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Immanuel Kant

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Title: PowerPoint Presentation Author: massimo francesco maraviglia Last modified by: massimo francesco maraviglia Created Date: 1/1/1601 12:00:00 AM – PowerPoint PPT presentation

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Title: Immanuel Kant


1
Immanuel Kant
  • Il cartografo della conoscenza umana. Parte
    seconda la critica della ragion pura

2
La natura della scienza
  • Domandarsi quale sia la natura della scienza
    significa per Kant interrogarsi sul tipo di
    giudizi che sono propri di questa disciplina. I
    giudizi sono le proposizioni che determinano una
    legge scientifica (per esempio i principi della
    fisica), sono in sostanza delle affermazioni che
    descrivono in modo universale e necessario
    landamento delle cose ci dicono come stanno le
    cose e come esse funzionano.
  • Perché i giudizi propri della scienza sono
    affidabili? Come è possibile elaborare giudizi
    affidabili sullandamento del mondo? Qual è il
    confine entro il quale lintelletto umano si deve
    situare per avere la ragionevole certezza di non
    sbagliare? Ecco le domande fondamentali della
    Critica della ragion pura.

3
I giudizi in generale
  • Le affermazioni che noi possiamo fare circa la
    realtà sono i giudizi. I giudizi in generale
    di cui quelli scientifici sono solo una porzione
    - possono essere di tre tipi
  • Giudizi analitici a priori
  • Giudizi sintetici a posteriori
  • Giudizi sintetici a priori

4
I giudizi analitici a priori
  • Sono affermazioni in cui il predicato è
    ricavabile da unanalisi del soggetto, un analisi
    che avviene a priori, cioè prima di qualsiasi
    nostra esperienza (del contatto con gli oggetti
    di cui si parla). Oggi tali giudizi si
    chiamerebbero tautologie frasi che dicono la
    stessa cosa di quanto è già contenuto
    implicitamente nel soggetto della frase stessa.
  • Es. (mio) Tutti gli scapoli non sono sposati
  • Scapoli soggetto
  • Il non essere sposati si predica del soggetto
    scapoli.
  • Tuttavia già il concetto di scapolo significa
    non sposato.
  • Laffermazione dunque risulta essere di una
    verità incontrovertibile fondata in modo certo
    sul principio di non contraddizione, Tuttavia ha
    il difetto di non aggiungere niente alle nostre
    conoscenze.

5
Giudizi sintetici a posteriori
  • I giudizi sintetici uniscono (sintetizzano) un
    soggetto e un predicato sulla base della nostra
    esperienza. In questo modo si aggiungono
    conoscenze.
  • Es. (mio) il vestito è rosso
  • Nel soggetto vestito non è contenuto il
    concetto di rosso (predicato). Per capire che il
    vestito è rosso devo averlo visto, cioè devo
    averne avuto esperienza (potrebbe in linea di
    massima essere di tutti i colori). La mia
    conoscenza del vestito è dunque aumentata dalla
    mia esperienza.
  • Il guaio è che la mia esperienza non è garantita.
    Pensiamo infatti ad un daltonico che guardi lo
    stesso vestito che sto guardando io direbbe
    sicuramente qualcosa di diverso. Può la pura
    esperienza sensibile dire chi tra me e il
    daltonico ha ragione? No, ci vuole qualcosaltro,
    ci vuole la scienza, che però è fondata su
    giudizi di diversa natura.

6
I giudizi sintetici a priori
  • I giudizi sintetici a priori non sono fondati
    sullesperienza, non derivano da essa la loro
    validità e, purtuttavia, aumentano la nostra
    conoscenza, cioè aggiungono nel predicato
    qualcosa che non è contenuto nel soggetto. Essi
    in sostanza sono a priori prima dellesperienza
    ma sintetici cioè in grado di unire
    qualcosa di più al soggetto.

7
I giudizi della matematica
  • Sintetici a priori sono i giudizi della
    matematica
  • per esempio (Kant) 7512.
  • Qui il nel soggetto (75) non è contenuto
    immediatamente il predicato (12), infatti, dice
    Kant, per raggiungere questa somma bisogna
    contare cioè bisogna effettivamente aggiungere
    nel risultato una nozione in più che prima non si
    aveva, e ciò è particolarmente visibile nei
    numeri grandi. Dunque, malgrado Leibniz, e molti
    dopo di lui, abbiano considerato tali giudizi
    analitici, essi appaiono a Kant sintetici. La
    loro sintesi tuttavia è a priori, cioè a
    prescindere da qualsiasi esperienza sensibile di
    cose numerate.

8
I giudizi della geometria
  • Sono sintetici a priori giudizi della geometria
  • per esempio (Kant)
  • La retta è la linea più breve fra due punti.
  • Qui nel concetto di retta non è contenuta un
    caratteristica quantitativa (più breve) ma
    solo una nozione qualitativa (la retta è una
    linea dritta, infatti questultimo sarebbe un
    giudizio analitico). Dunque più breve aggiunge
    qualcosa alla nozione di retta, e rende il
    giudizio sintetico. Esso è a priori perché, se è
    vero che possiamo mostrarlo attraverso un
    disegno, non abbiamo bisogno per forza di
    unesperienza per determinarlo.

9
I giudizi della fisica
  • Sono sintetici a priori i giudizi della fisica.
  • Per esempio (Kant)
  • In tutti i cambiamenti del mondo la quantità di
    materia rimane invariata
  • Nel concetto di materia è contenuto quello di
    estensione nello spazio, non quello di
    persistenza. Dunque il giudizio è sintetico.

10
Il fondamento dei giudizi sintetici a priori
  • Abbiamo visto che il fondamento dei giudizi
    analitici a priori è il principio di non
    contraddizione quello dei giudizi sintetici a
    posteriori è lesperienza. Ora ci si chiede quale
    sia il fondamento dei giudizi sintetici a priori,
    cioè in base a quale elemento essi possano
    pretendere di essere validi. Con le parole di
    Kant ci si chiede quindi Qual è lincognita X
    su cui si appoggia lintelletto quando crede di
    trovare fuori dal concetto A (soggetto) un
    predicato B ad esso estraneo e che, ciò malgrado,
    stima con esso congiunto?

11
Il fondamento dei giudizi sintetici a priori è
nel soggetto conoscente
  • Ebbene la risposta di Kant è che il fondamento è
    nel soggetto, cioè nelle strutture conoscitive
    della mente umana che coglie gli oggetti. Quando
    io conosco qualcosa posso stabilire delle leggi
    applicando delle nozioni alloggetto che io ho
    già nella mia mente, posso vestire loggetto
    con dei capi che io già posseggo, in modo che non
    è la mia facoltà conoscitiva che si regola
    sulloggetto ma è loggetto che si regola sulla
    mia facoltà conoscitiva. Quindi tutte le leggi
    che noi costruiamo relativamente agli oggetti
    della natura sono fondate su alcune categorie che
    appartengono al nostro modo di intuirli e di
    pensarli. Per esempio lo spazio e il tempo, la
    nozione di causa ed effetto, di quantità e
    qualità etc. Queste non sono proprietà degli
    oggetti ma sono modi con cui noi li cogliamo
    sensibilmente e li pensiamo.

12
Per esempio
  • Nel giudizio sintetico a priori 7512, il
    concetto di 12 è aggiunto alla nozione di 7 e di
    5 in base alla mia capacità di contare, cioè di
    aggiungere quantità a quantità. Nel giudizio la
    retta è la linea più breve fra due punti io
    aggiungo la nozione più breve alla retta in
    base ad concetto quantitativo che ancora posseggo
    già prima. Lo stesso si può applicare a tutti i
    giudizi della scienza e della geometria, anche di
    tipo diverso, per esempio dato un punto A
    esterno ad una retta r esiste una e una sola
    retta r1 passante per A e parallela ad r (quinto
    postulato di Euclide). Lesistenza di una e una
    sola retta passante per A e parallela a r non è
    implicita allidea di un punto esterno ad una
    retta R, eppure si deduce a priori, senza bisogna
    di estrarla da una concreta situazione empirica.

