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GIUSEPPE PARINI

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... il disprezzo da parte della classe nobile verso il volgo; il non rispetto delle leggi a Milano. Nell ultima sestina il poeta fa una dichiarazione: ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: GIUSEPPE PARINI


1
GIUSEPPE PARINI
  • La vita, le opere
  • e il pensiero poetico
  • Tre Brani antologici
  • Critica

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INDICE
  • Indice
  • La Vita e le Opere
  • Parini mod ill
  • Le prime odi
  • Il mattino e il Mezzogiorno
  • Le ultime odi e il Neoclassicismo
  • Il Vespro e la Notte
  • Antologia pariniana
  • Critica

2 3 10 13 19 23 29 32 46
3
LA VITA
  • Giuseppe Parino, che cambierà in seguito il suo
    cognome in Parini, nacque in Brianza, a Bosisio
    (in provincia di Lecco), presso il lago di
    Pusiano da Francesco Maria Parino, modesto
    commerciante di seta, e da Angiola Maria Carpani,
    sorella del curato di un paese vicino.
  • Quella del poeta era una famiglia di estrazione
    popolare e numerosa, il padre non potendo
    permettersi di mantenere il figlio agli studi lo
    affidò, a dieci anni, alle cure di una prozia che
    abitava a Milano qui Giuseppe venne iscritto
    alle classi inferiori delle Scuole di
    Sant'Alessandro, o Scuole Arcimbolde, gestite dai
    padri barnabiti.
  • Nel 1741 la prozia lasciò in eredità al nipote
    dodicenne una modesta rendita annua in beni
    immobiliari, a condizione che divenisse
    sacerdote.
  • Il giovane, che era debole di salute e desiderava
    continuare gli studi, si avviò suo malgrado al
    sacerdozio (prenderà i voti nel 1754) e proseguì
    gli studi senza grande profitto, come risulta dai
    registri della scuola.
  • Gli scarsi risultati agli studi sono da
    ricondurre alle difficoltà economiche ( per
    aiutare i genitori, che nel frattempo erano
    venuti ad abitare a Milano, il giovane fu
    costretto a dare lezioni private e a copiare
    carte per vari studi legali) ma soprattutto a
    una
  • spiccata insofferenza verso i metodi
    rigidi e antiquati dell'insegnamento.
  • Degli anni trascorsi in quella scuola
    conservatrice anche se prestigiosa, della quale
    furono allievi anche Pietro Verri e Cesare
    Beccaria, al poeta rimasero più che altro le
    letture personali dei classici greco-latini, come
    Anacreonte, Virgilio, Orazio e quella degli
    scrittori italiani, Dante, Ariosto oltre ai poeti
    del settecento.

4
  • La prima raccolta di poesie
  • Terminate le scuole nel 1752, grazie ad una
    maggiore, anche se modesta, sicurezza economica
    dovuta alla rendita della prozia (che aveva
    ottenuto nel 1751 in seguito ad una causa con
    l'esecutore testamentario, Antonio Rigola), il
    giovane pubblicò una prima raccolta di rime, dal
    titolo Alcune poesie di Ripano Eupilino (Ripano è
    l'anagramma di Parino, Eupili è il nome latino
    del lago di Pusiano Parino da Eupili) sottoforma
    di novantaquattro componimenti di carattere
    sacro, profano, amoroso, pastorale e satirico,
    che risentono della sua prima formazione
    culturale e soprattutto dello spirito bernesco.
  • Da questi versi semplici e non encomiastici, si
    riscontra l'immagine di un giovane ancora
    socialmente e intellettualmente isolato che non
    conosce i dibattiti dell'ambiente lombardo ma che
    è ancora rivolto all'ambito dell'Arcadia e del
    classicismo cinquecentesco.
  • Grazie però ad una certa fama acquisita con
    questa raccolta, il Parini venne accolto nel 1753
    nell'Accademia dei Trasformati che si radunava in
    casa del conte Giuseppe Maria Imbonati ed era
    formata dal meglio dei rappresentanti della
    cultura milanese, dove troverà amici e
    protettori.

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  • Membro dell'Accademia dei Trasformati e
    precettore di casa Serbelloni
  • Dopo aver ottenuto a Lodi i voti sacerdotali, il
    14 giugno del 1754, fu ordinato sacerdote ma le
    risorse economiche piuttosto scarse per farlo
    vivere in modo dignitoso, lo costrinsero ad
    accettare l'aiuto dell'abate Soresi che lo
    sosterrà nell'entrare al servizio del duca Gabrio
    Serbelloni come precettore dei suoi quattro
    figli.
  • Il servizio a casa Serbelloni durò dal 1754 fino
    al 1762 e, pur non dandogli la sicurezza
    economica, lo mise a contatto con persone di
    elevata condizione sociale e di idee aperte, a
    partire dalla contessa Vittoria, al padre Soresi,
    al medico di casa, Giuseppe Cicognini (in seguito
    direttore della facoltà di medicina di Milano).
  • Intanto in casa Serbelloni il Parini osservò la
    vita della nobiltà in tutti i suoi aspetti ed
    ebbe modo di assorbire e rielaborare alcune nuove
    idee che arrivavano dalla Francia di Voltaire,
    Montesquieu, Rousseau, Condillac e
    dell'Encyclopédie, che influenzarono gli scritti
    di questo periodo al quale risale, tra gli altri,
    il Dialogo sopra la nobiltà (1757), le odi La
    vita rustica, La salubrità dell'aria (1759) e La
    impostura (1761).
  • Sempre in questo periodo scrisse, per i
    Trasformati, una polemica letteraria contro i
    Pregiudizi delle umane lettere (1756) del padre
    Alessandro Bandiera con il titolo Due lettere
    intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle
    umane lettere" e nel 1760 una nuova polemica
    letteraria contro i "Dialoghi della lingua
    toscana" del padre barnabita Onofrio Branda.
  • Nell'ottobre del 1762, per aver difeso la figlia
    del compositore e maestro di musica Giovanni
    Battista Sammartini che era stata schiaffeggiata
    dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato
    e, abbandonata casa Serbelloni, venne presto
    accolto dagli Imbonati come precettore del
    giovane Carlo al quale il poeta dedicherà, nel
    1764, l'ode La educazione.

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  • La protezione di Carlo Giuseppe Firmian
  • Nel marzo del 1763, incoraggiato dagli amici del
    gruppo dell'accademia e da conte Firmian
    pubblicò, anonima, presso lo stampatore milanese
    Agnelli, il Mattino che otterrà accoglienza
    favorevole dalla critica e soprattutto dal
    Baretti che, nel primo numero della rivista La
    frusta letteraria, uscito il 1 ottobre del 1763,
    dedicava una critica positiva all'opera.
  • Nel 1765 uscirà, ancora anonimo, il secondo
    poemetto il Mezzogiorno che, tranne il giudizio
    negativo di Pietro Verri sul "Caffè", otteneva da
    altre testate accoglienza positiva.
  • I due poemetti, con la satira della nobiltà
    decaduta e corrotta richiamarono l'attenzione sul
    Parini e nel 1766 il ministro Du Tillot lo chiamò
    per ricoprire la cattedra di eloquenza presso
    l'università di Parma, cattedra che egli rifiutò
    nella speranza di poter ottenere una cattedra a
    Milano.
  • Nel 1768 la fama acquisita gli procurò la
    protezione del governo di Maria Teresa che era
    rappresentato in Lombardia dal conte Carlo
    Giuseppe de Firmian che, intuendo le sue
    potenzialità poetiche, lo nominò nel 1768 poeta
    ufficiale del Regio Ducale Teatro e venne
    incaricato di adattare per la scena lirica la
    tragedia Alceste di Ranieri de' Calzabigi.
  • Nello stesso anno il conte gli affidò la
    direzione della "Gazzetta di Milano", organo
    ufficiale del governo austriaco, e nel 1769 la
    cattedra di eloquenza e belle arti presso le
    Scuole Palatine.
  • Tra il 1770 e il 1771 Parini scrisse il testo
    delle opere teatrali l'Amorosa incostanza e
    l'Iside salvata, in occasione di due cerimonie di
    corte, e l'opera pastorale Ascanio in Alba per le
    nozze dell'arciduca Ferdinando d'Austria con
    Maria Beatrice d'Este, che verrà successivamente
    musicata da Mozart, catalogata come opera K111.

