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Disturbi dell

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Disturbi dell attenzione Riduzione: impossibilit /difficolt a focalizzare l attenzione, difficolt a spostare l attenzione o difficolt a ignorare le ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Disturbi dell


1
Disturbi dellattenzione
  • Riduzione impossibilità/difficoltà a focalizzare
    lattenzione, difficoltà a spostare lattenzione
    o difficoltà a ignorare le informazioni non
    rilevanti

Sindromi dansia, Sindrome depressiva, Sindromi
psicotiche
2
Disturbi dellattenzione
  • Aumento eccessiva attenzione e concentrazione su
    tutti gli stimoli interni ed esterni
  • Stati deliranti o paranoidi

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Le Sindromi Confusionali (delirium)
  • Sono caratterizzate da una compromissione
    cognitiva globale, ad insorgenza acuta, di breve
    durata (generalmente non più di 4 settimane, ma
    sono riportati casi durati fino a 6 mesi per
    encefalopatie croniche, quale quella da
    insufficienza epatica), con andamento fluttuante.
    Tale compromissione è reversibile, nella maggior
    parte dei casi, se adeguatamente trattata.

4
Le Sindromi Confusionali (delirium)
  • É un disturbo della coscienza che si manifesta
    con una ridotta consapevolezza dellambiente
    circostante e incapacitá a focalizzare e spostare
    lattenzione.
  • Spesso é presente disorientamento
    temporo-spaziale, piú raramente quello verso sé e
    gli altri.
  • Spesso sono presenti anomia, aumento del flusso
    del linguaggio, incoerenza e confabulazione.
  • Sono talora presenti fenomeni dispercettivi,
    ansia.

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Cause di Delirium
  • Febbre
  • Stati infettivi e dismetabolici
  • Trattamenti farmacologici
  • Disfunzioni endocrine
  • Abuso di sostanze
  • Sindromi da astinenza
  • Traumi cranici
  • Crisi epilettiche (fase post-critica)
  • Deprivazione sensoriale
  • Stati post-operatori

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Fattori Predisponenti
  • Etá (10 dei pazienti ospedalizzati al di sopra
    dei 65 anni)
  • Lesioni cerebrali
  • Condizioni generali scadenti

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Deliriumcriteri diagnostici secondo il DSM IV
  • Criterio A Disturbo della coscienza (ossia,
    ridotta chiarezza della consapevolezza
    dellambiente) con ridotta capacità a
    focalizzare, mantenere o spostare lattenzione.
  • Criterio B Modificazioni delle capacità
    cognitive (quali un deficit mnestico,
    disorientamento, disturbi del linguaggio) o lo
    sviluppo di un disturbo percettivo non correlato
    a demenza.

8
Deliriumcriteri diagnostici secondo il DSM IV
  • Criterio C Il disturbo si sviluppa in un breve
    periodo di tempo (generalmente ore o giorni) e
    tende a fluttuare nel corso della giornata.
  • Criterio D Evidenza anamnestica, clinica o
    laboratoristica che il disturbo è in relazione
    con una condizione medica generale.

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Delirium secondario ad abuso di sostanze o
intossicazione
  • Alcool
  • Anfetamina o sostanze anfetamino-simili
  • Cannabinoidi
  • Cocaina
  • Allucinogeni
  • Inalanti
  • Oppioidi
  • Fenciclidina e simili
  • Sedativi, ipnotici e ansiolitici
  • Altri (es., cimetidina, digitale, benztropina,
    etc.)

10
Delirium secondario ad astinenza da sostanze
  • Alcool
  • Sedativi, ipnotici e ansiolitici
  • Altri

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Delirium tremens diagnosi
  • Rappresenta il quadro clinico più drammatico
    della sindrome da astinenza alcolica.
  • La sindrome da astinenza può manifestarsi con
  • Tremore
  • Allucinosi
  • Convulsioni
  • Delirium tremens

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Delirium tremens caratteristiche
  • Stato confusionale con allucinazioni, agitazione,
    tremore e insonnia.
  • Sono presenti segni di iperattività
    neurovegetativa (sudorazione profusa, pupille
    midriatiche, tachicardia, febbre).
  • Si possono avere complicanze gravi e morte
    (traumi, collasso, infezioni).
  • Nell80 dei casi, il singolo episodio dura circa
    72 ore, ma è frequente la recidiva e si possono
    avere numerosi episodi per qualche giorno o
    qualche settimana.

