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Diapositiva 1

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... come la morella o la carie, che possono alterarne il sapore o indurre effetti tossici. La presenza di ranuncoli, di equiseto, di felci, ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Diapositiva 1


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Pianta infestante una specie che, non rivestendo
alcuna funzione utile per l'uomo, va a
danneggiare le produzioni agricole entrando in
competizione o parassitizzando queste ultime. In
senso più ampio il concetto può essere esteso,
oltre che alle piante infestanti i campi
coltivati, anche alle piante che, crescendo in
città in maniera incontrollata, accentuano il
problema delle allergie o fanno percepire come
"sporco" o degradato il luogo ove crescono. Non
esiste un vero e proprio elenco di piante
infestante alcune piante utili o coltivate
possono divenire infestanti nel momento in cui
cessa la loro funzione di utilità per l'uomo.
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Le infestanti possono essere piante perenni, che
si riproducono in modo vegetativo, oppure che
permangono nel terreno per diversi anni
gramigna, vilucchio, cardo piante annuali, più
spesso, che si riproducono da seme, spesso con un
forte potenziale riproduttivo amaranto,
papavero, avena selvatica, veronica , stellaria,
ecc..
Le infestanti sono caratterizzata da una grande
longevità, dipendente da una forte resistenza al
disseccamento e allassenza di ossigeno anche in
caso di interramento profondo, grazie
all'impermeabilità all'acqua e all'aria del loro
tegumento la presenza nel suolo in grandi
quantità, da 20 a 400 milioni di semi per ettaro
a una profondità tra 10 e 15 cm. la flora di
superficie sarebbe costituita dal 5 al 10 di
questo stock.
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E indispensabile conoscere il ciclo biologico
della pianta in modo da scegliere la strategia di
controllo più efficace ed economica, ed il
momento ottimale di attuazione. In un'area di
produzione determinata, il numero delle
principali specie di infestanti da conoscere si
aggira attorno alla trentina. Alcune specie sono
spesso associate a determinate colture
chenopodio e amaranto alle barbabietole, veronica
ai cereali, ecc. Il riconoscimento è ancor più
importante nel caso che il controllo sia
effettuato evitando l'utilizzo di mezzi chimici,
ad esempio in agricoltura biologica.
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Erbicidi Totali distruggono tutte le
specie Selettivi distruggono le piante dannose
per diversi meccanismi di assorbimento, traslocazi
one e attivazione della molecola
erbicida Fogliari assorbiti da foglie e parti
verdi della pianta Residuali assorbiti
attraverso radici, ipocotile Fogliali e
residuali
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La nocività delle infestanti concorrenza per la
radiazione solare, l'acqua e i nutrienti le
infestanti si alimentano a danno delle colture.
Il peso di questa concorrenza è in funzione della
natura delle infestanti, della loro densità,
dell'influenza della concimazione e delle
condizioni climatiche favorevoli al loro
sviluppo. deprezzamento della raccolta, in
presenza di frammenti di infestanti che
diminuiscono la qualità della produzione, o di
chicchi di infestanti, come la morella o la
carie, che possono alterarne il sapore o indurre
effetti tossici. La presenza di ranuncoli, di
equiseto, di felci, di colchico nelle specie
erbacee stoccate o raccolte a secco e non sono
consumate fresche dagli animali, può provocare
incidenti. Il chenopodio può creare intasamenti
nelle macchine al momento della raccolta delle
barbabietole Lo sviluppo di parassiti e di
malattie può essere favorito dal microclima
creato da infestanti invasive, o dal fatto che
esse costituiscono un serbatoio o un rifugio per
virus, batteri, funghi, acari o insetti.
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L'uso sconsiderato di erbicidi per controllare lo
sviluppo delle infestanti ha portato a casi di
inquinamento delle acque di superficie e di
quelle sotterranee da parte delle sostanze
chimiche in essi contenute, in particolare quelle
appartenenti alla famiglia delle triazine (per
questa ragione, gli erbicidi appartenenti a
questo gruppo sono vietati, in Francia).
La possibilità di sviluppo di colture di mais
transgenico resistente ad alcuni erbicidi suscita
interrogativi. Impiegati nel rispetto delle buone
pratiche agricole, questi OGM possono ridurre
l'impatto ambientale grazie all'utilizzo di
erbicidi molto meno tossici. Tuttavia un utilizzo
non ragionato dei diserbanti può indurre
ulteriore inquinamento delle acque.
