Title: Universit
1Université de FribourgFaculté des
LettresDomaine dItalien
- Semestre Autunnale 2012-2013
- Corso introduttivo
- Avviamento allanalisi del testo poetico
- Prof. Uberto Motta
- MIS 3026, giovedì 15-19h
2Bibliografia (1)
- Manuale di riferimento
- P. G. Beltrami, Gli strumenti della poesia,
Bologna, Il Mulino, 2002.
3Bibliografia (2)
- Opere di consultazione
- DA. S. Avalle, Lanalisi letteraria in Italia
formalismo, strutturalismo, semiologia,
Milano-Napoli, Ricciardi, 1970. - L. Renzi, Come leggere la poesia, con
esercitazioni su poeti italiani del Novecento,
Bologna, Il Mulino, 1985. - C. Segre, Avviamento allanalisi del testo
letterario, Torino, Einaudi, 1985. - M. Martelli F. Bausi, La metrica italiana
teoria e storia, Firenze, Le Lettere, 1993. - Il testo letterario. Istruzioni per luso, a cura
di M. Lavagetto, Roma-Bari, Laterza, 1996. - P. V. Mengaldo, Prima lezione di stilistica,
Roma-Bari, Laterza, 2001- - P. V. Mengaldo, Attraverso la poesia italiana
analisi di testi esemplari, Roma, Carocci, 2008. - G. Lavezzi, I numeri della poesia guida alla
metrica italiana, Roma, Carocci, 2002. - L. Serianni, La lingua poetica italiana
grammatica e testi, Roma, Carocci, 2009. - B. Mortara Garavelli, Il parlar figurato.
Manualetto di figure retoriche, Roma-Bari,
Laterza, 2010. - S. Bozzola, La lirica. Dalle origini a Leopardi,
Bologna, Il Mulino, 2012. - A. Afribo A. Soldani, La poesia moderna. Dal
secondo Ottocento a oggi, Bologna, Il Mulino,
2012.
4Calendario delle lezioni
- Giovedì 20 settembre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 27 settembre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 4 ottobre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 11 ottobre 1515 1700 MIS 3026
- Mercoledì 17 ottobre 1715 1900 MIS 3026
- Giovedì 18 ottobre 1515 1700 MIS 3026
- Martedì 23 ottobre Giornata di studi
italiani - Giovedì 25 ottobre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 8 novembre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 15 novembre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 22 novembre lezione sospesa
- Giovedì 29 novembre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 6 dicembre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 13 dicembre 1515 1700 MIS 3026
- Giovedì 20 dicembre 1515 1700 MIS 3026
5T. S. Eliot, Le frontiere della critica, 1956 (I)
- Capire una poesia vuol dire gustarla pienamente
per la ragione giusta. Capire una poesia
travisandola significa compiacersi di una mera
interpretazione della propria mente. È
impossibile gustare appieno una poesia se non la
si è capita daltro canto è ugualmente vero che
non possiamo capirla fino in fondo se non la
gustiamo.
6T. S. Eliot, Le frontiere della critica (II)
- Le fonti e i modelli non offrono alcuna chiave
per lintendimento di qualsiasi poesia scritta da
qualsiasi poeta. - Capire una poesia vuol dire afferrare la sua
ragione dessere e la sua entelechia.
7T. S. Eliot, Le frontiere della critica (III)
- Spiegazione causale levento è il risultato di
una causa ? critica biografica e psicologica - Spiegazione finalistica levento è il suo
effetto ? critica reader oriented
8Eliot, The frontiers of criticism (IV)
- In tutta la grande poesia cè qualcosa che deve
restare inesplicabile, per quanto completa possa
essere la nostra conoscenza del poeta, e anzi è
questo il più importante. Quando nasce una poesia
è accaduta una cosa nuova che non può essere
interamente spiegata da qualsivoglia cosa
avvenuta prima. È questo, io credo, ciò che
sintende per creazione.
9Eliot, The frontiers of criticism (V)
- Di una poesia non cè una sola interpretazione
giusta. - Uninterpretazione non è giusta se e perché
corrisponde a ciò che lautore si proponeva di
fare. - Nessuna interpretazione deve preclude al lettore
la possibilità di continuare a gustare la poesia.
10Eliot, The frontiers of criticism (VI)
- Leggere una poesia non è solo un esercizio
archeologico, un viaggio a ritroso nel tempo è
uno spalancamento su una scintilla.
11Contini, Filologia ed esegesi dantesca, 1965 (I)
- Una apparente aporia nellesperienza di ogni
lettore - labbandono allincanto dellesecuzione
- il godimento, la fruizione della poesia
- (B) lacclaramento penetrante della lettera
- lo studio, il giudizio culturale, la spiegazione
sistematica
12Contini, Filologia ed esegesi (II)
- Leggere e godere prima di avere capito tutto
- Consentire che sia la gioia della lettura a
stimolare la ricerca e lo studio (e non
viceversa) ? dallispirazione alla tecnica - Passare dalla critica ideologica alla critica
verbale lesecuzione del testo
13Contini, Filologia ed esegesi (III)
- Citazione da B. Croce, La poesia di Dante, 1921
- Proposizioni filosofiche, nomi di persone,
accenni a casi storici, giudizi morali e politici
e via dicendo, sono, in poesia, nientaltro che
parole, identiche sostanzialmente, a tutte le
altre parole, e vanno interpretate in questi
limiti.
14Contini, Filologia ed esegesi (IV)
- A proposito della critica verbale
- limitare il giudizio ai casi di flagrante
intenzionalità è arbitrario, perché spesso la
scrittura poetica ha una velocità che si sottrae
alla coscienza
15V. Sereni, Il silenzio creativo, 1962
- Si convive per anni con sensazioni, impressioni,
sentimenti, intuizioni, ricordi. Il senso di
rarità o eccezionalità che a ragione o a torto si
attribuisce ad essi, forse in relazione con
lintensità con cui lesistenza li impose, è
forse la prima fonte di insoddisfazione creativa,
anzi di riluttanza di fronte alla messa in opera,
che si traduce (peggio per chi non la prova) in
nausea metrica, in disgusto per ogni modulo
precedentemente sperimentato Si convive con le
proprie invenzioni, con spettri di poesie non
scritte - Non è prodotto del caso (e direi anche che è
salutare) la rinunzia a chiedersi che cosa sia,
in assoluto, la poesia. Molto più senso di una
simile domanda mi pare abbia lindividuazione di
un piano di sviluppo delle emozioni che porti a
raffigurare sotto un angolo specifico il rapporto
tra esperienza e invenzione la ricerca dun tale
angolo e dun tale rapporto segna il passaggio
dalla fase negativa del silenzio di cui
discorrevo alla fase per cui gli spettri
dellinsoddisfazione prendono corpo. - Ma ci sono tanti modi dinventare e non sinventa
una volta per tutte. Al contrario, sinventa
volta per volta Avere ben presenti queste cose
significa evitare per quanto possibile di fare
anche dellinvenzione, dei propri collaudati modi
inventivi, una formula e unabitudine, sapere
sempre a rischio daltri silenzi che langolo
utile, il rapporto illuminante non è mai dato, ma
è da trovare e al tempo stesso mettersi in grado
di aderire meglio a quanto ha di vario il moto
dellesistenza. E questo è il prezzo della
comunicazione.