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Delirium tremens trattamento
  • Somministrazione di alcool e sospensione più
    graduale
  • Assistenza continua per prevenire le complicanze
  • Controllo dei parametri vitali, correzione degli
    squilibri idroelettrolitici
  • Somministrazione di sedativi (clordiazepossido)

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Definizione di demenza
  • compromissione globale e progressiva delle
    funzioni cognitive
  • incapacitá di far fronte alle richieste della
    vita quotidiana
  • difficoltá nel controllo delle reazioni emotive
  • conseguente riduzione delle competenze
    dell'individuo nella sfera sociale, lavorativa e
    personale

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Prevalenza della demenza
  • La prevalenza della demenza è andata recentemente
    incontro ad un notevole aumento, a seguito
    dellincremento delletà media di sopravvivenza
    nella popolazione generale.
  • La condizione è molto rara prima dei 65 anni e
    diviene progressivamente più frequente dopo tale
    età
  • a partire dai 75 anni la sua prevalenza aumenta
    di circa l1 per ogni anno successivo
  • interessa circa il 50 della popolazione al di
    sopra degli 85 anni

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Cause di demenza
  • Le malattie che possono causare una condizione
    demenziale sono molteplici.
  • Circa la metà di tutti i casi di demenza sono
    attribuibili alla malattia di Alzheimer
  • Un sesto alla patologia cerebrovascolare (demenza
    multi-infartuale)
  • La restante parte alle altre cause, con una netta
    prevalenza, tra queste ultime, delle forme
    trattabili

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Cause comuni di demenza reversibile
  • Tumori endocranici
  • Disordini metabolici e disendocrini
  • Uremia e dialisi
  • Epatopatie
  • Ipoglicemia cronica
  • Morbo di Wilson
  • Leucodistrofia metacromatica
  • Sindromi paraneoplastiche
  • Ipotiroidismo
  • Alterazioni delle paratiroidi
  • Sindrome di Cushing
  • Ipopituitarismo

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Cause comuni di demenza reversibile
  • Idrocefalo normoteso
  • Malattie infettive e/o infiammatorie
  • Ascessi cerebrali
  • Meningite batterica e fungina
  • Encefalite
  • Panencefalite scerosante subacuta
  • Leucoencefalopatia multifocale progressiva
  • Neurolue
  • Sclerosi multipla

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Cause comuni di demenza reversibile
  • Carenze alimentari e vitaminiche
  • Sindrome di Wernicke-Korsakoff
  • Pellagra
  • Deficit di vitamina B12 e folati

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Cause comuni di demenza reversibile
  • Intossicazioni
  • Metalli pesanti
  • Monossido di carbonio
  • Composti organici
  • Farmaci

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Cause comuni di demenza reversibile
  • Traumi
  • Traumi cranici aperti o chiusi
  • Traumatismi cranici dei pugili
  • Ematoma subdurale cronico

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Diagnosi di demenza
  • Nonostante il notevole progresso delle
    tecnologie di imaging cerebrale e delle tecniche
    neuropsicofisiologiche, la diagnosi di demenza è
    basata essenzialmente sull'osservazione clinica.

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Diagnosi di demenza
  • In una persona anziana che lamenta
  • deficit della memoria
  • riduzione delle prestazioni lavorative
  • disturbi comportamentali (incluse labilità
    emotiva, irritabilità, difficoltà di adattamento)

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Diagnosi di demenza
  • vanno considerate tutte le cause trattabili di
    compromissione cognitiva
  • sindromi affettive
  • squilibri metabolici
  • patologie endocrine e/o tumorali

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Diagnosi di demenza
  • Procedure di screening
  • esami ematochimici
  • EEG
  • esame neuropsicologico
  • quando i risultati escludono una diagnosi di
    compromissione cognitiva secondaria ad altre
    patologie
  • devono essere programmate ulteriori ripetizioni
    nel tempo degli esami neuropsicofisiologici
  • la diagnosi di probabilità richiede sempre la
    dimostrazione della progressione del deficit e,
    quindi, la valutazione longitudinale del
    paziente.

