Title: Presentazione di PowerPoint
1IL CARCINOMA DELLA MAMMELLA
Epidemiologia e fattori di rischio
2IL CARCINOMA MAMMARIO E' UNAMALATTIA DI
RILEVANZA SOCIALE
- E IL TUMORE MALIGNO PIU' FREQUENTENELLA
DONNA. - E LA PRIMA CAUSA DI MORTE NELLE DONNEDI ETA' lt
50 anni. - E LA SECONDA CAUSA DI MORTE DOPO
LEMALATTIE CARDIOVASCOLARI NELLE DONNEDI ETA' gt
50 anni
3Dati epidemiologici dei tumori più frequenti
nelle donne, in Italia.
4IL CARCINOMA MAMMARIO E' UNAMALATTIA DI
RILEVANZA SOCIALE(dati epidemiologici in Italia)
- 27.000 NUOVI CASI OGNI ANNO(27 dei tumori
femminili) - 11.000 DECESSI OGNI ANNO(18 dei decessi per
tumore) - PROBABILITA' DI AMMALARSI1\13 DONNE (6,3)
5TASSI DI INCIDENZA
- L'INCIDENZA DEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA E'
MAGGIORE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI.
E 10 volte inferiore in AFRICA ed ASIA rispetto
a NORD AMERICA e EUROPA OCC.
6INCIDENZA DEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA
NELLUNIONE EUROPEA
7TASSI DI INCIDENZA
- In ITALIA
- netto gradiente NORD-SUD
- (donne di età gt 50 anni)
Genova 142 per 100.000 donne/anno Latina
70 per 100.000 donne/anno Ragusa 64 per
100.000 donne/anno
8INCIDENZA IN ITALIA
- 2000 OLTRE 40.000 NUOVI CASI/ANNO
- 1990 OLTRE 30.000 NUOVI CASI/ANNO
- 1980 OLTRE 20.000 NUOVI CASI/ANNO
LINCREMENTO NEL NUMERO DEI NUOVI CASI NON PARE
DETERMINATO DA UN AUMENTO DEL RISCHIO
NEL CORSO DI QUESTI DECENNI, MA SEMBRA IL
RISULTATO DI COMPLESSI FENOMENI GENERAZIONALI.
9SOPRAVVIVENZA RELATIVA IN ITALIA
10Età al menarca ed alla menopausa
- Menarca precoce e Menopausa tardiva
- sono da tempo considerati importanti fattori di
rischio del carcinoma mammario.
Rischio relativo
Menarca prima dei 12 anni gt 1,5 volte Menarca dopo i 15 anni
Menopausa dopo i 55 anni gt 2 volte Menopausa prima dei 45 anni
11Etiopatogenesi delcarcinoma mammario
- Fattori di Rischio
- che predispongano sensibilmente alla
- insorgenza di carcinoma mammario
12Ipotetici fattori etiopatogeneticidel carcinoma
mammario
- ? Ipotesi virale (Murine Mammary Tumor Virus)
- ? Pesticidi
- ? Fitoestrogeni
- ? Radiazioni ionizzanti
13Fattori di Rischio del carcinoma mammario
- ? Età
- ? Familiarità
- ? Età al Menarca ed alla Menopausa
- ? Storia riproduttiva
- ? Allattamento
- ? Uso di Contraccettivi orali
- ? Terapia estrogenica in menopausa
- ? Abitudini di vita ed alimentazione
14Rischio assoluto di carcinoma mammario in
relazione alletà
Età Rischio
20 40 anni 0,49
35 55 anni 2,53
50 70 anni 4,76
65 85 anni 5,48
15Familiarità
Rischio Relativo
MADRE 1,8
SORELLA 2,5
MADRE SORELLA 5,6
16Nonostante sia opinione da lungo tempo
consolidata che la familiarità rappresenti un
importante fattore di rischio, in più del 90
dei casi il carcinoma mammario si
presenta in FORMA SPORADICA
17Teoria della finestra estrogenica
Periodo peri-menarcale e peri-menopausale
I cicli anovulatori sono più frequenti
Presenza di cicli mestruali più brevi
Alterazione equilibrio estroprogestinico
Prolungata esposizione dellepitelio
ghiandolare mammario al progesterone
Maggiore sensibilità dellepitelio ghiandolare
mammario verso gli stimoli cancerogeni
esogeni.
Aumento della proliferazione ghiandolare.
