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Presentazione di PowerPoint

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Title: Presentazione di PowerPoint Author: gallo Last modified by: pozzato Created Date: 9/22/2004 10:32:27 AM Document presentation format: Presentazione su schermo – PowerPoint PPT presentation

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Title: Presentazione di PowerPoint


1
Gian Luca Pozzato
AgentSpeak(L) e Jason
2
AgentSpeak (L) Jason
  • AgentSpeak(L) linguaggio di programmazione per
    agenti BDI introdotto da Rao nel 1996
  • Si propone di colmare il gap tra specifica
    teorica ed implementazione di un agente BDI
  • Jason è la prima significativa implementazione
    di AgentSpeak(L), realizzata in Java da Bordini e
    Hubner

3
AgentSpeak (L) Jason
  • Gli agenti BDI vengono da sempre trattati da due
    punti di vista
  • - specifica teorica
  • - implementazione.
  • Il gap tra teoria e pratica resta eccessivo
  • Causa principale complessità del theorem
    proving e del model checking delle logiche usate
    per formalizzare i BDI agents

4
  • Le implementazioni esistenti utilizzano
    strutture dati per rappresentare Belief, Desires
    e Intentions, invece che gli operatori modali
  • Rao96 introduce una formalizzazione
    alternativa degli agenti BDI AgentSpeak(L)
  • AgentSpeak(L) architettura per agenti e
    linguaggio di programmazione
  • AgentSpeak(L) come estensione della
    programmazione logica per supportare
    larchitettura BDI

5
  • IN QUESTA PRESENTAZIONE
  • Breve introduzione
  • AgentSpeak(L) linguaggio e funzionamento
    dellinterprete col sussidio di un esempio
  • Proof theory di AgentSpeak(L)
  • Jason
  • Conclusioni e alcuni riferimenti utili

6
Introduzione
7
  • Agenti BDI
  • sistemi collocati in un ambiente dinamico, che
    muta nel tempo
  • sistemi in grado di percepire informazioni
    provenienti dallambiente
  • sistemi in grado di compiere delle azioni (ed
    apportare modifiche allambiente) sulla base
    delle proprie attitudini mentali beliefs,
    desires e intentions sono le principali
    attitudini.

8
Agente AgentSpeak(L)
Ambiente esterno
Percezione
Azione
9
Principali attitudini mentali di un agente BDI
  • Belief componente di informazione

cattura
  • Desire componente motivazionale

cattura
  • Intention componente decisionale

cattura
10
Aspetto teorico
Per formalizzare queste nozioni sono state
impiegate logiche multi-modali, temporali,
dinamiche e action logics. Tuttavia, la
complessità del theorem proving e del
model-checking di tali logiche non è ancora
chiara (Rao95 e RaoGeo91).
11
Aspetto pratico (I)
  • Sono state proposte molte implementazioni di
    agenti BDI
  • tali implementazioni sono state impiegate con
    successo in molti domini applicativi considerati
    critici
  • BurSun92, GeoLan86, MulPisThi95 e Sho93
    sono alcuni esempi
  • in questi sistemi, piani e programmi scritti
    dagli utenti permettono di migliorare
    lefficienza della computazione.

12
Aspetto pratico (II)
  • Le implementazioni sono caratterizzate da
    assunzioni che semplificano le definizioni di
    belief, desire e intention, in modo da modellare
    tali attitudini con maggiore facilità
  • le basi teoriche che supportano tali sistemi
    sono deboli.

13
PROBLEMA grosso gap tra teoria e
pratica. SOLUZIONE DI RAO AgentSpeak(L).
14
  • Si parte da un sistema BDI implementato e si
    formalizza la sua semantica operazionale
  • il sistema considerato è il PRS (Procedural
    Reasoning System) e la sua evoluzione dMARS
    (Distributed Multi-Agent Reasoning System)
  • AgentSpeak(L) può essere visto come una versione
    semplificata e testuale di PRS o dMARS (questi
    ultimi offrono semplicemente più costrutti per
    facilitare la programmazione di agenti, ma i
    linguaggi e le rispettive semantiche operazionali
    sono simili nei loro dettagli essenziali).

15
AgentSpeak(L)
  • Linguaggio di programmazione basato su un
    linguaggio del primordine semplificato, con
    eventi e azioni
  • il comportamento di un agente (ossia, le sue
    interazioni con lambiente) è dettato dai
    programmi scritti in AgentSpeak(L)
  • beliefs, desires ed intentions NON sono
    rappresentati esplicitamente con formule modali,
    bensì il progettista attribuisce tali nozioni
    allagente usando il linguaggio AgentSpeak(L).

16
AgentSpeak(L)
  • Current belief state dellagente modello di sé
    stesso, dellambiente e degli altri agenti
  • Desires stati che lagente vuole raggiungere
    (sulla base di stimoli interni o esterni) per la
    precisione, AgentSpeak(L) fa riferimento ai
    Goals, che si possono intendere come Desires
    adottati/scelti
  • Intentions adozione di programmi per soddisfare
    certi stimoli.

