Title: Diapositiva 1
1(No Transcript)
2Venera Fasone
- CORSO DI
- ALLEVAMENTO DEGLI ANIMALI DI INTERESSE FAUNISTICO
E VENATORIO
3FAUNA SELVATICA
- BENE COMUNE DELLA COLLETTIVITA
- PARTE INTEGRANTE DEGLI ECOSISTEMI
4PRESENZA DEGLI ANIMALI SELVATICI
-
- difesa e valorizzazione della natura e del tempo
libero - recupero del rapporto uomo - animale (sebbene
limitatamente ad apposite zone controllate, ad
es. parchi) - ripristino dellhabitat
- corretta gestione della fauna
- selvaggina da caccia (leventuale attività
venatoria devessere PRELIEVO SOSTENIBILE DI UNA
RISORSA RINNOVABILE).
5GESTIONE FAUNISTICA(Wildlife management)
- La scienza e larte di prendere decisioni
- e provvedimenti per manipolare
- la struttura, la dinamica e le relazioni
- di popolazioni animali, spazi vitali
- e comportamento delluomo
- per raggiungere obiettivi definiti.
- (Giles, 1978)
6OBIETTIVI GENERALI DELLA GESTIONE
FAUNISTICO-VENATORIA
- CONSEGUIMENTO DI DENSITA OTTIMALI
- PER TUTTE LE SPECIE
- CONSERVAZIONE SIA DELLE SPECIE NON CACCIABILI
- CHE DELLE SPECIE OGGETTO DI PRELIEVO VENATORIO
- NECESSARI
- DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO
- AGRO-SILVO-PASTORALE
- RIQUALIFICAZIONE DELLE RISORSE AMBIENTALI
- E FAUNISTICHE E GESTIONE DEL TERRITORIO
7GESTIONE DEL TERRITORIO ANALISI DI -
TERRITORIO E SUE POTENZIALITA - STATO
DELLA FAUNA E DELLAMBIENTE DEFINIZIONE DEGLI
OBIETTIVI
8POSSIBILI PROBLEMI (NON TECNICI)
- fattibilità reale di un intervento in relazione
alle caratteristiche territoriali - reperibilità dei capi animali necessari
- ricerca di personale competente e specializzato
- opinione pubblica
- presenza delluomo come fattore antropico.
9Selvicoltura
Agricoltura
Caccia
Spazio vitale della fauna
Turismo, traffico, industria
Fauna
10ALCUNI OBIETTIVI DELLA GESTIONE FAUNISTICA
- CONSERVAZIONE FAUNISTICA
- conservazione della diversità delle specie
(biodiversità) - protezione di popolazioni minacciate
- lanci per ripopolamento
- aree di protezione
- controllo delle malattie e mantenimento dello
stato di salute - miglioramento alimentazione
- adeguata gestione venatoria
11ALCUNI OBIETTIVI DELLA GESTIONE FAUNISTICA
- CONSERVAZIONE DEGLI SPAZI VITALI
- miglioramento quantitativo e qualitativo degli
spazi - limitazione dei danni a foreste e colture
- sviluppo delle funzioni del bosco e degli
ambienti - in toto di interesse generale (funzione
protettiva, - di ricreazione, produzione di legname, ecc.)
12ALTRI OBIETTIVI
- Conservazione della diversità delle specie
- (biodiversità)
- Protezione di popolazioni minacciate
- Lanci per ripopolamento
- Aree di protezione
- Adeguata gestione venatoria
13GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA E PIANIFICAZIONE
DELLATTIVITA VENATORIA
CONOSCENZA IDONEI RISORSE PIANI DI
RISPETTO DISPONIBILI PRELIEVO DELLE LEGGI
GESTIONE FAUNISTICO-VENATORIA
SCOPO RAGGIUNGERE E MANTENERE LE MASSIME
CAPACITA FAUNISTICHE DELLAMBIENTE
14 UTILIZZO VENATORIO DELLA FAUNA NEL PIENO
RISPETTO DI
LEGGI VIGENTI PRINCIPI BIOLOGICI
TECNICHE DI GESTIONE DEL PATRIMONIO
FAUNISTICO ! !
15ALLEVAMENTI DI SELVAGGINA IN ITALIA
LEGGE N. 157/1992 NORME PER LA PROTEZIONE DELLA
FAUNA OMEOTERMA E PER IL PRELIEVO
VENATORIO SELVAGGINA RES COMMUNITATIS (AD
ECCEZIONE DEI FONDI CHIUSI)
16LEGGE N. 157/1992
ALLEVAMENTI ALLINTERNO DI IMPRESA AGRICOLA
NIENTE CACCIA, MA PRELIEVO TUTTO LANNO AMBITI
TERRITORIALI DI CACCIA, AZIENDE FAUNISTICO-VENATOR
IE E AGRITURISTICO-VENATORIE CACCIA COME DA
CALENDARIO VENATORIO ABBATTIMENTO E
DISSANGUAMENTO DI SELVATICI IN AZIENDA (MACELLO
ENTRO 6 ORE PER LAVORAZIONE) (NO STRESS)
17ALLEVAMENTI DI SELVATICI PER 4 SCOPI
- ALIMENTARI
- RIPOPOLAMENTO
- ORNAMENTALI
- AMATORIALI
18TERRITORIO ITALIANO
IDONEO PER ALLEVAMENTO AVIFAUNA
-
- POSSIBILITA DI RECUPERO DEL TERRITORIO
- (AREE MARGINALI)
- EVOLUZIONE DELLAGRICOLTURA IN SENSO
AMBIENTALISTICO - CONSERVAZIONE E RIPRISTINO DEGLI HABITAT
- RICOSTITUZIONE EQUILIBRIO ECOLOGICO
19ALLEVAMENTO DEI SELVATICI
INTENSIVO
ESTENSIVO INTERO CICLO VITALE
GESTIONE SVOLTO IN STRUTTURE
NATURALISTICA CREATE DALLUOMO
INTERVENTO UMANO LIMITATO
- DESTINAZIONE
- RIPOPOLAMENTO
- PRONTA CACCIA
- RIPRODUZIONE
DIFFICILE !
20REQUISITI DELLALLEVAMENTO INTENSIVO DI ANIMALI
SELVATICI
- SITUATO NELLA STESSA ZONA DA RIPOPOLARE
- TERRITORIO TRANQUILLO
- UTILIZZO DI SPECIE PROPRIE DELLAMBIENTE
- DIMENSIONI MEDIO-PICCOLE
- ALLEVAMENTO A TERRA
- DISPONIBILITA DI ACQUA, LUCE
- COLTURE IDONEE
21OGGI SI IMPORTA SELVAGGINA
DOMANDA SUPERIORE ALLOFFERTA
SPAZI PER LO SVILUPPO DEL SETTORE
CONVIENE PERO PUNTARE SU INIZIATIVE DI AMPIO
RESPIRO, NELLAMBITO DI ATTIVITA
INTEGRATE (AGRICOLE, FORESTALI, TURISTICHE, ECC.)
22ALLEVAMENTO DI SELVAGGINA NEL MERIDIONE DITALIA
! ! !
???
TERRITORIO NOVITA
CLIMA
RIDOTTE DIMENSIONI AZIENDE
NUOVO LAVORO CARENZA CONOSCENZE
TECNICHE
SFRUTTAMENTO CARENZA ORGANIZZAZIONE
AREE MARGINALI
PER VALORIZZARE LE
PRODUZIONI
23lepre
capriolo
daino
cinghiale
SPECIE UTILIZZABILI
24quaglia
starna
pernice
fagiano
coturnice
25PER LA GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA SONO
INDISPENSABILI
-
- ANALISI E VALUTAZIONE DI
- AMBIENTE SPECIE
- ATTRAVERSO 3 MOMENTI . . .