Teoria estroprogestinica
18Età alla prima gravidanza
- La prima gravidanza dopo i 30 anni farebbe
aumentare di circa 2 volte il rischio di
insorgenza di carcinoma della mammella rispetto
alle donne con prima gravidanza prima dei 18 anni - McMahon e coll, Bull WHO, 1970
19Numero di gravidanze
- La protezione da gravidanza è comunemente
interpretata come conseguenza del potente stimolo
differenziativo ormonale esercitato sullepitelio
mammario, che ridurrebbe il numero di cellule
suscettibili di trasformazione maligna. - Sembra tuttavia che la differenza di rischio tra
le donne senza figli e quelle con meno di quattro
figli sia in realtà molto modesta.
N figli 0 1-3 4-6 7-9 gt 10
R. R. 1 0,84 0,68 0,68 0,12
I.C. (0,5-1,43) (0,39-1,17) (0,31-1,04) (0,05- 0,28)
20Allattamento
- Anche se dalla numerosa quantità degli studi che
si sono succeduti dagli anni 60 70 ad oggi
emergono opinioni contrastanti, - lallattamento può essere considerato come un
- FATTORE PROTETTIVO
21Contraccettivi orali
- Nonostante i contraccettivi orali siano
disponibili da oltre trenta anni e nonostante il
gran numero di studi epidemiologici, la loro
correlazione col carcinoma della mammella è
ancora molto incerta.
22Contraccettivi orali
- ?Solo a partire dagli anni 80 si sono
potute considerare esposizioni di lunga durata e
solo in donne giovani. - ?Gli studi finora disponibili riguardano tutti
pillole estroprogestiniche a contenuto
estrogenico gt 50 mg. - ?Non sono disponibili studi sui preparati
più recenti a contenuto inferiore di estrogeni.
23Contraccettivi orali
Due studi prospettici randomizzati
condotti in Svezia e nel Regno Unito su donne
ammalatesi di carcinoma mammario in età lt 40 anni
hanno evidenziato un significativo aumento del
rischio in quelle che avevano assunto
estroprogestinici per periodi prolungati (gt 8
anni)
24Contraccettivi orali
- E tuttavia verosimile che questo aumento del
rischio relativo non influenzi significativamente
le statistiche generali di incidenza del
carcinoma mammario
25Terapia estrogenica sostitutivain menopausa
- Il rapporto tra terapia estrogenica sostitutiva
in menopausa ed insorgenza di carcinoma mammario - non è del tutto chiarito.
- Alcuni importanti studi prospettici randomizzati
e di tipo caso-controllo sembrano tuttavia
confermare un significativo aumento del R.R.
nelle pazienti sottoposte a terapia estrogenica
sostitutiva in menopausa.
26Abitudini alimentari
- Sin dagli inizi degli anni 40, in alcuni
studi sperimentali condotti sui ratti si dimostrò
che linsorgenza di carcinoma mammario negli
animali da laboratorio era favorita dalla - DIETA IPERCALORICA
- ed in particolare dagli
- acidi grassi polinsaturi
27Rischio Relativo di carcinoma della mammella in
relazione al peso corporeo
Età lt 60 Kg 60 - 69 Kg gt 70 Kg
35- 49 1 0.94 1.16
50 59 1 1.22 1.43
60 - 69 1 1.61 1.81
28RAPPORTI TRA DISPLASIA ECARCINOMA DELLA MAMMELLA
- Nonostante la pletora di ricerche e di studi
prodotti negli ultimi settantanni, la
definizione di un vero e proprio - stato precanceroso
- della mammella resta ancora uno degli aspetti
più controversi ed indagati in tema di patologia
mammaria
29(No Transcript)
30RAPPORTI TRA DISPLASIA ECARCINOMA DELLA MAMMELLA
- Eradicato lassunto che
- la displasia rappresenta un precursore obbligato
del carcinoma - non si deve tuttavia cadere nelleccesso opposto
di una sua categorica negazione
31RAPPORTI TRA DISPLASIA ECARCINOMA DELLA MAMMELLA
- Oggi si preferisce parlare di
- lesioni a rischio
- MIN
- Mammary Intraepitelial Neoplasia
- Iperplasia duttale atipica
- Iperplasia lobulare atipica
32Caratteristiche morfologiche delle lesioni
mammarie a rischio (border-line)
- ? Margini nucleari irregolari
- ? Ipocromia dei nuclei
- ? Alterato rapporto N/C, a favore del nucleo
- ? Discoesività della proliferazione cellulare
- ? Tendenza dei nuclei a sovrapporsi
- ? Presenza di voluminosi nucleoli
33Caratteristiche morfologiche delle lesioni
mammarie a rischio (border-line)
- Molto difficili da stabilire sono i criteri
morfologici sulla base dei quali viene posta la
diagnosi differenziale tra le MIN ed i carcinomi
in situ sia duttali che lobulari. - Solitamente vengono impiegati criteri di tipo
quantitativo, basati sullestensione delle
lesioni, anche se molto spesso questi stessi
criteri sono del tutto soggettivi.