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  • Le traduzioni dal francese
  • Tradusse dal francese la tragedia "Mitridate re
    del Ponto" (Mithridate nell'originale) di Racine,
    che Mozart aveva musicato precedentemente - sulla
    base del libretto ricavato da Vittorio Amadeo
    Cigna-Santi - ricavandone l'opera omonima K87
    rappresentata per la prima (e forse unica) volta
    sempre a Milano il 26 dicembre 1770.
  • Nel 1771 tradusse, in collaborazione di alcuni
    "Accademici trasformati" tra cui il Verri una
    parte del poemetto "La Colombiade" pubblicato da
    Anne Marie Du Boccage.
  • La partecipazione alla riforma scolastica
  • Nel 1774 fece parte di una commissione istituita
    per proporre un piano di riforma delle scuole
    inferiori e dei libri di testo e intanto si
    dedica alla composizione de Il Giorno e delle
    Odi.
  • Membro della società patriottica
  • Nel 1776 gli venne attribuita una pensione annua
    dal papa Pio VI e fu nominato ordinario della
    Società patriottica istituita da Maria Teresa per
    l'incremento dell'agricoltura.

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  • La composizione delle Odi
  • Con il nome di Darisbo Elidonio entrò nel 1777 a
    far parte dell'Arcadia di Roma proseguendo
    intanto nella composizione delle odi La laurea
    (1777), Le nozze (1777), Brindisi (1778), La
    caduta, In morte del maestro Sacchini, Al
    consigliere barone De Marini (1783-1784), Il
    pericolo (1787), La magistratura (1788), Il dono
    (1789).
  • Nel 1791 il Parini venne nominato Soprintendente
    delle Scuole pubbliche di Brera e scrisse l'ode
    La gratitudine.
  • Nello stesso anno vennero pubblicate ventidue
    delle sue odi con il titolo Odi dell'abate Parini
    già divolgate.
  • Le ultime due parti del "Giorno", il Vespro e la
    Notte, pur risultando promesse in una lettera al
    Boldoni, saranno invece pubblicate postume.
  • Gli ultimi anni di vita
  • Tra il 1793 e il 1796 ospite del suo amico
    marchese Febo D'Adda scrisse altre odi (Il
    messaggio, A Silvia, Alla Musa, la Musica,
    L'evirazione) e quando i francesi di Bonaparte
    occuparono Milano entrò a far parte della
    Municipalità per tre mesi, rappresentando,
    insieme al Verri, la tendenza più moderata.
    Presto egli smise di partecipare alle assemblee
    della Municipalità e poco dopo venne destituito
    dalla carica.Come appare nel frammento dell'ode
    A Delia, scritta tra il 1798 e il 1799, il poeta
    è avverso alla guerra e alla violenza e rifiuta
    la richiesta di una "ragguardevole donna" che
    voleva da lui un'esaltazione poetica delle
    vittorie francesi perché non poteva cantare "i
    tristi eroi" e "la terra lorda/ di gransangue
    plebeo".

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  • La morte
  • Il poeta si spense nella sua abitazione di Brera
    il 15 agosto 1799, a pochi mesi di distanza dal
    ritorno degli Austriaci a Milano, dopo aver
    dettato il famoso sonetto Predàro i filistei
    l'arca di Dio.
  • Predàro i Filistei l'arca di Dio
  • tacquero i canti e l'arpe de' leviti,
  • e il sacerdote innanzi a Dagon rio
  • fu costretto a celar gli antiqui riti.
  • Al fin di terebinto in sul pendio
  • Davidde vinse e stimolò gli arditi
  • e il popol sorse e gli empi al suol natio
  • de' dell'orgoglio loro andar pentiti.
  • Or Dio lodiamo. Il tabernacol santo
  • e l'arca è salva e si dispone il tempio
  • che di Gerusalem fia gloria e vanto.
  • Ma splendan la giustizia e il retto esempio
  • tal che Israel non torni a novo pianto,
  • a novella rapina, a novo scempio.
  • Venne sepolto a Milano nel cimitero di Porta
    Comasina con funerali molto semplici come egli
    stesso aveva voluto nel suo testamento
  • "Voglio, ordino e comando che le spese funebri mi
    siano fatte nel più semplice e mero necessario,
    ed all'uso che si costuma per il più infimo dei
    cittadini".

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PARINI, UN MODERATO ILLUMINISTA
  • -Parini non condivide il materialismo e le
    posizione antireligiose ed edonistiche degli
    illuministi francesi(deismo,non ateismo)
  • -Condivide legualitarismo sociale,lumanitarismo
    o filantropismo.
  • -Critica la nobiltà degenerata dei suoi tempi per
    il suo parassitismo sociale.Il nobile è colui
    che da tutti servito a nullo serve(Vespro)
  • Nel Giorno illustra i tre aspetti per cui la
    nobiltà è oziosa
  • piano economicovive di rendite provenienti dal
    lavoro altrui.
  • piano culturalenon si dedica agli studi utili
    allavanzamento della cultura e della scienza.
  • piano civilenon ricopre cariche e magistrature
    utili alla pubblica felicità.
  • -Non è ostile alla nobiltà in sé,ma al suo
    degrado.Non auspica quindi leliminazione di
    questa classe,ma una sua rieducazione che la
    riporti ad assumere il ruolo che le compete e che
    un tempo possedeva.

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  • - Dissente dal cosmopolitismo per due ragioni
  • Culturalefavorendo il cosmopolitismo,si
    rischia di snaturare la cultura italiana.
  • Linguisticolosmosi linguistica con
    lintroduzione di francesismi contamina la
    purezza della lingua italiana.
  • - Si accanisce sul piano letterario e
    linguistico contro gli uomini del Caffè perché
    respingevano il classicismo tradizionale e
    retorico in nome di una letteratura asservita
    allutile,cioè alla diffusione dei lumi. Egli
    invece è fedele ad unidea classica della
    letteratura che conservi la dignità formale.
  • - Fiducia nella scienza che consente il
    progresso e il miglioramento della vita sociale e
    il raggiungimento del bene civile. Non approva
    però che la letteratura diventi subordinata alla
    scienza e che sia anchessa destinata a fini
    puramente pratici.Ma egli invita piuttosto a
    mescolare lutile al dilettevole,cioè la
    letteratura deve essere veicolo di diffusione
    delle nuove idee ma deve al tempo stesso
    conservare la sua bellezza formale e la sua
    dignità.
  • - Abbraccia la teoria fisiocratica che
    privilegia lagricoltura come fonte di una vita
    semplice,a contatto con la natura che è alla base
    di ogni ricca nazione in contrasto con gli
    illuministi,propugnatori del commercio e
    dellindustria che garantivano il progresso e la
    ricchezza ma che secondo Parini incrementavano il
    lusso e quindi la corruzione dei
    costumi,provocando la decadenza delle civiltà.
    Con le lodi allagricoltura,Parini appoggia le
    forze più conservatrici,in quanto le proprietà
    agricole erano in possesso della nobiltà,mentre
    il commercio e lindustria portavano alla ribalta
    classi nuove ed intraprendentila borghesia.

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  • Parini può essere annoverato tra gli
    intellettuali riformatori dellIlluminismo
    lombardo,ma non bisogna confonderlo con le
    tendenze più radicali ed estremistiche.Infatti
    egli era moderato e questo spiega i difficili
    rapporti con Verri,Beccaria e gli illuministi del
    Caffè.
  • In seguito alle delusioni per le riforme di
    Giuseppe II,successore di Maria Teresa,che non
    era un fervente illuminista,e per la Rivoluzione
    Francese le posizioni di Parini e gli altri
    illuministi si avvicinarono.

