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LAVORO

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LAVORO Dedicato a Rita Levi Montalcini 103 anni di vita, studio, ricerca, lavoro, umanit ! A cent anni ogni giorno ancora una scoperta – PowerPoint PPT presentation

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Title: LAVORO


1
  • LAVORO

2
Dedicato a Rita Levi Montalcini
  • 103 anni di
  • vita,
  • studio,
  • ricerca,
  • lavoro,
  • umanità!

3
A centanni ogni giorno è ancora una scoperta
4
"un tempo per il lavoro
  • nelle
  • Scritture Ebraiche

5
Premessa
  • Il Dio biblico con categorie ovviamente
    antropomorfiche - appare profondamente implicato
    nel lavoro e nel riposo non è un deus otiosus
    come gli dèi di Mesopotamia egli lavora e
    riposa, si dona e rimane in se stesso.
  • Lavoro - riposo è un ritmo divino vitale.1
  • 1 A. BONORA, NDTB 778.

6
GENESI in principio Dio creò
  • Nel primo capitolo della Genesi incontriamo Dio
    che crea, dice, vede, separa, chiama, fa,
    benedice in una parola, Dio lavora. Lultimo
    versetto del capitolo contiene una sorta di
    bilancio Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,
    era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina
    sesto giorno (1,31). Il suo lavoro, fecondo di
    bontà e di bellezza, abbraccia il cielo e la
    terra, cioè la totalità delluniverso. 1
  • 1 Cielo e terra costituiscono un merismo,
    cioè una coppia di termini che indica le due metà
    (o parti meros) in cui si divide la totalità.
    Cfr. anche Sal 115, 15-16. Nella Bibbia cielo e
    terra sono luniverso. Ciò che è essenziale, è
    che i due membri rappresentino la totalità. Una
    totalità globale che si divide e si ricompone in
    due parti L. ALONSO SCHÖKEL, Manuale di poetica
    ebraica, Queriniana, Brescia 1989, 106. Vi sono
    citati altri esempi cedri e querce (Is, 2,13),
    monti e colli (Is 2,14), ricchi e poveri (Sal
    49,3), pane di saggezza e acqua del discernimento
    (Sir 15,3), capo della città e abitanti (Sir
    11,10).

7
Nulla si sottrae al suo fare
  • Il testo elenca le opere della creazione,
    distribuendole in sei giorni la luce il primo
    giorno, il firmamento e le acque il secondo, il
    mare e la terra il terzo, il firmamento e le sue
    luci il quarto, gli esseri viventi nelle acque e
    gli uccelli del cielo il quinto giorno.
  • Infine, nel sesto giorno, luomo e la donna.
    Tutta la Bibbia loda il lavoro del Creatore I
    cieli narrano la gloria di Dio e lopera delle
    sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al
    giorno ne affida il messaggio e la notte alla
    notte ne trasmette notizia (Sal 19/18, 2-3).

8
Il cielo è opera delle sue dita (Sal 8,4).
  • Particolarmente densa è la meditazione contenuta
    nel salmo 104/103 Dio stende il cielo come un
    tenda, costruisce sulle acque la sua dimora, fa
    delle nubi il suo carro, cammina sulle ali del
    vento.
  • Con il frutto delle sue opere letteralmente del
    suo lavoro Dio sazia la terra (cfr. v. 13) e
    tutto luniverso si scioglie in canto di fede,
    prima che di poesia.

9
Soprattutto con gli inni del salterio
  • Israele canta la sua fede nel Dio unico, eterno,
    onnipotente, onnisciente, creatore, signore della
    storia, sempre fedele al popolo che si è scelto
  • I salmisti, nelle descrizioni della natura,
    dipendono dalle concezioni della loro epoca essi
    testimoniano molto più la loro contemplazione
    religiosa delluniverso che una visione poetica
    del cosmo.
  • I fenomeni atmosferici, lalternanza delle
    stagioni nascondono e svelano gli interventi
    divini. La natura manifesta per trasparenza la
    presenza del suo autore.1
  • 1 Introduzione al Salterio nella TOB, Editrice
    ELLE DI CI, Torino 1992, 1239.

10
A compimento del lavoro divino,
  • la Bibbia colloca la notizia sul riposo del
    Creatore Allora Dio nel settimo giorno portò a
    termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel
    settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse
    il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso
    aveva cessato da ogni lavoro che egli creando
    aveva fatto (Gen 2,2-3).
  • Lintera creazione scorre lungo un arco
    settenario, da cui emerge come lattività
    creatrice-ordinatrice di Dio è perfetta e il
    risultato è armonioso.1
  • Il lavoro del Creatore non è mai disgiunto dal
    riposo, che, in senso biblico, è un concetto
    positivo, in quanto non si riduce a mera
    assenza di fatica.2
  • 1 A. BONORA, NDTB 777.
  • 2 G. RAVASI, Dio benedisse il settimo giorno e
    si riposò, in L. ANDREATTA (a cura di), Sostare
    lungo il cammino. Il pellegrinaggio in un mondo
    che cambia, Piemme, Casale Monferrato 2004, 20.

