Alimentazione dei Servizi di Sicurezza - PowerPoint PPT Presentation

1 / 81
About This Presentation
Title:

Alimentazione dei Servizi di Sicurezza

Description:

gestione del rischio in ambito scolastico prevenzione degli incendi gestione della sicurezza pianificazione e gestione dell emergenza corso formazione ... – PowerPoint PPT presentation

Number of Views:139
Avg rating:3.0/5.0
Slides: 82
Provided by: scuolasar
Category:

less

Transcript and Presenter's Notes

Title: Alimentazione dei Servizi di Sicurezza


1
GESTIONE DEL RISCHIO IN AMBITO SCOLASTICO
PREVENZIONE DEGLI INCENDI GESTIONE DELLA
SICUREZZA PIANIFICAZIONE E GESTIONE DELLEMERGENZA
Corso formazione 10 aprile 2008
2
I PERICOLI
  • Pericolo proprietà o qualità intrinseca di un
    determinato fattore (sostanza, attrezzo, metodo)
    avente la potenzialità di causare danni

3
I PERICOLI
  • ACQUA
  • MANCANZA DI OSSIGENO
  • MANIPOLAZIONE O RINVENIMENTO DI ESPLOSIVI
  • ELETTRICITA, SCARICHE ELETTROSTATICHE, SCARICHE
    ATMOSFERICHE
  • FUOCO, FUMO E LORO CONSEGUENZE
  • INSTABILITA DI TERRENI, SCAVI, ECC
  • TOSSICITA SOSTANZE
  • RADIOATTIVITA
  • ATMOSFERE ESPLOSIVE (gas, vapori, polveri)
  • AVVERSITA CLIMATICHE-ATMOSFERICHE
  • STATICITA STRUTTURE E SISMICITA
  • AFFOLLAMENTO DI PERSONE
  • MOVIMENTO ED OPERATIVITA DI MEZZI DI TRASPORTO E
    DI SOLLEVAMENTO
  • CADUTA DALLALTO

4
IL RISCHIO
La parola "rischio" è correntemente associata ai
concetti di incertezza e di perdita o danno. I
dizionari della lingua italiana definiscono il
rischio in vari modi tra cui come "possibilità di
danno". L'espressione "possibilità di danno" è
l'espressione da preferire, perché rende bene
conto sia dell'aspetto incertezza che
dell'aspetto danno. La possibilità è infatti per
sua natura incerta non tutto ciò che e possibile
è reale.
5
IL RISCHIO
Kirkecgaard diceva "l'uomo ha paura del
possibile, non del reale" e Abbagnano definisce
il rischio come "l'aspetto negativo della
possibilità". Negli ultimi due decenni il termine
"rischio" ha cominciato a circolare negli
ambienti scientifici, tecnici e politici, per
indicare gli effetti collaterali negativi,
monetari e non monetari, della tecnologia e della
attività produttiva dell'uomo.
6
CATEGORIE DEL RISCHIO TECNOLOGICO
Si possono distinguere diverse categorie di
rischio definite rispetto al tempo dell'evento
dannoso, rispetto al tempo del danno, rispetto ai
soggetti a rischio, rispetto all'atteggiamento di
questi soggetti di fronte al rischio. Continuo/rip
etitivo o occasionale/raro, immediati o
differiti, deterministico o stocastico,
individuali o collettivi, volontari o involontari
7
Per semplicità
Rischio immediato Sicurezza(Protezione) Risch
io differito Salute(Prevenzione)
8
IL RISCHIO - Definizioni
  • Pericolo proprietà o qualità intrinseca di un
    determinato fattore (sostanza, attrezzo, metodo)
    avente la potenzialità di causare danni
  • Rischio probabilità che sia raggiunto il
    livello potenziale di danno nelle condizioni di
    impiego e/o di esposizione ad un determinato
    fattore
  • Valutazione del rischio procedimento
    finalizzato a valutare lentità del rischio di
    esposizione e delle dimensioni possibili del
    danno (quando fattibile)

9
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
  • Qualitativa (alto, medio, basso) cioè grandezze
    ordinali
  • Quantitativa (numero e grandezza) cioè grandezze
    cardinali

Rischio Probabilità Conseguenze Frequenza Magnitud
o
R PxC R FxM
10
LA GESTIONE DEL RISCHIO le fasi del processo di
conseguimento della sicurezza (Progetto
Sicurezza) in un ambito qualsiasi
  • STRATEGIA DI PREVENZIONE
  • ANALISI DEI PERICOLI
  • ANALISI DELLA VULNERABILITA AMBIENTALE
  • VALUTAZIONE DEI RISCHI
  • COMPENSAZIONE DEI RISCHI
  • VALUTAZIONE DEL RISCHIO RESIDUO
  • GESTIONE DEL RISCHIO RESIDUO (Risk management)
  • PIANIFICAZIONE DELLE EMERGENZE
  • GESTIONE DELLE EMERGENZE

11
Gestione della sicurezza Squadre antincendio
aziendali Piani di emergenza
12
(No Transcript)
13
PREVENZIONE INCENDI NEI LUOGHI DI LAVOROQUADRO
LEGISLATIVO
  • D.P.R. 547 /'55 e D.P.R. 689 /'59
  • Legge 469 /'61 e Legge 966 /'65
  • D.M. Min.Int. 16.2.1982 e D.P.R. 577 /'82
  • Legge 818 /'84
  • D.P.R. 175 /'88
  • D.Lgs. 626 /'94 e D.Lgs. 242 /'96
  • C.P. e D.Lgs. 758 /'94
  • D.Lgs. 494 /'96
  • D.Lgs. 493 /'96
  • D.P.R. 37 /'98
  • D.Intermin. 10.3.1998

