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I Sofisti

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Title: I Sofisti


1
I Sofisti
  • La ragione in una strada senza uscita

2
Il contesto storico
  • I sofisti sono un gruppo di filosofi assimilabili
    per dottrina, atteggiamento complessivo di fronte
    alla realtà e contesto storico-geografico in cui
    agiscono.
  • La fioritura del movimento sofistico è da
    collocarsi nellAtene del V secolo, appena uscita
    vittoriosa dalle guerre contro i Persiani e
    governata, non senza discussioni, ripensamenti e
    conflitti interni, da un regime democratico, il
    cui maggior esponente è Pericle (495-429 a.C.).

3
Il termine sofista
  • La parola deriva dal greco sophistés che
    significa sapiente. Quindi possiede una
    connotazione decisamente positiva. Tuttavia,
    anche a causa delle reazioni dei filosofi
    successivi (soprattutto Platone e Aristotele), il
    termine assunse un significato spregiativo.
    Infatti nei sofisti vennero indicati coloro che
    utilizzavano il sapere per il proprio vantaggio
    personale, adattandolo alle esigenze di coloro da
    cui venivano pagati, con una sostanziale
    indifferenza per la verità delle cose, cui
    associavano unelevata competenza retorica, in
    grado di elaborare discorsi convincenti, belli,
    apparentemente giusti quanto capziosi e
    sottilmente ingannevoli.

4
Una rivalutazione?
  • La critica filosofica si è da tempo emancipata
    dai giudizi di condanna espressi da Platone e
    Aristotele (e da molti contemporanei), cercando
    di valutare con più equilibrio la loro filosofia.
    Di essa oggi viene rivalutata la componente
    illuministica particolarmente affine ai temi
    della riflessione moderna.

5
Illuminismo 1
  • A che cosa si allude con la locuzione componente
    illuministica? Si allude alla consonanza della
    riflessione dei sofisti con latteggiamento di un
    movimento filosofico nato nel secolo XVIII che,
    insistendo sul primato assoluto della ragione
    umana, le affidava il compito di emancipare
    luomo da tutte le credenze religiose, da tutte
    le tradizioni civili, sociali e culturali
    provenienti da un passato considerato preda della
    superstizione e dellignoranza. Il tutto per
    costruire un mondo umano e politico più a misura
    duomo, finalmente capace di riconoscere
    lautonomia di ogni individuo, luguaglianza
    universale tra gli uomini e la possibilità di una
    grande impresa associata dellumanità nel
    progresso tecnico finalizzato al dominio su tutte
    le forze della natura.
  • Di tale movimento bisogna sottolineare certo gli
    aspetti positivi della promozione della critica
    razionale delle idee tradizionali e dei luoghi
    comuni, cosa che peraltro è una caratteristica
    della filosofia di tutti i tempi.

6
Illuminismo 2
  • Nondimeno non si può tacere la sua componente
    prometeica cioè latteggiamento di orgoglio e
    superbia verso tutte le produzioni delle diverse
    tradizioni culturali e civili che non avessero
    con loro una sufficiente affinità. A ciò si
    aggiunga lambizione di dominio nei confronti
    della natura, considerata come il luogo di libera
    azione della volontà umana, non trattenuta da una
    verità superiore, non limitata da nulla se non da
    se stessa e dai propri scopi, ritenuti di per sé
    razionali.
  • Questo generale atteggiamento di superbia,
    tramutatosi in azione politica, generò il Terrore
    durante la Rivoluzione francese e larrogante
    imperialismo napoleonico che, tra le altre cose,
    senza liberare nessuno dalla tirannia
    dellautorità, depredò lItalia di innumerevoli
    tesori darte e di civiltà.

