Title: Sant
1SantAgostino e la scoperta della libertà
- La radicalizzazione stoica dellaristotelismo e
la novità del cristianesimo
2Libertà e autonomia
- Il concetto aristotelico di deliberazione,
laddove la volontà si esprime nella sua libertà
riguardante la scelta migliore per giungere al
fine dato per natura alla volontà umana,
evidenzia lidea di una libertà quale autonomia
in tale tipo di scelta. Autonomia vuol dire
essere leggi a se stessi, cioè avere in sé il
principio dellazione. Laspetto soggettivo della
libertà è dunque delineato in modo
sufficientemente radicale, anche se per quanto
riguarda lo scopo esterno, il bene ultimo da
conseguire con lazione, esso risulta ancora
esercitare unattrattiva quasi irresistibile nei
confronti di chi sa ragionare correttamente.
3Intellettualismo residuo
- Se ciò è vero, allora chi ragiona correttamente
adegua il suo ragionamento a quella natura
profonda delluomo che gli fa intendere e poi
desiderare il bene e lo orienta verso di esso.
Vuole il male solo chi scambia il bene con il
piacere, con un errore grossolano
dellintelletto. Qui è presente ancora un residuo
di quellintellettualismo che fu di Socrate e di
Platone e che stabilisce una naturale armonia tra
conoscenza del bene e azione buona. Parliamo di
un residuo poiché, sia in Platone e ancor più in
Aristotele, è affrontato il caso di una volontà
cattiva, che si fa trascinare dal piacere e dai
sensi, e tuttavia tale volontà così facendo devia
dalla retta via o non badando colpevolmente ai
suggerimenti dellintelletto oppure fidandosi di
un intelletto erroneo.
4Lo stoicismo
- La riflessione antropologica degli stoici va
compresa allinterno del loro panlogismo. - Si tratta di capire come nella riflessione stoica
luomo si staglia con la sua razionalità di
fronte ad un universo governato totalmente da una
razionalità immanente che stabilisce, in ogni sua
pur minima parte, uno sviluppo rigidamente
razionale secondo uno schema di concatenazioni
causali rigidamente necessarie. Tutto nel cosmo è
ordinato razionalmente, quindi tutto è necessario
che sia nel modo in cui è.
5Lo stoicismo e la radicalizzazione dellideale di
autonomia 1
- Per gli stoici luomo è quella parte del cosmo in
cui, in modo più completo, si manifesta il logos
divino-cosmico. Quindi il cosmo intero è
finalizzato a e centrato sulluomo
ANTROPOCENTRISMO. - Lanima umana è un frammento dellanima cosmica.
Così come il fuoco-pneuma-logos penetra ogni
oggetto del cosmo, allo stesso modo lanima umana
pervade ogni fibra dellorganismo.
6Lo stoicismo e la radicalizzazione dellideale di
autonomia 2
- Se vi è un dovere, luomo deve essere libero. La
causa perfetta del suo volere, dice Crisippo, è
la sua volontà, mentre le cause esterne sono
semplicemente condizioni. - Per es.
- Quando un cilindro rotola, la condizione che lo
fa rotolare è che qualcuno o qualcosa labbia
spinto, mentre la causa perfetta del suo rotolare
è la sua natura cilindrica. - Ciò vale anche per lagire umano, la cui causa
perfetta va ritrovata appunto nella volontà, che
dunque appare essere autonoma rispetto alle
catene causali del cosmo. - Da un lato abbiamo quindi la natura umana
autonoma dalle concatenazioni causali esterne a
lei, dallaltro abbiamo lessenza di questa
natura che è la stessa, lo stesso LOGOS, che
determina landamento e lo sviluppo del cosmo
7Preservare la libertà
- Questo tentativo di preservare la libertà,
attribuendo alla volontà la vera ragione
dellagire umano, che così si sottrarrebbe alla
rigida connessione delle condizioni esterne (cioè
del fato-destino), è destinata a spostare
solamente il problema. - Infatti anche la volontà, in quanto parte
dellanima e sua facoltà, se è reale, deve essere
inserita nella concatenazione delle cause che
costituisce tutta la realtà.