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Diagnosi di demenza
  • La frequenza dei disturbi dell'umore nei
    pazienti con demenza è elevata nelle fasi
    iniziali, fino al 50 dei casi (Loreck e
    Folstein, 1993).
  • Poiché il disturbo dellumore può essere
  • la sintomatologia di esordio della demenza
  • la causa di un quadro pseudo-demenziale
  • è necessario sempre trattare la depressione per
    valutare se la compromissione cognitiva permane
    anche dopo il miglioramento dell'umore

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Diagnosi di demenza clinica
  • Molte scale di valutazione clinica sono
    disponibili e costituiscono strumenti utili sia
    per la diagnosi (permettendo di evidenziare la
    caratteristica progressione nel tempo dei deficit
    cognitivi) che per la gestione clinica del
    paziente.
  • Molto utilizzata è la Global Deterioration Scale
    (GDS, Reisberg et al., 1986 Reisberg e Ferris,
    1991)
  • La GDS prevede un punteggio totale da 1 a 7
  • 1 corrisponde alla normalità
  • 7 alla fase terminale della demenza.

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Diagnosi di demenza clinica
  • Un test di screening per le funzioni cognitive,
    utilizzabile nella pratica clinica per un primo
    orientamento diagnostico, è il Mini Mental Status
    Examination (MMSE).
  • Tale test esplora la memoria episodica recente,
    lorientamento, la capacità di comprendere e
    scrivere una semplice frase e le funzioni
    visuospaziali (copia di un disegno).
  •   Il punteggio massimo è di 30
  • Un punteggio inferiore a 24, in soggetti con un
    livello medio di istruzione, indica una lieve
    compromissione cognitiva.

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Farmaci che agiscono sulla perfusione cerebrale
  • Il ruolo del calcio nella patologia alla base
    della MA non è chiaro alcuni autori hanno
    ipotizzato che un livello plasmatico basso di
    calcio sia in causa sia nella MA che nella
    demenza associata a parkinsonismo di Guam.
  • L'efficacia della nimodipina nella MA non è
    stata adeguatamente studiata e l'unica
    indicazione riconosciuta in Italia per tale
    farmaco è la prevenzione della vasocostrizione
    riflessa associata ad emorragia subaracnoidea
    (coinvolta nell'estensione del danno ischemico).

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi
comportamentali
  • Tra i farmaci utilizzati per il trattamento dei
    disturbi comportamentali, vanno ricordati i
    neurolettici, gli ansiolitici e gli
    antidepressivi. Per tutti questi farmaci, le dosi
    terapeutiche generalmente utilizzate nei pazienti
    adulti devono essere adeguate ai cambiamenti
    metabolici tipici del paziente anziano e, ancor
    più, del paziente demente. Con l'età la
    catabolizzazione e l'eliminazione dei farmaci è
    ridotta. Inoltre, patologie varie spesso presenti
    nel paziente demente (ad es., cardiache, renali,
    epatiche) devono essere tenute in considerazione
    nello stabilire le dosi caso per caso.

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi
comportamentali
  • I neurolettici sono utilizzati sia per il
    controllo di allucinazioni e deliri che come
    farmaci sedativi in caso di agitazione ed
    aggressività. Tra essi è importante scegliere
    quelli con minori effetti collaterali di tipo
    extrapiramidale e anticolinergico. In caso di
    agitazione possono essere utilizzati più
    facilmente fenotiazine con profilo sedativo
    (prometazina), mentre per il trattamento di
    sintomi psicotici è preferibile utilizzare
    farmaci incisivi con scarsa attività
    anticolinergica e sedativa (ad es, l'aloperidolo)
    a basse dosi. L'uso di antipsicotici cosiddetti
    atipici, con minori effetti di tipo
    extrapiramidale (risperidone ed olanzapina)
    potrebbe rappresentare una valida alternativa, in
    caso di eccessiva sensibilità a tali effetti
    collaterali. Una volta instaurato il trattamento,
    va frequentemente rivalutata la necessità di
    continuarlo, poichè i sintomi psicotici e
    l'agitazione sono generalmente transitori.