14
QUADRO NORMATIVO
15
QUADRO NORMATIVO
LUOGHI DI LAVORO
16
QUADRO NORMATIVO
GESTIONE SICUREZZA
D.M. 10.03.1998
D.P.R n. 37 del 12.01.1998
17
QUADRO NORMATIVO
GESTIONE SICUREZZA
D.M. 10.03.1998
D.P.R n. 37 del 12.01.1998
art. 5 (segue) Essi provvedono, in particolare,
ad assicurare una adeguata informazione e
formazione del personale dipendente sui rischi di
incendio connessi con la specifica attività,
sulle misure di prevenzione e protezione
adottate, sulle precauzioni da osservare per
evitare l'insorgere di un incendio e sulle
procedure da attuare in caso di incendio.
Allegato VII Informazione e formazione
antincendio E' obbligo del datore di lavoro
fornire ai lavoratori una adeguata informazione e
formazione sui principi di base della prevenzione
incendi e sulle azioni da attuare in presenza di
un incendio.
18
QUADRO NORMATIVO
GESTIONE SICUREZZA
D.M. 10.03.1998
D.P.R n. 37 del 12.01.1998
art. 5 (segue) I controlli, le verifiche, gli
interventi di manutenzione, l'informazione e la
formazione del personale, che vengono effettuati,
devono essere annotati in un apposito registro a
cura dei responsabili dell'attività. Tale
registro deve essere mantenuto aggiornato e reso
disponibile ai fini dei controlli di competenza
del comando.
19
QUADRO NORMATIVO
GESTIONE SICUREZZA
D.M. 10.03.1998
D.P.R n. 37 del 12.01.1998
art. 5 (segue) Ogni modifica delle strutture o
degli impianti ovvero delle condizioni di
esercizio dell'attività, che comportano una
alterazione delle preesistenti condizioni di
sicurezza antincendio, obbliga l'interessato ad
avviare nuovamente le procedure previste dagli
articoli 2 e 3 del presente regolamento
20
QUADRO NORMATIVO
GESTIONE SICUREZZA
D.M. 10.03.1998
Art. 3 per le attività soggette al controllo da
parte dei Comandi provinciali dei vigili del
fuoco ai sensi dal decreto del Presidente della
Repubblica 29 luglio 1982, n. 577, le
disposizioni del presente articolo si applicano
limitatamente al comma 1, lettere a), e) ed f)
Art.3 All'esito della valutazione dei rischi di
incendio, il datore di lavoro adotta le misure
finalizzate a a. ridurre la probabilità di
insorgenza di un incendio secondo i criteri di
cui all'allegato II b. realizzare le vie e le
uscite di emergenza previste dal DPR 547 (Dlvo
626) in conformità ai requisiti di cui
all'allegato III c. realizzare le misure per
una rapida segnalazione dell'incendio in
conformità ai criteri di cui all'allegato IV d.
assicurare l'estinzione di un incendio in
conformità ai criteri di cui all'allegato V e.
garantire l'efficienza dei sistemi di protezione
antincendio secondo i criteri di cui all'allegato
VI f. fornire ai lavoratori una adeguata
informazione e formazione sui rischi di incendio
secondo i criteri dell'allegato VII.
21
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTIE DELLE ATTREZZATURE
ANTINCENDIOGli impianti e le attrezzature
antincendio necessitano di una corretta gestione
e manutenzione. Per gestione si intende
l'insieme delle operazioni, a carico del titolare
dell'impresa, atta a garantire nel tempo un
sufficiente grado di affidabilità che assicuri la
corretta funzionalità in caso d'incendio. La
frequenza degli interventi di manutenzione è
stata stabilita dal D.P.R. n547 del 27 Aprile
1955 (art.34/c) che ha indicato in 6 mesi il
tempo massimo di decorrenza tra un intervento e
quello successivo. Il contenuto degli
interventi è stabilito da norme emanate dall'UNI
(Ente Italiano Unificazione).
22
GESTIONE SICUREZZA
  • MANUTENZIONE ESTINTORI
  • norma UNI 9994
  • Fasi della manutenzione
  • SORVEGLIANZA.
  • CONTROLLO
  • REVISIONE
  • COLLAUDO

23
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONE ESTINTORISORVEGLIANZA ?
frequenza sempre ? RSPP Addetti
antincendio tutti Consiste nel verificare che
l'estintore sia libero da qualsiasi ostacolo e in
condizioni di operare. In particolare bisogna
accertare che- l'estintore sia presente e
segnalato da apposito cartello- l'estintore sia
chiaramente visibile ed utilizzabile
immediatamente con l'accesso allo stesso libero
da ostacoli - l'estintore non sia stato
manomesso- l etichetta sia leggibile ed
integra - sia presenza e correttamente compilato
il cartellino di manutenzione- sia segnalato
correttamente il funzionamento del manometro ove
presente- non siano visibili anomalie quali
corrosioni, perdite, ugelli ostruiti, crinature
di flessibili.
24
GESTIONE SICUREZZA
  • MANUTENZIONE ESTINTORICONTROLLO Ditta
    specializzata
  • con RSPP che annota nel registro
  • Consiste nel verificare con frequenza semestrale
    l'efficienza dell'estintore mediante l'esecuzione
    delle seguenti fasi
  • tutte le fasi della Sorveglianza
  • controllo dell'integrità della carica mediante
    pesata o misura della pressione interna con
    indicatore di pressione/manometro indipendente
  • controllo generale su parti rilevanti
    dell'estintore

25
GESTIONE SICUREZZA
  • MANUTENZIONE ESTINTORIREVISIONE Ditta
    specializzata
  • con RSPP che annota nel registro
  • Consiste nel verificare, con prefissata
    frequenza, e quindi rendere perfettamente
    efficiente l'estintore mediante l'esecuzione
    delle seguenti fasi- tutte le fasi della
    Sorveglianza e del Controllo- verifica della
    conformità al prototipo omologato per quanto
    attiene alle iscrizioni e all'idoneità degli
    eventuali ricambi
  • - sostituzione dell'agente estinguente
  • - esame interno dell'apparecchio
  • esame e controllo funzionale di tutte le sue
    parti- controllo di tutte le sezioni di
    passaggio del gas ausiliario e dell'agente
    estinguente
  • controllo dell'assale e delle ruote per gli
    estintori carrellati- taratura e/o sostituzione
    dei dispositivi di sicurezza
  • - eventuale ripristino delle protezioni
    superficiali- montaggio dell'estintore in
    perfetto stato di efficienza.