26- VALUTAZIONE RELAZIONE HABITAT SPECIE
- APPLICAZIONE DEI DATI A LOCALITA NON
- STUDIATE
- APPLICAZIONE ALLAMBIENTE DEI DATI DI
- VARIE SPECIE (QUALITA DELLHABITAT)
27ENTI VENATORI
- oasi di protezione
- zone di ripopolamento e cattura
- aziende faunistico-venatorie o agro-venatorie
- (ex riserve di caccia)
- centri di produzione di selvaggina
- ecc.
28GLI ENTI VENATORI DEVONO
- CONSERVARE NEL TEMPO IL PATRIMONIO ANIMALE
- PROTEGGERE E RECUPERARE
- GLI AMBIENTI NATURALI
- FARE VIGILANZA
29ENTI VENATORI PREVISTI DALLA LEGGE 157/92
AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA(ATC)
30GESTIONE FAUNISTICA(Wildlife management)
312 FASI1. MESSA A REGIME DI UN TERRITORIO
FAUNISTICO2. GESTIONE ORDINARIA DEL
TERRITORIO
321. MESSA A REGIME DI UN TERRITORI0 FAUNISTICO O
DI UN ATC
- Collocazione geografica
- Descrizione del territorio
- Elementi faunistici di interesse gestionale
- (Caratterizzazione della gestione venatoria)
- Programmazione gestione a medio termine
332. GESTIONE ORDINARIA DEI TERRITORI FAUNISTICI
O DEGLI ATCPROGRAMMA DI GESTIONE ANNUALE
- Programmazione interventi sullambiente
- Piani di immissione
- Valutazione quali-quantitativa delle popolazioni
faunistiche - (Piani di prelievo)
- (Interventi di controllo)
- (Verifica del prelievo)
- Iniziative tecnico-culturali
34MESSA A REGIME
35MESSA A REGIME
- Collocazione geografica
- Conoscenza geografia del territorio
- Confini
36MESSA A REGIME
- Descrizione del territorio
- Geologia
- Idrologia
- Climatologia
- Caratteristiche della vegetazione ed uso del
suolo (tecniche colturali) - Presenza, infrastrutture ed attività delluomo
HABITAT
37MESSA A REGIME
- Elementi faunistici di interesse gestionale
- Fauna potenziale
- Fauna reale
-
38MESSA A REGIME
NECESSARI MODELLI DI VALUTAZIONE
AMBIENTALE OBIETTIVO FORNIRE UNA STIMA DELLE
POTENZIALITA QUANTITATIVE E QUALITATIVE DEL
TERRITORIO
(quanto è idoneo il territorio esaminato come
habitat per la specie prescelta?)
39MESSA A REGIME
CAPACITA FAUNISTICA TEORICA DI UN
TERRITORIO Massima densità raggiungibile da una
popolazione, sulla base dei propri meccanismi di
autoregolazione, quando lincremento utile annuo
risulta pari a 0 (nati morti)
40MESSA A REGIME
RISULTANTE TRA INCREMENTO POTENZIALE ED AZIONE
DEI FATTORI LIMITANTI DINAMICA DI POPOLAZIONE
41MESSA A REGIME
- Curva logistica (o sigmoide) di accrescimento di
una popolazione (teorica)
Numero
Capacità portante dellambiente
K
(Resistenza ambientale proporzionale alla densità)
K 2
Max tasso di accrescimento
Tempo
42MESSA A REGIME
- Indispensabile avere informazioni su
distribuzione, densità e struttura dei
popolamenti faunistici - CENSIMENTO
- conteggio totale stima (indice di abbondanza)
43MESSA A REGIME
- IMPORTANTE
- Scelta del metodo
- Corretta applicazione
- Alcuni metodi
- Conteggio contemporaneo da punti fissi di
osservazione - Censimenti in battuta
- Censimenti notturni con fari
- Mappaggio dei territori
- Censimento tramite rilevamento delle impronte
- Tecniche di cattura-mappaggio-ricattura
- Ecc.
44MESSA A REGIME
CENSIMENTO
DENSITA
ERRORI
variabilità periodi interazioni influenze
diverse annuale limitanti o no sociali per
diverse specie e diversi habitat
45 CRITERI DI ANALISI E VALUTAZIONE DELLO STATUS
DI UNA POPOLAZIONE
MESSA A REGIME
ATTRAVERSO I SEGUENTI ELEMENTI
- numero totale di animali
- dimensioni del territorio
- effettivamente occupato
- distribuzione spaziale
- consistenza della popolazione
- per sesso e per classi detà
- stato sanitario
- bilancio numerico.
ELEMENTI STRUTTURALI FORMALI
46MESSA A REGIME
- comportamento
-
- costituzione
- capacità riproduttiva
- mortalità
ELEMENTI STRUTTURALI FUNZIONALI
47MESSA A REGIME
- Caratterizzazione della gestione venatoria
- Dati statistici e socio-economici sui cacciatori
afferenti allambito territoriale di caccia - Numero di cacciatori
- Forme di caccia praticate
- Pressione venatoria esercitata (potenziale e
reale)
48- Programmazione e gestione a medio termine
49PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- DOCUMENTO INDISPENSABILE
- CARTA REGIONALE DELLE VOCAZIONI FAUNISTICHE
- (DEFINIZIONE DI ZONE FAUNISTICHE OMOGENEE)
- PIANO FAUNISTICO
- O FAUNISTICO -VENATORIO
50PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- PIANO FAUNISTICO-VENATORIO
- (provinciale)
- CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE-VEGETAZIONALI
- DEL TERRENO
- PRESENZA DI ATTIVITA ANTROPICHE
- SPECIE TIPICHE PRESENTI
- VALORE NATURALISTICO E FAUNISTICO-VENATORIO
- DI CIASCUNA SPECIE
- RELAZIONI INTERSPECIFICHE E COMPATIBILITA
- CON LE ATTIVITA ANTROPICHE
- ESIGENZE ECOLOGICHE DELLE SINGOLE SPECIE
- VOCAZIONE FAUNISTICA DI CIASCUNA FASCIA
51PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- OBIETTIVO GENERALE DI UNA RAZIONALE GESTIONE
FAUNISTICA - ASSICURARE LA PRESENZA SUL TERRITORIO DI
ZOOCENOSI IL PIU POSSIBILE DIVERSIFICATE E IN
BUON EQUILIBRIO - (LE CUI COMPONENTI SI ASSESTINO SU CONSISTENZE
- PROSSIME ALLA CAPACITA PORTANTE DELLAMBIENTE,
- IN MODO DA SFRUTTARE APPIENO
- LE POTENZIALITA FAUNISTICHE DEL TERRITORIO)
52PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
LEVENTUALE PRELIEVO E CORRETTO SOLO SE
SOTTOPOSTO AI PRINCIPI GENERALI DELLA
CONSERVAZIONE
- FAUNA REALE
- DOVREBBE TENDERE AD UGUAGLIARE
- LA FAUNA POTENZIALE
53PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
QUINDI
- VA DETERMINATO ED EFFETTUATO IL
- MASSIMO PRELIEVO SOSTENIBILE
- (ASPETTO QUANTITATIVO E QUALITATIVO)
54PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- INTERVENTI SULLAMBIENTE
-
- DA EFFETTUARE IN RELAZIONE ALLAREA GEOGRAFICA,
ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI - ED ALLE SPECIE DA TUTELARE
55PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- TIPOLOGIE AMBIENTALI
- ZONE DI PIANURA E BASSA COLLINA INTENSAMENTE
COLTIVATE (? PICCOLA FAUNA STANZIALE FAGIANO,
STARNA, LEPRE, CAPRIOLO) - ZONE DI COLLINA E MONTAGNA PARZIALMENTE COLTIVATE
(? PICCOLA FAUNA STANZIALE FAGIANO, STARNA,
LEPRE, CAPRIOLO) - ZONE DI COLLINA E MONTAGNA NON COLTIVATE (?