7
Illuminismo sofistico
  • Lilluminismo dei sofisti, influenzò molti
    personaggi della politica ateniese, anche se non
    determinò un grande rivolgimento sociale, civile
    e, diremmo, epocale, come la Rivoluzione francese
    della fine del XVIII sec. Lanalogia con il
    periodo dei philosophes si deve pertanto
    prudentemente limitare
  • 1) all esaltazione dellautonomia della ragione
    umana
  • 2) alla critica serrata delle credenze religiose
    e delle filosofie che ambivano a giungere ad un
    concetto univoco di verità
  • 3) allidea, presente solo in alcuni filosofi, di
    unuguaglianza universale degli uomini fondata
    sul possesso del logos, in grado di superare le
    differenze culturali tra le varie civiltà e le
    differenze sociali allinterno di ciascuna di
    esse.

8
Sofisti in politica
  • I sofisti in politica usufruirono dei vantaggi
    del clima aperto alla discussione offerto
    dallordinamento democratico. Essi quindi in gran
    parte appoggiarono scelte politiche democratiche,
    quando i loro interessi non furono orientati più
    direttamente da una vicinanza a uomini politici
    di diversa estrazione. In tal caso i sofisti,
    (per esempio Callicle) non ebbero remore a
    stabilire che la legge di natura alla quale far
    riferimento nellorganizzazione dello Stato
    doveva identificarsi con il diritto del più
    forte e che le leggi civili non erano altro che
    stratagemmi inventati dai deboli per
    salvaguardarsi dai potenti.
  • In ogni caso essi furono oggetto di una severa
    accusa laver favorito la decadenza di Atene con
    la loro educazione amorale, che avrebbe creato le
    condizioni per il successo di demagoghi senza
    scrupoli, ammaliatori del popolo, senza una
    precisa linea politica e senza valori di
    riferimento (sul modello, per esempio, di
    Alcibiade).

9
Caratteristiche teoretiche e culturali del
movimento sofistico
  • Al di là delle diversità tra filosofo e filosofo,
    possiamo individuare ulteriori caratteristiche
    comuni alla speculazione dei sofisti
  • Lo spostamento dellasse della riflessione
    filosofica dalla PHYSIS allUOMO. Consapevoli
    delle diverse e inconciliabili soluzioni che i
    fisici avevano proposto al problema
    fisico-cosmologico, i sofisti lo abbandonarono in
    quanto privo di reale interesse, per dedicarsi
    alle questioni ANTROPOLOGICHE, ETICHE e POLITICHE
  • Coerentemente con la loro critica del sapere e
    delle usanze tradizionali, ritennero che la
    cultura potesse essere appannaggio di chiunque
    avesse ascoltato con seria applicazione i loro
    discorsi. Ebbero dunque a cuore il problema
    educativo, dedicandosi allinsegnamento e alla
    ricerca di allievi ai quali comunicare la loro
    prospettiva filosofica.
  • Linsegnamento era per loro una professione nel
    senso che essi richiedevano un compenso ai loro
    allievi, con il quale potevano condurre la loro
    vita itinerante di città in città, al servizio di
    chiunque avesse voluto ascoltarli. Anche tale
    abitudine fu aspramente stigmatizzata da Platone
    e Aristotele, che li accusarono, non senza una
    qualche ragione, di offrire al committente di
    turno la verità che egli voleva sentirsi dire e
    gli strumenti tecnici migliori per difenderla.

10
Il metodo argomentativo dei sofisti
  • I sofisti sono considerati gli inventori delle
    tecniche di persuasione, cioè di un metodo atto a
    rendere ogni discorso convincente e affascinante
    ossia di unarte della retorica.
  • Essa anzitutto si qualifica come uneristica.

11
Leristica
  • Eriscontesa. I sofisti prediligevano la
    discussione con lavversario. Cercavano il
    contrasto per far prevalere la propria tesi
    contro una tesi contraria. Il loro atteggiamento
    era dunque dialettico (cioè fondato sul confronto
    di argomenti contrari) e polemico. La finalità
    particolare e occasionale di far prevalere una
    tesi sullaltra indicava che latteggiamento dei
    sofisti non ambiva alla ricerca di una verità
    comune, ma semplicemente, grazie alluso di
    specifiche tecniche del discorso, alla vittoria
    nei confronti dellavversario. Per questo motivo,
    in Platone e Aristotele, leristica diverrà
    sinonimo di arte di ingannare, cioè di affermare
    una qualsiasi opinione a prescindere dalla sua
    verità.