26
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONE ESTINTORI norma UNI 9994 Tipologia
Estintore Frequenza massima per la revisione
(mesi) Polvere 36 Acqua o
Schiuma 18 Anidride Carbonica
CO2 60 Idrocarburi alogenati 72
27
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONE ESTINTORICOLLAUDO Consiste in una
misura di prevenzione atta a verificare la
stabilità del recipiente con le frequenze sotto
riportate Serbatoio estintore Prova
idrostatica a 3.5 MPa per 1 minuto ogni 6
anni Bombole CO2/Azoto lt lt.5 Prova idrostatica
a 25 MPa per 1 minuto ogni 6 anni Bombole
CO2/Azoto gt lt.5 Ricollaudo I.S.P.E.S.L. ogni 5
anni
28
MANUTENZIONE RETE IDRICA ANTINCENDIO norma UNI
10779 L'utente è responsabile del mantenimento
delle condizioni di efficienza dell'impianto
anche esistendo un servizio di manutenzione
periodica affidato a società esterna. Fasi della
manutenzione- continua sorveglianza delle
manichette - manutenzione con l'ausilio delle
istruzioni della ditta installatrice- far
eseguire le ispezioni periodiche. Sul registro
dei controlli si devono annotare i lavori
sull'impianto, le prove eseguite, i guasti e le
relative cause, gli interventi in caso di
incendio.
29
GESTIONE SICUREZZA
  • MANUTENZIONE RETE IDRICA ANTINCENDIO
  • ISPEZIONI PERIODICHEOgni manichetta deve essere
    sottoposta almeno due volte l'anno con intervallo
    semestrale, ad una ispezione per verificarne lo
    stato di efficienza e la rispondenza alle norme.
  • L'accertamento va registrato nel registro e
    rilasciato un verbale di manutenzione,
    evidenziando in particolare le eventuali
    variazioni riscontrate.
  • COME AVVIENE LISPEZIONE (intervallo delle
    operazioni semestrale)- esame generale di tutte
    le manichette per accertarne lo stato visivo-
    verifica della linea di alimentazione
    dell'impianto
  • controllo dello stato di ogni lancia- controllo
    dello stato dei rubinetti e verifica a campione
    della pressione in uscita
  • - verifica che le manichette siano distaccate dai
    rubinetti e che siano arrotolate per essere
    pronte all'uso- prova di tenuta della pressione
    di ciascuna manichetta da effettuarsi una volta
    l'anno.

30
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONE RETE IDRICA ANTINCENDIO REVISIONI
GENERALI Quando una verifica ne segnali
l'esigenza e comunque ad intervalli non maggiori
di 20 anni, la manichette vanno revisionate. In
tale occasione si deve esaminare lo stato di
tutte le linee idrauliche e prelevare un certo
numero di manichette da sottoporre alle stesse
prove previste per la loro approvazione (in
questo caso se ne consiglia la sostituzione).
31
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONEIMPIANTI DI RIVELAZIONE norma UNI
9795 interventi di manutenzione ordinaria con
frequenza semestrale ma non dispone le modalità
degli stessi, pertanto si elabora una tipologia
d'intervento in base alle indicazioni delle
società costruttrici di apparecchiature. L'utente
è responsabile del mantenimento delle condizioni
di efficienza dell'impianto, anche se esiste un
servizio di manutenzione periodica affidato a
società esterna, deve pertanto provvedere alla -
continua sorveglianza dell'impianto-
manutenzione con l'ausilio delle istruzioni della
ditta installatrice- far eseguire le ispezioni
periodiche sotto specificate
32
GESTIONE SICUREZZA
  • MANUTENZIONEIMPIANTI DI RIVELAZIONE
  • ISPEZIONI PERIODICHE
  • - esame generale a vista di tutto l'impianto
    per accertare lo stato delle apparecchiature-
    verifica della linea di alimentazione
    dell'impianto, dal quadro elettrico alla centrale
    di comando
  • verifica della densità dell'elettrolita nelle
    batterie per l'alimentazione di emergenza. Se
    dovesse risultare insufficiente, la batteria va
    sostituita anche se ancora funzionante- prove
    di funzionamento dei segnalatori di allarme
    manuale in ragione di almeno uno per ogni linea
    di allarme, comunque non meno di uno ogni cinque
    pulsanti installati- prove di funzionamento di
    tutte le segnalazioni di allarme ottiche e/o
    acustiche
  • prove di funzionamento dei sensori di fumo,
    simulato allarme con appositi gas di prova. Va
    eseguita almeno su un sensore per ogni zona di
    allarme e comunque non meno di un sensore ogni
    dieci installati- pulizia dei sensori di fumo
    da eseguirsi a cadenza annuale o comunque ogni
    qualvolta se ne presenti l'esigenza- verifica
    della centrale con pulizia interna ed esterna,
    serraggio di tutti i collegamenti e controllo
    delle morsettiere

33
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONEIMPIANTI DI RIVELAZIONE REVISIONI
GENERALI Quando una verifica ne segnali
l'esigenza e comunque ad intervalli non maggiori
di 20 anni, l'impianto deve essere revisionato.
In tale occasione si deve tra l'altro esaminare
lo stato di tutte le linee elettriche e prelevare
un certo numero di sensori da sottoporre alle
stesse prove di funzionamento e di determinazione
della taratura previste per la loro approvazione
(in questo caso è consigliabile procedere ogni 20
anni alla loro sostituzione)
34
GESTIONE SICUREZZA
MANUTENZIONEIMPIANTI DI SPEGNIMENTO
AUTOMATICO L'utente, responsabile del
mantenimento delle condizioni di efficienza
dell'impianto, deve pertanto provvedere-
continua sorveglianza dell'impianto-
manutenzione con l'ausilio delle istruzioni della
casa costruttrice delle apparecchiature e della
società installatrice- far eseguire le ispezioni
periodiche di seguito specificate
35
GESTIONE SICUREZZA
  • MANUTENZIONEIMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICO
  • Le operazioni da effettuarsi sono le stesse
    previste per gli impianti di rivelazione incendi
    integrate dalle seguenti
  • - verifica della linea elettrica per il comando
    di attuazione posto sulle bombole di contenimento
    dell'estinguente
  • prove di funzionamento simulando l'intervento di
    un rivelatore su di una linea con accertamento
    della funzionalità dei dispositivi ottici e/o
    acustici previsti in stato di preallarme-
    verifica della corretta funzionalità di eventuali
    comandi ausiliari collegati al preallarme o
    all'allarme come chiusura di porte e interruzione
    della funzionalità di impianti ricambio
    dell'aria
  • - prove di funzionamento simulando l'intervento
    dei sensori di diversa linea ma nella stessa zona
    protetta per verificare l'esatta funzionalità dei
    comandi d'allarme, verificando in particolare
    modo il rispetto del tempo di ritardo nella
    scarica dell'estinguente.