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LE PRIME ODI E LA BATTAGLIA ILLUMINISTICA
  • Lode era un genere lirico già introdotto
    dallArcadia, riprendendo modelli della poesia
    greca e latina, essa assumeva contenuti elevati e
    toni solenni. Le 22 Odi furono scritte da
    Giuseppe Parini come poesia d'occasione in un
    ampio lasso di tempo che va dal 1758 al 1790. La
    componente arcadica e quella illuministica
    confluiscono nelladesione alla sensibilità
    neoclassica e sono divisibili in tre fasi
  • -La prima fase giunge agli anni Settanta. È
    caratterizzata da una forte componente legata
    alla battaglia illuministica del poeta,in cui la
    visione del Parini, fondamentalmente classicista,
    si fonde con riflessioni sul "come" si vive.
  • -La seconda fase ha soprattutto un indirizzo
    educativo, e possiamo collocare l'inizio di
    questa fase nel 1777 circa, con La laurea. Ma è
    La caduta a rappresentare il vero emblema

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  • della poesia del Parini il poeta vecchio e
    malandato cade, un passante lo raccoglie e gli
    suggerisce di comportarsi più servilmente con i
    potenti che lo hanno lasciato solo. Il poeta,
    sdegnato, rifiuta di piegare la testa.
  • -La terza fase è invece prettamente neoclassica,
    l'animo nobile e la dignità del ruolo del poeta
    sono al centro delle odi, intrise di bellezza
    antica, erotismo, sentimenti, che appaiono al
    poeta, illuminate da una luce calda e ferma che
    finalmente mostra al poeta ciò che egli ama ma
    che non riesce a vivere fino in fondo.
  • Diverse furono le edizioni delle odi pariniane
  • -(1791) Agostino Gambarelli con lapprovazione di
    Parini pubblicò una prima raccolta delle 22 odi
  • -(1795)Esce una nuova edizione che comprendeva 3
    odi posteriori al 1791
  • -(1802)Ultima raccolta allestita da Francesco
    Reina.

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SCHEMA ARGOMENTATIVO DELLE PRIME ODI
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  • Le tematiche della prima raccolta
  • La vita rustica accanto alla tradizionale
    visione idillica della campagna, si coglie già
    una visione nuova del lavoro dei contadini,
    inteso come attività socialmente utile da cui
    nascono benessere e prosperità, secondo le teorie
    fisiocratiche.
  • La salubrità dellaria torna la stessa visione
    della campagna. Al centro dellode vi è il
    problema ecologico, cioè delligiene e della
    salute pubblica.
  • Limpostura Parini si scaglia contro ogni forma
    di ipocrisia delineando una serie di figurine di
    impostori con un ironia vicina a quella del
    Giorno.
  • Leducazione viene affrontato il problema dell
    istruzione. Parini si indirizza alla formazione
    del ceto dirigente che vuole riportare allantica
    funzione sociale. Al centro vi è un idea di
    formazione umanistica fondata su un armonia tra
    corpo e spirito.
  • Linnesto del vaiuolo Parini si riferisce agli
    esperimenti in corso a quel tempo esaltando la
    scienza moderna contro ogni forma di pregiudizio
    come fattore essenziale non solo dellincremento
    delle conoscenze teoriche ma anche del
    rinnovamento dellumanità.
  • Il dottor Bicetti ,a cui lode è dedicata,
    diventa il simbolo del nuovo filosofo. Il medico
    diviene il nuovo eroe della civiltà
    illuministica.
  • Il bisogno Parini in consonanza con i principi
    della giurisprudenza contemporanea, afferma che
    sono il bisogno e la miseria a determinare la
    maggior parte dei delitti, e quindi non occorre
    punirli, quanto prevenirli. Alla base dellode
    sta anche il motivo del filantropismo, un senso
    di pietà solidale per gli uomini e le loro
    sofferenze.
  • Levirazione o la Musica si scaglia contro il
    costume di evirare i giovani cantori per
    mantenere le loro voci di soprano. Qui vi è lo
    sdegno per una pratica barbara e incivile. Parini
    indaga le precise cause sociali del fenomeno per
    trovare il modo di eliminarlo e le individua
    nellegoismo dei potenti, pronti a mutilare
    luomo e annegare la sua dignità per soddisfare
    la loro ricerca del piacere.

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  • Le odi pariniane sono odi di battaglia, animate
    dalla fiducia di poter mutare la realtà con la
    diffusione di idee giuste. In esse vi è la
    consapevolezza di rivolgersi ad un pubblico
    solidale. Nellaffrontare argomenti di stringente
    attualità, Parini si impegna in un opera di
    conciliazione secondo il gusto classico, a cui
    deve competere la poesia. Il poeta utilizza
    moderatamente un lessico ricavato dalle scienze
    moderne.
  • E rilevante ladesione di Parini alla poetica
    del sensismo. Parini utilizza espressioni
    vivacemente ardite e realistiche, ricche di forza
    sensibile, capaci di suscitare immagini
    intensamente visive, plastiche, tattili, foniche,
    olfattive.

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  • La sintassi mira alla complessità del periodare
    latino e presenta continuamente quelle inversioni
    che sono proprie della frase degli antichi, in
    particolare di Orazio. Il poeta è condizionato
    dalleredità retorica del letterato tradizionale.
  • Si trova sempre nelle sue odi la preoccupazione
    di legittimare le materie impoetiche sublimandole
    attraverso il linguaggio consacrato dalla
    tradizione classica. Parini è moderatamente
    riformatore in campo sociale e politico. In
    poesia introduce importanti innovazioni, avendo
    cura di conservarne intatti gli elementi
    caratterizzanti.

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IL MATTINO E IL MEZZOGIORNO
  • IL giorno
  • Si articola in tre parti il Mattino, il
    Mezzogiorno, e la Sera divisa in Vespero e Notte
  • È un poema in endecasillabi sciolti
  • Vuole rappresentare satiricamente la nobiltà del
    tempo
  • Descrive la giornata del giovin signore della
    nobiltà milanese
  • Lautore, suo precettore, vuole insegnargli come
    riempire piacevolmente i vari momenti della
    giornata, vincendo la noia che lo affligge
  • Osserva la sua realtà al microscopio, in un tempo
    limitato (fra il risveglio e il tramonto) e in
    uno spazio chiuso (la stanza, la sala da pranzo,
    la carrozza)
  • Il tono è ironico, cioè finge di approvare e
    condividere quello che in realtà vuole criticare
    aspramente

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  • usa termini iperbolici per celebrare il vuoto
    dellaristocrazia
  • paragona i nobili a semidei quando compiono i
    gesti più banali, come sbadigliare o bere una
    tazzina di caffè
  • allozio frivolo dei nobili contrappone
    loperosità dei contadini e degli artigiani, che
    si dedicano ad attività utili alla loro famiglia
    e a tutta la comunità
  • i plebei sono travolti dalle ruote della carrozza
    lanciata a folle corsa
  • il servo è licenziato per aver dato un calcio
    alla cagnetta che laveva morso e dovrà chiedere
    lelemosina
  • i mendicanti affamati si accalcano intorno al
    palazzo patrizio per annusare almeno lodore dei
    cibi
  • la nobiltà si preoccupa solo della sua vita
    futile ed oziosa, ed ignora i drammi del mondo
    vero, attivo ed operoso ma maltrattato
    ingiustamente

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  • Il Mattino il nobile si sveglia a tarda mattina
    dopo una notte di bagordi, e, dopo una toeletta
    lunga e laboriosa (non pulito ma bello), si reca
    a trovare la sua dama come ogni cavalier servente
  • Il Mezzogiorno a pranzo dalla dama con una folla
    di persone nobili ma volgari e in tintinnio di
    oggetti preziosi
  • Il Vespero la passeggiata sul corso, luogo di
    pettegolezzi ed unica concessione ad uno spazio
    aperto
  • La Notte la visita ad amici malati, occasione
    per criticare e non per confortare.