17
Il linguaggio AgentSpeak(L)
18
  • Linguaggio testuale per scrivere programmi per
    agenti
  • Nozioni di base beliefs (analoghi ai fatti della
    programmazione logica), piani, azioni,
    intentions, eventi, goals
  • Piani
  • Context sensitive
  • Possono essere invocati dallutente
  • Consentono una decomposizione gerarchica dei
    goals
  • Sintatticamente simili alle clausole della
    programmazione logica (anche se con un diverso
    comportamento)

19
Alfabeto del linguaggio formale
  • Variabili
  • Costanti
  • Simboli funzionali
  • Simboli predicativi
  • Simboli di azione
  • Connettivi
  • Quantificatori
  • Simboli di punteggiatura

20
Connettivi
  • della logica del primordine
  • - (congiunzione ?)
  • - not (negazione )
  • - lt- (implicazione ?)
  • ! Achievement
  • ? Test
  • Sequenza

21
Definizioni della logica del primordine
  • Termini
  • Formule
  • Le variabili del linguaggio sono caratterizzate
    dalliniziale maiuscola

22
Il linguaggio AgentSpeak(L) Nozioni del linguaggio
23
Belief atom
Def 1 Belief atom sia b un simbolo
predicativo e siano t1, , tn termini.
Allora b(t1, , tn) è un belief atom e si
scrive anche b(t).
  • Un belief atom e la sua negazione sono detti
    belief literal
  • Un belief atom ground (senza variabili con
    occorrenze libere) è detto base belief

24
Belief
Def 1b Belief siano b(t) e c(s) belief atoms
allora b(t) ? c(s) b(t) sono beliefs.
  • Istanze ground di beliefs si dicono base beliefs.

25
Esempio
  • Consideriamo la seguente simulazione di traffico
    urbano
  • 4 corsie adiacenti
  • Le corsie possono essere percorse da automobili
  • In ciascuna corsi può essere presente della
    spazzatura
  • Il robot deve raccogliere la spazzatura e
    depositarla nel cestino, posizionato in una delle
    4 corsie
  • Mentre pulisce, il robot NON deve trovarsi in una
    corsia in cui è presente unauto, per evitare di
    essere distrutto
  • Vogliamo scrivere il programma per lagente che
    guida il robot nella sua attività.

26
Agente AgentSpeak(L)
Ambiente esterno
Percezione
Azione
27
  • I beliefs rappresentano informazioni su
  • Configurazione delle corsie
  • Posizionamento del robot
  • Posizione delle auto nelle corsie
  • Posizione del cestino per la raccolta dei rifiuti
  • Ad esempio
  • adjacent(X,Y)
  • location(robot,X)
  • location(car,X)

28
I base beliefs (istanze ground di belief atoms)
sono, ad esempio adjacent(a,b) location(robot,c)
29
Goal
  • E uno stato del sistema che lagente vuole
    raggiungere
  • 2 tipi di goal
  • Achievement goal
  • Test goal

30
  • Achievement goal
  • Della forma !g(t)
  • Lagente vuole raggiungere uno stato in cui g(t)
    è un belief VERO
  • Test goal
  • Della forma ?g(t)
  • Lagente vuole verificare se la formula g(t) è un
    belief VERO o FALSO

31
Goal
Def 2 Goal sia g un simbolo predicativo e
siano t1, , tn termini. Allora !g(t1, , tn)
( oppure !g(t) ) è un achievement goal ?g(t1,
, tn) ( oppure ?g(t) ) è un test goal.
32
Goal
  • Esempio
  • !cleared(b) lagente vuole pulire la corsia b
  • ?location(car,b) lagente vuole verificare
    leventuale presenza di unauto nella corsia b

33
Triggering event
  • Quando un agente acquisisce un nuovo goal oppure
    nota una modifica nellambiente, esso può far
    scattare aggiunte o cancellazioni di goals o
    beliefs
  • Questi eventi vengono detti triggering events
  • Possibili triggering events
  • Aggiunta di un belief
  • Aggiunta di un goal
  • Rimozione di un belief
  • Rimozione di un goal

34
Triggering event
  • Laggiunta di un belief/goal è rappresentata
    dalloperatore
  • La rimozione di un belief/goal è rappresentata
    dalloperatore
  • Esempi di triggering events
  • Notare la presenza di spazzatura nella corsia X
    è denotato con il triggering event
  • location(waste, X)
  • Acquisire il goal di ripulire una certa corsia è
    denotato con il triggering event
  • !cleared(X)

35
Triggering event
  • Def 3 Triggering event sia b(t) un belief
    atom e siano !g(t) e ?g(t) goals. Allora
  • b(t)
  • -b(t)
  • !g(t)
  • -!g(t)
  • ?g(t)
  • -?g(t)
  • sono triggering events.

36
Azione
Scopo di un agente Osservare lambiente e,
sulla base di tali osservazioni e dei propri
goals, eseguire determinate azioni Le azioni
compiute dallagente possono modificare lo stato
dellambiente
37
Azione
Esempio Se move è un simbolo di azione,
move(X,Y) è unazione e rappresenta lo
spostamento del robot da X a Y e ha leffetto di
modificare lo stato dellambiente. Il robot si
trova nella corsia Y e non più nella corsia X
38
Azione
Def 4 Azione sia a un simbolo di azione e
siano t1,, tn termini. Allora a(t1,, tn) è
unazione.
39
Piano
  • Un piano specifica il modo in cui un agente
    potrebbe raggiungere un determinato obiettivo
  • ltpianogt ltheadgt ? ltbodygt
  • ltheadgt lttriggering eventgt ltcontextgt
  • triggering event specifica perché il piano è
    stato attivato, ossia laggiunta/rimozione di un
    belief o di un goal che tale piano si propone di
    gestire
  • context specifica quali beliefs dovrebbero essere
    soddisfatti nel set delle credenze dellagente
    quando il piano è attivato (scatta)

40
Piano
  • ltpianogt ltheadgt ? ltbodygt
  • ltheadgt lttriggering eventgt ltcontextgt
  • body è una sequenza di goals o azioni e
    specifica
  • i goals che lagente vuole raggiungere
    (achievement goals) o testare (test goals)
  • le azioni che lagente deve eseguire
  • true rappresenta un componente vuoto (context o
    body)

41
Piano
  • Esempio piano che scatta quando la spazzatura si
    viene a trovare in una certa corsia se il robot
    si trova in tale corsia
  • Raccoglie la spazzatura
  • Si pone lobiettivo (achievement goal) di
    raggiungere il cestino
  • Getta via la spazzatura.

