finanziaria (cui attribuisce grande potere di
determinazione), non può concepire le audience
televisive come socialmente differenti e capaci
di produrre differenti significati e piaceri
dalla stessa merce. - Non può concepire la merce culturale come un
testo che richiede lettura. Non può concepire il
testo come un campo di battaglia per il potere
di attribuire senso. - Non può concepire che ciò che determina
significati e piaceri di un testo è la situazione
sociale dello spettatore, non gli interessi dei
produttori e i loro ideologici investimenti nel
capitalismo.
75Cercasi audience disperatamente
- Le emittenti hanno costante necessità di
conoscere quali pubblici sono alla loro
portata. - Per le routine produttive e per la sopravvivenza
organizzativa di un mezzo è necessario poter
contare su un pubblico, definibile come corpo
fisico di spettatori assidui ed identificabili
(Ien Ang)
76Difficoltà nella definizione delle audience
- Quando si raggruppano meccanismi di risposta
individuale necessariamente si devono
restringere, se non addirittura eliminare, le
condizioni contestuali esterne e puntuali che
potrebbero delucidare la prospettiva di ciascun
individuo. Aggregare è un processo di
totalizzazione che pone in secondo piano la
riflessione sul modo in cui i contesti puntuali
e le risposte individuali contribuiscono a
formare unimmagine più completa della situazione
in esame (Ien Ang)
77Difficoltà nella definizione delle audience
- Se è vero che le cifre delle statistiche
forniscono stime sullampiezza dellaudience,
compensandone la mancanza di visibilità
immediata, - È anche vero che concepire laudience televisiva
come collettività classificabile significa negare
il disordinato mondo sociale delle audience
effettive (Ien Ang)
78Le rilevazioni audiometriche
- Consentono agli operatori di poter contare su
numeri, percentuali che fotografano con
immediatezza le dimensioni della platea e ne
delineano le scelte di consumo. - Questi strumenti offrono agli operatori la
certezza illusoria di avere il polso della
situazione, celando, dietro la forza convincente
dei numeri, linsicurezza derivante da
comportamenti di consumo sempre meno spiegabili e
giustificabili quantitativamente.
79Osservare per controllare?
- Riprendendo il discorso di Foucault sul
Panopticon, che entra in funzione ogniqualvolta
limperativo è quello di collocare gli individui
o le popolazioni entro una griglia in cui possono
essere resi produttivi e osservabili - Ien Ang spiega lo sviluppo delle pratiche di
rilevazione sulle audience e ne segnala le forti
debolezze implicite - la natura del consumatore, non essendo la stessa
indirizzabile nel comportamento, come prevede,
invece, il panopticon, è lelemento che fa sì che
losservazione e, quindi, la conseguente
visibilità, possano essere solo uno strumento
indiretto di controllo sulle audience.
80Il limite dellosservazione
- Se lesigenza delle industrie che commissionano
le ricerche sulla audience è proprio quella di
conoscere per controllare, osservare, acquisire
casistiche, numeri che possano legittimare
previsioni attendibili sui comportamenti delle
audience, essa si scontra con il suo stesso
limite - infatti, per quanto gli strumenti di misurazione
e monitoraggio possano portare a rappresentazioni
minuziose e accurate, il loro realismo
descrittivo può non essere sufficiente per il
controllo, perché non prescrive un comportamento.
- In un circolo vizioso, allora, lincertezza che
ne deriva tormenta lindustria fino alla messa a
punto di un sistema ancora più analitico. - Salvo poi capitare che, più si fa microscopico
lo sguardo sullo spettatore, più ci si accorga di
quanto sia sfuggente il ltltcomportamento di
consumo medialegtgt
81Laudience come collettività classificabile
- Le tecnologie per i feedback di mercato
(Auditel, sondaggi telefonici, etc.), - assumono una funzione strategica in una
situazione strutturale di lotta per la conquista
delle posizioni sul mercato - hanno l'obiettivo di costruire laudience
televisiva come una categoria che oggettiva il
pubblico in modo da poterlo controllare,
nellinteresse di uno scopo istituzionale
prestabilito (Ien Ang) consegnare target agli
inserzionisti pubblicitari.
82Laudience come strategia discorsiva
- Raggruppare il pubblico in ununica categoria
capace di discriminare tra chi è e chi non è
effettivamente parte dellaudience è, daltra
parte, una strategia discorsiva che trova radice - nei tratti dominanti del broadcast e
- nellesigenza di legittimare lobiettivo di
controllare e conquistare e , allo stesso tempo,
la presenza di un oggetto da controllare e
conquistare
83La discriminazione popolare
- Leconomia politica, poi, non è in grado di
considerare la discriminazione popolare. - La gente sceglie di rendere alcuni testi
popolari, e altri no, e questo processo di scelta
è essenzialmente popolare(Fiske 1989), - per quanto lindustria possa cercare di
influenzare la scelta popolare, attraverso
ricerche di mercato, promozioni e pubblicità.
