Title: Universit
1Università degli Studi di PaviaFacoltà di
Economia
Corso di Economia e Gestione del Sistema
Agroindustriale
Capitolo 6 Strategie delle imprese e
adattamento al mercato
2Capitolo 6 Strategie delle imprese e
adattamento al mercato.
- Limpresa agricola nel mercato delle commodity
- Limpresa agricola nel mercato delle speciality
- Le scelte strategiche per il mercato
- Le relazioni con i canali distributivi.
36.1 Obiettivo del capitolo
- Lattenzione si concentra sullimpresa che opera
nel mercato ed instaura relazioni strategiche che
influenzano lorganizzazione delle risorse
interne e le forme di coordinamento della
produzione. - Verranno tralasciate le grandi imprese
industriali di portata internazionale, poiché la
loro dimensione operativa, finanziaria e
strategica è tale da renderle simili alle imprese
manifatturiere. - Sarà invece posto laccento sulle piccole e medie
imprese (PMI) alla base del sistema di
agrimarketing, che per il loro legame con i
contesti locali di produzione e di consumo e per
la capacità di generare e conservare conoscenze
contestuali sono connesse con gli obiettivi dello
sviluppo rurale delineati a livello europeo.
4- Unazienda agricola che produce cereali e altre
commodity opera in mercati con merci poco
differenziate, dove la formazione dei prezzi è
esogena allimpresa (è price-taker). - Le dinamiche di mercato dipendono da
- disponibilità di stocks a livello internazionale
- aspettative future degli operatori
- potere di mercato di fornitori e clienti
- dinamiche climatiche a livello mondiale.
- Pertanto le leve a disposizione dellimpresa per
la gestione dei mercati sono molto limitate. - Limpresa oltre a decidere cosa, quanto e come
produrre può - organizzarsi per commercializzare al meglio il
proprio prodotto nei mercati allorigine - associarsi con altre imprese (integrazione
orizzontale) per accrescere il proprio potere di
mercato (associazionismo, cooperazione) - ricorrere a forme di integrazione contrattuale
con altre istituzioni dellagrimarketing
(contratti di soccida, forward contracts).
5- Queste soluzioni riducono solo in parte il
divario del potere di mercato tra imprese
agricole produttrici di commodity (mercato
atomistico composto da una moltitudine di
microimprese) e il potere oligopolistico e
oligopsonistico dei settori a monte e a valle
rispetto ad esse. Non a caso nelle economie
mature sono state introdotte misure di politica
agraria per cercare di superare le debolezze
strutturali del settore primario. - Inoltre linnovazione tecnologica in agricoltura
è esogena alle imprese, quindi una innovazione
tecnologica cost reduction non può generare un
vantaggio competitivo difendibile. - Ad esempio una varietà di mais più produttiva e
con minori costi unitari di produzione porterà
vantaggi solo nel breve periodo fintanto che
limpresa sarà fra le poche ad adottarla. - Nel lungo periodo invece linnovazione sarà
disponibile anche ad altre imprese con il
risultato di accrescere la quantità di merce
offerta sul mercato e di ridurne conseguentemente
il prezzo di equilibrio.
6- Tali problematiche non riguardano le imprese
operanti in regime di monopolio o di concorrenza
monopolistica, che cercano di gestire la propria
curva di domanda mediante - politiche di marchio e di differenziazione dei
propri prodotti per difendersi dalla concorrenza - attuando strategie di sviluppo e di retention
del portafoglio clienti. - Queste imprese operano in mercati con beni
differenziati, possono essere anche imprese
agricole di produzione che si integrano
verticalmente e giungono con i propri prodotti al
consumatore finale. Tali imprese sono definite
specialities oriented, contrapposte alle
commodities oriented, esempi sono - limpresa vitivinicola e lolivicoltore con
frantoio che vendono nel mercato locale - il pastore che realizza uno spaccio per la
vendita dei formaggi - la vendita di servizi come lagriturismo e le
fattorie didattiche assieme ai prodotti
aziendali - la vendita diretta di ortofrutta
- molte produzioni biologiche.
7- Le imprese che vendono nei mercati delle
produzioni differenziate hanno a disposizione le
leve di marketing management, ma sul piano
operativo risentono delle caratteristiche
strutturali del sistema agroalimentare come le
ridotte dimensioni aziendali e le specificità
biologiche dei processi. - Quindi anche allargando lanalisi ai modelli
dimpresa più tipicamente industriali, che cioè
realizzano le loro produzioni con un maggior
grado di standardizzazione e sono orientati
allottenimento di economie di scala, bisogna
sempre considerare - la qualità delle materie prime
- la shelf-live dei prodotti
- la percezione del rischio alimentare da parte
del consumatore. - Gli alimenti, proprio perché ingeriti, comportano
una percezione del rischio che non ha eguali tra
gli altri beni di largo consumo, se si escludono
i prodotti farmaceutici.