UNGULATI) - ZONE UMIDE (? AVIFAUNA ACQUATICA)
56- ZONE DI PIANURA E BASSA COLLINA INTENSAMENTE
COLTIVATE (? PICCOLA FAUNA STANZIALE FAGIANO,
STARNA, LEPRE, CAPRIOLO) -
- INTERVENTI POSSIBILI
- RIPRISTINO E MANTENIMENTO DEGLI ELEMENTI FISSI
DEL PAESAGGIO (SIEPI, CESPUGLI, ECC.) - SEMINA DI COLTURE A PERDERE
- SET-ASIDE
- PREDISPOSIZIONE PUNTI DI ALIMENTAZIONE E
ABBEVERATURA - RIDUZIONE IMPIEGO DI FITOFARMACI E FERTILIZZANTI
DANNOSI - MISURE DI SICUREZZA DURANTE SFALCIO E RACCOLTA
DEI FORAGGI
PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
57PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- ZONE DI COLLINA E MONTAGNA PARZIALMENTE COLTIVATE
(? PICCOLA FAUNA STANZIALE FAGIANO, STARNA,
LEPRE, CAPRIOLO) -
-
-
-
- INTERVENTI POSSIBILI
- COME PUNTO PRECEDENTE
58PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- ZONE DI COLLINA E MONTAGNA NON COLTIVATE (?
UNGULATI) -
-
-
- INTERVENTI POSSIBILI
- AUMENTO DISPONIBILITA IDRICHE ED ALIMENTARI
- SEMINA DI COLTURE A PERDERE
- MANTENIMENTO DELLA ETEROGENEITA (SIA FAUNISTICA
CHE FORESTALE) - RIDURRE I DANNI CHE LA FAUNA PUO ARRECARE ALLA
FORESTA
59PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- ZONE UMIDE (? AVIFAUNA ACQUATICA)
-
- INTERVENTI POSSIBILI
- MANTENIMENTO E/O RIPRISTINO DELLA VEGETAZIONE
SOMMERSA, NATANTE E DEI TERRENI CIRCOSTANTI - GESTIONE DEL LIVELLO DELLE ACQUE
- MANTENIMENTO E/O RIPRISTINO DEL PROFILO
IRREGOLARE DELLE RIVE E DEGLI ARGINI - MANTENIMENTO E/O PREDISPOSIZIONE DI ZONE DACQUA
BASSA - MANTENIMENTO E/O PREDISPOSIZIONE DI SPIAGGE E
ISOLOTTI - DISTRIBUZIONE DI PAGLIA SULLA SUPERFICIE
DELLACQUA, PER FAVORIRE LO SVILUPPO DI INSETTI,
MOLLUSCHI, ECC.
60UN ESEMPIO DI INTERVENTOMIGLIORAMENTO
DELLALIMENTAZIONE
INTEGRAZIONE ALIMENTARE INTERVENTO IMPORTANTE MA
PERICOLOSO
- OCCORRE VALUTARE
- STATUS POPOLAZIONE
- DISPONIBILITA ALIMENTARI
- CAPACITA DELLAMBIENTE
- DI SOPPORTARE IL CARICO ANIMALE
- ECC.
- POSSIBILI DANNI ALLECOSISTEMA
- ANIMALI INCAPACI DI AUTONOMIA
61- MODALITA DI INTERVENTO POSSIBILI
- quantitative
- qualitative
62PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
TRASFERIMENTO E RILASCIO DI ANIMALI DA PARTE
DELLUOMO
INTRODUZIONI REINTRODUZIONI RIPOPOLAMENTI
63REINTRODUZIONE, INTRODUZIONE, RIPOPOLAMENTO
PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- REINTRODUZIONE - FINALITA
- Ritorno di una specie in un luogo in cui essa era
presente nel passato (AUTOCTONA) - Ridistribuzione di una specie e sua conservazione
- Recupero ambientale
- Informazione e cultura ambientale
- Recupero di animali
64PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- REINTRODUZIONE CONDIZIONI INDISPENSABILI
- Esistenza documentazione storica sullesistenza
della specie nel territorio - Habitat ancora rispondente alle esigenze della
specie - Cause originarie di estinzione non più esistenti
- Assenza di conseguenze negative di rilievo
65PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- RIPOPOLAMENTO - FINALITA
- Incremento della consistenza di popolazioni
naturali che presentino densità particolarmente
ridotte
66PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- RIPOPOLAMENTO - IMPORTANTE
- Non devessere routinario
- Devono essere state individuate e rimosse le
cause responsabili della diminuita densità - La popolazione non era riuscita a riprendersi
naturalmente
67PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- RIPOPOLAMENTO PROBLEMI SE NON E FATTO
RAZIONALMENTE - Danni alle fitocenosi
- Introduzione di fattori di squilibrio nelle
zoocenosi - Inquinamento genetico e/o culturale
- Diffusione di agenti patogeni
- Rapporto costi/benefici spesso economicamente
negativo
68PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- RIPOPOLAMENTO ORIGINE DEI SOGGETTI
- Animali di cattura e importazione
- Animali di allevamento
- Animali di cattura in ambiti locali di produzione
(zone di ripopolamento e cattura)
69PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- INTRODUZIONE
- Immissione di specie o razze alloctone
- FORTEMENTE SCONSIGLIATA
70 POPOLAZIONE AFFERMATA
CORRETTO IDONEITA
DEL CARATTERISTICHE INTERVENTO NUOVO
AMBIENTE DEGLI ANIMALI UMANO
71fagiano
lepre
pernice rossa
starna
coturnice
SPECIE PIU UTILIZZATE PER RIPOPOLAMENTI
72PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- PIANI DI PRELIEVO
- PIANIFICARE IL PRELIEVO TEORICO
- IN MODO TALE DA MANTENERE
- LA POPOLAZIONE A LIVELLI DI K/2
- IN PRATICA
- SU LIVELLI INFERIORI A QUELLO TEORICO,
- PER EVITARE SOVRASFRUTTAMENTO
73PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
PIANI DI PRELIEVO PER SPECIE STANZIALI MIRATI
ALLA RICOSTITUZIONE E MANTENIMENTO DI
POPOLAMENTI FAUNISTICI SANI E BEN STRUTTURATI
74PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- PIANI DI PRELIEVO PER SPECIE STANZIALI
- OBIETTIVI POSSIBILI
- PERMETTERE AD UNA POPOLAZIONE DI AUMENTARE FINO A
RAGGIUNGERE LA DENSITA OTTIMALE (tasso max di
prelievo mai superiore allincremento utile annuo
della popolazione) - STABILIZZARE LA POPOLAZIONE (prelievo uguale
allincremento utile annuo) - RIDURRE LE DIMENSIONI DELLA POPOLAZIONE (prelievo
superiore allincremento utile annuo)
75PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- ELABORAZIONE DEI PIANI DI PRELIEVO
-
- ATTRAVERSO I SEGUENTI MOMENTI
- DETERMINAZIONE DELLE DENSITA OTTIMALI DI
POPOLAZIONE, PER SPECIE E PER UNITA DI
SUPERFICIE - DETERMINAZIONE DELLA CONSISTENZA EFFETTIVA DELLA
POPOLAZIONE - CALCOLO DEL MAX PRELIEVO SOSTENIBILE
76PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
APPLICAZIONE DEI PIANI DI PRELIEVO RIPARTIZION
E DEL PIANO ANNUALE COMPLESSIVO RELATIVO AD OGNI
SPECIE TRA I CACCIATORI DELLAMBITO ATTIVITA
VENATORIA PIANIFICATA
77PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- GESTIONE DELLA FAUNA MIGRATORIA
- MOLTO COMPLESSA, ANCHE PERCHE
- E DIFFICILE FARE CENSIMENTI CORRETTI
- INOLTRE AREE DI RIPRODUZIONE ED AREE DI CACCIA
NON COINCIDONO - OPPORTUNA
- COOPERAZIONE TECNICA INTERNAZIONALE
78PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- PREVENZIONE E CONTROLLO DEI DANNI PRODOTTI DALLA
FAUNA SELVATICA - DANNI POSSIBILI A
- VEGETAZIONE NATURALE
- ATTIVITA DELLUOMO
- ANIMALI DI PARTICOLARE INTERESSE
E POSSIBILE EFFETTUARE INTERVENTI DI
CONTENIMENTO DELLE POPOLAZIONI SELVATICHE (ART.