42
Piano
Un possibile piano (P1) location(waste, X)
location(robot,X) location(bin,Y) lt-
pick(waste) !location(robot, Y)
drop(waste).
43
Piano
  • Esempio piano per consentire al robot di
    spostarsi fra le corsie. Il robot ha lobiettivo
    di raggiungere la corsia X, senza dover fare
    altre operazioni. Se non si trova nella corsia X,
    il robot deve individuare una corsia Z che sia
  • Adiacente alla corsia in cui si trova attualmente
  • Non percorsa da auto
  • quindi, deve spostarsi in tale corsia.

44
Piano
Piano (P2) !location(robot,X)
location(robot,X) lt- true. Piano
(P3) !location(robot,X) location(robot,Y)
(not (X Y)) adjacent(Y,Z)
(not (location(car,Z))) lt-
move(Y,Z) !location(robot,X).
45
Piano
  • Def 5 Piano siano
  • e un triggering event
  • b1,,bm belief literals
  • h1,,hn goals o azioni
  • allora
  • e b1 ? ? bm ? h1 hn
  • è un piano.
  • La parte a sinistra di ? è detta head, la parte a
    destra è detta body. La parte a destra dei
    nella head è detta context. Un body vuoto viene
    riscritto per convenzione con true.

46
Progetto di un agente
  • Le nozioni introdotte finora completano la
    specifica di un agente
  • Il progettista specifica un agente scrivendo
  • Un insieme di base beliefs
  • Un insieme di piani.
  • Il progetto di un agente è, pertanto, del tutto
    simile alla scrittura di un programma logico, con
    la definizione di
  • Un insieme di fatti
  • Un insieme di regole.
  • Tuttavia, ci sono delle differenze

47
Programmazione logica vs progetto di un agente in
AgentSpeak(L)
  • Regole vs Piani nella programmazione logica pura
    non cè differenza tra un goal nel body o nella
    head di una regola. In AgentSpeak(L), invece, la
    head è un triggering event, e non un goal.
  • Ciò consente un invocazione dei piani più
    espressiva, in quanto sono entrambe permesse
  • Invocazione data-directed (mediante
    laggiunta/rimozione di beliefs)
  • Invocazione goal-directed (mediante
    laggiunta/rimozione di goals)

48
Programmazione logica vs progetto di un agente in
AgentSpeak(L) (2)
  • Le regole non sono context-sensitive come i
    piani
  • Le regole eseguite con successo ritornano un
    binding per le variabili non istanziate invece,
    lesecuzione di piani genera una sequenza di
    azioni ground che modificano lambiente
  • La prova (dimostrazione) di un goal non può
    essere interrotta, mentre i piani di un programma
    per agenti possono essere interrotti.

49
Il linguaggio AgentSpeak(L) La semantica
operazionale
50
  • A run-time un agente può essere visto come
    costituito da
  • Un set di beliefs B
  • Un set di piani P
  • Un set di intentions I
  • Un set di eventi E
  • Un set di azioni A
  • Un set di funzioni di selezione Se, SO, SI
  • Descriviamo informalmente il funzionamento di un
    agente AgentSpeak(L)

51
Agente AgentSpeak(L)
Ambiente esterno
Percezione
Azione
52
Interni o Esterni
!goal -!goal belief -belief
Evento selezionato
Belief base location(robot,b). adjacent(a,b).
Piani rilevanti
Piani applicabili
Intended means
Evento interno push
Evento esterno nuova intention
53
  • Viene generato un triggering event quando un
    agente nota una modifica nellambiente
    circostante oppure quando un utente esterno
    chiede allagente di raggiungere un goal
  • Gli eventi possono essere
  • Esterni (modifica dellambiente)
  • Interni (modifica dello stato dellagente)
  • Gli eventi vengono aggiunti al set E
  • Se seleziona in E un evento E0 da processare
  • E0 viene rimosso da E e viene usato per unificare
    con i triggering events dei piani del set P

54
  • I piani i cui triggering events unificano con E0
    sono detti piani rilevanti lunificatore è detto
    unificatore rilevante
  • Lunificatore rilevante è applicato al contesto
    dei piani rilevanti
  • Una correct answer substitution è ottenuta dal
    contesto
  • Per alcuni piani le condizioni dei contesti
    risultano essere conseguenze logiche del set dei
    base beliefs B questi piani sono detti piani
    applicabili mediante un unificatore applicabile
  • Lunificatore applicabile risulta dalla
    composizione della correct answer substitution
    con lunificatore rilevante

55
  • Dato un evento E0, diversi piani/opzioni
    risultano applicabili
  • La funzione di selezione SO sceglie uno di
    questi piani/opzioni che chiamiamo Po
  • Applicando lunificatore applicabile a Po si
    ottiene lintended means in risposta al
    triggering event
  • Ogni intention è uno stack di piani parzialmente
    istanziati o intention frames

56
  • Evento esterno lintended means è usato per
    creare una NUOVA INTENTION, che viene aggiunta al
    set I
  • Evento interno lintended means è inserito in
    cima allintention ESISTENTE che ha fatto
    scattare (triggered) levento interno (per
    raggiungere un goal)

57
  • La funzione di selezione SI sceglie una intention
    da eseguire
  • Quando lagente esegue una intention, esegue il
    primo goal o azione del body del top
    delintention
  • Eseguire un achievement goal equivale a generare
    un evento interno per aggiungere il goal alla
    corrente intention
  • Eseguire un test goal equivale a trovare una
    sostituzione per il goal che lo renda una
    conseguenza logica dei base beliefs se viene
    trovata una sostituzione, il test goal è rimosso
    dal corpo del top dellintention
  • Eseguire unazione equivale ad aggiungerla al set
    di azioni A e rimuoverla dal corpo del top
    dellintention.