11
Per Dio il riposo
  • non èun dolce far nulla. Infatti nel settimo
    giorno Dio opera consacra a sé quel giorno e lo
    benedice.
  • Il riposo di Dio è una cifra simbolica per dire
    che tutto quello che Dio ha fatto è perfettamente
    compiuto.
  • Ed è un riposo fecondo, perché la benedizione
    divina rende fecondo il settimo giorno
    consacrandolo a sé.
  • Gen 1 vuole presentare Dio come colui che lavora
    e riposa, quindi come colui che include in sé sia
    il lavoro sia il riposo.1
  • 1 BONORA, 778.

12
Tzimzum il ritrarsi di Dio momento di massima
attività
  • Questo riposo divino, non va immaginato come un
    momento di stasi e di passività, ma va pensato
    come un momento di massima attività, nel senso
    che il massimo dell'attività di Dio si manifesta
    nell'atto supremo del suo amore per la sua
    creazione che si verifica proprio nel momento in
    cui Egli si ritira perché essa possa respirare,
    possa essere se stessa.
  • Ciò avviene anche nell'ambito umano quando mi
    ritiro, resto presente all'altro, ma non lo
    sovraccarico, non lo soffoco e lo lascio
    esprimersi dimostrandogli così il massimo
    dell'amore! (P. Francesco Geremia , Abbazia di
    Fontanella)

13
Il lavoro-riposo di Dio genera la festa
  • La Bibbia conosce la regolarità misteriosa dei
    fenomeni naturali e la discontinuità nel ritmo
    del tempo delle persone e della comunità tutti
    motivi che spingono a far festa.1
  • Il termine ebraico hag, tradotto con festa,
    significa fare cerchio 2 e anche
    processione (Sal 42,5).
  • Nella storia di Israele le feste sacre naturali
    vengono progressivamente legate ad avvenimenti
    della storia della salvezza.3
  • 1 Cfr. B. LIVERANI, Feste, in Schede Bibliche
    Pastorali, III (E-F), EDB, Bologna 1988,
    1339-1351.
  • 2 Cfr. Gb 26,10 Ha tracciato un cerchio sulle
    acque. Cfr. anche Pr 8,27.
  • 3 Ecco un rapido elenco la pasqua da festa
    pastorale (immolazione propiziatoria di un
    agnello) diventa memoriale della liberazione
    dalla piaga dei primogeniti degli egiziani ed
    assorbe la festa degli azzimi, che da festa
    agricola delle primizie diventa celebrazione del
    mese di Abib in cui è avvenuta la liberazione
    dallEgitto la festa delle settimane, che si
    celebra sette settimane dopo la festa degli
    azzimi, in occasione della mietitura, diventa
    ricordo dellalleanza consegnata al Sinai la
    festa delle capanne (o tabernacoli), nata per
    marcare la fine dei raccolti, diventa ricordo
    della marcia nel deserto (Lv 23,41-43) ed offre
    lopportunità della lettura completa della legge.
    Sono queste le feste principali, per le quali era
    prevista la visita annuale al tempio (Es
    23,14.17). Poi se ne aggiungono altre la festa
    della dedicazione (per la purificazione del
    tempio da parte di Giuda Maccabeo), la festa dei
    Purim (per la liberazione allepoca di Ester) e
    la festa dellespiazione (il kippur, per la
    speciale purificazione del popolo Lv 23 e Ne 9).

14
Limportanza del sabato
  • Su questo sfondo si colloca limportanza del
    sabato, che il popolo ebraico deve santificare
    per due ordini di motivi come memoria del riposo
    del Creatore (Es 20,11) come memoria della
    liberazione dallEgitto (Dt 5,15).
  • Infatti liberando il suo popolo dallEgitto, Dio
    lo libera dalla schiavitù del lavoro
    onniassorbente e dalla logica della produttività.
    La festa dà al lavoro il senso ultimo e perciò lo
    redime.1
  • 1 BONORA, 781.

15
Isole di tranquillità
  • Il Dio biblico, che lavora e riposa, dona una
    sorta di architettura al tempo,1 con la
    benedizione e la consacrazione del settimo
    giorno.
  • Ecco la descrizione delle caratteristiche del
    sabato ad opera di un noto scrittore giudaico
  • Nelloceano tumultuoso del tempo e della
    fatica vi sono isole di tranquillità dove luomo
    può trovare rifugio e recuperare la propria
    dignità. Questa isola è il settimo giorno, il
    Sabato, un giorno di distacco dalle cose, dagli
    strumenti e dagli affari pratici e di
    attaccamento allo spirito. Il Sabato non è
    tempo di ansia o preoccupazione personale, di
    qualunque attività che possa smorzare lo spirito
    della gioia. Il Sabato non è tempo per
    ricordare i peccati, per confessare o pentirsi e
    nemmeno per invocare sollievo o chiedere
    qualunque cosa di cui possiamo avere bisogno è
    un giorno fatto per la lode, non per le
    suppliche.
  • 1 A. J. HESCHEL, Il Sabato. Il suo significato
    per luomo moderno, Rusconi, Milano 1987, 15.