19 L. 157/92)
79PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
INTERVENTI DI CONTENIMENTO DELLE POPOLAZIONI
SELVATICHE (ART. 19 L. 157/92)
OBBLIGATORIO TENTARE PRIMA METODI ECOLOGICI, E
SOLO DOPO, IN CASO DI MANCATO FUNZIONAMENTO,
PROGRAMMARE IDONEI PIANI DI ABBATTIMENTO (previa
autorizzazione delle Regioni)
80PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
OPERAZIONI DA EFFETTUARE PER UNEFFICACE
PREVENZIONE E CONTROLLO DEI DANNI PROVOCATI DALLA
FAUNA SELVATICA
- Stabilire il danno
- Identificare la specie responsabile
- Valutare la convenienza di fare prevenzione e /o
controllo - Impostare idonei piani di prevenzione e/o
controllo - Valutare lefficacia del metodo applicato per
ridurre il danno
81PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
TECNICHE PER LA PREVENZIONE E IL CONTROLLO DEI
DANNI
- METODI ECOLOGICI
- Limitare le opportunità di accesso (anche solo
per - tempi limitati)
- PIANI DI ABBATTIMENTO
- Effettuabili direttamente (abbattimenti) o
mediante - catture
82PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- STRUMENTI DI GESTIONE
- CARTOGRAFIA ADEGUATA
- GIS (SISTEMI INFORMATIVI GEOGRAFICI)
- ANELLI, RADIOCOLLARI ED ALTRI CONTRASSEGNI PER IL
MARCAGGIO DEI CAPI IMMESSI
83PROGRAMMAZIONE E GESTIONE A MEDIO TERMINE
- STRUTTURE DI GESTIONE
- (NEGLI ATC) POSSONO ESSERE PRESENTI AREE
PARZIALMENTE VINCOLATE - E INDISPENSABILE LA PRESENZA DI PERSONALE
TECNICO ADEGUATAMENTE ISTRUITO - E AUSPICABILE LA PRESENZA DI VOLONTARI
- E AUSPICABILE LA PRESENZA DI CENTRI DI RACCOLTA
DEI CAPI ABBATTUTI (PER IL TRATTAMENTO DEI CAPI,
PER EVENTUALI ACCERTAMENTI SANITARI E PER LE
REGISTRAZIONE DELLE MISURE BIOMETRICHE) - E AUSPICABILE LA PRESENZA DI UN SERVIZIO DI
RECUPERO DEI CAPI FERITI
Torna
84(No Transcript)
85CONTROLLO DELLE MALATTIEE MANTENIMENTO DELLO
STATODI SALUTE ECOPATOLOGIA
86 SINGOLO ANIMALE
POPOLAZIONE
INTEGRAZIONE CON LECOSISTEMA
87NON SALUTE MA BENESSERE
OSSERVATO PER VIE INDIRETTE ATTRAVERSO ALCUNI
FATTORI
- stabilità della specie nellambiente
- buona distribuzione per sesso e per classi detà
- estrinsecazione normale (fisiologica)
- del potenziale riproduttivo
- equilibrio con le diverse componenti ambientali
RELAZIONI PARCHI ATTIVITA AGRO-ZOOTECNICHE
88SOVRAFFOLLAMENTO
STRESS
AGGRESSIVITA DIFFUSIONE MALATTIE
CARENZE ALIMENTARI
MIGRAZIONE
MINORE EFFICIENZA RIPRODUTTIVA
NEI RUMINANTI PERDITE DI PESO DEL 20-30
PERICOLOSE !
89 PROBLEMA PARASSITI
- COME I PREDATORI
- INFLUENZA SULLO SVILUPPO DELLE
- POPOLAZIONI
- CONTAGIO DAGLI/AGLI ANIMALI DOMESTICI
90GESTIONE ORDINARIA
91- TUTTI I PUNTI GIA TRATTATI VANNO APPLICATI AD
UN PROGRAMMA DI GESTIONE ANNUALE - CARTOGRAFIA ADEGUATA
- GIS (SISTEMI INFORMATIVI GEOGRAFICI)
- ANELLI, RADIOCOLLARI ED ALTRI CONTRASSEGNI PER IL
MARCAGGIO DEI CAPI IMMESSI
Torna
92Dr. Venera Fasone - DISTAFA
SELVAGGINA
- A PENNA O PIUMA A PELO (capriolo,
(allodola, anatra selvatica, cervo,
cinghiale, - beccaccia, beccaccino, fagiano,
coniglio selvatico, - pernice, piccione, quaglia, tordo) daino,
lepre)
93Dr. Venera Fasone - DISTAFA
SELVAGGINA
- CARNI NERE
- INDISPENSABILE FROLLATURA
- (5-10 gg)
- RICCHE IN PROTEINE
- (E IN BASI PURINICHE)
- POVERE IN GRASSI
- SAPORE PRONUNCIATO
- MINORE FACILITA E
- RAPIDITA DI COTTURA
- TALORA MINORE DIGERIBILITA
94Dr. Venera Fasone - DISTAFA
SELVAGGINA
- CARNI E PRODOTTI DERIVATI GENUINI
- CARNI E PRODOTTI DERIVATI TIPICI
- CARNI E PRODOTTI DERIVATI DI NICCHIA
- ELEVATO VALORE ECONOMICO DEI PRODOTTI
- ELEVATO VALORE SOCIALE DEI PRODOTTI
- ELEVATA QUALITA DEI PRODOTTI
- DIFFICILE LAVORAZIONE DELLE CARNI
- DIFFICILE REPERIBILITA DEI PRODOTTI
95QUAGLIA Elevato contenuto in proteine (25)
e basso tenore in grasso (6,5) 160 kcal ogni
100 grammi di parte edibile)
ESEMPI
- FAGIANO
- 24 di proteine e 5 circa di grassi 145 kcal
ogni 100 g di parte edibile.
- PERNICE
- Elevato contenuto proteico (25) e bassissimo
tenere in grasso (1,5).