86.2 Limpresa agricola nel mercato delle
commodity
- Commodity è un termine inglese che indica un bene
non differenziato. Lelevata standardizzazione
che caratterizza una commodity ne consente
lagevole negoziazione sui mercati
internazionali, esempi sono cereali, zucchero,
caffè. - I tradizionali mercati delle commodity sono
mercati allorigine ovvero mercati dove vengono
scambiate merci sfuse che derivano dallattività
di coltivazione e allevamento delle aziende
agricole, a cui vanno aggiunti i prodotti di
prima trasformazione venduti allo stato sfuso
(vino, olio). Sono derrate disponibili cioè
fisicamente scambiabili nel mercato nel corso di
30 giorni. - I mercati allorigine possono essere
- mercati allingrosso, che hanno una cadenza
giornaliera in virtù della rapida deperibilità
delle merci scambiate, come pesce e ortofrutta - mercati in cui lincontro fra gli operatori
avviene, almeno dal punto di vista normativo, con
cadenza settimanale.
9- Le Borse Merci, la cui istituzione risale a fine
700, hanno il compito di - favorire lincontro tra domanda ed offerta
- selezionare gli operatori
- favorire la diffusione delle informazioni.
- Limpresa agricola nel mercato delle commodity è
price-taker, pertanto potrà fare ricorso a
diverse strategie di vendita, ma dovrà subire le
dinamiche della domanda e dellofferta che si
delineano sui mercati internazionali. - Le diverse quotazioni internazionali condizionano
i mercati locali che sono sempre meno isolati
grazie alle attuali tecnologie di conservazione,
trasporto e informazione. - Lelevato numero di piazze di contrattazione e la
loro localizzazione geografica generano
differenziali di prezzo che dipendono dai costi
di trasporto o dal prevalere della domanda o
dellofferta a livello locale.
10- In unarea specializzata nella produzione di un
cereale vi saranno quotazioni inferiori a quelle
di unarea in cui la produzione non è in grado di
soddisfare la domanda. Il differenziale fra
queste quotazioni sarà contenuto e tale da
giustificare i soli costi di trasporto per
trasferire la merce nella piazza che ne è
carente. In caso contrario vi sarebbe interesse a
spostare le merci e si azzererebbe il
differenziale. - La facilità di accesso o i minori costi di
trasporto possono generare un vantaggio
competitivo (di posizione) in alcune aree di
produzione. Ad esempio lUmbria che è la regione
cerealicola più vicina a Roma, che è un polo di
trasformazione e consumo, gode di un vantaggio di
posizione rispetto alle aree cerealicole del Nord
Italia che devono sostenere maggiori costi di
trasporto. - Analogamente la presenza di un porto nelle
vicinanze delle aree di produzione (consumo) può
generare un vantaggio di posizione per
raggiungere mercati lontani (o per
approvvigionarsi) a costi più contenuti.
11- Per quel che riguarda i caratteri della domanda e
dellofferta delle derrate alimentari - in primo luogo, con riferimento allo spazio, la
produzione agricola è diffusa in molti territori
mentre la sua utilizzazione si concentra nelle
aree più abitate - in secondo luogo, con riferimento al tempo e ai
cicli biologici, lofferta si concentra nei
periodi di maturazione e di raccolta mentre la
domanda è distribuita nel corso dellanno con
picchi sfasati rispetto a quelli produttivi come
i picchi di domanda per le festività natalizie o
nel caso delle produzioni mangimistiche in
prossimità dellinizio dei cicli di allevamento
intensivo. - Lassenza di una sincronia temporale
(stagionalità) tra produzione e consumo porta ad
oscillazioni dei prezzi di equilibrio. - Il fenomeno determina una maggiore o minore
volatilità delle quotazioni.
12- Le caratteristiche finora evidenziate delle
commodity agricole sono - la sostanziale rigidità della domanda rispetto
al prezzo - linstabilità qualitativa e quantitativa
dellofferta a causa dei fattori climatici che la
condizionano - la lunghezza e lalternanza dei cicli biologici
che impedisce un rapido adattamento dellofferta
alle dinamiche della domanda generando incertezza
sulle quotazioni future. - Per quel che riguarda questultimo punto vanno
sottolineati due aspetti - il primo è il ritardo temporale con cui la
produzione si adegua alla domanda, per via
dellincomprimibilità dei cicli biologici e
quindi il mercato è alla ricerca di adattamenti
continui verso una stabilità del prezzo di
equilibrio attraverso processi legati alle
tecniche produttive e di conservazione del
prodotto - il secondo è la stagionalità delle quotazioni
dovuta allalternanza dei cicli biologici.