58
  • A questo punto, lagente torna a valutare il set
    degli eventi E il ciclo ricomincia, fino a
    quando
  • il set degli eventi E è vuoto
  • oppure
  • Non è possibile eseguire altre intentions.
  • Formalizziamo il tutto

59
Stato di un agente in ogni istante di tempo
  • Def 6 Stato dellagente un agente è definito
    come una tupla
  • lt E,B,P,I,A,Se,SO,SI gt
  • dove
  • E è un set di eventi
  • B è un set di base beliefs
  • P è un set di piani
  • I è un set di intentions

60
Stato di un agente in ogni istante di tempo
  • Def 6 Stato dellagente un agente è definito
    come una tupla
  • lt E,B,P,I,A,Se,SO,SI gt
  • A è un set di azioni
  • Se seleziona un evento da E
  • SO seleziona unopzione/piano applicabile (vedi
    Def 10 in seguito) da un set di piani applicabili
  • SI seleziona una intention dal set I

61
Intention
Def 7 Intention I è il set delle intentions
ogni intention è uno stack di piani parzialmente
istanziati, ossia piani dove alcune variabili
sono state istanziate. Unintention è denotata
con uno stack p1 p2 pz
bottom
top
stack
62
Intention
  • Una particolare intention è la true intention
  • True intention
  • !true true lt- true
  • Per comodità, la denoteremo con T

63
Evento
  • Def 8 Evento il set E è il set degli eventi.
    Ogni evento è una coppia
  • lt e, i gt
  • dove
  • e è un triggering event
  • i è una intention
  • Se i è la true intention T, levento è un evento
    esterno, altrimenti si dice evento interno.

64
Ancora sul piano
  • Scelto un evento lt d, i gt dal set E, il
    triggering event d viene unificato con i
    triggering event di tutti i piani contenuti nel
    set P
  • Il most general unifier (mgu) che unifica i due
    eventi è detto relevant unifier
  • Lintention i può essere
  • La true intention T
  • Unintention esistente che ha generato levento

65
Piano rilevante
Def 9 Piano rilevante sia Se (E) ? lt d,
i gt e sia p definito come e b1 ? ? bm ? h1
hn. p si definisce un piano rilevante
rispetto allevento ? se e solo se esiste un mgu
s tale che d s e s s è detto unificatore
rilevante per ?.
66
Piano rilevante
  • Torniamo allesempio del traffico
  • Supponiamo che il triggering event d di ? (ossia
    levento scelto in E dalla funzione di selezione)
    sia
  • !location(robot,b).
  • Ripresentiamo i piani introdotti in precedenza
    per il nostro agente

67
(P1) location(waste, X) location(robot,X)
location(bin,Y) lt- pick(waste)
!location(robot, Y) drop(waste).
(P2) !location(robot,X) location(robot,X)
lt- true (P3) !location(robot,X)
location(robot,Y) (not (X Y))
adjacent(Y,Z) (not (location(car,Z)))
lt- move(Y,Z) !location(robot,X).
68
Piano rilevante
  • I piani P2 e P3 sono rilevanti
  • Lunificatore rilevante è
  • s X/b

(P2) !location(robot,X) location(robot,X)
lt- true (P3) !location(robot,X)
location(robot,Y) (not (X Y))
adjacent(Y,Z) (not (location(car,Z)))
lt- move(Y,Z) !location(robot,X).
69
Piano applicabile
  • Un piano rilevante è anche applicabile se esiste
    una sostituzione che, composta con lunificatore
    rilevante ed applicata al contesto, fa sì che
    questultimo risulti una conseguenza logica dei
    base beliefs B
  • In altre parole, la condizione del contesto di un
    piano rilevante DEVE essere conseguenza logica di
    B affinchè il piano sia applicabile

70
Piano applicabile
  • Def 10 Piano applicabile sia p il piano
  • e b1 ? ? bm ? h1 hn
  • p è un piano applicabile rispetto ad un evento ?
    se e solo se
  • Esiste un unificatore rilevante ? per ? (ossia, p
    è rilevante per ?)
  • Esiste una sostituzione ? tale che ?(b1 ? ? bm)
    ? ? è una conseguenza logica di B.
  • La composizione ? ? si dice unificatore
    applicabile per ? e ? è la correct answer
    substitution.

