Prof. Maurizio Pietro Faggioni - PowerPoint PPT Presentation

About This Presentation
Title:

Prof. Maurizio Pietro Faggioni

Description:

Title: Presentazione di PowerPoint Author: Del Missier Giovanni Last modified by: Giovanni Del Missier Created Date: 2/14/2000 9:18:58 AM Document presentation format – PowerPoint PPT presentation

Number of Views:104
Avg rating:3.0/5.0
Slides: 35
Provided by: DelMi3
Category:

less

Transcript and Presenter's Notes

Title: Prof. Maurizio Pietro Faggioni


1
Accademia Alfonsiana Anno accademico 2003-2004
Le sfide della medicina contemporanea
Corso di bioetica teologica
  • Prof. Maurizio Pietro Faggioni

Capitolo terzo il neonato anencefalo
2
Anencefalia dati bio-medici
  • È una malformazione congenita che consiste
    nellassenza di sviluppo degli emisferi
    cerebrali, mentre è invece regolarmente presente
    il tronco cerebrale, la struttura encefalica che
    presiede alle più importanti funzioni della vita
    vegetativa.
  • Nonostante il nome significhi senza lencefalo,
    in questa condi-zione non manca lencefalo in
    toto, ma la sua parte più nobile, il cervello,
    ritenuto sede delle funzioni più tipicamente
    umane.
  • Incidenza della patologia varia da 0,3 a 7 per
    mille nascite e colpisce nel 70 dei casi
    soggetti di sesso femminile.
  • Le cause non sono ben note, ma si prospetta una
    certa eterogeneità eziologica un fatto infettivo
    durante lembriogenesi carenza microelementi
    (zinco, rame) o di acido folico e vitamine del
    gruppo B nella gestante base genetica.

3
Immagini ecografiche
2 trimestre
10 settimane
4
Anencefalia dati bio-medici
  • La noxa teratogena agisce nel corso delle prime
    fasi della embriogenesi del sistema nervoso
    centrale.
  • Ricordiamo che a partire dal 15 giorno di vita
    si nota sulla linea mediana del corpo
    dellembrione un ispessimento, detto placca
    neurale, che dopo qualche giorno si invagina per
    dare il solco neurale il solco neurale evolve
    nel tubo neurale attraverso un processo di
    chiusura che inizia al centro del solco e si
    propaga verso le due estremità.
  • La chiusura dellestremità craniale si completa
    entro il 25 giorno e quella dellestremità
    caudale entro il 27 giorno. Dalla fine della 3a
    settimana si evidenzia nellestremità craniale
    del tubo neurale un ispessimento che, a partire
    dalla 4a settimana, si slarga nelle tre vescicole
    cerebrali che daranno origine alle strutture
    encefa-liche, mentre darà origine al midollo
    spinale.

5
Anencefalia dati bio-medici
  • Se fra il 15 e il 21 giorno di gravidanza il
    tubo neurale non si chiude completamente, abbiamo
    malformazioni a carico del sistema nervoso e a
    carico dei tessuti che lo sovrastano, con
    possibile esposizione di tessuto nervoso in
    superficie.
  • Se la mancata chiusura è a carico del midollo
    spinale si ha la spina bifida, mentre se è a
    carico della regione cefalica o vescicolare si ha
    lanencefalia.
  • Nellambito della anecefalia sono riconosciute
    molte varianti, sulla cui classificazione non
    esiste unanimità fra i teratologi.
  • La forma più comune e anche la più tipica è
    lanencefalia mero-acranica, caratterizzata da
    assenza delle ossa craniche, dal cervello ridotto
    a una massa di tessuto degenerato esposto in
    superficie, da uno sviluppo pressoché normale
    delle strutture troncoencefaliche.