8Lunica libertà
- In realtà lunica libertà che gli stoici
concedono alluomo è dunque quella di conformarsi
al destino - Ducunt volentem fata nolentem trahunt,
- anche se, a rigore, per conformarsi al destino,
bisogna mantenere una certa libertà e autonomia
del volere (infatti il dovere di conformarsi al
destino, comporta anche la possibilità di non
farlo). - Insomma per gli stoici, che in ogni momento
ribadiscono luniversale cogenza della NECESSITÀ,
mantenere una possibilità di decisione, seppur
limitata allanima umana e alla sua ragione e
seppur limitata alla possibilità di assenso ad un
destino già deciso, appare comunque fonte di
contraddizione.
9Nondimeno
- Nondimeno essi mantengono un ideale criterio di
libertà nellADESIONE alla razionalità cosmica,
la quale si trova in contrasto con una specifica
irrazionalità che pure si presenta nel nostro
vivere quotidiano lirrazionalità delle passioni
10Le passioni contro il logos
- Le passioni sono propriamente il male e la
malattia delluomo. - Esse non sono naturali, quindi si allontanano
dalla razionalità cosmico-divina. - Sono infatti dovute ad errori nel giudizio, cioè
a cadute dellanima umana nell opinione comune e
affrettata ancora qui si ripresenta lerrore
dellintelletto come radice del male il quale
accade a causa di leggerezza - I perturbamenti non sono suscitati da alcuna
forza della natura e sono tutti opinioni e
giudizi di leggerezza (Cicerone, De finibus, III,
35) - gli stoici li chiamano malattie, non ingenite
per natura, ma prese per opinione perversa
(Lattanzio, Divinae Institutiones, VI, 14)
11Estirpare le passioni
- Lestirpazione delle passioni deve essere lo
scopo dellagire morale in vista dellincremento
del logos. - L APATIA (assenza di passioni), si ottiene
facendo della ragione la regola e misura di ogni
appetito, cosa che ci permette di conseguire la
la virtù. - La virtù fondamentale è eminentemente logica
cioè si identifica con la sapienza. - Essa viene poi declinata secondo uno schema
diventato ormai tradizionale prudenza fortezza,
giustizia, temperanza (le cosiddette virtù
cardinali)
12Autodominio
- Quindi la libertà stoica è data dal completo
autodminio del sé di fronte alle passioni, le
quali risultano essere dei giudizi erronei ossia - dei giudizi che si limitano ad accogliere tutto
ciò che avviene nel mondo esterno rimanendo al
livello superficiale dellapparenza e della doxa.
Tale appare la principale fonte dellerrore che
determina spesso le relazioni umane, sociali e
politiche, allontanandole da quella naturalità
razionale in vista della quale dovrebbero invece
essere improntate.
13Ritornare in sé
- Di qui la necessità di lasciar perdere tutto ciò
che è esterno - 1) rifiutando lapparenza della comune doxa e del
falso ordine sociale che essa genera - 2) Adeguandosi alla superiore razionalità del
destino che ci ha messo in una data situazione
non senza un perché.
14Libertà delluomo nel cosmo-Dio-logos
- Quindi la libertà umana allinterno dello
stoicismo si gioca tutta nel corretto rapporto
tra il sé e il cosmo-Dio-logos, evitando
linterferenza perturbatrice delle passioni. - In tal modo lIo umano può diventare veramente il
signore di se stesso, a prescindere da tutte le
condizioni esteriori in cui è collocato. Essendo
il signore di se stesso, egli può definirsi
compiutamente libero.