16Due ipotesi a confronto
- Gentile
- Ettore Serra
- poesia
- è il mondo lumanità
- la propria vita
- fioriti dalla parola
- la limpida meraviglia
- di un delirante fermento
- Quando trovo
- in questo mio silenzio
- una parola
- scavata è nella mia vita
- come un abisso
- (G. Ungaretti, Commiato, 1916)
- Secondo quale criterio linguistico si riconosce
empiricamente la funzione poetica? In
particolare, qual è lelemento la cui presenza è
indispensabile in ogni opera poetica? ... La
funzione poetica proietta il principio
dequivalenza dallasse della selezione allasse
della combinazione. Lequivalenza è promossa al
grado di elemento costitutivo della sequenza. - (R. Jakobson, Linguistica e poetica, 1963)
17- Genti le 3
- Ettore Serra 5
- poesia 4
- è il mondo lumanità 8
- la propria vita 5
- fioriti Dalla parola 8
- la limpiDa meraviglia 8
- di un Delirante fermento 8
- QuandO trOvO 4
- in questO miO silenziO 8
- unA pArolA 5
- scAvAtA è nellA miA vitA 9
- come un abisso 5
18Versi liberi
- Montale, Forse un mattino, v. 8
- tra gli uomini che non si voltano, col mio
segreto. - Montale, Felicità raggiunta, v. 8
- è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
19Versi spezzati
- Montale, La bufera, 18-20
- lo scalpicciare del fandango, e sopra
- qualche gesto che annaspa
- Come quando
- ti rivolgesti e con la mano, sgombra
20G. Ungaretti, Eterno
- Tra un fiore colto e laltro donato
- linesprimibile nulla
- I redazione, Lacerba, 8 maggio 1915
- Eternità
- Tra un fiore colto e laltro donato
- linesprimibile vanità.
- Fiore doppio
- nati in grembo alla madonna
- della gioia.
21La misura dei versi
- di retro da Maria, da quella costa (Purg., X
50) - Lamoroso pensero (Petrarca, RVF, LXXI 91)
- Nel mezzo del cammin di nostra vita (Inf., I 1)
- lo ciel perdei che per non aver fé (Purg., VII
8) - che noi possiam ne laltra bolgia scendere
(Inf., XXIII 32)
22Sistole e diastole
- Né dolcezza di figlio, né la pièta
- del vecchio padre, né l debito amore
- lo qual dovea Penelopé far lieta (Inf. XXI 94-6)
- E l duca disse a me - Più non si desta
- di qua dal suon dellangelica tromba,
- quando verrà la nimica podèsta. (Inf. VI 94-6)
- Come quando la nebbia si dissipa,
- lo sguardo a poco a poco raffigura
- ciò che cela il vapor che laere stipa (Inf. XXXI
34-6)
23I versi della poesia italiana
- Mono- e Bisillabo Qui / non si sente / altro
(Ungaretti) - Trisillabo (2) Si tace (Palazzeschi)
- Quadrisillabo (1,3) sono priso (Giacomo da
Lentini) vuoto e tondo (Boito) - Quinario (1/2,4) ninfa gentile (Pindemonte)
bandiera bianca (Fusinato) - Senario (2,5 o 1,3,5) Dal core mi vene (Giacomo
da Lentini) non voler soffrire (Jacopone da
Todi) fantasma tu giungi (Pascoli) - Settenario (1-4,6) Meravigliosamente (Giacomo
da Lentini) Chiare, fresche et dolci acque
(Petrarca) Ei fu. Siccome immobile (Manzoni)
24I versi della poesia italiana
- Quinario doppio (4,9) Dal mio cantuccio, donde
non sento (Pascoli) - Senario doppio (2,5,8,11) Dagli atri muscosi,
dai Fori cadenti (Manzoni) - Settenario doppio (alessandrino o martelliano)
(6,13) Sui campi di Marengo batte la luna
fosco (Carducci) tra la Bormida e il Tanaro
sagita e mugge un bosco (Carducci)
25I versi della poesia italiana
- Ottonario (3,7) Quantè bella giovinezza
(Lorenzo de Medici) Su l castello di Verona
(Carducci) - Novenario (2,5,8) tremava un sospiro di
vento (Pascoli) - Decasillabo (3,6,9) Dilongato mi son da la
via (Jacopone) Soffermati sullarida sponda
(Manzoni) - Endecasillabo (4/6,10) Nel mezzo del cammin di
nostra vita (2,6,10 endecasillabo a maiore, con
accenti fissi di 6a e 10a) mi ritrovai per
una selva oscura (4,8,10 endecasillabo a
minore, con accenti fissi di 4a e 10a)
26Laccento metrico
- Regola generale accento metrico accento
grammaticale - Atoni articoli, preposizioni, congiunzioni
- pron. pers. di una sillaba seguiti da verbo
- non in posizione non enfatica
- agg. poss. in posizione debole (mia vita)
- agg. di una sill. sost.
- verbi ausiliari monosill. part. (è stato)
- verbi ausiliari di 2 sill. accento del part.
(avea fatto gtlt abbia perduto) - es. (6,10) che di lagrime son fatti uscio e
varco (Rvf 3,11)
27Ipermetria e ipometria
- Boccaccio, Teseida, I 38
- I denti batte e rugghia e gli spediti
- sentieri a sua salute cerca e pe
romori - chegli ha in qua in là in giù e su uditi,
- non sa qua vie per lui sien migliori.