6
Sviluppo del tubo neurale
16 giorni 1,5 mm
23-24 giorni 3,5 mm
  • 20 giorni 2 mm

22 giorni 3 mm
7
Immagini fotografiche
? Neonato con acrania, anencefalia, rachischisi e
mieloschisi.
8
Immagini fotografiche
9
Anencefalia dati bio-medici
  • La faccia ha un aspetto caratteristico gli occhi
    sporgono al di fuori, il collo è assente e le
    superfici della faccia e del petto formano un
    piano quasi continuo.
  • Si associano spesso fatti malformativi a carico
    di altri organi, soprattutto a carico dei reni e
    delle vie urinarie (10-12 dei casi) e a carico
    del sistema cardiovascolare (5-8 dei casi).
  • Vanno distinte dalla anencefalia altre
    malformazioni a carico del SNC quali
    lencefalocele, associato o no a microcefalia,
    lidra-nencefalo e la sindrome della banda
    amniotica.
  • La sopravvivenza dellanencefalo è breve dal 55
    al 75 dei feti muore in utero di quelli che
    nascono vivi, spesso prematuri, il 40 sopravvive
    più di 24 ore il 35 arriva fino al 3 giorno e
    solo il 5 al 7 sopravvivenze più lunghe sono
    eccezionali.

10
Anencefalia dati bio-medici
  • La funzionalità del tronco dellencefalo spiega
    la presenza della respirazione spontanea e di
    molteplici attività a prevalente base riflessa,
    come la suzione, la deglutizione, la reazione
    agli stimoli gustativi, la retrazione degli arti
    per stimoli dolorifici, il pianto e addirittura
    il sorriso.
  • Noi non sappiamo esattamente se e a quale livello
    un neonato anencefalico possa sviluppare barlumi
    di vita di relazione e di incipiente
    autocoscienza, ma si può ipotizzare che esista
    una qualche possibilità di percezione sensoriale
    e di reazione agli stimoli legata alle strutture
    nervose residue che subentrano a vicariare certe
    funzioni più elementari del telencefalo mancante.
  • Con terapia intensiva è possibile prolungare la
    vita dellanen-cefalo, in vista dellespianto di
    organi, ma questa pratica suscita non poche
    perplessità dal punto di vista etico.

11
Statuto ontologico ed etico dellanencefalo
  • Gli antichi moralisti si erano interrogati sulla
    qualità umana e per-sonale dellanencefalo, in
    vista del riconoscimento di un soggetto idoneo
    per il battesimo, e avevano concluso
    affermativamente.
  • Seguendo limpostazione classica del Diritto
    romano, lelemento decisivo per lattribuzione
    alla specie umana di un nato da donna fisicamente
    abnorme era costituito dalla presenza di una
    forma corporis umana e in particolare
    dallaspetto del volto, quale parte principale e
    imago della persona. Lanencefalo benché
    mostruo-so era considerato persona.
  • Le evidenze biologiche conducono a riconoscere
    nellanencefalo una presenza umana in senso
    forte, cioè personale è un individuo della
    specie umana, frutto di una generazione umana,
    diretto fin dal concepimento da una teleologia
    intrinseca che lo ha condotto a una maturazione
    avanzata, anche se imperfetta.

12
Statuto ontologico ed etico dellanencefalo
  • Per chi riconosca la sacralità e il valore
    incomparabile di ogni vita umana in qualunque
    stadio e forma, la certezza che anche
    lanencefalo sia una creatura umana conduce ad
    assumere nei suoi confronti un atteggiamento di
    rispetto e di cura analogo a quello che si
    avrebbe con qualunque altro feto e neonato.
  • Chi ritiene che il valore della vita umana sia
    una grandezza che ammette plus e minus, in base a
    criteri di funzionalità ed efficien-za (come nel
    personalismo attualistico), anche se deve
    ricono-scere lidentità umana dellanencefalo,
    ritiene di solito che la qualità di vita
    dellanencefalo sia così scadente da non
    meritargli una tutela piena ed un rispetto
    incondizionato.
  • H.T. Engelhardt definisce la persona attraverso
    lautocoscienza, la autonomia, la razionalità, il
    possesso del senso morale, e per-ciò alcuni
    esseri umani, come gli idioti, gli embrioni, i
    pazienti in coma irreversibile, non sono persone.

13
Statuto ontologico ed etico dellanencefalo
  • Nel contesto di una impostazione sensista (autori
    di ispirazione utilitarista come P. Singer) il
    problema più rilevante sarà invece quello di
    stabilire se lanencefalo sia in grado o meno di
    provare dolore. Mancando del substrato
    neurologico necessario per per-cepire dolore in
    modo consapevole, lanencefalo non può sentire
    dolore nel senso in cui lo intendiamo noi. Le
    reazioni agli stimoli, che non di rado sono
    presenti, sono ricondotte a riflessi spinali e si
    nega che le strutture nervose troncoencefaliche
    possano ela-borare a qualche livello la
    sensazione dolorosa. Il neonato anen-cefalo non
    appare quindi meritevole di tutela.
  • La diversa considerazione dello statuto etico
    dellanencefalo condiziona, come è ovvio, i
    nostri comportamenti per quanto riguarda le
    terapie da fornirgli o lespianto di organi o la
    possi-bilità di interrompere la gravidanza con
    laborto.