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  • Le scelte stilistiche
  • Il linguaggio utilizzato è eletto,prezioso,aulico
  • Vi è un continuo uso di enjambements ed aggettivi
    in funzione esortativa

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LE ULTIME ODI E IL NEOCLASSICISMO PARINIANO
  • Le cause dellallontanamento di Parini dalla
    militanza civile
  • Giuseppe II
  • Autoritarismo assolutistico del sovrano
  • Sviluppo delle scienze a detrimento delle materie
    umanistiche
  • Progresso civile imposto dallalto
  • Concezione Dirigistica del sapere

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  • Disaccordo di Parini
  • Le lettere e il bello poetico
  • Non accetta il primato dato alle scienze
  • Graduale allontanamento da fini civili nella sua
    letteratura
  • La musica, ultima ode illuminista
  • La Laurea, rivendicazione della donna
  • Il distacco aumenta con La recita dei versi e La
    caduta (autoapologia).
  • Dignità del poeta, indipendente, contrario ai
    servilismi cortigiani e pronto ad affrontare la
    povertà.

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  • Le Odi GalantiIl pericolo, Il dono, Il
    messaggio
  • Immagini sensuali della bellezza femminile
  • Scultorea perfezione
  • Ammorbidite da uneleganza tutta settecentesca.

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  • Temi più universali
  • Meno fiducia nella speranza di poter cambiare il
    mondo
  • Si apparta, si chiude in sé, sdegnoso,
    depositario dei più nobili valori e del bello
    disinteressato
  • Temi più calmi ed olimpici
  • Distaccata saggezza.

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  • Verso il Neoclassicismo
  • Forme più composte e nobili
  • Depurazione di ogni sentimento realistico
  • Influenza di Ercolano e Pompei
  • Winckelmann e larte greca come modello perfetto,
    nobile semplicità, assenza di ogni moto
    passionale troppo violento
  • Condivide i gusti dellAccademia in cui insegna
  • Nitidezza, semplicità di linee, armonia,
    serenità.

28
  • Le cause della svolta
  • Delusione della politica di Giuseppe II
  • Distacco dalla militanza
  • Conseguente rifugio in forme ideali.
  • Petronio
  • Maturazione interiore
  • Stato danimo più equilibrato e armonico
  • Conseguente accostamento al Neoclassicismo perché
    simile nelle idee.
  • Binni

29
IL VESPRO E LA NOTTE
NOTTE (673 VERSI ED ALCUNI FRAMMENTI) I due
amanti si recano ad un ricevimento. Qui sono
evidenziate le consuete attività svolte dagli
aristocratici. Si nota,inoltre, una coppia di
anziani signori che per combattere la noia
giocano a carte.
  • VESPRO
  • (517 VERSI PERVENUTI)
  • Il precettore accompagna un giovin signore e la
    sua dama in visita ad un amico malato e ad
    unamica che ha appena avuto un attacco di
    nervi,suscitando tra i nobili infiniti
    pettegolezzi.

30
  • Polemica antinobiliare più tenue
  • Condanna di una classe oziosa e improduttiva
  • Scomparsa della volontà pedagogica
  • Descrizione delle attività degli aristocratici
  • Il senso dellinarrestabile declinare delletà

31
(No Transcript)
32
ANTOLOGIA PARINIANA
La salubrità dellaria Il giovin signore inizia
la sua giornata La vergine Cuccia
33
LA SALUBRITA DELLARIA
Questo componimento fa parte del primo gruppo di
Odi scritte da Giuseppe Parini. La tematica
principale di questo testo è la differenza di
condizioni igienico-sanitarie e generalmente
ambientali tra Bosisio e la Brianza con Milano.
Il componimento si apre con la descrizione dei
luoghi dorigine dellautore, cioè Bosisio e
dintorni. Lì laria è pura e giova ai polmoni
inquinati indeboliti dallaria di città. Non
arriva né lo Scirocco né la Tramontana perché le
montagne che circondando il paese non lo
permettono. Non ci sono paludi di acqua stagnante
che costituiscono la presenza di insetti
portatori di malattie. Lunica acqua che cè
allinfuori dei laghi è quella della rugiada che
viene asciugata la mattina con il Sole. A questo
punto comincia la condanna dellautore verso
colui che ha provocato linquinamento di Milano,
dimostrando egoismo non tenendo conto della
comunità. Egli,secondo la legge del contrappasso,
sarà punito a stare nei fanghi del fiume Stige,
con il viso sommerso dalla melma e disperandosi
per ciò che fece in passato per lucro. I
coltivatori di riso nei dintorni di Milano sono
definiti malati e lautore si rivolge al
cittadino chiedendogli di riflettere su questi
problemi. Ora lautore esprime il suo desiderio
di passare le giornate dove il clima è piacevole,
e dove, anche se lavorano, i contadini sono
robusti e sani. Descrive la gente di campagna
come gioiosa e felici della loro vita, che si
accontentato di semplici cose. Ma anche Milano un
tempo era così, cioè senza problemi di
inquinamento, ma nessuno dei contadini, che
pensavano solo ad arricchirsi hanno pensato di
preservare questi doni. Oltre alle putride
risaie, hanno deviato anche il corso dei torrenti
per allagare i propri campi. In seguito descrive
le strade della città di Milano le definisce
come fogne a cielo aperto, perché le persone
gettano i contenuti dei vasi da notte per strada
carogne di animali che portano malattie e cattivi
odori. Anche se dopo il tramonto, i netturbini
puliscono tutto, lindomani tutto ritorna come
prima perché i cittadini non hanno rispetto delle
leggi e non si rendono conto che se recano un
danno alla comunità la recano a loro stessi.
34
Analisi ed interpretazione del testo
  • Il componimento è formato da 132 versi, divisi in
    22 strofe di 6 versi ciascuna, o sestine. il
    metro usato è il settenario piano e le rime sono
    alternate nei primi 4 versi e baciate negli
    ultimi 2. Quindi lo schema delle rime è ABABCC.
  • A livello lessicale abbiamo la presenza di molti
    termini aulici (austro, rubicondo, purgata,
    palagi) e latinismi (Eupili, egri, aere,onde,
    bieco, quivi) Una particolarità del testo è
    data dal fatto che lautore, pur di non usare
    termini di stile basso, utilizza termini di
    quello alto che li richiamano indirettamente
    (spregiate crete per vaso da notte, pane per
    grano, languenti cultori per coltivatori
    malati). Sono presenti due reminiscenze
    letterarie lespressione oh fortunate genti, che
    riprende Virgilio, e il termine atomi, che è un
    richiamo al De rerum natura di Lucrezio.
  • A livello sintattico abbiamo un equilibrio la
    coordinazione per polisindeto e per asindeto.
    Prevale la costruzione paratattica e abbiamo
    numerose inversioni è molto frequente incontrare
    il soggetto a fine frase con il verbo. A livello
    retorico il testo è ricco di metafore per evitare
    lutilizzo di termini di stile basso. Eccone
    alcuni esempischiena, spregiate crete, lari
    plebei. Altre figure retoriche presenti sono la
    personificazione e ipallage nel termine Borea la
    sineddoche nel termine capi la metonimia per
    grano nel termine pane la sinestesia nel termine
    calda fantasia.