16
Shabbat giorno di gioia
  • Il digiuno, il lutto, le manifestazioni di dolore
    sono proibiti. Il periodo di lutto viene
    interrotto dal Sabato Qualora vi fosse un
    malato in famiglia, ricordandocene mentre
    recitiamo la benedizione Guarisci il malato,
    diventeremmo tristi e melanconici nel giorno del
    Sabato. Essere tristi al Sabato è un
    peccato.1
  • 1 HESCHEL, 46.47.48.

17
Una spiritualità intensa,
  • che andrà incontro ad esagerazioni e
    contraddizioni, ma che domanda di essere
    riconsegnata nella sua ricchezza originaria
    alluomo di oggi Dio benedisse il settimo
    giorno e lo consacrò (Gen 2,3).
  • Ci sono due verbi importanti benedire e
    consacrare. La benedizione divina associa il
    sabato alla sorgente della vita e lo dichiara
    fecondo.
  • Il sabato benedetto dice riferimento allessere e
    non allavere, alla comunicazione che è relazione
    piena e non parola vuota La benedizione è un
    dono che ha rapporto con la vita e il suo
    mistero, ed è un dono espresso mediante la parola
    ed il suo mistero.

18
La benedizione è sia parola che dono,
  • sia dizione che bene (cfr greco eu-loghia, latino
    bene-dictio), perché il bene che essa apporta non
    è un oggetto preciso, un dono definito, perché
    non appartiene alla sfera dellavere, ma a quella
    dellessere, perché non deriva dallazione
    delluomo, ma dalla creazione di Dio.1
  • Dio benedisse il settimo giorno (Gen 2,3), come
    poco prima aveva benedetto la prima coppia (1,28)
    e poco più avanti benedirà Abramo e in lui tutte
    le nazioni (12,3-4). Grazie al settimo giorno
    tacciono le cose, lavere ed il fare, affinché
    luomo incontri il mistero che lo avvolge.
  • 1 J. GUILLET, Benedizione, DTB, 104-105.
    Lautore afferma che benedire significa dire il
    dono creatore e vivificante, sia prima che si
    produca, sotto la forma di una preghiera, sia
    dopo avvenuto, sotto la forma del ringraziamento.
    Ma mentre la preghiera di benedizione afferma in
    anticipo la generosità divina, il ringraziamento
    lha vista rivelarsi.

19
Lhomo faber scopre
  • il senso del suo essere nel tempo non
    nellazione, pur necessaria, ma nel riposo di
    Dio, attraverso la sua esperienza di homo
    religiosus.1
  • Alla benedizione segue la consacrazione, che
    significa separazione e riserva per sé di un
    tempo settimanale. Nel decalogo si legge che Dio
    ha benedetto il giorno di sabato e lo ha
    dichiarato sacro (Es 20,11).
  • La parola consacrare acquista nella Bibbia anche
    il senso di fidanzare.2 È il vertice della
    personalizzazione del rapporto Creatore
    creatura.
  • Nella tradizione ebraica il sabato, in quanto
    tempo consacrato a Dio, finisce con lessere
    considerato come una fidanzata e rimanda al tema
    della sponsalità tra Dio e Israele.
  • 1 RAVASI, 23.
  • 2 Cf. nota b a Es 20,11 nel commento della TOB.

20
Intensità sponsale
  • Per andare al cuore dello shabbat, del
    riposo di Dio, come alcuni elementi della
    stessa tradizione ebraica suggeriscono,
  • occorre cogliere lintensità sponsale che
    caratterizza, dallAntico al Nuovo Testamento, il
    rapporto di Dio con il suo popolo.1
  • 1 GIOVANNI PAOLO II, Dies Domini, Città del
    Vaticano 1998, 11.

21
Il termine shabbat (femminile in ebraico)
  • indica la sposa, che Dio e la comunità accolgono
    con gioia la sera del venerdì Vieni, Amico mio,
    alla presenza della fidanzata accogliamo il
    volto del sabato.1
  • Giorno benedetto e consacrato, il sabato è
    costituito da una duplicità intrinseca la
    benedizione ricorda che il sabato è in sé
    fecondo, genera una sua vita che è squisitamente
    interiore, alimenta lesistere stesso delluomo
    la consacrazione evidenzia, daltra parte, che
    il sabato è anche sacro, è come unarea
    protetta, simile al tempio e allaltare. In essa
    risiede il mistero, domina il silenzio, si
    incontra il divino.
  • 1 Shabbat (femminile in ebraico) riceve un
    saluto gioioso nella Qabbalat Shabbat
    (accoglienza di Shabbat). Il canto Lekah dodi
    (Vieni, Amato mio) viene eseguito dagli ebrei
    la sera del venerdì. E stato composto intorno al
    1540 da Shlomo Ha-Levi Alkabez. Dopo ogni strofa
    si recita il primo versetto in modo
    responsoriale Vieni, Amato mio (Dio), incontro
    alla sposa il volto del Sabato accogliamo
    Incontro a Shabbat, orsù, andiamo, perché essa è
    la fonte della benedizione. Dal principio, dalle
    origini, è stata formata ultima nella
    realizzazione, nel pensiero la prima R. TORTI
    MAZZI, La preghiera ebraica. Alle radici
    delleucologia cristiana, San Paolo, Cinisello
    Balsamo 2004, 177-178, n. 143.