71
Piano applicabile
  • Vediamo ancora lesempio del traffico
  • Supponiamo che i base beliefs del nostro agente
    siano
  • adjacent(a,b).
  • adjacent(b,c).
  • adjacent(c,d).
  • location(robot,a).
  • location(waste,b).
  • location(bin,d).
  • Il piano P3 è il solo applicabile mediante il
    seguente unificatore applicabile
  • ? ? X/b, Y/a, Z/b

72
(No Transcript)
73
adjacent(a,b). adjacent(b,c). adjacent(c,d). locat
ion(robot,a). location(waste,b). location(bin,d).
(P3) !location(robot,X) location(robot,Y)
(not (X Y)) adjacent(Y,Z)
(not (location(car,Z))) lt-
move(Y,Z) !location(robot,X).
Unificatore applicabile ? ? X/b, Y/a, Z/b
74
Intended means
  • Come detto, la funzione Se seleziona un evento lt
    d, i gt
  • La natura di i determina il tipo di evento
  • A seconda del tipo di evento (interno o esterno),
    lagente esegue un opportuno intended means

75
Intended means evento ESTERNO
  • Lintended means è ottenuto selezionando un piano
    applicabile per levento
  • Si applica lunificatore applicabile al body del
    piano
  • Lintended means è utilizzato per creare una
    nuova intention che viene aggiunta al set I
  • Vediamo la definizione formale

76
Intended plan evento ESTERNO
Def 11 Intended plan evento ESTERNO sia SO
(O?)p, dove O? è il set di tutti i piani
applicabili per levento ?lt d, i gt e p è e
b1 ? ? bm ? h1 hn Il piano p è un intended
plan rispetto a ?, dove i è T (true intention) se
e solo se esiste un unificatore applicabile ?
tale che !true true ? true (e b1 ? ?
bm ? h1 hn)? ? I
77
Intended plan evento ESTERNO
  • Proseguiamo lesempio
  • Il piano applicabile P3 è un intended plan il
    set I diventa
  • !location(robot,b) location(robot,a)
  • (not (b a))
  • adjacent(a,b)
  • (not (location(car,b)))
  • lt- move(a,b)
  • !location(robot,b)

78
Intended means evento INTERNO
  • Lintended means per lachievement goal è posto
    (push) sul top delintention esistente che ha
    generato (triggered) levento interno
  • Vediamo la definizione formale

79
Intended plan evento INTERNO
Def 12 Intended plan evento INTERNO sia SO
(O?)p, dove O? è il set di tutti i piani
applicabili per levento ?lt d, i gt dove i è
p1 f c1 ? ... ? cy ? !g(t)h2hn e p
è !g(s) b1 ? ? bm ? k1 kj Il piano p
è un intended plan rispetto a ? se e solo se
esiste un unificatore applicabile ? tale che
p1 f c1 ? ... ? cy ? !g(t) h2 hn
(!g(s) b1 ? ? bm)? ? (k1 kj)?
(h2hn)? ? I
80
Esecuzione di intentions
  • La funzione SI seleziona unintention da eseguire
  • La prima formula nel body del top dellintention
    può essere
  • Un achievement goal
  • Un test goal
  • Unazione
  • True
  • Vediamo, in ciascuno dei casi, cosa fa il nostro
    agente sia
  • SI(I)i

81
Esecuzione di intentions
  • Achievement goal il sistema esegue lachievement
    goal generando un evento. Formalmente
  • i è p1 f c1 ? ? cy ? !g(t)h2hn
  • Lintention i si dice eseguita se e solo se
  • lt !g(t), i gt ? E

82
Esecuzione di intentions
  • b) Test goal il sistema cerca un mgu che
    unifichi il goal con il set B e, se esiste, lo
    applica al resto dellintended means.
    Formalmente
  • i è p1 f c1 ? ? cy ? ?g(t)h2hn
  • Lintention i si dice eseguita se e solo se
    esiste una sostituzione ? tale che
  • - ?g(t)? è conseguenza logica di B
  • - i è rimpiazzato (in I) dallintention
  • p1 (f c1 ? ? cy)? ? h2? hn?

83
Esecuzione di intentions
  • c) Azione il sistema aggiunge lazione al set di
    azioni A. Formalmente
  • i è p1 f c1 ? ? cy ? a(t)h2hn
  • Lintention i si dice eseguita se e solo se
  • - a(t) ? A
  • - i è rimpiazzato (in I) dallintention
  • p1 f c1 ? ? cy ? h2 hn

84
Esecuzione di intentions
  • d) True il top dellintention e lachievement
    goal soddisfatto vengono rimossi e la
    sostituzione è applicata al resto del body
    dellintention. Formalmente
  • i è p1 pz-1 !g(t) c1 ? ? cy ? true
  • dove pz-1 è e b1 ? ? bx ? !g(s) h2 hn.
    Lintention i si dice eseguita se e solo se
  • - esiste una sostituzione ? tale che g(t)?
    g(s)?
  • - i è rimpiazzato (in I) dallintention
  • p1 pz-2 (e b1 ? ? bx)? ? (h2 hn)?

85
lt!location(robot,b),Tgt
!location(robot,b) location(robot,a)
(not (b a)) adjacent(a,b) (not
(location(car,b))) lt- move(a,b)
!location(robot,b) .
P3 applicabile con X/b,Y/a,Z/b

P3
!location(robot,b)location(robot,a)
(not (b a)) adjacent(a,b) (not
(location(car,b))) lt- move(a,b)
!location(robot,b).
86
P3 applicabile con X/b,Y/a,Z/b

P3
87
ltlocation(robot,b),Tgt

!location(robot,b)location(robot,a)
(not (b a)) adjacent(a,b) (not
(location(car,b))) lt- !location(robot,b).
88

89

!location(robot,b)location(robot,a)
(not (b a)) adjacent(a,b) (not
(location(car,b))) lt- !location(robot,b).
90

!location(robot,b)location(robot,a)
(not (b a)) adjacent(a,b) (not
(location(car,b))) lt-true.
91
Ancora lesempio
  • Alla successiva iterazione del ciclo dellagente,
    dopo che il robot si muove dalla corsia a alla
    corsia b, lambiente invia allagente un evento
    di belief update per modificare la locazione del
    robot (che ora si troverà in b) in sostanza
  • - location(robot,b) viene aggiunto a B
  • - levento location(robot,b) viene aggiunto ad
    E.
  • A questo punto, non vi sono piani rilevanti il
    sistema sceglie, pertanto, di ESEGUIRE
    lintention mostrata nella slide precedente.