34Rapporti tra displasia e carcinoma della mammella
Rischio relativo di sviluppare un carcinoma infiltrante
DISPLASIA /- IPERPLASIA LIEVE 0
DISPLASIA /- IPERPLASIA SEVERA 1,5 2 volte
DISPLASIA IPERPLASIA ATIPICA 5 volte
CARCINOMA IN SITU 10 volte
35(No Transcript)
36Neoplasie benigne
Fibroadenoma della mammella
37Neoplasie maligne
Carcinoma della mammella
38(No Transcript)
39Carcinoma significa tumore, che nella mammella
può presentare vari gradi di malignità distinti
principalmente dalle definizioni in situ e
infiltrante
40Carcinoma in situIn situ, significa che il
tumore è ancora contenuto dentro gli spazi
ghiandolari, duttali e lobulari, della struttura
mammaria e che, quindi, non può essersi
disseminato e aver prodotto metastasi in altre
parti del corpo.
41Carcinoma infiltranteInfiltrante, talora
definito anche invasivo, significa che il tumore
ha superato il confine degli spazi ghiandolari
della struttura mammaria, e potenzialmente può
essersi disseminato e aver prodotto metastasi in
altre parti del corpo. In questo caso si deve
procedere a valutare gli altri organi (procedura
detta stadiazione ) cominciando dai linfonodi
ascellari.
42Carcinoma duttale o lobulareLa classificazione
istologica dei carcinomi infiltranti dellla
mammella elenca 18 diversi tipi di tumore.
Duttale e Lobulare definiscono i due tipi più
frequenti di carcinoma della mammella (65-70
circa duttali, 10-15 circa lobulari, a volte
anche misti duttali-lobulari) sulla base degli
aspetti istologici osservati al microscopio
dall'anatomopatologo.In generale, questi due
tipi di carcinoma infiltrante non comportano
significative differenze cliniche, prognostiche e
terapeutiche tra loro.
43Carcinoma tubulare, mucinoso, cribriforme,
papillareLa classificazione istologica dei
carcinomi infiltranti della mammella elenca 18
diversi tipi di tumore. Tubulare, Mucinoso,
Cribriforme, Papillare definiscono tipi tumorali
non frequenti (2-4 circa ciascuno) ma con una
prognosi migliore dei tipi duttale e lobulare,
con cui però talora si associano
44Grado istologico codificato con G, definisce la
probabile aggressività del carcinoma che viene
valutata al microscopio dall'anatomopatologo e
identificata con i gradi 1,2,3 usando criteri
standardizzati. Grado 1 significa che il tumore
è ben differenziato, cresce lentamente ed ha una
migliore prognosi Grado 2 significa che il
tumore ha caratteristiche e prognosi intermedie
tra i gradi 1 e 3 Grado 3 significa che il
tumore è poco differenziato, cresce più
rapidamente ed ha una prognosi peggiore..
45Invasione vascolare Invasione vascolare, talora
definita anche come Carcinosi endovasale ,
significa che le cellule tumorali sono entrate
nei vasi ematici o linfatici circostanti il
tumore. Questo comporta una maggiore propensione
alla disseminazione (metastasi) soprattutto ai
linfonodi ascellari, che comunque devono essere
asportati in parte (linfonodo sentinella) od in
toto (linfoadenectomia) , secondo le indicazioni
del medico specialista che riceve questa diagnosi.
46Margini
.
- Per evitare le recidive locali è importante che
tutto il tumore venga completamente asportato
per cui lo specialista anatomopatologo adotta una
procedura particolare per identificare e valutare
i margini della resezione chirurgica.
47Stadiazione I
La prognosi probabile e la scelta del trattamento
oncologico si basano sulla stadiazione che
significa misurazione della estensione del tumore
nella mammella e negli altri organi sede di
possibili metastasi tra questi all'inizio i più
importanti sono i linfonodi ascellari, asportati
in parte (linfonodo sentinella) od in toto
(linfoadenectomia) secondo le indicazioni del
medico specialista.
48Stadiazione II
L'anatomopatologo interviene nella stadiazione
dopo l'asportazione del tumore e dei linfonodi
con procedure standardizzate, contribuendoa)
misura dei diametri del tumore infiltrante e
valutazione dei rapporti che contrae con le
strutture vicine (codificate nella sigla pT da 1
a 4, maggiore è il numero più grande è il
tumore) b) assenza, presenza e misurazione di
eventuali metastasi linfonodali e, qualora siano
stati asportati più linfonodi, numero dei
linfonodi esenti od interessati da metastasi
(situazione codificata con la sigla pN da 0 a 3
con sottoclassi specificate con lettere
alfabetiche, maggiore è il numero più numerosi
sono i linfonodi metastatici).