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi
comportamentali
  • Per quel che concerne gli ansiolitici, sono
    generalmente utilizzate le benzodiazepine a
    emivita intermedia, per trattare forme lievi di
    agitazione ed ansia, in particolare se
    situazionali (ad es., agitazione in caso di
    cambiamenti nell'ambiente di vita per
    trasferimenti), oppure l'insonnia. Le
    benzodiazepine sono inferiori per efficacia ai
    neurolettici nel trattamento delle forme più
    gravi di agitazione e, sebbene preferibili per
    l'assenza di effetti anticolinergici ed
    extrapiramidali, spesso causano stati transitori
    di confusione e peggioramento della memoria,
    nonchè ipotonia muscolare che può aumentare il
    rischio di cadute. Per tali motivi, l'uso delle
    benzodiazepine deve essere molto limitato e
    valutato caso per caso

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Farmaci utilizzati per trattare i disturbi
comportamentali
  • Per il trattamento dell'aggressività può essere
    anche considerata la carbamazepina, da sola o in
    associazione a neurolettici. Data la frequenza
    con cui è possibile osservare alterazioni
    dell'umore nel paziente anziano demente, può
    spesso rendersi necessario l'uso dei farmaci
    antidepressivi . Tra questi, può essere prudente
    utilizzare i farmaci con minore attività
    anticolinergica (ad es., mianserina, inibitori
    selettivi del reuptake della serotonina,
    inibitori reversibili delle monoamino-ossidasi),
    alle dosi consigliate per il paziente anziano e
    verificando sempre la necessità di prolungare il
    trattamento.

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Terapia non farmacologica della demenza
  • Interventi sulle condizioni ambientali
  •   La ridotta capacità di adattamento propria
    della demenza richiede unestrema cura
    nell'evitare cambiamenti ambientali, che possono
    generare ansia e confusione, e nel rendere il più
    possibile costante l'organizzazione della vita
    quotidiana. Tuttavia, una semplificazione
    eccessiva della stimolazione ambientale e delle
    abitudini di vita può essere dannosa, inducendo
    passività e impoverimento più rapido delle
    capacità cognitive del paziente.
  • Nelle fasi iniziali può essere utile suggerire
    semplici stratagemmi (ad es., lavagne con liste
    delle cose da ricordare) per compensare il
    deficit mnestico e favorire liniziativa (anche
    se supervisionata) in tutte le attività che
    risultino ancora gestibili, senza provocare
    eccessiva frustrazione (ad es., favorire la cura
    di se stesso, della casa, invitare a fare la
    spesa minuta).

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Terapia non farmacologica della demenza
  • Interventi sulle condizioni ambientali
  •  
  • Una buona igiene del sonno (evitare il riposo
    pomeridiano, evitare stimolanti o attività
    fisiche serali) e una costante attività fisica
    (passeggiate, soprattutto di mattina) sono molto
    importanti per favorire una regolazione della
    vigilanza e mantenere la coordinazione
    psicomotoria. Quando possibile, va incoraggiato
    un certo grado di stimolazione e di contatto con
    il mondo esterno (guardare la televisione,
    leggere, giocare a carte, ecc.).
  •  

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Forme cliniche-semeiologiche di demenza
  • Da un punto di vista clinico, si è soliti
    suddividere le demenze in sottocorticali e
    corticali (Denes e Pizzamiglio, 1991 Absher e
    Cummings, 1994 Cummings e Benson, 1992).