36
GESTIONE SICUREZZA
  • MANUTENZIONEIMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICO
  • Impianto di spegnimento a gas- esame generale di
    tutto l'impianto per accertare lo stato di tutte
    le apparecchiature e le caratteristiche dell'area
    protetta al fine della sua classificazione
  • verifica dello staffaggio delle tubazioni-
    verifica dell'orifizio di uscita degli ugelli di
    scarica
  • - verifica delle bombole con controllo del
    comando di attuazione, del manometro, serraggio
    dei collegamenti delle tubazioni verifica del
    livello di carica delle bombole- verifica della
    scadenza di collaudo I.S.P.E.S.L. per i
    recipienti soggetti
  • Qualora dal controllo risultasse una diminuzione
    della carica superiore al 5 è necessario
    provvedere al trasporto della bombola presso
    officina per eseguire la revisione e il reintegro
    della carica.
  • E'obbligo dell'utente tenere in prossimità
    dell'area protetta una scheda tecnica e di
    sicurezza sull'estinguente utilizzato e integrare
    i mezzi di primo soccorso con quanto necessario
    per procedere al soccorso di eventuali persone
    venute a contatto con il gas estinguente

37
GESTIONE SICUREZZA
ATTIVITA SOGGETTA a P.I. ma in generale non
considerata LUOGO DI LAVORO ESEMPIO Decreto
Ministero dell'Interno 1 febbraio 1986
AUTORIMESSE (gt9 p.a.) 10. Norme di
esercizio 10.7. Al fine del mantenimento
dell'affidabilità degli impianti di rivelazione e
spegnimento dovrà essere previsto il loro
controllo almeno ogni sei mesi da parte di
personale qualificato.
38
FORMAZIONE ED INFORMAZIONE
D.M. 10.03.1998
  • Art. 6. - Designazione degli addetti al servizio
    antincendio
  • All'esito della valutazione dei rischi d'incendio
    e sulla base del piano di emergenza, qualora
    previsto, il datore di lavoro designa uno o più
    lavoratori incaricati dell'attuazione delle
    misure di prevenzione incendi, lotta antincendio
    e gestione delle emergenze, ai sensi dell'art. 4,
    comma 5, lettera a), del decreto legislativo
    n.626/1994, o se stesso nei casi previsti
    dall'art. 10 del decreto suddetto.
  • I lavoratori designati devono frequentare il
    corso di formazione di cui al successivo art. 7.
  • I lavoratori designati ai sensi del comma 1, nei
    luoghi di lavoro ove si svolgono le attività
    riportate nell'allegato X, devono conseguire
    l'attestato di idoneità tecnica di cui all'art. 3
    della legge 28 novembre 1996, n. 609.
  • Fermo restando l'obbligo di cui al comma
    precedente, qualora il datore di lavoro, su base
    volontaria, ritenga necessario che l'idoneità
    tecnica del personale di cui al comma 1 sia
    comprovata da apposita attestazione, la stessa
    dovrà essere acquisita secondo le procedure di
    cui all'art. 3 della legge 28 novembre 1996, n.
    609.

39
in base al LIVELLO DI RISCHIO (all. IX) con
programmi e tempi differenti
CONSEGUIMENTO IDONEITA TECNICA rilasciata da VVF
ALTO 16 ore MEDIO 8 ore BASSO 4 ore
frequenza corso o idoneità
40
FORMAZIONE ED INFORMAZIONE
  • ALLEGATO X
  • Luoghi di lavoro con addetti antincendio
    tecnicamente idonei
  • industrie e depositi di cui agli articoli 4 e 6
    del DPR n. 175/1988, e successive modifiche ed
    integrazioni
  • fabbriche e depositi di esplosivi
  • centrali termoelettriche
  • impianti di estrazione di oli minerali e gas
    combustibili,
  • impianti e laboratori nucleari
  • depositi al chiuso di materiali combustibili
    aventi superficie superiore a 10.000 m2
  • attività commerciali e/o espositive con
    superficie aperta al pubblico superiore a 5.000
    m2
  • aeroporti, infrastrutture ferroviarie e
    metropolitane
  • alberghi con oltre 100 posti letto
  • ospedali, case di cura e case dì ricovero per
    anziani,
  • scuole di ogni ordine e grado con oltre 300
    persone presenti
  • uffici con oltre 500 dipendenti
  • locali di spettacolo e trattenimento con capienza
    superiore a 100 posti
  • edifici pregevoli per arte e storia, sottoposti
    alla vigilanza dello Stato ai sensi del R.D. 7
    novembre 1942 n. 1564, adibiti a musei, gallerie,
    collezioni, biblioteche, archivi, con superficie
    aperta a pubblico superiore a 1000 m2
  • cantieri temporanei o mobili in sotterraneo per
    la costruzione, manutenzione e riparazione di
    gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di
    lunghezza superiore a 50 m
  • cantieri temporanei o mobili ove si impiegano
    esplosivi.