84Cultura popolare
- Accanto al termine cultura di massa si affianca
sempre più quello di cultura popolare intesa
come cultura che è popolare, cioè gradita ai
più. - Una merce culturale per diventare popolare deve
appagare i desideri dei suoi consumatori,
contemperando gli interessi del suo pubblico con
quelli dei suoi produttori. - Il testo mediale è un prodotto culturale
popolare. - Portare i jeans, giocare con i videogames,
ascoltare dischi di musica rock sono, secondo
Fiske (Understanding popular culture), esempi di
consumo di cultura popolare.
85Lattività delle audience
- Leconomia finanziaria è interessata a produrre e
riprodurre merci di successo. - I bisogni culturali, espressi da alleanze in
costante mutamento allinterno delle audience,
forzano le industrie a produrre merci
sufficientemente originali da incontrare questi
cambiamenti e sufficientemente familiari da
rispondere alle aspettative delle audience e
corrispondere alle pratiche e alle routine
produttive. - La spinta maggiore allinnovazione proviene
dallattività delle audience nella economia
culturale.
86La televisione nella vita delle audience
- la testualità non è delimitata dai titoli e dai
credits di un programma, la soggettività non può
essere confinata nella pelle o nella storia di un
individuo, e similmente il vedere la televisione
non può essere confinato nei periodi in cui la
televisione è accesa. La televisione è anche
parte della nostra vita culturale, quando la sua
presenza è meno diretta,meno ovvia (Fiske 1989)
87Il senso delle differenze
- È necessario, dunque, ragionare sul come la gente
trasforma i prodotti dellindustria nella loro
cultura popolare e li rende servibili per i suoi
interessi. - Le differenze sociali sono prodotte dal sistema
sociale, ma i significati di queste differenze
sono prodotti dalla cultura. Il senso di queste
differenze viene costantemente prodotto e
riprodotto come parte dellesperienza di queste
differenze da parte del soggetto. - I significati che originano dallo spettatore
attribuiti al testo e quelli che originano dalle
subculture nei confronti dellesperienza sociale
attivano il piacere di produrre significati,
piuttosto che sottolineare la posizione di
sudditanza di essere prodotti da loro e rende
possibile mantenere una consapevolezza di queste
differenze sociali scomode e abrasive, che il
senso comune egemonico tenta faticosamente di
attenuare.
88Il consumo e luso
- lanalisi delle immagini diffuse dalla
televisione (rappresentazioni) e della quantità
di tempo passata davanti allo schermo
(comportamento) deve essere completata dallo
studio di ciò che il consumatore culturale
fabbrica durante queste ore e con queste
immagini. - Questa fabbricazione da svelare è una
produzione, una poietica, - ma nascosta, perché
si dissemina negli spazi definiti e occupati dai
sistemi della produzione e perché lestensione
sempre più totalitaria di tali sistemi non lascia
più ai consumatori un luogo in cui rivelare cio
che fanno dei prodotti (De Certeau 1990)
89Lo spectacle/performance paradigm
- Gli studi di Abercrombie e Longhurst prendono le
mosse dal limite intrinseco al paradigma
dellincorporazione/resistenza nel considerare le
audience come costrette tra una posizione di
accettazione dellideologia o di resistenza. - Lattenzione si sposta dalla lettura delle
audience in chiave oppositiva, a audience che
definiscono la propria identità allinterno delle
relazioni che stabiliscono con le forme mediali.
90Lidentità delle audience
- Il paradigma mira a studiare lidentità delle
audience e il loro statuto allinterno della
società, immaginando che lidentità si costruisca
allinterno non tanto dei testi mediali ma del
cosiddetto mediascape, il mondo globale dei
media.
91Lobiettivo del critico
- Secondo Fiske, lobiettivo del critico è quello
di comprendere i piaceri popolari e la
discriminazione popolare, non esaminando i testi,
le letture delle audience o i processi di
produzione, - Ma attraverso lo studio dei casi (investigation
of instances), dei momenti di televisione
allinterno dei quali la varietà di attività
culturali che si realizza davanti allo schermo
può essere intravista.