22
Contrappunto
  • Cè quindi una sorta di contrappunto nel sabato
    biblico da un lato è attivo, fecondo, collegato
    allesistenza e alla creazione, dallaltro è
    chiuso in sé, perfetto e distaccato, non segnato
    dai rumori, non occupato dalle cose.1
  • Saranno linsegnamento e la morte-risurrezione di
    Gesù a comporre la contraddizione del sabato né
    esclusivo di Dio, né esclusivo delluomo.
  • In Gesù il primo giorno dopo il sabato segna
    linizio di un tempo nuovo in esso Dio va
    incontro alluomo nella forza dello Spirito, per
    riscattare lavoro, riposo e festa dalla morsa
    del peccato e da ogni sorta di dualismo inumano.
  • 1 RAVASI, 22.

23
Limmagine del sabato come fidanzata
  • fa emergere fortemente la personalizzazione del
    messaggio, che è presente in tutta la Bibbia il
    Creatore si rivela Dio personale, che chiama
    uomini e donne alla relazione con lui e tra di
    loro.
  • In tal modo Dio si presenta non solo come
    creatore delluniverso, ma anche come signore
    della storia.
  • Limmagine biblica di Dio intesse intimamente
    quella degli umani la teologia impregna
    lantropologia. Dio crea luomo e la donna e dona
    loro un posto privilegiato nelluniverso. Egli ne
    è limmagine
  • E Dio creò l'uomo a sua immagine a immagine di
    Dio lo creò maschio e femmina li creò (Gen
    1,27)
  • Maschio e femmina li creò, li benedisse e diede
    loro il nome di uomo nel giorno in cui furono
    creati Gen 5,2 (Testo CEI 2008).

24
Come Dio, anche la persona
  • è chiamata al lavoro, al riposo e alla festa
    ella può manifestarsi e realizzarsi nel ritmo
    vitale di lavoro, riposo e festa, mentre nella
    letteratura mesopotamica rimane destinata solo al
    lavoro, perché la festa e la libertà sono
    appannaggio degli dèi.
  • La creatura umana viene benedetta da Dio così si
    moltiplicherà e governerà la terra (cfr Gen
    1,28).
  • Non è un comando, ma una benedizione.

25
Garanzia di successo e di riuscita
  • Si tratta di una garanzia di successo e di
    riuscita. La benedizione di Dio è
    sulluomo/donna che lavora e genera.
  • Lessere immagine non scava un abisso tra loro e
    le altre creature li distingue, in quanto
    apertura e capacità di incontro con Dio, ma li
    unisce al cosmo che essi/e governano col loro
    lavoro.
  • Il lavoro umano non è una maledizione, ma nemmeno
    un fine in sé stesso. Esso sta sotto la
    benedizione divina, condizione della sua
    riuscita.
  • La qualità del lavoro umano è predefinita
  • - dal rapporto della persona con Dio, in
    quanto è imago Dei,
  • - e dalla benedizione divina.1
  • 1 BONORA, 778-779.

26
Per coltivare e custodire
  • Lessere umano biblico è collocato nel giardino
    di Eden per coltivarlo e custodirlo (cfr Gen
    2,15). Coltivare e custodire una coppia di verbi
    molto importante, della tradizione javhista, per
    dire che il lavoro appartiene alla condizione
    originaria dellessere umano e precede la sua
    caduta non è perciò né punizione né
    maledizione.1
  • Quando ancora nessuno lavorava il suolo (cfr
    2,7), egli è chiamato non alla collaborazione o
    partecipazione al lavoro creatore di Dio, ma
    piuttosto alla custodia e coltivazione del
    senso messo da Dio nel cosmo armonioso da lui
    creato
  • La destinazione al lavoro fa parte
    dellequipaggiamento paradisiaco della persona
    umana ed è un aspetto della creatrice iniziativa
    divina.2
  • 1 Compendio, 256.
  • 2 BONORA, 779.

27
Il senso del lavoro umano voluto da Dio
  • si rivela nella perfetta integrazione
    originaria tra la adamah (polvere del suolo) da
    cui luomo, Adamo (adam), è tratto (Gen 2,7) e la
    adamah ( suolo), da cui viene il giardino,
    affidato alla coltivazione-custodia delluomo
    (adam - v. 15).1
  • Ordine cosmico e sociale si trovano anche nei
    libri sapienziali. Il termine adam, che designa
    lessere umano in senso collettivo, prima e fuori
    di ogni determinazione di razza, lingua, luogo,
    registra unalta frequenza nel libro dei
    Proverbi (45 volte) la religione della sapienza
    si basa sulla fede in Jahveh creatore e quindi
    sulla concezione dellessere umano come creatura
    (appunto adam), chiamato a occupare il suo posto
    e svolgere il suo compito nel mondo.2
  • 1 BONORA, 779.
  • 2 A. NICCACCI, La casa della sapienza. Voci e
    volti della sapienza biblica, San Paolo,
    Cinisello Balsamo 1994, 47.