13- La figura 6.1 schematizza levoluzione attesa
delle quotazioni nel corso dellanno con un
andamento a pinna di squalo.
Al momento del raccolto le quotazioni sono minime
per un eccesso di offerta rispetto alla domanda,
durante lanno le quotazioni salgono anche a
seguito dei costi di stoccaggio fino al massimo
dei mesi antecedenti il nuovo raccolto dopo le
quotazioni scenderanno in vista del nuovo
raccolto. Questo è un andamento atteso legato ad
un fenomeno strutturale che è alterato da fattori
congiunturali che tradiscono le aspettative degli
operatori con oscillazioni difficili da prevedere
dovute a fattori monetari internazionali,
climatici, attacchi di patogeni.
14- Fenomeni che invece permettono di ridurre la
volatilità delle quotazioni (smoothing) e i
picchi della stagionalità sono - lo stoccaggio e la conservazione delle merci nel
corso dellanno grazie allo sviluppo delle
tecnologie e che permettono di ridurre le
distanze tra domanda e offerta - lo sviluppo della logistica e dei trasporti
intercontinentali delle merci - la possibilità di importare merci da paesi
dellemisfero australe che riduce gli effetti dei
cicli biologici e della rigidità delle epoche di
raccolta. - In sostanza il commercio internazionale e
lallargamento dei mercati possono stabilizzare
le quotazioni, anche se possono generare fenomeni
distorsivi legati alle problematiche del potere
di mercato che, unitamente ai mass media, possono
influenzare le aspettative degli operatori nei
mercati a termine e nei mercati finanziari con
periodici picchi speculativi.
156.3 Limpresa agricola nel mercato delle
speciality
- Limpresa agricola che realizza prodotti
confezionati opera in mercati in cui si scambiano
merci differenziate, nei quali la presenza di un
marchio aziendale (brand) differenzia il prodotto
da quello dei competitor. - Due imprese agricole che producono frumento
tenero realizzano lo stesso bene che sul mercato
avrà un unico prezzo di vendita. - Mentre due cantine produttrici di vino Chianti
Classico realizzano due prodotti distinti pur
operando nello stesso segmento di mercato,
entrambe avranno la propria curva di domanda
individuale e definiranno un prezzo in funzione
degli obiettivi che vogliono raggiungere. - Per spiegare come si comportano le imprese in
questi contesti competitivi vanno definiti i
termini settore quale porzione di un sistema
economico e strategia processo di scelta delle
imprese per competere nel mercato.
16- Con il termine settore si intende una porzione
del sistema economico, nella quale sono aggregate
imprese simili che producono beni simili e sono
tra loro interdipendenti. - Quindi, affinché un gruppo di imprese possa
essere definito un settore è necessario
individuare - una similarità fra processi produttivi
(sostituibilità dal lato dellofferta) - una similarità dei prodotti realizzati
(sostituibilità dal lato della domanda) - e una interdipendenza tra le imprese.
- Spesso il termine settore viene associato al
mercato in cui le imprese competono tra loro,
mentre qui lanalisi si concentra sulla
interdipendenza e sulla sostituibilità dei
singoli prodotti dal lato della domanda, mentre
nulla è ricercato in termini di similarità
tecnologica.
17- La strategia rappresenta un processo decisionale
relativo alle azioni da attuare per assicurare
allimpresa uno sviluppo futuro essa svolge la
funzione di orientare le risorse aziendali sulle
azioni più rilevanti per il raggiungimento degli
obiettivi che limprenditore ed il management
considerano rilevanti per il futuro dellimpresa. - Connessa alla strategia vi è lanalisi strategica
ovvero lesplorazione che limpresa svolge al
fine di individuare e comprendere le
modificazioni ambientali e quelle interne
allimpresa che ritiene essere rilevanti per il
suo sviluppo. - Alcuni concetti chiave del moderno pensiero
strategico sono - Le forze competitive presenti in un settore
produttivo - La strategia competitiva adottata da unimpresa
in tale contesto - La catena del valore dellimpresa
- La rete del valore e la cooperazione tra i
soggetti della rete.
18- Le forze competitive presenti in un settore
produttivo - secondo Porter ogni settore o gruppo di imprese
che compete per conquistarsi una propria domanda
di mercato è dominato da forze competitive la cui
intensità determina lattrattività di un settore
produttivo. - Le forze competitive sono raggruppate in cinque
tipologie - lintensità della competizione cioè la rivalità
tra le imprese - il potere contrattuale dei fornitori a monte
della filiera produttiva - il potere contrattuale degli acquirenti a valle
del processo produttivo - le minacce derivanti dallentrata potenziale di
nuove imprese - la minaccia derivante da prodotti sostitutivi.