41
Decreto Interm. 10.3.1998
CRITERI GENERALI DI SICUREZZA ANTINCENDIO E PER
LA GESTIONE DELL'EMERGENZA NEI LUOGHI DI LAVORO
42
Terminologia(definizioni dal Decreto
Interministeriale 10.3.1998)
43
Decreto Interministeriale 10.3.1998Criteri
generali di sicurezza antincendio e per la
gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro
  • Definisce i LUOGHI DI LAVORO cui si applica
  • Indica i criteri per l'effettuazione della
    VALUTAZIONE DEL RISCHIO D'INCENDIO e classifica
    in tre livelli (elevato, medio, basso) tale
    rischio
  • Indica
  • MISURE DI PREVENZIONE PER RIDURRE LA PROBABILITA'
    DI INSORGENZA DI UN INCENDIO
  • MISURE RELATIVE ALLE VIE DI USCITA IN CASO DI
    INCENDIO
  • MISURE PER LA RIVELAZIONE E L'ALLARME IN CASO DI
    INCENDIO
  • ATTREZZATURE ED IMPIANTI PER L'ESTINZIONE DEGLI
    INCENDI
  • CONTROLLI E MANUTENZIONE SULLE MISURE DI
    PROTEZIONE ANTINCENDIO
  • INFORMAZIONE FORMAZIONE ANTINCENDIO
  • PIANIFICAZIONE DELLE PROCEDURE DA ATTUARE IN CASO
    DI INCENDIO
  • CONTENUTI MINIMI DEI CORSI DI FORMAZIONE PER
    ADDETTI ANTINCENDIO IN RELAZIONE AL LIVELLO DI
    RISCHIO DELL'ATTIVITA'
  • LUOGHI DI LAVORO PER I QUALI GLI ADDETTI
    ANTINCENDIO DEVONO CONSEGUIRE L'ATTESTATO DI
    IDONEITA' TECNICA

44
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO I
  • La VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO deve
    consentire al datore di lavoro di prendere i
    provvedimenti che sono effettivamente necessari
    per salvaguardare la sicurezza dei lavoratori e
    delle altre persone presenti nel luogo di lavoro
  • Questi provvedimenti comprendono
  • la prevenzione dei rischi
  • l'informazione dei lavoratori e delle altre
    persone presenti
  • la formazione dei lavoratori
  • le misure tecnico-organizzative destinate a porre
    in atti i provvedimenti necessari
  • La valutazione del rischio di incendio tiene
    conto
  • del tipo di attività
  • dei materiali immagazzinati e manipolati
  • delle attrezzature presenti nel luogo di lavoro
    compresi gli arredi
  • delle caratteristiche costruttive del luogo
    compresi materiali di rivestimento
  • delle dimensioni e dell'articolazione del luogo
    di lavoro
  • del numero di persone presenti (dipendenti o
    altri) e della loro prontezza ad allontanarsi in
    caso di emergenza

45
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO I
  • La valutazione dei rischi di incendio si articola
    nelle seguenti fasi
  • individuazione di ogni pericolo d'incendio (p.e.
    sostanze facilmente combustibili e infiammabili,
    sorgenti di innesco, situazioni che possono
    determinare la facile propagazione dell'incendio)
  • individuazione dei lavoratori e di altre persone
    presenti nel luogo di lavoro esposte a rischi di
    incendio
  • eliminazione o riduzione dei pericoli d'incendio
  • valutazione del rischio residuo d'incendio
  • verifica dell'adeguatezza delle misure di
    sicurezza esistenti ovvero individuazione di
    eventuali ulteriori provvedimenti e misure
    necessarie ad eliminare o ridurre i rischi
    residui di incendio

46
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO I
  • Materiali che costituiscono potenziale pericolo
    d'incendio (elenco esemplificativo)
  • vernici e solventi infiammabili
  • adesivi infiammabili
  • gas infiammabili
  • grandi quantitativi di carta e materiali di
    imballaggio
  • materiali plastici, in particolare sotto forma di
    schiuma
  • grandi quantità di manufatti combustibili
  • prodotti chimici che possono essere da soli
    infiammabili o che possono reagire con altre
    sostanze provocando un incendio
  • prodotti derivati dalla lavorazione del petrolio
  • vaste superfici di pareti o solai rivestite con
    materiali facilmente combustibili

47
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO I
  • Sorgenti di innesco e fonti di calore che possono
    costituire cause potenziali di incendio o che
    possono favorire la propagazione di un incendio
    (possono essere di immediata identificazione o
    conseguenza di difetti meccanici o elettrici)
    elenco esemplificativo
  • presenza di fiamme o scintille dovute a processi
    di lavoro quali taglio, affilatura, saldatura
  • presenza di sorgenti di calore causate da attriti
  • presenza di macchine ed apparecchiature in cui si
    produce calore non installate e utilizzate
    secondo le norme di buona tecnica
  • uso di fiamme libere
  • presenza di attrezzature elettriche non
    installate e utilizzate secondo le norme di buona
    tecnica

48
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO I
  • Nell'identificazione delle persone esposte
    occorre considerare con attenzione i casi in cui
    una o più persone siano esposte a rischi
    particolari in caso di incendio.
  • Come esempi si citano i casi in cui
  • siano previste aree di riposo
  • sia presente pubblico occasionale in numero tale
    da determinare situazione di affollamento
  • siano presenti persone la cui mobilità, udito o
    vista sia limitata
  • siano presenti persone che non hanno familiarità
    con i luoghi e con le relative vie di esodo
  • siano presenti lavoratori in aree "a rischio
    specifico di incendio"
  • siano presenti persone che possono essere
    incapaci di reagire prontamente in caso di
    incendio o possono essere particolarmente ignare
    del pericolo causato da un incendio, poichè
    lavorano in aree isolate e le relative vie di
    esodo sono lunghe e di non facile praticabilità

49
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO I
  • Per ciascun pericolo di incendio identificato, è
    necessario valutare se esso possa essere
  • eliminato
  • ridotto
  • sostituito con alternative più sicure
  • separato o protetto dalle altre parti del luogo
    di lavoro, tenendo presente il livello globale di
    rischio per la vita delle persone e le esigenze
    per la corretta conduzione dell'attività
  • Esempi di criteri per ridurre i pericoli causati
    da materiali e sostanze infiammabili e/o
    combustibili sono
  • rimozione o riduzione dei quantitativi a quelli
    necessari all'attività
  • sostituzione dei materiali pericolosi con altri
    meno pericolosi
  • immagazzinamento in locali realizzati con
    strutture resistenti al fuoco
  • rimozione o sostituzione dei materiali di
    rivestimento che favoriscono la propagazione
    dell'incendio
  • protezione dei rivestimenti degli arredi
    imbottiti
  • maggior controllo del luogo di lavoro e
    provvedimenti per eliminare rifiuti e scarti