15La novità antropologico-cosmologica del
cristianesimo
- Rispetto alla riflessione stoica, che compie
radicalmente la precedente filosofia della
libertà platonico-aristotelica nel concetto del
completo autodominio del se in questo rapporto
ambivalente - A con lesteriorità-passione
- B con la verità del cosmo-ragione,
- i cristiani si pongono in modo critico e
innovativo
16La novità antropologico-cosmologica del
cristianesimo 2
- Giovanni Reale, in un saggio introduttivo alla
pubblicazione dellopera filosofica di K. Wojtyla
ha ben individuato, citando alcuni Padri greci e
latini, quale sia la novità antropologico-cosmolog
ica del cristianesimo. Leggiamo alcune
riflessioni qui contenute - Con la venuta di Cristo ossia con il Dio che
si incarna luomo viene consacrato in modo
totale. I Filosofi e teologi cristiani della
Cappadocia hanno formulato e imposto in modo
splendido lidea di uomo come quellessere che
contiene in sé, pur nella sua piccolezza, una
straordinaria grandezza. Gregorio di Nazianzo
scriveva Luomo fu creato come un secondo
mondo, un mondo grande in uno piccolo. Gregorio
di Nissa affermava che la grandezza delluomo,
non può essere ristretta e collocata in alcun
modo nella dimensione del mondo fisico
17Giovanni Reale sulla novità cristiana 1
- Egli negava che luomo potesse considerarsi un
microcosmo alla maniera dei pagani, e scriveva
I filosofi pagani hanno immaginato cose meschine
e indegne della magnificenza delluomo nel
tentativo di innalzare il momento umano hanno
detto infatti che luomo è un microcosmo composto
degli stessi elementi del tutto e con questo
splendore del nome hanno voluto fare lelogio
della natura, dimenticando che in tal modo
rendevano luomo simile ai caratteri propri della
zanzara e del topo, infatti anche in essi vi è
mescolanza dei quattro elementi perché certamente
negli esseri animali si vede una parte più o meno
grande di ciascuno degli elementi, senza i quali
qualsiasi essere partecipe della sensibilità non
ha natura per sussistere. Quale grandezza ha
dunque luomo, se lo riteniamo figura e
similitudine del cosmo?
18Giovanni Reale sulla novità cristiana
- La grandezza delluomo andava ricercata in altra
dimensione, e precisamente in questa Non nella
somiglianza con il cosmo, ma nellessere immagine
del Creatore della nostra natura Limmagine
porta in ogni momento il carattere della bellezza
prototipa (G. Reale, Le tre connotazioni
spirituali di Karol Wojtyla il poeta, il
filosofo e il teologo, in K. Wojtyla,
Metafisica della persona. Tutte le opere
filosofiche e saggi integrativi, Bompiani,
Milano, 2003, pp. IX-CXXIV, qui pp.LIX-LX)
19K. Wojtyla
- Reale collega questa riflessione patristica con
unulteriore precisazione data dal Wojtyla
filosofo. Su tale idea, il beato pontefice aveva
a sua volta specificato - In certo qual modo ogni uomo è a se stesso
mondo non nel senso che in lui si
concentrano i differenti strati ontici che
ritroviamo negli esseri che formano questo mondo,
ma soprattutto per la proprietà e specificità del
finalismo suo proprio, per lautoteleologia, che
definisce il livello e il finalismo dellessere
personale (K. Wojtyla, La famiglia come
communio personarum in ivi, p. 1466)
20Luomo superiore al cosmo
- Luomo dunque è più che un microcosmo, ma
contiene in sé una direzione, in grado di poter
essere stabilita da sé stesso (autoteleologia),
verso una dimensione che trascende ogni natura
data ogni ordine creaturale, proprio in direzione
dellessere immagine del creatore stesso della
natura. In ciò sta la sua specificità
personale, parola, questa che introduce al
concetto fondamentale di persona di cui fra poco
si parlerà.