- Saba, Canzoniere, A mamma, v. 108
- Sugli ultimi mari i naviganti 1948 lt Di su gli
ultimi mari i naviganti 1911 e 1921
28Figure metriche (1)
- Sinalefe Voi chascoltate in rime sparse il
suono (RVF I 1) - Dialefe O anima cortese mantoana (Inf. II 58)
- Sinèresi di quei sospiri ondio nudriva il core
(RVF I 2) - Dieresi Sì travïato è l folle mi desio (RVF
VI 1)
29Figure metriche (2)
- e come albero in nave si levò (Dante, Inf.,
XXXI 145) ? sinalefe - che fece me a me uscir di mente (Dante, Purg.,
VIII 14) ? dialefe - Io venia pien dangoscia a rimirarti (Leopardi,
Alla luna, v. 3) ? sineresi - O grazïosa luna, io mi rammento (Leopardi, Alla
luna, v. 1) ? dieresi
30Testo Spesso il male di vivere ho
incontrato era il rivo strozzato che
gorgoglia. Parafrasi di I grado Dal verso (due
endecasillabi a maiore) alla prosa Disposizione
delle parole Ho incontrato spesso il male di
vivere era come un corso dacqua che, bloccato
da un ostacolo, ribolle. Parafrasi di II
grado Risoluzione e scioglimento delle figure
retoriche Io ho sperimentato spesso il male di
vivere, e ne ho trovato lequivalente metaforico,
per esempio, in un corso dacqua che, impedito
nel suo scorrere naturale, ribolle.
31 Spessoil male di vivere ho
incontrato 1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 era
il rivo strozzato che gorgoglia. 1
2 3 4 5 6 7 8 9
10 11 Cfr. Dante, Inf. VII 125, questinno
si gorgoglian nella strozza
32La rima (1)
- La rima può essere piana (amore dolore), tronca
(sentì compì) o sdrucciola (cantano
piantano). - Si parla di assonanza se coincidono solo le
vocali, mentre sono diverse le consonanti
(campane celare), e di consonanza nel caso di
uguaglianza delle consonanti (ardo morde).
33La rima (2)
- baciate (AA, es. valore signore)
- alternate (ABAB, es. bella oro stella
lavoro) - incrociate (ABBA, es. colore morta porta
valore) - invertite (ABC.CBA, es. piagenza vertute
mostra nostra salute conoscenza, in
Cavalcanti) - replicate (ABC.ABC, es. tutto sovente
vergogno frutto chiaramente sogno, in
Petrarca)
34La rima (3)
- Facili campare andare parlare in Inf. II
68-72 - Difficili Inf., XXIX 74-78, con la serie
tegghia-stregghia-vegghia - Ricche regi dispregi, in Inf. VIII e Par. XIX
- Derivative parte sparte, degna indegna, in
Inf. III - Equivoche porta porta, in Inf. XXIV 37-39
35F. Petrarca, R.v.f. XVIII
- Quandio son tutto vòlto in quella parte
- ove l bel viso di madonna luce,
- et mé rimasa nel pensier la luce
- che marde et strugge dentro a parte a parte, 4
- i che temo del cor che mi si parte,
- et veggio presso il fin de la mia luce,
- vommene in guisa dorbo, senza luce,
- che non sa ove si vada et pur si parte. 8
- Così davanti ai colpi de la morte
- fuggo ma non sì ratto che l desio
- meco non venga come venir sòle.
- Tacito vo, ché le parole morte 12
- farian pianger la gente et i desio
- che le lagrime mie si spargan sole.
36La rima (4)
- Frante in Inf. XXVIII 119-123, la serie
come-chiome-Oh me in Inf. XXX 83-87, la serie
oncia-sconcia-non ci ha - Ripetute o identiche Qui vince la memoria mia lo
ngegno / ché quella croce lampeggiava Cristo, /
sì chio non so trovare essempro degno / ma chi
prende sua croce e segue Cristo, / ancor mi
scuserà di quel chio lasso, / vedendo in
quellalbor balenar Cristo (Par. XIV 103-108)
37La rima (5)
- Rima ipermetra
- tempesta restano
- che ti lessi negli occhi, cherano / pieni di
pianto, che sono / pieni di terra, la preghiera /
di vivere e dessere buono! (Pascoli) - Ah luomo che se ne va sicuro, / agli altri ed
a se stesso amico, / e lombra sua non cura che
la canicola / stampa sopra uno scalcinato muro!
(Montale)
38A che cosa serve la rima
- Funzione strutturante o demarcativa in relazione
alla forma del testo - Funzione musicale valorizzazione della
componente eufonica del segno - Funzione semantica attivazione di rapporti
produttori di senso
39La rima
-
- Voi chascoltate in rime sparse il suono ABBA
- di quei sospiri ondio nudriva l core
- in sul mio primo giovenile errore
- quandera in parte altruom da quel chi
sono 4 - del vario stile in chio piango et ragiono, ABBA
- fra le vane speranze, e l van dolore,
- ove sia chi per prova intenda amore,
- spero trovar pietà, nonché perdono. 8
- Ma ben veggio or sì come al popol tutto CDE
- favola fui gran tempo, onde sovente
- di me medesmo meco mi vergogno
- et del mio vaneggiar vergogna è l frutto, 12
CDE - e l pentérsi, e l conoscer chiaramente
- che quanto piace al mondo è breve sogno.
40La rima
- Arso completamente dalla vita
- io vivo in essa felice e dissolto.
- La mia pena damore non ascolto
- più di quanto non curi la ferita.
- (S. Penna)
41La rima (6)
- rima interna / rima al mezzo
- Leopardi, La ginestra
- Con lungo affaticar lassidua gente
- avea provvidamente al tempo estivo (vv. 209-10)
- Non ha natura al seme
- delluom più stima o cura (vv. 231-232)
42Lenjambement (1)
- Molto forte
- Lessicale Poi non vi piace cheo vami,
ameraggio- / vi dunque per forza? Non piaccia
unque a Deo! (Guittone) - Sintagmatico Ma, sedendo e mirando, interminati
/ spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi,
e profondissima quiete (Leopardi) che vanno al
nulla eterno e intanto fugge / questo reo tempo,
e van con lui le torme (Foscolo)
43Lenjambement (2)
- Forte Ma ben veggio or sì come / al popol
tutto favola fui gran tempo, onde sovente
(Petrarca) Giovin signore, o a te scenda per
lungo / di magnanimi lombi ordine il sangue
(Parini) - Debole Amor, cha nullo amato amar perdona, /
mi prese del costui piacer sì forte (Dante).