28
La sapienza parte dal Signore
  • e termina il suo itinerario in compagnia degli
    uomini (Pr 8,22.31). In Sir 24 essa fa un
    itinerario sostanzialmente simile, ma prende
    dimora stabile in Israele.1
  • Adam deve anche imporre i nomi (Gen 2,20) alle
    bestie della terra e del cielo anche questa è
    unattività di integrazione, con cui luomo è
    chiamato a scoprire, definire e ordinare
    (Bonora) il mondo a lui donato da Dio. Dare il
    nome è benedire Dio (Enzo Bianchi)
  • Imponendo il nome, luomo rende umano lambiente
    in cui è stato posto dal Signore. Questa
    integrazione fa vedere il volto positivo non solo
    del lavoro, ma dellintera vicenda umana è
    relazione ordinata con Dio e con il creato. 1
    L. ALONSO SCHÖKEL J. VILCHEZ LINDEZ, I
    Proverbi, Borla, Roma 1988, 284.

29
Creato ricevuto come dono
  • Infatti Il dominio delluomo sugli altri esseri
    viventi non deve essere dispotico e dissennato
    al contrario, egli deve coltivare e custodire
    (cfr. Gen 2,15) i beni creati da Dio beni che
    luomo non ha creato, ma ha ricevuto come un dono
    prezioso posto dal Creatore sotto la sua
    responsabilità.
  • Coltivare la terra significa non abbandonarla a
    sé stessa esercitare il dominio su di essa è
    averne cura, così come un re saggio si prende
    cura del suo popolo e un pastore del suo
    gregge.1
  • 1 Compendio, 255.

30
(No Transcript)
31
La novità dolorosa
  • nelle relazioni bibliche appare in Gen 3 con il
    peccato con la tentata usurpazione luomo
    vuole arrogarsi la competenza di fissare quel
    che conta e quel che non conta per la sua
    esistenza.1
  • La perversione dei rapporti tra luomo e Dio,
    come tra luomo e la adamah, si manifesta in
    fatica, dolore, insuccesso, violenza, disarmonia.
  • La terra, maledetta, fa resistenza alluomo, che
    deve strapparle il pane con fatica.
  • Il lavoro diventa ambiguo e precario, insicuro
    del proprio senso e del proprio scopo.2
  • 1 BONORA, 779.
  • 2 BONORA, 780.

32
la tragedia di questi forzati dell'oro in un
magma di corpi, fango, fatica e pazzia collettiva.
  • La fatica del lavoro in una foto di Sebastiao
    Salgado (1944 Aimores in Brasile, dopo la laurea
    in Scienze economiche e statistiche, un viaggio
    di lavoro in Africa segnerà il suo destino, con
    la decisione di fare del fotoreportage il suo
    lavoro e la sua ragione di vita).

33
  • Sierra Pelada, miniera doro (1986)

34
  • Sierra Pelada, 1986

35
Nel diritto ebraico il lavoro èla produzione o
la trasformazione di un oggetto.
  • In esso lessere umano si rivela immagine del Dio
    che crea e conserva.
  • La Bibbia e il Talmud sottolineano la dignità e
    il significato sociale del lavoro. Essi
    contengono leggi dettagliate a proteggere il/la
    lavoratore/trice.
  • Il lavoro manuale non è inteso come punizione per
    il peccato, ma come vita fornita di senso.
  • Dio viene descritto come Colui che ha creato il
    paradiso (Gen 2,8), luomo senza peccato lo ha
    coltivato e custodito.

36
L'epoca messianica è contraddistinta
  • dagli attrezzi per il lavoro e dal potersi godere
    in pace i suoi frutti Mic 4,3b-4.
  • 3 b. Spezzeranno le loro spade e ne faranno
    aratri,delle loro lance faranno falciuna
    nazione non alzerà più la spada contro un'altra
    nazione,non impareranno più l'arte della
    guerra.4Siederanno ognuno tranquillo sotto la
    vite e sotto il fico e più nessuno li
    spaventerà,perché la bocca del Signore degli
    eserciti ha parlato!
  • Una versione dei Dieci Comandamenti mette in
    risalto il giorno del riposo in quanto imitazione
    di Dio (Es 20, 11),
  • l'altra sottolinea l'aspetto sociale, dove i
    diritti sono uguali per il padrone e per il
    servo, in ricordo della liberazione di Israele
    dall'oppressione (Dt 5, 12-16).

37
Anche le donne, la padrona e la serva,
  • in antitesi ad altre antiche leggi hanno questo
    diritto al riposo. Prv 31, 11 ss. descrive il
    lavoro della donna che è indipendente e
    poliedrico (dispone, lavora, acquista,
    confeziona).
  • Anche gli animali domestici hanno diritto al
    riposo dopo il lavoro.
  • Durante il lavoro viene loro dato da mangiare sui
    campi (Dt 25,4), si presta loro aiuto quando il
    carico è eccessivo (Es 23, 5 Dt 22,4), a loro
    viene dato da mangiare prima che mangi l'uomo
    stesso (in base a Dt 11, 15), perché il/la
    giusto/a conosce l'anima del suo bestiame (Prv
    12, 10).