96QUALITA DELLA CARNE (RICHIAMI DI ZOOTECNICA
SPECIALE)
97(No Transcript)
98Dr. Venera Fasone - DISTAFA
CINGHIALE
99Dr. Venera Fasone - DISTAFA
CINGHIALE
- IN ITALIA QUASI 700 ALLEVAMENTI DI CINGHIALE
- (14.000 capi) (Carenzi-Panzera, 2009)
- CONSISTENZA MEDIA PER ALLEVAMENTO 21 capi
- PRESENTE NEL 68 DEGLI ALLEVAMENTI DI UNGULATI
- SELVATICI (è lungulato selvatico più allevato
in Italia) - PRODUZIONE DI CARNE PARI AL 90 DELLA
- PRODUZIONE INTERNA DI TUTTI GLI UNGULATI
- SELVATICI ALLEVATI
100Dr. Venera Fasone - DISTAFA
CINGHIALE
- ONNIVORO MANGIA VEGETALI EPIGEI ED IPOGEI
- (ghiande, tuberi, nocciole, noci, castagne,
rape, - leguminose, radici, frutti selvatici ecc.),
PICCOLI - ANIMALI VIVI O MORTI, RIFIUTI ORGANICI
(immondizie) - PREDILIGE LE MACCHIE FITTE, RICCHE DI ACQUA,
- DOVE ABBEVERARSI E ROTOLARSI, E I SOTTOBOSCHI
- INTRICATI, DOVE NASCONDERSI NELLE ORE DIURNE
- E MOLTO PROLIFICO
101Dr. Venera Fasone - DISTAFA
CINGHIALE
- DENSITA TROPPO ELEVATA SCOMPARSA DEL
SOTTOBOSCO, SCOPERCHIAMENTO DI RADICI, DANNI
AGRICOLTURA -
- ELEVATA TOLLERANZA NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI
UNGULATI -
- NON MOLTO COMPETITIVO CON I RUMINANTI NEL
PRELIEVO DEGLI ALTRI ALIMENTI SPONTANEI -
- LA RICERCA DEL CIBO PORTA GLI ANIMALI A SPOSTARSI
IN PICCOLI BRANCHI (INTEGRAZIONE ALIMENTARE?) - BEN ADATTABILE ALLALLEVAMENTO INTENSIVO
102Dr. Venera Fasone - DISTAFA
CINGHIALE
CARNE FRESCA SALUMI E INSACCATI (PRODOTTI
MOLTO RICHIESTI !!!)
- INOLTRE
- SALVAGUARDIA DELLAMBIENTE
- ASPETTI NATURALISTICI
- STUDIO E DIDATTICA
- TURISMO
- ECC.
103Dr. Venera Fasone - DISTAFA
(Salghetti, 1998)
104Dr. Venera Fasone - DISTAFA
(Salghetti, 1998)
105Dr. Venera Fasone - DISTAFA
- PESO MEDIO MASCHIO ADULTO 100 kg (FINO A 200)
- PESO ALLA MACELLAZIONE 50-70 kg
- RESA AL MACELLO 65-70
106Dr. Venera Fasone - DISTAFA
CONFRONTO QUALITA CARNE CINGHIALE-MAIALE
(Marchiori, de Felício, 2003)
Dal punto di vista commerciale e della
lavorazione, la carne di cinghiale è migliore
rispetto a quella suina
107Dr. Venera Fasone - DISTAFA
Carne di cinghiale colore più intenso rispetto
alla carne di maiale (più mioglobina, più
esercizio fisico) (comunque compreso nel range
di valori accettabili)
108Dr. Venera Fasone - DISTAFA
Migliore e più rapido raffreddamento della
carcassa, specialmente dei tagli
commerciali Migliore qualità microbiologica
109Dr. Venera Fasone - DISTAFA
Declino più lento del pH rispetto al
maiale Indice di maggiore resistenza allo
stress
110Dr. Venera Fasone - DISTAFA
SUINO NERO
111Dr. Venera Fasone - DISTAFA
SUINO NERO
Maiale di taglia piccola e mantello scuro, molto
simile al cinghiale. Ha una prominente cresta di
setole che vanno dalla testa al posteriore, lungo
la parte mediana del dorso. Altezza media 70
cm. Grugno lungo e robusto, adatto a
scavare. Imparentato con altre varietà di suino
nero presenti in Italia e in Europa, ma è
considerato comunque una razza autoctona. Da
considerare una varietà o una popolazione
piuttosto che una specie o una sottospecie. È
allevato allo stato semi brado.
112Dr. Venera Fasone - DISTAFA
- Per la sua carne di alta qualità e che ben si
presta alla trasformazione rappresenta un
patrimonio prezioso sia per leconomia locale che
per il piacere gastronomico. - Le sue carni vengono consumate fresche o
trasformate - in salami, prosciutti, capicolli e pancetta.
- Prodotti non famosi e poco conosciuti anche in
Italia, - ma con un mercato di nicchia e spesso sommerso.
113Dr. Venera Fasone - DISTAFA
Suini Bio Allevati Bradi
114Dr. Venera Fasone - DISTAFA
Maiali spagnoli al pascolo
115LEPRE
116LEPRE
ORDINE LAGOMORFI FAMIGLIA LEPORIDI NOME
SCIENTIFICO LEPUS EUROPAEUS
117Caratteristiche
- denti incisivi molto sviluppati e ricurvi, con
margine - tagliente, a crescita continua
- presenza nelle cavita nasali di lamine
cartilaginee - molto sviluppate (elevata sensibilita
olfattiva) - intestino cieco assai sviluppato e utero doppio
- regime alimentare essenzialmente vegetariano.
-
- . . . .
118- dimensioni medie, con testa piccola, occhi ed
orecchie - grandi
- zampe posteriori assai sviluppate, atte alla
corsa ed - al salto, terminanti con piedi provvisti di
quattro dita - coda breve, pelliccia abbondante (abbondanza del
pelo - e colore variabili in funzione della stagione
e - dellambiente).
119HABITAT ORIGINARIO praterie e steppe
temperate ma
si è adattata ad una grande varietà di
ambienti DISTRIBUZIONE ubiquitaria nelle
pianure e nelle zone collinari e di
bassa e media montagna. Assente nei
territori alto montani, cioè sopra i
2000 metri.
120ALIMENTAZIONE erbivora. Nel periodo
primaverile ed estivo parti verdi de vegetali in
crescita in mancanza ortaggi, leguminose da
foraggio o da granella, cereali. Nel periodo
invernale parti secche delle piante, semi e
cortecce, radici fittonanti di alcune specie,
come la carota e la barbabietola. Acqua sufficie
nte lacqua delle piante la Lepre ha necessità
di bere solo in casi di siccità molto
accentuata. (in allevamento con mangimi
situazione diversa!)
121Generalmente la lepre stabilisce uno stretto
legame con il proprio territorio. Però gli
esemplari immessi, nella fase iniziale, possono
compiere spostamenti anche rilevanti.
122- La lepre non scava, come fa il coniglio
selvatico, delle vere e proprie tane si limita a
ricavare dei giacigli rimuovendo il terreno con
le zampe anteriori. - Nel lasciare il covo e nel rientrarvi adotta una
tattica antipredatoria, che consiste nel compiere
salti e percorsi elusivi al fine di confondere le
proprie tracce. - In caso di pericolo,il comportamento è diverso
nell'adulto - rispetto al giovane
- ladulto inizialmente cerca di mimetizzarsi
quando il - pericolo si fa più vicino, si dà alla fuga
raggiungendo - velocità anche di 60-70 Km/h non copre
comunque - grandi distanze (circa 1 Km di raggio)
- i piccoli tendono a restare immobili in ogni
caso.