13
Rivoluzione copernicana
  • Quando Kant stabilisce che i principi che fondano
    i giudizi sintetici a priori sono nel soggetto e
    che noi delle cose non conosciamo a priori se
    non quello che noi stessi vi mettiamo, compie
    una vera e propria rivoluzione copernicana in
    ambito filosofico.
  • Egli cioè ribalta completamente i termini del
    problema gnoseologico così come era stato inteso
    fino a lui. Che cosa sostiene in fondo? Che se
    prima la conoscenza consisteva nel cercare di
    capire quali fossero le proprietà delloggetto
    conosciuto, adattando la nostra mente a queste
    proprietà, cercandole nelloggetto, modulando la
    nostra opinione su quanto si scorgeva
    nelloggetto, ora è loggetto che per essere
    conosciuto si deve adattare al nostro modo di
    conoscerlo.

14
Rivoluzione copernicana 2
  • È come nel confezionamento di un vestito se
    prima il sarto doveva modificare un paio di
    pantaloni sulla misura della panza del suo
    cliente, ora è come se il sarto avesse già un
    vestito e il cliente dovesse ingrassare o
    dimagrire per stare dentro la misura dei
    pantaloni già posseduti dal sarto. Questo, fuor
    di metafora, significa che, nella concezione
    kantiana, non è più il soggetto che deve
    adattarsi alloggetto ma loggetto alle facoltà
    conoscitive del soggetto.

15
Rivoluzione copernicana 3
  • Se teniamo conto di quanto detto, la locuzione
    rivoluzione copernicana diviene perfettamente
    comprensibile. Copernico in ambito astronomico
    aveva detto che non è il sole a girare attorno
    alla terra, ma la terra attorno al sole, Kant in
    ambito gnoseologico dice che non è più il
    soggetto a girare attorno alloggetto, ma
    loggetto al soggetto. E ovvio che questo è un
    cambiamento di prospettiva che non dice di un
    avvenimento reale non è che con Kant luomo
    cambia il modo di conoscere le cose, ma bensì è
    suggerita una nuova teoria che spiega come luomo
    ha sempre conosciuto le cose quando ha espresso
    giudizi veri e validi universalmente su di esse.

16
La nozione di fenomeno
  • Tutto ciò è già implicito nella riflessione
    contenuta nella Dissertazione del 1770, in cui si
    stabilisce che gli oggetti sono conosciuti in
    quanto fenomeni che appaiono a dei soggetti che
    li conoscono. Grazie alla possibilità ricettive
    del soggetto, agli occhiali che il soggetto
    possiede, egli vede gli oggetti in un modo
    piuttosto che in un altro, nello specifico
    attraverso le forme di spazio e tempo, che sono
    appunto forme soggettive che inquadrano gli
    oggetti percepiti appunto in uno spazio e in un
    tempo. Questi ultimi non sono proprietà degli
    oggetti, ma del soggetto che li conosce.

17
Le forme che noi possediamo
  • Ora, sè visto che noi possediamo già delle forme
    in cui inquadriamo la realtà degli oggetti
    intorno a noi ossia dei fenomeni con cui
    entriamo in contatto - e che ci permettono di
    stabilire qualcosa di questi oggetti in modo
    universalmente valido, giacché tali forme sono
    possedute dalla mente umana in quanto tale, e
    pertanto da tutti gli uomini. Tali forme sono a
    priori cioè non provengono dallesperienza, ma la
    rendono possibile come condizioni già presenti in
    noi affinché possiamo avere una qualsiasi
    esperienza.

18
Intuizione e pensiero
  • Le forme a priori sono di due tipi. Esse ci
    consentono di intuire gli oggetti, cioè di
    coglierli sensibilmente (cfr la Dissertazione del
    1770) ma anche di pensarli, cioè di elaborare dei
    giudizi sulla base delle intuizioni che ne
    abbiamo avuto. In sostanza la conoscenza procede
    per gradi
  • Prima dobbiamo percepire con i sensi un oggetto.
    Ma quando percepiamo con i sensi un oggetto, noi
    immediatamente lo inseriamo nelle forme a priori
    di spazio e tempo. Non è possibile cogliere il
    tavolo, un prato, un altro uomo senza già vederli
    in uno spazio e in un tempo. Non appena mi trovo
    di fronte ad un oggetto, io ho la precisa
    sensazione che tale oggetto occupa uno spazio e
    che lo percepisco ora. Questo è un modo di
    intuire la cosa e avviene prima di ogni
    affermazione che posso formulare sulloggetto in
    questione.
  • Poi possiamo dire qualcosa circa loggetto che
    abbiamo percepito diciamo che è X o Y, leggero o
    pesante, bianco o verde, grande o piccolo, che
    possiede determinate caratteristiche, che si
    muove ad una certa velocità, che se lo gettiamo
    dalla finestra cade, che non è un altro oggetto,
    che appartiene ad una classe di oggetti ad esso
    simili etc. Tutti questi giudizi sono modi di
    pensare loggetto.

19
Estetica trascendentale e logica trascendentale
  • Quando Kant nella Critica della ragion pura parla
    del modo con cui noi intuiamo gli oggetti, lo fa
    nella sezione dellopera chiamata
  • ESTETICA TRASCENDENTALE estetica viene da
    aisthesis sensazione, e allude al fatto che si
    parla di una dottrina che riguarda il modo con
    cui noi percepiamo gli oggetti con i nostri
    cinque sensi.
  • Quando il nostro filosofo tratta del modo di
    pensarli lo fa nella sezione chiamata
  • LOGICA TRASCENDENTALE logica viene da logos
    pensiero e allude alla trattazione di tutto ciò
    che riguarda il nostro pensiero.

20
Perché trascendentale?
  • Kant diceChiamo trascendentale ogni conoscenza
    che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo
    di conoscere gli oggetti in quanto essa deve
    essere a priori.
  • Trascendentale è quindi tutto ciò che riguarda il
    soggetto e le sue forme a priori, cioè le
    strutture universali di cui egli si serve per
    conoscere la realtà e, più in generale, per
    entrare in una qualche relazione intellettuale
    con essa.
  • Ciò che è trascendentale si contrappone a ciò che
    è empirico, ossia a tutto quanto appartiene ai
    singoli uomini come caratteristica del loro
    essere particolare, legato alla loro
    individualità e corporeità.

21
Trascendentale e trascendente
  • Trascendentale non va confuso con
    trascendente.
  • Trascendente è un termine tipicamente metafisico
    e indica ciò che trascende la nostra realtà, che
    sta fuori dal mondo e ne rappresenta, nella
    speculazione filosofica e teologica, il
    fondamento ultimo (per esempio il Dio biblico, o
    il mondo delle idee platoniche). Il termine
    trascendente si contrappone al termine
    immanente ciò che è trascendente va oltre la
    realtà, ciò che è immanente sta dentro,
    appartiene a questo mondo.

22
Estetica trascendentale
  • Abbiamo visto che gli oggetti prima ci devono
    essere dati (in unintuizione sensibile) e poi
    possono essere pensati. Lestetica trascendentale
    si occupa appunto del modo in cui gli oggetti ci
    sono dati ai sensi.
  • Essi ci sono dati nella SENSAZIONE, cioè lazione
    che loggetto produce sui sensi del soggetto
    modificandolo
  • Ciò è reso possibile dal fatto che luomo
    possiede una SENSIBILITÀ, cioè una capacità di
    ricevere sensazioni.
  • Quando un oggetto entra in contatto con i sensi,
    grazie alla sensibilità umana si produce
    unINTUIZIONE cioè una prima forma di conoscenza
    immediata delloggetto in quanto fenomeno.