35
  • Lautore descrive un ambiente perfettamente
    aderente alla realtà. Egli aggiunge maggiore
    realismo rispetto agli autori passati,
    sottolineando la dura vita dei campi, ma anche la
    felicità dei contadini nel veder crescere il
    proprio raccolto, definendoli vispi e sciolti.
  • Nel testo inoltre sono presenti alcune
    osservazione che riguardano la realtà
    contemporanea allautore come lo sfruttamento
    intensivo delle campagne a scopo di lucro lalta
    società milanese impregnata di lusso, avarizia e
    pigrizia il disprezzo da parte della classe
    nobile verso il volgo il non rispetto delle
    leggi a Milano.
  • Nellultima sestina il poeta fa una
    dichiarazione lutilità degli argomenti
    trattati, la lotta contro il degrado e
    linciviltà e il sostegno delle riforme devono
    essere unite ad una forma poetica piacevole.
    Quindi egli non è daccordo con gli Illuministi,
    che vedevano solo utilità nella poesia e non
    bellezza. Per Parini bisogna adattare la
    raffinatezza poetica a nuove moderne tematiche.
    Inoltre in questo componimento il Sensismo è
    molto accentuato infatti vengono usati molti
    aggettivi che richiamano luso dei sensi,
    particolarmente la vista e lolfatto.

36
  • Oh beato terreno del vago
    EUPILI mio, ecco al fin nel tuo seno 5
    m'accogli e del natìo aere mi circondi
    e il petto avido inondi. Già nel
    polmon capace urta sè stesso e scende
    quest'etere vivace,10 che gli egri spirti
    accende, e le forze rintegra, e
    l'animo rallegra. Però ch'austro
    scortese quì suoi vapor non mena 15 e
    guarda il bel paese alta di monti
    schiena, cui sormontar non vale
    borea con rigid' ale. Nè quì giaccion
    paludi, 20 che dallimpuro letto mandino
    a i capi ignudi nuvol di morbi infetto
    e il meriggio a' bei colli asciuga i
    dorsi molli.

25 Pera colui che primo a le triste
ozïose acque e al fetido limo la mia
cittade espose e per lucro ebbe a vile30
la salute civile. Certo colui del fiume
di Stige ora s'impaccia tra l'orribil
bitume, onde alzando la faccia 35
bestemmia il fango e l'acque, che radunar
gli piacque. Mira dipinti in viso di
mortali pallori entro al mal nato riso 40
i languenti cultori e trema o cittadino,
che a te il soffri vicino. Io de'
miei colli ameni nel bel clima innocente
passerò i dì sereni 45 tra la beata gente,
che di fatiche onusta e vegeta e
robusta.
37
  • Quì con la mente sgombra,50 di
    pure linfe asterso, sotto ad una fresc'
    ombra celebrerò col verso i villan
    vispi e sciolti sparsi per li ricolti55
    E i membri non mai stanchi dietro al
    crescente pane e i baldanzosi fianchi
    de le ardite villane e il bel volto
    giocondo60 fra il bruno e il rubicondo,
    dicendo Oh fortunate genti, che in dolci
    tempre quest'aura respirate rotta e
    purgata sempre 65 da venti fuggitivi e da
    limpidi rivi. Ben larga ancor natura
    fu a la città superba di cielo e d'aria
    pura 70 ma chi i bei doni or serba fra il
    lusso e l'avarizia e la stolta pigrizia?

Ahi non bastò che intorno
putridi stagni avesse75 anzi a turbarne il
giorno sotto a le mura stesse
trasse gli scelerati rivi a marcir su i
prati E la comun salute80 sacrificossi
al pasto d'ambizïose mute, che poi
con crudo fasto calchin per l'ampie
strade il popolo che cade.85 A voi il
timo e il croco e la menta selvaggia
l'aere per ogni loco de' varj atomi
irraggia, che con soavi e cari90 sensi
pungon le nari. Ma al piè de' gran
palagi là il fimo alto fermenta e
di sali malvagi ammorba l'aria lenta,95
che a stagnar si rimase tra le sublimi
case.
38
Ma dove ahi corro e vago
lontano da le belle colline e dal bel
lago e dalle villanelle,125 a cui sì vivo
e schietto aere ondeggiar fa il petto?
Va per negletta via ognor l'util
cercando la calda fantasìa,130 che sol
felice è quando l'utile unir può al vanto
di lusinghevol canto.
Quivi i lari plebei da le
spregiate crete d'umor fracidi e rei100
versan fonti indiscrete onde il vapor
s'aggira e col fiato s'inspira.
spenti animai, ridotti per le frequenti
vie,105 de gli aliti corrotti empion
l'estivo die spettacolo deforme
del cittadin su l'orme! Nè a pena cadde
il sole110 che vaganti latrine con
spalancate gole lustran ogni confine
de la città, che desta beve l'aura
molesta.115 gridan le leggi è vero e
Temi bieco guata ma sol di sè pensiero
ha l'inerzia privata. stolto! E mirar
non vuoi120 ne' comun danni i tuoi?
39
IL GIOVIN SIGNORE INIZIA LA SUA GIORNTA
  • Il precettore istruisce lallievo aristocratico,
    non propenso agli studi e al servizio militare,
    su come riempire le sue vuote giornate. Parini
    mette a confronto la vita inutile della nobiltà
    con quella del contadino e del fabbro costretti a
    lavorare tutto il giorno per guadagnarsi da
    vivere.
  • Parini mette in risalto il valore del lavoro
    giudicato indispensabile per la vita delluomo.
    Il contadino non è solo un lavoratore di campi ma
    un personaggio fondamentale poiché portatore di
    valori positivi, quali la famiglia e il lavoro
    egli utilizza aggettivi (buon villan, caro
    letto) per evocare lintimità degli affetti e il
    calore familiare così come il fabbro, lavoratore
    di città, con il termine sonante viene
    nobilitato attraverso levocazione dellimmagine
    mitologica del dio Vulcano.

40
  • Emerge la concezione illuministica egualitarista
    di Parini che intende esaltare la virtù del
    singolo individuo, conquistata con il lavoro, e
    condannare la figura del nobile che, a causa
    della sua vita oziosa, degrada il valore della
    famiglia.
  • Vi è il contrasto tra il lusso corrotto dei
    nobili e la semplicità dei lavoratori.
  • Emergono due concezioni antitetiche della figura
    del lavoratore da una parte vi è la concezione
    del nobile che vede il contadino come un animale
    condannato a una vita misera dallaltra vi è la
    concezione del poeta secondo cui il contadino è
    condannato a questa vita ingiustamente.
  • Parini utilizza un linguaggio ironico per mettere
    in luce la figura negativa del nobile. Egli
    finge di provare ammirazione nei confronti del
    giovin signore utilizzando immagini iperboliche
    che, risultando sproporzionate con la pochezza
    del nobile, ridicolizzano la figura di
    questultimo.
  • Il poeta utilizza per ognuno dei tre personaggi
    un linguaggio aulico che ha leffetto di svelare
    la bassezza aristocratica e di innalzare la
    figura del fabbro e del contadino.

41
  • La voce che racconta è quella del precettore,
    narratore inattendibile, in quanto presenta i
    fatti come lesatto contrario di quelli che nella
    realtà sono.
  • Si instaura così una complicità tra e lautore
    implicito il lettore che è in grado di
    ricostruire, grazie a questultimo, la realtà dei
    fatti.
  • Lautore critica il vuoto e la corruzione del
    mondo nobiliare, restandone tuttavia affascinato
    per via della raffinatezza e delleleganza di
    quellambiente ciò determina unambiguità del
    poeta.
  • Lopera si conclude non più con luso dellironia
    ma con quella del sarcasmo che mette in luce
    lindignazione del poeta al pensiero che la vita
    umana possa essere disprezzata a causa della
    futilità dei piaceri aristocratici.

42
LA VERGINE CUCCIA
  • Nella "Vergine Cuccia", che fa parte del
    "Mezzogiorno", gli invitati al banchetto parlano
    di vari argomenti, finchè il discorso cade sulla
    dieta vegetariana è un delitto non solo cibarsi
    di carni d'animali, ma anche offenderli in
    qualunque altro modo( il tutto mentre i camerieri
    servono arrosto di tacchino e i commensali
    gustano fagiani ripieni ).In seguito a questo
    discorso, la padrona di casa scoppia in lacrime,
    commossa. Contemporaneamente le ritorna in mente
    il giorno in cui la sua adorata cagnetta, dopo
    essere entrata nella sala atteggiandosi, morde un
    servo con leburneo dente per questo viene
    scalciata violentemente provocando lo sdegno
    della padrona, che sviene. Rinsavita punisce
    duramente il servo, e lo licenziaegli non
    potendo opporre resistenza finisce in mezzo alla
    strada con la moglie e i figli a chiedere
    lelemosina. Il brano si chiude in maniera
    ironica con la cagnetta che finalmente ha
    ottenuto la sua vendetta tanto bramata.