50
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO I
  • Misure per ridurre i pericoli causati da sorgenti
    di calore sono
  • rimozione delle sorgenti di calore non necessarie
  • sostituzione delle sorgenti di calore con altre
    più sicure
  • controllo dell'utilizzo dei generatori di calore
    secondo le istruzioni dei costruttori
  • schermatura delle sorgenti di calore valutate
    pericolose tramite elementi resistenti al fuoco
  • installazione e mantenimento in efficienza dei
    dispositivi di protezione
  • controllo della conformità degli impianti
    elettrici alle normative tecniche vigenti
  • controllo della corretta manutenzione di
    apparecchiature elettriche e meccaniche
  • riparazione o sostituzione delle apparecchiature
    danneggiate
  • pulizia e riparazione dei condotti di
    ventilazione e delle canne fumarie
  • adozione, ove necessario, di un sistema di
    permessi di lavoro da effettuarsi a fiamma libera
    nei confronti di addetti alla manutenzione ed
    appaltatori
  • identificazione delle aree ove è proibito fumare
    e regolamentazione sul fumo nelle altre aree
  • divieto dell'uso di fiamme libere nelle aree ad
    alto rischio

51
D.Interm. 10.3.1998 - ALLEGATO IIMisure intese
a ridurre laprobabilità di insorgenza degli
incendi
  • Misure di tipo tecnico
  • realizzazione di impianti elettrici "a regola
    d'arte"
  • messa a terra di impianti, strutture, masse
    metalliche, al fine di evitare formazione ed
    accumulo di cariche elettrostatiche
  • realizzazione conformemente alla regola dell'arte
    di impianti di protezione contro le scariche
    atmosferiche
  • ventilazione degli ambienti in presenza di
    vapori, gas o polveri infiammabili e/o esplosivi
  • adozione di dispositivi di sicurezza
  • Misure di tipo organizzativo-gestionale
  • rispetto dell'ordine e della pulizia
  • controlli sulle misure di sicurezza
  • predisposizione di un regolamento interno sulle
    misure di sicurezza da osservare
  • informazione e formazione dei lavoratori

52
EMERGENZA
  • SITUAZIONE PERICOLOSA O POTENZIALMENTE PERICOLOSA
    (STATO DI EMERGENZA) LA CUI EVOLUZIONE POTREBBE
    PORTARE AL VERIFICARSI DI EVENTI DANNOSI PER
    PERSONE O BENI E CHE RICHIEDE INTERVENTI MIRATI E
    TEMPESTIVI PER RIPORTARE ENTRO IL NORMALE
    CONTROLLO DEI RESPONSABILI LO STATO O IL
    FUNZIONAMENTO DI UNATTIVITA, UN IMPIANTO, UN
    PROCESSO

53
PIANO DI EMERGENZA
  • INSIEME ORGANICO DI PROVVEDIMENTI DI CARATTERE
    ORGANIZZATIVO E TECNICO PREDISPOSTI PER
    FRONTEGGIARE POSSIBILI IPOTETICHE SITUAZIONI DI
    GRAVE PERICOLO CHE SI VERIFICHINO IN UN
    PREDETERMINATO LUOGO O IN UNATTIVITA.

54
PRINCIPALI ELEMENTI PER LELABORAZIONE DI UN
PIANO DI EMERGENZA
  • Scenari incidentali
  • Ambiente e sua vulnerabilità
  • Risorse disponibili

PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI DINTERVENTO
55
Perchè è importante il piano di evacuazione di
una unità produttiva (stabilimento) o di un
deposito ?
PER LE MODALITA DI INTERVENTO DEI SOCCORSI
ESTERNI ED IN PARTICOLARE DEI VIGILI DEL
FUOCO ORDINE di PRIORITA(in tutto il mondo)
1) ricognizione 2) salvataggio e
soccorso 3) estinzione dellincendio
56
SCENARI INCIDENTALI O DI EMERGENZA
  • INCENDIO
  • PRESENZA INDEBITA DI GAS O VAPORI INFIAMMABILI O
    ALTRE SOSTANZE PERICOLOSE
  • DANNI DACQUA GRAVI
  • SCOPPIO O ESPLOSIONE (ORDIGNI, BOMBOLE, ALTRE
    CAUSE)
  • CROLLO DI STRUTTURE O MANUFATTI
  • ATTENTATO TERRORISTICO O ATTO DOLOSO GRAVE DI
    ALTRA NATURA

57
STRUMENTI DI GESTIONE DELLE EMERGENZE
  • Procedure generali per lemergenza
  • Piani operativi su scenari predeterminati
  • Disponibilità di risorse umane e strumentali
  • Formazione
  • Unità di crisi
  • Informazione ai soggetti coinvolti e
    comportamenti di autoprotezione dei medesimi

58
AZIONI PROTETTIVE DA ATTUARE IN EMERGENZA
  • Allarme pubblico
  • Riparo al chiuso
  • Informazione alla popolazione
  • Controllo degli accessi alle zone interessate
  • Evacuazione
  • Protezione vie respiratorie
  • Protezione e controllo degli alimenti (eventuale)
  • Decontaminazione (eventuale)

59
PIANI DI EMERGENZA
  • SONO LE PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI
    EMERGENZA PER INCENDIO
  • DA CHE COSA DOBBIAMO PROTEGGERCI?

Il piano di emergenza deve essere in grado di
fronteggiare i possibili incidenti conseguenti
alle ipotesi di rischio sviluppate nel documento
di valutazione di rischio del luogo di lavoro
59
60
OBIETTIVI DEI PIANI DI EMERGENZA
  • Salvaguardia ed evacuazione
  • delle persone
  • messa in sicurezza degli impianti di processo
  • compartimentazione e confinamento dellincendio
  • protezione dei beni e delle attrezzature
  • estinzione completa dellincendio

60
61
PIANO DI EMERGENZAcontenuti
  • PICCOLE ATTIVITÀ
  • Sono sufficienti avvisi scritti contenenti norme
    comportamentali
  • ALTRE ATTIVITÀ
  • Deve essere predisposto un piano completo di
    procedure scritte ed allegati grafici