23
Materia e forma nellintuizione
  • Nellintuizione del fenomeno vi è una
  • materia, cioè la modificazione materiale prodotta
    dalloggetto nei nostri sensi
  • e una
  • forma, in cui il soggetto, grazie alle sue
    strutture a priori, organizza i singoli dati
    sensoriali, e li colloca nello spazio e nel tempo
    (tali strutture infatti vengono chiamate forme a
    priori dellintuizione sensibile). Esse sono
    pure, cioè sono come dei vasi vuoti che accolgono
    la materia della sensazione e la sistemano
    spazialmente e temporalmente.

24
Spazio e tempo
  • Lo spazio è per Kant è il modo cui deve
    sottostare la rappresentazione degli oggetti
    esterni. Ogni oggetto esterno a noi deve essere
    rappresentato come collocato in uno spazio. Così
    tutte le cose che noi cogliamo con i sensi ci
    appaiono le une accanto alle altre nel loro
    spazio.
  • Il tempo, dice Kant, è la forma del senso
    interno. Per senso interno si intende ciò che ci
    permette di cogliere i nostri stati interiori,
    quello che succede dentro di noi, laddove il
    termine succede ci introduce proprio al fatto
    che noi cogliamo i nostri stati interiori come
    gli uni successivi agli altri.
  • Tuttavia, siccome le cose esterne vengono
    comunque interiorizzate nel momento in cui le
    percepiamo e ce le rappresentiamo interiormente,
    esse si dispongono parimenti in una successione
    temporale. Così anche lo spazio ci è dato
    interiormente nel tempo, in modo che il tempo si
    configura come lintuizione pura di tutti i
    fenomeni, la forma fondamentale attraverso cui
    noi percepiamo tutto ciò che è possibile
    percepire.

25
Dallestetica alla logica
  • Nellestetica trascendentale Kant ha stabilito
    quali siano le forme a priori dellintuizione
    cioè come gli oggetti ci siano dati spazialmente
    e temporalmente, in modo che i dati sensoriali
    non siano più dati sparsi, ma già con una loro
    iniziale unità. Infatti spazio e tempo ci
    permettono di cogliere non una semplice
    collezione di linee rette, curve, punti, masse, e
    le loro caratteristiche come se fossero elementi
    sparpagliati e senza un nesso (ci capiterebbe
    infatti così se le nostre sensazioni non avessero
    una forma) ma elementi che stanno in un dato
    ordine spaziale e in una data successione
    temporale.
  • Ora bisogna capire come i fenomeni che ci sono
    dati nella sensazione vengano pensati, cioè
    bisogna esplicitare come noi stabiliamo dei nessi
    tra i suddetti elementi e delle leggi che
    governano i fenomeni che, pensando, noi impariamo
    a distinguere e a conoscere. Questo è il compito
    della logica trascendentale.

26
Logica formale e trascendentale
  • La logica che studia Kant essere la scienza con
    cui noi cerchiamo di capire come funziona la
    nostra conoscenza della realtà. Questa conoscenza
    inizia inevitabilmente con le intuizioni
    sensibili. Da queste non si può prescindere. Ogni
    nostro concetto parte dallintuizione di un
    oggetto. Essa gli fornisce il materiale con cui
    pensare. Pensare qui non è altro che gestire il
    materiale fornito dallintuizione. Che cosa
    potrebbe pensare una persona, infatti, se non
    avesse niente da pensare? Per questo Kant dice
    che concetti senza le intuizioni sarebbero vuoti.
  • Pertanto la logica di Kant studia il pensiero, ma
    non solo il suo modo di collegare i concetti
    (come in Aristotele), secondo alcuni principi
    esclusivamente formali (non contraddizione, terzo
    escluso etc.), ma il suo modo di capire, cioè
    di concepire le cose, di comprendere
    effettivamente la realtà, anche se qui si parla
    di una realtà qualsiasi, cioè non di una singola
    cosa empirica, non del contenuto di un singolo
    pensiero che è rivolto ad una singola cosa, ma di
    come il pensiero in generale pensa la realtà in
    generale, di qualsiasi natura essa sia. Per tale
    motivo la logica è qui definita trascendentale.

27
Lanalitica trascendentale
  • La logica trascendentale è divisa in due parti
    analitica e dialettica.
  • La prima descrive e deduce le categorie in base
    alle quali noi pensiamo la realtà (vedremo or ora
    quale sia il significato del termine
    categoria).
  • La seconda ci introduce a quel modo di pensare
    tipico della metafisica, in cui lintelletto
    umano trascende i suoi limiti e incorre in alcuni
    errori necessari, cioè applica le sue strutture
    conoscitive a oggetti di cui non vi è alcuna
    intuizione sensibile.

28
Lintelletto e la sua funzione sintetica 1
  • Chi pensa? Lintelletto umano che ha delle
    strutture a priori, cioè dei suoi propri modi di
    funzionare. Queste strutture sono i concetti.
    Essi ci permettono di unificare il molteplice
    dellintuizione spazio temporale e di generare
    così una sintesi ( unione). Questa
    sintesi-unione è un pensiero che ci permette di
    dire qualcosa di qualcosaltro (X è Y) cioè di
    unire un dato predicato ad un dato soggetto.

29
Lintelletto e la sua funzione sintetica 2
  • In sostanza accade che le intuizioni ci
    forniscono ancora un materiale grezzo, una serie
    molteplici di dati. Questi dati vanno unificati
    altrimenti non si saprebbe mai che cosa
    effettivamente conosciamo (Le intuizioni senza
    concetti sono infatti cieche, dice Kant). Che
    cosa ci permette di dire che x, y, z
    costituiscono una cosa che esiste fuori di noi?
    Il fatto che noi abbiamo la capacità di unire x,
    y, z stabilendo dei nessi tra questi dati in modo
    che assieme ci si presentino con le
    caratteristica di una cosa che esiste. Questa
    funzione unificatrice (sintetica) è propria
    dellintelletto umano.

30
Concetti empirici e
  • Lunificazione del molteplice dellintuizione in
    un concetto può avvenire in due modi.
  • Il concetto può essere legato strettamente al
    materiale dellintuizione e permetterci di
    collegare le varie intuizioni in modo da farci
    comprendere che abbiamo di fronte una cosa
    piuttosto che unaltra. Per esempio, se io ho una
    serie di intuizioni che sono spazialmente e
    temporalmente definite in modo omogeneo mi faccio
    il concetto di una cosa. Se io in un bosco ho
    lintuizione di un forma cilindrica generalmente
    marrone, che si dirama e cresce e le cui
    estremità sono sottili, estese, venate,
    generalmente verdi, mi faccio il concetto di un
    albero. Qui ho semplicemente unito una serie di
    dati dellintuizione, ottenendo unimmagine di
    QUESTO albero che più o meno può concordare con
    altre immagini di altri alberi che incontrerò fra
    poco. Questo concetto, come si vede è tratto
    dallesperienza ed è strettamente legato ad essa
    in termini kantiani è una sintesi che rientra
    nellesperienza o è mutuata da essa. Per questo
    Kant la chiama concetto empirico ossia, diremmo,
    una semplice immagine mentale di una cosa.

31
concetti puri
  • Diverso è il caso in cui di un determinato fascio
    di dati dellintuizione voglia stabilire delle
    precise leggi di connessione universali e
    necessarie. Qui non mi fermerò alla semplice
    immagine di ciò che ho di fronte, - singolare ed
    empirica, benché comparabile con altre immagini
    simili - ma dovrò utilizzare strumenti diversi.
  • Farò quindi appello ad alcune mie risorse
    mentali che mi permettono di PENSARE loggetto in
    modo più esatto, più valido in generale e certo.
    Queste mie risorse sono il mio personale
    software che contiene modi peculiari di capire
    e gestire i dati secondo piccoli programmi che
    Kant chiama sostanza, causa, necessità, esistenza
    etc.