14
Lanencefalo come donatore di organi
  • La difficoltà di reperire piccoli organi da
    utilizzare per il trapianto nei bambini ha
    suggerito dagli anni 60 la possibilità di
    ricorrere allespianto di organi (reni, fegato e
    cuore) dagli anencefali.
  • Lespianto sembra più facile dal punto di vista
    organizzativo perché si tratta di soggetti la cui
    morte, se non è programmabile, è almeno
    prevedibile con buona approssimazione e ciò
    permette di chiedere il consenso ai genitori per
    tempo e in condizioni emotivamente meno
    drammatiche di quelle che si hanno nella morte
    improvvisa di un neonato.
  • Calcolando una frequenza media di 1 caso ogni
    1800 nascite, si è affermato che con questi
    donatori si potrebbe coprire il 90 del
    fabbisogno di organi in area pediatrica, anche se
    solo una parte degli anencefali può diventare
    donatore per la frequente immatu-rità degli
    organi dovuta alla prematuranza (53-58) e per
    lelevata incidenza di malformazioni associate a
    quella di base.

15
Lanencefalo come donatore di organi
  • Con il problema dellespianto di organi è
    connessa la questione dellaccertamento della
    morte e del tipo di cure, specie riani-matorie,
    che si debbono o che si possono lecitamente
    prestare.
  • Laccertamento della morte dellanencefalo può
    essere fatto con-statando larresto
    cardio-respiratorio, ma le esigenze dei trapianti
    hanno suggerito di sottoporre il neonato a
    pratiche rianimatorie immediatamente dopo il
    parto o ai primi segni di scompenso
    cardio-respiratorio così da evitare larresto
    cardiaco e mantenere organi e tessuti in buone
    condizioni metaboliche.
  • In regime rianimatorio laccertamento della morte
    deve essere condotto ricercando i segni della
    morte cerebrale (brain death), che si identifica
    sostanzialmente con la perdita irreversibile di
    tutte le funzioni dellencefalo, sia del cervello
    sia troncoencefalo.
  • Si può subito intuire che i criteri usualmente
    impiegati nel neonato anencefalo risultano di
    difficile applicazione.

16
Lanencefalo come donatore di organi
  • Nel protocollo per accertare la morte cerebrale
    approvato dal Center for Christian Bioethics
    della Loma Linda University nel 1987 si omettono
    la registrazione dellelettroencefalogramma e il
    rilievo del flusso cerebrale, per lassenza o
    linadeguatezza del substrato anatomico, e la
    morte cerebrale viene determinata rilevando
    lassenza dei riflessi troncoencefalici e il
    prolungarsi dellapnea per almeno 24 ore.
  • Lesperienza ha dimostrato che anche questi due
    criteri possono essere di difficile accertamento
    o diventare ingannevoli perché il rilievo della
    scomparsa dei riflessi troncoencefalici vale
    soltanto se essi erano stati presenti in
    precedenza, evento che non sem-pre si verifica,
    essendo frequenti le anomalie dei nervi cranici,
    e non è agevole stabilire rapidamente la diagnosi
    di irreversibilità delle lesioni del tronco
    encefalico nellanencefalo, essendo pos-sibile il
    superamento spontaneo dellapnea anche dopo ore.

17
Lanencefalo come donatore di organi
  • Sintetizzando lesperienza di molti centri e
    facendo il punto sulla questione, la Medical Task
    Force on Anencephaly ha concluso La diagnosi
    di morte del troncoencefalo dipende dalla
    scom-parsa di funzioni preesistenti del tronco
    stesso, inclusa la perdita per un periodo di
    osservazione di almeno 48 ore di una funzione
    misurabile dei nervi cranici e di movimenti
    spontanei, e positività di un test per lapnea
    ... Con i metodi correntemente disponibili e
    specialmente in presenza di anomalie di occhio e
    orecchio, può non essere possibile determinare la
    morte in alcuni neonati con anencefalia sulla
    base dei soli criteri neurologici.
  • Lapplicazione rigorosa delle condizioni standard
    per laccerta-mento della morte cerebrale rende
    più difficile le procedure di espianto degli
    organi inoltre si è constatato che i neonati
    anen-cefali sottoposti a terapia intensiva
    sopravvivono più a lungo e questo porta ad un
    inevitabile deterioramento degli organi.