49Stadiazione III
- I valori di pT e pN diagnosticati
dall'anatomopatologo forniscono la base per la
definizione dello stadio TNM (da 1 a 4 con
progressivo peggioramento prognostico) di
ciascuna singola paziente, stadio che si ottiene
con la diversa combinazione dei vari valori di pT
e pN, oltre che con altri elementi in possesso
del medico specialista che riceve questa
diagnosi, e che potrà anche spiegare come lo
stadio influenzi la prognosi.
50Recettori per estrogeni e progesterone
- La crescita della maggior parte dei carcinomi
della mammella è sostenuta dagli ormoni estrogeni
e progestinici prodotti dall'ovaio e che agiscono
tramite molecole chiamate recettori, presenti
nelle cellule tumorali. I recettori vengono
dosati per accertare l'indicazione all'uso
terapeutico di farmaci che inibiscono l'azione di
questi ormoni. Il dosaggio dei recettori viene
effettuato dall'anatomopatologo mediante
procedure standardizzate ed espresso in
percentuale di cellule positive maggiore è il
numero, maggiore è la sensibilità del tumore al
trattamento anti-ormonale.
51Metodiche accessorieImmunoistochimica
La presenza di recettori per estrogeni e
progesterone in una neoplasia mammaria definisce
una tumore responsivo al trattamento ormonale
52Indice proliferativo
- Indice proliferativo è una misura della
proliferazione cellulare del tumore effettuata
dall'anatomopatologo mediante procedure
standardizzate ed espressa in percentuale di
cellule positive maggiore è il numero, maggiore
è la proliferazione cellulare.
53Espressione di HER-2/Neu
- Una parte minore dei carcinomi della mammella
(circa il 15-20) presenta una aumentata
espressione di una proteina cellulare che è
codificata dal gene HER-2/Neu. Il dosaggio viene
effettuato dall'anatomopatologo mediante due
diverse procedure standardizzatea) Espressione
di HER-2/Neu dosaggio della proteina stessa
espresso con una scala semiquantitativa da 0 a 3
0 significa assenza, 1 positività debole
ininfluente, 2 positività moderata da accertare
ulteriormente, 3 significa positività certa
54Espressione di HER-2/Neu
- b) Dual Color SISH HER-2/Neu nei casi di
positività uguale a 2, si procede ad una
ulteriore dosaggio diretto del gene stesso,
espresso mediante un valore in base al quale si
valuta se il gene è presente in eccesso
(amplificato).Il medico specialista che riceve
questa diagnosi può disporre l'uso di trattamenti
specifici basati su questi dosaggi che sono
predittivi della risposta a queste terapie.
55Metodiche accessorieImmunoistochimica
Lespressione in una neoplasia mammaria
delloncogene CERBB2-NEU definisce un tumore
aggressivo con alto rischio di metastasi a
distanza ed è in genere associato a recettori
ormonali negativi
56Linfonodi ascellari linfonodo sentinella e
linfoadenectomia I
- Per la stadiazione, su cui si basa la previsione
prognostica e la successiva scelta della terapia
più appropriata, è indispensabile valutare lo
stato dei linfonodi ascellari, poiché a questo
livello si producono eventualmente le prime
metastasi.
57Linfonodi ascellari linfonodo sentinella e
linfoadenectomia II
- Il linfonodo (detto linfonodo sentinella perché è
il primo ad essere eventualmente interessato
dalle metastasi) od i linfonodi ascellari
(linfoadenectomia parziale o totale) asportati
dal chirurgo vengono studiati dall'anatomopatologo
con una procedura standardizzata e molto
accurata che consente di escludere la presenza di
metastasi, ma anche di identificare cellule
tumorali singole o in piccoli gruppi (cosiddette
Cellule tumorali isolate) e le micrometastasi
(sino a 2 mm) oltre che le metastasi.Il medico
specialista che riceve questa diagnosi
dall'anatomopatologo potrà spiegare come lo stato
del/i linfonodo/i possa comportare ulteriori
provvedimenti e influenzi la prognosi e le
indicazioni alla terapia.
58Nottingham Prognostic Index
- L' Indice Prognostico Nottingham (così chiamato
dalla città inglese in cui lavorano i colleghi
anatomopatologi che l'hanno messo a punto) è un
valore numerico ricavato con una formula
matematica che combina la dimensione del tumore,
il grado istologico e lo stato dei linfonodi
ascellari del singolo caso. - Per convenzione i numeri risultanti vengono
raggruppati in tre classi prognostiche basso
rischio, rischio intermedio, alto rischio.