32
Concetti puri 2
  • Questi programmi o, come dice Kant concetti puri,
    o ancor meglio categorie non hanno un immediato
    corrispettivo nellesperienza sensibile (non cè
    qui una causa davanti a me, come ci potrebbe
    essere un albero), ma permettono di stabilire
    delle connessioni profonde e delle leggi fra i
    diversi dati della mia intuizione. Mi permettono
    di dire, cioè, che per esempio - loggetto
    della mia esperienza procede da un altro oggetto
    (causa) oppure che è realmente esistente e non
    solo immaginato (esistenza), che è una sostanza
    che permane al variare delle caratteristiche
    accidentali, che deve essere così e non può
    essere altrimenti (necessità). In definitiva i
    concetti puri mi permettono di stabilire delle
    leggi valide universalmente su tutto ciò che è
    oggetto della mia intuizione sensibile.

33
Esempio (ad usum delphini). lalbero in senso
scientifico
  • Un albero è unintuizione spazio-temporale di una
    serie di dati (forma cilindrica e colore del
    tronco, diramazioni, foglie etc.) connessi in
    modo tale da poter attribuire ad esso delle
    caratteristiche universali, solo così si ha una
    sua definizione di carattere scientifico.
  • In tal caso si può dire che
  • Lalbero esiste come oggetto che possiede
    costantemente determinati caratteri e
    accidentalmente altri
  • Lalbero esiste come oggetto rientrante in una
    classe di oggetti che hanno caratteri simili e
    che hanno relazioni simili con altri oggetti (la
    terra, laria, gli altri esseri viventi),
  • Lalbero è sottoposto a leggi fisiche e chimico
    biologiche secondo precise condizioni di
    causa-effetto.
  • Tutte queste caratteristiche, una volta
    determinate, valgono per questo albero e per
    tutti gli altri oggetti (alberi) della medesima
    classe.

34
Le categorie come leggi della mente
  • I concetti puri sono chiamati da Kant
    categorie. Esse sono leggi della mente, non
    degli enti, cioè strutture a priori, meccanismi
    mentali che ci permettono di fare determinate
    operazioni e che si applicano ai dati della
    sensibilità, non proprietà delle cose sensibili.
    Quindi, per esempio, tra due oggetti due palle
    da biliardo in movimento non si dà la realtà
    assoluta (noumeno) di una palla che sia causa del
    movimento di unaltra, si dà invece una mente
    che, avendo lintuizione dello scontro tra le due
    palle, stabilisce, attraverso la categoria di
    causa che già possiede a priori dentro di sé, che
    luna è causa del movimento dellaltra
    (comprendendo secondo la nozione di causa la
    relazione tra i due fenomeni che appaiono alle
    sue facoltà conoscitive).

35
La deduzione delle categorie
  • Quali e quante sono le categorie? Pensare per
    Kant è elaborare dei giudizi, delle valutazioni
    sulla realtà. Vi sono diversi tipi di giudizi è
    diverso dire
  • X è Y (es. il cielo è nuvoloso)
  • oppure se accade X accade anche Y (es. se accade
    che il cielo è nuvoloso, accade anche che non si
    vede il sole).
  • Ebbene Kant raduna in classi i diversi tipi di
    giudizi possibili e assegna ad ogni classe una
    specifica categoria, perché è proprio grazie ad
    una categoria che possiamo elaborare un giudizio,
    una valutazione sulla realtà. Se infatti non
    avessimo dentro di noi la funzione di unificare i
    dati delle intuizioni propri di quella categoria,
    non potremmo nemmeno formulare il giudizio (se
    non avessimo dentro di noi la funzione di causa,
    non potremmo dire che il movimento di una palla
    da biliardo genera, cioè è causa, del movimento
    di unaltra).

36
Forme di pensiero
  • Quindi Kant dice Poiché pensare è giudicare vi
    saranno tante forme di pensiero quanti sono i
    modi del giudizio. Essi sono dodici, come nella
    tabella seguente.

37
Tavola dei giudizi e delle categorie
giudizi categorie
Universali (tutti gli A sono b) Totalità ----------- quantità
Particolari (alcuni A sono B) Pluralità ---------- quantità
Singolari (questo A è B) Unità -------------- quantità
Affermativi (A è B) Realtà ------------ qualità
Negativi (A non è B) Negazione ------ qualità
Infinito (A è non B cioè le infinite cose che non sono A sono B) Limitazione ----- qualità
Categorici (A è B) Inerenza e sussitenza (accidente e sostanza) ------------ relazione
Ipotetici (se A, allora B) Causalità e dipendenza (causa ed effetto) ----------------- relazione
Disgiuntivi (A è B oppure C) Reciprocità (azione reciproca tra agente e paziente) - relazione
Problematici (A può essere B) Possibilità-impossibilità - modalità
Assertori (è reale che A è B) Esistenza-inesistenza --- modalità
Apodittici (è necessario che A sia B) Necessità-contingenza - modalità
38
Come deve essere un oggetto per essere un oggetto?
  • La dottrina delle categorie risponde a questa
    domanda Nelle categorie si ritrovano i
    caratteri generali che ciascun oggetto deve
    possedere per essere conosciuto appunto come
    oggetto deve essere unità di un molteplice (le
    sue varie caratteristiche) e quindi porsi come
    totalità deve essere qualificato nel suo limite
    come ciò che possiede determinati attributi e ne
    esclude altri deve essere considerato come una
    sostanza nei suoi rapporti causali e di relazione
    reciproche con altre sostanze deve essere
    considerato come possibile, o effettivamente
    esistente o necessario. Perciò la funzione
    sintetica dellintelletto non è solo un atto
    formale della mente, ma è il processo mentale
    attraverso cui si costituisce loggetto come
    oggetto di conoscenza (E. Occhipinti, Uomini e
    idee, Einaudi-Mondadori Education, Milano, 2010,
    p. 634).

39
Lio penso
  • Le categorie vanno applicate al materiale delle
    intuizioni. Abbiamo sempre dato per scontato che
    il soggetto conoscente ha delle intuizioni e
    applica delle categorie, ma in effetti non è cosa
    poi così scontata, cioè richiede una specifica
    facoltà. Infatti le intuizioni sarebbero sparse e
    scompagnate senza le categorie, ma anche senza un
    soggetto a cui tutte si riferissero. Cioè
    quando conosco un oggetto io devo sapere che
    tutto ciò che percepisco è una MIA percezione,
    tutte le intuizioni si riferiscono alloggetto,
    ma anche ad un soggetto che è colui che sta
    conoscendo. Quindi ad ogni intuizione e ad ogni
    pensiero di deve accompagnare la rappresentazione
    di un Io che sta percependo e pensando e che
    permane lo stesso in ogni intuizione e pensiero.
    Questo è lIO PENSO. Si tratta di una funzione,
    cioè della capacità di unire e riferire ad un
    soggetto tutto ciò che si conosce. Non è quindi
    una sostanza (lanima o la coscienza), ma un
    meccanismo della mente che svolge un determinato
    compito.

40
Lunità sintetica dellappercezione
  • LIo penso è per Kant lunità sintetica
    dellappercezione, cioè è quella rappresentazione
    mentale che sa in ogni atto conoscitivo che è un
    soggetto che percepisce. Appercezione in
    Leibniz era quella percezione di una percezione
    che caratterizzava le monadi spirituali, cioè
    quel sapere di sé che non era solo un
    percepire, ma un percepire di percepire. Come
    quando noi non solo vediamo qualcosa che ci sta
    di fronte (lo percepiamo), ma sappiamo che lo
    stiamo vedendo (percepiamo che stiamo percependo
    loggetto che ci sta di fronte). Allo stesso modo
    lio penso rende consapevole il soggetto che
    tutto ciò che percepisce è lui stesso che lo sta
    percependo, e che dunque tutti gli oggetti
    conosciuti sono conosciuti da un medesimo (unico,
    unitario) soggetto. Questultimo opera lui la
    sintesi di tutti i dati percettivi, li mette
    assieme attraverso le forme a priori
    dellintuizione e le categorie, ed è quindi il
    protagonista di tutto ciò che riguarda la
    conoscenza.