21La conferma di Agostino
- Agostino stesso conferma tale qualità superiore
delluomo, e in particolare della sua anima - Considera piuttosto lanima con lo splendore del
sole, della luna, e delle stelle lo splendore
dellanima è superiore. Considera la rapidità del
pensiero non è più rapida la scintilla
dellanima che pensa, dello splendore del sole
meridiano? Vedi colla tua anima il sole che
sorge il suo movimento paragonato a quello del
tuo pensiero appare troppo lento in un attimo
col tuo pensiero hai abbracciato lintero corso
del sole. Hai visto il sole seguire il suo corso
da oriente a occidente, per rispuntare domani sul
lato opposto. Col tuo pensiero hai già fatto
tutto il percorso, mentre il sole segue il suo
corso con tanta lentezza. È una cosa
meravigliosa lanima! Ma che dico è? Elevati al
di sopra anche di essa, perché anche essa è
mutevole, sebbene sia migliore di qualsiasi corpo
22La conferma di Agostino 2
- Elevati dunque al di sopra di ogni essere che
muta, non solo al di sopra di ogni essere
sensibile, ma anche al di sopra di ogni essere
mutevole. Ti sei elevato al di sopra della carne
visibile, ti sei elevato al di sopra del cielo,
del sole, della luna e delle stelle che sono
visibili trascendi tutto ciò che muta!
Oltrepassa le realtà visibili, sei pervenuto alla
tua anima, ma anche lì hai trovato I caratteri
della mutabilità. E forse mutevole anche Dio?
Trascendi dunque anche la tua anima. Eleva la tua
anima sopra te stesso, per raggiungere Dio, del
quale ti si domanda Dove è il tuo Dio? Non
credere che questa sia unimpresa superiore alle
possibilità delluomo (SantAgostino, Commento
al Vangelo di Giovanni, 20, 12 segg., Città
Nuova, Roma 1968, vol I, pp. 481-483, in ivi, p.
LXI)
23La persona la cosa più perfetta
- Così anche Tommaso giunge a definire che la
persona, nella sua razionalità, si qualifica come
ciò che cè di più perfetto in tutta la natura. - Quindi, alla luce di tali riflessioni possiamo
concludere che la novità cristiana introduce nel
rapporto binario uomo cosmo un terzo elemento
Dio, istituendo al contempo tra questultimo e
lessere umano un rapporto di solidarietà intima
che rende la persona umana superiore al cosmo,
desacralizzando il cosmo e tutta la natura a
cosa, ad un qualcosa di notevolmente
inferiore a quel qualcuno, luomo, che è stato
voluto così dallessere supremo stesso, che a sua
volta è un qualcuno.
24Pensare lessere in una dimensione personale
- Luomo è persona la cui dignità supera ogni
cosalità naturale. Ma la dignità della persona
umana è data dal fatto che essa è stata voluta
così da una persona divina. Ecco la grande novità
cristiana, pensare il principio delluniverso
lEssere supremo della metafisica greca in una
dimensione personale e non più solo
cosmico-meccanica.
25Che cosa distingue lessere personale
- Lessere personale è un singolo irripetibile, è
dotato di volontà, libertà e anche, se vogliamo
di un linguaggio che esprime e comunica ad altri
la sua essenza. Tutto ciò in Dio non è diverso
dalla sua razionalità. Il fatto che Dio sia
persona ha conseguenze importantissima nella
generale visione del cosmo e delluomo Il
filosofo platonico e aristotelico, nella loro
tensione verso lUno o il Motore Immobile,
tuttal più contemplano Dio, ma non lo
INCONTRANO, né possono farlo entrare nella
propria vita, perché egli non RISPONDE. Al
termine del proprio processo ascetico luomo non
si incontra con Dio, ma nella migliore delle
ipotesi, con se stesso, con la propria
perfezione, come insegna il saggio stoico (L.
Lacchini P.C. Rivoltella, Lavventura del
pensiero, Cedam, Padova, 1998, vol I, p. 280).
26Possedere lessere
- Questo loro carattere libero, volitivo e
razionale fa sì che luomo e Dio stiano in un
rapporto Io-Tu, in un dialogo solidale e profondo
che pone lessere e la natura solo sullo sfondo.