12
Macrologia e brachilogia
  • Il discorso a seconda delle circostanza poteva
    essere lungo e articolato, per fornire un
    adeguato sostegno ad una tesi e per anticipare le
    possibili obiezioni (discorso macrologico da
    macròs lungo, grande logos discorso).
  • Oppure poteva essere breve e pungente, per far
    cadere con una battuta penetrante la tesi
    avversaria (discorso brachilogico da brachýs
    breve logos discorso).

13
Lantilogia
  • Molto spesso di fronte ad unaffermazione di
    qualsiasi tipo, i sofisti opponevano lesatto
    contrario, per evidenziare linconciliabilità tra
    i due opposti. Se ciò era possibile, diventava
    sufficiente sostenere la tesi preferita, per
    escludere necessariamente laltra, oppure
    dimostrare linconsistenza della tesi avversaria
    per affermare automaticamente la propria (come
    già aveva fatto Zenone). Il problema stava tutto
    nel fatto che i sofisti si vantavano di possedere
    una tecnica tale per cui a seconda delle
    circostanze potevano far prevalere una qualsiasi
    delle due opinioni sullaltra, dissolvendo quindi
    lidea che vi fosse una verità certa da
    raggiungere e su cui fondare il proprio modo di
    vedere le cose.

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Il pregio dellantilogia
  • Se utilizzata come metodo di confutazione
    dellavversario, lantilogia appare come uno
    strumento retorico senza ulteriore significato.
  • Tuttavia esso può essere estremamente utile al
    ragionamento filosofico in generale. Infatti
    attraverso lantilogia noi siamo chiamati ad
    uscire dalla nostra usuale opinione, per porre
    attenzione allaltra faccia delle cose, al lato
    nascosto che allinizio non avevamo considerato.
    Allora, lungi dal concludere che le cose non
    hanno né un senso, né una realtà, possiamo
    conoscerle in modo più completo ed esaustivo,
    tenendo adeguatamente conto di tutti i loro
    aspetti.

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Il linguaggio
  • Se era possibile, con consumata abilità,
    sostenere qualsiasi tesi e il suo contrario, ciò
    significa che il linguaggio, cioè le nostre
    parole che vogliono descrivere una realtà, perde
    la sua stretta correlazione con lessere. Il
    linguaggio non dice più lessere delle cose,
    diviene una convenzione umana, cioè linvenzione
    di vocaboli e di regole grammaticali-sintattiche
    cui, grazie ad un accordo collettivo si
    assegnano, alcuni significati, senza relazione
    con la verità di ciò che di volta in volta viene
    detto e descritto. Se infatti posso sostenere
    qualsiasi tesi e il suo contrario, non vi è alcun
    rapporto tra quello che dico e lunica realtà che
    ho di fronte. La finalità del linguaggio non è
    più quindi quella di dire lessere, come in
    Parmenide, ma di convincere linterlocutore essa
    è perciò persuasiva e non descrittiva.

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Protagora
  • Nacque ad Abdera ,cittadina situata sulle coste
    della Tracia, nel 490 a.C. circa. Subì
    linfluenza di Eraclito e, nel corso della sua
    vita si spostò spesso di città in città per
    insegnare, ottenendo notevoli successi. Fu anche
    amico di Pericle, capo carismatico dellAtene
    democratica al culmine della sua potenza
    politica. Ad Atene, malgrado lappoggio di
    Pericle, le sue idee suscitarono scandalo ed egli
    dovette abbandonare la città. Morì in esilio nel
    411, probabilmente in occasione di un naufragio.
    Tra le sue opere le Antilogie e Sulla Verità (o
    i Ragionamenti demolitori).