41
Come le categorie si applicano alloggetto la
sussunzione del molteplice
  • Ora Kant nella sezione chiamata analitica dei
    principi esamina il modo in cui le categorie di
    applicano ai fenomeni, per permetterci di fare
    delle affermazioni universalmente valide su di
    essi, cioè delle affermazioni scientifiche.
  • Lapplicazione delle categorie ai fenomeni e
    descritta da Kant come una SUSSUNZIONE del
    molteplice dellintuizione sotto categorie.
  • Sussunzione atto del prendere sotto, prendere
    dentro. E come se le categorie risucchiassero
    dentro di sé tutti i dati dellintuizione e
    dessero loro un forma, un ordine, in modo appunto
    da poter affermare qualcosa di sensato e valido
    su questi dati.

42
Lo schematismo trascendentale
  • Che cosa permette, come è possibile tale
    sussunzione? Proviamo a descrivere il processo
    partendo dalle categorie. Prendiamone ad esempio
    quattro di esse
  • Sostanza
  • Causa effetto
  • Azione reciproca
  • Realtà

43
Lo schematismo trascendentale 2
  • Come può essere pensata la sostanza? Come una
    permanenza nel tempo. Ciò che permane nel tempo
    al di là del mutare dei diversi accidenti (cioè
    delle qualità che non sono fondamentali per
    distinguere un oggetto da un altro e per dire
    esattamente che cosa sia quelloggetto) è la
    sostanza di un oggetto. Per esempio A sostanza
    Kant non è determinata dal suo essere alto o
    basso, biondo o moro, ricco o povero, ignorante o
    colto. Infatti se Kant da ignorante diventa
    colto, possiamo dire che è Kant ad esserlo
    diventato, cioè è lo stesso Kant ad essere
    passato da uno stato ad un altro. La sostanza
    Kant è rimasta la stessa e sono mutate alcune sue
    caratteristiche. Ora se noi non potessimo capire
    che in ciò che muta cè qualcosa che permane e
    che mi permette di dire che è quello stesso
    qualcosa che ha assunto via via caratteri
    diversi, non potrei capire nulla della natura.
    Bene per capire che cè una sostanza Kant, devo
    avere lidea di una permanenza nel tempo.

44
Lo schematismo trascendentale 3
  • La causa come può essere pensata? Cè causa dove
    cè qualcosa che provoca qualcosaltro, e questo
    qualcosaltro (leffetto) viene dopo. Bene, se
    io non avessi lidea di una successione nel
    tempo, non potrei mai formarmi il concetto di
    causa.
  • Come può essere pensata lazione reciproca?
    Quando due oggetti si influenzano reciprocamente
    (cfr. terzo principio della dinamica) non posso
    capire lazione che uno fa sullaltro e che nello
    stesso tempo il secondo esercita sul primo, senza
    avere lidea di una simultaneità nel tempo.
  • E la realtà come può essere pensata? Ciò che è
    reale è ciò che esiste effettivamente in un dato
    tempo. Nulla di reale può essere fuori dal tempo
    che gli è stato assegnato. Se Carlo magno è stato
    reale, ha vissuto tra VIII e IX sec., se
    Napoleone è stato reale, ha vissuto tra XVIII e
    XIX secolo, se la mia Opel corsa è reale, è qui,
    e la uso nel 2011. Dunque la categoria di realtà
    non può essere pensata senza lidea di esistenza
    in un determinato tempo.

45
Lo schematismo trascendentale 4
  • Ebbene queste idee permanenza nel tempo,
    successione nel tempo, simultaneità nel tempo,
    esistenza in un determinato tempo, sono SCHEMI
    (nel senso di figure, immagini paradigmatiche)
    con cui una specifica facoltà dellintelletto,
  • limmaginazione produttiva,
  • crea dei modelli per applicare le categorie ai
    dati dellintuizione. Essi permettono alle
    categorie di funzionare concretamente sui dati
    dellintuizione, perché lintuizione nel tempo
    sia pensata attraverso dei concetti che abbiano
    alla loro base il tempo stesso. Infatti le
    intuizioni colgono i dati sensoriali attraverso
    la forme a priori di spazio tempo, in cui, come
    si è già visto, la seconda, il tempo, ha
    rilevanza fondamentale. Gli schemi hanno quindi
    la proprietà di temporalizzare le categorie,
    cioè di tradurle in idee che siano simili al modo
    in cui noi intuiamo la realtà, così da rendere
    omogenea la categoria con lintuizione e
    garantirne la piena applicabilità.

46
esempio
  • E come se io avessi solo degli euro per pagare
    una merce americana. Dovrei tradurre il costo
    della merce (espresso in dollari) nella
    corrispondente moneta europea. Quindi mi
    servirebbe avere lidea di quale sia il valore di
    cambio (a quanti dollari corrisponde un euro).
    Ora in Kant luomo ha a disposizione solo euro
    (categorie) per capire dati espressi in dollari
    (intuizioni temporali) e ha bisogno di un valore
    di cambio (una rappresentazione intermedia tra
    intuizioni e categorie, lo schema), per poter
    comprare la merce (cioè conoscere oggetti intuiti
    attraverso le categorie).

47
Dopo gli schemi il funzionamento delle categorie
  • Gli schemi permettono luso legittimo delle
    categorie, cioè quelluso che le applica ai
    fenomeni, sussumendo il molteplice
    dellintuizione sensibile entro un concetto.
  • Ma in che modo le categorie funzionano nella loro
    applicazione una volta che il suo funzionamento
    sia stato consentito dallimmaginazione
    produttiva che elabora gli schemi?

48
I principi puri dellintelletto o regole delluso
oggettivo delle categorie
  • Essi sono giudizi assolutamente superiori che
    lintelletto formula in base agli schemi
    trascendentali a priori. I principi sono
    asserzioni fondamentali sulla realtà,
    pronunciabili prima di ogni esperienza possibile
    essi rappresentano lultimo livello della
    costituzione dellesperienza della teoria
    trascendentale e costituiscono la vetta
    costruttiva della critica della ragion teoretica
    (O. Hoeffe, Immanuel Kant, Il Mulino, Bologna,
    2010, p. 125).

49
Che cosa sono i principi puri dellintelletto
  • Insomma, ora nella Critica della ragion pura
    abbiamo
  • 1)Forme a priori dellintuizione, e categorie
    dellintelletto
  • 2) Schemi trascendentali che consentono alle
    categorie di essere applicate allintuizione.
  • Che cosa manca? Manca lesibizione di come
    effettivamente attraverso le categorie noi
    andiamo a costruire una scienza della natura,
    cioè dei giudizi sintetici a priori che
    concretamente ci guidano nella lettura
    scientifica di ciò che avviene attorno a noi.
    Insomma mancano quelle regole generali che, sulla
    base delle categorie enunciano a priori i modi in
    cui noi siamo obbligatoriamente chiamati ad
    interpretare i fenomeni, se vogliamo fare scienza
    e non altro.

50
Legge e ordine
  • I principi puri dellintelletto ci danno il
    concreto ordine delluno accanto allaltro
    (spazio) e delluno dopo laltro (tempo) con cui
    noi uniamo in un concetto il molteplice
    dellintuizione sensibile. Nellintuizione i dati
    sensoriali sono luno accanto allaltro e luno
    dopo laltro, ma come, secondo quali leggi i
    fenomeni si collocano nello spazio e nel tempo?
    Quali sono le relazioni dinamiche universalmente
    valide tra gli elementi dellesperienza (cfr. E.
    Cassirer, Vita e dottrina di Kant, La Nuova
    Italia, Firenze, 1994, pp. 209-210)? Quali sono
    le leggi fondamentali che presiedono allordine
    dei nostri dati desperienza, così come viene
    delineato dalle categorie?