43
- E uno tra i brani più sarcastici e insieme più
drammatici di tutto il Mezzogiorno". Il sarcasmo
- evidente nel linguaggio della dama che trova
adorabile la sua cagnetta (allora che la sua
bella vergine cuccia de le Grazie alunna ,
giovenilmente vezzeggiando vv.518-520 ) e
deliziosi i suoi dentini, candidi come avorio, e
poi giudica il piede del servitore villano e
sacrilego - risalta particolarmente nella scena
tragicomica dello svenimento e soprattutto negli
ultimi versi dove la cagnetta diviene lidolo di
una società ingiusta e tanto corrotta da
anteporre alluomo un animale e fare di
questultimo un dio mentre laltro perde ogni
considerazione. - Il dramma della cagnetta
viene visto persino in chiave mitologica è come
se alla cagnetta, infastidita per il calcio,
rispondesse la ninfa Eco impietosita. Il
riferimento assume così in questo brano valore
ironico perché riferito ad un soggetto ridicolo
come la cagnetta. - Il punto di vista, nel
corso della narrazione, muta riguardo al
licenziamento del servo vi è unambivalenza
nellottica della dama vi è compiacimento per la
punizione esemplare inflitta allempio, mentre in
quella dellautore - tra le righe vi è sdegno
morale per la disumanità della padrona nei
confronti del servo.
44
  • Dal momento che Parini inizia a raccontare dal
    suo punto di vista, il tono si fa serio,
    drammatico, in quanto deve rappresentare
    linfelice sorte e il dolore provato dal
    domestico, licenziato senza possibilità di
    trovare altro lavoro perché disdegnato anche
    dalle altre dame. - Lalternanza dei punti di
    vista e labilissima tecnica narrativa con cui è
    portato avanti lepisodio fanno emergere come
    quel mondo frivolo e insulsonasconda in realtà
    un fondo di cinismo crudele. - Il breve
    ritratto del vegetariano mette in luce come la
    sua delicatezza danimo sia solo unostentazione
    snobisticail nobile ritiene troppo facile e
    banale, troppo volgare rivolgere la sua pietà
    verso luomo. L interesse suo e della dama verso
    gli animali sacrificati nei banchetti cela una
    crudele ipocrisia infatti si sdegna per gli
    animali che vengono uccisi, ma non per il servo
    che viene crudelmente licenziato.- Notevole, da
    parte dellautore, è lutilizzo di aggettivi che
    accompagnano dei sostantivi per meglio
    rappresentarli.- Il metro utilizzato da
    Giuseppe Parini è lendecasillabo sciolto.

45
  • Qual anima è volgar la sua pietade
  • serbi per luomo e facile ribrezzo
  • déstino in lui del suo simìle i danni,
  • 500 o i bisogni o le piaghe. Il cor di questo
  • sdegna comune affetto e i dolci moti
  • a più lontano limite sospinge.
  • - Péra colui che prima osò la mano
  • armata alzar su linnocente agnella,
  • 505 e sul placido bue né il truculento
  • cor gli piegâro i teneri belati,
  • né i pietosi mugiti, né le molli
  • lingue lambenti tortuosamente
  • la man che il loro fato, ahimè! stringea.
    -
  • 510 Tal ei parla, o signor ma sorge in tanto
  • a quel pietoso favellar,  da gli occhi
  • de la tua dama dolce lagrimetta,
  • pari a le stille tremule, brillanti,
  • che a la nova stagion gemendo vanno
  • 515 dai palmiti di Bacco, entro commoss

indi i gemiti alzando Aita, aita,
parea dicesse e da le aurate volte a lei
limpietosita Eco rispose 530 e dallinfime
chiostre i mesti servi asceser tutti e da
le somme stanze le damigelle pallide,
tremanti precipitâro. Accorse ognuno il
volto fu dessenze spruzzato a la tua
dama 535 ella rinvenne al fine. Ira e dolore
lagitavano ancor fulminei sguardi
gettò sul servo e con languida voce
chiamò tre volte la sua cuccia e questa
al sen le corse in suo tenor vendetta 540
chieder sembrolle e tu vendetta avesti
vergine cuccia de le Grazie alunna.
Lempio servo tremò con gli occhi al suolo
udì la sua condanna. A lui non valse
merito quadrilustre a lui non valse 545 zelo
darcani ufici. Ei nudo andonne de le
assise spogliato onde pur dianzi era
insigne a la plebe e in van novello
signor sperò ché le pietose dame
inorridìro, e del misfatto atroce 550 odiâr
lautore. Il misero si giacque con la
squallida prole, e con la nuda consorte a
lato su la via, spargendo al passeggero
inutili lamenti e tu, vergine cuccia,
idol placato 555 da le vittime umane, isti
superba.  
46
CRITICA
Pietro Verri Alessandro Manzoni Attilio
Momigliano Francesco de Sanctis
47
CRITICA
  • Giudizi e testimonianze attraverso i secoli
  • L'aspetto morale della personalità e della poesia
    del Parini raccoglie su di sé l'attenzione e
    l'esaltazione dei critici e dei lettori, dal
    Sismondi al Settembrini, mentre il Manzoni
    inserisce nell'apologia del Parini la sua
    preoccupazione per una lingua comprensibile a
    tutti gli italiani e il Leopardi detta una pagina
    colma di affetto e di commozione. Le riserve
    nascono proprio in uno scrittore partecipe dello
    stesso movimento di idee del Parini in nome di
    queste il Verri nega validità all'ironia
    pariniana e quindi anche efficacia ai suoi
    intenti morali.

48
  • PIETRO VERRI
  • Moltissima delicatezza d'ingegno e vivacità
    d'immaginazione è richiesta in chiunque ricerchi
    di ben maneggiare la sferza del ridicolo, poiché
    si tratta di solleticar destramente l'amor
    proprio degli uomini, e risvegliare, senza che
    essi pur se ne avveggano, le più care e
    inseparabili loro passioni a combattere con noi.
    Fra cento che aspirano all'onore di ben
    riuscirvi, forse due o tre vi riescono, e la
    maggior parte degenera o in basse e plebee
    contumelie, ovvero in ricercate e fantastiche
    allusioni, che risvegliano tutt'al più uno
    ímprestato sorriso di convenzione dagli astanti,
    non un sorriso che parte dalla vera compiacenza
    del cuore. Taluno vuol porre in ridicolo un
    giovin nobile, ricco, voluttuoso e spensierato
    e, per ciò fare, me lo descrive superbamente
    vestito, e circondato nella persona di tutta la
    più squisita eleganza che sappia inventare sulle
    rive della Senna l'ultimo raffinamento del lusso
    l'aria ch'ei fende è imbalsamata da profumi
    deliziosi che spirano dal suo corpo che non
    sembra mortale ci discende le scale dopo aver
    ricevuto i servigi e gli omaggi di una schiera di
    salariati adulatori si gitta entro un dorato
    cocchio mollemente, e preceduto da riccamente
    gallonati lacche rapidamente percorrere le strade
    della città, che lo dividono dalla sua bella,
    dove riceve l'accoglienza la píù distinta. Dico,
    che colui che per questa strada prende a
    maneggiare il ridicolo, manca di giudizio per ben
    maneggiarlo, poiché nessuno, facendo il confronto
    di sé medesimo colla pittura di quel ganimede,
    potrà mai sinceramente sentire la superiorità
    propria sopra di esso, è ridere di cuore per
    conseguenza.