61
62
QUALI SONO LE AZIENDE O I LUOGHI DI LAVORO PER
I QUALI DEVONO ESSERE PREDISPOSTI I PIANI DI
EMERGENZA?
  • TUTTE LE AZIENDE CON PIU DI 10 DIPENDENTI
  • TUTTE LE AZIENDE SOGGETTE AL RILASCIO DEL
    CERTIFICATO DI PREVENZIONE INCENDI
  • TUTTE LE AZIENDE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE
    AI SENSI DEL D.LEG.VO 334/1999

62
63
PIANI DI EMERGENZA
  • INTERNI
  • AZIENDALI (levento resta allinterno della
    scuola nel quale ha origine

63
64
IPOTESI INCIDENTALI
  • QUALI EVENTI POTREBBERO METTERE IN PERICOLO LA
    SICUREZZA NELLATTIVITÀ?
  • Esempi
  • perdite più o meno rilevanti da linee o serbatoi
    di gas combustibili, con o senza incendio
  • incendi di liquidi infiammabili
  • incendi di sostanze solide
  • presenza di miscele esplosive
  • fuoriuscita di gas tossici
  • cedimenti di strutture
  • incidenti su autocisterne/autocarri sia in
    trasporto che in carico/scarico

64
65
PIANO DI EMERGENZA
  • DEVE SICURAMENTE CONTENERE
  • Le figure di riferimento aziendali nellemergenza
    e i loro compiti specifici
  • Le azioni dei lavoratori In caso dincendio
  • Le procedure di evacuazione
  • Le modalità operative per mettere In sicurezza
    gli impianti
  • Le modalità di contatto, informazione ed
    allertamento degli enti esterni
    (VV.F.-Prefettura-Comune-USL-etc)

65
66
PIANO DI EMERGENZAFATTORI RILEVANTI PER LA
PREDISPOSIZIONE DEL PIANO
  • CARATTERISTICHE DEI LUOGHI
  • CARATTERISTICHE VIE DI ESODO
  • PRESENZA DI SISTEMI DI ALLARME
  • PRESENZA DI PERSONALE E SUA UBICAZIONE
  • PRESENZA DI LAVORATORI ESPOSTI A RISCHI
    PARTICOLARI (per tipologia delle lavorazioni e/o
    caratteristiche soggettive)
  • QUALITÀ E QUANTITÀ DEGLI INCARICATI ADDETTI
  • AL CONTROLLO E ALLATTUAZIONE DEL PIANO
  • ALLASSISTENZA DURANTE LEVACUAZIONE
  • LIVELLO DI ADDESTRAMENTO DEL PERSONALE

66
67
PIANO DI EMERGENZAcontenuti
  • PLANIMETRIE
  • DESTINAZIONE DUSO DEI LOCALI
  • VIE DI ESODO
  • INDICAZIONI DELLE COMPARTIMENTAZIONI ANTINCENDI
  • TIPO, NUMERO ED UBICAZIONE DELLE ATTREZZATURE ED
    IMPIANTI ANTINCENDI
  • INDICAZIONE ED UBICAZIONE DELLINTERRUTTORE
    ELETTRICO GENERALE
  • INTERCETTAZIONI LINEE GAS, COMBURENTI E
    COMBUSTIBILI VARI
  • SISTEMI DI ALLARME E POSIZIONE SALA CONTROLLO

67
68
PROCEDURE OPERATIVE STANDARD
  • Insieme di direttive tramite
  • le quali il personale può operare
    efficacemente, efficientemente e con maggiore
    sicurezza
  • In mancanza di appropriate procedure un incidente
    diventa caotico, causando confusione ed
    incomprensioni, ed aumentando il rischio di
    infortuni.

68
69
PIANO DI EMERGENZACoordinatore delle emergenze
  • Ha il massimo grado decisionale durante
    levoluzione dellemergenza e levacuazione
  • Deve assicurarsi che le procedure di emergenza si
    siano attivate automaticamente e provvedere in
    caso contrario
  • Coordinare le procedure di emergenza
  • Assicurarsi che tutti i lavoratori, eventuali
    ospiti o portatori di handicap si stiano
    dirigendo verso i punti di ritrovo
  • Disporre affinché eventuali persone in difficoltà
    (feriti, malati) siano adeguatamente assistiti
  • Verificare che gli addetti antincendio stiano
    attuando le procedure per eliminare lemergenza
  • Disporre le ricerche di eventuali dispersi
  • Ricevere i soccorsi esterni
  • Dichiarare il cessato allarme

69
70
PIANO DI EMERGENZAAddetti al pronto intervento
  • Recarsi sul luogo dellincendio,(indicazioni del
    coordinatore)
  • Valutare la gravità della situazione
  • Se necessario, disattivare lenergia elettrica
    della zona
  • Chiudere eventuali valvole di intercettazione gas
  • Disattivare gli impianti di ventilazione
  • Chiudere le porte REI rimaste aperte
  • Controllare che non ci sia nessuno negli
    ascensori
  • Soccorrere le persone ferite o impossibilitate a
    muoversi
  • Fronteggiare lemergenza cercando di eliminarla o
    circoscriverla secondo le PROCEDURE OPERATIVE
    STANDARD
  • Se lemergenza è di grossa entità e potrebbe
    essere pregiudicata la propria o laltrui
    incolumità, EVITARE DI INTERVENIRE. Contenere il
    danno attendendo le squadre di soccorso esterne.
  • Collaborare con i VV.F.

70
71
PIANO DI EMERGENZAAddetti allevacuazione
  • DURANTE LEMERGENZA
  • Indirizzare con calma e tranquillità le persone
    verso le uscita di sicurezza, indicando il punto
    di ritrovo esterno
  • Controllare tutti i locali (compresi i bagni) per
    accertarsi della presenza di persone non ancora
    sfollate
  • Portarsi nel luogo di ritrovo esterno per
    iniziare la conta delle persone sfollate
  • Comunicare al Coordinatore delle emergenze
    lavvenuto sfollamento e notizie su eventuali
    dispersi
  • DURANTE IL LAVORO NORMALE
  • Controllare le uscite di sicurezza e vie di fuga
    affinchè siano sempre sgombre
  • Essere a conoscenza di eventuali portatori di
    Handicap nellattività o di un elevato numero di
    visitatori esterni
  • Segnalare qualunque anomalia che possa
    pregiudicare la corretta evacuazione