44Petrarca, R.f.v. CCCIX, 1-8
- Lalto et novo miracol cha dì nostri
- apparve al mondo, et star seco non volse,
- che sol ne mostrò l ciel, poi sel ritolse
- per adornarne i suoi stellanti chiostri, 4
- vuol chi depinga a chi nol vide, e l mostri,
- Amor, che n prima la mia lingua sciolse,
- poi mille volte indarno a lopra volse
- ingegno, tempo, penne, carte e nchiostri. 8
45Schemi metrici
- Sonetto ABAB.ABAB oppure ABBA.ABBA CDC.DCD,
CDE.CDE oppure CDE.EDC - Terzina ABA.BCB.CDC.DED
- Ottava AB.AB.AB.CC, oppure AB.AB.AB.AB,
AB.AB.CC.DD - Canzone stanze formate da fronte (divisa in
due piedi) e coda (o sirma) - Ballata ritornello stanze
- Madrigale Sestina
46La stanza di canzone (R.v.f. 126)
- FRONTE (se indivisibile)
- 1 piede 1 Chiare, fresche et dolci
acque, settenario a - 2 ove le belle membra settenario b
- 3 pose colei che sola a me par
donna endecasillabo C - 2 piede 4 gentil ramo ove piacque settenario
a - 5 (con sospir mi rimembra) settenario
b - 6 a lei di fare al bel fiancho
colonna endecasillabo C - SIRMA
- 7 herba et fior che la gonna settenario
c - 8 leggiadra ricoverse settenario d
- 9 co langelico seno settenario e
- 10 aere sacro, sereno, settenario
e - 11 ove Amor co begli occhi il cor
maperse endecasillabo D - 12 date udïenza insieme settenario
f - 13 a le dolenti mie parole estreme. endecasilla
bo F - vv. 6-7, concatenatio
- vv. 12-13, combinatio
47Il congedo di canzone (R.v.f. 126)
- Se tu avessi ornamenti quanthai voglia, A
- potresti arditamente b
- uscir del boscho, et gir in fra la gente B
48La ballataritornello/ripresa strofe/stanze
- grande, con ritornello di quattro versi
(endecasillabi, o endecasillabi e settenari) - mezzana, con ritornello di tre versi
(endecasillabi, o endecasillabi e settenari) - minore, con ritornello di due versi
(endecasillabi, o endecasillabi e settenari) - piccola, con ritornello di un solo endecasillabo
- stravagante, con ritornello formato da più di
quattro versi
49Petrarca, R.v.f. 69 (ballata)
- Tolta m' è poi di que' biondi capelli,
- lasso, la dolce vista
- e 'l volger de' duo lumi honesti et belli
- col suo fuggir m' atrista
- ma perché ben morendo honor s' acquista,
- per morte né per doglia
- non vo' che da tal nodo Amor mi scioglia.
50Petrarca, R.v.f. 69 (ballata)
- Ripresa
- Perché quel che mi trasse ad amar prima, Y
- altrui colpa mi toglia, x
- del mio fermo voler già non mi svoglia. X
- I Stanza
- piede
- Tra le chiome de l' òr nascose il laccio, A
- al qual mi strinse, Amore
b - piede
- et da' begli occhi mosse il freddo ghiaccio, A
- che mi passò nel core, b
- volta
- con la vertú d' un súbito splendore, B
- che d' ogni altra sua voglia
x - sol rimembrando anchor l' anima spoglia. X
- II Stanza
- piede
- Tolta m' è poi di que' biondi capelli,
A - lasso, la dolce vista
b - piede
- e 'l volger de' duo lumi honesti et belli
A - col suo fuggir m' atrista
b - volta
- ma perché ben morendo honor s' acquista, B
- per morte né per doglia
x - non vo' che da tal nodo Amor mi scioglia. X
51F. Petrarca, R.v.f. 106
- Nova angeletta sovra l' ale accorta A
- scese dal cielo in su la fresca riva, B
- là 'nd' io passava sol per mio destino. C
- Poi che senza compagna et senza scorta A
- mi vide, un laccio che di seta ordiva B
- tese fra l' erba, ond' è verde il camino. C
- Allor fui preso et non mi spiacque poi, D
- sí dolce lume uscia degli occhi suoi. D
52esercizio
- F. Petrarca, R.v.f., 12
- Se la mia vita da l'aspro tormento
- si può tanto schermire, et dagli affanni,
- chi veggia per vertù de gli ultimi anni,
- donna, de be vostrocchi il lume spento, 4
- e i cape d'oro fin farsi d'argento,
- et lassar le ghirlande e i verdi panni,
- e l viso scolorir che ne miei danni
- allamentar mi fa pauroso et lento 8
- pur mi darà tanta baldanza Amore
- chi vi discovrirò de mei martiri
- qua sono stati gli anni, e i giorni et lore
- et se l tempo è contrario ai be desiri, 12
- non fia chalmen non giunga al mio dolore
- alcun soccorso di tardi sospiri.
53Analisi di Rvf XII (1)
- Parafrasi
- Schema metrico
- Sonetto, rime ABBA ABBA CDC DCD
- Consonanza tra C e D (-ore e iri) rima interna
ai vv. 6-8 (lassar lamentar) e (identica) ai
vv. 3-11 (anni) - Rima ricca e franta ai vv. 11 e 13 (lore
dolore) - Enjambements
- ai vv. 1-2 (con iperbato e allitterazione), 7-8,
10-11, 13-14 - Effetti fonici
54- Se la mia vita da l'aspro tormento 4 7 10
- si può tanto schermire,et dagliaffanni, 2 3
6 10 - chi veggia per vertù de gliultimianni, 2 6
8 10 - donna, de be vostrocchiil lume spento, 1 4
6 8 10 - ei cape d'oro fin farsi d'argento, 3 4 6 7
10 - et lassar le ghirlandeei verdi panni, 3 6 8
10 - e l viso scolorir che ne miei danni 2 6 10
- allamentar mi fa paurosoet lento 4 6 8 10
- pur mi darà tanta baldanza Amore 4 5 8 10
- chi vi discovrirò de mei martiri 6 10
- qua sono stati gli anni,ei giorniet
lore 2 4 6 8 10 - et se l tempoè contrarioai be desiri, 3 4
6 8 10 - non fia chalmen non giungaal mio dolore 2 4
6 10 - alcun soccorso di tardi sospiri. 2 4 7 10
55Analisi di Rvf XII (2)
- Il tema della poesia
- La speranza di trovare in vecchiaia consolazione
delle pene amorose sofferte in gioventù. - Un artificio prospettico posta
lincomunicabilità che separa lamante dalla
visione e dal contatto desiderati, ci si augura
che i pensieri damore possano essere rivelati e
condivisi in futuro. - Rovesciamento del motivo classico (Tibullo)
dellinvecchiamento ostile agli amanti originale
è il sogno di una vecchiaia che finalmente
riunisca gli amanti in una virtuosa reciprocità.