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Luomo misura
  • Laffermazione fondamentale della filosofia
    protagorea è la seguente
  • Luomo è misura di tutte le cose, di quelle che
    sono in quanto sono, di quelle che non sono in
    quanto non sono (fr. 1, in Platone, Teeteto,
    152a).

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Che cosa significa dire che luomo è misura?
  • Laffermazione sostiene che la qualità di tutte
    le cose dipende dal modo in cui luomo le vede e
    le valuta.
  • Insomma luomo è il metro di tutto ciò che noi
    indichiamo con il nome di cosa.
  • Ma che cosa si intende per uomo?
  • E che cosa si intende per cosa?

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Secondo Platone
  • Secondo linterpretazione di Platone, luomo cui
    si riferisce Protagora è il SINGOLO INDIVIDUO e
    le cose sono gli OGGETTI PERCEPITI CON I SENSI.
  • Questa è la lettura che ha avuto più successo
    nella storia della filosofia e che ha
    contrassegnato la filosofia protagorea come
    RELATIVISTA.

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Il RELATIVISMO
  • Il relativismo è quellimpostazione filosofica
    per la quale tutto è relativo e non vi è dunque
    un verità assoluta cui far riferimento.
  • Tutto è relativo vuol dire che tutto dipende dal
    modo in cui il singolo individuo interpreta e
    legge la realtà sensibile.
  • Per esempio relativamente a me il gelato è
    buono relativamente a unaltra persona lo stesso
    gelato è cattivo.
  • Relativamente a me un corpo è pesante,
    relativamente ad Hulk Hogan lo stesso corpo è
    leggero.
  • Ciò è particolarmente evidente quando noi ci
    affidiamo ai nostri sensi, la cui conformazione
    cambia da persona a persona (diverso sarebbe per
    le verità logico-matematiche, in cui è più
    difficile dire relativamente a me 224 e
    relativamente a te 225).

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Una seconda interpretazione
  • La stessa affermazione di Protagora sull uomo
    misura potrebbe essere intesa in modo da
    attribuire alla parola uomo il significato di
    umanità, razza umana e alla parola cosa il
    significato di realtà in generale.
  • In questo caso il relativismo verrebbe meno,
    perché ci troveremmo sempre, di fronte alla
    realtà, ad essere concordi fra gli uomini, cioè
    fra tutti coloro che posseggono la ragione. Le
    nostre valutazioni sarebbero allora stabili e non
    cambierebbero da individuo ad individuo.

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Umanismo
  • In questultimo caso ci si troverebbe di fronte
    solamente ad una filosofia umanista (e non come
    prima umanista e relativista).
  • Per umanismo si intende un pensiero che si
    concentra sulluomo, inteso quale centro primario
    dellinteresse filosofico, attorno a cui ruota
    tutto luniverso delle cose e della realtà. Ciò
    avviene in modo tale che senza luomo, in fondo,
    la realtà non avrebbe alcun senso.

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Una terza interpretazione
  • Nicola Abbagnano suggerisce anche la possibilità
    di una terza interpretazione, quella per cui
    uomo significa persona che appartiene ad una
    data civiltà. In questultimo senso la frase di
    Protagora affermerebbe che la valutazione sulle
    cose in generale cambierebbe a seconda dei popoli
    e delle culture, infatti la cultura di una data
    comunità sarebbe metro di tutte le cose. Per
    esempio (lesempio non è ovviamente di Protagora)
    se per un cristiano mangiare maiale non è
    unazione sbagliata, per un mussulmano lo è. Per
    gli uni la carne di maiale va benissimo, per gli
    altri è impura.