Infatti sia Dio sia la persona umana non sono
semplicemente quello che sono ma POSSIEDONO IL
LORO ESSERE (cfr. R . Spaemann, Persone. Sulla
differenza tra qualcosa e qualcuno, Laterza,
Bari-Roma, 2005, p.32)
27Autopessesso di Dio, delluomo greco e del
cristiano
- Ma, a differenza di Dio, lautopossesso e
lautodeterminazione umana sono solo parziali. E
non vi è nessuna ascesi che possa realizzare
lautodominio umano senza residui, cioè nella
logica dellideale stoico e più in generale
greco. Infatti lautopossesso stoico è
autopossesso-in-altro, laddove laltro è il cosmo
razionale che esaurisce nei meccanismo gelidi
della ragione il calore umano e il dramma della
sua personale interiorità, mentre lautopossesso
delluomo cristiano è un autopossesso-in-Altro,
laddove lAltro è limpescrutabile profondità
della sapienza personale di Dio, della sua
iniziativa e della sua volontà, che nessun logos
puramente umano potrà mai esaurire.
28Disponibilità e indisponibilità della propria
realizzazione
- Per tale motivo ,se nello stoicismo le
possibilità di realizzazione delluomo sono a
disposizione del saggio, nel cristiano esse si
devono giocare nel rapporto singolare e talora
drammatico con Dio. Qui non si tratta di avere a
che fare con una razionalità cosmica alla quale è
necessario adattarsi per farsi guidare invece che
trascinare, qui si gioca tutto nel dramma
personale di un rapporto singolare con il Dio che
scruta la profondità dellanimo e sa vedere il
male che in esso si annida.
29Male
- Se la metafisica greca ha sempre avuto difficoltà
nel dare conto di una certa irrazionalità che
resta sullo sfondo dellordine razionale
delluniverso, allo stesso modo non è riuscita a
cogliere profondamente il mistero delliniquità e
del male che si annida nellanimo umano,
riducendolo sempre, in modo intellettualistico,
ad un insufficiente progresso nel cammino della
conoscenza
30Il male e lottimismo gnoseologico antico
- Del resto una riflessione a proposito (del male,
n.d.r.) avrebbe potuto intaccare alla radice
proprio quellottimismo gnoseologico circa la
perfetta razionalità del reale che è in fondo la
cifra stessa ella filosofia antica, e la sua più
grande eredità culturale (L. Lacchini - P.C.
Rivoltella, op. cit., p. 280)
31La superiorità personale fonte di angoscia
- Se lessere umano è dunque persona superiore ad
ogni prospettiva cosmica, se essa fonda le sua
piena realizzazione sul rapporto con Dio, che è
altresì un rapporto personale, dunque ad un
livello più elevato, tale livello è anche più
esigente e fonte di una possibile angoscia
dellesistere che i maggiori filosofi cristiani,
primo fra tutti Kiekegaard, hanno notato.
32La sicurezza stoica
- La grande prospettiva stoica finalizzata al
perfetto autodominio aveva come correlato il
fatto che tale autodominio era nella perfetta
disponibilità del saggio. Nella misura in cui
egli fosse riuscito ad emanciparsi dalle passioni
esterne, avrebbe realizzato pienamente la sua
natura in perfetta coincidenza con il logos del
cosmo, cioè nello spazio definito dalla
naturalità cosmica, dove era possibile collocarsi
una volta che si fossero abbandonate le
sovrastrutture sociali e irrazionali costruite
dalluomo schiavo delle passioni.