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Forme cliniche-semeiologiche di demenza
  • Le forme sottocorticali sono caratterizzate da
  • compromissione della memoria e delle altre
    funzioni cognitive
  • disturbi del comportamento
  • labilità emotiva
  • bradipsichismo (rallentamento dei processi
    mentali) e lentezza nelliniziare ed eseguire
    movimenti
  • precoce comparsa di segni e sintomi neurologici

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Demenze sottocorticali
  • Demenza multi-infartuale (DMI)
  • Demenza nel morbo di Parkinson (DMP)
  • Demenza nella malattia di Huntington (DMH)
  • Demenza nellinfezione da HIV (DHIV)

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Demenza multi-infartuale
  • La DMI rappresenta il 20-30 di tutte le
    demenze.
  • Le principali caratteristiche differenziali
    rispetto alla MA includono l'esordio più rapido
    ed improvviso, il decorso a gradini (con
    peggioramenti repentini del quadro clinico e
    periodi di relativa stabilità), la presenza di
    fattori di rischio per l'aterosclerosi
    (ipercolesterolemia, diabete, familiarità per
    disordini del metabolismo lipidico), nonchè la
    comparsa di sintomi e segni neurologici focali.
  • Sono spesso presenti nellanamnesi accidenti
    cerebrovascolari transitori o ictus, ma ciò non è
    la regola. Piccoli infarti lacunari multipli
    possono non trovare espressione prima
    dellinstaurarsi della tipica paralisi
    pseudo-bulbare, con labilità emotiva, disartria,
    disfagia e segni neurologici focali (in
    particolare, accentuazione dei riflessi facciali
    e mandibolari).

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Demenza multi-infartuale
  • Il quadro clinico è spesso caratterizzato da
    disturbi del comportamento, labilità emotiva e
    compromissione più vasta delle funzioni esecutive
    rispetto a quelle mnestiche.
  • La tipica progressione della compromissione
    cognitiva seguita da segni neurologici non è
    rispettata come nella MA.
  • Una forma particolare di DMI è rappresentata
    dalla sindrome di Binswanger, caratterizzata da
    infarti multipli confluenti, localizzati nella
    sostanza bianca periventricolare.

41
Demenza nel morbo di Parkinson
  • Lassociazione della demenza al morbo di
    Parkinson è considerata frequente da alcuni
    autori e relativamente rara da altri.
  • La relativa frequenza della compromissione
    cognitiva secondaria a depressione nel MP rende
    particolarmente importante la diagnosi
    differenziale.
  • Secondo alcuni autori, la dimostrazione di
    alterazioni cerebrali strutturali a carico della
    sostanza bianca nel paziente con MP si riscontra
    solo in caso di demenza.
  • Il quadro clinico della DMP è quello tipico
    delle demenze sottocorticali, con bradipsichismo
    e rallentamento psicomotorio marcato.

42
Demenza nella malattia di Huntington
  • La malattia di Huntington è una condizione
    ereditaria a trasmissione autosomica dominante,
    caratterizzata dallassociazione di coreoatetosi
    e demenza.
  • La malattia esordisce di solito nel quarto o
    quinto decennio di vita, subdolamente, con
    alterazioni del carattere (irritabilità,
    impulsività, religiosità eccessiva,
    ipersessualità o ritiro sociale), manifestazioni
    psicotiche (in particolare sospettosità eccessiva
    e idee deliranti) o un quadro depressivo. Tali
    disturbi, tuttavia, possono anche seguire
    linstaurarsi della coreoatetosi.

43
Demenza nella malattia di Huntington
  • I disturbi del movimento sono dapprima
    localizzati alla faccia e possono essere
    sottovalutati (piccoli scatti della muscolatura
    mimica che sono spesso interpretati come segni di
    nervosismo), ma tendono progressivamente ad
    interessare tutta la muscolatura fino a rendere
    completamente invalido il paziente.
  • Essi sono caratterizzati da movimenti
    involontari di tipo coreico, più lenti di quelli
    delle altre forme di corea, cui successivamente
    si aggiunge una componente distonica (atetosica).
  • Anche i movimenti volontari sono rallentati e
    sono presenti alterazioni dei movimenti oculari
    lenti e della fissazione. Spesso i movimenti
    oculari sono impossibili senza un corrispettivo
    movimento della testa.

44
Demenza nella malattia di Huntington
  • La compromissione cognitiva coinvolge più
    precocemente lattenzione e la memoria, ed è
    frequente la disartria, mentre sono più rare
    afasia, aprassia e agnosia. Il quadro demenziale
    è lentamente progressivo.