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Relativismo
  • In questo caso ci si troverebbe di fronte ad una
    diversa forma di relativismo, che assumerebbe
    come criterio di riferimento non il singolo, ma
    la collettività. Non vi potrebbero essere giudizi
    stabili e veritieri, giacché la verità
    cambierebbe da regione a regione a seconda dei
    popoli e dei gruppi umani che le abitano. La
    terza interpretazione dunque, quanto alle
    conseguenze filosofiche, sarebbe del tutto
    assimilabile alla prima.

25
In ogni caso
  • Ogni interpretazione della frase protagorea
    dovrebbe comunque convenire sul fatto che a
    Protagora interessa comprendere come le cose
    APPAIONO alluomo. Lessere delle cose, cioè la
    loro verità più profonda, dipende dal modo in cui
    le cose appaiono al soggetto che le vede, le
    pensa, le soppesa e le valuta. Questa
    impostazione si può chiamare FENOMENISTA
    (feonomenociò che appare).

26
Linterpretazione preferibile il relativismo
  • Due delle tre interpretazioni fornite dagli
    studiosi insistono sul carattere relativistico
    della filosofia di Protagora. Se fosse vera la
    rimanente, cioè quella che afferma lidea che le
    cose appaiono alluomo in quanto umanità fornita
    di logos, difficilmente il pensiero del nostro
    filosofo avrebbe suscitato le reazioni che ha
    prodotto nei contemporanei e nei filosofi
    immediatamente successivi e difficilmente la
    sofistica successiva avrebbe proseguito su questa
    strada, radicalizzando addirittura le
    impostazione del pensatore di Abdera. Dunque
    possiamo definire la filosofia di Protagora
    umanista, fenomenista e relativista. Luomo è il
    metro di valutazione, le cose hanno una loro
    consistenza in quanto appaiono alluomo che le
    valuta, ma le valutazioni divergono da uomo a
    uomo e quindi non esiste una verità univoca per
    tutti.

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Conseguenze del relativismo
  • Per essere coerente con unimpostazione
    relativista bisogna abituarsi a convivere con il
    caos e il disordine più assoluto nella propria e
    nellaltrui vita. Infatti se tutto è relativo,
    nulla è propriamente vero, e se nulla è vero,
    come debbo regolarmi per agire nella mia vita?
    Poiché i giudizi sulle cose dipendono dallo stato
    momentaneo di una persona o dalla casualità che
    lo ha posto a vivere in una regione della terra
    piuttosto che in unaltra, manca un criterio
    assoluto per agire e mantenere un comportamento
    piuttosto che un altro.

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Per esempio
  • Per esempio ci si può domandare
  • È giusto compiere un sacrificio umano ad un dio?
  • Il relativista coerente risponderebbe Se per
    chi lo compie è giusto, allora è giusto se per
    un altro è sbagliato, allora è sbagliato
  • Come dunque regolarsi ?

29
Per uscire dallimpasse
  • Per tentare di superare questo scoglio, Protagora
    opta per una soluzione UTILITARISTA. Cioè elegge,
    in mancanza di una verità valida per tutti, il
    criterio dellutile come modello per orientare
    lazione. Pertanto quando ci si appresta a
    compiere unazione, ci si domanderà sempre quale
    sia lutilità di quellazione per chi la compie.
    Tale utilità i sofisti, però, agganciavano alla
    comunità in modo da ricercare sempre lutile
    collettivo più che quello individuale.

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Razionalità debole il criterio dellutile
  • È tuttavia innegabile che anche il criterio
    dellutile o è vero e giusto per tutti (cioè
    tutti dovrebbero farlo proprio in quanto
    superiore agli altri), e allora contraddice
    limpostazione relativista, oppure non lo è, e
    allora non può essere assunto in maniera
    filosoficamente giustificata. Per questo si parla
    di una razionalità debole, cioè di
    unindicazione di massima, senza pretese di
    universalità e validità, ma solo come rimedio
    particolare alla mancanza di criteri, data la
    necessità per gli individui di prendere comunque
    delle decisione su che cosa fare nella
    quotidianità della vita.
  • La razionalità debole ha un carattere dunque
    provvisorio, locale, limitato nello spazio e nel
    tempo, non pienamente giustificato e non
    giustificabile, senza pretese di verità, di
    contro alla ricerca di una verità autentica e
    stabile propria della razionalità forte.