92
Ancora lesempio
  • Lesecuzione dellintention (caso a) porta ad
    aggiungere un evento al set E che diventa
  • lt !location(robot,b), i gt
  • dove i è lintention considerata

!location(robot,b) location(robot,a)
(not (b a)) adjacent(a,b)
(not (location(car,b))) lt-
!location(robot,b)
93
Ancora lesempio
adjacent(a,b). adjacent(b,c). adjacent(c,d). locat
ion(robot,b). location(waste,b). location(bin,d).
  • A questo punto, il piano P2
  • risulta applicabile con lunificatore applicabile
    ? X/b

!location(robot,X) location(robot,X) lt- true
94
Ancora lesempio
  • Il corpo del piano è true pertanto, lintention
    è soddisfatta ed il set E è vuoto
  • Lesecuzione dellagente è sospesa e riprenderà
    nel momento in cui un nuovo evento verrà aggiunto
    allinsieme E

95
Proof theory
96
Proof theory
  • Fornita come un sistema di transizione con
    etichette
  • Le regole del metodo di prova definiscono la
    transizione dellagente da una configurazione
    alla successiva
  • Le transizioni fra configurazioni sono in
    relazione diretta con la semantica operazionale
    del linguaggio
  • Corrispondenza tra linterprete AgentSpeak(L) e
    la proof theory

97
Sistema di transizione BDI
  • E una coppia
  • lt , gt
  • dove
  • - è un set di configurazioni BDI
  • - è una relazione di transizione
    binaria
  • ?

98
Configurazione BDI
  • E una tupla
  • ltEi, Bi, Ii, Ai, igt
  • dove
  • Ei ? E
  • Bi ? B
  • Ii ? I
  • Ai ? A
  • i è la label della transizione
  • Linsieme dei piani P è omesso in quanto costante

99
Regole di transizione
  • Rao definisce delle regole di transizione che
    definiscono il passaggio di un agente da una
    configurazione alla successiva
  • Esempio regola IntendEnd, che mostra la
    transizione per la scelta di un piano al top
    level (come muta linsieme I dellagente per la
    gestione di un evento esterno)

lt ,lt!g(t),Tgt,,Bi,Ii,Ai,i gt
(IntendEnd)
lt ,Bi, Ii ? ps? ,Ai,i1 gt
100
Regole di transizione
lt ,lt!g(t),Tgt,,Bi,Ii,Ai,i gt
(IntendEnd)
lt ,Bi, Ii ? ps? ,Ai,i1 gt
  • p è !g(s) b1 ? ? bm ? h1 hn ? P
  • Se(E)lt!g(t),Tgt
  • g(t)sg(s)s
  • ?(b1 ? ? bm)? è conseguenza logica di Bi

101
Derivazioni e refutazioni BDI
  • Ci sono regole per lesecuzione delle intentions,
    per la gestione di eventi interni, ecc.
  • Con queste regole è possibile definire
    formalmente derivazioni e refutazioni
  • Una derivazione BDI è una sequenza finita o
    infinita di configurazioni BDI ?0, , ?i,
  • Refutazione di intention la refutazione inizia
    con la scelta di unintention e si conclude
    quando lo stack di tale intention è vuoto
  • Con tale refutazione BDI è possibile dimostrare
    alcune proprietà del comportamento di un agente
    RaoGeo93

102
Derivazioni e refutazioni BDI
  • Corrispondenza uno-a-uno tra le regole di prova e
    la semantica operazionale
  • Rao indica la possibilità di estendere la
    semantica operazionale e le regole di prova ad
    altri eventi interni, tipo successo o fallimento
    di piani, azioni, goals e intentions
  • Il body dei piani considerati da Rao include
    esclusivamente sequenze di goals o azioni, ma
    sarebbe opportuno consentire operatori quali
  • or non deterministico
  • aggiunta/rimozione di beliefs
  • iterazioni
  • operatori paralleli

103
Implementazioni di AgentSpeak(L) Jason
104
Jason
  • Java-based agentSpeak interpreter used with saci
    for multi-agent distribution over the net
  • E la prima implementazione significativa di
    AgentSpeak(L), dovuta a Bordini e Hubner
  • Implementato in Java
  • Disponibile OpenSource
  • Impiegando SACI, uninfrastruttura per la
    comunicazione fra agenti, è possibile distribuire
    un sistema multi-agente sulla rete

105
Jason
  • Interpreta il linguaggio AgentSpeak(L) originale
  • Aggiunge alcune importanti caratteristiche
  • Gestione del fallimento dei piani
  • Annotazioni sulle labels dei piani, utilizzate
    per definire opportune funzioni di selezione
  • Supporto per lo sviluppo di ambienti da
    programmare in Java
  • Possibilità di eseguire un ambiente multi-agente
    utilizzando SACI

106
Jason
  • Possibilità di personalizzare (in Java) funzioni
    di selezione, di belief-revision, di azione, di
    comunicazione fra agenti
  • Libreria di azioni interne di base
  • Possibilità di aggiungere azioni interne
    definite in Java dallutente
  • Aggiunta della negazione forte

107
Jason
  • Costruire un agente AgentSpeak(L) con Jason è
    molto semplice
  • E sufficiente
  • 1. Inserire il nome dellagente nel file di
    configurazione
  • 2. Creare un file .asl contenente i piani che
    descrivono il comportamento dellagente

108
Jason differenze con AgentSpeak(L)
  • Come accennato in precedenza, Jason presenta una
    serie di differenze rispetto al linguaggio
    AgentSpeak(L) originale (Rao)
  • Illustriamo le principali differenze

109
Jason differenze con AgentSpeak(L)
  • Possibile uso della negazione forte
  • La negazione debole è usata nel contesto dei
    piani come in AgentSpeak(L), introdotta dal not
  • Es. not location(car,Y).
  • La negazione forte è usata per negare un
    predicato/fatto
  • Es location(waste,b).