45
Demenza nellinfezione da HIV
  • La DHIV é dovuta allestensione al cervello
    dellinfezione virale. É possibile, infatti,
    dimostrare particelle e acidi nucleici virali ed
    i relativi anticorpi nel liquor e nel tessuto
    cerebrale. Si ritiene che le lesioni, osservate
    prevalentemente nella sostanza bianca e nei
    nuclei grigi sottocorticali, siano dovute
    alleffetto di fattori tossici liberati dalle
    cellule infettate.
  • Il quadro clinico é caratterizzato da iniziale
    coesistenza di compromissione cognitiva (con
    disturbi della memoria e della concentrazione,
    bradipsichismo), disturbi comportamentali
    (apatia, ritiro sociale, irritabilitá o labilitá
    emotiva, sintomi psicotici, piú raramente
    depressione) e sintomi neurologici (debolezza
    agli arti inferiori, disartria, disturbi della
    marcia).

46
Demenza nellinfezione da HIV
  • Lesame neurologico mostra fin dalle prime fasi
    segni di interessamento focale con atassia,
    accentuazione dei riflessi osteotendinei agli
    arti inferiori, adiadococinesia, riflessi
    patologici (ad es., palmomentoniero).
  • Il quadro clinico progredisce rapidamente verso
    una grave demenza con deterioramento cognitivo
    globale, rallentamento psicomotorio marcato,
    disartria grave fino al mutismo e incontinenza
    sfinterica. Il decorso é rapidamente progressivo,
    e lexitus puó intervenire in pochi mesi.

47
Forme cliniche-semeiologiche di demenza
  • Le forme corticali sono caratterizzate da
  • compromissione più graduale della memoria e delle
    altre funzioni cognitive
  • tardiva comparsa di disturbi comportamentali e
    segni neurologici.

48
Demenze corticali
  • Demenza nella malattia di Alzheimer (MA)
  • Demenza fronto-temporale (DFT)
  • Demenza nella malattia di Creutzfeld-Jacob (MCJ)

49
Demenza nella malattia di Alzheimer Quadro
clinico
  • Nelle prime fasi è riscontrabile un lieve
    deficit mnestico, che si manifesta
    prevalentemente con la difficoltà a ricordare
    dove si è conservato un oggetto oppure nomi di
    persone al di fuori della cerchia familiare.
  • Con il progredire della malattia, il disturbo
    della memoria si rende più evidente e riguarda
    tipicamente la capacità di ricordare le cose
    fatte o dette nella giornata e, in generale, di
    ritenere nuove informazioni. I ricordi
    concernenti il passato sono, invece,
    relativamente conservati.
  • Contemporaneamente si manifestano difficoltà nei
    processi di astrazione e nella capacità di
    adattamento a situazioni nuove, nonchè riduzione
    delle abilità di pianificazione e controllo
    comportamentale.

50
Demenza nella malattia di Alzheimer Quadro
clinico
  • Sono, inoltre, frequenti laccentuazione di
    tratti disadattativi della personalità e disturbi
    dellumore e del controllo delle emozioni, con
    depressione, ansia o labilità affettiva.
  • In seguito, le attività della vita quotidiana
    diventano un problema, per la sempre maggiore
    difficoltà di ricordare, anche per pochi minuti,
    cosa si stava facendo o dicendo.
  • Non sono rievocabili ricordi riguardanti gli
    ultimi mesi o anni, mentre restano accessibili i
    ricordi più antichi. Si evidenziano deficit del
    linguaggio con anomia (difficoltà a denominare
    gli oggetti), impoverimento del vocabolario e
    della struttura della frase, e poi sempre
    maggiori difficoltà di comprensione (in
    particolare, incapacità di cogliere analogie e
    metafore).

51
Demenza nella malattia di Alzheimer Quadro
clinico
  • Laprassia (incapacità di eseguire sequenze di
    movimenti, in assenza di deficit motori o
    sensoriali) e lagnosia (impossibilità di
    riconoscere un oggetto, nonostante siano
    conservate le capacità percettive) sono sintomi
    relativamente più tardivi ma piuttosto frequenti.
  • Lesame neurologico non evidenzia nelle prime
    fasi alcun segno neurologico focale. Solo con il
    progredire del quadro clinico compaiono
    iperreflessia e disinibizione di riflessi
    patologici (quali il palmo-mentoniero e il
    riflesso del grugno). I deficit sensoriali sono
    rari, mentre i disturbi motori si manifestano
    nelle fasi più avanzate, includendo alterazioni
    della marcia e mioclonie.