71
72
PIANO DI EMERGENZAAddetti alle chiamate di
emergenza
  • Avvisare immediatamente i Vigili del Fuoco e
    altri soccorritori secondo le modalità previste
  • Avvisare il Coordinatore delle emergenze
    sullincidente avvenuto e
    sui soccorsi esterni allertati
  • Chiamare gli altri addetti alla sicurezza
  • Non abbandonare mai la postazione del centralino
    e tenere sempre almeno una linea telefonica
    libera
  • Se è costretto ad abbandonare i locali avvisare i
    VV.F. e gli altri soccorritori dellimpossibilità
    di comunicare telefonicamente
  • Comunicare leventuale cessato allarme

72
73
PIANO DI EMERGENZAAddetti alla sicurezza
antincendio
  • Elementi che sicuramente devono essere presenti
  • N 1 addetto al coordinamento delle emergenze
  • N x addetti al Pronto Intervento
  • N x addetti allevacuazione
  • N 1 addetto ad effettuare le chiamate di
    emergenza
  • Oltre a questi possono essere presenti
  • N 1 addetto a ricevere le segnalazioni dalle
    zone coinvolte nellemergenza
  • N 1 addetto ausiliario che si reca sul posto
    dellemergenza per riferire direttamente al
    coordinatore
  • N 1 addetto per accompagnare i VV.F. e fare
    predisporre il luogo di sosta per i mezzi di
    soccorso
  • N x addetti al Pronto Soccorso

73
74
ESERCITAZIONI PRATICHE
  • I PIANI DI EMERGENZA DEVONO ESSERE PROVATI E
    VERIFICATI
  • BISOGNA TESTARE AFFIDABILITA ED EFFICACIA
  • IL PIANO DEVE ESSERE AGGIORNATO SULLA BASE DELLE
    RISULTANZE DELLE VERIFICHE
  • PROGRAMMARE ESERCITAZIONI PERIODICHE ESTESE A
    TUTTI I LAVORATORI APPLICANDO IL PIANO DI
    EMERGENZA
  • EFFETTUARE ALMENO UNA ESERCITAZIONE ALLANNO

74
75
COMPETENZE DEGLI ENTI PREPOSTI AL SOCCORSO
  • SOCCORSO SANITARIO (118)
  • SOCCORSO TECNICO URGENTE (115)
  • SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO E TUTELA PATRIMONIO
    (112 E 113)
  • TUTELA AMBIENTALE
  • SANITA E IGIENE PUBBLICA
  • PUBBLICA INCOLUMITA

76
TEMPESTIVITÀ E QUALITÀ DELLA CHIAMATA DI SOCCORSO
  • È basilare, specie in presenza di scenari
    complessi o di per se difficili (di difficile
    accessibilità), di situazioni incidentali
    inusuali e/o choccanti

77
POSSIBILITÀ DI SOCCORSO TECNICO
URGENTETEMPESTIVO, QUALIFICATO E SPECIALISTICO
  • la chiamata telefonica gratuita al numero unico
    nazionale di soccorso dei Vigili del fuoco (115)
    assicura lintervento di personale, mezzi ed
    attrezzature i più idonei ad affrontare qualsiasi
    situazione incidentale o di emergenza
  • sommozzatori
  • aerosoccorritori (anche speleo)
  • radiometristi e altre unità
    specialistiche
  • in Liguria anche di personale medico (Elisoccorso
    /Eliambulanza)

78
PIANI DI EMERGENZA NAZIONALI, LINEE-GUIDA,
DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
  • Legge 24.2.1992 n 225 - Istituzione del servizio
    nazionale della protezione civile
  • D.Lgs 17.8.1999 n 334 - Attuazione direttiva
    96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di
    incidenti rilevanti connessi con determinate
    sostanze pericolose
  • Linee-guida sullorganizzazione sanitaria in caso
    di catastrofi sociali (D.P.C. - 1997)
  • Piano nazionale per la ricerca ed il salvataggio
    in mare - S.A.R. MARITTIMO (Min. Trasp. E
    Navigaz. - 1995)
  • Linee-guida per la pianificazione di emergenza
    esterna per impianti industriali a rischio di
    incidente rilevante - (D.P.C.)
  • Linee-guida per linformazione preventiva alla
    popolazione sul rischio industriale - (D.P.C. -
    1995)

79
PIANI DI EMERGENZA NAZIONALI, LINEE-GUIDA,
DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
  • Segue
  • D.Lgs 19.9.1994 n 626 - .sicurezza e salute dei
    lavoratori sui luoghi di lavoro.
  • Decreto interministeriale 10.3.1998 - Criteri
    generali di sicurezza antincendio e per la
    gestione dellemergenza nei luoghi di lavoro
  • Linee-guida per le attività di prevenzione
    incendi -Scheda Gestione della sicurezza (M.I.)
  • Piano nazionale delle misure protettive contro le
    emergenze radiologiche (D.P.C. - 1996)
  • Legge Regione Liguria 17.2.2000 n 9 -
    Adeguamento della disciplina e attribuzione agli
    enti locali delle funzioni amministrative in
    materia di protezione civile ed antincendio
  • Il Metodo Augustus per la gestione
    dellemergenza (D.P.C.)

80
LE FASI DELLATTIVITÀ DI PROTEZIONE CIVILE
I fase 1 - PREVISIONE 2 - PREVENZIONE PIANIF
ICAZIONE DELLEMERGENZA (o ORGANIZZAZIONE
PREVENTIVA DEL SOCCORSO) II fase 3 - SOCCORSO (
e, più in generale, GESTIONE DELLEMERGENZA)
4 - SUPERAMENTO DELLEMERGENZA
81
SITI INTERNET inerenti le emergenze
  • www.vigilfuoco.it sito ufficiale del Corpo
    Nazionale VV.F.
  • www. Protezionecivile.it sito del Dipartimento
    della Protez. Civile
  • www.cri.it
  • www.fema.gov/gems Federal Emergency Management
    Agency
  • www.disasters.org/dera
  • www.disasters.org/emgold
  • www.iaem.com
  • www.meteoitalia.it
  • www.emergency.com
  • www.firefighting.org
  • www.ingrm.it Istituto Nazionale di Geofisica
Write a Comment
User Comments (0)
About PowerShow.com