110
Jason differenze con AgentSpeak(L)
  • Termini
  • Possono essere
  • Atomi
  • Strutture
  • Variabili
  • Liste (tipo Prolog)
  • Numeri (interi o floating point)
  • Stringhe (tra )

111
Jason differenze con AgentSpeak(L)
  • Predicati (atomi) annotati
  • Possibilità di specificare annotazioni ai
    predicati nella base belief, per esempio per
    conservare lorigine di tale informazione
  • Annotazione lista di termini tra parentesi
    quadre associata ad un predicato
  • Due annotazioni particolari
  • percept linformazione è stata percepita
    dallambiente
  • self linformazione è stata aggiunta
    dallagente stesso durante lesecuzione di un
    piano

112
Jason differenze con AgentSpeak(L)
  • Piani con labels
  • E possibile associare una label a ciascun piano
  • La label può essere un qualsiasi predicato
    (consigliata arietà zero), quindi anche un
    predicato con annotazione
  • Utili per personalizzare le funzioni di selezione

113
Jason differenze con AgentSpeak(L)
  • Gestione del fallimento dei piani
  • Sono previsti eventi per la gestione del
    fallimento dei piani
  • Tale evento è generato se unazione fallisce o
    non vi sono piani applicabili per un evento con
    aggiunta di un goal !g
  • In tali situazioni viene generato un evento
    interno per -!g associato alla stessa intention.
    Se il programmatore ha previsto un piano per -!g
    e questo risulta applicabile, verrà eseguito.
    Altrimenti, viene eliminata lintera intention e
    segnalato un warning

114
Jason differenze con AgentSpeak(L)
  • Azioni interne
  • Possono essere usate sia nel contesto che nel
    body di un piano
  • Introdotte dal punto
  • Es .send()
  • Sono azioni interne, distinte dalle azioni che
    lagente compie sullambiente mediante gli
    attuatori
  • Azioni interne standard (directory src/stdlib) e
    definite dallutente in Java

115
Jason differenze con AgentSpeak(L)
Esempi di azioni interne standard .send(receiver
,illocutionary_force, propositional_content
) Usata nella comunicazione tra agenti. Receiver
è il nome del destinatario del messaggio
illocutionary_force descrive il tipo di messaggio
(es. tell, achieve) propositional_content è un
predicato che rappresenta linformazione
trasmessa.
116
Jason differenze con AgentSpeak(L)
Esempi di azioni interne standard .print() Scr
ive messaggi sulla console su cui lagente o SACI
è in esecuzione. Ha un numero qualsiasi di
parametri, che possono essere stringhe così come
termini AgentSpeak(L).
117
Jason Sistemi multi-agente
118
Jason sistemi multi-agente
  • Lutente può definire un sistema di multipli
    agenti AgentSpeak(L)
  • Un sistema multi-agente prevede
  • un ambiente in cui gli agenti AgentSpeak(L)
    vengono collocati, programmato in Java
  • Un set di istanze di agenti AgentSpeak(L)
  • La configurazione dellintero sistema
    multi-agente è data da un semplice file di testo

119
Jason sistemi multi-agente
  • File di configurazione di un sistema
    multi-agente file con estensione
  • .mas2j
  • Nel file vengono indicati il nome attribuito alla
    società di agenti, gli agenti AgentSpeak(L) che
    ne fanno parte, lambiente in cui si collocano
    tali agenti (la classe Java, eventualmente
    ridefinita dallutente, per programmare
    lambiente)
  • Jason offre una serie di script e uninterfaccia
    grafica che rendono immediate ed intuitive la
    compilazione e lesecuzione di un sistema
    multi-agente

120
Jason Personalizzazione
121
Jason personalizzazione
  • Jason consente di personalizzare
  • Alcuni elementi di base di un agente, tipo le
    funzioni di selezione
  • I meccanismi di percezione, di azione, di
    comunicazione tra agenti e la belief revision
    function
  • Le azioni interne
  • Lambiente in cui collocare un sistema
    multi-agente.
  • Vediamo brevemente come fare

122
Jason personalizzazione
  • Personalizzare un agente
  • Jason offre la possibilità di modificare il
    codice di funzioni quali
  • selectEvent
  • selectOption
  • selectIntention
  • Il programmatore deve semplicemente definire una
    classe Java che estende la classe Agent,
    ridefinendo opportunamente i metodi da
    personalizzare
  • Infine, basta segnalare il cambiamento nel file
    .mas2j

123
Jason personalizzazione
  • Personalizzare un agente
  • Esempio ridefiniamo la funzione Se
  • import jason.
  • import java.util.
  • public class MyAgent extends Agent
  • public Event selectEvent(List evList)
  • System.out.println(Selezione di un evento)
  • return((Event)evList.remove(0))
  • E sufficiente specificare agentClass MyAgent
    nella entry del dato agente nel file di
    configurazione .mas2j