I diserbanti sono sostanze utilizzate per il
controllo delle piante infestanti. Gli erbicidi
più comuni sono composti chimici di sintesi,
spesso xenobiotici ossia chimicamente estranei,
disaffini, ai composti naturalmente presenti
negli esseri viventi. È in questi termini che si
pone il problema dell'impatto ambientale
dell'utilizzo di erbicidi in agricoltura, ma non
solo erbicidi sono impiegati per uso civile, e
addirittura se ne può citare l'uso militare
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L'evoluzione degli erbicidi è partita da sostanze
chimiche ad azione diserbante grossolana (ad es.
sali d'arsenico, acido perclorico, clorato di
sodio e acido solforico), il cui impiego non si è
- fortunatamente - mai diffuso vista anche
l'epoca interessata (primo dopoguerra). Negli
anni si sono prodotte molecole sempre più
selettive ed efficaci (i primi erbicidi di
sintesi nel 1941, nati in Inghilterra per uso
bellico 2,4-D l'acido-2,4,5-triclorofenossiacetic
o, miscela conosciuta come agente arancio, ed
MCPA), la cui continua ricerca è stata ed è
incrementata anche e soprattutto dallinsorgere
di fenomeni indesiderati di inquinamento e di
selezione di una flora infestante resistente.
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Alcuni di questi composti hanno una struttura
tale da poter essere degradati più o meno
velocemente questo si spiega con la similarità
di queste molecole con quelle di composti
naturali (che ne garantisce quindi una
trasformazione metabolica principalmente da parte
di microrganismi) o con la loro instabilità
chimica o fotochimica nell'ambiente. In relazione
alla loro recalcitranza alla degradazione e alla
loro dinamica nell'ecosistema si può andare
incontro a fenomeni di accumulo negli esseri
viventi, o a deriva ambientale per
volatilizzazione, dilavamento, percolamento. Un
caso esplicativo può essere quello dellatrazina,
principio attivo erbicida in uso dalla seconda
metà 50 ai 60 a supporto del vertiginoso aumento
delle rese agricole conseguito in quegli anni.
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Le triazine sono composti eterociclici azotati,
formati da un anello esa-atomico con alternanza
di atomi di carbonio e azoto con gruppi
sostituenti in posizione 2 (un atomo di cloro, un
gruppo S-CH3, OH oppure O-CH3) e in posizione 4 e
6 con gruppi alchilici (etilammina,
isopropilammina, terbutilammina).
Uno dei composti cloro-triazinici più pericolosi
è lAtrazina, introdotta nel 1958 come erbicida
per il controllo di infestanti appartenenti al
gruppo delle dicotiledoni e utilizzata
prevalentemente nelle coltivazioni di mais, sorgo
e canna da zucchero. E' un erbicida ad
adsorbimento radicale e, in misura minore,
fogliare. Viene trasportato per via xilematica e
agisce a livello del fotosistema II, inibendo il
trasporto di elettroni.
Il suo impiego è stato vietato su tutto il
territorio nazionale dal 1992 (con Decreto del
Ministero della Sanità del 18 marzo 1992,
n.705/910) dopo diversi episodi di contaminazione
di falde idriche, ma viene ancora prodotta ed
utilizzata in molti paesi Europei e negli Stati
Uniti (più di 38 milioni di Kg venduti ogni
anno).
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La fitotossicità può esplicarsi sull'organo a
diretto contatto con l'erbicida o sui diversi
organi, grazie alla capacità che certi composti
hanno di traslocarsi con il flusso xilematico e/o
floematico. Altra classificazione divide gli
erbicidi in composti antigerminello, che
impediscono la germinazione delle infestanti
di pre-emergenza, che colpiscono l'infestante
allo stadio di plantula annullandone di fatto lo
sviluppo prima che possa competere con la specie
coltivata di post-emergenza, che eliminano
l'infestante già sviluppata. Gli erbicidi di
pre-emergenza, proprio in virtù del compito a
loro richiesto, tendono ad essere tutti composti
residuali, caratteristica svantaggiosa per
l'ambiente.
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I meccanismi di azione sono classificati in
funzione dell'enzima o del passaggio biochimico
che viene alterato dall'erbicida
- Inibitori dell' ACCasi, enzima attivo nella
produzione dei lipidi di membrana, agiscono sul
sistema meristematico.- Inibitori dell' enzima
ALS, responsabile della produzione di aminoacidi
quali valina, leucina e isoleucina, agiscono sul
sistema meristematico.- Inibitori degli enzimi
ESPs, attivi nella produzione degli aminoacidi
triptofano, fenilalanina, tirosina, agiscono
sull'intera pianta.- Inibitori del Fotosistema
II, riducono il flusso di elettroni dall'acqua al
NADPH durante la fotosintesi legando il sito per
la Qb sulla proteina D2, impedendone il legame e
favorendo l'accumulo di elettroni sulla
clorofilla producendo reazioni di ossidazione che
danneggiano la pianta.- Auxine sintetiche,
interferiscono sui naturali regolatori della
crescita della pianta.