123La riproduzione, alle nostre latitudini, va da
gennaio a settembre, con un picco riproduttivo a
maggio. Durante il periodo riproduttivo si ha la
marcatura dei territori con i secreti delle
ghiandole anogenitali, pigmentali (situate nel
naso) e di quelle situate sulle guance. Queste
marcature permettono il riconoscimento tra i
sessi, con scontri aggressivi e violenti tra i
maschi e rituali di corteggiamento tra maschi e
femmine. L'accoppiamento stimola, come nel
coniglio, l'ovulazione se la fecondazione
avviene, si ha una gestazione che è in media di
41-42 giorni, al termine della quale vengono alla
luce (solitamente di notte o all'alba) 2-3
leprotti (ma il numero può variare da 1 fino a
6).
124Il numero maggiore di nascite si ha tra aprile e
luglio (il periodo più favorevole dal punto di
vista ambientale). I leprotti alla nascita hanno
un peso intorno ai 100 gr nascono con gli occhi
aperti, provvisti di pelo e denti e sono perciò
indipendenti già dopo poco tempo dalla
nascita. Vengono allattati dalla madre una sola
volta al giorno, per 3-5 minuti questo ha anche
valenza antipredatoria (poco tempo per assumere
lodore della madre il leprotto è privo di odore
e dunque più difficilmente rintracciabile dai
predatori) All'età di 12-14 giorni i piccoli
cominciano ad assumere anche cibi solidi a 25-35
giorni avviene lo svezzamento completo.
125 La maturità sessuale viene raggiunta prima dai
maschi che dalle femmine (5-7 mesi contro
6-8). La lepre può arrivare anche a vivere 12
anni, ma di media supera raramente i 5-6 anni.
126Tasso di mortalità dei leprotti molto variabile,
ma generalmente elevato. Allo scopo di definire
un piano di prelievo, occorre considerare anche
un tasso medio di mortalità degli adulti nel
periodo riproduttivo che si ritiene possa essere
intorno al 20 della consistenza di fine inverno.
Lentità delle perdite invernali può essere
accertata nei singoli territori di caccia
attraverso censimenti da eseguirsi in dicembre e
in marzo, prima della ripresa vegetativa.
127- CAUSE DI MORTALITA (naturali)
- condizioni climatiche (in particolare
precipitazioni - abbondanti) le condizioni climatiche svolgono
un - ruolo importante nel manifestarsi delle
malattie - infettive o parassitarie
- agenti patogeni (comprese le sostanze tossiche)
-
- predazione (specialmente volpi)
- disponibilità alimentare
- malattie.
128CAUSE DI MORTALITA (artificiali)
- sviluppo della rete viaria (direttamente e
- indirettamente)
- trasformazioni ambientali e moderne tecniche di
- coltivazione agraria (ridotta diversita
ambientale - e disponibilta delle zone di rifugio e di
alimentazione) - caccia e bracconaggio.
129COLLOCAZIONE DELLALLEVAMENTO
- Luogo tranquillo, per evitare stress agli
animali allevati - Opportuna la lontananza da altri allevamenti,
specie - cunicoli, per motivi di ordine sanitario
- Luogo in cui si tengono le gabbie adeguatamente
- recintato, per
- tenere a distanza i curiosi
- impedire l'accesso a mammiferi domestici e
selvatici e a roditori, che hanno un ruolo
determinante nella propagazione di determinate
malattie - evitare la fuga delle lepri, che si può
verificare durante le operazioni di governo
dell'animale - . . . .
130- Protezione dai venti dominanti
- Presenza di sole, specie nelle prime ore del
mattino (in - collina meglio i versanti esposti a est o sud
est) - Presenza di alberi
- Suolo preferibilmente sciolto e in pendenza per
favorire - il drenaggio e l'eliminazione delle acque
superficiali. - Disposizione delle gabbie a file almeno 5 m tra
le file e - almeno 2 m tra gabbie della stessa fila
distanza di una - gabbia dalla recinzione almeno 3 m.
131GABBIE
- Pareti in materiale coibente e resistente ai
morsi - (fibra di vetro rivestita da resine
sintetiche, - compensato marino rivestito di resine
repellenti al - gusto).
- Pareti lisce e lavabili assenza di spigoli o
asperità - che potrebbero essere causa di infortunio
- Due aree distinte zona di alimentazione, comune
a - tutti gli individui, e zona di rifugio
(divisa in leprotti e - riproduttori).
132GABBIE
- Superficie minima consigliata per coppia 2
metri - quadrati (m 1 X 2)
- Altezza dal suolo minima della gabbia 50 cm,
per - agevolare le operazioni di rimozione delle
deiezioni - altezza utile almeno 80 cm per permettere alla
lepre - di alzarsi in piedi e assecondare quindi i
- comportamenti naturali tipici del
corteggiamento e - dell'accoppiamento
133GABBIE
- Tra il nido e la zona di alimentazione
passaggio - cm 15 X 18 , per far accedere al nido solo i
leprotti. - Nidi separabili dalla zona di alimentazione e
- asportabili (possibile spostare un animale in
un altro - luogo senza maneggiarlo direttamente).
- Pavimento che permetta l'eliminazione delle
deiezioni - e allo stesso tempo che scongiuri l'incidenza
di - piaghe podali o di fratture (es. reti con
diametro - superiore a 1,2 mm).
134GABBIE
- Mangiatoia a tramoggia per i pellet, dotata di
fori - per l'eliminazione delle parti più
polverulente del - mangime ed una rastrelliera per paglia e
fieno. - Impianto di abbeveraggio automatico a tazza,
- goccia o pulsante
- Le lepri, oltre che in coppia fissa, possono
anche - essere allevate in gabbie-harem (12 15)
(raro)
135CONIGLIO SELVATICO
- Specie tipica delle zone più scoperte
- della macchia mediterranea.
- Originario delle zone costiere della
- Spagna e della Francia meridionale
- e, forse, della Sicilia
- Molto adattabile, ma oggi trova habitat
favorevoli - solo in piccole aree
- E poco popolare come selvaggina per la
difficoltà - di sorprenderlo allo scoperto
136- In alcune zone, se abbondante, può causare
rilevanti - danni al novellame dei pioppeti e ai giovani
frutteti - E soggetto a tutte le malattie che colpiscono
le lepri, - ed in più è vulnerabilissimo alla mixomatosi
- lintroduzione del Coniglio selvatico e quindi
- sconsigliabile nelle zone dove sono presenti
allevamenti - di conigli domestici, per il pericolo di
trasmissione di - tale virus
137RIPOPOLAMENTO CON LEPRI DIMPORTAZIONE
- Molto utilizzate nel passato
- Provenienza prevalentemente dall'Europa
dell'Est (Ungheria, - Cecoslovacchia, Polonia, ecc.)
- Problemi - inquinamento genetico a carico
delle popolazioni locali - - introduzione di forme patogene nuove
- - durante la fase di dispersione la
lepre risulta - particolarmente vulnerabile
per la cattiva - conoscenza del nuovo
territorio (maggiore rischio - predazione, incidenti sulle strade e
malattie)
138L'allevamento intensivo della lepre è una valida
alternativa per la produzione di carne e di capi
da ripopolamento (carne più elevata
percentuale di acidi grassi polinsaturi rispetto
ad altre carni e quantità minore di
monoinsaturi) (contenuto migliorabile con
mangimi a basso contenuto energetico e lipidico
139(No Transcript)
140 AVICOLI
FAGIANO (Phasianus colchicus)
PERNICE (Alectoris spp.)
- chucar (coturnice orientale) - rufa (pernice
rossa) - graeca (coturnice delle Alpi)
141 STARNA (Perdix perdix)
QUAGLIA (Coturnix coturnix)
142FAGIANO
143FAGIANO COMUNE
ORDINE GALLIFORMI FAMIGLIA FASIANIDI NOME
SCIENTIFICO PHASIANUS COLCHICUS
MONGOLICUS TORQUATUS
TENEBROSUS COLCHICUS DISTRIBUZIONE
IN ITALIA OVUNQUE, ENTRO I 1000-1500 m
s.l.m.
144CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE
- ACCENTUATO DIMORFISMO SESSUALE
- PESO ? 1-1,2 kg, ? 1,6 kg
- LUNGHEZZA 70-85 cm
- STRUTTURA CORPOREA MASSICCIA, BECCO ROBUSTO,
- ALI BREVI E ARROTONDATE, CODA LUNGA, TARSO
MUNITO - DI SPERONE NEL ?
- PIUMAGGIO ? COLORI VIVACI E RIFLESSI
METALLICI, - CARUNCOLE SCARLATTE SULLE GUANCE, SPESSO
COLLARE - BIANCO INTORNO AL COLLO - ? COLORE
BRUNO-CASTANO - CON MACCHIE E MARGINI DELLE PENNE FULVI
- MUTA COMPLETA IN AUTUNNO
- UOVO ROTONDEGGIANTE, COLORE BRUNO OLIVA O
- MARRONE CHIARO, PESO 30-35 g
- MUTA COMPLETA IN AUTUNNO
145- ALIMENTAZIONE MOLTO VARIA GRANAGLIE, FRUTTA,
SEMI, - ERBA, INSETTI, MOLLUSCHI, UOVA, ECC.
- RIPRODUZIONE
- NIDIFICA UNA VOLTA LANNO, AD APRILE
- IL MASCHIO CORTEGGIA E FECONDA ALCUNE FEMMINE,
- POI RIPRENDE LA VITA SOLITARIA
- LA FEMMINA PREPARA IL NIDO IN UNA DEPRESSIONE
- DEL TERRENO TAPPEZZATA DI FOGLIE SECCHE
- DEPOSIZIONE 8-15 UOVA, COVATE PER 24-26 gg
- I PULCINI VOLANO A 12-14 gg, MA RESTANO CON LA
MADRE - E A TERRA, DI SOLITO, FINO ALLOTTOBRE
SUCCESSIVO
146- HABITAT MOLTO ADATTABILE
- PREFERISCE AMBIENTI FORESTALI CON
- SOTTOBOSCO, MA ANCHE ZONE COLTIVATE
- PURCHE DOTATE DI ACQUA
- COMPORTAMENTO
- STAZIONARIO E PARZIALMENTE ERRATICO
- TERRAGNOLO, MA SI POSA SUGLI ALBERI DI NOTTE
- ED IN CASO DI PERICOLO
- SE DISTURBATO CORRE VIA, ALZANDOSI IN VOLO SOLO
- SE MINACCIATO DA VICINO
- FRULLO FRAGOROSO, VOLO DI SOLITO ORIZZONTALE,
- CON BATTUTE DI ALI POTENTI, MA NON LUNGO NE
ALTO
147ALLEVAMENTO DEL FAGIANO
- SPECIE PIU ADATTABILE E PIU DIFFUSA
- TRA I SELVATICI STANZIALI
- SI COMMERCIALIZZA
- A INIZIO ANNO
- (RIPRODUTTORI DA ALLEVAMENTO)
- PERIODO ESTIVO
- (SOGGETTI DI NUOVA PRODUZIONE)
- PERIODO AUTUNNALE
- (SOGGETTI PRONTA CACCIA)
148RAZZE PIU UTILIZZATE
- MONGOLICA - MIGLIORE PER BELLEZZA E
- RAPIDITA DI CRESCITA
- - PIU FACILE DA CACCIARE
- - DOPO IL LANCIO NON EMIGRA
- TENEBROSO - MENO PROLIFICO
- - PIU DIFFICILE DA CATTURARE E
- DA CACCIARE
- - CERCA SEMPRE NUOVI TERRITORI
- TORQUATO - SOLO ORNAMENTALE
- INCROCI
149SCELTA DELLA RAZZA
- CRITERIO EDONISTICO (PER RIPOPOLAMENTO E
CACCIA) - - BELLEZZA DELLA LIVREA
- - TAGLIA
- - SELVATICITA
- - RUSTICITA
- - ATTITUDINE AL VOLO
- - COMPORTAMENTO AL TIRO
- CRITERIO ZOOTECNICO (PER PRODUZIONE DI CARNE)
- - ELEVATA OVIDEPOSIZIONE
- - INCREMENTO PONDERALE
- - DOMESTICITA
150SCELTA DEI SINGOLI SOGGETTI
- GENOTIPICA
- TRAMITE SELEZIONE
- FENOTIPICA (MASSALE)
- CRITERI DI SCELTA
- STATO SANITARIO
- TAGLIA
- PROVENIENZA
- PIUMAGGIO
- TEMPERAMENTO
151METODI DI SCELTA - MASCHI
- CATTURA - DIFFICILE LADATTAMENTO
- - NECESSARI TRATTAMENTI IGIENICO- SANITARI
- - UTILIZZABILI SOLO PER UN ANNO
- ALLEVAMENTO - SCEGLIERE I SOGGETTI AD INIZIO
ANNO (GENN.-FEBBR.) - - RIUTILIZZARE I SOGGETTI ANDATI PRIMA IN
CALORE E RIMASTIVI PIU A LUNGO (NECESSARI
REGISTRI!)
152METODI DI SCELTA - FEMMINE
- ALLEVAMENTO - (I CAPI CATTURATI SONO
DISOMOGENEI E SI STRESSANO TROPPO) - - SOGGETTI MIGLIORI DAL 2 AL 3- 4 ANNO
- - NON SCEGLIERE LE OVAIOLE TROPPO
PRODUTTIVE PERCHE HANNO MINORE ATTITUDINE
ALLA COVA (IMPORTANTE PER RIPOPOLAMENTO, NON
PER PRODUZ. CARNE) - ATTENZIONE ALLA CONSANGUINEITA!!!
153- POLIGAMIA (NEL FAGIANO 15 / 17)
- FORTE COMPETIZIONE TRA I MASCHI
- DIMORFISMO SESSUALE ACCENTUATO
- LOTTA PER IL TERRITORIO
- DISINTERESSE PER LA PROLE
- PREDATORI DISTRATTI DAL MASCHIO
- MONOGAMIA
- MINORE COMPETIZIONE
- MINORE DIMORFISMO SESSUALE
- CURE PARENTALI A META TRA I DUE GENITORI
154IN CATTIVITA, A VOLTE, I FAGIANI MENO
SELVATICI TENDONO ALLA MONOGAMIA
IL 92 DEGLI UCCELLI SONO MONOGAMI!
155ACCASAMENTO DEI RIPRODUTTORI
I RIPRODUTTORI VANNO POSTI NELLE VOLIERE PULITE E
DISINFETTATE ENTRO META FEBBRAIO PRIMA
- SVERMINAZIONE
- VACCINO PSEUDOPESTE
- CONTROLLO A CAMPIONE PER POLLUROSI
NEL CORSO DELLA STAGIONE RIPRODUTTIVA MASCHI CHE
PRESENTANO PROBLEMI VANNO SCARTATI!!!
156NELLA STAGIONE DEGLI AMORI
IL MASCHIO ASSUME LA LIVREA NUZIALE (C.S.S.,
DETERMINATO DA GHH. TIROIDE, IPOFISI, TESTICOLI)
- AUMENTO QUANTITA PIUME
- AUMENTO BRILLANTEZZA DEL MANTO
- CARUNCOLE DELLE GUANCE TURGIDE E DI COLOR ROSSO
VIVO - MANIFESTAZIONI CANORE
- DANZE NUZIALI
PARATA NUZIALE
EVITARE DI ASSISTERE A CORTEGGIAMENTO E
ACCOPPIAMENTO IL MASCHIO PUO DIVENTARE VIOLENTO!