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La religione
  • Latteggiamento di Protagora nei confronti della
    religione è fondamentalmente agnostico (a-gnosis
    non-conoscenza quindi degli dei non possiamo
    dire nulla perché non si possono conoscere)
  • Degli dei non sono in grado di sapere né se
    sono, né se non sono, né quali sono molte sono
    infatti le difficoltà che si frappongono la
    grande oscurità della cosa e la limitatezza della
    vita umana (fr. 4).

32
La politica e le leggi
  • Le leggi civili non hanno una natura divina,
    bensì sono esclusivamente convenzioni umane, cioè
    norme che luomo ha deciso, di elaborare al fine
    di poter rendere possibile la convivenza. Ciò è
    avvenuto attraverso un accordo dei singoli su
    alcuni comportamenti che è necessario mantenere o
    evitare. Dunque non possiedono una verità
    superiore, ma sono ugualmente da rispettare,
    perché altrimenti la società non potrebbe
    sussistere, e senza la società non sarebbe
    possibile nemmeno la vita del singolo.

33
Il nichilismo di Gorgia
  • Gorgia di Lentini, città situata nelle colonie
    della Magna Grecia (in Sicilia, nellodierna
    provincia di Siracusa), nacque nel 485 circa e
    morì a 109 anni a Larissa in Tessaglia (Grecia).
    Fu discepolo di Empedocle e scrisse, tra le altre
    opere, Sul non essere e lEncomio di Elena (di
    cui rimangono solo alcuni frammenti). Egli è
    laltra grande personalità del movimento
    sofistico, insieme a Protagora.
  • La sua filosofia può essere definita nichilistica.

34
Nichilismo
  • Il termine è ovviamente successivo, e deriva dal
    latino NIHILniente, nulla.
  • Una filosofia si dice nichilistica quando giunge
    a negare la possibilità di conoscere la realtà da
    parte delluomo. Anzi, quando tale negazione è
    associata allidea che nulla può esistere, e che
    lessere delle cose in realtà è pura illusione.

35
Nulla esiste e nulla è conoscibile né comunicabile
  • Latteggiamento relativistico di Gorgia viene
    portato alle estreme conseguenze. Se tutto
    dipende dal modo in cui io vedo le cose, e se il
    mio punto di vista è diverso da quello degli
    altri, che pure è ugualmente sostenibile
    attraverso un discorso adeguato, ciò significa
    che
  • 1) Nulla esiste cioè non cè una realtà univoca a
    cui fare riferimento,
  • 2)e se anche ci fosse non riuscirei a conoscerla,
  • 3)e se anche la conoscessi, non potrei comunque
    comunicarla agli altri.

36
La dimostrazione
  • Queste tesi vengono dimostrate con un abile
    utilizzo di quella stessa modalità di
    ragionamento inaugurata da Zenone e da Melisso di
    Samo (seguaci di Parmenide), consistente, da un
    lato, nel sostenere razionalmente le proprie
    conclusioni, dallaltro, e soprattutto, nel
    portare allassurdo le opinioni contrarie.

37
Prima affermazione lessere non esiste, ma se
lessere ci fosse
  • Secondo le testimonianze convergenti di un testo
    pseudo aristotelico e di Sesto Empirico, il
    ragionamento gorgiano avrebbe il seguente
    andamento.
  • Nulla esiste (tesi di Gorgia, da dimostrare)
  • Se qualcosa esistesse (ammissione della tesi
    contraria) potrebbe essere (discussione delle
    conseguenze, fino allassurdo)
  • 1) Essere (potrebbe esistere lessere)
  • O
  • 2) Non essere (o potrebbe esistere il non essere).