56Analisi di Rvf XII (3)
- Analisi linguistica e stilistica
- da veggia (v. 3) dipendono (asimmetricamente
Contini) sia un sostantivo con predicato
delloggetto, sia tre subordinate infinitive con
verbo medio, transitivo o intransitivo - la poesia si regge su un doppio periodo
ipotetico Se (vv. 1-8 PROTASI), pur mi darà
(vv. 9-11 APODOSI) et se (v. 12 PROTASI), non
fia (vv. 13-14 APODOSI). NB Protasi al
presente, apodosi al futuro
57Analisi di Rvf XII (4)
- vv. 4-7, ritratto di lei per frammenti (occhi,
capelli, panni, viso) ? lirraggiungibilità
dellintero - v. 5, e i cape doro fin farsi dargento
- elemento chiave della donna del Libro (i capelli
biondi) segmento centrale allitterante ma
separato da cesura diametralità oro/argento - NB assonanza interna che lega fin a schermire (v.
2) e a scolorir (v. 7) con la i tonica sempre
in 6a posizione
58Analisi di Rvf XII (5)
- v. 8, a llamentar mi fa pauroso e lento
- uno dei rari casi in Rvf di raddoppiamento
fonosintattico - forte cesura alla fine del primo emistichio
- rima interna fa darà (v. 9), che lega
fonicamente quartine e terzine (ribadita da qua
al v. 11) - dittologia in fine verso linadeguata reazione
dellamante alle sue pene - mi fa il cuore del sonetto al sogno di un
futuro diverso si oppone il tempo presente del
timore e dello smarrimento (pauroso/baldanza)
59Analisi di Rvf XII (6)
- vv. 10-11, de mei martiri / qua sono stati gli
anni, e i giorni et lore - prolessi che enfatizza la lunghezza del tempo del
dolore - v. 13, non fia chalmen non giunga
- perifrasi con doppia litote, che rallenta e sfuma
limmagine del futuro - v. 14, tardi sospiri
- speculare alla lentezza del poeta-amante (al v.
8)
60Analisi di Rvf XII (7)
- Intertestualità
- v. 3, ultimi anni ? Verg. Ecl. IV 53-54 , O mihi
tum longae maneat pars ultima vitae, / spiritus
et quantum sat erit tua dicere facta! - v. 7, e l viso scolorir ?
- Inf. V 131, e scolorocci il viso
- v. 8, a llamentar mi fa pauroso et lento ?
- Inf. V 117, a lagrimar mi fanno tristo e pio
- la serie rimica martiri desiri sospiri ?
- Inf. V 115-120 (Poi mi rivolsi a loro e parla
io, / e cominciai - Francesca, i tuoi martiri /
a lagrimar mi fanno tristo e pio. / Ma dimmi al
tempo de dolci sospiri, / a che e come
concedette Amore / che conosceste i dubbiosi
disiri?- - v. 12, tempo ?
- Inf. V 118 (al tempo de dolci sospiri)
- v. 14, alcun soccorso di tardi sospiri ?
- Inf. II 65, Chio mi sia tardi al soccorso
levata
61G. Leopardi, A Silvia, vv. 49-63
- 7 Anche peria fra poco
- 50 11 La speranza mia dolce agli anni miei
- 7 Anche negaro i fati
- 7 La giovanezza. Ahi come,
- 7 Come passata sei,
- 11 Cara compagna dell'età mia nova,
- 55 7 Mia lacrimata speme!
- 7 Questo è quel mondo? questi
- 11 I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
- 11 Onde cotanto ragionammo insieme?
- 11 Questa la sorte dell'umane genti?
- 60 7 All'apparir del vero,
- 11 Tu, misera, cadesti e con la mano
- 11 La fredda morte ed una tomba ignuda
- 7 Mostravi di lontano.
62Denotazione e connotazione
- significato denotativo referenziale, oggettivo
- significato connotativo supplementare,
contestuale - Dolce color d'orïental zaffiro, / che
s'accoglieva nel sereno aspetto / del mezzo, puro
infino al primo giro , / a li occhi miei
ricominciò diletto, / tosto ch'io usci' fuor de
l'aura morta / che m'avea contristati li occhi e
'l petto (Purg. I 13-18) - DOL ce cO LOR DORIentaL zaffI RO
- 1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11
63I valori fonosimbolici
- di me medesmo meco mi vergogno (RVF I 11)
- (Virgilio, Buc. III 76 Phyllida mitte mihi,
meus est natalis) - il pietoso pastor pianse al suo pianto (Tasso,
GL, VII 16) - Spesso il male di vivere ho incontrATO / era il
rivo strozzATO che gorgoOGLIA, / era
lincartocciarsi della fOGLIA / riarsa, era il
cavallo stramazzATO (Montale)
64Onomatopea
- Giovanni Pascoli, Arano, vv. 7-10
- ché il passero saputo in cor già gode,
- e il tutto spia dai rami irti del moro
- e il pettirosso nelle siepi sode
- il suo sottil tintinno come doro.
- ?
- Questultima immagine è complessa, costruita
comè su un doppio ordine di rapporti analogici
esplicito il primo, fra il movimento ingegnoso e
il suono dellorologio e il moto e il rispondersi
delle voci nel coro dei beati implicito il
secondo, fra la liturgia conventuale del
mattutino e il canto delle anime. Lonomatopea, i
vocaboli rari traducono in preziosità di
linguaggio la tensione fantastica (N. Sapegno)
- Dante, Paradiso, X, 139-148
-
- Indi, come orologio che ne chiami
- ne l'ora che la sposa di Dio surge
- a mattinar lo sposo perché l'ami,
- che l'una parte e l'altra tira e urge,
- tin tin sonando con sì dolce nota,
- che 'l ben disposto spirto d'amor turge
- così vid'ïo la gloriosa rota
- muoversi e render voce a voce in tempra
- e in dolcezza ch'esser non pò nota
- se non colà dove gioir s'insempra.