- Tutte queste forze determinano lattrattività del
settore, cioè la sua capacità di generare un
certo livello di redditività nel lungo periodo. - Pertanto vi è uno stretto collegamento fra le
diverse forze competitive e la struttura del
settore di appartenenza, che influenza sia il
comportamento delle imprese sia la redditività
media del settore stesso. Infine, decisiva
risulterà essere la capacità della singola
impresa di generare livelli di redditività
superiori alla media del settore.
19(No Transcript)
20- Nella realtà agroalimentare le forze che
interagiscono spesso non sono vantaggiose. - Ad esempio, unimpresa agricola familiare che
intende integrarsi verticalmente per giungere al
consumatore finale, anche senza considerare le
difficoltà di accedere al capitale, si trova in
una situazione in cui - dispone di un bassissimo potere di mercato
- i fornitori sono dotati di potere
oligopolistico - i clienti sono dotati di potere oligopsonistico
- il principale elemento di attrattività è
rappresentato dalla capacità di realizzare
prodotti unici sotto il profilo organolettico o
nutrizionale (economie di specializzazione) - deve difendersi dalle imitazioni solo tramite il
ruolo di tutela dei marchi collettivi
(istituzionali o privati) - data la rigidità delle strutture produttive
difficilmente realizzerà economie di scala - dovrà affidarsi alle sue competenze e alle
relazioni di cooperazione che instaura nel
contesto locale con clienti, fornitori e
istituzioni.
21- 2) La strategia competitiva adottata da
unimpresa nel suo settore produttivo - Le imprese agroindustriali tendono a conseguire
il proprio vantaggio competitivo e a conservarlo
nel tempo dagli attacchi dei competitors con
strategie sostenibili sia dal punto di vista
finanziario che temporale, che sono orientate a
due obiettivi - la costruzione di un vantaggio di costo rispetto
ai concorrenti - la costruzione di un vantaggio di
differenziazione dei propri prodotti rispetto
alla concorrenza. - Entrambi gli obiettivi puntano alla
massimizzazione del valore percepito del prodotto
o servizio da parte della clientela, che deriva
dal rapporto tra i benefici attesi e i costi
sostenuti dal cliente nel processo decisionale di
acquisto. - Ridurre i costi di produzione, attraverso
economie di scala o di esperienza, permette di
posizionare il prodotto ad un livello di prezzo
più basso dei concorrenti. - Mentre un vantaggio di differenziazione aumenta
la valutazione dei benefici (attribuiti) da parte
del cliente che sarà portato a riconoscere un
differenziale di prezzo (premium price) rispetto
ai prodotti della concorrenza.
22- Il raggiungimento di questi obiettivi non è solo
una semplice scelta di campo ma anche un processo
dinamico in continua evoluzione dove limpresa
cerca di conciliare le sue scelte strategiche con
la sua dotazione di risorse e competenze. - Ad esempio una piccola azienda agraria non può
orientarsi al raggiungimento di economie di scala
necessarie per ridurre i costi unitari di
produzione, così come un imbottigliatore
industriale di oli doliva è difficile che si
orienti al raggiungimento di standard qualitativi
di eccellenza per i propri prodotti. - Entrambe dovranno ridurre i propri costi
industriali e aumentare il proprio livello di
qualità, ma le differenze strategiche rimarranno
rilevanti nel tempo. - Quindi le risorse e le competenze condizionano i
gradi di libertà delle strategie aziendali così
come strategie alternative possono portare
limpresa ad incrementare le proprie risorse,
questa è la linea di pensiero su cui si basa la
resource-based view.
23- Secondo la resource-based view alla base
dellimpresa che opera sul mercato non vi è solo
la dipendenza da fattori strutturali ma anche da
una serie articolata di risorse e competenze. - Le risorse possono essere materiali ed
immateriali e rappresentano gli strumenti con cui
limpresa governa la complessità dei mercati. - Le risorse materiali sono
- risorse finanziarie
- risorse fisiche
- risorse tecnologiche
- risorse umane
- risorse di comunicazione-reputazione.
24- Le risorse immateriali comprendono
- le conoscenze capitalizzate nel tempo
dallimpresa - il complesso di relazioni (capitale relazionale)
che limpresa intrattiene con gli altri soggetti - limmagine di marca
- la fiducia dei clienti intermedi e finali.
- Le competenze riguardano la combinazione di
risorse a cui corrisponde unazione in grado di
differenziare limpresa rispetto ai competitor.
Si tratta del saper fare di unazienda rispetto
ai concorrenti e questa abilità è legata alla
storia dellimpresa ed al processo di
accumulazione di conoscenze operative ed
organizzative nel tempo (esperienza). - Il saper realizzare un vino di alta qualità così
come il saper miscelare diversi lotti di oli di
oliva per ottenere il risultato desiderato, sono
esempi di abilità che caratterizzano il Made in
Italy.