92Lo studio delle audience dove siamo arrivati
- Secondo Abercrombie e Longhurst (1998) esistono
tre tipi di audience, che si sono sviluppate
storicamente e che oggi tendono alla compresenza - Simple audience
- Mass audience
- Diffused audience
93La simple audience
- La simple audience, nata in età premoderna e
tuttora presente, si basa sul rapporto diretto e
immediato tra emittente e ricevente. - La comunicazione si svolge in uno spazio
socialmente definito (spazio pubblico) - La figura dellemittente-performer è distante da
quella del ricevente (che assiste allo
spettacolo). - Al ricevente è richiesto un elevato grado di
attenzione.
94La simple audience
95La mass audience
- È tipica di forme di fruizione despazializzate.
- La comunicazione è mediata dai mezzi di
comunicazione. - Emittente-performer e ricevente sono molto
distanti. - Lattenzione richiesta al ricevente può variare
sulla base delle caratteristiche contestuali
della fruizione.
96La mass audience
97La diffused audience
- Abercrombie e Longhurst intendono per audience
diffusa la situazione in cui il soggetto è sempre
parte di un pubblico a prescindere dal singolo
atto di fruizione e da singoli eventi. - The essential feature of this audience-experience
is that, in contemporary society, everyone
becomes an audience all the time. Being a member
of an audience is no longer an exceptional event,
nor even an everyday event. Rather it is
constitutive of everyday life (Abercrombie e
Longhurst)
98I tratti della diffused audience
- La nozione di audience diffuse si riferisce a
diversi processi che operano a differenti
livelli. - 1) Le persone trascorrono una grande quantità di
tempo nel consumo di mass media in casa e in
pubblico. - 2) i media sono realmente costitutivi della vita
quotidiana. - 3) le audience vivono nella performative
society (Kershaw). Uno degli effetti della
intrusione dei media nella vita quotidiana è che
in questo modo qualsiasi evento può essere
trasformato in performance e chi vi partecipa
vede se stesso come performer. - 4) le audience diffuse sono il risultato
dellincontro tra spettacolo e narcisismo
99Le audience diffuse
- il vedere la televisione consumare media nda
non può essere confinato nei periodi in cui la
televisione è accesa. La televisione è anche
parte della nostra vita culturale, quando la sua
presenza è meno diretta, meno ovvia (Fiske,
1989) - essere un membro di unaudience non è più tanto
un evento eccezionale, e neanche un evento
quotidiano. Piuttosto è parte della vita
quotidiana (Abercrombie, Longhurst, 1998)
100Audience diffusa
101Le audience diffuse
- Lesperienza di consumo non è più legata ad un
particolare evento, spettacolo o canale mediale,
ma è unesperienza quotidiana. - Laudience diffusa nasce dallintersezione di 4
fattori - Quantità di tempo investito nel consumo mediale
- Pervasività dei media nella vita moderna
- Società performativa
- Spettacolarizazione della vita e del mondo
atteggiamento narcisista
102Quantità di tempo, ma soprattutto pervasività dei
media
- i nostri media sono ubiqui, costituiscono la
quotidianità, sono una dimensione essenziale
dellesperienza contemporanea. - siamo diventati dipendenti dai mezzi di
comunicazione, sia quelli a stampa sia quelli
elettronici, per svago e per informazione, per
conforto e per sicurezza, per un certo senso
della continuità dellesperienza e di quando in
quando anche per i momenti più intensi
dellesperienza (Silverstone, 2002, pag. 18)
103Performatività
- Per performatività si intendono, nelle parole
della Butler, quegli atti e gesti, generalmente
costruiti, che regolano i principi di
organizzazione dellidentità, - nel senso che lessenza o identità che essi
dichiarano di esprimere sono fabbricazioni
prodotte e mantenute attraverso segni corporei e
altri mezzi discorsivi (Butler 1990).
104Performatività
- La performatività è una serie di pratiche che
segnano i corpi, in accordo ad una griglia di
intelligibilità, in modo tale che il corpo stesso
diventi una fiction familiare (Mc Robbie 2005). - Allargando il ragionamento al soggetto nella sua
interezza, per performatività intendiamo quindi
le pratiche che segnano il sé in accordo ad una
griglia di intelligibilità sociale, - in modo tale che il sé diventi una fiction
(rappresentazione) familiare (cioè condivisa e
condivisibile allinterno dei legami sociali).