51
Categorie e principi
  • Per ogni gruppo di categorie vi sono alcune
    regole dellordine tra i dati desperienza, cioè
    alcuni principi che vengono così indicati da
    Kant.
  • Quantità assiomi dellintuizione
  • Qualità anticipazioni della percezione
  • Relazione analogie dellesperienza
  • Modalità postulati del pensiero empirico
  • (notiamo che intuizione, percezione, esperienza e
    pensiero empirico in generale, sono tutte tappe
    della conoscenza che procede dallintuizione e
    arriva a formulare un pensiero empirico generale)

52
Principi matematici e dinamici
  • Assiomi e anticipazioni sono principi matematici,
    cioè dimostrano limprescindibilità della
    matematica nella costruzione di una scienza della
    natura analogia e postulati vanno oltre la
    matematica, ed elaborano una dottrina del
    rapporto, tra loro e con il soggetto conoscente,
    delle cose e degli oggetti naturali. I primi ci
    danno gli oggetti nella loro identità di corpi
    naturali, i secondi gli oggetti così come si
    comportano nel sistema della natura, nel mondo
    naturale che regolato da quelle leggi che gli
    uomini individuano a priori, cioè grazie al loro
    pensiero.

53
Assiomi dellintuizione
  • Gli assiomi dellintuizione complessivamente ci
    dicono che tutte le intuizioni sono quantità
    estensive. Non esiste alcun oggetto in natura che
    io non colga come un corpo esteso nello spazio
    che non possa misurare quantitativamente sommando
    nel tempo le sue parti. Io tra le mie intuizioni
    colgo sempre qualcosa di omogeneo a
    qualcosaltro. Per esempio le pagine del mio
    libro sono omogenee alle altre pagine. Tutte
    assieme formano loggetto libro che si
    distingue dalloggetto tavolo disomogeneo
    rispetto al libro. In base a questa intuizione di
    omogeneità io posso misurare matematicamente lo
    spazio occupato dal libro sul tavolo, e in
    generale la grandezza del libro, il suo peso
    etc., quindi farmene un concetto scientifico.
    Questo vale per tutti gli oggetti, quando i dati
    che mi provengono da loro sono sussunti sotto le
    categorie della corrispondenti alla quantità.

54
Anticipazioni della percezione
  • Esse complessivamente ci dicono che in tutti i
    fenomeni il reale che è oggetto della sensazione
    ha una quantità intensiva cioè un grado.
    Quantità intensiva significa che io posso
    misurare lintensità delle mie percezioni
    soggettive. Distinguendo nella sensazione di
    freddo diversi gradi di freddo io posso misurare
    diverse temperature. Quindi dallaffermazione
    generica fa freddo io posso giungere
    allaffermazione scientifica ci sono 7 gradi
    centigradi in un dato ambiente. Così è per le
    variazioni della velocità di un corpo, o dei suoi
    colori. Le anticipazioni ci permettono di
    quantificare aspetti qualitativi della realtà sul
    presupposto che tutti i mutamenti in natura
    avvengano in modo continuo (natura non facit
    saltus) giacché proprio la continuità del
    mutamento in uno stesso corpo è indice che si
    tratti proprio di quel corpo che muta e non
    dellaccostamento di due corpi diversi.

55
Analogie dellesperienza
  • Le analogie sono le proporzioni (secondo il modo
    di intendere il termine analogia in voga
    allepoca di Kant) cioè il modo in cui i singoli
    fenomeni stanno in rapporto fra loro nello spazio
    e nel tempo. Lanalogia è dunque una proporzione
    tra le percezioni dei fenomeni, ossia il rapporto
    delle percezioni fra loro. Si tratta qui di
    nozioni che ci permettono di formulare vere e
    proprie leggi naturali e dunque di concepire
    nella sua completezza una scienza.

56
Permanenza, successione simultaneità
  • Nel fascio di percezioni che noi abbiamo, a
    priori sempre rinveniamo
  • 1) qualcosa di mutevole in rapporto a qualcosa di
    permanente (permanenza nel tempo). Questultima
    chiamiamo SOSTANZA, mentre ciò che muta sono gli
    ACCIDENTI. Ciò permette di formulare
    importantissime leggi fisiche come la prima legge
    newtoniana della meccanica, secondo cui in tutti
    i mutamenti della natura corporea la quantità di
    materia rimane invariata.
  • 2) qualcosa di successivo rispetto a qualcosa di
    antecedente, cioè un effetto rispetto ad una
    causa (successione nel tempo). Ogni mutamento è
    la rappresentazione di una successione di
    fenomeni che non può essere arbitraria. Se piove
    e poi mi bagno, non può funzionare al contrario,
    giacché levento antecedente non è considerato,
    nella scienza della natura, un semplice prima,
    ma un perché.
  • 3) qualcosa di reciproco tra due fenomeni in cui
    il primo è causa, ma interagendo con il secondo,
    ne risulta anche leffetto, a motivo di unazione
    che i due fenomeni producono reciprocamente su
    loro stessi (simultaneità). La legge di
    gravitazione è un tipico esempio di questa azione
    reciproca, per cui le masse dei corpi si
    influenzano reciprocamente e la loro posizione
    nello spazio è determinata da tale reciproca
    influenza.

57
I postulati del pensiero empirico
  • Oramai loggetto è costituito grazie ai principi
    matematici. Le relazione tra gli oggetti si
    possono individuare grazie alle analogie
    dellesperienza. Che cosa manca? Manca la
    possibilità, una volta che si devono indagare dei
    fenomeni, di stabilire se essi siano possibili,
    reali, o necessari. Si tratta del modo in cui gli
    oggetti si determinano alla luce delle nostre
    facoltà conoscitive, cioè appunto della capacità
    che io ho di dire se gli oggetti che sto pensando
    sono solo possibili, senza essere qui ed ora se
    sono effettivamente esistenti di fronte a me
    oppure se, una volta dichiarata lesistenza io
    devo dire che non può essere altrimenti.
  • Gli oggetti possibili sono in accordo con le
    condizioni formali dellesperienza, cioè sono
    posti sotto le forme a priori di spazio tempo e
    pensati in concetti. Gli oggetti reali sono in
    accordo anche con le condizioni materiali della
    conoscenza, cioè di essi vi è una sensazione, ne
    colgo laspetto materiale e individuale con i
    miei sensi (è qui, presente in carne e ossa). Ciò
    che è necessario è un fatto reale che io scopro
    in accordo con le condizioni universali
    dellesperienza e dunque con le leggi naturali
    della scienza, cioè insomma è dato come
    conseguenza di una legge universale, dunque non
    può essere altrimenti.

58
Verso la dialettica trascendentale
  • A conclusione dellanalitica dei principi, Kant
    ricorda che lintelletto che conosce la realtà,
    lo fa solamente in rapporto a fenomeni intuiti o
    intuibili sensibilmente. Forme a priori
    dellintuizione e categorie danno forma e ordine
    ai fenomeni cioè permettono di comprenderli
    scientificamente e universalmente senza dover far
    ricorso allesperienza (infatti essi sono nel
    soggetto). Tuttavia essi obbligatoriamente si
    applicano al mondo sensibile, da cui deriva tutto
    il materiale della conoscenza. Lintelletto non
    può conoscere le intelligenze angeliche, perché
    di esse non vi è alcuna intuizione può conoscere
    solo fenomeni, cioè oggetti con cui ha
    intrattenuto rapporti tramite i sensi e di cui ci
    spiega come essi appaiono universalmente alla
    nostra facoltà di conoscenza a priori. I noumeni
    - le cose come sono in sé, o gli oggetti
    solamente pensabili - rimangono fuori da ogni
    esperienza possibile e quindi non sono oggetto di
    conoscenza.