38
Il Talmùd
  • mette in risalto soprattutto il valore etico del
    lavoro.
  • Molti maestri erano contadini, fabbri,
    falegnami, ecc. Come dovere dei genitori essi
    postulavano che i figli potessero imparare un
    mestiere, perché l'ozio corrompe il carattere (b
    Qidduschin 29a).
  • Quale compito di tutta la vita essi, accanto al
    lavoro manuale, indicavano quello intellettuale
    nello studio della dottrina di Dio.
  • Nel Medioevo questo modo ebraico di condurre la
    vita venne distrutto in molti paesi, poiché per
    gli Ebrei fu limitato, e a volte proibito, dallo
    Stato il diritto al possesso di terreni e
    l'artigianato.

39
Nell'Europa Orientale
  • questo fenomeno si verificò di meno.
  • Il desiderio di compiere il dovere religioso di
    rendere fertile la Terra Santa, verso il 1900
    spinse gli Ebrei a migrare dall'Europa orientale
    e dai paesi islamici verso la Palestina.
  • Non diversamente si comportarono, spinti dalla
    stessa fede, alcuni gruppi cristiani e il
    bahaismo, religione sorta dall'Islam persiano.
  • Milioni di Ebrei che facevano parte del
    proletariato emigrarono dalla Russia in America e
    contribuirono ad edificare la sua economia per
    mezzo del loro lavoro.

40
Le leggi sul lavoro
  • costituiscono un ampio capitolo del diritto
    ebraico. Esse sono contenute nei codici di
    Maimonide, di Caro, ecc. e si basano sulla Bibbia
    e sul Talmùd. Il loro principio è l'uguaglianza
    delle persone nonostante la diversità di ceto.
  • Chi si procaccia un servitore ebreo si compra un
    padrone (b Qidduschin 12a). Lo schiavo pagano,
    cananeo, aveva anch'egli diritto a un
    trattamento dignitoso.
  • In caso di ferite tali da lasciare lesioni
    permanenti o cicatrici, egli aveva diritto a
    divenire libero in base alla legge occhio per
    occhio, dente per dente, bruciatura per
    bruciatura, ferita per ferita" (Es 21, 24-27
    per" significa in risarcimento di qualcosa).
  • Lavoratori stranieri in cerca di asilo ottenevano
    il diritto di residenza (Dt 23 16-17).

41
Le donne prigioniere di guerra
  • non potevano essere utilizzate per il lavoro, ma
    potevano essere prese in moglie (Dt 21, 10s).
  • Le figlie vendute come operaie da padri
    indebitati venivano prese in moglie o lasciate
    libere quando divenivano maggiorenni (Es 21, 7
    s.).
  • Il rapimento a scopo di ricatto o per il traffico
    di schiavi/e era punito con la pena di morte (Es
    21, 16, Dt 24, 7).
  • Il furto veniva risarcito tramite una prestazione
    temporanea di lavoro, dal momento che il diritto
    ebraico non conosceva pene detentive né
    mutilazioni.
  • Finché non entrò in vigore (in Germania) il
    divieto statale di convertirsi all'Ebraismo, nel
    Medioevo i lavoratori non-ebrei furono ben
    accetti e dopo che erano tornati in libertà
    diventavano membri a pieno diritto della comunità.

42
Tutela del/la lavoratore/trice
  • Dal giorno lavorativo venivano detratti la strada
    per recarsi al lavoro e il tempo occorrente a
    mangiare e a pregare (b Baba Mezia 83a).
  • Era dovere del datore di lavoro prendersi cura
    della salute dei/delle lavoratori/trici.
  • Chi era a salario giornaliero doveva essere
    pagato la sera stessa (Lv 19, 13).
  • I/le lavoratori/trici avevano generalmente un
    contratto di tre-sei anni (Is 16, 14 Dt 15, 18)
    oppure pattuivano un contratto forfettario.
  • Se il lavoro pattuito era compiuto in anticipo
    avevano diritto a un sussidio di disoccupazione
    (b Baba Mezia 76a ss.).

43
Se veniva rimpiazzato/a, il/la lavoratore/trice
poteva recedere ogni momento dal contratto.
  • Era dovere compiere scrupolosamente il proprio
    lavoro.
  • Gli sviluppi moderni vengono trattati
    dallodierno diritto ebraico.
  • Il pensatore A.D. Gordon proclamò la religione
    del lavoro per fondare la società ebraica,
    indebolita dalla repressione e dalleccessiva
    spiritualizzazione (P. Navé Levinson).
  • Come il suo amico M. Buber credeva nella forza
    liberatrice dellazione etica del singolo.

44
Hurrà, abbiamo trovato un lavoro!
45
Un altro lavoro di Dio
  • Nei capitoli 16-17 di Ezechiele, Dio trova una
    neonata tra i cespugli.
  • La raccoglie, la cura, la sposa, ne viene
    tradito, ma poi la riprende con sé.
  • E la parabola della storia dIsraele.
  • E la parabola della storia umana.