38
Lessere che è, è eterno
  • ma
  • Se lessere è, può essere
  • a)eterno,
  • b)generato,
  • c)oppure eterno e generato insieme.
  • Se lessere è eterno, non ha principio, cioè non
    ha un inizio nel tempo. Se non ha un inizio nel
    tempo, è illimitato. Questo è il passaggio
    critico del ragionamento. Infatti assume come
    identici il non aver inizio nel tempo e
    lillimitatezza nello spazio, deduzione che
    appare del tutto arbitraria, ma che Gorgia
    intende vera. Dunque se lessere è eterno e non
    ha principio, esso è illimitato nello spazio. Se
    lessere è illimitato, non è in alcun luogo,
    perché essere in un qualche luogo significherebbe
    che lessere è CONTENUTO in quel luogo. Ma non è
    possibile che qualcosa di illimitato possa essere
    contenuto in qualche luogo.
  • Ma ciò che non è in nessun luogo, non
    esiste, quindi, essendo lessere eterno
    inesistente, lipotesi in questione è da
    rifiutare.

39
Lessere che è, è generato
  • B) se lessere, invece, fosse generato sarebbe
  • x) generato dallessere, ma se così fosse,
    sarebbe generato da se stesso, e quel se stesso
    già cera prima. Quindi non sarebbe generato (e
    si ritorna al punto A)
  • y) generato dal non essere, ma ciò è impossibile
    perché dal nulla non può venire nulla.
  • Dunque lessere non è nemmeno generato.

40
Lessere che è, è generato ed eterno assieme
  • Questo non è possibile perché generazione ed
    eternità sono termini in contraddizione e si
    escludono a vicenda.
  • Quindi se lessere, che è, non è né eterno, né
    generato, se ne deduce che non può esistere.

41
Seconda possibilità esiste ciò che non è
  • 2) Passiamo ora al secondo punto. Si era detto
    allinizio che se qualcosa esiste, può esistere
    ciò che è e ciò che non è. Al primo punto abbiamo
    dimostrato che non è possibile che lessere sia
    esistente, adesso si dimostra che non è parimenti
    possibile che il non essere sia esistente.
  • Infatti dire che esiste il non essere significa
    dire che ciò che è in realtà non è, cioè
    attribuire, in palese violazione del principio di
    non contraddizione, due predicati contrari allo
    stesso soggetto nello stesso tempo e sotto il
    medesimo punto di vista. Infatti dire essere
    dire ciò che è, e dire che lessere non è
    significa dire ciò che è, al tempo stesso , non
    è. Questo è manifestamente assurdo.
  • Dunque alla fine si è dimostrato che lessere non
    può esistere perché non è possibile né che sia,
    né che non sia.

42
Seconda affermazione se lessere esistesse non
sarebbe conoscibile
  • Possiamo pensare cose non esistenti per esempio
    la chimera, o il sarchiapone (lesempio
    ovviamente non è di Gorgia o forse?)?
    Evidentemente sì. Ma se è così, semplificando la
    complessa deduzione gorgiana, la conclusione è
    che ciò che è esistente non lo possiamo pensare.
    Infatti Gorgia la mette così
  • SE le cose pensate (P) non sono esistenti (non E)
  • ALLORA ciò che esiste (E) non è pensato (non P).
  • Il ragionamento sembra tenere. Proviamo a
    metterlo in forma di equazione
  • P -E dunque E -P, tutto fila, nevvero?