52
Demenza nella malattia di Alzheimer Quadro
clinico
  • Molto avanti nella malattia (generalmente dopo
    5-10 anni dallinsorgenza dei primi sintomi),
    sono frequenti imponenti disturbi
    comportamentali, con perseverazione, apatia,
    labilità emotiva accentuata, ridotta reattività
    all'ambiente e, piuttosto frequentemente, deliri
    ed allucinazioni.
  • La morte interviene in queste ultime fasi per
    complicanze varie legate, più frequentemente,
    all'alterato controllo respiratorio e faringeo
    (con possibili polmoniti ab ingestis).

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Demenza nella malattia di Alzheimer Lesioni
degenerative caratteristiche
  • Dal punto di vista anatomopatologico, si
    caratterizza come un processo di progressiva
    atrofia degenerativa.
  • Le lesioni caratteristiche sono denominate
    placche senili e degenerazione neurofibrillare.
  • Le placche senili hanno sede extracellulare,
    coinvolgono i processi neuronali e sono
    costituite da un nucleo di ?-amiloide circondato
    da detriti cellulari e processi neuronali
    degenerati e da reazione microgliale. Si
    riscontra spesso al centro di tali formazioni
    alluminio precipitato, ma non è chiaro se ciò sia
    il risultato di artefatti della colorazione dei
    preparati anatomici.
  • Le placche sono localizzate prevalentemente
    nelle zone ricche di terminazioni colinergiche
    dellippocampo e della corteccia, nonchè
    nellamigdala.

54
Demenza nella malattia di Alzheimer Lesioni
degenerative caratteristiche
  • La degenerazione neurofibrillare consiste nella
    comparsa nel citoplasma dei neuroni (in
    particolare delle cellule piramidali della
    corteccia) di filamenti a doppia elica di
    proteina tau (un costituente dei microtubuli) in
    uno stato di abnorme fosforilazione.
  • Viene ipotizzato che lesposizione ai precursori
    della ?-amiloide della proteina tau determini
    labnorme fosforilazione di questultima, che
    quindi forma i filamenti elicoidali
    caratteristici.
  • Questo tipo di degenerazione si riscontra
    nellippocampo, nelle aree frontali, temporali e
    parietali della corteccia (sono risparmiate le
    aree sensoriali primarie) e nei nuclei
    colinergici telencefalici (nuclei del setto e di
    Meynert).

55
Demenza nella malattia di Alzheimer Ipotesi
patogenetiche
  • E stato ipotizzato che in una piccola
    percentuale di casi (circa il 10 delle famiglie
    studiate) sia in causa una trasmissione genetica
    di tipo autosomico dominante, con penetrazione
    completa intorno ai 90 anni di età.
  • Sono stati identificati alcuni geni che sembrano
    essere legati al maggiore rischio di MA
  • per le forme ad esordio precoce sembrano essere
    in causa geni localizzati sul cromosoma 21,
    responsabili della sintesi di amiloide
  • per quelle ad esordio tardivo geni situati sul
    cromosoma 19 coinvolto nella sintesi
    dellapolipoproteina-E4 (riscontrata in alte
    concentrazioni nelle caratteristiche lesioni, che
    potrebbe legarsi alla ?-amiloide e farla
    precipitare).

56
Demenza nella malattia di Alzheimer Ipotesi
patogenetiche
  • Per le forme sporadiche di MA, un fattore di
    rischio riconosciuto è rappresentato da
    un'anamnesi positiva di traumi cranici.
  • Altri fattori noti di rischio includono una
    storia di ipotiroidismo e di depressione.
  • Il livello di scolarità è risultato inversamente
    correlato alla frequenza di MA in molti studi.
    Questo dato ha indotto i ricercatori ad
    ipotizzare un ruolo protettivo, nei confronti
    della demenza, di unampia "riserva cerebrale",
    cioè di livelli di ridondanza e plasticità delle
    strutture cerebrali tali da permettere ampi
    compensi e riorganizzazioni.