46
Non lavorare troppo
  • È meglio aver poco con il timore di Dio che un
    grande tesoro con linquietudine (Pr 15,16).
  • Il lavoro è essenziale, ma è Dio, non il lavoro,
    la fonte della vita e il fine delluomo.
    Lattività umana va onorata, in quanto fonte di
    ricchezza o almeno di condizioni di vita
    decorose.
  • È strumento efficace contro la povertà, ma non va
    idolatrato, perché non ha in sé il senso ultimo e
    definitivo della vita.

47
Siracide le arti e i mestieri
  • Nel cap. 38 del Siracide cè un elenco di arti e
    mestieri come erano allora conosciuti. La Bibbia
    dice di questi lavoratori che "confidano nelle
    loro mani e ciascuno è abile nel suo mestiere.
    Senza di loro la città non può essere costruita e
    nessuno potrebbe avere ciò che occorre alla
    vita".
  • Poi lautore sacro aggiunge una espressione molto
    bella "Queste persone assicurano il
    funzionamento del mondo e il loro lavoro
    intelligente è una vera preghiera".
  • Interprete della sapienza di Dio, che governa il
    creato e le creature, il lavoro delluomo - che
    Gesù ha liberato dalle sue ambiguità - può
    diventare mediazione di comunione con Dio e tra
    gli uomini.

48
Riandando alle Scritture
  • sul tema LAVORO troviamo molti passi che hanno a
    che fare con le condizioni di lavoro, luso della
    terra, lo sfruttamento degli operai, la disparità
    tra classi sociali, dallinizio alla fine.
  • Però non possiamo dedurre troppo in fretta una
    morale sociale sul lavoro, perché la Bibbia, per
    sua natura, è destinata a tutte le epoche, anche
    se si riveste di volta in volta di immagini
    legate ad un certo periodo storico.

49
La Bibbia illumina le attività umane
  • Più correttamente, quindi, si deve dire che la
    Bibbia è preposta ad illuminare lattività
    delluomo/donna, il suo agire, il suo operare, il
    suo manifestarsi a diversi livelli, tutti
    complementari e tutti ugualmente importanti e
    sono i livelli del sociale, della convivenza,
    dello stare insieme, del livello politico, della
    scienza, della creatività artistica, della
    tecnologia, dellambito giuridico ordinato alla
    costituzione di strutture sempre più adeguate
    alle necessità del momento.
  • C'è l'agire religioso, che si traduce in gesti,
    atti e riti chiamati religiosi. E l'attività
    attenta alla dimensione morale ed etica cosa è
    giusto fare? Quando siamo coerenti? Quando agiamo
    in modo proficuo atto a favorire la vita e quando
    agiamo in modo da mortificarla?

50
Jael KopchowskiPer un interpretazione ebraica
  • Cè davvero molto sul rapporto lavorativo nella
    Torà. Tutto il Levitico tratta di regole e
    moltissime sono regole di vivere sociale che
    affrontano la relazione tra le persone.
  • Ti faccio solo un esempio siamo abituati a
    sentir citare dente per dente occhio per occhio
    come una dimostrazione della vendicità
    dellantico testamento, niente di più sbagliato.
  • Se prendiamo il brano nel contesto in cui è
    inserito ne cogliamo il vero significato perché
    riguarda i doveri di un datore di lavoro nei
    confronti dei propri lavoratori. Quanto il brano
    ci insegna è che la Torà prevede una forma di
    assicurazione ante litteram. Nella malaugurata
    eventualità che, a causa di un incidente sul
    lavoro, si dovesse riscontrate un danno fisico,
    lo stesso dovrà essere risarcito in base alla sua
    gravità. La rottura di un dente non ha una
    ricaduta invalidante come la perdita di un
    occhio, il rimborso che il datore di lavoro dovrà
    dare sarà adeguato allentità della ricaduta.

51
Sui prestiti
  • Esistono poi leggi di alto valore sociale
    riguardanti i prestiti. Se per esempio una
    persona poco abbiente chiede un prestito e dà in
    pegno il suo mantello, chi gli ha dato il
    prestito ed ha ricevuto il mantello come pegno, è
    tenuto a portarglielo a casa la sera perché non
    abbia freddo e lo riprenderà la mattina dopo.
  • Considerato che la Torà deve essere fonte di
    vita (è scritto vivrai con essa) i maestri ne
    utilizzano gli esempi per adattarli al contesto
    in cui vivono, traendo il significato astratto
    dallesempio concreto. Se di mantelli non
    parliamo più, parliamo di beni di prima necessità
    e trasferiamo il concetto a ciò che di epoca in
    epoca, di luogo in luogo, può rientrare nel
    concetto di bene di prima necessità.

52
Nel libro di Giobbe
  • Dio ricorda appunto a Giobbe, che si lamenta, di
    essere Lui la base che dà consistenza al tutto.