33e labisso cristiano
- In questinevitabile autoesperienza delluomo
ridotto al proprio sé (invece) si radica il
problema cristiano della libertà
lessere-abbandonato-a-se-stesso, che nello
stoicismo, in quanto garanzia sicura di libertà,
rappresenta la soluzione sicura del problema,
costituisce ora proprio la questione
problematica. Nello stoicismo si tratta
della libertà delluomo (come possessore del
logos) nei confronti della natura e, in generale,
della libertà nei confronti di qualcosaltro
nel cristianesimo, paradossalmente si tratta ella
libertà della volontà nei confronti di se stessa,
cioè nei confronti dei modi di essere suoi
propri, quali la concupiscenza e la superbia (H.
Jonas, Agostino e il problema paolino della
libertà. Studio filosofico sulla disputa
pelagiana, tr. it. di C. Bonaldi, Morcelliana,
Brescia, 2007, p. 44).
34Uomo-Dio
- Essendo un rapporto personale, quello tra uomo
Dio comporta una dinamica più complessa ed
esigente infatti il cristiano si espone allo
sguardo di colui che esamina nelle profondità
dellanima, che tiene aperto di fronte a sé l
abyssus humanae coscientiae, scrutando ogni
falsità che si insinua nellagire e rendendola
manifesta come tale (ivi, p. 45)
35La volontà fallita
- La volontà lasciata a se stessa giunge in verità
soltanto fino al sapere della sua caduta
costantemente attuantesi (cognitio peccati) ma
non a poterla anche evitare poiché Dio o
meglio lidea di un Dio assoluto, capace di
scrutare nel profondo lo sospinge fuori da ogni
nascondiglio della volontà, egli (luomo ,
n.d.r.) comprende allo stesso tempo che la
volontà in sé non è nientaltro che uno
straordinario nascondiglio per se stessa e che
svincolarla veramente in modo radicale da esso e
liberarla per un univoco esser-vero
significherebbe renderla libera da se stessa
(ivi, p. 46)
36Il quasi-niente della virtù
- Proprio il rapporto con un Dio personale rivela
alluomo lenigma della sua personalità e
labisso della sua volontà. Esso rende la virtù
quel fragile quasi niente che V. Jankelvitch ha
intravisto nel tentativo umano di essere
profondamente veraci in quella dislocazione del
bene in altro che è lamore, sempre esposto al
paradosso dellautocompiacimento egoistico, in
ogni istante in agguato dietro ogni bene che noi
compiamo.
37Lenigma umano e la liberazione
- Allora la libertà e lautopossesso diventano un
obiettivo irraggiungibile nella fragilità che ci
è rivelata da Dio, a meno che questa fragilità
non si ribalti in una superiore forza, la forza
dellaccoglienza di una grazia liberante.
Debolezza, cognizione del peccato, insuperabilità
dello status peccati, volontà come luogo
dellautoinganno, potrebbero tutti essere assunti
come misteriosi motivi di una kenosi liberante,
di uno spogliamento di se stessi che prepara ad
essere rivestiti dalla grazia di Cristo. Essa si
manifesterebbe nello specifico come dono
personale e frutto inaspettato di quell
angosciante e mai deciso rapporto personale con
il Dio di Gesù Cristo, occhio che tutto vede ma
anche mistero di gloria e autentica potenza di
libertà.
38Uno sguardo retrospettivo luomo classico e
luomo cristiano di fronte alla libertà
- Dato questo percorso allora si giustifica appieno
quellaffermazione di G. M. Pizzuti, secondo cui
luomo occidentale ha conosciuto la libertà,
quale principio che ne struttura e innerva lo
spirito, unicamente grazie alla rivelazione
biblico-cristiana. Prescindendo dal
Cristianesimo, luomo occidentale non avrebbe mai
colto la libertà nella sua accezione intensiva e
abissale Questa affermazione ne implica
unaltra Luomo classico, luomo
pre-cristiano non conosce la libertà nella
originarietà e radicalità ontologica di principio
costitutivo dello spirito, bensì nella modalità,
assolutamente estrinseca e marginale di attributo
socio-politico dellindividuo legato alle
contingenze dellesistenza (Indagini filosofiche
sullessenza della libertà umana, ESI, Napoli,
1999 pp. 16-17)