18
Lanencefalo come donatore di organi
  • Perciò, per rendere più agevole e più veloce
    laccertamento della morte dei neonati anencefali
    ed avere a disposizione un buon numero di organi
    adatti allespianto, sono state proposte diverse
    correzioni ai criteri di morte cerebrale
    applicati agli anencefali.
  • Alcuni autori negando la validità del criterio
    whole-brain death e sostituendolo con quello
    della upper-brain death, sono giunti alla
    conclusione che lanencefalo sarebbe un non
    vivente anche se le sue funzioni vegetative sono
    virtualmente integre egli non esi-ste, né mai è
    esistito come personaè un soggetto brain-absent,
    da equipararsi un brain-dead.
  • Lintroduzione di questi criteri comporta
    conseguenze gravissi-me anche i bambini con
    gravi anomalie a carico del SNC, gli anziani con
    il morbo di Alzheimer, i soggetti in SVP e
    chiunque non risponda a questi nuovi standard
    sommamente restrittivi sono da considerarsi
    clinicamente morti.

19
Lanencefalo come donatore di organi
  • The arguments that anencephalic infants have no
    brains, are not persons, or are already dead have
    other flaws. For legal purposes, anencephalic
    infants cannot logically or accurately been
    distinguished from other infants with severe
    intracranial anomalies or abnormalities or from
    childrem or adults in a persistent vegetative
    state. Changing the laws to accommodate the
    anencephalic infant, however noble the purpose,
    would inappropriately jeopardize many others.
    MEDEARIS D. N., HOLMES L. B., On the use
    of anencephalic infants as organ donors,
    "The New England Journal of Medicine", 321
    (1989), 391-393.
  • Altri autori sono partiti dallassunto che un
    soggetto è morto quando si trova in una
    condizione caratterizzata da assenza di funzioni
    integrative encefaliche così che la morte sia di
    regola imminente. Questa definizione si
    applicherebbe solo ai soggetti la cui morte è
    stata accertata con criteri neurologici e ai
    neonati anencefali, mentre ne resterebbero
    esclusi i pazienti in SVP.

20
Lanencefalo come donatore di organi
  • Una volta posta la diagnosi di anencefalia si
    conclude che quel neonato non è vivo.
  • La nostra proposta afferma che il bambino
    anencefalico non è vivo (is not alive) ed elimina
    ogni problema riguardo alla terapia intensiva...
    La nostra proposta riconosce che il concetto di
    morte cerebrale (brain death) non è utile in
    questo contesto e perciò evita confusione
    nellapplicarne i criteri. Dal punto di vista
    medi-co, la qualità degli organi vitali
    probabilmente soffre mentre essi sono mantenuti
    con sostegno artificiale. La nostra proposta
    mas-simizzerebbe la qualità potenziale degli
    organi degli anencefali propugnando la loro
    rimozione non appena la diagnosi è confer-mata.
    Il protocollo di Loma Linda ha fruttato solo due
    fonti di or-gani su 12 candidati. Se la nostra
    proposta fosse stata accettata, tutti e 12
    sarebbero stati potenziali fonti di organi.
    TRUOG R.D., FLETCHER J. C., Can Organs Be
    Transplanted before Brain Death?,
    "The New England Journal of Medicine", 321
    (1989), 388-390.

21
Lanencefalo fra abbandono e accanimento
  • La possibilità di usare gli organi
    dellanencefalo per il trapianto e la necessità
    di mantenerli in buone condizioni metaboliche in
    vista dellespianto portano nuovi elementi di
    complessità nel tema dellassistenza medica
    allanencefalo.
  • Quando lanencefalo non era ancora stato
    individuato come una potenziale fonte di organi
    da espianto, la questione etica principale era se
    e come assistere queste creature.
  • Latteggiamento terapeutico più comune è quello
    di somministrare le cure ordinarie (calore,
    nutrizione, idratazione) in attesa che intervenga
    naturalmente la morte.
  • Questa prassi è ineccepibile dal punto di vista
    etico dal momento che fornire più delle cure
    ordinarie potrebbe facilmente scivolare
    nellaccanimento terapeutico, per cui sembra
    ingiusto avvicinarla in qualsiasi modo alla
    prassi aberrante e sempre più diffusa della
    eutanasia neonatale o eugenetica.