105Audience performative
- È performativa laudience che per una spinta
narcisistica cerca di entrare nel mondo dei media
in cerca di visibilità, in cerca di audience. - È performativa laudience che si immedesima nel
programma televisivo o nel personaggio,
attraverso meccanismi di identificazione e
proiezione, ovvero abbandonando per un momento la
propria identità per vestirne unaltra, o
proiettando piuttosto la propria coscienza in
quella di diversi personaggi (Di Fraia). - È performativa laudience che condivide con gli
altri i racconti delle storie mediali, per come
le ha vissute rispetto al proprio contesto
sociale e culturale, per come utilizzerà queste
narrazioni per creare relazioni con altri.
106Il mondo come spettacolo
- Nel portare tesi a sostegno dellimportanza
dello spettacolo, la nostra proposta è che il
mondo, e tutto ciò che è al suo interno, viene
trattato sempre più come qualcosa a cui si
assiste (Chaney, 1993). - Nel mondo le persone, gli oggetti, gli eventi non
possono essere dati per scontati, ma devono
essere inseriti in cornici, guardati, osservati,
registrati e controllati. Ciò, a sua volta,
suggerisce che il mondo si costituisce come un
evento, come una performance gli oggetti le
persone e gli eventi che fanno parte del mondo
sono fatti per mettere in scena performance per
coloro che li guardano o osservano intensamente.
(Abercrombie, Longhurst)
107Vedere ed essere visti
- Più in generale, la vita contemporanea è una
questione di spettacolo e lo scopo della vita
moderna è quello di vedere e essere visti. Questo
perché - 1) il mondo come merce richiede attenzione
inscena performance - 2) la pervasività dei mezzi di comunicazione di
massa contribuisce alla presentazione del mondo
come uno spettacolo, come una serie di
performance. Il landscape diventa mediascape.
108Il narcisismo
- La nozione di società narcisista include lidea
che le persone si comportino come se fossero
guardate, come se fossero al centro
dellattenzione di unaudience reale o
immaginata. - Il narcisista incontra difficoltà nel distinguere
i confini del sé, nel separare se stesso dagli
altri. Il sé narcisista è costruito e mantenuto
solo nei riflessi ricevuti dagli altri.
109Il narcisista
- Malgrado le occasionali illusioni di
onnipotenza, il narcisismo attende da altri la
conferma della sua autostima. Non può vivere
senza un pubblico di ammiratori(Lasch 1979) - Il narcisista non è in grado di recepire nulla
di nuovo dal momento che tutto è visto nei
termini del sé già esistente. (Sennet 1977)
110Performance narcisistica e audience immaginata
- Il fatto che il sé sia centrale, non significa
che tutto il resto venga cancellato. - Per le funzioni proprie del narcisismo, infatti,
laudience deve essere immaginata come qualcosa
che contribuisce alla propria immagine
narcisista. - Il narcisismo coinvolge una performance
immaginata di fronte agli altri, che
costituiscono unaudience focalizzata sul sé
narcisista.
111Società dello spettacolo, narcisismo e performance
- Il narcisismo, dunque, fornisce il lato
motivazionale e individuale dello spettacolo. - Per rendere il mondo sociale uno spettacolo, le
persone devono essere viste come oggetti di
spettacolo. Devono essere incitate, motivate, per
mettere in atto performance. Lo spettacolo e il
narcisismo sono realmente i due lati della stessa
medaglia. - Entrambi sono effettivamente le conseguenze della
diffusione della performance al di fuori dei suoi
ambiti originariamente relativamente ristretti. - La maggior parte degli eventi che costituiscono
la vita quotidiana sono performance per le quali
esiste unaudience. Allo stesso tempo, sempre più
persone si vedono come performer osservati da
altri il narcisismo è la cura del sé come
spettacolo.
112Audience diffusa e immaginazione
- Un mondo di spettacolo, narcisismo e performance
richiede il potere dellimmaginazione. - Laudience diffusa richiede che i propri membri
mettano in campo una mole considerevole di
risorse immaginative
113Fantasticare
- Una fondamentale caratteristica dellesperienza
moderna è luso da parte degli individui dei
loro poteri inventivi e creativi, per costruire
immagini mentali da poter consumare grazie al
piacere intrinseco che esse forniscono, una
pratica meglio descritta come sogno ad occhi
aperti o fantasticare
114Sogno ad occhi aperti e performance
- Chiaramente, le trasformazioni del sé che si
sviluppano a partire dalla fantasia, stimoleranno
maggiormente il giudizio degli altri - laudience
reale e immaginata che assiste alla performance. - Lattitudine moderna del sogno ad occhi aperti
significa che le persone sono in grado di
immaginarsi mentre mettono in scena performance
di fronte ad altre persone e di immaginare,
inoltre, le reazioni che gli altri avranno
115Media, immagini e immaginazione
- Le performance quotidiane che costituiscono una
società spettacolare e narcisistica sono
organizzate frequentemente intorno alle immagini
che provengono dai media sullo stile, la
personalità, labbigliamento, la musica e così
via. - Oltre ad essere regolatori o costitutivi della
vita quotidiana, i media forniscono anche
immagini, modelli di performance, o quadri di
azione e di pensiero che diventano risorse di
routine del quotidiano. Le persone, in altre
parole, usano nella vita quotidiana quello che i
media forniscono loro.