124
Jason personalizzazione
  • Personalizzare larchitettura
  • Lutente può creare larchitettura per lagente,
    ossia è possibile modificare i metodi
  • perceive
  • checkMail
  • brf
  • act
  • Il codice di default è presente nelle classi
    SaciAgArch.java e CentralisedArch.java nella
    directory src/jason

125
Jason personalizzazione
  • Personalizzare larchitettura
  • Esempio ridefiniamo il meccanismo di percezione
  • import jason.
  • public class MyAgArchitecture extends
    CentralisedAgArch
  • public void perceive ()
  • / per esempio, simulare un fallimento nella
    percezione modificando le liste percepts e
    negPercepts /
  • System.out.println(Fase di percezione in
    corso)
  • super.perceive()
  • Specificare agentArchClass MyAgArchitecture nella
    entry dellagente nel file .mas2j

126
Jason personalizzazione
  • Personalizzare le azioni interne
  • Come detto, le azioni interne standard si trovano
    nella directory src/stdlib
  • Le azioni interne definite dallutente in Java
    possono essere collocate in una directory
    predefinita ulib, eventualmente organizzate in
    librerie specifiche
  • Per invocare unazione personalizzata
  • nomeLibreria.nomeAzione

127
Jason personalizzazione
  • Personalizzare le azioni interne
  • Il nome di unazione deve iniziare con una
    lettera minuscola, il suo codice deve essere
    contenuto in un file con nome
  • nomeAzione.java
  • La classe in questione deve ridefinire il metodo
    execute
  • package ltnomeLibreriagt
  • import jason.
  • public class ltnomeAzionegt
  • public static boolean execute () throws
    Exception

128
Jason personalizzazione
  • Personalizzare lambiente
  • Il programmatore può personalizzare lambiente in
    cui si collocano gli agenti AgentSpeak(L)
  • In particolare, è possibile descrivere come si
    evolve lambiente in seguito allesecuzione di
    unazione da parte di un agente, modificando il
    codice del metodo executeAction
  • Possibilità di simulare fallimenti
    nellesecuzione delle azioni
  • Possibilità di limitare ad un sottinsieme
    dellambiente la percezione di ciascun agente

129
Jason personalizzazione
  • Personalizzare lambiente
  • Il file contenente la classe dellambiente
    personalizzato va specificato nel file di
    configurazione
  • import java.util.
  • import jason.
  • public class ltnomeAmbientegt extends
    Environment
  • public boolean executeAction (String ag, Term
    act)
  • ag è lagente che esegue lazione rappresentata
    dal termine act il metodo restituisce true se
    lazione è stata eseguita con successo

130
Jason riferimenti importanti
  • Per scaricare gratuitamente lultima versione di
    Jason
  • http//jason.sourceforge.net
  • Per scaricare gratuitamente SACI
  • http//www.lti.pcs.usp.br/saci/

131
Conclusioni
132
AgentSpeak(L)
  • Linguaggio di programmazione per agenti BDI
  • Molti lavori per estendere il linguaggio di base,
    che non descrive, ad esempio, come gestire il
    fallimento dei piani
  • Utilizzato solo di recente anche grazie a Jason

133
Jason
  • Implementazione Java di AgentSpeak(L) esteso
  • Semplice definizione di un ambiente multiagente
    con luso di SACI
  • Molteplici possibilità di personalizzazione
  • Ancora molto lavoro da fare
  • Documentazione carente
  • Difficile osservare levoluzione del sistema
    opportuna unevoluzione dellinterfaccia e del
    supporto al programmatore
  • Gli autori lo hanno sviluppato a tempo perso

134
Bibliografia
135
BurSun92. B. Burmeister e K. Sundermeyer. Cooperative problem-solving guided by intentions and perception. In E. Werner and Y. Demazeau, editors, Decentralized A.I. 3, Amsterdam, Olanda, 1992. GeoLan86. M.P. Georgeff e A.L. Lansky. Procedural knowledge. In Proceedings of the IEEE Special Issue on Knowledge Representation, volume 74, 1383-1398, 1986. IngGeoRao92. F.F. Ingrand, M.P. Georgeff e A.S. Rao. An architecture for real-time reasoning and system control. IEEE Expert, 7(6), 1992. MulPisThi95. J.P. Muller, M. Pischel e M. Thiel. Modelling reacting behaviour in vertically layered agent architectures. In Intelligent Agents Theories, Architectures, and Languages. LNAI 890, Heidelberg, Germania, 1995.
136
Rao95. A.S. Rao. Decision procedures for propositional linear-time belief-desire-intention logics. In Working notes of the IJCAI-95 Workshop on Agent Theories, Architectures, and Languages, Montreal, Canada, 1995. Rao96. A.S. Rao. AgentSpeak(L) BDI Agents Speak Out in a Logical Computable Language. MAAMAW 1996 42-55, 1996. RaoGeo91. A.S. Rao e M.P. Georgeff. Modeling rational agents within a BDI-architecture. In J. Allen, R. Fikes, and E. Sandewall, editors, Proceedings of the 2 International Conference on Principles of Knowledge Representation and Reasoning, 1991. RaoGeo93. A.S. Rao e M.P. Georgeff. A model-theoretic approach to the verification of situated reasoning systems. In Proc. Of the 13 Intern. Joint Conf. On Artificial Intelligence (IJCAI-93), Chambery, Francia, 1993.
137
Sho93. Y. Shoham. Agent-oriented programming.
Artificial Intelligence, 60(1), 51-92,
1993. BorHub04. R.H. Bordini e J.F. Hubner.
Jason a Java-based agentSpeak interpreter used
with saci for multi-agent distribution over the
net. Disponibile allindirizzo jason.sourceforge.n
et/Jason.pdf.
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