59
La dialettica trascendentale
  • Quando lintelletto tenta di andare oltre
    lesperienza sensibile cade in una serie di
    errori necessari perché applica le proprie
    categorie a oggetti di cui non vi è alcuna
    intuizione sensibile. Dunque le categorie
    rimangono senza il materiale sensibile su cui
    lavorare. Ergo i concetti elaborati in questo
    frangente rimangono vuoti e privi di qualsiasi
    valore conoscitivo.
  • Lo studio di questo abbaglio dellintelletto
    viene da Kant chiamato dialettica perché le
    affermazioni che qui si generano hanno la
    parvenza della verità e, secondo lui, gli antichi
    chiamavano dialettica larte sofistica di dare
    alla propria ignoranza, e addirittura alle
    proprie deliberate illusioni, laspetto della
    verità. Perciò la logica dialettica è da Kant
    individuata come appunto una logica della
    parvenza.

60
Naturale tendenza allerrore dialettico
  • Lintelletto, quando oltrepassa i suoi limiti, si
    chiama ragione e i concetti da esso coniati sono
    idee di ragione, le quali appunto non hanno alcun
    contenuto intuitivo.
  • La ragione è una facoltà umana specifica perché
    vi è nelluomo la naturale tendenza ad
    oltrepassare i limiti delluso legittimo
    dellintelletto. Infatti nelluomo è naturale la
    voglia di giungere ai fondamenti ultimi assoluti
    della realtà.
  • Per esempio nella ricerca delle cause egli vorrà
    trovare la causa prima e incondizionata di tutto
    il reale, solo che di questa causa prima non vi è
    traccia nel mondo sensibile, poiché in esso le
    cause sono in una serie infinita e concatenata in
    modo che tutto si condiziona reciprocamente. Il
    concetto di una causa prima fondamentale quindi
    non ha alcun corrispettivo oggettivo, e quindi è
    vuoto. Di qui linfinita possibilità di
    argomentare su tale concetto o idea di ragione
    senza giungere mai ad un accordo perché manca
    il criterio di verità scientifico nellintuizione
    sensibile.

61
Le idee di ragione e la loro deduzione
  • Come le categorie dellintelletto sono dedotte
    dai giudizi, le idee di ragione sono dedotte dai
    sillogismi. I giudizi sono affermazioni circa la
    realtà che noi intuiamo sensibilmente, i
    sillogismi sono invece ragionamenti che sulla
    base della sola non contraddittorietà, piano
    piano intendono arrivare a conclusioni
    incondizionate che non sono controllabili
    scientificamente.

62
Sillogismi categorici e idea di anima
  • I sillogismi categorici tutti gli X sono Y
  • tutti gli Y
    sono Z
  • tutti gli X
    sono Z
  • Essi mettono in relazione le rappresentazioni in
    modo da definirne la sostanza rispetto agli
    accidenti. Quando io dico Tutti gli X sono Y
    sto definendo una relazione tra X sostanza e Y
    accidente. Ora in tale relazione, la dialettica
    ricerca attraverso una serie concatenata di
    ragionamenti una sostanza assoluta, il soggetto,
    che è a fondamento di tutte le predicazioni e che
    non può essere a sua volta predicato. Cioè
    quellX assoluto che in modo aristotelico è alla
    base di tutte ciò che si può dire. Tale soggetto
    sarà lanima, ossia una sostanza individuale che
    costituisce lessenza del soggetto conoscente è
    la cui esistenza è incondizionata, cioè non è
    sensibile, e che tuttavia è il fondamento della
    vita sensibile e di tutti gli atti conoscitivi
    degli uomini.

63
Sillogismi ipotetici e idea di mondo
  • Il modello dei sillogismi ipotetici è il
    seguente se A è B
  • e B è C
  • allora A è C
  • Qui le prime due premesse sono formulate in modo
    ipotetico, evidenziando il fatto che se io le
    pongo ne discende necessariamente la conclusione.
    Così la conclusione appare in modo
    particolarmente evidente come causata dalla
    posizione delle premesse. I sillogismi ipotetici
    ricercano una totalità di fenomeni dai quali
    discenderebbero tutte le manifestazioni
    particolari della realtà, cioè un mondo, un
    universo considerato in sé, che sarebbe
    ledificio nel quale tutti i fenomeni della
    realtà abitano.

64
I sillogismi disgiuntivi e lidea di Dio
  • Il modello del sillogismo disgiuntivo è il
    seguente
  • o Alfa o Beta
  • ma Alfa
  • dunque non Beta.
  • Anche qui bisogna porre attenzione sul tipo di
    relazione che il sillogismo istituisce fra i suoi
    elementi. Tale sillogismo mette in relazione Alfa
    e Beta in modo che la presenza o la mancanza
    delluno genera la mancanza o la presenza
    dellaltro. Così essi appaiono in un rapporto di
    reciprocità, cioè si influenzano a vicenda. Ora
    tale sillogismo può esser considerato un modello
    che cerca in una catena di ragionamenti il
    fondamento incondizionato di tutti i fenomeni che
    sono in relazione tra loro, tolto il quale non
    esiste più nessuna relazione perché non vi sono
    più fenomeni. Questo fondamento è lidea di Dio.

65
Idea psicologica, cosmologica teologica
  • Le idee di ragione, che hanno caratterizzato
    tutta la metafisica fino a Kant e sulla cui base
    i metafisici come Wolff avevano suddiviso la
    filosofia, sono quindi cosi classificabili
  • Idea psicologica di anima idea di un soggetto
    sostanziale fondamento di tutte le predicazioni.
    Essa dà luogo alla disciplina metafisica chiamata
    psicologia razionale
  • Idea cosmologica di mondo idea di una totalità
    di fenomeni da cui tutti i particolari
    discenderebbero. Essa dà luogo alla disciplina
    metafisica chiamata cosmologia razionale
  • Idea teologica di Dio idea di un fondamento
    assoluto e trascendente di tutta la realtà (è
    questa lidea più alta e comprensiva, che Kant
    chiama ideale della ragione). Essa dà luogo alla
    disciplina metafisica chiamata teologia razionale.

66
La confutazione della psicologia razionale
  • La psicologia razionale è caratterizzata da un
    ragionamento errato che fa dellio-penso una
    sostanza e non una funzione. Lidea che esista
    unanima allo stesso modo di come esistono le
    altre sostanze (gli alberi, i sassi i monti, gli
    uomini in carne ed ossa etc.), la quale
    coinciderebbe con il soggetto pensante, è data
    dal fatto che si pensa la condizione di tutti i
    pensieri, cioè quella funzione conoscitiva, quel
    meccanismo mentale che permette di unificare
    tutte le rappresentazioni e attribuirle ad un
    medesimo soggetto, come se fosse una cosa
    esistente fra le altre. Ma l Io penso non è un
    oggetto di conoscenza, bensì un modo di
    funzionare della conoscenza. Esso spiega come le
    categorie possano essere applicate ad un oggetto,
    non è un oggetto conosciuto attraverso le
    categorie. Dunque non si può attribuirgli dei
    predicati come si attribuiscono predicati alle
    cose conosciute, cioè in base ad una sintesi a
    priori, infatti esso è la condizione della
    sintesi a priori. E come se io dicessi che il
    motore di un auto gira allo stesso modo in cui
    girano le ruote no il motore è la condizione
    affinché le ruote girino ma non gira lui stesso.