65Ritmo e sintassi U. Foscolo, A Zacinto
- Né più mai toccherò le sacre spondeove il mio
corpo fanciulletto giacque,Zacinto mia, che te
specchi nell'ondedel greco mar, da cui vergine
nacque 4 - Venere, e fea quellisole fecondecol suo primo
sorriso, onde non tacquele tue limpide nubi e le
tue frondel'inclito verso di colui che l'acque
8 - cantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello
di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca
Ulisse. - Tu non altro che il canto avrai del figlio, 12o
materna mia terra a noi prescrisseil fato
illacrimata sepoltura.
66Parafrasi
- 1-4 Io non potrò mai più toccare le sacre
sponde (del luogo dove sono nato), dove il mio
corpo da piccolo giacque, o Zacinto mia, che ti
rispecchi nelle onde del mare greco (cioè, non
potrò mai più ritornare in patria). - 4-6 Dalle acque di questo mare nacque la dea
Venere, che rese feconde (cioè felici) quelle
isole attraverso il suo primo sorriso. - 6-11 Per questo motivo, del tuo candido cielo e
dei tuoi boschi (ossia, delle tue bellezze
naturali) non poté non parlare la nobile poesia
di Omero, che raccontò le avventure (di Ulisse)
sul mare governato dal fato, e lesilio di colui,
bello nella fama e nella disgrazia, che è
arrivato alla fine a baciare la sua rocciosa
Itaca. - 12-14 Tu invece, o Zacinto, non avrai altro che
la poesia del tuo figlio a noi, infatti, il
destino ha riservato una sepoltura senza lacrime
(cioè lontana dalla patria).
67Esercizio FOSCOLO
- Analisi metrica
- ABAB ABAB CDE CED
- rima ricca ai vv. 10-14
- enjamb. 1-2, 3-4, 4-5, 6-7, 7-8, 8-9, 10-11,
13-14 - Analisi lessicale
- sacre (v. 1), giacque (v. 2)
- feconde (v. 5), limpide (v. 7)
- inclito (v. 8)
- fatali e diverso (v. 9), bello (v. 10)
- materna (v. 13), illacrimata (v. 14)
- Analisi sintattica
- vv. 1-11 vv. 12-14 Periodo iniziale di
inusitata ampiezza secchezza epigrafica della
terzina finale - Funzione strutturante dei nessi relativi
- Frequenti e vistosi iperbati ai vv. 6-11.
68Esercizio FOSCOLO
- Né più mai toccherò le sacre spondeove il mio
corpo fanciulletto giacque,Zacinto mia, che te
specchi nell'ondedel greco mar, da cui vergine
nacque - Venere, e fea quellisole fecondecol suo primo
sorriso, onde non tacquele tue limpide nubi e le
tue frondel'inclito verso di colui che l'acque - cantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello
di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca
Ulisse. - Tu non altro che il canto avrai del figlio,o
materna mia terra a noi prescrisseil fato
illacrimata sepoltura.
69Sonetto Foscolo
- Allitterazione
- v. 1 Né più mai toccherò le SacrE SpondE
- vv. 4-5 del gReco maR, da cui VERgiNE nacque /
VENERe, e FEa quellisole Feconde - v. 8 LinCLito vErso di CoLui ChE LACQUE
- v. 12-14 Tu non aLTRo che il canTo avRai deL
figlio, / o maTeRna mia TeRRa a noi pRescRisse /
iL faTo iLLacRimaTa sepoLTura
70Leopardi, A Silvia, vv. 1-6
- Silvia, riMeMbri ancora 7quel teMpo della
tua vita Mortale, 11quando beltà splendea
7negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
11e tu, lieta e pensosa, il liMitare 11di
gioventù salivi? 7 - Principale (interr.) 2 sub. temp. fra loro
coordinate
71Leopardi, A Silvia, vv. 7-14
- Sonavan le quiete 7stanze, e le vie
dintorno, 7al tuo perpetuo canto,
7allor che all'opre femminili inteNTA
11sedEVI, assai conteNTA 7di quel vago
avvenir che in mente avEVI. 11Era il maggio
odoroso e tu solEVI 11così menare il giorno.
7 - due periodi I, principale sub. tempor. da cui
dipendono una modale implicita e una relativa
II, principale coordinata
72Leopardi, A Silvia, vv. 15-27
-
- Io gli studi leggiadri 7talor lasciando E
le sudate carte, 11ove il tempo mio primo
7E di me si spendea la miglior parte,
11d'in su i veroni del paterno
ostello 11porgEA gli orecchi al suon della tua
voce, 11ED alla man veloce 7che percorrEA
la faticosa tela. 11Mirava il ciel sereno,
7le vie dorate E gli orti, 7E quinci
il mar da lungi, E quindi il monte. 11Lingua
mortal non dice 7quel ch'io sentiva in
seno. 7
73Leopardi, A Silvia
- vv. 10-12
- allor cheallopre femminiliintenta, 2 4 8 10
- sedevi,assai contenta 2 4 6
- di quel vago avvenir chein menteavevi 2 6 8
10 - 23-25
- Miravail ciel sereno, 2 4 6
- le vie doratee gliorti, 4 6
- e quinciil mar da lungi,e quindi il monte 2
4 6 8 10
74Le figure retoriche
- Dante, Inferno, XVII vv. 16-18 Con più
coloR, sommesse e sovRaposTe / non feR mai dRappi
TaRTaRi né TuRchi, / né fuoR Tai Tele peR aRagne
imposTe. - L. Ariosto, Satire, I vv. 226-228 Il qual
se vuol di calamo et inchiostro / di me servirsi,
e non mi tor da bomba, / digli Signore, il mio
fratello è vostro .