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Il problema
  • Il guaio è che il ragionamento contiene anche qui
    un piccolo inganno. Infatti se io dico che POSSO
    pensare qualcosa di non esistente, come la
    chimera e il sarchiapone, non significa che tutto
    ciò che penso sia inesistente. Ma il ragionamento
    di Gorgia dà per scontato, quando dice se le
    cose pensate non sono esistenti, che TUTTO ciò
    che penso sia inesistente. Solo così il
    ragionamento funziona. Infatti solo se tutto ciò
    che penso non esiste, ciò che esiste non lo
    penso. Ma in realtà bisognerebbe metterla così
    qualche cosa che penso non esiste, alloracon
    questa premessa il ragionamento di Gorgia non
    funziona. Inoltre un parmenideo direbbe comunque
    che ciò che non esiste e che tuttavia si pensa
    non è altro che una composizione di ciò che
    esiste, se infatti lo descriviamo nei
    particolari, chiedendoci che cosa è,
    descriveremmo particolari tratti da cose
    realmente esistenti nel caso della chimera la
    testa di leone, la testa di capra, il corpo di
    leone e la coda di serpente

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Terza affermazione se anche lessere fosse
conoscibile non sarebbe comunicabile
  • Se lessere fosse e fosse conoscibile non sarebbe
    comunicabile. Infatti quando io pronuncio una
    parola, essa manifestamente non è la cosa che io
    intendo comunicare con la parola. Infatti la
    parola ruota, non è la ruota della mia Opel
    corsa, poiché la auto non vanno su quattro
    parole, ma su quattro ruote. Vi è cioè una
    differenza ontologica fondamentale tra le parole
    e le cose. Le parole non sono le cose e le cose
    non sono le parole. Questo secondo Gorgia rende
    impossibile alle parole significare le cose, cioè
    essere usate per dire le cose nella loro vera
    consistenza di cose.
  • Il problema è che le parole, non essendo le cose,
    nascono come SEGNI per indicare le cose e questo
    è tuttaltro che impossibile, come non è
    impossibile che una freccia indichi la direzione
    in cui andare per raggiungere una meta.

45
Le affermazioni gorgiane
  • Nonostante i problemi che si sono sottolineati in
    questo breve percorso, Gorgia sostiene, dunque, e
    ritiene di aver dimostrato il suo triplice
    assioma nichilistico.
  • Esso va soggetto ad un altro più generale
    problema che è proprio anche del relativismo
    protagoreo

46
sono assai problematiche
  • In Protagora dire che tutto è relativo significa
    dire è vero che tutto è relativo, con un
    evidente contraddizione tra ciò che si dice nella
    prima parte della frase (qualcosa è vero in senso
    assoluto), e ciò che si dice nella seconda (tutto
    è relativo e quindi non esiste una verità
    assoluta).
  • In Gorgia dire che nulla esiste, implicherebbe
    linesistenza di colui che parla, delle parole
    che dice, dei significati che esse esprimonocosa
    che renderebbe inutile ogni affermazione e ogni
    idea.
  • Inoltre dire che nulla è conoscibile implica che
    almeno una cosa è conoscibile il fatto che nulla
    è conoscibilesiamo ancora in palese
    contraddizione.
  • Infine dire che se qualcosa fosse conoscibile non
    sarebbe comunicabile, analogamente implicherebbe
    che almeno una cosa sia comunicabile il fatto
    che nulla è comunicabile (altrimenti per quale
    ragione si dovrebbe dire che nulla è
    comunicabile)terza e finale contraddizione!
    Così la dialettica sofistica entra in un vicolo
    cieco e si autodistrugge.

47
Scetticismo
  • Il nichilismo che dice nulla esiste possiamo
    considerarlo come una diretta conseguenza dello
    scetticismo, cioè del dubbio sulle possibilità
    che luomo ha di dire realmente come stanno le
    cose.
  • Se da un lato tale impostazione lascia grande
    libertà alluomo di dire e fare quello che vuole,
    dallaltro lo consegna ad una disperata
    consapevolezza della sua fragilità e nullità.
  • Il destino umano è di conseguenza assolutamente
    privo di un senso superiore, senza alcuna via
    duscita oltre la semplice morte dellindividuo,
    che è la fine di tutto, la cancellazione di ogni
    speranza e desiderio, di ogni bellezza e verità,
    nellabisso del nulla in cui tutte le cose sono
    condannate a scomparire.
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