25- 3) La catena del valore dellimpresa
- è un altro aspetto dellanalisi strategica, ed è
lelemento più operativo nel processo di
costruzione del vantaggio competitivo. - Limpresa è vista come un complesso di attività
che vanno dalla progettazione di un prodotto fino
alla sua distribuzione e vendita. - Lobiettivo è disaggregare le attività per
controllare i costi di produzione, comprendere le
fonti della differenziazione dei prodotti e per
conseguire il vantaggio competitivo. - Secondo Porter le attività rilevanti dal punto di
vista strategico sono - Le attività primarie, che collegano in sequenza
la serie di operazioni che va dalla logistica in
entrata dei materiali fino alla logistica in
uscita ed ai servizi ai clienti - Le attività di supporto, che affiancano le
attività della catena produttiva, come gli
approvvigionamenti, lo sviluppo della tecnologia
e la gestione delle risorse umane - Le attività infrastrutturali, come la
pianificazione strategica e la gestione della
qualità dei processi e dei prodotti. -
26(No Transcript)
27- Laspetto rilevante dellanalisi delle attività
della catena del valore non è legato solo alla
gestione, ma anche al loro carattere di
interdipendenza, infatti lesecuzione delle
singole attività influisce sui costi e sulle
performance dellintera catena. - Quindi, lobiettivo gestionale dellimpresa non è
lottimizzazione di ogni singola attività, ma il
continuo controllo del trade-off tra il risultato
dellattività a monte e linfluenza che essa ha
sulle attività a valle. - Ad esempio, se unimpresa che produce vino
riducesse il costo di acquisto delle uve potrebbe
avere una perdita di valore del prodotto finale
più rilevante del risparmio conseguito. - Questo perché nelle produzioni agroalimentari
linterdipendenza tra le singole attività è
maggiore che in altri settori produttivi. - La deperibilità del prodotto finale e i cicli
biologici determinano una maggiore attenzione al
risultato finale che non alla singola attività.
Per non compromettere lintero processo,
limpresa agisce come un sistema a cascata di
attività dove ogni fase punta alla massima
qualità tecnologica ottenibile, contenendo i
costi con lintroduzione di tecnologia labour
saving e cost reducting.
28- 4) La rete del valore e la cooperazione tra i
soggetti della rete - la costruzione del vantaggio competitivo
coinvolge il complesso del capitale relazionale
che limpresa accumula nel corso del tempo. - Limpresa per generare valore costruisce
- relazioni verticali tra imprese coinvolte nel
processo produttivo - e relazioni reticolari con gli altri attori del
sistema e le istituzioni pubbliche. - Limpresa può utilizzare i collegamenti e le
relazioni con le altre componenti del sistema
agroalimentare come leva per conquistare un
vantaggio competitivo. - I processi relazionali non si esauriscono con lo
scambio di beni e servizi, ma sono il supporto
per processi di interazione-cooperazione che
giungono fino al consumatore finale.
29- Queste relazioni riguardano
- i processi di commitment dei partner
dellimpresa - la trasparenza informativa
- ladattamento reciproco
- la fiducia reciproca.
- E si contrappongono ai processi che riducono
lefficienza del processo di scambio quali - asimmetrie informative
- fallimenti del mercato
- razionalità limitata.
- Un esempio può essere la capacità di una filiera
produttiva di assorbire le difficoltà finanziarie
di unimpresa che attraversa una crisi, che viene
sostenuta da fornitori, clienti e banche del
sistema produttivo locale, perché con essi
instaura non solo una relazione di scambio, ma è
essa stessa una risorsa del processo di creazione
del valore allinterno del sistema produttivo
locale.
30- Fenomeni analoghi si verificano anche sul fronte
del consumo quando, nellimpossibilità di
valutare pienamente la qualità di un prodotto
alimentare, il consumatore adotta comportamenti
di fiducia e lealtà verso una marca o uninsegna
distributiva. - Questo comportamento è ancora più marcato nel
sistema locale dove il consumatore controlla il
rischio (sia funzionale che igienico-sanitario
dei prodotti) ricorrendo alle conoscenze locali
relative allimpresa e alla sua storia. - Maggiori sono i livelli di incertezza, maggiore
sarà la richiesta di informazioni da parte del
consumatore (research food) e la preferenza verso
prodotti che giungono da luoghi vicini a quelli
di consumo (mercati di prossimità) o dai
territori con cui si instaura un legame
identitario o di affinità etico-sociale.
316.4 Le scelte strategiche per il mercato
- Il vantaggio competitivo dellimpresa viene
costruito anche attraverso il sistema di
relazioni con le diverse istituzioni del mercato.