22
Lanencefalo fra abbandono e accanimento
  • Questa pratica corretta dipende dal fatto che si
    è certi che lanencefalo, nonostante le cure,
    morirà in pochi giorni e non costituirà più un
    peso per la famiglia e per la società.
  • Ma che cosa accadrebbe se un neonato
    ancencefalico, sfidando la sua prognosi,
    sopravvivesse per settimane, mesi, anni?
  • Non si tratta di una ipotesi accademica, ma del
    caso di Baby K una bimba anencefalica che la
    madre decise di tenere, nono-stante i medici la
    consigliassero di abortire nata in USA il 13
    ottobre 1992, subito dopo il parto cesareo ebbe
    bisogno di venti-lazione meccanica. Dopo pochi
    giorni, i medici fecero pressioni sulla madre
    perché acconsentisse a interrompere la
    ventilazione, ritenendola medicalmente
    inappropriata. La madre rifiutò e, quando la
    bimba ebbe 40 giorni, poté condurla a casa e
    tenerla senza supporto respiratorio sino al 12
    febbraio 1993, quando la piccola dovette essere
    ricoverata per problemi respiratori.

23
Lanencefalo fra abbandono e accanimento
  • Di fronte al ripetersi delle emergenze mediche e
    al protrarsi di in-terventi ritenuti
    inappropriati, lOspedale ricorse alla Corte
    Fede-rale per legittimare il rifiuto di
    continuare questi interventi contro lostinazione
    della madre. La Corte dAppello sentenziò che,
    no-nostante lo standard prevalente di cura medica
    per i bimbi con anencefalia consista nel
    provvedere calore, nutrizione e idrata-zione, non
    si può negare allanencefalo, come ad altri
    soggetti che ne abbiano bisogno, il trattamento
    ventilatorio artificiale. Nel maggio 1994 la
    bimba era ancora viva, superando di gran lunga la
    durata massima di vita di un anencefalo finora
    registrata.
  • Può restare il dubbio se si tratti di un disumano
    accanimento terapeutico causato dallostinazione
    di una madre o di trattamenti terapeutici non
    comuni con gli anencefali, ma in sé non
    straor-dinari e sufficienti per sostenere una
    fragile esistenza altrimenti destinata a perire
    rapidamente.

24
Lanencefalo fra abbandono e accanimento
  • La nostra concezione della vita umana e del suo
    valore altissimo, anche se non assoluto, ci
    impone di escludere leutanasia neo-natale sia
    attiva (commissiva) sia passiva (omissiva) così
    come laccanimento terapeutico, e ci porta invece
    a esigere che ad ogni neonato, anche quello
    destinato a vita breve, siano fornite le cure
    ordinarie ed eventualmente quelle cure che si
    ritengono proporzionate alla sua situazione
    clinica concreta.
  • Dove esistono programmi per luso di anencefali
    come donatori si è molto interessati a mantere
    gli organi in condizioni ottimali per lespianto
    fino alla constatazione della morte, per cui ciò
    che verrebbe comunemente considerato un
    discutibile accanimento, tende a diventare un
    pattern di comportamento corretto.
  • Alcuni Centri praticano la rianimazione
    dellanencefalo e la pro-lungano fino alla
    scomparsa dellattività del tronco dellencefalo
    sembra così che si configuri un vero e proprio
    accanimento.