49
  • Il solo sentimento che da pitture sí bene
    espresse può nascere è il desiderio di poter fare
    altrettanto. Io a quel tale direi Volete voi
    porre in ridicolo quello sventato dissipatore de'
    suoi beni? dipingetelo in un dialogo col mercante
    creditore dipingetelo occupato di mille
    bassissimi intrighi e cabale in secreto per
    raccogliere con che sostenere il fasto apparente
    dipingetelo in conversazione con un uomo di
    spirito, che rileva e sferza le sciocchezze che
    escono dalla bocca di uno stordito, e non si
    arrestano nella gola quand'anche avesse un
    brillante in ogni dito, cento libbre di ricamo
    sull'abito, e dieci staffieri nell'anticamera
    questa è la strada per cui potrete farne una
    pittura tale, che i circostanti, confrontandola a
    se stessi, la trovino posponibile, e ne ridano, e
    si compiacciano con voi del trionfo che avete
    dato al loro amor proprio, atterrando un oggetto
    che con dispiacere vedevano più alto alzarsi del
    loro livello. Oltre questa malignità, ne nascerà
    anche un utile sentimento, per cui si modererà in
    altri la voglia d'imitare quel brillante e vuoto
    originale e conoscendo che il fasto e la
    profusione non fanno mai nascere negli uomini
    quei sentimenti di stima che producono la virtú e
    l'ingegno, e conoscendo a quai duri passi
    conducano la spensieratezza e la trascuranza
    d'una nobile economia, si volgeranno a cercare
    altrove migliori oggetti d'invidia, e cercheranno
    di formarsi buoni, virtuosi e illuminati
    cittadini. Questa è la strada che convien battere
    , direi a quel tale.

50
  • ALESSANDRO MANZONI
  • Se il poeta non sa adattare lo stile e il suono
    dello sciolto alla materia, se non è fecondo di
    immagini, se non sa trovare da sé quello che la
    rima gli avrebbe suggerito, il suo sciolto sarà
    certamente peggiore di un'ode rimata, che manchi
    in egual grado delle altre virtú poetiche. II
    Parini è sommo scrittore di versi sciolti perché
    le aveva tutte. Per dipingerlo coi suoi colori,
    parmi veramente che i suoi versi
  • da nobil venascendano e a l'acre focode
    l'arte imponga la sottil Camena.
  • Io credo che la meditazione di ciò che è e di
    ciò
  • che dovrebbe essere, e l'acerbo sentimento che
    nasce da questo contrasto, io credo che questo
    meditare e questo sentire sieno le sorgenti delle
    migliori opere sia in verso che in prosa dei
    nostri tempi e molti erano gli elementi di quel
    sommo uomo. Per nostra sventura, lo stato
    dell'Italia, divisa in frammenti, la pigrizia e
    l'ignoranza quasi generale hanno posto tanta
    distanza tra la- lingua parlata e la scritta, che
    questa può dirsi quasi lingua morta Ed è perciò
    che gli scrittori non possono produrre l'effetto
    che eglino (m'intendo i buoni) si propongono,
    d'erudire cioè la moltitudine, di farla invaghire
    del bello e dell'utile, e di rendere in questo
    modo le cose un po' più come dovrebbero essere.
    Quindi è che i bei versi del Giorno non hanno
    corretto nell'universale i nostri torti costumi
    più di quello che i bei versi della Georgica di
    Virgilio migliorino la nostra agricoltura. Vi
    confesso ch'io veggo con un piacere misto
    d'invidia il. popolo di Parigi intendere ed
    applaudire alle commedie di Molière. Ma dovendo
    gli scrittori italiani assolutamente disperare di
    un effetto immediato, il Parini non ha fatto che
    perfezionare di più l'intelletto e il gusto di
    quei pochi che lo leggono e lo intendono, fra i
    quali non v'è alcuno di quelli che egli si è
    proposto di correggere ha trovato delle belle
    immagini ha detto delle verità ed io son
    persuaso che una qualunque verità pubblicata
    contribuisce sempre ad illuminare e riordinare un
    tal poco il caos delle nozioni dell'universale,
    che sono il principio delle azioni
    dell'universale.

51
  • LUCI E OMBRE NELLA POESIA PARINIANA
  • Attilio Momigliano TRATTO DA Studi di poesia
  • Il Parini fu, senza dubbio, un grande poeta ma
    non fu uno di quelli con cui siano permesse le
    idolatrie. Fu un rinnovatore della materia
    poetica, quale di rado ebbe l'Italia, e un
    artista capace di atteggiamenti assai disparati.
    Chi passa dall'Arcadia e dallo stesso Metastasio
    al Parini, si meraviglia che in quel secolo sia
    nato un poeta capace di tanta concretezza, e in
    campi del tutto ignoti alla poesia contemporanea.
    L'ambiente elegante è sottinteso in gran parte
    della lirica del tempo solo nel Parini è
    descritto. E la sua descrizione non è lo sforzo
    retorico della poesia didascalica del secolo ma
    uno specchio luminoso e preciso. I salotti, i
    lunghi ordini di sale, gli scaloni, i mobili - il
    canapè -, gli arnesi e i ninnoli sono ora
    delineati con un pennello largo e sicuro, ora
    delimitati e intagliati dalla parola con un
    nitido rilievo sicché anche l'ambiente
    materiale, che di solito è assente dalla poesia o
    è cosa morta, qui diventa, per questo sguardo
    attento e chiaro, vera e difficile poesia. Il
    Parini è forse il più grande poeta descrittore
    che abbia avuto l'Italia.

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  • Ed è, con il Porta e con il Folengo, il nostro
    più grande poeta caricaturista. Ma qui è già più
    facile notare quella relativa debolezza che le
    descrizioni, naturalmente, nascondono meglio. In
    genere le sue caricature sono esteriori, rivelano
    assai poco dell'anima. Il famoso inchino in più
    tempi del maestro di ballo si riflette, con
    varietà non sostanziali, nelle mosse compassate
    del giovane signore, della giovane dama, di altri
    nobili. Anche nelle celebri macchiette del
    divoratore e del vegetariano la parte spirituale
    è più commento, sia pure arguto, che
    rappresentazione. Solo l'immortale sfilata degli
    imbecilli, nella Notte, mostra nel Parini
    caricaturista la capacità di rispecchiare in un
    gesto la rovina profonda di una anima quel
    nobile incretinito che per ore e ore ridesta gli
    echi delle sale immense agitando con il suo
    braccio magistrale la frusta sotto i ritratti dei
    grandi antenati, è la più geniale e corrosiva
    immagine fantastica della senilità del mondo
    rappresentato nel Giorno. Di rado il Parini ha
    saputo inventare situazioni poetiche
  • così significative e tradurle in una forma così
    bizzarra e così concentrata.La Notte, veramente,
    tradisce in lui un altro poeta. Direi che è il
    suo capolavoro, se il Mezzogiorno non contenesse
    quella pagina di suprema eleganza, di
    squisitissima ambiguità fra l'adulazione e la
    canzonatura, di magistrali trapassi, di
    prodigiosa densità, di tetro e furibondo dolore
    che è la scena della vergine cuccia, e
    quell'esordio nudo, grandioso, religioso della
    favola del Piacere.Il Parini fu insieme il
    demolitore e il cantore della società
    contemporanea forse la Notte è la parte del
    poema dove si vedono più compiute le due facce.
    Quell'ambiente, fine, grazioso, sensuale, lo
    attirava e insieme lo respingeva. Dovette spiare
    anche lui, rapito, i nascosti candori delle belle
    dame, e sorridere ai loro svenimenti, e respirare
    l'aura di solitudine e di peccato che spirava
    dagli angoli discreti di quelle sale perciò
    nessuno come lui ci ha fatto indovinare l'ebrezza
    tentatrice di quel mondo. Ma, volte le spalle
    alle dame gentili, non vedeva più in quei palazzi
    altro che la testimonianza e il teatro di una
    vita oziosa e corrotta. Quella filza di maniaci
    che ci passa dinnanzi nella Notte è, dopo tanti
    anni che egli aveva cominciato a descrivere come
    il giovin signore potesse ingannare i suoi
    noiosi e lenti giorni di vita, l'unica forte
    prova che egli vedesse bene addentro lo sfacelo
    di quel tedio.