Nelle attività di scambio, la capacità di
generare valore economico dellimpresa è legata
alla sua capacità di accumulare capitale
relazionale, cioè la combinazione di quantità e
qualità delle relazioni che limpresa sviluppa
con il cliente. - La strategia di mercato dellimpresa non può
prescindere dalle aspettative del consumatore,
che sono il principale oggetto di studio del
marketing, quindi il consumatore va posto al
centro delle decisioni aziendali (customer
based-view). - Si assume come elemento centrale il fatto che il
valore dellimpresa è funzione del valore dei
suoi clienti, la customer equity che deriva
dallampiezza e dalla qualità del network di
relazioni con i clienti, che dipendono dalla
customer satisfaction che nasce dalla sintonia
fra valore generato per i clienti (proposizione
di valore) e valore da essi desiderato. Il
livello e lestensione della proposizione di
valore offerta dallimpresa dipendono dallo stock
di risorse e capacità da questa posseduto
32- In definitiva le risorse, le capacità e i
processi critici possono essere, rispettivamente,
sviluppate e rigenerati solo se, attraverso le
relazioni con i clienti, viene prodotto un valore
tale da indurre nei finanziatori il commitment a
massimizzare gli investimenti nellimpresa. - Quindi lattivazione (o il mantenimento) dei
processi di scambio si fonda sulle decisioni dei
clienti di acquisto (o di riacquisto) le quali
sono il risultato - sia della maturazione di preferenze verso
prodotti, marche ed insegne - sia della percezione di soddisfazione che
consegue allesperienza di consumo e/o di acquisto
33- Le ragioni di preferenza dei consumatori verso
uno specifico prodotto o marca sono determinate
dalla percezione di vantaggi differenziali
nellofferta dellimpresa rispetto a quelli dei
concorrenti e tali differenziali sono
riconducibili a - i benefici e le prestazioni offerte (prodotto)
- la conoscenza e la percezione di benefici e
prestazioni (comunicazione) - la disponibilità (convenienza) fisica o cognitiva
(e-commerce) nel reperimento e lacquisto
(distribuzione) - lonerosità percepita nelle componenti di
costo/sacrificio da sostenere per lacquisizione
e il godimento dei benefici e delle prestazioni
(prezzo). - Questi quattro drivers influenzano direttamente
la percezione del valore del prodotto da parte
del consumatore e il governo di questo processo
delinea un percorso strategico che parte
dallanalisi dellambiente competitivo cioè il
dove siamo dellimpresa e, passando per il
dove vogliamo andare, giunge al come fare per
raggiungere lobiettivo strategico.
34- Quanto è stato descritto può essere loggetto del
processo decisionale di ogni impresa orientata al
marketing e alla gestione proattiva delle leve di
marketing (4 P model product, price, promotion,
place) ma nelle PMI agroalimentari questo
processo assume connotati assai più complessi a
causa di - difficoltà nel gestire i processi biologici per
far fronte alle aspettative dei consumatori - ridotte dimensioni delle unità di produzione
- coordinamento delle risorse del sistema
socioeconomico e territoriale - vincoli normativi legati al ruolo prioritario
dellagricoltura nelle interazioni uomo-natura - la necessità di elevati investimenti per unità
di valore prodotto - la difficoltà di interazione tra sapere
contestuale e sapere codificato della ricerca
scientifica.
35(No Transcript)
36- Concentrandoci sulla sola fase di progettazione
dei prodotti e tralasciando le altre leve di
marketing, il processo decisionale dellimpresa
deve gestire una complessa serie di
caratteristiche - caratteristiche di sicurezza (assenza di
additivi, pesticidi) - caratteristiche nutrizionali (contenuto di
grassi, calorie, vitamine, carboidrati) - caratteristiche organolettiche (freschezza,
sapore, profumo, colore) - caratteristiche della presentazione (packaging,
formati) - caratteristiche funzionali (attitudine alla
conservazione, comodità di impiego,
informazioni) - caratteristiche psico-sociali (segno di
distinzione sociale, trattamento degli animali,
uso di biotecnologie, impatto ambientale,
benessere dei lavoratori). - La grande impresa agroalimentare affronta questi
aspetti grazie a soluzioni che vanno dalla
ricerca e sviluppo al controllo di qualità,
mentre la piccola impresa fatica ad affrontare
queste complessità e la progettazione dei
prodotti dipende più dalle possibilità
tecnologiche degli impianti che dalla ricerca
delle aspettative del consumatore.
37- Quindi il processo di sviluppo della piccola
impresa è più product oriented o technologies
oriented rispetto alle grandi imprese. - Le strategie di marketing sono orientate a
spingere sul mercato i beni che si producono
(push strategies) piuttosto che realizzare
prodotti richiesti dal consumatore (pull
strategies).