53
Nel libro dei Proverbi
  • "la sapienza è lo strumento attraverso cui Dio
    crea e ordina in modo sapiente il cosmo intero.

54
Nei Salmi
  • poi Israele loda il proprio Dio per quanto ha
    fatto e manifesta tutto il suo stupore.

55
È tempo di rinnovare
la nostra chiamata alla speranza e al
cambiamento settimana ecumenica 2013

56
UNA TESTIMONIANZA da Milano
  • BRUNO SEGRE
  • Costruttore di ponti,
  • anche allinterno dellebraismo.
  • Ostinata voce minoritaria
  • che non si stanca di operare
  • sulla via del rispetto
  • e della coesistenza pacifica
  • tra Israeliani e Palestinesi.

57
(No Transcript)
58
Conservare la capacità di volare
59
(No Transcript)
60
Bruno Segre,
  • nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia a
    Milano alla scuola di Antonio Banfi. Si è
    occupato di sociologia della cooperazione e di
    educazione degli adulti nell'ambito del Movimento
    Comunità fondato da Adriano Olivetti.
  • Ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969. Per
    oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del
    Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di
    Milano. Dal 1991 ad anni recentissimi ha
    presieduto l'Associazione italiana Amici di Nevé
    Shalom/Wahat al-Salam. Nel quadro di un'intensa
    attività pubblicistica, ha dedicato contributi a
    vari aspetti e momenti della cultura e della
    storia degli ebrei. E autore di La Shoah. Il
    genocidio degli ebrei d'Europa (1998).

61
Per ventuno secoli, dai tempi di Roma
repubblicana a oggi, gli ebrei hanno abitato
l''isola della rugiada divina", cioè l'Italia,
secondo la tenera e immaginosa etimologia ebraica
del nome. Una storia a lungo oscura, talvolta
dolorosa, sempre ricca di fascino, che in realtà
la somma delle vicende di tante comunità per lo
più cittadine, da Roma a Venezia, da Milano a
Palermo, da Mantova a Ferrara a Livorno, per
secoli raccolte nei loro quartieri o nei ghetti,
intorno alle sinagoghe. Più che una storia
dunque, un insieme di storie particolari e
diverse, che il libro racconta con documentata
chiarezza vicende "intime", ma sempre inserite
in un quadro più ampio e complesso e riallacciate
alla grande geografia dell'ebraismo
internazionale e della Diaspora.
62
Cara Graziella, ti mando qui sotto una mia
sintetica riflessione sulla tematica che mi hai
indicato.Ti saluto molto cordialmente.Bruno
  • Attorno al concetto di lavoro, due sono le
    suggestioni più significative, e tra loro
    strettamente collegate,  che ritengo di  poter
    recuperare in chiave laica (cioè moderna)
    attingendo alla tradizione culturale ebraica il
    tema della liberazione dalla condizione di
    schiavitù, e quello della celebrazione del riposo
    sabbatico.  
  • Per compendiare in una sola frase il senso del
    primo tema, credo sia sufficiente citare Esodo
    13,14

63
Quando domani ti chiederà tuo figlio
  • Che cosa significa tutto ciò?, tu gli dirai
    Il Signore ci ha tratto, con mano potente,
    dallEgitto, dalla casa di schiavitù.  In
    questa frase, divenuta poi la radice del
    memoriale della Pasqua, sono presenti le toledot,
    ossìa le generazioni, la famiglia, come valore
    portante dellesistenza ebraica, soprattutto
    degli ebrei che vivono o sono vissuti in
    diaspora.

64
Per un lavoro libero, anzi liberissimo
  • Lesistenza degli ebrei in quanto popolo, e di
    tutti gli uomini in quanto uomini, implica la
    facoltà di svolgere un lavoro libero, non coatto
    una condizione di elementare dignità che, nella
    civilissima Europa, durante la prima metà del
    secolo scorso venne brutalmente negata a molti
    milioni di ebrei, e che ancora oggi è crudelmente
    negata a masse enormi di donne e uomini in tutti
    i continenti.

65
Quanto al riposo sabbatico
  • , se lo intendiamo  ? anche senza alcuna
    implicazione di natura religiosa ? come pura e
    semplice prescrizione di astenersi dal lavoro un
    giorno ogni sette,  si tratta a mio avviso della
    più rivoluzionaria norma che la cultura degli
    uomini abbia mai inventato nellarco dei
    millenni.

66
Una rivoluzione profetica anche oggi
  • Se nerano ben rese conto già le classi
    dirigenti dei grandi imperi che si affacciavano
    nellantichità sul bacino del Mediterraneo, a
    incominciare dai ceti dominanti nellimpero
    romano ceti che fondavano il loro potere sullo
    sfruttamento sistematico di masse sconfinate di
    schiavi, e che perciò temevano grandemente il
    proselitismo degli ebrei, che allora era molto
    intenso come attestano vari scritti di autori
    quali Tacito, Marziale, Giovenale e altri.
  • Bruno Segre

67
A quando un po di riposo?
68
A quando un po dacqua?
  • Sahel,
  • Salgado

69
A quando un po di pace?
  • Donna del Mali, Salgado
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