67
Confutazione della cosmologia razionale
  • Lidea di mondo considera i fenomeni come un
    intero, un tutto metafisico, come ununità
    incondizionata. Tuttavia noi dei fenomeni abbiamo
    una percezione discreta e non totale, nel senso
    che noi cogliamo sempre relazioni tra le varie
    parti del mondo e mai il mondo nella sua
    totalità. Di qui gli errori in cui cade la
    ragione e che in questo caso consistono in
    affermazioni antinomiche, ossia nel
    caratterizzare il mondo con attributi di volta in
    volta opposti (es. il mondo è finito e il mondo è
    infinito) tra i quali, non essendovi
    unintuizione che dirima la controversia, è
    impossibile decidersi.

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Le antinomie della ragione
  • Vi è una coppia di affermazioni antinomiche per
    ogni gruppo di categorie

Gruppo di categorie tesi antitesi
quantità Il mondo ha un inizio ed è limitato nello spazio Il mondo non ha un inizio nel tempo, né limiti nello spazio, ma rispetto ad essi è infinito
qualità Ogni sostanza composta che si trova nel mondo consta di parti semplici ed esiste solo il semplice e ciò che ne è composto Nessuna cosa consta di parti semplici e nel mondo non vi è niente di semplice
relazione Vi è nel mondo una causalità libera, oltre a quella regolata da leggi Non cè nessuna libertà e tutto nel mondo accade secondo le leggi di natura
modalità Nel mondo vi è qualcosa che, o come sua parte, o come sua causa, è assolutamente necessario Non cè un essere necessario né nel mondo, né fuori dal mondo come sua causa
69
Antinomie matematiche e dinamiche
  • Le prime due antinomie, relative a quantità e
    qualità, e rispondono a domande circa la
    determinazione fissa (matematica)
    delloggetto-mondo, le seconde implicano un
    movimento (dinamico) logico che dagli effetti
    risale alle cause del mondo.
  • Le tesi sono in generale più popolari, hanno un
    vantaggio pratico e giovano alletica e alla
    religione, le antitesi hanno un interesse più
    speculativo e scientifico.
  • Le tesi sono tipiche del razionalismo dogmatico,
    le antitesi sono tipiche dellempirismo.
  • Nelle antinomie matematiche ciascuna affermazione
    se riferita ai fenomeni è falsa, infatti il mondo
    non è né finito né infinito, ma la sua conoscenza
    è discreta e procede da fenomeno a fenomeno senza
    mai raggiungere la totalità.
  • Nelle antinomie dinamiche ciascuna affermazione
    potrebbe essere vera senza ciò malgrado entrare
    in contraddizione con laltra, perché lantitesi
    si riferisce allambito dellesperienza e la tesi
    allambito noumenico. Per esempio è vero
    nellesperienza che tutto procede secondo cause,
    mentre è vero per il noumeno che deve esistere
    una causa incondizionata cioè libera.

70
Confutazione della teologia razionale
  • Come detto, lidea teologica è lidea di Dio come
    incondizionato supremo e condizione di tutte le
    cose. In quanto tale egli è originario, perfetto
    e trascendente. Il problema, dallinizio della
    storia della metafisica è dimostrarne
    lesistenza, poiché di questo ente non vi è
    intuizione. Ma proprio per questultimo motivo
    tutti i tentativi di dimostrazione falliscono.
    Kant ne ritrova sinteticamente di tra tipi la
    prova ontologica a a priori, la prova cosmologica
    e la prova fisico teologica a posteriori.

71
La prova ontologica
  • Tale prova risale a S. Anselmo e dice che dal
    concetto di Dio come ente perfettissimo (ciò di
    cui non si può pensare un essere maggiore, dice
    Anselmo) ne deduce lesistenza, poiché se
    lesistenza è una perfezione e Dio è
    perfettissimo, non può non possedere la
    perfezione dellesistere. Per Kant, da un punto
    di vista trascendentale, una simile deduzione è
    illegittima. Infatti mentre la deduzione che fa
    Anselmo partendo dal concetto di Dio è analitica
    (in Dio è già contenuto il predicato
    dellesistenza), in realtà il predicato
    dellesistenza implica un giudizio sintetico a
    priori, come si è visto a proposito delle
    categorie (cfr. appunto la categoria esistenza
    nel gruppo della modalità). I giudizi sintetici a
    priori si formulano solo in base ad unintuizione
    sensibile secondo le forme a priori di spazio e
    tempo. MA delloggetto Dio non vi è alcuna
    intuizione. Quindi di Dio non si può affermare
    lesistenza (né a rigore la non esistenza).

72
La prova cosmologica
  • Tale prova dice Se qualcosa esiste, come si
    verifica nellesperienza quotidiana, deve anche
    esistere un essere assolutamente necessario come
    sua causa prima. Nondimeno anche qui il concetto
    di causa si applica solo ai fenomeni intuiti
    sensibilmente. Inoltre una volta che io sono
    risalito a Dio come alla causa incondizionato di
    tutto ciò che è contingente, devo ancora
    dimostrare che tale causa esiste effettivamente.
    Ma questo è impossibile per quanto detto a
    proposito della prova ontologica.

73
La prova fisico teologica
  • La prova fisico teologica risale dallordine,
    varietà e bellezza del mondo a Dio come a colui
    che ha pianificato luniverso e lo ha pensato
    così come è. Questa prova a rigore dimostra che
    Dio è un architetto del mondo, cioè è uno che non
    tanto lo ha creato, quanto lo ha messo assieme
    e ordinato così come oggi ci appare. Per
    dimostrare che Dio è non solo architetto, ma
    creatore del mondo e che tutto è a lui
    sottoposto, bisogna ricorrere prima alla prova
    cosmologica e poi a quella ontologica, con tutti
    i problemi che prima si sono visti.

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Le idee di ragione una illusorietà non inutile
  • Le idee di ragione sono dunque il prodotto di una
    logica della parvenza. Hanno solo laspetto della
    verità, ma la loro verità è in realtà
    indimostrabile, e tutte le dimostrazioni tentate
    finora mostrano un qualche errore. Pertanto a
    prima vista sarebbero da scartare come un
    semplice errore. Il pensiero di Kant non va in
    questa direzione. Infatti, riflettendo sulla
    naturale tendenza dellintelletto ad oltrepassare
    i limiti dellesperienza, Kant giunge a dire che
    evidentemente tale tendenza, oltre a produrre
    errori, deve avere un ruolo nella conoscenza.

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Il ruolo delle idee di ragione
  • Il ruolo delle idee è quello di stimolare
    lintelletto a procedere verso una conoscenza
    sempre più approfondita del reale facendo
    baluginare un fine in realtà irraggiungibile,
    quello di una sua completa esplicazione.
    Mediante le idee i concetti e gli enunciati
    empirici vengono orientati in vista della
    completezza. Lorientamento ha due direzioni
    opposte la massima unità di un tutto coerente
    secondo leggi necessarie, e la massima estensione
    rispetto alla molteplicità degli oggetti
    (Hoeffe, cit., p. 172). In sostanza lintelletto
    umano si comporta COME SE esistesse una sostanza
    semplice, immutabile e identica (lanima), COME
    SE esistesse una totalità dei fenomeni naturali
    (il mondo) e COME SE esistesse un ente assoluto
    origine di tutte le cose (Dio). Così facendo è
    condotto a procedere sempre innanzi nella
    conoscenza della natura, la quale, a patto che ci
    si renda conto che non si possono assumere come
    veri i risultati dei sillogismi dialettici, ne
    risulta beneficiata e ampliata.

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Uso regolativo e uso costitutivo
  • Insomma avendo di fronte a sé le idee di ragione
    come immagine di una conoscenza come sarebbe se
    fosse completa, la conoscenza effettiva è
    spronata a progredire e ad approfondirsi sempre
    più. Ciò significa che le idee di ragione hanno
    un uso REGOLATIVO, cioè possono essere una sorta
    di idea che regola il nostro mod
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