25
Lanencefalo fra abbandono e accanimento
  • Si verificano le condizioni dellaccanimento
    terapeutico linutilità delle cure prestate e la
    dannosità di esse per il paziente. Linter-vento
    rianimatorio, fatto su un individuo vivente
    anencefalo, non ha alcuna giustificazione
    terapeutica questo intervento può produrre
    invece unulteriore sofferenza del neonato
    quantunque si dica (ma chi lo ha dimostrato?) che
    lanencefalo per la sua stessa anomalia non
    soffrirebbe. SPAGNOLO A. G.,
    SGRECCIA E.
  • Il protocollo di Loma Linda poneva come limite
    massimo alla terapia rianimatoria 7 giorni, una
    sorta di compromesso.
  • Siamo, però, di fronte ad una forma di
    strumentalizzazione della persona, trasformata in
    una banca di organi la rianimazione è
    finalizzata solo al mantenimento in buone
    condizioni degli organi da espiantare. In alcuni
    Centri, il supporto vitale viene sospeso in
    attesa della morte del tronco dellencefalo, in
    pratica pilotando il momento del decesso.

26
Lanencefalo fra abbandono e accanimento
  • Partendo dal concetto di persona in senso sociale
    di H. T. Engelhardt, Nancy Jecker del
    dipartimento di Storia della Medici-na di
    Washington, argomenta che lanencefalo non ha
    fini propri, ma i suoi fini sono tuttuno con
    quelli dei genitori se essi accetta-no
    lanencefalo al fine di donare gli organi, ne
    segue che questo costituisce il fine
    dellanencefalo come persona sociale. Praticare
    cure solo in vista dellespianto non sarebbe una
    strumentalizza-zione, ma il realizzarsi del fine
    della loro esistenza.
  • Questi ragionamenti sottili e un po capziosi
    sono inaccettabili perché negano la fondazione
    ontologica della persona e la ridu-cono a puro
    funzionalismo, svuotandone la consistenza in un
    sistema di prestazioni, di attese e di relazioni.
  • Si presentano a questo punto solo due possibili
    approcci medici che salvaguardano tanto la
    dignità e linviolabilità personale
    dellanencefalo, quanto lurgenza di reperire
    organi per i trapianti.

27
Lanencefalo fra abbandono e accanimento
  • Alcuni propongono di seguire il neonato con le
    sole cure ordina-rie fino a quando non compaiono
    i primi segni di scompenso organico (bradicardia,
    difficoltà respiratorie) e solo a questo punto
    iniziare la rianimazione e attendere la morte del
    tronco dellencefalo (secondo gruppo di Loma
    Linda).
  • Sgreccia e Carrasco de Paula, preoccupati di
    evitare qualsiasi strumentalizzazione
    dellanencefalo, propongono di praticare le sole
    cure ordinarie fino allarresto
    cardio-respiratorio e solo a questo punto
    espiantare.
  • In entrambi i casi gli organi subiscono un
    deterioramento e nel secondo è preclusa anche la
    possibilità di espianto cardiaco.
  • La difficoltà di accertare la avvenuta morte
    cerebrale insieme al problema di mantenere in
    buono stato gli organi senza strumen-talizzarlo,
    rendono molto difficile il ricorso allanencefalo
    come donatore di organi, tranne alcune eccezioni

28
Diagnosi prenatale e parto pre-termine
  • Attualmente la diagnosi di anencefalia può essere
    posta molti mesi prima della nascita sia
    attraverso i consueti esami ecogra-fici, sia
    dosando particolari sostanze nel sangue materno o
    nel liquido amniotico (in particolare alpha feto
    proteina).

29
Immagini ecografiche
2 trimestre
10 settimane
30
Diagnosi prenatale e parto pre-termine
  • Attualmente la diagnosi di anencefalia può essere
    posta molti mesi prima della nascita sia
    attraverso i consueti esami ecogra-fici, sia
    dosando particolari sostanze nel sangue materno o
    nel liquido amniotico (in particolare alpha feto
    proteina).
  • Una volta posta la diagnosi, si prospetta da
    parte di molti la possibilità di un aborto
    eugenetico, essendone comunemente ammessa dalla
    bioetica laica la liceità e talvolta
    lobbligatorietà
  • Le pretese sul diritto di sopravvivenza
    biologica sono del tutto dipendenti dalla
    capacità che lindividuo in questione ha di
    costruirsi, con laiuto di altri, una vita umana.
    Ciò significa che in situazioni nelle quali non
    esiste la possibilità di alcun avvicina-mento ad
    una vita davvero umana (a truly human life), il
    diritto alla sussistenza biologica o fisica perde
    la sua raison dêtre e quindi quella pietosa
    soppressione (termination) della vita, in senso
    biofisico è accettabile, forse anche
    obbligatoria. AIKEN H.D.