75Le figure retoriche operanti sulla costruzione
sintattica
- liperbato Parini, La nascente del sol luce
rifrange - lanastrofe Pascoli, dalle fratte / sembra la
nebbia mattutina fumare - il chiasmo Pascoli, con tonfi spessi e lunghe
cantilene - lenumerazione Ariosto, Altri in amar lo il
senno perde, altri in onori, / altri in cercar,
scorrendo il mar, richezze / altri ne le
speranze de signori, / altri dietro alle magiche
sciocchezze - lanafora Ariosto Vedete il meglio de la
nobiltade Vedete quante lance e quante spade
Vedete che l destrier sotto gli cade Vedete gli
omicidi e le rapine - il climax Leopardi, ogni stento, ogni danno, /
ogni estremo timor subito scordi - lanticlimax Leopardi, posa per sempre
tacqueta omai.
76Lessico e semantica
- Significato denotativo (oggettivo e comune)
- ?
- Significato connotativo (evocativo e contestuale)
- ? trama fonica, ritmica e sintattica
- ? echi letterari (fonti) intertestualità
-
77Lessico e semantica
- e il naufragar mè dolce in questo mare (G.
Leopardi, Linfinito) - Come questa pietra / è il mio pianto / che non
si vede (G. Ungaretti, Sono una creatura) - cfr. Tutto ho perduto La vita non mi è più /
/ che una roccia di gridi Mio fiume anche
tu E pietà in grido si contrae di pietra
78Similitudine e metafora
- Ella non ci dicea alcuna cosa, / ma lasciavane
gir, solo sguardando / a guisa di leon quando si
posa (Dante, Purgatorio, VI 64-66) - Erano i capei doro a laura sparsi (Petrarca,
Rvf, XC 1) - Si sta come / dautunno / sugli alberi / le
foglie (G. Ungaretti, Soldati) - È il mio cuore / il paese più straziato (G.
Ungaretti, San Martino del Carso, vv. 11-12)
79La similitudine
- Intesi cha sì fatto tormento
- enno dannati i peccator carnali,
- che la ragion sommettono al talento.
- E come li stornei ne portan lali
- nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
- così quel fiato li spiriti mali
- di qua, di là, di giù, di sù li mena
- nulla speranza li conforta mai,
- non che di posa, ma di minor pena.
- E come i gru van cantando lor lai,
- faccendo in aere di sé lunga riga,
- così vidio venir, traendo guai,
- ombre portate da la detta briga.
- (Inf., V 37 -49)
80Montale, I limoni, vv. 1-10
- Ascoltami, i poeti laureati
- si muovono soltanto fra le piante
- dai nomi poco usati bossi ligustri o acanti.
- Io, per me, amo le strade che riescono agli
erbosi - fossi dove in pozzanghere
- mezzo seccate agguantano i ragazzi
- qualche sparuta anguilla
- le viuzze che seguono i ciglioni,
- discendono tra i ciuffi delle canne
- e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
81G. Ungaretti, Stelle (da Sentimento del tempo)
- Tornano in alto ad ardere le favole. 11
- lt Tornano le favole a ardere in alto
- Cadranno colle foglie al primo vento. 11
- Ma venga un altro soffio, 7
- Ritornerà scintillamento nuovo. 11
- lt Parrà lincendio nuovo a un altro soffio
82G. Ungaretti, Stelle
- Tornanoin altoad ardere le favole
- 1 2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 - Cadranno colle foglieal primo vento.
- 1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 - Ma vengaun altro soffio,
- 1 2 3 4 5 6 7
- Ritornerà scintillamento nuovo.
- 1 2 3 4 5 6 7 8 9
10 11
83Commento alle prove scritte intermedie
- Un dì, sio non andrò sempre fuggendo
- di gente in gente, me vedrai seduto
- su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
- il fior de tuoi gentili anni caduto. 4
- La madre or sol suo dì tardo traendo
- parla di me col tuo cenere muto,
- ma io deluse a voi le palme tendo
- e sol da lunge i miei tetti saluto. 8
- Sento gli avversi numi, e le secrete
- cure che al viver tuo furon tempesta,
- e prego anchio nel tuo porto quiete. 11
- Questo di tanta speme oggi mi resta!
- Straniere genti, almen le ossa rendete
- allora al petto della madre mesta. 14
84Commento alle prove scritte intermedie
- Tutto CorsAmadeo,sentendola, si destava.Ne
conosceva il neosul labbro, e sottilela nuca e
landatura 15ilare la cinturastretta, che
acre e gentile(Annina si voltava)allopera
stimolava. - Andava in alba e in trina 20
- pari a unoperaia regina.
- Andava col volto franco(ma cauto, e vergine, il
fianco)e tutta di lei risuonavaal suo
tacchettio la contrada. 25
85U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni
- Un dì, sio non andrò sempre fuggendo
- di gente in gente, me vedrai seduto
- su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
- il fior de tuoi gentili anni caduto. 4
- La madre or sol suo dì tardo traendo
- parla di me col tuo cenere muto,
- ma io deluse a voi le palme tendo
- e sol da lunge i miei tetti saluto. 8
- Sento gli avversi numi, e le secrete
- cure che al viver tuo furon tempesta,
- e prego anchio nel tuo porto quiete. 11
- Questo di tanta speme oggi mi resta!
- Straniere genti, almen le ossa rendete
- allora al petto della madre mesta. 14
86Contestualizzazione
- Lettera di U. Foscolo a V. Monti, dicembre 1801
- La morte dellinfelicissimo mio fratello ha
esulcerato tutte le mie piaghe tanto più chei
morí duna malinconia lenta, ostinata, che non lo
lasciò né mangiare né parlare per quarantasei
giorni. Io mi figuro i martirij di quel
giovinetto e lo stato doloroso della nostra
povera madre tra le cui braccia spirò. Ma io temo
che egli stanco della vita siasi avvelenato .
La morte sola finalmente poté decidere la
battaglia che le sue grandi virtù, e i suoi
grandi vizj manteneano da gran tempo in quel
cuore di fuoco.
87Catullo, Carmina, CI
- Multas per gentes et multa per aequora
vectusadvenio has miseras, frater, ad
inferias,ut te postremo donarem munere mortiset
mutam nequiquam alloquerer cinerem,quandoquidem
fortuna mihi tete abstulit ipsum,heu miser
indigne frater adempte mihi.Nunc tamen interea
haec, prisco quae more parentumtradita sunt
tristi munere ad inferias,accipe fraterno multum
manantia fletu,atque in perpetuum, frater, ave
atque vale. - Per molte genti portato e per molti mari/ arrivo
a queste misere, fratello, esequie, / per donarti
l'ultimo tributo di morte/ ed invano parlare con
le tue mute ceneri, / dal momento che la sorte mi
ha tolto proprio te,/ ahi, misero fratello
indegnamente sottrattomi./ Ora tuttavia, intanto,
queste offerte, che secondo lantico rito / degli
avi sono state rese con triste tributo alle
esequie, / accogli stillanti di fraterno pianto,
/ ed in perpetuo, fratello, salute e addio.