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  • La Notte, pur così incompiuta, è l'opera del
    Parini che ci dà la più larga misura del suo
    ingegno poetico. Vi si continua, non nel
    principio - troppo celebrato -, ma nel seguito,
    la poesia indefinita e meditabonda delle ombre,
    che già aveva avvolto in un'aura prefoscoliana la
    fine del Vespro vi si aggruppa la società
    nobiliare con l'arte che hanno i grandi pittori
    nella distribuzione dei personaggi lungo la tela
    di un quadro affollato. Il concilio dei numi
    nella sala della vecchia dama è, per parecchie
    centinaia di versi, d'una singolare ricchezza di
    motivi caricaturali, descrittivi, sentimentali, e
    si chiude con la scena del giuoco dei tarocchi e
    delle carte, che per grandiosità e complessità di
    linee e di sfumature è il capolavoro delle
    canzonature pariniane.Il poeta s'accorge, certo
    che l'impostazione del Mattino era pericolosa e
    che non si poteva continuare con quel tono
    didascalico minuto, con quello scrupolo di
    maestro a cui non sfuggiva nessuna delle
    possibili occupazioni del discepolo. Lo prova il
    fatto che dalla prima all'ultima parte del Giorno
    l'attenzione del precettore si sposta sempre più
    risolutamente dal giovin signore alla società in
    cui egli si muove ma questo pentimento è
    perfetto solo nella Notte, assai meglio composta
    del Vespro. Il Parini, dunque, si accorse che
    egli poteva sfuggire alla monotonia e alla
    pedanteria del tema il De Sanctis, dunque, parla
    di fatalità dell'argomento con troppa
    indulgenza.Qui tocchiamo appunto uno dei
    difetti fondamentali del poema - non il solo -.
    Non era necessario concepire la descrizione della
    giornata del giovin signore con quella diligenza
    pesante con cui la concepì il Parini,
    specialmente nel Mattino. Bastava descrivere, non
    tutte le possibili giornate del signore, ma una
    sola e tipica.

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  • Con questa semplificazione che più tardi si
    affacciò alla fantasia del Parini, il tema
    diventava naturalmente drammatico e mobile invece
    di essere, come rimase soprattutto nel Mattino,
    descrittivo e stagnante.Può sembrare angustia di
    critico notare i legami più retorici che poetici,
    e l'abilità puramente esteriore nell'enumerare i
    casi possibili nella giornata del signore ma è
    certo che questi sono i segni di una concezione
    debole e la spiegazione della fatica che si prova
    in una lettura continuata.Si finisce col
    ricevere l'impressione che il Parini, perduto
    dietro quelle quisquilie così simili fra di loro,
    sia un poeta un po' limitato. Perciò anche quelle
    descrizioni, ad una ad una nitidissime, finiscono
    per parere soverchie.L'altro difetto
    fondamentale è la mancanza di unità. Una
    descrizione unitaria della poesia del Giorno è
    impossibile. Eppure la poesia grandissima impone
    sempre la ricerca del motivo dominante non
    importa che l'impresa sia difficile, che il
    risultato vari da critico a critico e magari si
    sposti di esame in esame tutti sentiamo che la
    Commedia, i Promessi Sposi, i Sepolcri, hanno
    motivo poetico che spiega tutti gli altri. Questo
    nel Parini non accade. La sua coscienza virile
    spiega una parte del Giorno, non tutto.
    L'uniformità del poema è più stilistica, voglio
    dire esteriore, che poetica. Nel Giorno c'é una
    grande ricchezza di motivi non unificati. Non li
    ho ancora indicati tutti posso aggiungere
    l'aspra poesia del lavoro umano, ritratto con le
    impronte visibili del travaglio d'ogni giorno la
    gradazione dell'ironia, che in certi passi ha una
    grandiosità davvero sinfonica l'attitudine alla
    rappresentazione epica, che talora giova alla
    canzonatura, talora la rende monotona e forzata,
    talora costituisce in sé e per sé un passo di
    alta poesia uno squisito senso della
    decorazione... Ma il complesso di questo fine
    mosaico è frammentario, il disegno è più ordinato
    che sapiente, la vita intima manca spesso.

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  • Si è detto - Il protagonista è un nobile
    frivolo e vuoto non poteva e non doveva riuscire
    un personaggio vivo -. E non è vero. Qualunque
    anima si presta ad una rappresentazione pensosa
    tutto dipende dal poeta che la ritrae. Ma poi non
    importerebbe nemmeno che il protagonista per sé
    non fosse un vero personaggio quello che è
    necessario è che la vita circoli ininterrotta nel
    mondo scritto dal Parini e questo non accade. Il
    Goldoni ha commedie di ambiente animatissime, pur
    senza che i singoli personaggi abbiano
    caratteristiche originali. Il Parini, dunque, non
    ha osservato quella società con uno sguardo
    insieme mobile e sicuro, con l'agilità di spirito
    che sembra necessaria per il suo argomento. Io
    penso cosa sarebbe riuscito il Giorno se egli
    avesse avuto, con le altre doti, la facilità di
    motteggio e la fertilità inventiva che ebbe il
    Voltaire nei suoi brevi romanzi, o se avesse
    saputo insinuare fra pagina e pagina l'atmosfera
    malinconica, tetra dell'ozio dei grandi.

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Francesco de Sanctis
  • Giuseppe Parini viene consacrato nella storia
    letteraria italiana come poeta e uomo di
    rinnovata moralità grazie anche a queste pagine
    di Francesco De Sanctis. Già Foscolo, in un passo
    dellOrtis, aveva immortalato il mito del vecchio
    poeta, modello di vita e di letteratura per la
    generazione dei romantici qui De Sanctis insiste
    sulla forza innovatrice della poesia pariniana,
    perfetto connubio di forma e contenuto, e
    sublimazione di una profonda umanità, fatta di
    passioni morali, politiche e sociali, che in modo
    del tutto naturale si fa grande poesia, lirica
    (le Odi) e satirica (Il Giorno). In questi tempi
    di nuove idee e di vecchi uomini nacque Giuseppe
    Parini, il 22 maggio del 1729. Venuto dal contado
    in Milano, cominciò i soliti studi classici sotto
    i barnabiti, e il padre Branda fu suo maestro di
    rettorica. Il babbo volle farne un prete per
    nobilitare il casato ma sul più bello fu
    costretto per le strettezze domestiche a troncare
    i suoi studi e a ingegnarsi per trarre innanzi la
    vita. Fece il copista e il pedagogo, e ne'
    dispregi e nella miseria si temprò il suo
    carattere. Come Metastasio e come tutt'i poeti di
    quel tempo cominciò arcade, e le sue prime rime
    le leggi in una raccolta di poesie a cura di
    quegli accademici. Rivelò la sua personalità,
    combattendo il padre Bandiera e il padre Branda,
    di cui era stato un cattivo scolare. Pare che
    nella scuola facesse poco profitto, impaziente
    soprattutto di quei giuochi di memoria, che erano
    allora la sostanza degli studi. Padrone di sè,
    ne' ritagli di tempo obbliava la sua miseria,
    conversando con Virgilio, Orazio, Dante, Ariosto
    e Berni. E che cosa dovea parergli il padre
    Branda col suo toscano, o il padre Bandiera co'
    suoi periodi? Ma, se aveva a dispetto quella
    pedanteria, non gli rincresceva meno quel
    francesizzare de' più, divenuto moda nelle alte e
    basse classi. Usando per il suo mestiere in case
    signorili, potè studiare dappresso questa strana
    mescolanza di vecchio e di nuovo, che costituiva
    allora la società italiana. Già questo pigliar
    subito posizione, questo soprastare alla lotta e
    schivarne tutte le esagerazioni mostra una
    spiccata personalit
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