38- La piccola impresa guadagna visibilità e
reputazione sui mercati locali ed evolve verso
mercati sempre più distanti. - Si tratta di un passaggio delicato perché le
attività inizialmente incentrate sul prodotto e
sulle sue caratteristiche qualitative e
artigianali, lasciano spazio alla costruzione di
una marca con un suo posizionamento nella mente
dei consumatori e quindi gli asset aziendali si
orientano verso le componenti più immateriali del
prodotto. - Le difficoltà di adattamento al mercato derivano
da - fattori storico evolutivi della piccola impresa
- fattori strutturali e/o tecnologici
- fenomeni esogeni allimpresa dominati dalle
tendenze dei sistemi agroalimentari a livello
internazionale.
39- Il complesso dei mutamenti che orientano le
strategie aziendali può essere sintetizzato in
quattro tendenze di fondo - passaggio dalle commodity alle speciality
- riduzione del protezionismo nei mercati
agroalimentari - riduzione della spesa alimentare ed effetti della
legge di Engel - passaggio dalle economie di scala alle
economie di scopo.
40- Passaggio dalle commodity alle speciality
- questo aspetto è legato al processo di
allargamento dei mercati che riduce linteresse
delle imprese del vecchio continente per la
produzione di commodity a basso valore aggiunto. - La differenziazione dei prodotti diviene il
principale percorso di sviluppo delle imprese
attuato sia attraverso la costruzione di marchi
aziendali (general brands) e di prodotto (product
brands), sia attraverso la promozione di marchi
ombrello (collective brands) favorita anche da
iniziative pubbliche (DOC, DOP, IGP, BIO). - 2) Riduzione del protezionismo nei mercati
agroalimentari - tale aspetto è rafforzato dai fenomeni di
riduzione delle barriere tariffarie in tutti i
paesi ad economia matura e ciò incrementa la
competizione e riduce i margini delle imprese
orientate alla sola produzione di derrate di
base.
41- 3) Riduzione della spesa alimentare ed effetti
della legge di Engel - i precedenti processi sono favoriti anche dalle
dinamiche del consumo e dalla dimensione
qualitativa degli effetti della legge di Engel. - Dal punto di vista strategico, alla riduzione
della percentuale di reddito destinata alla spesa
alimentare è associato un cambiamento delle
modalità di acquisto e consumo dei prodotti
alimentari. - Ogni consumatore desidera acquistare il prodotto
(o il luogo) che lo coinvolge dal punto di vista
emotivo sia per le sue caratteristiche
organolettiche che per quelle di servizio o di
risparmio. - Allinterno della famiglia viene meno il ruolo
del responsabile degli acquisti e al processo
di differenziazione dei prodotti si associa (e ne
consegue) quello di segmentazione dei mercati.
42- 4) Passaggio dalle economie di scala alle
economie di scopo - in virtù della segmentazione dei mercati, tutte
le categorie merceologiche si frammentano in
numerosi segmenti (bio, dietetici) allinterno
dei quali le imprese cercano di ottenere un
vantaggio competitivo. - Limpresa, analizzando i processi di
segmentazione, interpreta la varietà dei
consumatori decidendo poi su quali segmenti
impegnarsi (copertura del mercato) e le modalità
con cui competere allinterno dei segmenti. - Pertanto il raggiungimento di economie di scala
non è più lobiettivo prioritario dellimpresa,
che cerca piuttosto di ottenere economie di
specializzazione su risorse e competenze
specifiche. - In sostanza, la differenziazione produttiva e la
segmentazione dei mercati rappresentano due
cardini della strategia aziendale.
436.5 Le relazioni con i canali distributivi
- Le attività di business del sistema
agroalimentare necessitano di tre componenti
attive la produzione, il consumo,la
distribuzione. - Il canale distributivo è costituito da una serie
di organizzazioni che svolgono le complesse
funzioni della distribuzione e che colmano le
distanze spazio-temporali che si formano tra la
produzione alimentare e il suo consumo. - Le funzioni della distribuzione possono essere
così sintetizzate - stoccaggio
- trasporto
- frazionamento
- costruzione degli assortimenti
- informazione
- contatto e ricerca clienti
- promozione nel punto vendita
- pertanto la funzione produttiva termina nel
momento in cui iniziano le fasi di stoccaggio e
trasporto del prodotto. -
44- Limpresa produttrice può
- svolgere alcune delle funzioni distributive come
ad esempio il trasporto - oppure provvedere in forma autonoma a tutte le
fasi della distribuzione (canale diretto) - oppure ricorrere ad imprese specializzate che
ritirano la merce presso lo stabilimento di
produzione (distribuzione organizzata,
importatori, gruppi di acquisto). - La caratteristica del settore distributivo è la
presenza di flussi di diversa natura - flussi di prodotti
- flussi finanziari
- flussi informativi e documentali
- passaggio dei diritti di proprietà delle merci.