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Latrazina viene prodotta industrialmente
mediante reazioni successive del cloruro di
cianurile con isopropilammina e del composto
intermedio con monoetilammina. Il principio
attivo è una polvere incolore poco solubile in
acqua (28 mg/L a 20C), viene venduto in
preparati commerciali contenenti il 50-80 del
principio miscelato con altre polveri inerti. Il
prodotto commerciale viene impiegato come
dispersione acquosa e agisce come diserbante in
pre- e post-emergenza. Nonostante la sua
solubilità non sia molto elevata, l'atrazina ha
dimostrato avere una elevata persistenza
ambientale con conseguente inquinamento sia di
acque superficiali che di falda. Questo è
dovuto sia alle elevate dosi con cui viene
impiegata (1,5-2 Kg per ettaro per ogni
applicazione) sia alla capacità di stabilire dei
legami forti con i colloidi organici presenti
nella frazione argillosa del terreno. Ciò
determina il lento e continuo rilascio della
sostanza e il suo rinvenimento nelle acque anche
a distanza di anni dal suo impiego.
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Un altro motivo che contribuisce ad aumentare la
persistenza ambientale sia dell'atrazina, sia
delle altre clorotriazine è dovuto alla
difficoltà degli organismi biodecompositori nel
metabolizzare queste sostanze. L'atrazina è una
sostanza pericolosa per la salute umana.
Attualmente non è ritenuta essere una sostanza
cancerogena, ma sono stati pubblicati alcuni
studi che hanno evidenziato l'insorgere di danni
all'ovario di criceti, mentre altri studi sugli
anfibi hanno evidenziato come questa molecola
produca interferenze sull'equilibrio degli ormoni
sessuali determinando un effetto femminilizzante.
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(No Transcript)
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Il controllo si può attuare con l'ausilio di
pratiche agronomiche, lavorazioni meccaniche,
interventi con mezzi fisici, chimici, biologici o
attraverso l'azione combinata di quelli
citati. Esistono due metodi, per controllare le
infestanti quello diretto e quello indiretto.
Quello indiretto (preventivo), consiste
nell'evitare che i semi delle infestanti possano
entrare nel campo coltivato, la disseminazione,
quindi, si può evitare, mediante Il controllo
degli incolti, ad esempio carraie o fossi.
Diminuire l'utilizzo dei letami Curare la
pulizia delle macchine. Controllare sempre la
purezza della semente, che non sia contaminata da
semi o frammenti di piante infestanti.
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Tra gli erbicidi più utilizzati oggi nel mondo ci
sono
- Glifosati, non selettivi, utilizzati in colture
resistenti modificate geneticamente per resistere
ai suoi effetti, sono inibitori degli ESPs
2,4-D appartenente al gruppo dei fenossiacidi è
attualmente il più usato nel mondo. Impiegato
nelle colture di cereali miscelato con altri
erbicidi, non selettivo, agisce come auxine
sintetiche
Imazapyr, non selettivo, usato per il controllo
di una vasta gamma di infestanti e Imazapic,
selettivo, usato in pre e post-emergenza,
agiscono inibendo la produzione di alcuni
aminoacidi ramificati necessari per la crescita
della pianta
Clopyradil, Picoram (della famiglia delle
piridine) e Dicamba agiscono su infestanti a
foglia larga, sono delle auxine sintetiche -
Metolachlor, utilizzato in pre-emergenza nelle
colture di sorgo e cereali in sostituzione
dell'atrazina - Paraquat, erbicida molto
tossico impiegato per la distruzione delle
piantagioni di marijuana e coca.
L'Agente Orange fu invece una potente miscela di
erbicidi ad effetto defoliante, impiegato
dall'esercito degli Stati Uniti durante la guerra
in Vietnam (2,4,5-T, 2,4-D, picloram) con effetti
tossici causati probabilmente dalla
contaminazione da diossine.
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Pethoxamide è attualmente inserita in Annex I e
risulta registrata in numerosi Paesi Europei
sulle principali colture estensive (mais, soia,
girasole). Pethoxamide agisce come le altre
sostanze attive appartenenti alla stessa famiglia
(cloroacetamidi), inibendo la biosintesi degli
acidi grassi e delle proteine, interrompendo così
la divisione cellulare e lallungamento dei
tessuti. Pethoxamide risulta molto efficace
sulle principali infestanti graminacee (Digitaria
spp., Echinochloa crus-galli, Poa annua, Setaria
spp., Sorghum halepense, Panicum miliaceum,
Panicum spp.) e su numerose dicotiledoni
(Galinsoga parviflora, Lamium spp., Matricaria
spp., Amaranthus spp., Ambrosia spp., Chenopodium
spp., Datura stramonium, Solanum nigrum,
Stellaria media, Polygonum spp., Portulaca
oleracea, Abuthilon theophrasti, Papaver rhoeas,
Poligonum aviculare)
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(No Transcript)
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La ricerca oggi mira a ridurre l'uso di questi
composti, sintetizzandone di nuovi più rispettosi
dell'ambiente studiando nuove formulazioni e
coadiuvanti sperimentando bioerbicidi (come ad
esempio l'aceto di vino o alcuni funghi parassiti
delle infestanti) promuovendo buone pratiche
agricole che mirino ad un uso corretto dei
composti erbicidi ammessi, a prevenirne il più
possibile l'uso o a sostituirli con pratiche
alternative (ad es. pirodiserbo)
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