31
Diagnosi prenatale e parto pre-termine
  • Per diritto naturale la soppressione diretta di
    un embrione o di un feto, anche se malformati, è
    illecita perché il valore della vita di una
    creatura umana non dipende dalle sue prestazioni
    attuali o potenziali o dal suo rispondere o meno
    a standard di qualità umana, ma dal fatto che
    essa si trova sin dal suo sorgere in rapporto
    personale e costitutivo con Dio.
  • Accade non poche volte che queste tecniche di
    diagnosi pre-natale siano messe al servizio di
    una mentalità eugenetica, che accetta laborto
    selettivo, per impedire la nascita di bambini
    affetti da vari tipi di anomalie. Una simile
    mentalità è ignominiosa e quanto mai riprovevole,
    perché pretende di misurare il valore di una vita
    umana soltanto secondo parametri di normalità e
    di benessere fisico, aprendo così la strada alla
    legittimazione dellinfanticidio e
    elleutanasia.
    Evangelium Vitae, n. 63.

32
Diagnosi prenatale e parto pre-termine
  • Alcuni autori hanno sostenuto la liceità
    dellinduzione di parto alla 24a-26a settimana di
    gravidanza, in modo da evitare alla madre gli
    ultimi penosissimi 3 mesi di gravidanza.
  • Anche N. Ford giustifica questa scelta a
    condizione che
  • sia certa la presenza di un feto anencefalo
  • la richiesta parta dalla madre per le proprie
    reazioni emotive
  • le tecniche usate per indurre il parto non siano
    nocive per il feto, la cui morte può avvenire
    solo come effetto non direttamente voluto
    (duplice effetto)
  • linduzione avvenga in unepoca in cui le
    prospettive di vita del feto siano analoghe a
    quelle che avrebbe avuto a termine
  • il neonato anencefalico riceva le cure ordinarie
    (idratazione e alimentazione)
  • sia curata unadeguata informazione del pubblico
    perché non si confonda questa induzione
    pretermine con un aborto, specie se effettuata in
    ospedali cattolici.

33
Diagnosi prenatale e parto pre-termine
  • Altri non vedono ostacoli etici nellindurre il
    parto a partire dalla 16a settimana, purché
    linduzione consenta la nascita del bambino vivo.
  • È evidente la contraddittorietà di una tale
    posizione che non intenderebbe ricercare
    direttamente la morte del feto anence-falico, ma
    che di fatto giustifica un intervento che,
    anticipando levento naturale del parto, anticipa
    la morte stessa del feto malformato. A.G.
    SPAGNOLO in Medicina e Morale 42 (1992) 589-591.
  • Anche se la tradizione bioetica cattolica tende a
    ritenere lecito lanticipo del parto quando il
    proseguimento della gravidanza comporterebbe
    pericolo di vita per la madre o per il feto (DS
    3336-3338) qui siamo in una situazione ben
    diversa perché né la madre né il feto sono in
    pericolo e, dal momento che laspettativa di vita
    per il feto anencefalico è maggiore nellutero
    materno che non fuori, inducendo il parto si
    abbrevia la vita dellanencefalo.

34
Diagnosi prenatale e parto pre-termine
  • Lunico motivo valido per correre il rischio di
    anticipare il parto sarebbe un grave e reale
    pericolo per la sopravvivenza del bambino qualora
    la gravidanza proseguisse.
  • Non sono invece accettabili le motivazioni
    ispirate alla più pura logica utilitarista il
    timore di un danno per lequilibrio psichico
    della madre e il pericolo che la morte prenatale
    del feto faccia perdere una preziosa fonte di
    organi.
  • La cautela nel trattamento degli anencefali e un
    certo tuziorismo rigoroso sono dettati dalla
    prospettiva propria della bioetica catto-lica,
    che riconosce il valore altissimo di ogni persona
    per il solo fatto di esistere nella relazione
    costitutiva e fondante con Dio.
  • Rispettare la persona quando lemotività o
    legoismo porterebbe-ro a dire il contrario,
    significa accettare il mistero che ci supera,
    perché ogni persona affonda le sue radici nel
    mistero dellesi-stenza e testimoniare che ai
    nostri occhi ogni vita umana è sacra.
Write a Comment
User Comments (0)
About PowerShow.com