45- Mediante la strategia di canale limpresa
definisce chi distribuirà il prodotto al
consumatore finale. - Questa decisione prevede di definire quanto
prodotto può essere distribuito - in forma diretta (spacci aziendali, utilizzo
delle-commerce, vendita tramite catalogo) - e quanto tramite le imprese specializzate del
settore distributivo (canale indiretto). - Il settore distributivo, rispetto alle imprese di
produzione, gode di numerosi vantaggi - possibilità di moltiplicare i contatti con i
clienti finali su diverse aree del territorio - possibilità di creare assortimenti ampi, cioè
con un elevato numero di categorie commerciali, o
profondi, cioè con un elevato numero di referenze
per categoria - possibilità di raccogliere informazioni circa i
gusti dei clienti - possibilità di attuare economie di scala
attraverso la moltiplicazione di moduli
commerciali autonomi.
46- Per unimpresa produttrice la collaborazione con
la distribuzione è - necessaria, poiché le sue capacità di contatto
con il consumatore finale sono notevolmente
limitate - problematica, perché in questo modo perde alcune
prerogative di controllo del prodotto finale
necessarie per gestirne la reputazione sul
mercato (scontistica, posizionamento a scaffale,
conservazione). - I canali distributivi indiretti possono essere
classificati distinguendo, in base alle
caratteristiche della clientela, il canale
allingrosso e quello al dettaglio - il settore allingrosso può concludere scambi
soltanto con clienti intermedi (scambi business
to business B2B) - il settore al dettaglio vende ai clienti finali
(business to consumer B2C). - Il ruolo dei grossisti nel sistema è rilevante in
quanto gestiscono e organizzano gli
approvvigionamenti del canale Ho.Re.Ca. (hotel,
restorant e catering) nel quale trovano
collocazione i prodotti alimentari a maggiore
valore aggiunto.
47- Il dettaglio tradizionale è rappresentato da
imprese familiari indipendenti (alimentaristi)
classificabili con diversi criteri - generali, specializzati e dettaglianti artigiani
(es. macellerie) - self service o servizio completo
- a margine ridotto e alta rotazione o a
margine alto e bassa rotazione. - Lelemento più significativo della distribuzione
alimentare è rappresentato dallavvento e dallo
sviluppo della grande distribuzione organizzata
GDO conseguente lintroduzione delle tecniche di
self service. - La GDO si caratterizza per
- nuovi schemi di approvvigionamento
- centralizzazione degli scambi
- e grandi superfici espositive.
- Al suo interno è possibile distinguere tra
- grande distribuzione GD
- e distribuzione organizzata DO.
48- La grande distribuzione GD è rappresentata da
grandi imprese articolate in succursali nei
diversi territori, rifornite da un Centro di
Distribuzione (Ce.Di.) che pianifica acquisti e
assortimenti. - Appartengono a questa categoria (Gs, Esselunga,
Rinascente-Auchan, Coop). - La distribuzione organizzata DO è nata
dallunione di piccoli dettaglianti che
attraverso un centro di distribuzione ed un
marchio collettivo centralizzano gli acquisti e
le funzioni di marketing per competere con i
grandi gruppi distributivi. - Appartengono a questa categoria
- i gruppi di acquisto (Conad, Crai, Sigma)
- e la unioni volontarie (Associazioni di
grossisti, Despar, Vegè) - che realizzano sistemi di distribuzione verticali
di tipo contrattuale.
49- I punti di vendita (PdV) possono essere
classificati anche in base alla superficie
espositiva disponibile al consumatore - Ipermercato struttura con unarea di vendita al
dettaglio superiore ai 2500 m2 - Supermercato struttura con unarea di vendita
al dettaglio che va dai 400 m2 ai 2500 m2 - Libero servizio struttura con unarea di
vendita al dettaglio che va dai 100 m2 ai 400 m2
(Superette, alimentari tradizionali,
specializzati). - A questi vanno aggiunti gli Hard Discount che
seguono la strategia del meno cioè meno
servizi, meno costi e prezzi più bassi oltre
alle forme di vendita non store come ambulanti
e distributori automatici. - Vi sono anche forme di distribuzione organizzata
implementate - dal mondo del consumo, come i gruppi di acquisto
solidale GAS, che collegano fra loro i diversi
gruppi e scambiano informazioni sui prodotti e
sui produttori - dal mondo della produzione, come i farmers
market, che sono una forma di integrazione
orizzontale volta a costruire dei PdV gestiti dai
consorzi di produttori in vicinanza dei centri
urbani.