88- Parce, per inmatura tuae precor ossa sororis
Tibullo, Elegie, II 6, vv. 29-40 - sic bene sub tenera parva quiescat humo.
- Illa mihi sancta est, illius dona sepulcro
- et madefacta meis serta feram lacrimis,
- illius ad tumulum fugiam supplexque sedebo
- et mea cum muto fata querar cinere.
- Non feret usque suum te propter flere clientem
- illius ut verbis, sis mihi lenta, veto,
- ne tibi neglecti mittant mala somnia Manes,
- maestaque sopitae stet soror ante torum,
- qualis ab excelsa praeceps delapsa fenestra
- uenit ad infernos sanguinolenta lacus.
- Risparmiami, ti prego, per le ossa di tua
sorella morta anzitempo / riposi la piccola in
pace sotto la terra morbida. / Lei mi è sacra al
suo sepolcro porterò offerte / e corone intrise
delle mie lacrime / accanto al suo tumulo mi
rifugerò, sedendo supplichevole, / e col suo
cenere muto compiangerò il mio destino. Lei non
permetterà che il suo protetto pianga di continuo
per causa tua / in nome suo ti proibisco di
mostrarti indifferente con me, / se non vuoi che
i suoi Mani trascurati ti mandino sogni
terrificanti / e nel sonno non ti / appaia
davanti al letto la sorella afflitta, / com'era
il giorno in cui, precipitata dall'alto di una
finestra, / sanguinante raggiunse gli stagni
infernali.
89Alfieri, Rime, CLXXV 1-4
- Misera madre che di pianto in pianto
- vai strascinando la tua triste sera
- e ad uno ad uno i figli amati tanto
- vedi acerbi ingoiar da morte fera.
90La matrice petrarchesca
- v. 4 Rvf CCLXVIII 39, al fior degli anni suoi
- v. 5 Rvf XVI 5, Indi trahendo poi lantiquo
fianco - vv. 10-11 Rvf CCCLXV 9-10, Sí che sio vissi in
guerra, et in tempesta, / mora in pace, et in
porto - v. 12 Rvf CCLXVIII 32, Questo mavanza di
cotanta speme
91G. Leopardi, Alla luna
- O graziosa luna, io mi rammentoche, or volge
l'anno, sovra questo colleio venia pien
d'angoscia a rimirartie tu pendevi allor su
quella selvasiccome or fai, che tutta la
rischiari. 5Ma nebuloso e tremulo dal
piantoche mi sorgea sul ciglio, alle mie luciil
tuo volto apparia, che travagliosaera mia vita
ed è, né cangia stile,o mia diletta luna. E pur
mi giova 10la ricordanza, e il noverar
l'etatedel mio dolore. Oh come grato occorrenel
tempo giovanil, quando ancor lungola speme e
breve ha la memoria il corso,il rimembrar delle
passate cose, 15ancor che triste, e che
l'affanno duri!
92Alla luna, vv. 12 ss.
- I red. (1819)
- del mio dolore. Oh come grato occorre
- il sovvenir delle passate cose,
- ancor che triste, e che il pianto duri.
- II red. (1835-36)
- del mio dolore. Oh come grato occorre
- nel tempo giovanil, quando ancor lungo
- la speme e breve ha la memoria il corso,
- il rimembrar delle passate cose,
- ancor che triste, e che laffanno duri!
93- O graziosa luna, io mi rammento
- che, or volge l'anno, sovra questo colleio
venia pien d'angoscia a rimirartie tu pendevi
allor su quella selvasiccome or fai, che tutta
la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal
piantoche mi sorgea sul ciglio, alle mie luciil
tuo volto apparia, che travagliosaera mia vita
ed è, né cangia stile,o mia diletta luna. E pur
mi giova la ricordanza, e il noverar l'etatedel
mio dolore. Oh come grato occorrenel tempo
giovanil, quando ancor lungola speme e breve ha
la memoria il corso,il rimembrar delle passate
cose, ancor che triste, e che l'affanno duri
- colle lt poggio
- pien lt carco
- selva lt bosco
- che travagliosa lt perché dolente
- ricordanza lt rimembranza
94U. Saba, La capra
- Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era
legata. Sazia d'erba, bagnata dalla pioggia,
belava. Quell'uguale belato era fraterno 5
al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia,
poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non
varia. Questa voce sentiva gemere in una capra
solitaria. 10 In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra
vita.
95Leopardi, Canto notturno di un pastore errante
dellAsia
- Qualche bene o contento / avrà forsaltri a me
la vita è male. / O greggia mia che posi, oh te
beata, / che la miseria tua, credo, non sai! /
Quanta invidia ti porto! (vv. 103-107) - O forse erra dal vero, / mirando allaltrui
sorte, il mio pensiero / forse in qual forma, in
quale / stato che sia, dentro covile o cuma, / è
funesto a chi nasce il dì natale (vv. 139-143) .
96- Biograficamente, il tempo in cui Saba compose
questo idillio è quello in cui luomo attivo
sente più vivace lobbligo di assumere nel mondo
una figura che lo renda necessario. Invece, in
Saba, si conferma a questo punto lassoluta
insensibilità ad ogni impulso dagire a
giustificare la sua vita gli basta il desto e
delicatissimo sentimento delle cose in cui si
obblia. E, se tutta la sua personalità non si
dissolve passivamente nelle cose, ciò proviene
dallintensissimo amore che egli porta ad esse e
che è già, da solo, una sufficiente e originale
ragion di vivere. Cè una devozione seria ed
assorta per gli aspetti in cui il mondo si
rivela. La malinconia che Saba ha musicato
trae forse le sue confuse ragioni
dallinstabilità di un centro morale in luogo
del quale è un succedersi di stati danima, tutti
facenti capo ad una certezza del dolore umano,
più garantita dalle affermazioni degli altri che
da una autentica ricognizione e la logorante
insidia di questo caos è mantenuta dallassenza
di ogni travolgente iniziativa donde il gusto di
starsene a ruminare in un ozio faticoso la
propria atonia (G. Debenedetti, La poesia di
Saba, 1923) .