116Media e potenziali di immaginazione
- Paradossalmente, mentre il cinema, la pubblicità
e le riviste forniscono potenti immagini visuali,
che sono più rilevanti nel comunicare significati
e nel dare piacere alle audience, la televisione,
nei fatti, dipende piuttosto dal discorso per
raggiungere i suoi effetti. Come medium consiste,
realmente, in un discorso illustrato visivamente
117La tv come risorsa immaginativa
- La televisione si rivolge in modo particolarmente
diretto alla sua audience, come se stesse avendo
luogo una conversazione tra le persone che
appaiono nello schermo e quelle che lo guardano.
- La televisione. non è solo composta di parola, ma
promuove la parola - È soprattutto nei discorsi referenziali che le
audience usano effettivamente la televisione come
una risorsa immaginativa
118Il circuito S-N-S (spectacle-narcisism-spectacle)
- I media forniscono una risorsa per vedere il
mondo in modo spettacolare - creano sistematicamente il mondo come spettacolo.
- Simultaneamente, forniscono alcuni materiali
grezzi per il narcisismo, - così che le persone replicano nelle loro vite la
relazione performance-audience che ha luogo nei
media.
119Audience come comunità immaginata
- Nei sogni ad occhi aperti, le persone immaginano
la presenza di altri, che costituiscono
laudience per le loro performance quotidiane. - Non cè bisogno di ripetere che questi altri non
sono altri qualsiasi. Essi sono altri
significativi, menti con attitudini e gusti
simili. Un modo per concettualizzare la relazione
tra le persone che formano parte di questa
presenza immaginata è descriverle come una
comunità. - La nostra pretesa è sostenere che laudience
diffusa sia una comunità immaginata
120La comunità immaginata di Anderson
- Lespressione comunità immaginata fu coniata da
Anderson (1991), interessato alla studio della
formazione e della natura dello stato-nazione e
dei modi in cui esso può essere definito una
comunità, anche se immaginata. - Lidea della nazione è molto potente e può
mobilitare lenergia di una popolazione, così
come la fiducia e la lealtà, in un modo in cui
solo poche istituzioni riescono. - La nazione è anche una comunità, nel senso che
cè un forte sentimento di appartenenza alla
comunità e una condivisione di sentimenti, scopi
e storia. - Per quanto potente, il senso di comunità
allinterno della nazione non si fonda sulle
relazioni personali come una normale comunità. - Non cè necessità di conoscere tutte le persone
che vivono nella nazione e non ci deve essere
neppure la possibilità di questa conoscenza. Ogni
membro della comunità-nazione deve essere
semplicemente in grado di immaginare ogni altro
membro
121Laudience diffusa come comunità immaginata
- Laudience diffusa, intesa come comunità
immaginata, viene, in larga misura, se non
interamente, liberata dalle restrizioni di spazio
e tempo i membri dellaudience diffusa possono
essere immaginati in ogni momento temporale, ma
soprattutto, in ogni luogo spaziale. - La struttura della comunità può essere pensata
come una serie di anelli concentrici intorno
allindividuo, che si estendono nello spazio e
nel tempo.
122Una rete di significati da condividere
- La società è una rete di significati sostenibile
finché quei significati sono mantenuti in
comune, finché sono ripetuti, condivisi,
comunicati e, naturalmente, imposti. - Lesperienza si costruisce attraverso queste reti
di significati, testi e discorsi quotidiani, e
lesperienza a sua volta dipende dalla nostra
partecipazione, forzata o meno, alla
rappresentazione (Silverstone, 2002 117). - I media non fanno che enfatizzare questa
possibilità fornendo ai soggetti/audience gli
strumenti espressivi e la piattaforma condivisa
per la gestione delle forme culturali.
123Come si forma unaudience diffusa
- Accettando la proposta di Abercrombie e Longhurst
le audience diffuse sono il punto di arrivo di un
processo come il seguente - media pervasivi ? società dello spettacolo ?
narcisismo ? performatività ? audience diffuse.
124Una performatività più visibile
- Tuttavia parlare di società perform