157MUTA
- AVVIENE IN MANIERA GRADUALE,
- TRA GIUGNO E SETTEMBRE
- IL FAGIANO PUO VOLARE IN QUALSIASI MOMENTO
- SFORZO METABOLICO NOTEVOLE
- NECESSARIA ALIMENTAZIONE PIU RICCA IN
- PROTEINE, VITAMINE, MINERALI
- ALLA FINE CONTROLLARE (ED, EVENTUALMENTE,
- PAREGGIARE) BECCO ED UNGHIE
158SONNO
- VA DALLIMBRUNIRE ALLE PRIME LUCI DELLALBA
- (NELLA STAGIONE RPRODUTTIVA SEGUONO SUBITO
- CORTEGGIAMENTO E ACCOPPIAMENTO)
- MAI MOLTO PROFONDO (SE SI SUPERA LA SOGLIA
- DI DISTANZA DI FUGA VOLA)
- TRASCORSO SUI POSATOI PIU ALTI
- (SE STA A TERRA NUOVO ARRIVATO O MALATO)
159OVIDEPOSIZIONE
- DA FINE MARZO - INIZIO APRILE A GIUGNO LUGLIO
- TOTALE UOVA DEPOSTE 50-70 (NEL TARDO
POMERIGGIO) - LE PRIME, DI SOLITO, SI SCARTANO PER DIFETTI
- RACCOLTA 2 VOLTE AL GIORNO
- CONSERVAZIONE PER 7-10 gg MAX,
- IN AMBIENTE FRESCO E UMIDO
- IN CASO DI UOVA ROTTE INDIVIDUARE IL/LA
- RESPONSABILE ED ELIMINARLO/LA (O SPUNTARE IL
BECCO) - PUO ESSERE ANTICIPATA MODIFICANDO
- IL FOTOPERIODO, MA NON CONVIENE
- AL 2-3 ANNO LE FAGIANE ANTICIPANO LINIZIO
- DELLOVIDEPOSIZIONE DI 7-10 gg
160FINITA LA STAGIONE RIPRODUTTIVA E RIAVVICINANDOSI
IL PERIODO DELLA MUTA
- I SOGGETTI DA CONSERVARE (I PIU PROLIFICI)
- SI ALLOGGIANO NELLE VOLIERE DI ALLEVAMENTO
- GLI ALTRI SI LIBERANO, MA A FINE INVERNO
161DIFFICILE NIDIFICARE SE IN ZONA NON CI SONO
SELVATICI DELLA STESSA SPECIE DA CUI POSSANO
IMPARARE PER IMITAZIONE, PERCHE I SOGGETTI
NATI E VISSUTI SEMPRE IN CATTIVITA CONSERVANO I
MODELLI COMPORTAMENTALI ACQUISITI DURANTE LA
PRIGIONIA (K. LORENZ)
162STRUTTURE DELLALLEVAMENTO
- PARCHETTI DA RIPRODUZIONE
- LOCALE INCUBATOIO
- PULCINAIA
- VOLIERE
163VOLIERE
164VOLIERE
165VOLIERE
166VOLIERE
167PARCHETTI
168PARCHETTI
169VOLIERE
170PARCHETTI DA RIPRODUZIONE
- VOLIERE COLLOCATE PREFERIBILMENTE A TERRA
- O SU RETE METALLICA
- LUOGO TRANQUILLO E APPARTATO
- TERRENO PERMEABILE
- RIPARO PER LA PIOGGIA
- ALBERI O ALTRO RIPARO PER IL SOLE
- POSATOI ALTI CIRCA 1 m
- DIMENSIONI PER CIASCUN RIPRODUTTORE
- 1,2-2 mq
- PAVIMENTAZIONE - GHIAIA O PIETRISCO cm 25-30
- - SABBIA cm 25 (APPOGGIO ZAMPE-
- LIMITATO RISCHIO ROTTURA UOVA)
-
- . . . .
171- . . . .
-
- CORDOLO DI CEMENTO INTERRATO PER 30-40 cm
- (- ANCORAGGIO RETE
- - ACCESSO RODITORI)
- ALTEZZA RETE PERIMETRALE 2-2,5 m
- RETE A MAGLIE LARGHE
- RETE A TETTO FLUTTUANTE
- PARATOIE PER ISOLARE VISIVAMENTE LE VARIE
FAMIGLI - MANGIATOIE RIFORNIBILI DALLESTERNO
- ABBEVERATOI
- RICOVERI RUSTICI (2 mq circa OGNI 5-6 SOGGETTI)
172VOLIERE PER FAGIANOTTI (gt 6-8 SETTIMANE)
- ALMENO 1 mq OGNI 3 CAPI ALLINIZIO, POI 4-5 mq A
CAPO - QUALITA DELLE PRODUZIONI
- (SELVATICITA, ATTITUDINE AL VOLO)
- ALIMENTI QUELLI DELLA VITA LIBERA
- COPERTURA ERBOSA
- POSSIBILITA NASCONDIGLI
-
173INCUBAZIONE
- FATTA IN APPOSITI LOCALI
- (INCUBATOI)
- PIANO TERRA O SEMINTERRATO
- TEMPERATURA 16-21C
- UMIDITA gt 60
- NO - RUMORI
- - VIBRAZIONI
- - SCOSSE
- - VICINANZA CON ALLEVAMENTI
174UOVA
PULIZIA (EVENTUALE CONSERVAZIONE)
- RIVOLTAMENTO - DOPO 48 h,
- POI OGNI 12 h FINO AL 22 GIORNO
- AEREAZIONE - SEMPRE,
- FINO A INIZIO SCHIUSA
- UMIDITA - 75-85
- A FINE INCUBAZIONE
- SPERATURA . . . .
INCUBAZIONE (24 gg)
175SPERATURA
- OSSERVAZIONE DELLE UOVA TRAMITE SPERAUOVO
- ALLONTANAMENTO DELLE UOVA INFECONDE
- O CON EMBRIONE MORTO
- (PERICOLOSE!!!)
176INCUBATRICI
177INCUBATRICE - INTERNO
178SPERATURA
- 6 GIORNO - UOVA INFECONDE TRASPARENTI
- - UOVA SANE MACCHIA ROSSO-ARANCIO
- CON RAMIFICAZIONI SCURE
- 16-21 GIORNO - UOVA CON EMBRIONE MORTO
- TRASPARENTI CON UNA PICCOLA
- MACCHIA ARANCIONE
- - UOVA SANE OPACHE E CON
- VISIBILE CAMERA DARIA AL POLO
- OTTUSO
SCARTO 10-12
SCARTO 7-8 DEL RESIDUO
179UOVO DI FAGIANA - SVILUPPO EMBRIONALE
180NASCITE 50 70 DELLE UOVA TOTALI
181- I PULCINI VANNO LASCIATI IN INCUBATRICE
- O IN CAMERA DI SCHIUSA PER ALCUNE ORE
- (? PIUMINO ASCIUTTO)
- PRIMA ALIMENTAZIONE DOPO CIRCA 10 h
182CAMERA DI SCHIUSA
183ALLEVAMENTO DEL PULCINO NEL PRIMO PERIODO
LOCALE PULCINAIA BATTERIE CALDE LAMPADE A
RAGGI INFRAROSSI più adatte ad
più adatte a soggetti allevamenti
intensivi da ripopolamento
184