57
Demenza fronto-temporaleQuadri clinici
  • La DFT insorge generalmente nel presenio (prima
    dei 65 anni). Essa ha una frequente familiarità
    (il 50 dei pazienti presenta un familiare con la
    stessa patologia) e una rapida progressione (si
    stima intorno agli otto anni la sopravvivenza
    media).
  • Si distinguono due varianti di DFT, la demenza
    temporale e quella frontale.

58
Demenza fronto-temporaleQuadri clinici
  • Demenza temporale (denominata in passato
    Malattia di Pick) il quadro clinico è
    caratterizzato da una progressiva e relativamente
    isolata compromissione della memoria semantica
    (demenza semantica), con conseguente
    compromissione della componente semantica del
    linguaggio. Pertanto, i sintomi più frequenti
    sono rappresentsti da anomia, impoverimento del
    vocabolario, compromissione della comprensione di
    singole parole, di concetti e della capacità di
    categorizzazione. La memoria autobiografica,
    quella episodica e lapprendimento di materiale
    non verbale sono relativamente integri, almeno
    nelle fasi iniziali.

59
Demenza fronto-temporaleQuadri clinici
  • Demenza frontale il quadro clinico è
    caratterizzato prevalentemente da alterazioni del
    carattere e del comportamento, ad esordio
    insidioso. I sintomi più frequenti sono
    rappresentati da perdita dellinsight,
    disinibizione, irrequietezza, distraibilità,
    labilità emotiva, indifferenza verso gli altri,
    riduzione delle capacità di pianificare,
    impulsività, isolamento sociale, apatia, scarsa
    cura di sé, stereotipie verbali, ecolalia,
    perseverazione (verbale o motoria). La comparsa
    di allucinazioni e deliri è poco frequente. Le
    caratteristiche cliniche e lesordio insidioso
    rendono la diagnosi particolarmente difficile, in
    particolare nelle fasi iniziali della malattia.
    Spesso, infatti, viene posta una diagnosi
    psichiatrica prima che venga fatta diagnosi di
    demenza frontale.

60
Demenza fronto-temporaleCaratteristiche
anatomopatologiche
  • Tipica localizzazione del danno degenerativo
    atrofico (temporale o frontale).
  • Studi recenti hanno riportato che le inclusioni
    citoplasmatiche argentofile (corpi di Pick),
    considerate in passato alterazioni tipiche della
    demenza temporale, sono presenti solo in una
    piccola percentuale di pazienti con DFT, mentre
    nella maggior parte dei casi sono presenti
    alterazioni aspecifiche di tipo atrofico,
    sclerotico o spongiforme.

61
Demenza nella malattia di Creutzfeld-Jacob
  • La MCJ è unencefalopatia degenerativa di natura
    virale che causa demenza, convulsioni e morte in
    alcuni anni.
  • La natura virale è stata dimostrata attraverso
    la trasmissione della malattia ai primati (con
    linoculazione di materiale cerebrale proveniente
    da pazienti nellencefalo dello scimpanzè), ma
    non sono stati identificati gli acidi nucleici
    del virus lento ipotizzato. Linfezione ha un
    periodo di incubazione molto lungo, di circa un
    anno.
  • La malattia esordisce in genere dopo i 60 anni
    ed è nella maggior parte dei casi rapidamente
    progressiva, conducendo a morte in meno di un
    anno. Sono possibili, tuttavia, decorsi atipici
    più prolungati.

62
Demenza nella malattia di Creutzfeld-Jacob
  • I primi sintomi riguardano la sfera cognitiva e
    comportamentale, con deterioramento delle
    funzioni cognitive rapidamente progressivo,
    depressione, alterazioni del carattere. Seguono
    le mioclonie e un quadro di sofferenza
    extrapiramidale. Sono possibili molti segni
    neurologici a seconda della localizzazione delle
    lesioni (compromissione della vista, alterazioni
    cerebellari, movimenti involontari, ecc.).
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